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Green Living: come il giardinaggio può diventare uno stile di vita

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Foto: Pinterest

Negli ultimi anni, il giardinaggio ha smesso di essere solo un hobby per esperti, trasformandosi in una pratica amata da tutte le generazioni, soprattutto dai più giovani.

Secondo uno studio recente, la Generazione Z e i Millennials stanno abbracciando il “green living” non solo per i suoi benefici estetici, ma anche per quelli psicologici. Dalla creazione di piccoli giardini urbani sui balconi alla coltivazione di erbe aromatiche in cucina, l’obiettivo è ritrovare calma e connessione con il ciclo della natura.

Anche chi vive in città può abbracciare questa passione. Non servono grandi spazi: basta un balcone, un terrazzo o persino un angolo luminoso in casa. Le tendenze principali per i giardini urbani includono:

  • Orti verticali: Strutture modulari che permettono di coltivare piante su pareti, ideali per spazi ridotti.
  • Micro-piante e bonsai: Perfette per chi ha poco tempo o spazio, richiedono cure minime ma regalano grande soddisfazione.
  • Giardini idroponici:Una soluzione tecnologica che consente di coltivare senza terra, utilizzando solo acqua e nutrienti.

LE PIANTE DEL MOMENTO

Monstera Deliciosa: che con le amoie foglie che si ritrova, necessita di un posto all’ombra lontano dai raggi del sole

Piante aromatiche: Rosmarino, basilico e menta sono amate per la loro versatilità in cucina e il loro profumo rilassante.

Fiori selvatici: ideali da piantare a settembre o ottobre, perchè in questo periodo la piovosità e la temperature sono adatte alla germinazione

Inoltre, una delle grandi attrattive del giardinaggio è la sua capacità di ridurre l’impatto ambientale. Coltivare piante autoctone, installare sistemi di irrigazione a basso consumo e utilizzare compost naturale sono solo alcune delle pratiche che rendono questa attività un contributo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico.

E tu, sei pronto a sporcarti le mani di terra e a far fiorire la tua passione per il verde?

Classe 2004. Studentessa in Lettere all’Università degli studi di Palermo. Aspirante editor e giornalista. Appassionata di musica, vintage e letteratura.

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Lifestyle

Tecniche di studio efficaci a portata di studente

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Foto: Freepik

Trovare la giusta strategia d’apprendimento non è certamente scontato, e può rappresentare una sfida per molti studenti universitari (o liceali) che ogni giorno si ritrovano a dover fare i conti con un considerevole carico di studio.

La soluzione per una didattica potenziata ed un efficace organizzazione?

Trovare un metodo di studio che lo studente senta adatto, rispettando propri tempi, limiti e potenzialità, in modo tale che lo studio risulti più piacevole, invece che essere ulteriore fonte di stress e ansia.

(Ricordiamo che la parola “studio” deriva dal latino “studium” e significa letteralmente “cura”, “impegno”, “amore” ma anche “inclinazione” e “propensione”)

Ecco allora una piccola guida dedicata a tutti gli studenti con vari metodi e consigli per trovare il proprio metodo di studio!

1 METODO FEYMAN

Basato sulla teoria del fisico Richard Feyman, secondo cui il miglior metodo per imparare qualcosa, è spiegarlo in maniera chiara e comprensibile agli altri o a se stessi.

Spiega il concetto con parole semplici, come se lo stessi spiegando a qualcuno senza conoscenze in merito (ripetendo ad alta voce, riuscirai a capire su quali argomenti incontri maggiore difficoltà)

• Una volta individuati i “punti deboli” dell’argomento ripetuto, soffermati esclusivamente su di essi, per poi utilizzare analogie ed esempi concreti per le successive spiegazioni

Ripeti il processo fino a quando non riesci a esporre i concetti al meglio!

2 ACTIVE RECALL

Anche definito “Richiamo Attivo”, consiste nel leggere attentamente un testo per poi riscriverlo senza consultare il materiale didattico.

Dopo aver scritto ciò che hai imparato (ovviamente senza sbirciare) confronta il manuale con ciò che hai riportato su carta per constatare personalmente se le informazioni trascritte risultano essere corrette.

Se invece ti ritrovi a studiare discipline come matematica ed economia, prova a risolvere gli esercizi senza guardare la soluzione.

Alcuni studi affermano che con tale metodologia, l’80% del lavoro risulta essere svolto!

3 SPACED RIPETITION

Si tratta di un metodo che consiste nella revisione del materiale ad intervalli sistematici sfruttando la curva dell’oblio,  facendo sì che si ripassi il materiale prima che inizi a svanire dalla memoria. È particolarmente efficace per lo studio a lungo termine.

Prolunga gli intervalli programmati man mano che ricordi con facilità (ad esempio, il giorno dopo, poi dopo 3 giorni, una settimana, e così via).

Tieni in considerazione che nei primi periodi, i concetti non sono ben fissati mentalmente, per cui sarebbe più opportuno non far passare troppo tempo all’inizio.

3 METODO DEL POMODORO 

Il metodo del Pomodoro è una tecnica di gestione del tempo che può rendere lo studio più efficiente e meno opprimente, che riduce il rischio di burnout e aumenta la produttività, perché suddivide il lavoro in blocchi brevi e gestibili.

Studia per 25 minuti senza interruzioni.

Prenditi una pausa di 5 minuti per poter recuperare le energie

Ripeti per 4 cicli per poi prolungare la pausa a 15-30 minuti.

4 METODO CORNELL

Il metodo Cornell è una tecnica di presa di appunti ideata per organizzare e rivedere le informazioni in modo efficace.

Dividi il foglio in tre sezioni:

una colonna stretta a sinistra per domande o parole chiave

–  una colonna larga a destra per i tuoi appunti principali

– una sezione in basso per il riassunto.

Ripassa il tutto; avendo un piccolo formato di ciò che devi studiare, la revisione generale sarà più semplice e intuitiva!

5 FLASHCARD

Nonchè la rappresentazione (cartacea o elettronica) delle informazioni da dover memorizzare.
Il metodo, particolarmente utilizzato negli Stati Uniti,  può tornare utile soprattutto nello studio di materie logiche e discorsive.

In una parte della card scrivi il titolo dell’argomento, o una domanda che riguarda lo stesso

Nell’altra parte del foglio, fai una breve sintesi o schema di ciò che dovrai ricordare

 

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Dating: come comportarsi quando l’altra persona è ansiosa o depressa?

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Consigli utili e pratici per chiunque che, adesso o in futuro, frequenti una persona che soffre di depressione, ansia o problemi di salute mentale. Qualcuno che potrebbe prendere farmaci o meno e che regolarmente potrebbe avere “momenti difficili” o giornate brutte sparse durante il mese. 

Ne parla a riguardo Beth McColl, scrittrice inglese che, ricca di aneddoti personali e consigli pratici, aiuta i lettori a cavarsela autonomamente nel mondo degli appuntamenti moderni, sempre più complessi e delicati.

Per prima cosa è importante che la persona abbia almeno una minima conoscenza pratica di base sulla malattia mentale della persona con cui ci si sta frequentando e sulla salute mentale in generale. Chiaramente non è necessario che si debba conoscere perfettamente il DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ma se non si ha già qualcuno vicino a sé che parli apertamente della sua malattia mentale è consigliato avere qualche libro, audiolibro o podcast sul tema, cercando di essere curiosi nel capire cosa può essere una possibile causa scatenabile, come può essere percepita e come altri che ne soffrono si sentono supportati al meglio.

PERIODI DIFFICILI

Quando si sta uscendo con l’altra persona durante un periodo difficile è molto d’aiuto esternare che si è disponibili a parlarne e a scoprire tutto quello che vuole dire, ma senza alcuna pressione e fretta. Una ipotetica scadenza imminente per una conversazione difficile è il presupposto minimo per far chiudere in sé stessa l’altra persona o per farle spifferare tutto troppo presto. Invece è opportuno essere pronti ad ascoltare quando l’altra persona è pronta a dirlo e quando inizia a parlare è importante ascoltarla e crederla. E’ molto importante pure ringraziare per la fiducia che dimostra e convalidare i suoi sentimenti, ma non bisogna preoccuparsi di trasmettere saggezza o un’ipotetica promessa più grande di quella che si può mantenere.

SI E’ PARTE DEL SISTEMA, NON TUTTO

Nonostante il supporto sia ben accetto, bisogna essere cauti quando si dicono possibili soluzioni non espressamente richieste. Invece è consigliato chiedere di cosa si ha bisogno e cosa potrebbe essere utile e successivamente fare tutto quello che si può. E’ importante ricordarsi che bisogna essere per l’altra persona una parte del loro sistema di supporto, ma mai l’intera cosa. Non è molto romantico essere l’unica persona con cui il tuo partner deve parlare o su cui deve contare poiché diventa isolante per lui e opprimente per te e non finisce bene per nessuno.

BENESSERE ANCHE DI SE’

E’ altrettanto importante non trascurare o sminuire la priorità del proprio benessere o della tua sicurezza emotiva. Se ti accorgi che il partner ti sta logorando, ferendo o ti sta causando un disagio maggiore di quanto tu possa gestire, allora è il momento di rivolgerti alla tua cerchia per ricevere supporto.

PICCOLI GESTI

Si sa, nessuna relazione può essere sempre fantastica e facile. Non si può aggiustare qualcuno ma lo si può rassicurare che quando ci si trova nei momenti peggiori, passeranno. Con semplici e piccoli gesti come portare il thè nelle brutte mattine e farlo ridere a ogni occasione aiuta molto e crea bei momenti come degli squarci di sole durante queste buie giornate. Anche banalmente sedersi nel divano accanto al proprio partner quando è sdraiato, prendendo i suoi piedi con i calzini in grembo e stringerli, leggere quello che chiede di leggere su come si sente e tanti altri di questo tipo. Ma non puoi mai e poi mai salvarlo del tutto e nell’eventualità che si potesse fare, non è compito tuo. Invece il tuo compito è quello di qualsiasi partner: amare, apprezzare e fare tutto il possibile per rendere felice l’altro.

 

 

 

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La riscoperta della calma nei giochi da tavolo nell’era dei videogame

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In un mondo come ai giorni nostri dominato da schermi in cui l’interazione con l’altro ha la peggio rispetto all’interazione sempre più progressista con il mondo virtuale, con molta sorpresa, sono rinati i giochi da tavolo.

Contrariamente ad ogni previsione, i giochi da tavolo riescono a fiorire anche nell’era dei giochi prevalentemente digitali. D’altronde, come si può abbandonare una routine di gioco composta dal scegliere con cura la scatola prescelta tra quelle impilate una sull’altra, mostrare il tabellone consumato dalle troppe partite e posizionare delicatamente e con precisione, un pezzo per volta, pedine, gettoni e dadi.

RINASCITA IN TENDENZA

Nell’ultimo decennio si è mostrato sorprendentemente un’interesse sempre più in aumento per gli intramontabili giochi da tavolo. Il mercato globale dei board game è attualmente di circa 14 miliardi di dollari, ma con questa previsione ottimista nel piacere che si riscopre nel giocare ai giochi da tavolo, si presuppone che nel 2032 potrebbe superare i 30 miliardi.

Nonostante ci siano i classici immortali che non stancano mai come Cluedo e Scarabeo, che continuano a collezionare record di vendite, in realtà a portare avanti questa categoria sono i concept più innovativi e quelli che uniscono sia il digitale che la tradizione.

KIDADULT

Nonostante rientrano nella categoria dei “giocattoli” i veri giocatori in realtà non sono del tutto i bambini, o meglio, ci hanno poco a che fare, perché i veri patiti sono i kidadult: adulti nostalgici, ma anche teenegers ventenni.

A dimostrarlo son proprio i dati, non a caso il 40% degli acquisti si concentra sugli strategici come ad esempio Risiko, ma in forte aumento sono anche gli sci-fi e i fantasy che hanno come pioniere il gioco di ruolo D&d (Dungeons & Dragons).

Maurizio Cutrino, direttore generale di Assogiocattoli ha espresso a riguardo: “C’è bisogno di aggregazione e distacco dalla quotidianità, per questo il fantasy riscuote molto successo, si cercano tanto anche le illustrazioni e il vintage. Ma l’offerta è molto vitale.”

DA DOVE NASCE LA NECESSITA’

Si sta riscoprendo la bellezza dei giochi da tavolo proprio in questo periodo anche grazie alla loro resistenza e alle varie sfaccettature. Gli esperti segnalano una combinazione di nostalgia, bisogno di avere interazioni sociali significative e la necessità di abbandonare la costante ripetizione digitale.

TRADIZIONALE O DIGITALE?

I giocatori tradizionali e i videogiocatori sembrano aver trovato una forma di convivenza. Poiché è anche il progresso tecnologico a dettare, è vero che i videogiochi non sono riconosciuti come dei veri e propri diretti rivali, perché come sostiene Leo Colovini, veneziano sessantenne che gestisce la società Studiogiochi: “Come per il cinema e il libro, gli investimenti e i pubblici sono diversi.

Difatti i giochi da tavolo ormai sono degli ibridi, che da diversi anni ricorrono all’appoggio di app o siti web per rendere l’esperienza più completa e immersiva, senza però togliere l’essenza all’aspetto sociale con il coinvolgimento fisico.

L’aspetto tattile è ancora centrale, ma il digitale può dare un aggiunta al mondo fisico” dice Davide Garofalo, ceo di Xplored, società di Rapallo, e ideatore di Teburu, un nuovo sistema di gaming: il prodotto è una console simile al tabellone che è in grado di tenere traccia dei vari componenti del gioco, dai dadi alle miniature, collegata direttamente a un’app.

Inoltre Garofalo illustra una visione futura di come saranno poi i giochi da tavolo dicendo: “Non sarà più necessario che un giocatore legga un manuale lungo decine di pagine e poi spieghi le regole agli altri, perché si verrà guidati passo passo.” aggiungendo: “E per i giochi complessi sarà l’app a tenere traccia di punteggi, bonus e malus. Tutto diventa più accessibile“.

Una vera e propria rivoluzione molto più vicina di quanto si pensi.

 

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