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Caught Stealing: Auastin Butler e Zoë Kravitz protagonisti del nuovo film di Aronfsky con primo sguardo sul set

Il regista Darren Aronofsky torna sul set con la nuova pellicola Caught Stealing, con le star di maggior rilievo come Austin Butler, Zoë Kravitz, Matt Smith e altri. Le prime foto scattate direttamente dal set ci mostrano chi sono i protagonisti e i secondari, questi ultimi non da meno.
A permetterci di dare una prima occhiata a ciò che il regista Aronofsky sta lavorando, è Vanity Fair, che ha condiviso le prime immagini del film Cught Stealing, in arrivo nei cinema americani il 27 agosto grazie a Sony. Il nuovo film pone al centro dei riflettori l’attore Austin Butler nel ruolo di un ex giocatore di baseball alle prese con il mondo del crimine nella New York degli anni 90′.
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foto @vanityfair

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LA NUOVA PELLICOLA DI ARONOFSKY
Il nuovo film in arrivo, è tratto dal romanzo di Charlie Huston, nonché autore dello script. Il cast è composto oltre che alla star in primo piano Austir Butler, da Zoë Kravitz, Matt Smith, Regina King, Vincent D’Onofrio, Liev Schreiber, Bad Bunny e Griffin Dunne.
Il regista ha spiegato: “Questo film è pieno di personaggi stravaganti. Fanno parte della mia esperienza personale ed il motivo per cui amo così tanto l’East Village. È ancora oggi un magnete per tipi fuori dal comune“, ha poi aggiunto: “Tutti pensano che l’East Village appartenga a loro. Ed è buffo, perché io credo che l’East Village appartenga a me. Ci vado da quando ero al liceo. Ero un ragazzino di Brooklyn e quello era il posto più cool in assoluto, anche perché era uno dei pochi quartieri dove servivano alcolici anche ai minorenni. Finivamo sempre lì a combinarne di tutti i colori“.
TRAMA
Caught Stealing si focalizza molto sulla storia del personaggio interpretato da Austin Butler: Hank Thompson, che ha visto sfumare la sua carriera sportiva e ora lavora come barista in un locale malfamato. Il giovane inizia poi una relazione con Yvonne ( Zoë Kravitz) che lavora nel settore della medicina d’urgenza. Hank con l’intento di dimostrarle di essere affidabile accetta di prendersi cura del gatto del vicino di casa Russ (Matt Smith) che deve partire, ma viene scambiato per il punk rocker da due scagnozzi convinti che sappia dove sono stati nascosti 4 milioni di dollari sottratti alla mafia.
Inoltre Butler ha evidenziato il fatto che ha accettato subito la parte dicendo: “Avevo 11 o 12 anni e il regista del primo provino a cui partecipai – si chiamava Jacob Chase – mi scelse per un cortometraggio studentesco. Ricordo che gli chiesi, da ragazzino, “Chi è il tuo regista preferito?”. Cercavo un mentore, in qualche modo. E lui mi rispose: “Darren Aronofsky. Dovresti guardare Requiem for a Dream”. È diventato subito il mio film preferito. Totalmente inadatto alla mia età, ma mi aprì un mondo. Non avevo idea che il cinema potesse essere così inventivo, così viscerale. Da lì è iniziato il mio culto per Darren: ho visto tutti i suoi film e ho sempre sperato di lavorare con lui. Quando l’ho incontrato di persona, mi sono detto: “È davvero Darren Aronofsky!“.
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Il Signore degli Anelli – Caccia a Gollum: svelata la data di uscita

Dopo lunghi anni di attesa, si ritorna nella terra di mezzo con il nuovo film: Il Signore degli Anelli – Caccia a Gollum, annunciando la data di uscita.
Dopo circa un mese dagli ultimi aggiornamenti sulla nuova pellicola ambientata nella terra di mezzo, arriva finalmente una notizia che i fan attendevano con molta suspense. Il prossimo capitolo tratto dai racconti del mondo creato da J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli – Caccia a Gollum ha annunciato la data di uscita.
DATA DI USCITA
Rivelato da Variety, il film avrà come come regista e protagonista Andy Serkis e il suo personaggio, Gollum, arriverà nelle sale il 17 dicembre 2027, data che non sorprende troppo i fan per la tempistica dato l’attesa di uscita delle precedenti trilogie.
La notizia è arrivata dopo un mese dall’ultimo aggiornamento sul progetto riportato dalla Co-presidente e CEO di Warner Bros, Pam Abdy, rivelando che Andy Serkis era attivamente impegnato nella pre-produzione e che la sceneggiatura sarebbe stata pronta entro massimo maggio 2025.
Lo slittamento di un anno, come rivelato dallo stesso regista, è dovuto al fatto che Il Signore degli Anelli – Caccia a Gollum avrebbe richiesto più tempo del previsto. Difatti a Screen Rant, Serkins aveva anticipato: “Siamo proprio all’inizio del processo di scrittura. Ci prepareremo entro la fine dell’anno. La preparazione richiede un bel po’ di tempo, sei o sette mesi, e poi inizieremo le riprese l’anno prossimo. Quindi, la data di uscita è fissata a dicembre 2027“.
TRAMA
Il Signore degli Anelli – Caccia a Gollum narrerà gli eventi che precedono la “Compagnia dell’Anello” focalizzandosi sulla missione intrapresa da Gandalf e Aragorn per rintracciare Gollum e impedirgli di cadere nelle mane si Sauron, dato che lo Stregone Grigio entrerà a conoscenza che l’unico anello è nelle mani di Bilbo Beggins.
Sebbene i dettagli sulla trama siano attualmente riservati, si può prevedere che il film approfondirà aspetti inediti proprio del personaggio di Gollum e del suo ruolo nella saga.
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“L’Instituto” di Sthephen King diventa una serie televisiva

“L’instituto”, nonché romanzo di Stephen King pubblicato nel 2019, racconta di Luke Ellis, dodicenne dai poteri extrasensoriali che viene rapito e rinchiuso insieme ad altri ragazzi dagli otto ai dodici anni in un compound segreto.
Alla data di pubblicazione del romanzo, è stato annunciato che i diritti televisivi erano garantiti per una serie, con David E. Kelley, Jack Bender (come produttori esecutivi.)
E così, nell’estate del 2024, è stato annunciato che MGM+ aveva ordinato un adattamento della serie televisiva di 8 episodi del romanzo.
I protagonisti della serie saranno Ben Barnes e Mary-Louise Parker. (Barnes interpreterà Tim Jamieson) e la serie andrà in onda prossimamente, nel 2025!
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Ranch è un calcio al petto all’industria musicale

Il nuovo disco di Salmo è un manifesto di resistenza: niente numeri, solo musica, verità e contenuto.
Quanto può essere liberatorio un disco? Nel caso di Ranch, l’ultima opera di Salmo, la risposta è: immensamente. Si tratta, con ogni probabilità, di uno dei lavori più intensi e sinceri del panorama musicale recente. Un album che sorprende non solo per la qualità musicale, a cui Salmo ci ha abituati negli anni, ma soprattutto per la sua trasparenza. Ranch è un disco introspettivo, coraggiosamente fuori rotta rispetto alle logiche spietate del mercato odierno, che impongono agli artisti la continua rincorsa al tormentone, destinato a essere cantato fino allo sfinimento… e dimenticato con altrettanta rapidità.
Salmo ha scelto l’isolamento creativo come forma di resistenza. Si è disintossicato da un sistema soffocante, preferendo la solitudine della verità alla compagnia delle mode. Ha dato vita a un progetto che ignora deliberatamente i numeri, le classifiche, le aspettative dell’algoritmo, per rimettere al centro la musica, la parola, la narrazione. “Ho capito l’intenzione, sì, confondere la verità con l’opinione che va per la maggiore / La direzione opposta è sempre la migliore”, canta in Bye Bye, quasi a definire la filosofia che anima l’intero disco: andare controcorrente, anche a costo di alienarsi da un pubblico abituato all’usa e getta.
Un’opera pensata non per le masse, ma per quei pochi — eppure preziosi — ascoltatori che oggi ancora cercano un significato, un peso, un’identità nei testi. Per chi, in un mondo sempre più rapido e superficiale, sceglie ancora di ascoltare, e non semplicemente di sentire.
“Non mi piego, non credo, non mi spezzo nemmeno / Se non fossi sincero, non ti piacerei”, spiega in Sincero, riaffermando un’urgenza espressiva che non si piega al compromesso.
In un’epoca in cui artisti e canzoni scorrono via come storie su uno schermo, Ranch si fa roccia: un punto fermo a cui aggrapparsi per non essere travolti dal grande oblio musicale che sta inghiottendo una generazione. L’ironia tagliente di Salmo si fa denuncia: “Bravo, ma non ti confermi / State tutti lì come Enrico: fermi” — una stoccata contenuta in N€urologia che descrive perfettamente l’immobilismo creativo di molti colleghi, più preoccupati di restare a galla che di lasciare un segno.
Ma non è solo un discorso tecnico o musicale. C’è anche una presa di posizione culturale. In Beatcoin, Salmo smaschera l’apparenza che domina la scena, e lo fa senza mezzi termini: “Meno male che non me la meno, me ne frego / Perché almeno io non nego che potremmo farne a meno / Della moda di ’sti rapper che si vestono come le zie / Che vanno a far la spesa la domenica a Natale”. Il bersaglio non è tanto il look, quanto il vuoto d’identità che dilaga, l’ansia di visibilità che cancella ogni traccia di autenticità. “Chi non vuole apparire alla fine scompare, ti sembra normale?” — una domanda che diventa accusa, ma anche invito a riflettere.
Salmo, o forse sarebbe più giusto dire Maurizio, ha abbattuto ogni filtro, scegliendo la nudità come unica estetica possibile. Si è esposto senza riserve, senza mediazioni, con la forza e la fragilità di chi sa che l’arte non è mai compromesso, ma verità.
Ora sta a noi decidere se accogliere questa scelta. Se concedere un ascolto autentico, un tempo dilatato e consapevole a un disco che non cerca l’approvazione, ma offre una possibilità: quella di ritrovare, nella musica, un rifugio. O forse, finalmente, una direzione.

Foto: Radio Clodia
“Titoli di coda”: sette minuti contro il sistema
Il brano che chiude Ranch, Titoli di coda, è un manifesto satirico contro le regole non scritte dell’industria musicale. L’idea richiama quella di Peyote (nota anche come Mr Thunder su YouTube): Salmo inscena un confronto surreale con un manager discografico, interpretato da sé stesso, che incarna la voce della pressione commerciale.
Si parte con un ringraziamento: Salmo, in chiave rap, parla a cuore aperto con chi ha ascoltato l’intero disco. Ringrazia tutti — amici, famiglia, haters di ieri e forse anche di oggi. E infine, ringrazia soprattutto sé stesso:
“A chi si è ritrovato, a chi si è perso / A chi è cambiato, a chi è lo stesso / A chi ha dato tutto e chi si tiene il resto / Ma soprattutto grazie a me stesso.”
Poi il gioco parte davvero. Il manager lo interrompe: vuole una canzone da stadio, “una di quelle che cantano tutti”. Salmo accetta la sfida con una parodia tanto assurda quanto credibile, che suona come un tormentone costruito a tavolino:
“È una canzone da stadio, uoh, uoh / Quella che cantano tutti, proprio tutti, proprio tutti.”
Un colpo secco e sarcastico al cuore dell’omologazione.
Ma non basta. Serve una hit. E allora Salmo prova anche quella, con un ritmo incalzante e una metariflessione costante:
“Tu vuoi il beef, hai capito il trick / Ma io volevo fare l’OG / E questi qui mi chiedono la hit […] Tutti vogliono una hit.”
Una presa in giro così precisa che — ironia della sorte — ha davvero l’energia di una hit.
Infine, l’ultima carta: un dissing, ma stavolta contro se stesso. Salmo si autoaccusa, si prende in giro, si espone, e lo fa con un’autoironia spietata:
“Sono uno stupido, nonostante il successo sono rimasto umido / Se scopo questo mondo, vengo subito / Alla gara dei coglioni per fortuna arrivo ultimo.”
Il tono è provocatorio, ma anche lucidissimo. Un attacco all’artista, all’industria, e a tutto ciò che di finto ruota attorno alla musica.
Titoli di coda dura sette minuti ma vale un intero manifesto. È il riassunto perfetto del disco: spiazzante, diretto, libero.
In un unico brano, Salmo ha messo in scena tre pezzi diversi — un ringraziamento sincero, una parodia da stadio, una hit commerciale e un dissing — dimostrando che l’unico vero potere dell’artista è restare imprevedibile.
Ed è proprio così che, ancora una volta, Salmo mette a tappeto il sistema: con un sorriso amaro e una penna affilata.
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