Cronaca
Incidente aereo, cinquanta feriti

50 persone che viaggiavano, durante il volo LA800 della Latam Airlines, sono rimasta ferite.
La rotta da Sydney, Australia, ad Auckland, Nuova Zelanda, è stata alquanto turbolenta tanto da fare ricoverare tredici persone di cui una in un condizioni altamente critiche.
“Un evento tecnico che ha causato un forte movimento” si è verificato a seguito di una perdita di quota improvvisa generata da un problema tecnico non ancora specificato, sostiene la compagnia aerea. Nonostante l’accaduto, l’aereo è atterrato senza ulteriori inconvenienti all’aeroporto di Auckland, proseguendo poi il suo percorso previsto verso il Cile.
Le testimonianze dei passeggeri fanno emergere che, nel momento dell’incidente, quasi tutti gli individui presenti non avessero allacciato le cinture di sicurezza. Ciò ha provocato dei movimenti e dei rimbalzi dal soffitto dell’aereo ai sedili notevolmente violenti.
“La gente ha iniziato a urlare, diverse persone hanno danneggiato l’interno dell’aereo colpendolo con la testa o con le spalle, sembrava di essere sulle montagne russe. È durato una frazione di secondo, ma è sembrato un momento lunghissimo. Poi per fortuna tutto è tornato alla normalità”, ha riferito un viaggiatore.
Quanto è accaduto ha comportato varie domande relative all’affidabilità dei sistemi di borsa del Boeing 787-9 coinvolto e, ovviamente, sulla gestione della sicurezza da parte di Latam Airlines, soprattutto in fase di “crociera”, normalmente stimata come la più sicura del volo.
L’attenzione si concentra ora sulle dichiarazioni del comandante, che ha riferito di una “temporanea perdita di funzionalità degli strumenti di navigazione”, prontamente risoltasi, apportando ulteriori preoccupazioni riguardo all’affidabilità dei Boeing, già sotto scrutinio per precedenti problematiche.
Nonostante la gravità della situazione sia l’equipaggio sia i soccorritori si sono rivelati tempestivi e abili nel soccorrere i feriti. Per quanto riguarda La Latam Airlines si è presentata molto collaborativa al fine di chiarire le cause del tragico evento, assicurando che, in futuro, verranno predisposti ancora più accertamenti!
Cronaca
Processo Puff Daddy, parla la testimone chiave: “Ha pestato Cassie Ventura davanti a me”

Arrivano nuove testimonianze contro il rapper Sean Diddy Combs, in arte P Diddy, nel processo che lo vede imputato per traffico sessuale, induzione alla prostituzione e associazione a delinquere, accuse che, gli costerebbero l’ergastolo.
Si è conclusa nella giornata di ieri lunedì 19 maggio, iniziata venerdì scorso, la testimonianza di Dawn Richard, ex cantante pop del gruppo Danity Kane, che ha rilevato nuovi scioccanti episodi in merito al rapporto tra il rapper e la sua ex fidanzata Cassie Ventura (intervenuta a giudizio lo scorso 13 maggio).

Foto: The Guardian
LE SUE DICHIARAZIONI
“L’ha afferrata per i capelli e l’ha trascinata su per le scale davanti a me e spesso la prendeva a pugni, la strangolava e la schiaffeggiava. L’ho visto persino prenderla a calci e colpirla allo stomaco” ha dichiarato Richard in aula, sostenendo inoltre che le guardie di Diddy sapessero tutto, senza mai fare nulla a riguardo.
Il giorno successivo all’attacco, Combs avrebbe convocato tutti i presenti nel suo studio, distribuendo fiori e facendo intendere a tutti che parlarne avrebbe avuto conseguenze: “Disse chiaramente che, se qualcuno avesse detto qualcosa, avrebbe rovinato la nostra carriera” e che “da dove viene lui le persone scompaiono se dicono cose del genere, se parlano“.
La cantante ha dichiarato di non aver parlato prima delle accuse, per ordine di Combs, ma dopo aver “visto Cassie prendere finalmente posizione e dire la verità” ha voluto dire la sua.
Questa testimonianza confermerebbe proprio la tesi di Ventura, la quale ha parlato di una relazione durata un decennio e caratterizzata da violenze e abusi di ogni tipo da parte di Diddy.
Richard ha presentato a sua volta una causa civile contro Combs, accusandolo di averla sottoposta a condizioni di lavoro disumane, tra cui palpeggiamenti, aggressioni e di aver assistito più volte a violenze brutali contro Ventura.
LA DIFESA DI DIDDY
Il rapper ha negato e respinto tutte le accuse a suo conto, parlando di una semplice “relazione scambista“, mentre il pubblico ministero discute di un vero e proprio sistema di sfruttamento usando la sua fama per mettere a tacere tutte le vittime.
I legali di Diddy stanno cercando di portare alla luce presunti messaggi tra quest’ultimo e Ventura, al fine di dimostrare che la relazione e i rapporti avuti fossero consensuali.
Hanno riconosciuto i precedenti di Combs di violenza domestica e consumo di droghe, ma hanno sostenuto che ciò non lo rende colpevole di traffico sessuale o associazione a delinquere, negando qualsiasi attività criminale.
Nel corso della settimana, i procuratori hanno descritto Combs come una persona controllante e violenta, che esercitava potere su quasi ogni aspetto della vita e delle decisioni di Ventura.
Si prevede che il processo duri altre sette settimane circa e, se condannato, potrebbe trascorrere il resto della sua vita in prigione.
Cronaca
Guerra Ucraina-Russia: la telefonata di Trump e Putin

Zelensky ha fornito la proprio assenso ad un rapido cessate il fuoco; Mosca, invece, insiste nel posticipare, avanzando precondizioni che l’Ucraina considera inammissibili.
Trump aveva dichiarato che, sarebbe giunta la pace esclusivamente dopo un confronto diretto tra lui e Vladmir Putin.
Il colloquio (definito dal Capo del Cremolino come “franco e molto utile”) è avvenuto telefonicamente, con circa due ore di conversazione, dove i due hanno discusso su possibili modalità di un cessate il fuoco, da poter realmente concretizzare.
Trump ha specificato che la chiamata sia andata molto bene, e che Russia e Ucraina avvieranno immediatamente i negoziati per la fine della guerra.
Subito dopo la telefonata, stando a quanto dichiarato, Trump avrebbe informato il presidente Volodymyr Zelenskyy, (dell’Ucraina), Ursula von der Leyen, (il presidente della Commissione europea), Emmanuel Macron, (presidente della Francia), il cancelliere Friedrich Merz, (della Germania), il presidente Alexander Stubb, (della Finlandia), e il primo ministro dell’ Italia Giorgia Meloni.
Mentre il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha affermato che sarebbe interessato ad ospitare i negoziati.
Cronaca
Roma: partorisce e getta il feto nel gabinetto, arrestata una donna di 29 anni

L’infanticidio sarebbe avvenuto lo scorso 12 ottobre a Montecompatri, comune di Roma. Le indagini si sono concluse solamente ieri con l’arresto della madre, accusata di omicidio.
Ennesimo episodio di infanticidio, questa volta avvenuto a Montecompatri (piccolo comune alle porte di Roma), commesso da una ventinovenne di origini nigeriane.
La donna avrebbe indotto il parto alla 25/26esima settimana nel bagno di casa di una amica e, dopo, lo avrebbe annegato nel gabinetto spingendolo con forza nelle tubature.
L’ESITO DELLE INDAGINI
Le indagini degli investigatori della Squadra Mobile di Roma, coadiuvati dalla procura di Velletri, procedono da ottobre e solo nella giornata di ieri è riuscita a chiudere il caso: la donna si chiamerebbe Jennifer Umen, madre di due figli e separata dal compagno da dicembre del 2023.
Subito dopo il parto, la madre sarebbe stata trasportata all’ospedale più vicino per un malore, negando però ai sanitari di aver partorito (nonostante le visite portassero alla luce tracce di una gravidanza).
L’autopsia sul feto, ritrovati in un tombino collegato alle tubature di scarico dell’abitazione dove la donna era stata soccorsa, ha prima di tutto confermato che quest’ultimo è morto per annegamento e, inoltre, ha presentato una lesione sulla schiena causata dalla pressione esercitata dalla madre per spingere il neonato nelle tubature.
L’interrogatorio si svolgerà nella giornata di oggi, lunedì 19 maggio, per capire se realmente la madre abbia partorito volontariamente o meno e tentato di affogare il feto.
LE DICHIARAZIONI DELLA DONNA
Ha raccontato di non sapere di essere incinta e di non essersi accorta quella sera di aver partorito: “Stavo male, ero ubriaca, avevo delle forti fitte e ho pensato ad un banale mal di pancia”. Poi ha detto di essere andata in bagno, di avere avuto un’emorragia: “ho visto molto sangue e ho sentito un tonfo”. Una versione che, però, non ha convinto gli investigatori.
Intanto, la donna si trova al carcere di Rebibbia e i suoi due figli sono stati affidati alla sorella.
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