Calcio
B-Focus, il punto sui play-off di Serie B: Cremonese a valanga, dominio Venezia al Penzo

Il punto sui play-off di Serie B. La cavalcata verso la Serie A sta per volgere al termine, con le due finaliste che sono state designate dopo le semifinali di ritorno. Tanti gol e spettacolo in queste gare di ritorno, ma il meglio deve ancora venire…
Vince anche al ritorno il Venezia che batte 2-1 il Palermo e conquista il pass per la finalissima. Dopo la grande vittoria di lunedì al Barbera, la gara imponeva un Palermo sbilanciato in avanti alla ricerca del gol che riaccenda le speranze, ma la partenza sprint della squadra di Vanoli mette subito in difficoltà i rosanero. Il grande avvio dei lagunari viene premiato subito con il gol del vantaggio, con Tessmann che riceve palla dal limite dell’area e piazza il destro a giro sul secondo palo, dove Pigliacelli non può arrivare. Sospinti da una cornice di pubblico bellissima, i ragazzi di Vanoli continuano ad attaccare e sfiorare più volte il raddoppio, che arriva intorno all’intervallo. Zampano viene servito alle spalle della difesa rosanero, in completa confusione, e serve in mezzo un cioccolatino da scartare per Candela che insacca a porta vuota, a nulla è servito il tentativo in scivolata di Di Mariano. Nella ripresa Mignani prova a ridisegnare il Palermo alla ricerca di un gol che possa inserire nuovamente i rosanero in corsa, ma il Venezia gestisce il vantaggio senza soffrire particolarmente. La girandola di cambi dei due allenatori spezzetta la gara che si appresta a volgere al termine, ma prima del fischio finale il Palermo trova almeno il gol della bandiera: il tiro-cross di Chaka Traoré viene deviato da Svoboda e finisce alle spalle di Joronen. Vittoria di carattere per i lagunari, una prova di forza totale in vista della finale in cui i ragazzi di Vanoli possono sfruttare anche il terzo posto conquistato nella regular season.
Allo Zini si spegne il sogno Serie A del Catanzaro. Dopo il pirotecnico 2-2 dell’andata, la Cremonese approccia in maniera furente la gara al cospetto di un Catanzaro in cerca di ritmo per cominciare a proporre il suo calcio fluido e dinamico. Al 12′ i grigiorossi sbloccano la gara, con Coda che serve al limite dell’area Vazquez che si sistema il mancino e lascia partire un arcobaleno che si insacca sotto l’incrocio dei pali. La squadra di Stroppa rimane in costante proiezione offensiva e dopo meno di dieci minuti trovano anche il secondo gol, con Castagnetti che controlla e imbuca alle spalle della difesa per Buonaiuto che si coordina e in acrobazia batte Fulignati. La reazione dei calabresi arriva alla mezz’ora con Vandeputte che colpisce la parte superiore della traversa, dopo una conclusione a giro sporcata da Ravanelli. A tarpare le ali ai ragazzi di Vivarini ci pensano Antov e Coda. Il centrale bulgaro ruba palla a Vandeputte e si getta in avanti, arriva in area e serve in mezzo il pallone del 3-0 a Coda che a porta vuota non può sbagliare. Nel secondo tempo Vivarini inserisce Brignola, decisivo nelle due partite precedenti, ma la Cremo non abbassa la guardia e continua a spingere con insistenza. La gara di mette ancora più in salita quando al 62′ Brignola protesta in maniera veemente con il direttore di gara e viene espulso. Con la superiorità numerica e il risultato ampiamente consolidato, i grigiorossi giocano sul velluto, trovando anche il sigillo definitivo con Sernicola che riceve l’assist di Collocolo e chiude la gara. Prima del fischio finale il Catanzaro trova il gol dell’amara consolazione, con il gran gol di Antonini con un mancino al volo che si insacca sotto la traversa di Saro. Partita perfetta della Cremonese che conquista la finale dove affronterà il Venezia, in un match che promette spettacolo per l’accesso alla massima Serie A. Si chiude la stagione del Catanzaro, senza dubbio una delle squadre più belle di questo campionato. Il lavoro di Vivarini e le giocate di capitan Iemmello e compagni si interrompono nel prato verde dello Zini, ma le basi solide instaurate dal tecnico abruzzese possono far sognare in grande i tifosi giallorossi.
LA FINALE:
ANDATA: Cremonese-Venezia, giovedì ore 20.30
RITORNO: Venezia-Cremonese, domenica ore 20.30
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
Calcio
Il Supercommento della 31ª Giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della trentunesima giornata di Serie A.
Genoa-Udinese (A cura di Dennis Rusignuolo)
Fortino rossoblù al Ferraris. Zanoli, e il VAR, ipotecano la salvezza del Genoa
Un ritorno e un’assenza per Vieira: torna Aaron Martin dopo la squalifica scontata contro la Juve, ma da Torino il tecnico francese recupera l’acciaccato Miretti soltanto per la panchina. Al suo posto trova posto Thorsby, impiegato alle spalle di Pinamonti con i soliti compiti equilibratori. Sponda Udinese non recupera Florian Thauvin, così Runjaic affianca Iker Bravo al centravanti Lucca. Tanto agonismo fin dai primi minuti, con il Genoa che cerca di imporsi sul piano fisico a giudicare dall’intensità con cui i difensori rossoblù presentano il conto a Lucca. Nonostante l’Udinese sia una delle squadre più alte del campionato, i centimetri di Thorsby e Pinamonti mettono in difficoltà i friulani. Al quinto minuto Thorsby arriva a rimorchio, riceve un cross da parte di Sabelli e indirizza verso l’incrocio il suo colpo di testa, pronta la risposta di Okoye che rigetta la sfera fuori dai pali. Sono del Genoa le prime occasioni del match, come il contropiede che porta Pinamonti alla conclusione al minuto 9, destro piazzato del centravanti italiano su cui Okoye non soffre particolarmente. Come annunciato già dalle formazioni, la gara è molto fisica e le due squadre non risparmiano alcun colpo. De Winter fa la voce grossa in marcatura su Lucca, non concedendo nessuno spazio all’attaccante bianconero. In avanti la squadra di Vieira cerca lo sviluppo sulle fasce, per poi finalizzare al centro dell’area. I cross pungenti e taglienti degli esterni genoani sono sempre un fattore, e solo un errore di lettura di Pinamonti permette alla gara di mantenersi in equilibrio: cross bellissimo di Thorsby sul secondo palo, brutta invece la conclusione di testa dell’attaccante rossoblù. Nella ripresa l’Udinese ha subito l’occasione per aprire le danze, ma la fallisce in maniera clamorosa con Lucca: Atta si libera di Martin con una magia, arriva sul fondo e apparecchia in mezzo per Lucca, l’attaccante calcia a porta vuota ma manca clamorosamente lo specchio della porta. Pochi minuti dopo Vieira spende il primo cambio, con Onana che rileva uno stremato Masini, mentre Runjaic attende qualche minuto e inserisce Rui Modesto al posto di Ehizibue. L’esterno portoghese ha subito una grande occasione per sbloccare il risultato, ma il suo colpo di testa ravvicinato è centrale e basta un riflesso di Leali per mandare la palla in angolo. La gara si sblocca nell’ultimo quarto di gara, grazie alla freschezza portata dai cambi di Vieira. L’ingresso di Ekuban è decisivo per sparigliare le carte nella difesa dell’Udinese e il giocatore ghanese è prezioso nella giocata che rompe l’equilibrio: al 77′ Frendrup serve in verticale proprio Ekuban, una serie di finte per arrivare sul fondo e crossare forte verso il centro, Pinamonti viene chiuso a un passo dalla porta ma la sfera viene raccolta da Zanoli che calcia benissimo in controbalzo e porta in vantaggio il Grifone. Dopo il vantaggio il Genoa sembra averne decisamente di più, e sfiora subito il 2-0 prima con Ekuban e poi con Thorsby, provvidenziale Okoye in entrambe le occasioni. Nel finale l’Udinese trova il pareggio con una bella combinazione tra Lucca e Bijol, finalizzata dal tiro di esterno di Rui Modesto, tutto vanificato dal VAR che annulla la rete per un fuorigioco di Lucca al momento della prima sponda verso Bijol. Proteste friulane nell’ultima azione della gara per un contatto tra Pafundi e Kasa, ma Perenzoni non concede il penalty e dopo una manciata di secondi chiude definitivamente la gara. Si concretizza in maniera ufficiosa la salvezza del Genoa, che adesso vede l’obiettivo sempre più vicino. Nel fortino del Ferraris, in cui i rossoblù hanno trovato cinque vittorie nelle ultime sei gare, la squadra di Vieira si porta a quasi venti punti di distacco dal terzultimo posto e lo fa con una prestazione tutta corsa e sacrificio, impreziosita dalla rete meravigliosa di Zanoli, primo centro in campionato. Dall’altra parte l’Udinese non sa vincere più. Terza sconfitta consecutiva, un mix di rabbia e rammarico per le poche -ma clamorose- occasioni fallite da Lucca e Rui Modesto, e adesso l’obiettivo di Runjaic è trovare una soluzione che non penda esclusivamente dalla presenza di Thuavin, fattore fondamentale per inquadrare le ultime tre sconfitte dei friulani.
Monza – Como (A cura di Simone Scafidi)
Alta marea Monza, Fabregas torna sulle rive del lago con tre punti
All’U-Power Stadium la squadra di Fabregas annichilisce il Monza e si avvia verso una salvezza sempre più tranquilla. I Lagunari partono, però, in maniera shock: sul lancio di Kyriakopoulos, Dany Mota, sfruttando il grossolano e superficiale errore di Kempf, si infila e batte Butez portando in vantaggio la squadra di Nesta. Con orgoglio il Como reagisce dopo appena dieci minuti e Ikoné riesce, alla sua maniera, a pareggiare i conti con un tiro forte sul secondo palo, su cui non può fare nulla Turati. A pochi istanti dalla fine del primo tempo la partita è ribaltata, stavolta per un errore difensivo del Monza che favorisce Diao e la rete di quest’ultimo, che a tu per tu con Turati non può sbagliare. Pochi minuti dopo sbaglia anche Dany Mota che permette al Como di ripartire con Nico Paz; lo spagnolo mette il pallone in mezzo dove c’è Ikoné che sbaglia, e sulla ribattuta si avventa Douvikas, che spara alto. All’inizio del secondo tempo il Monza spinge e cerca di trovare il pareggio, con il tiro di Keita Balde salvato da Butez, che però sbatte sulla traversa rimanendo in campo e favorendo la conclusione di Mota, spedita in corner da Butez. Al 51’, dal nulla, Vjovoda lascia partire un destro fortissimo da posizione abbastanza defilata, di fronte un impotente Turati, che non vede nemmeno partire la conclusione e che non riesce ad evitare il gol del 3-1. Tra i fischi dello U-Power, il Monza lascia il campo da sconfitta, abbandonando sul terreno di gioco, probabilmente, le ultime speranze di salvezza, mentre il Como torna a casa con consapevolezza e con tre punti molto pesanti, che gli consentono di allungare a +9 sulla zona retrocessione.
Parma – Inter (A cura di Tommaso Patti)
Il Parma rimonta e ferma l’Inter. Chivu la vince con i cambi
Nonostante le assenze di Dumfries, Pavard e Barella nell’undici titolare, l’Inter schiera in campo una formazione tutt’altro che proiettata al turnover in vista della super sfida di Champions League. La contemporanea titolarità di Asslani e di Çalhanoğlu non vede i nerazzurri puliti e ordinati nei primi minuti di gioco, complice l’attenta e precisa organizzazione della squadra di Chivu. Dopo nove minuti e grazie ad un’azione da manuale, il Parma non trova il gol del vantaggio per un’imprecisione di Bonny nel concludere a botta sicura, tiro che viene murato da un intervento di puro istinto da parte di Sommer. Dopo dei tentativi da parte dell’Inter di attaccare tramite le fasce occupate oggi da Dimarco e Darmian, il gol dell’uno a zero arriva proprio grazie alla combinazione dei due esterni: sul cross di Dimarco, Valeri devia il pallone consegnandolo involontariamente a Darmian, autore della rete del vantaggio con un tiro che beffa Suzuki sul primo palo. Con lo scorrere delle lancette, l’Inter cresce ma deve fare i conti con un Parma abile nello sfruttare gli errori d’impostazione dei nerazzurri, ma poco lucido al momento del tiro, esattamente come nell’occasione avuta al 20′ da Man, che raccoglie l’assist di Bonny, ma calcia male e si arrende ad un altro grande intervento di Sommer. Nonostante la buona occupazione del campo della retroguardia di casa, l’Inter trova spesso dei buchi e rischia di far male in più occasioni. Le occasioni più nitide dei nerazzurri arrivano tra il 23′ e la mezz’ora: prima con il tiro di Lautaro che spreca un enorme occasione calciando addosso a Suzuki, e poi con la conclusione che termina alta di Darmian, dimenticato dalla difesa avversaria e non disturbato al momento della conclusione. Poco prima della fine del primo tempo, in un momento in cui i ritmi si abbassano notevolmente, un tiro di Lautaro in acrobazia fa tremare nuovamente la difesa avversaria, salvata dalla parata del portiere giapponese. Il momento che spegne il positivo primo tempo del Parma arriva a pochi secondi dal duplice fischio e da un’azione nata dal filtrante di Lautaro per Mkhitaryan, altruista nel servire a centro area Thuram, quest’ultimo libero da marcature ma impreciso nel calciare e nel non impattare al meglio il pallone, che si impenna e termina in porta dopo un tentativo di salvataggio sulla linea da parte di Almqvist.
Con il risultato sul due a zero, Farris decide di cambiare e far rifiatare alcuni giocatori in vista dell’importantissima sfida di Champions contro il Bayern ma, esattamente come contro l’Udinese, l’inizio di secondo tempo dei nerazzurri non è dei migliori. Il brutto approccio degli ospiti e i giusti innesti di Chivu a inizio secondo tempo, cambiano notevolmente la partita, che si riapre a mezz’ora dalla fine con un tiro da lontanissimo di Bernabè, che termina in porta e riapre la partita grazie al suo primo goal in questa stagione. Qualche minuto più tardi e grazie ad un altro subentrato, il Parma trova la rete della rimonta con un incredibile azione e portata avanti da Ondrejka, che trova il goal del 2-2 con un sinistro che viene deviato da un duplice tocco di Acerbi e Darmian. Con il morale a terra data la rimonta dei ducali, i nerazzurri non riescono in nessuna occasione ad alzare la testa e riportarsi in vantaggio. Dopo alcuni minuti di fuoco, il Parma ha addirittura l’occasione di vincere la partita con un altro subentrato: dopo un’azione fallita dall’Inter, il Parma riesce a ripartire con Valeri, abile nell’affrontare la difesa nerazzurra e a servire il pallone in mezzo Pellegrino, che però deve ancora fare anche lui i conti contro un Sommer particolarmente in forma. Il punto strappato in rimonta da parte dei ducali, permette al Parma di mantenere le distanze da Venezia, Empoli e Lecce. L’arrivo di Chivu ha rivitalizzato e nettamente trasformato l’ambiente difficile che si era creato nell’ultima parte di stagione con Fabio Pecchia, trasformando tutti i membri della rosa in giocatori importanti ed essenziali per l’obiettivo finale, la salvezza. Il passo falso dei nerazzurri era nell’aria: già dalla vittoria sofferta contro l’Udinese, l’Inter ha dimostrato una stanchezza fisica e mentale. Nelle prossime settimane i campioni d’Italia sono chiamati nuovamente a giocare un grandissimo numero di partite nell’arco di pochi giorni, fattore che può essere fatale ai fini del campionato.
Milan – Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)
Quattro gol, VAR e paratissime. Tanto spettacolo ma un pari che non serve a nessuno
Dopo il buon pari nel derby di Coppa Italia, Conceiçao conferma Abraham al centro dell’attacco e Pulisic alle sue spalle. Altra chance per Leão, uno dei migliori contro l’Inter. La Viola arriva a San Siro senza gli infortunati Gosens e Colpani, Palladino conferma il blocco che ha ben figurato contro l’Atalanta. Fin dai primi possessi si vede come la Fiorentina cerchi di dominare il palleggio in mezzo al campo. Il trio disegnato da Palladino è sempre più rodato, sia in fase di impostazione che nel recupero del pallone. La gara si stappa subito, dopo sei minuti: brutto errore di Musah, che perde un pallone sanguinoso a centrocampo, la Viola sviluppa in transizione e va da Gudmundsson, bravissimo nell’ubriacare di finte la difesa del Milan e servire in mezzo Kean, Thiaw va in anticipo per negare il vantaggio all’attaccante italiano ma si trascina il pallone in rete. Altro autogol per il centrale tedesco, alla terza autorete in Serie A. Il Milan sembra non essere sceso in campo, la Fiorentina dall’altra parte gioca in maniera sublime. Al nono minuto il risultato cambia ancora: lancio rapido di Mandragora verso destra, Dodò attacca alle spalle di Theo Hernandez e ha tutto il tempo per appoggiare in mezzo verso Kean, l’attaccante viola quest’anno difficilmente sbaglia e con il destro piazza il sigillo numero 17 del suo meraviglioso campionato. La Viola domina per 20 minuti, poi il Diavolo reagisce d’orgoglio (più di pancia che di testa). Al 23′ Abraham chiede e ottiene il triangolo a Pulisic sul limite dell’area di rigore, calcia forte sul primo palo e non lascia scampo a De Gea. Intanto, Conceiçao boccia Musah e mette dentro già al 25′ un altro attaccante, ovvero l’ex Jovic. La partita è apertissima e la Fiorentina trova pure il 3-1 a ridosso dell’intervallo: Parisi recupera palla su Pulisic e la offre a Ranieri; il capitano viola disegna una traiettoria imparabile per Maignan, ma c’era un fallo precedente dell’ex Empoli e Ayroldi decide quindi di annullare il tutto. Fischi assordanti al momento del ritorno negli spogliatoi, così come al rientro in campo, in cui non si vedono sostituzioni da una parte e dall’altra. Rispetto al primo tempo il Milan sembra avere una marcia in più, dal punto di vista della tenuta mentale e della gestione del possesso. La prima occasione della ripresa rossonera è un colpo di testa di Abraham su cui De Gea non sfigura. Protagonista assoluto del folle match dell’andata, il portiere spagnolo si ripete al 56′ quando prima respinge una conclusione di Reijnders, e poi sbarra la strada in maniera incredibile al tap-in a botta sicura di Pulisic. In mezzo alla serie di parate dell’estremo difensore della Viola, il Milan cambia il centravanti: fuori Abraham e dentro Santi Gimenez. Palladino risponde con Beltran e Ndour al posto di Gudmundsson e Cataldi, un chiaro segnale inviato alla sua squadra dopo un approccio di secondo tempo conservativo e troppo rinunciatario. L’argentino ha subito una grande occasione per segnare il 3-1 ma Maignan gli chiude lo specchio sul più bello. Dal suo ingresso, Jovic sembra il giocatore capace di mettere più in difficoltà la difesa della Fiorentina, con il suo continuo movimento tra le linee, ed è proprio il serbo a pareggiare la gara al minuto 64: filtrante di Tomori verso Gimenez, il pallone è fuori giri ma diventa buono per Jovic, bravo a leggere la traiettoria del pallone e freddo nel piazzare il mancino alle spalle di De Gea. L’impressione, dopo la reazione d’orgoglio dei rossoneri, è che la partita possa essere decisa in qualsiasi momento e in qualsiasi occasione. La Fiorentina sfiora il nuovo vantaggio con la specialità della casa: il lancio verso Kean. L’italiano riceve un lancio bellissimo di Fagioli, prende il tempo a Thiaw e arrivato davanti a Maignan mastica la conclusione per scavalcare il portiere francese, che rimane in piedi fino all’ultimo e manda in angolo. A ridosso dell’ultimo quarto di gara si rivede ancora una volta De Gea, questa volta su Hernandez, che percorre tutta la fascia fino ad arrivare faccia a faccia col portiere: angolo di tiro abbastanza scarso, ma i riflessi del portiere sono eccellenti. Conceiçao chiude i cambi con tre mosse, Bondo, João Félix e Chukwueze al posto di Fofana, Gimenez (uscito malconcio da uno scontro con De Gea) e Pulisic. Il duello tra Kean e Maignan si impreziosisce di altri due atti, e in entrambi i casi il portiere del Milan si fa trovare pronto alle conclusioni del centravanti della Viola. Nella serie di occasioni la Fiorentina mostra di averne nettamente di più rispetto al Milan, al minuto 88 Dodò trova il gol del 2-3 grazie a un’altra giocata splendida di Fagioli, uno dei migliori in campo, ma la posizione del terzino brasiliano è irregolare e la rete viene annullata da Ayroldi. Nel recupero viene espulso un nervosissimo Palladino e per il resto non succede nient’altro. Un match decisamente spettacolare, giocato al massimo da entrambe le squadre. Non è bastata al Milan la reazione nel secondo tempo, in una delle ultime occasioni per riaccendere una stagione tremenda. Il pareggio non cambia la brutta classifica dei rossoneri, che continuano a mostrare segni di evidente fragilità tattica e mentale, soprattutto nell’approccio iniziale della gara. La Fiorentina rimane stabile in zona Europa, la situazione del club di Palladino rimane positiva e adesso si prepara all’andata del play-off di Conference League contro il Celje; il Milan ha praticamente perso l’ultimo treno per la Champions League, e adesso la conquista di un posto in Europa League diventa l’obiettivo prioritario per il futuro del club rossonero.
Lecce – Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Il Lecce ci prova, il Venezia resiste: lotta salvezza ancora tutta da vivere
Lo scontro salvezza del Via del Mare si conclude in parità: Baschirotto rimedia all’autorete di Gallo, ma che sofferenza. Giampaolo conferma la stessa formazione titolare, eccezion fatta per Karlsson, sostituito da Tete Moriente. Diversi cambi invece per Di Francesco, che ridisegna completamente gli undici titolari dopo l’insuccesso casalingo contro il Bologna. L’allenatore ex Frosinone punta su Gytkjaer dopo la prestazione insufficiente di Fila. Nonostante le modifiche dei Lagunari, il Lecce domina gran parte del primo tempo, senza però riuscire a concretizzare negli ultimi metri. Il più ispirato tra i salentini è senza dubbio Tete Moriente: lo spagnolo arriva alla conclusione in diverse occasioni nel corso della gara, ma Radu si dimostra un portiere più che affidabile, vanificando i tentativi del numero sette. Superata la mezz’ora, anche il Venezia riesce a trovare il modo di scavalcare la difesa del Lecce, fino a quel momento poco sollecitata: Zerbin sfugge a Gallo sulla fascia e crossa in mezzo per Gytkjaer, che manca la sfera a pochi metri da Falcone. L’attaccante danese non fa in tempo a disperarsi che si alza la bandierina dell’assistente per segnalare la posizione irregolare. Progressivamente i ragazzi di Di Francesco prendono coraggio, spaventando i padroni di casa nel finale della prima frazione. L’uomo più pericoloso è Yeboah, che al 40’ calcia di poco alto dal limite dell’area su assist di Busio. Alla ripresa Di Francesco richiama l’ammonito Carboni, inserendo Haps. Nessun cambio per i padroni di casa. I Lagunari proseguono nella ripresa sulla scia offensiva vista negli ultimi minuti del primo tempo, sfiorando il vantaggio con Gytkjaer su schema da calcio di punizione: il danese viene servito al limite e lascia partire un tiro che termina però fuori dallo specchio della porta. Al 50’ il Venezia passa in vantaggio su calcio piazzato: Zerbin crossa in area dalla destra, Gallo prova ad anticipare tutti ma colpisce distrattamente con la tibia, spedendo il pallone direttamente nella propria porta beffando Falcone. Per rimediare allo svantaggio, Giampaolo corre subito ai ripari smuovendo la panchina: dentro Pierret, N’Dri e Berisha per Coulibaly, Pierotti e Ramadani. Grazie alle sostituzioni, i pugliesi tornano a fare la partita e il pareggio non tarda ad arrivare. Al minuto 65, il calcio d’angolo battuto da Helgason viene insaccato da Baschirotto, che da capitano si prende la squadra sulle spalle e infiamma il tifo del Via del Mare. Nel finale, il Lecce spinge per tornare alla vittoria. Al 78’ Krstovic, da vero assistman, serve un pallone tagliente al centro dell’area: N’Dri la piazza col mancino ma colpisce il palo interno, con la sfera che rotola sulla linea senza oltrepassarla. Gli ultimi minuti di questo infuocato scontro salvezza regalano spettacolo e tensione: i giallorossi danno il tutto per tutto, prendendo d’assalto la metà campo avversaria. Un successo oggi garantirebbe tranquillità e speranza, cancellando la lunga striscia di sconfitte delle ultime giornate. Nel finale si azzerano i ruoli: Gaspar e Baschirotto, come due centravanti, attaccano il centro dell’area cercando di sfruttare i centimetri nel gioco aereo. Berisha scodella in area per Gaspar, che fa da sponda verso il capitano giallorosso: Baschirotto incorna verso la porta, prendendo il tempo ai difensori avversari, ma Radu compie un miracolo, slanciandosi in tuffo e deviando la sfera a lato. Il match salvezza termina in parità tra i fischi dei tifosi casalinghi. Il risultato finale è 1-1, come i punti che le squadre portano a casa. I giallorossi mettono fine alla striscia negativa, salendo a quota 26, solamente a +2 sull’Empoli terzultimo. Ogni risultato da adesso peserà: alla prossima, i ragazzi di Giampaolo affronteranno la Juventus, non certo la miglior cliente. Prosegue il momento difficile in zona gol per i giocatori del Venezia, anche oggi a secco, graziati solo dall’autorete di Gallo. Tuttavia, si sono visti sprazzi positivi che dovranno rappresentare la base da cui ripartire. La salvezza lagunare si deciderà nelle prossime settimane e, ora più che mai, serviranno i gol degli attaccanti. Il Venezia, al momento diciannovesimo, affronterà Monza ed Empoli nei prossimi turni: scontri diretti da dentro o fuori.
Empoli – Cagliari (A cura di Simone Scafidi)
Reti bianche e amarezza, Empoli e Cagliari si annullano al Castellani
Nei primi minuti sono i toscani a fare la partita, con possesso e spinta sulle fasce, dalla quale nasce la prima vera occasione con Henderson che calcia di prima un pallone vagante al limite dell’area, sfiorando il palo. Su situazione di corner pochi istanti dopo, sempre Henderson, direttamente dalla bandierina, costringe Caprile (man of the match rossoblù) a smanacciare il pallone fuori dall’area. Al 25’ il Cagliari prova a prendere coraggio e ci prova con il tentativo di Piccoli che viene subito bloccato da Vasquez. Il secondo tempo riparte a tinte rossoblù con la punizione di Viola che sfiora l’incrocio dei pali impensierendo la difesa dell’Empoli. Su una leggerezza di Augello l’Empoli riesce di nuovo a proporsi in avanti, con il tiro di Esposito respinto ancora da Caprile. I toscani continuano a spingere, stavolta con una insidiosissima punizione di Sambia che sfiora un gol clamoroso dalla lunga distanza e con il tiro di Cacace respinto alla grande, ancora una volta, da Caprile. Al 79’ il neo-entrato Ebuehi colpisce di testa per quella che è forse l’occasione più clamorosa dell’Empoli, salvata, ancora una volta, dall’estremo difensore del Cagliari che vola e leva il pallone dallo specchio della porta. Con un ultimo quarto d’ora abbastanza monotono si conclude Empoli-Cagliari, con entrambe le squadre, ancora in piena corsa per evitare la retrocessione, che ne escono con dell’amaro in bocca che a fine stagione può fare davvero male.
Torino – Hellas Verona (A cura di Marco Rizzuto)
Fa tutto il Toro: Elmas risolve dopo gli errori di Milinkovic-Savic e Adams
All’Olimpico Grande Torino, Vanoli suona la carica per spingere la squadra verso un piazzamento tra le prime dieci del campionato, ma la partita, almeno inizialmente, è completamente in mano al Verona. Il tandem d’attacco Mosquera-Sarr mette in seria difficoltà la retroguardia granata, che si salva solo grazie a conclusioni imprecise dei due attaccanti. Dopo venti minuti di dominio scaligero, il Toro riesce finalmente a entrare in partita con un’iniziativa personale di Elmas: l’ex Napoli si crea lo spazio per concludere dal limite, ma non impensierisce particolarmente Montipò. Superata la mezz’ora, emergono le difficoltà dei padroni di casa nel velocizzare la manovra, al contrario dei ragazzi di Zanetti, che mostrano grande intensità nei recuperi e nelle ripartenze. Poco dopo, Bradaric interrompe una ripartenza granata cogliendo di sorpresa Walukiewicz: il numero 12 serve in verticale Sarr, che prende il tempo a Maripan, ma Milinkovic-Savic è provvidenziale in uscita e gli strappa il pallone dai piedi. Il primo tempo si chiude con un assedio totale del Verona, che riesce a leggere alla perfezione i pochi e prevedibili movimenti del centrocampo granata, spezzando la squadra in due nella fase di costruzione. In superiorità numerica, gli scaligeri ripartono continuamente, mettendo a dura prova la retroguardia torinese. Tuttavia, gli attaccanti sprecano diverse occasioni, mancando di lucidità sotto porta. Nonostante un primo tempo quasi nullo, Vanoli cambia solo Walukiewicz con Pedersen. Nessuna sostituzione per il Verona. Al 60’ arriva l’occasione più ghiotta per i padroni di casa: Biraghi batte un calcio d’angolo, Sarr respinge con il braccio largo e, dopo il check del VAR, l’arbitro assegna il rigore. Dal dischetto, Adams calcia male: palla a mezza altezza e poco angolata, Montipò si distende e respinge. Nel momento migliore del Torino, arriva la beffa: Sarr pressa alto Milinkovic-Savic, che tarda nel rinvio; il numero 9 respinge la palla e la devia in rete, lasciando attoniti i tifosi di casa. L’errore clamoroso del portiere serbo, però, scuote i compagni, che trovano il pari appena cinque minuti dopo con un eurogol di Elmas. Il macedone scambia con Vlasic e poi, col mancino, calcia a giro sul secondo palo, battendo Montipò dopo aver colpito il palo interno. Dopo il pareggio, le squadre calano vistosamente, nonostante i cambi da entrambi i fronti. A cinque minuti dal termine, il Toro perde un brutto pallone a metà campo e Ricci è costretto a fermare Ajayi con un fallo duro, che gli costa il rosso diretto. Il match si chiude sull’1-1: ottimo approccio del Verona, che però si spegne dopo il gol del vantaggio. Il Torino resta comunque decimo, a pari punti con l’Udinese, undicesima. Il Verona può tirare un sospiro di sollievo grazie al pareggio tra Cagliari ed Empoli, che consente agli uomini di Zanetti di rimanere al 14° posto. Ma servirà ben altro per centrare una salvezza tranquilla: il calendario propone numerosi scontri diretti e partite delicate da affrontare con la massima concentrazione.
Atalanta – Lazio (A cura di Marco Rizzuto)
Gasperini e Baroni si danno battaglia per la corsa alla Champions League, ma nonostante le grandi capacità offensive di entrambe le squadre, bisogna aspettare la mezz’ora di gioco per vedere occasioni nitide. La Lazio prova a graffiare direttamente dal rinvio lungo di Mandas, ma il pallone viene malamente ribattuto da Djimsiti, che involontariamente serve Zaccagni. Il capitano biancoceleste, lasciato solo in mezzo al campo, verticalizza alle spalle di Kolasinac, dove si inserisce Dele-Bashiru. Quest’ultimo, con un tocco preciso, cerca di servire Dia in area, ma grazie al provvidenziale recupero di Kolasinac, il pallone viene spedito in corner. L’Atalanta, intanto, fatica a costruire gioco in zona offensiva: la poca imprevedibilità e precisione rendono facile il compito della Lazio, che al minuto 32 riparte dopo aver sottratto palla a Retegui (praticamente un fantasma in questo primo tempo). Zaccagni apre a sinistra per la falcata di Nuno Tavares, ma il terzino è costretto a fermarsi a causa di un altro ennesimo infortunio che sta caratterizzando il suo girone di ritorno. Il portoghese non riesce a continuare, e Baroni lo sostituisce con Luca Pellegrini. L’unico squillo atalantino arriva allo scadere del primo tempo, direttamente dalla bandierina: Lookman batte corto per Zappacosta, che scodella verso Kolasinac. Il bosniaco prolunga con la nuca sul secondo palo, ma nessuno accompagna l’azione. Questa occasione rappresenta al meglio la prova insufficiente dei ragazzi di Gasperini, che sembrano far fatica a trovare sintonia in campo, mentre la Lazio è pronta a colpire al momento giusto. Alla ripresa, Baroni effettua il suo secondo cambio: Isaksen per Tchaouna, che non ha inciso come sperato. Al 50′ la Dea ha finalmente una grandissima palla gol, ma Mandas compie un riflesso miracoloso: Lookman, vicino alla bandierina, serve Kolasinac in area con un passaggio che passa in mezzo a tre giocatori biancocelesti. Il bosniaco alza la testa e cerca un compagno al centro dell’area, e arriva il capocannoniere del campionato: Retegui, col mancino da vero centravanti, prende il tempo alla difesa e calcia verso la porta, ma Mandas compie un miracolo deviando di corpo in calcio d’angolo. Proprio quando sembrava che la Dea fosse tornata in partita, la Lazio affonda il colpo e trova il gol del vantaggio con Isaksen. Azione a tre tocchi iniziata dal rinvio lungo di Mandas: Hien e Kolasinac pasticciano e la sfera raggiunge Dele-Bashiru, che prolunga di testa liberando Isaksen. Il danese, in scivolata, prende il tempo a Carnesecchi e spedisce in rete sotto l’incredulità dei tifosi bergamaschi. Dopo lo svantaggio, la Dea cerca di reagire d’orgoglio: Gasperini prima inserisce De Ketelaere e successivamente tenta il tutto per tutto con Samardzic, Maldini e Brescianini, ma la situazione non cambia. La squadra di Baroni riesce a gestire alla perfezione il possesso palla, mantenendo il controllo del gioco e facendo correre a vuoto gli avversari. Negli ultimi minuti, la Lazio capisce che è il momento di resistere, lasciando il pallino del gioco all’Atalanta, che cerca disperatamente il pareggio, ma senza riuscirci. Al triplice fischio, la squadra di Baroni festeggia un risultato fondamentale che rilancia la Lazio nella corsa alla Champions, ora tutta da vivere in questo finale di stagione. L’Atalanta, d’altro canto, non riesce più a vincere, e soprattutto a segnare. Dopo i quattro gol che sono valsi la vittoria con la Juventus all’Allianz Stadium, la Dea non ha più segnato, uscendo sconfitta nelle ultime tre giornate. Il sogno scudetto, infranto dopo la sconfitta con l’Inter a Milano, sembra essersi trasformato in un incubo ad occhi aperti, e la qualificazione in Champions è ora più incerta che mai.
Roma – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
La Juventus di Igor Tudor ferma la Roma di Claudio Ranieri. Dopo il successo sul Genoa, i bianconeri ritrovano il pareggio, risultato fin troppo abituale nell’era di Thiago Motta. A fare notizia, però, è la striscia di vittorie dei giallorossi, che si ferma a sette successi consecutivi.
Napoli – Bologna (A cura di Tommaso Patti)
Agli azzurri non basta il gol di Anguissa. Una magia di Ndoye frena il Napoli
La cavalcata di Anguissa e la prodezza di tacco di Ndoye regalano spettacolo al Dall’Ara. La super sfida valida sia per la lotta scudetto, sia per la corsa Champions, termina in parità.
LA TOP 11 DELLA 31* GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
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