L’Iran attacca: droni e missili contro l’entità sionista israeliana

Questa notte l’Iran ha scelto di dar vita all’operazione “True Promise”, mettendo in gioco droni, missili balistici e da crociera. Questo gesto è stato una risposta diretta al recente bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria, da parte delle forze israeliane.

La prima fase dell’attacco ha visto il lancio di numerosi droni diretti verso lo stato occupato. Successivamente, una seconda ondata di droni e attacchi è partita dal sud del Libano e dallo Yemen, mirando a neutralizzare i sistemi di difesa israeliani. Quest’azione ha richiesto un enorme costo e sforzo da parte delle forze militari israeliane, compresi i sistemi di difesa come Iron Dome. Infatti, per la prima volta in oltre sei mesi, i cieli sopra Gaza sono rimasti silenziosi, senza alcuna presenza di droni o missili.

L’entità sionista ha tentato di neutralizzare i droni prima che varcassero lo spazio aereo israeliano, con l’assistenza militare degli Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia, oltre al contributo della monarchia giordana, coinvolta attivamente nella difesa contro i missili iraniani.

Innumerevoli le immagini che hanno catturato momenti di panico e terrore tra i coloni israeliani, evidenziando l‘effetto destabilizzante di questo contrattacco sulla sicurezza e l’impunità israeliane.

In un contesto storico sempre più teso, l’intero asse della resistenza islamica ha scelto di reagire alle continue provocazioni e agli attacchi perpetrati da Israele a partire dal 7 ottobre in diverse parti del mondo arabo. Attualmente, l’Iran giustifica questa operazione come un atto “di difesa” in risposta alle violazioni e agli attacchi israeliani, ma avverte che, se provocato dallo stato sionista, risponderà con una forza ancora maggiore.

Pertanto, Gaza non è sola. Durante la scorsa notte, in Cisgiordania, la popolazione palestinese ha demolito una parte del muro costruito dai sionisti, manifestando la loro determinazione.