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Calcio

Un capolavoro di Zaccagni ci fa chiudere al secondo posto. Sarà Italia-Svizzera agli ottavi

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Foto: X Sky Sport

Dopo la sconfitta contro la Spagna, l’Italia soffre e va in difficoltà contro la Croazia. La rete all’ultimo respiro di Zaccagni permette agli azzurri di chiudere al secondo posto, a quota 4 punti. Beffa per la nazionale di Dalic, che chiude al terzo posto a quota 2 punti, ufficiosamente fuori da Euro2024.

Nonostante i tre cambi dopo la sconfitta contro la Spagna, nei primi minuti il possesso palla è controllato esclusivamente dalla Croazia, che si affaccia dalle parti di Donnarumma dopo meno di cinque minuti, con un tiro all’incrocio da parte di Sucic respinto in maniera prodigiosa dal capitano azzurro. Dopo lo spavento iniziale il gioco dell’Italia comincia a svilupparsi con un pizzico di lucidità in più, ma sempre sterile nei confronti di una Croazia ben messa in campo e battagliera fin dai primi minuti. La prima occasione degli azzurri arriva al 17′ con un cross di Calafiori verso Retegui che conclude verso la porta, conclusione sporcata da Gvardiol. Al 26′ Raspadori riceve palla al limite, serve Barella che decide di crossare sul secondo palo dove Bastoni calcia di testa a botta sicura, provvidenziale Livakovic in tuffo. Verso la fine del primo tempo ci provano i due numeri 10, Modric e Pellegrini, ma le loro conclusioni terminano alte sopra la traversa, ponendo fine a una prima frazione equilibrata che momentaneamente qualifica gli azzurri agli ottavi.

Al rientro dagli spogliatoi i due allenatori decidono di cambiare qualcosa, con Spalletti che inserisce Frattesi al posto di Pellegrini, e Dalic che aggiunge peso all’attacco con l’ingresso di Budimir. Al 51′ l’episodio che sblocca la gara: conclusione a giro di Kramaric, deviata con la mano da Frattesi. Dopo un check del VAR il direttore di gara Makkelie assegna il calcio di rigore alla Croazia. Dal dischetto si presenta Luka Modric che apre il destro ma Donnarumma indovina l’angolo e respinge il penalty. Il pareggio resiste soltanto trenta secondi, perché lo stesso Modric si getta sulla palla vagante (dopo un altro miracolo di Donnarumma su Budimir) e porta in vantaggio la Croazia, diventando il marcatore più anziano della storia degli europei. Dopo la rete del fuoriclasse croato, Spalletti tenta il tutto per tutto schierando Chiesa, Fagioli, Scamacca e Zaccagni ma per gran parte della ripresa la Croazia non corre nessun rischio, giocando con più lucidità e verve agonistica, per una vittoria che indirizzerebbe la squadra di Dalic agli ottavi di finale contro la Svizzera. Nel finale la Croazia si barrica nella propria metà campo, concedendo il possesso palla -sterile- all’Italia. Quando tutto sembrava finito, all’ultimo respiro Calafiori si getta in avanti, anticipa il contrasto di Pongracic e allarga per Zaccagni che apre il piatto e insacca il pallone all’incrocio dei pali, regalando il secondo posto agli azzurri.

Pareggio che sa di vittoria per gli azzurri, autori di un’altra prestazione incolore contro una buona Croazia. Il capolavoro di Zaccagni permette all’Italia di chiudere al secondo posto, con annessa qualificazione agli ottavi di finale dove affronteremo la Svizzera. La rete del pareggio è frutto dell’intraprendenza di Calafiori e della qualità di Zaccagni, che permettono al viaggio azzurro di aggiungere una nuova tappa.

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Aspirante giornalista sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Questioni da bomber: Lautaro e Vlahovic regalano i tre punti a Inter e Juventus

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Dopo un inizio di stagione tra alti e bassi, l’Inter torna a vincere grazie alla doppietta del ritrovato Lautaro Martinez e scaccia i fantasmi post-derby. 

Udinese-Inter

La gara inizia con l’entusiasmo generale da parte dei tifosi nerazzurri, pronti a incitare la squadra dopo la sconfitta del derby perso per 2-1. Pronti via e l’Inter passa subito in vantaggio con l’attacco della profondità da parte di Frattesi che, viene innescato verticalmente da Darmian, e sigla il momentaneo 0-1 dopo soli quarantatré secondi. Dopo aver preso in mano il possesso del gioco, i nerazzurri mostrano più personalità, provando a raddoppiare per trovare una solidità che in campionato manca da un paio di giornate. Dopo due grandi occasioni da parte dell’Inter con Lautaro e Frattesi, l’Udinese prova a recuperare il divario mostrato dai nerazzurri nei primi minuti, riuscendo a rendersi pericolosa con il tiro di Bijol stoppato dall’intervento di Dimarco, e il cross di Zemura per Kabasele che spizza il pallone e lo spedisce sul secondo palo, firmando il gol dell’1-1 e la sua seconda rete in maglia bianconera. In chiusura di primo tempo, i ragazzi di Inzaghi sprecano una buona occasione con Darmian, che spedisce il pallone fuori dallo specchio della porta dopo il passaggio di Thuram, ma riescono a riportarsi in vantaggio a ridosso dal duplice fischio grazie alla prima rete in questo campionato di Lautaro Martinez, dopo un digiuno di otto giornate (l’ultimo gol risale alla 36ª giornata della passata stagione).

Esattamente come nella prima frazione, l’Inter segna subito, nuovamente con Lautaro Martinez. L’argentino viene servito dal compagno di reparto Thuram, e realizza una doppietta, sbloccandosi definitivamente dopo un inizio di stagione negativo dal punto di vista realizzativo. L’Udinese non molla e nei minuti successivi all’1-3 di Lautaro, prova ad accorciare le distanze con alcune giocate e alcune azioni personali da parte di Zemura, Zarraga e Thauvin. Ad un quarto d’ora dalla fine, l’Inter spreca con Carlos Augusto, l’esterno brasiliano (subentrato a Dimarco) non riesce a colpire bene il buon traversone servito da Lautaro, sciupando l’occasione del possibile 1-4. Nel momento in cui i nerazzurri sfiorano il quarto gol, l’Udinese riparte in campo aperto con il neo entrato Lucca che, si invola verso la porta e segna il 2-3 dopo aver vinto il duello contro Çalhanoğlu. Nei minuti finali, l’Inter trova il gol del 4-2 con Taremi ma, il direttore di gara annulla il gol dopo aver fatto finire l’azione per un fallo dello stesso Taremi su Isaak Touré. Sul rilancio del calcio di punizione a favore dei padroni di casa, l’arbitro fischia la fine di una gara ricca di gol e occasioni. Si attendeva una reazione dei campioni d’Italia e i tre punti del Bluenergy Stadium riportano un’aria serena dalle parti di Appiano Gentile. Il ritorno al gol di Lautaro Martinez, e la rete di Frattesi (titolare al posto dell’infortunato Barella), permettono all’Inter di ritornare in vetta alla classifica, a pari punti con Milan e Torino.

 

In seguito a tre pareggi a reti bianche, la Juventus torna a vincere e convincere a Genova. Torna al gol Dusan Vlahovic, autore di una doppietta, e completa l’opera Francisco Conceicao. Bianconeri momentaneamente in vetta alla classifica.

Genoa-Juventus

Nel silenzio assordante di Marassi, la Juventus cala il tris e si porta in vetta alla classifica. Dopo l’ottima gara contro il Napoli, i bianconeri cercano risposte dal reparto offensivo, confermato in blocco da Thiago Motta. Non manca solo il pubblico al “Ferraris” ma anche le occasioni da gol. Padroni di casa pericolosi con un calcio di punizione guadagnato da Ahnor, classe 2008 all’esordio in Serie A, e calciato sopra la traversa da Miretti. Da quel momento il Genoa comincia a ripiegare all’indietro e la Juve comincia a guadagnare campo e mantenere stabilmente il possesso del pallone, alla ricerca di uno spazio in cui colpire il blocco basso del Grifone .Sul finire di frazione di gara, spunto di Nico Gonzalez sulla destra che lascia sul posto Ahnor. Il suo tiro cross viene deviato prima da Bani e poi tolto dalla porta da Gollini. Dopo un primo tempo abbastanza piatto e bloccato, nella ripresa il copione sembra fin da subito diverso, partendo dalla scelta di Thiago Motta di invertire Kalulu e Danilo così da sfruttare la velocità in progressione del francese. Il fraseggio dei bianconeri comincia a liberare gli esterni, isolati dal movimento a mezza luna della difesa genoana. Al 47’ Nico Gonzalez apre verso Rouhi e il suo cross rimane nei pressi dell’area di rigore, dove Yildiz sposta leggermente il pallone e induce al tocco di mano De Winter. Dal dischetto Dusan Vlahovic fredda Gollini e torna al gol dopo tre partite di digiuno. Il vantaggio spezza le gambe alla squadra di Gilardino, in costante difficoltà nell’uscita grazie al lavoro superlativo di Bremer e Danilo in marcatura su Vitinha e Pinamonti. L’ondata bianconera non si placa e al 55’ trova il raddoppio, grazie al filtrante sublime di Koopmeiners per Vlahovic che incrocia sul secondo palo e trova la sua seconda doppietta in campionato. I cambi di Thiago Motta permettono alla Juventus di rimanere sempre attivi con il pressing e il fraseggio, ma il ritmo comincia a calare nuovamente. Il Genoa prova ad accorciare le distanze ma Perin risponde sempre presente. Nel finale arriva anche il tris della Juve, con un’azione da manuale conclusa dall’assist di Thuram per il mancino di Conceicao. Tre punti e tante risposte per la squadra di Thiago Motta, ancora imbattuta in questo avvio di campionato. Dopo sei giornate lo score dei gol subiti rimane ancora fermo a quota zero. Per il Genoa continua la crisi, dopo le sconfitte contro Venezia e Sampdoria. Gilardino adesso è atteso al valico e dovrà trovare gli stimoli giusti per invertire una rotta che sembra compromessa in questo settembre nefasto per la squadra di Genova.

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Calcio

Il Super Commento della 5ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quinta giornata di Serie A.

Cagliari – Empoli

Nell’anticipo del venerdì pomeriggio l’Empoli di D’Aversa espugna l’Unipol Domus di Cagliari grazie alle reti di Colombo ed Esposito. L’ottimo momento di fiducia dei toscani sopraffare il Cagliari, condannandolo nei bassifondi della classifica. L’avvio di gara non regala particolari emozioni, ma gli ospiti creano tanto ed eludono molto bene le marcature degli isolani. Intorno alla mezz’ora di gioco, il pallone perso a metà campo dai padroni di casa si trasforma nel gol del vantaggio azzurro: Esposito avvia l’azione, con due tocchi Colombo viene mandato in porta e col mancino spiazza Scuffet. A pochi minuti dal termine del primo tempo, Deiola si divora la rete del pareggio, complice un intervento mostruoso di Vasquez che nega in tuffo, mantenendo il vantaggio fino al duplice fischio dell’arbitro. Per riprenderla sin da subito Nicola inserisce Pavoletti come terzo attaccante, ma dopo appena cinque minuti, l’Empoli torna alla carica e raddoppia con Esposito che mette a sedere Luperto con una finta per poi concludere a rete. Da questo momento in poi si fa notte fonda per il Cagliari, i tifosi  rumoreggiano e gli ospiti sfiorano il gol in diverse occasioni. L’incontro termina con la seconda vittoria in campionato per l’Empoli, ancora imbattuta in cinque giornate, che si appresta ad affrontare il Torino, per i sedicesimi di Coppa Italia, mentre il Cagliari a testa bassa, colleziona il terzo k.o. di fila senza fare reti. La striscia buia dei padroni di casa potrebbe trovare luce nell’incontro di coppa, dove il Cagliari ospiterà la Cremonese di categoria inferiore.

Hellas Verona – Torino

Il Toro si impone a Verona e conquista la vetta. Gli attaccanti granata si riconfermano in gran forma decidendo la gara. Per la coppia d’attacco, Vanoli schiera Sanabria al fianco del colombiano e questa scelta ripaga sin da subito. Al 9′ il Toro sblocca la partita grazie al velo di Zapata sulla palla filtrante di Masina,  diventando un assist perfetto per Sanabria che si invola verso la porta e batte Montipò. L’Hellas non perde tempo e riacciuffa il pari poco dopo su calcio d’angolo: il passaggio rasoterra di Lazovic viene finalizzato dal mancino di Kastanos, che batte Milinkovic-Savic grazie ad una deviazione. Dopo i ritmi elevati dei primi minuti, l’atmosfera si infiamma al 21′ per un calcio di rigore fischiato a favore del Torino che costa anche un rosso diretto per Dawidowicz. Il difensore in marcatura per un angolo stende Sanabria con una gomitata evidente. Dal dischetto il numero nove incrocia troppo e stampa la sfera sul palo. Superata la mezz’ora, i granata tornano avanti grazie allo stacco imperioso di Zapata, che rende inutile la marcatura di Magnani, finalizzando il cross di Lazaro. Dopo un primo tempo molto acceso, nella ripresa assistiamo ad una gara molto più equilibrata. Zanetti prova a recuperare lo svantaggio inserendo Mosquera e Livramento, ma gli ospiti dilagano con la rete del subentrato Che Adams, che approfitta della dormita difensiva di Magnani per rubare palla, inquadrare lo specchio e bucare Montipò da fuori area con una conclusione rasoterra millimetrica. Subito dopo, Livramento si divora la palla che avrebbe accorciato le distanze, mandando in fumo l’assist illuminante di Belahyane. Negli ultimi istanti, con il risultato già in cassaforte, Masina pasticcia dentro l’area e regala il secondo gol al Verona messo a segno da Mosquera. Dopo il botta e risposta tra Sanabria e Kastanos, Zapata e Adams consegnano i tre punti a Vanoli portando il Torino in cima alla classifica in solitaria (per la prima volta dopo 47 anni. L’Hellas Verona cade per la seconda volta in casa, scendendo all’undicesima posizione.

Venezia – Genoa (A cura di Dennis Rusignuolo)

Torna a sorridere il Venezia di Eusebio Di Francesco, che batte 2-0 il Genoa e rialza la testa dopo la sconfitta contro il Milan. Nonostante il rigore parato da Gollini, il Genoa cade disputando un match insufficiente.

Juventus – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)

Juventus e Napoli falliscono l’approdo in vetta, in uno 0-0 molto spigoloso e tattico. Si fa pesante l’astinenza da gol di Vlahovic, mentre continua a rimanere intatta la muraglia bianconera.

Lecce – Parma (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il match che chiude il sabato di Serie A si chiude con un pareggio ricco di emozioni, colpi di scena e fuochi d’artificio. Dopo il buon pareggio di Torino, Gotti decide di confermare il 4-4-2 con Krstovic e Rebic come riferimenti in avanti, mentre torna dal 1’ Dorgu, assente all’Olimpico Grande Torino per squalifica. Il Parma risponde con il solito 4-2-3-1 di Pecchia. In avvio la gara appare subito molto intensa ed equilibrata, con occasioni da una parte e dall’altra. I padroni di casa inizialmente subiscono il fraseggio rapido e pungente del Parma, che si affaccia più volte dalle parti di Falcone con le conclusioni di Man, Mihaila e Bonny. Il Lecce però rimane in attesa di un varco in cui colpire la difesa ducale. Al 33’ Ramadani vede l’inserimento tra le linee di Dorgu e lo serve con un filtrante taglia-difesa, l’esterno danese arriva davanti a Suzuki e lo buca sul primo palo. Il vantaggio permette ai salentini di gestire il possesso con lucidità, ma nel secondo tempo la partita si riaccende dopo meno di un minuto, con Guilbert che viene espulso per una manata a Cancellieri. L’inferiorità numerica costringe Gotti a riadattare il suo Lecce arretrando Dorgu nella linea difensiva. Nel miglior momento del Parma, in costante pressione per riacciuffare la gara, il Lecce trova spazio per ripartire in contropiede, e il tocco delizioso di Tete Morente apre il campo all’incursione di Dorgu, fermato al limite dell’area dalla scivolata di Cancellieri. L’intervento dell’esterno ducale ferma una chiara occasione da gol e l’arbitro estrae il cartellino rosso, ristabilendo la parità numerica. La beffa per il Parma è doppia perché sul calcio di punizione Krstovic trova la deviazione di Coulibaly che alza la traiettoria del pallone e manda fuori tempo Suzuki, per un 2-0 che sembra indirizzare la gara. Pecchia prova a sbilanciarsi e inserisce Hainaut e Almqvist. Il Parma comincia a trovare spazio e soluzioni dai piedi dei suoi fantasisti, con Bernabè e Man che cominciano a trovare terreno fertile dove provare a impensierire la retroguardia salentina. Per gran parte della ripresa il Parma si affaccia dalle parti di Falcone, ma l’estremo difensore italiano è prodigioso in più occasioni. Nel recupero succede di tutto: prima Krstovic sbaglia a tu per tu con Suzuki e non chiude la gara, poi Almqvist accorcia le distanze con un tiro radente sul primo palo. Nell’ultima occasione della gara, con tutto il Lecce barricato in area, il cross di Haj Mohamed (entrato nel finale, all’esordio in A) trova sul secondo palo Hainaut, dimenticato da Dorgu, che pareggia e mette il timbro finale a uno dei match più folli di questo avvio di campionato.

Fiorentina – Lazio

A Firenze i viola rimontano la Lazio grazie ai due rigori decisivi di Gudmundsson, mandando in aria il momentaneo vantaggio biancoceleste siglato da Mario Gila . Sin dai primi minuti si assiste ad un match molto vivace. Al 9′ il pallone perso da Dia si trasforma in un contropiede in cui Cataldi manda Colpani a tu per tu col portiere, ma Provedel riesce a deviare la sfera sul palo. I biancocelesti sfruttano le fasce per far male alla Fiorentina, sempre in ritardo nelle chiusure. Al 20′ dopo una progressione di Isaksen, Zaccagni calcia in porta, ma De Gea sventa grazie ad un ottimo riflesso. I ritmi proseguono spediti rendendo lo spettacolo piacevole ma ancora a reti bianche. Col tramontare del primo tempo, la Lazio spaventa non poco la difesa viola, al 37′ De Gea compie un miracolo sulla conclusione rasoterra di Dia, successivamente, galvanizzata dagli ultimi minuti, la Lazio passa in vantaggio. Da calcio di punizione, il traversone di Tavares trova l’incornata vincente di Gila, chiudendo il primo tempo a favore dei biancocelesti. Per riprenderla, Palladino fa esordire in maglia viola  Gudmundsson che, dopo appena cinque minuti si procura il rigore per un pestone di Guendouzi. L’islandese non perde tempo e pareggia i conti spiazzando Provedel. Il contraccolpo subito dalla Lazio esalta la Fiorentina, che  cerca il gol del vantaggio spinta dal tifo di casa. Superata l’ora di gioco Palladino inserisce Kouamé per Mandragora, ridisegnando una formazione molto offensiva. I cambi di Palladino risultano decisivi e i viola premono sull’accelleratore. Al 71′ Kean spreca l’ottimo cross di Dodò, mandando la sfera a lato. Sul finale la Lazio alza la testa con Guendouzi, che spizza di testa il traversone dall’angolo di Zaccagni, ma la sfera scheggia la traversa. All’89’ il direttore di gara viene richiamato dal VAR per l’intervento dubbio di Tavares ai danni di Dodò e, dopo un controllo assegna il secondo penalty a favore dei padroni di casa. Dal dischetto Gudmundsson è infallibile e rimonta il risultato a favore dei suoi. La Fiorentina trova la sua prima vittoria in campionato grazie alla freddezza del ritrovato Gudmundsson. La Lazio non riesce a trovare continuità perdendo per la seconda volta dopo una vittoria. La difesa biancoceleste traballa ancora dopo cinque giornate in cui non sono riusciti a tenere nemmeno una volta la rete inviolata.

Monza – Bologna

Dopo lo scoppiettante lounge match delle 12:30, l’incontro tra Monza e Bologna regala emozioni altalenanti, ma al fischio finale sono i ragazzi di Italiano a portare i tre punti a casa. L’avvio molto acceso del match vede entrambe le squadre spingere alla ricerca del vantaggio. I padroni di casa sfiorano il vantaggio da calcio d’angolo con il colpo di testa di Pedro Pereira, che lasciato completamente solo, colpisce di testa ma Ravaglia nega mandando sopra la traversa. Il risultato si sblocca al 24′ a favore del Bologna: il cross al bacio di Lykogiannis viene finalizzato con un colpo di testa di Urbanski altrettanto perfetto, che rende inutile il tentativo in tuffo di Turati nell’evitare il gol. Il vantaggio esalta gli ospiti che creano tanto ma non riescono a chiudere il raddoppio, prima Castro in solitaria viene ipnotizzato da Turati,  successivamente Ndoye dopo una sgasata laterale si accentra e conclude a giro, ma la sfera esce di poco a lato. Al 43′ la conclusione dalla distanza di Maldini viene respinta da Ravaglia, sulla ribattuta si scaglia Djuric che insacca a porta sguarnita riportando il Monza in partita. Nella ripresa il Bologna sfiora il vantaggio con la botta sul primo palo di Castro, che viene deviata in angolo da un’intervento importante di Turati. I Brianzoli rispondono subito dopo con Blanco, ma la sfera esce a fil di palo mantenendo l’equilibrio del match. Arrivati all’ora di gioco i ritmi si abbassano con entrambe le squadre che non vogliono concedere troppi spazi agli avversari. Nella seconda metà di gara il match si addormenta concedendo spettacolo solamente nei singoli episodi. All’80’ Castro si inventa il gol del vantaggio che indirizza e chiude i giochi, controllando in modo non perfetto la sfera e lasciando partire un missile che si insacca alle spalle di Turati. Sebbene le cinque sostituzioni di Nesta, il Monza non è riuscito ad imporsi nel secondo tempo, lasciando al Bologna le maggiori occasioni che hanno indirizzato il match. Questa sconfitta dal sapore amaro fa sprofondare il Monza al diciottesimo posto, mentre i rossoblù conquistano la loro prima vittoria in questo campionato.

Roma – Udinese

In un Olimpico dall’area pesante per la vicenda De Rossi, la Roma sotto la gestione di Juric si impone per 3-0 contro l’Udinese. Dovbyk apre le danze, Dybala raddoppia e Baldanzi la chiude. Sin dai primi minuti, i giallorossi impongono il  loro gioco sul match e il bomber ucraino sembra il giocatore più ispirato. Il numero 11 calcia verso la porta al 7′ ma trova l’ottima risposta di Okoye. Il momento favorevole della Roma prosegue, al 20′ El Shaarawy manda in porta con un filtrante Dovbyk, che buca il portiere dalla stessa mattonella dell’occasione precedente, aprendo i giochi. Nel primo tempo i bianconeri non riescono ad imporsi e la Roma continua a spingere alla ricerca del doppio vantaggio. Al 34′ il traversone di Angelino trova la conclusione al volo di Celik che manca di poco lo specchio della porta. La squadra di Runjaic fatica ad esprimersi e a trovare spazi, complice il giallo ad inizio gara di Lucca che pesa parecchio sulla sua gara. Nonostante l’ottima prestazione giallorossa, non sono mancati i fischi di contestazione alla dirigenza capitolina, la tifoseria non ha digerito per niente la scelta dell’esonero a sorpresa dell’ex tecnico. Dopo pochi minuti dalla ripresa, Bijol stende Dybala in area e l’arbitro concede il calcio di rigore, complicando ulteriormente la gara all’Udinese. L’argentino calcia in modo impeccabile e fa 2-0, diventando il miglior marcatore della serie A nel nostro  campionato (148). Col doppio vantaggio, i giallorossi iniziano ad adagiarsi troppo sugli allori e l’Udinese prova a venire fuori, calciando due volte verso la porta di Svilar, prima con Brenner (subentrato a Lucca a fine primo tempo), poi con Thauvin che, servito dall’attaccante brasiliano, sterza sul mancino e calcia a rientrare sul primo palo costringendo Svilar ad una parata scenica. Al 70′ lo scambio tra Baldanzi e Dovbyk viene finalizzato dal centrocampista ex Empoli che chiude i giochi. Con questa prima vittoria in campionato la Roma alza la testa ed inizia la scalata, preparandosi ad ospitare il Venezia di Di Francesco. L’Udinese di contro scende al terzo posto a pari punti con il Napoli e si appresta ad affrontare l’Inter.

Inter – Milan (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il Milan batte l’Inter 2-1 e si aggiudica il Derby della Madonnina. Il colpo di testa di Gabbia permette ai rossoneri di tornare alla vittoria in un derby dopo sei sconfitte consecutive.

Atalanta – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il Como riscrivela sua storia. Ventuno anni e quattro mesi dopo l’ultima volta, la squadra lariana ha ritrovato una vittoria in Serie A. Dal 24 maggio 2003 (un inutile 1-0 al Torino) al 24 settembre 2024. Un successo capolavoro contro l’Atalanta e quel Gasperini che cinque giorni dopo aver spaventato l’Arsenal è caduto contro uno dei figli prediletti dei Gunners: Cesc Fabregas.
Al Gewiss l’Atalanta parte forte e prende il controllo del gioco. Dopo aver chiuso il match senza reti contro l’Arsenal, la Dea trova il vantaggio al 18’ con la conclusione di Zappacosta che da fuori area fulmina Audero. In quel momento il livello della prestazione del Como si alza notevolmente, grazie alla crescita in mezzo al campo di Sergi Roberto, collante perfetto tra difesa e attacco. I lariani cominciano a spaventare la retroguardia bergamasca, sporcando più volte i guanti di Carnesecchi con le conclusioni di Paz e Cutrone. Nel secondo tempo il Como trova il pareggio, frutto di uno scambio di qualità assoluta tra Strefezza e Sergi Roberto, finalizzata dalla conclusione dell’ex giocatore del Lecce. In quei dieci minuti successivi al pareggio, l’Atalanta sprofonda e il Como cavalca l’onda emotiva e ribalta tutto: al 54’ Nico Paz calcia male con il destro, ma la deviazione di Kolasinac spedisce la sfera alle spalle di un incolpevole Carnesecchi. Al 59’ Fadera riceve il lancio di Nico Paz e con un doppio dribbling elude la pressione di due difensori nerazzurri e fredda Carnesecchi con il mancino. Gasperini prova a mescolare le carte, per riaccendere la miccia alla sua squadra, in difficoltà fisica e mentale nella prima parte di ripresa. Decide di ridisegnare l’attacco con gli ingressi di Lookman e Cuadrado, oltre agli ingressi, avvenuti verso il 75’, di Samardzic e del giovane Vlahovic. Una reazione nel finale si intravede, con l’Atalanta che si affaccia dalle parti di Audero, ma risulta sempre confusionaria e inconcludente. Nel finale Lookman accorcia le distanze dal dischetto, ma è l’ultima gioia di questo match conclusivo della quinta giornata. Una vittoria storica che rilancia il Como, adesso a quota 5 punti e fuori dalla zona calda. Prosegue il periodo di appannamento dell’Atalanta. In queste prime giornate la squadra di Gasperini non sta trovando quella continuità di prestazioni e risultati richieste dal tecnico, e anche le sue dichiarazioni a fine partita fanno presagire ad un ambiente poco sereno. In vista dei prossimi impegni, in campionato e in Champions, la Dea è chiamata ad alzare il livello e cominciare a scalare la classifica.

 

LA TOP 11 DELLA QUINTA GIORNATA

Jpg

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E alla fine arriva Gabbia! Il Milan vince il derby della Madonnina

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Nel secondo big match della quinta giornata il Milan batte l’Inter 2-1 e si aggiudica il Derby della Madonnina. Al vantaggio iniziale di Pulisic aveva risposto il diagonale di Dimarco, ma nel finale il colpo di testa di Gabbia permette ai rossoneri di tornare alla vittoria in un derby dopo sei sconfitte consecutive.

Nel rovente clima di San Siro le due squadre arrivano al primo, grande, appuntamento del campionato. La scelta di Fonseca di affidarsi alla coppia Abraham-Morata, rinunciando a Loftus-Cheek in mediana, sembra pagare nei primi minuti perché i rossoneri riescono a sorprende la squadra di Inzaghi, con il movimento in mezzo al campo di Pulisic che manda in tilt le marcature dei giocatori dell’Inter, e al 10’ è proprio lo statunitense a sbloccare il derby, con una serpentina in mezzo ai difensori nerazzurri e un tocco di punta che batte Sommer. Il vantaggio sembra spezzare le gambe ai nerazzurri, visti i tanti errori in fase di impostazione e in fase di pressing (a Manchester avevano permesso all’Inter di mettere in gran difficoltà la squadra di Guardiola), però la squadra di Inzaghi non si scompone e comincia a trovare soluzioni nei lanci lunghi da esterno a esterno, per sfruttare la compattezza centrale del Milan che non riesce a seguire i movimenti di Dimarco e Dumfries. Al 28’ Barella cambia gioco verso Dimarco che serve di prima Lautaro, abile nel saltare Gabbia e servire Dimarco, libero di controllare incrociare alle spalle di Maignan, per un pareggio che rimette in gara i nerazzurri ed equilibra un derby che sembra aver cambiato inerzia. Contro ogni pronostico, il centrocampo dell’Inter sembra in difficoltà contro i movimenti continui di Morata e Pulisic, testimoniati dai due cartellini gialli di Mikitharyan e Calhanoglu per falli tattici. Al 41’ l’Inter sfiora il sorpasso, con la sponda di Lautaro per il destro incrociato di Thuram, dove è necessario un intervento strepitoso di Maignan a evitare il quinto sigillo in campionato del numero 9 nerazzurro.  

La ripresa si apre subito con un guizzo del Milan, con Emerson Royal che crossa al centro dove Leao incorna di testa ed è provvidenziale Sommer in tuffo. Così come nel primo tempo, anche al rientro dagli spogliatoi il Milan cerca di imporsi sul piano del gioco e sull’agonismo, e l’Inter sembra approcciare nuovamente in maniera ‘pigra’ rispetto alle solite prestazioni accese ed eccelse. Inzaghi sceglie la via del pragmatismo e all’ora di gioco decide di richiamare in panchina Calhanoglu e Mikitharyan, entrambi ammoniti, per inserire Asllani e Frattesi, oltre alla staffetta Dumfries-Darmian. Al 74′ è ancora il Milan a sfiorare il vantaggio, con il contropiede guidato da Abraham e Leao, che conclude verso la porta di Sommer che risponde in tuffo. Al 76′ Reijnders illumina in verticale per l’inserimento di Abraham, sfilato alle spalle di Acerbi, che chiude troppo la conclusione e calcia a un passo dal secondo palo. Nel finale l’Inter, nonostante i cambi di Inzaghi, continua a rimanere compassata al cospetto di un Milan molto audace e coraggioso. All’88’ i rossoneri trovano il vantaggio, con il calcio di punizione di Reijnders che pesca l’incornata di Gabbia sul primo palo, dove Sommer non può arrivare. Nel finale l’Inter si getta completamente in avanti ma la difesa rossonera tiene e in contropiede sfiora il terzo gol, con Okafor che calcia fuori su assist di Chukwueze.

Vittoria di morale per il Milan, al termine di una settimana contraddistinta dal k.o in Champions contro il Liverpool. La scelta di cambiare modulo ha dato ragione a Fonseca che è riuscito a imbrigliare l’Inter, in continua difficoltà soprattutto a centrocampo. La squadra di Inzaghi confeziona la prima sconfitta stagionale, e la prestazione altamente incolore apre un dibattito sulla titolarità e la centralità di alcuni giocatori, apparsi fuori condizione. Il pareggio di Manchester sembrava indirizzare definitivamente la stagione dei campioni d’Italia, che adesso sono chiamati a dare un segnale forte al campionato e alla propria stagione. Tre punti che permettono al Milan di agganciare l’Inter a quota 8 punti e adesso il campionato ha una nuova capolista, con il Torino di Vanoli che rimane saldo al primo posto in classifica.

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