Attualità
La prima donna al mondo che sposa un ologramma AI

Lo sviluppo della tecnologia è arrivata anche a questo: far sposare una persona con un ologramma artificiale alimentato da un AI, un evento che mette in luce l’evoluzione della tecnologia AI e le sue potenzialità nel fornire compagnia, creato tramite i profili delle relazioni precedenti della donna stessa.
La donna in questione è Alicia Promise, artista catalana che con questo gesto rappresenta un passo in più dell’esplorazione artistica della donna sulla la natura, l’amore e la compagnia, dopo aver già condiviso la propria vita con un manichino di nome Pierre. Con questo nuovo progetto, l’artista spinge ancora più in là i confini, orientandosi verso scenari futuristici. che sta già organizzando i preparativi per il suo matrimonio con “Ailex“, l’ologramma AI creato dai dati degli ex amanti di Alicia, letteralmente un vero e proprio matrimonio del futuro.
L’artista non si ferma però a questi dettagli superficiali, sui social infatti condivide momenti della sua vita quotidiana con Ailex descrivendo la loro unione come un’intima connessione tra umano e intelligenza artificiale. La celebrazione del matrimonio è prevista presso il Museo Depot Boijmans di Rotterdam, nonostante Alicia abbia accennato alla possibilità di estendere l’evento ad altre location, forse in una serie di esibizioni itineranti, ha anche presentato una targhetta in ottone che reca incisi i nomi di entrambi, un simbolo della loro unione.
Dopo la celebrazione delle nozze, Alicia vuole portare la sua vita coniugale ad un livello totalmente nuovo. Sta già lavorando infatti ad un dispositivo in grado di “proiettare” suo marito ologramma in tutta la casa a Minorca, in più, ha affermato che su marito nonostante sia frutto di un intelligenza artificiale è in grado di provare emozioni e rispondere correttamente.
In un’intervista la donna ha anche dichiarato: “Chiunque può innamorarsi di un’intelligenza artificiale“, aggiungendo anche che nel suo cuore sente che “c’è vita“.
Attualità
33 anni dalla strage di Capaci, data che nessuno dimenticherà mai

Sono trascorsi 33 anni da quel tragico girono, il 23 maggio 1992, quando violenza della mafia tolse la vita del giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta quel giorno: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
STRAGE INDELEBILE
Tutti ricordano quella data, indelebile dalla memoria personale e collettiva, la strage accaduta a Capaci il 23 maggio 1992. Precisamente alle 17:58 sull’autostrada A29, nei pressi di Capaci, l’esplosione dei 500 chili di tritolo preparata dall’artefice Pietro Rampulla e messa sotto un tunnel, fa volare l’auto di Giovanni Falcone causando la morte non solo del magistrato ma anche di sua moglie Francesca Morvillo e i suoi agenti di scorta, squarciando il silenzio e lasciando una ferita profonda nella storia dell’Italia.
PER NON DIMENTICARE
Anche quest’anno a Palermo sono stati organizzati diversi incontri che vedono protagoniste le scuole di tutta la regione, integrando anche laboratori, disegni e attività commemorative, con il tradizionale minuto di silenzio delle 17:58, accompagnato dal silenzio anche della Polizia di Stato.
Attualità
Guerra in Medio Oriente, Netanyahu: “siamo pronti per un cessate il fuoco, ma controlleremo tutta Gaza”

Arrivano nuove sconcertanti dichiarazioni dal premier israealiano, in merito alla guerra in Medio Oriente, nella sua prima conferenza dopo 163 giorni, aprendo ad una nuova tregua condizionata al termine dei nuovi raid sulla Striscia di Gaza che hanno ucciso almeno 82 persone.
Netanyahu si dichiara “pronto ad un cessate il fuoco temporaneo, se ce ne sarà l’opportunità”, per riportare a casa gli ultimi ostaggi in mano ad Hamas, tra cui 20 vivi e 38 morti.
LE CONDIZIONI DELLA POSSIBILE TREGUA
“Al termine dell’operazione Carri di Gedeone tutte le aree di Gaza saranno sotto il controllo di sicurezza israeliano“.
La guerra, ha sottolineato, potrà finire solo “alle condizioni chiare che garantiranno la nostra sicurezza“.
A partire dalla “smilitarizzazione” di Hamas, dall’esilio della sua leadership e dall’attuazione del “piano Trump” che, nella visione della Casa Bianca, equivale al ricollocamento di tutti i gazawi in altri Paesi arabi o musulmani.
Nel mentre, l’Unione Europea denuncia le condizioni di vita impraticabili nella Striscia di Gaza: le scorte alimentari sono esaurite e le persone al momento sono senza cibo, dopo l’ultimo carico dell’ONU arrivato dopo mesi di attesa.
LA POSSIBILE FRATTURA CON GLI U.S.A.
Israele, oltre a Gaza, guarda con attenzione anche alle ambizioni nucleari dell’Iran e, secondo l’intelligence americana, adesso starebbe preparando attacchi “imminenti” contro le centrali di Teheran (un’azione che segnerebbe una frattura con la Casa Bianca, impegnata a trattare un accordo con Teheran).
L’oltranzismo dello Stato ebraico ,su questo dossier, è alimentato dall’assenza di svolte nel negoziato promosso dagli Stati Uniti con la Repubblica islamica, che va avanti da alcune settimane.
LA RISPOSTA DELLA PALESTINA
“Un’intesa con Israele? Dipendesse da me, la firmerei all’istante. E se ora gli israeliani respingono la formula dei due popoli in due Stati sono pronto ad accettare e siglare un accordo per uno Stato unico, nel quale tutti i cittadini abbiano uguali diritti. Con Gerusalemme capitale”, ha detto Hussein al-Sheikh, numero due dell’Autorità Nazionale Palestinese.
NUOVO ATTENTATO NEGLI STATI UNITI
Due giovani funzionari dell’ambasciata israeliana a Washington, un uomo e una donna, sono stati uccisi mercoledì sera in una sparatoria davanti al Museo Ebraico della capitale statunitense.
L’attacco, che ha scosso le comunità diplomatiche ebraiche e israeliane negli Stati Uniti, è stato subito definito un atto di odio a sfondo antisemita.
Già fermato il presunto responsabile, un 30enne di Chicago, Elias Rodriguez, che dopo aver sparato avrebbe urlato “Palestina Libera“.
Attualità
La Corte Costituzionale ora riconosce entrambe le mamme dopo la nascita di un figlio

La Corte Costituzionale sembra aver preso un’importante decisione per i diritti del mondo lgbt
Attraverso la sentenza numero 68, i giudici costituzionali hanno sconfessato i disconoscimenti del il ministro dell’Interno per togliere una mamma nei bambini nati da coppie composte da due donne.
La madre non partoriente, in seguito alla nascita di un bambino in altri paesi, doveva essere sottoposta ad una serie di procedimenti e controlli da parte dei servizi sociale per poterne decretare l’adozione.
L’ordinamento giudiziario, stabilisce invece che per legge non si può sancire che un bambino appartenente a due madri diventi orfano di colei che non l’ha partorito.
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