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Calcio

Il Super Commento della 3ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine,  della terza giornata di Serie A.

Venezia-Torino

Due squadre con percorsi e obiettivi differenti, chiamati a dare un forte segnale dopo le prime due giornate. Nella prima frazione del Penzo, Torino e Venezia non si sono risparmiati e hanno sfornato un primo tempo dall’alto contenuto emotivo e agonistico. Tante occasioni da una parte e dall’altra, con i due estremi difensori che si prendono la scena durante tutto il primo tempo. Tra le fila lagunari, nonostante il ritorno dal primo minuto (all’esordio in A) di Pojhanpalo, tutti i maggiori pericoli arrivano dai piedi di Hans Nicolussi Caviglia, vero metronomo del centrocampo veneziano e protagonista dell’occasione più nitida del primo tempo con la sua conclusione a giro che impegna Milinkovic-Savic, chiamato al miracolo. La risposta granata arriva con Che Adams,  la conclusione dello scozzese a botta sicura viene stoppata dal tuffo di Joronen. Rispetto ai due match contro Milan e Atalanta, il Torino palesa più di qualche difficoltà nel dominare il gioco qualitativamente e quantitativamente, con Vanoli in costante movimento nell’area tecnica. Nel secondo tempo la partita si addormenta, il ritmo cala e le due squadre continuano a studiarsi e annullarsi. La poca lucidità della coppia ZapataAdams consegna grandi meriti alla coppia di centrali del Venezia, con Idzes che continua a mettersi in mostra dopo il gran campionato dell’anno scorso. La poca qualità messa a disposizione dei centrocampisti granata fa venire alla luce la gran partita dei mastini del centrocampo lagunare, con Duncan e Nicolussi Caviglia tra i migliori in campo. Nel finale arriva il guizzo decisivo del Toro, con lo stacco di Saul Coco sulla spizzata di Masina. Un gol che conferma l’ottimo impatto del centrale ex Las Palmas nella retroguardia granata, con l’addio di Buongiorno che sembra esser già un lontano ricordo. Con 7 punti in 3 partite, il Toro di Vanoli è partito decisamente bene e non ha nessuna voglia di fermarsi, con i nuovi innesti che potranno permettere continue alternative dalla panchina. Manca all’appuntamento con la vittoria il Venezia, ma la gara del Penzo ha lasciato tanti spunti su cui lavorare per costruire una salvezza che sembra già in salita.

Inter-Atalanta

Dopo aver ritrovato la vittoria nel primo match casalingo contro il Lecce, i nerazzurri annientano l’Atalanta per 4-0. In una delle sfide più attese della terza giornata di Serie A,  i padroni di casa dopo un’azione rapidissima composta da uno/due tocchi, passa in vantaggio sul cross di Thuram deviato in porta da Djimsiti dopo appena centottanta secondi. L’Atalanta, priva di Hien e Kolasinac in difesa accusa il colpo e, dopo molteplici campanili sventati da Pavard, subisce la rete del 2-0 al decimo minuto grazie alla super conclusione targata Barella. Nonostante il doppio vantaggio, l’Inter non abbassa il ritmo del proprio gioco continuando ad attaccare, dando ancora una volta l’ennesima dimostrazione dell’idea di gioco di Inzaghi e della supremazia nei confronti dei bergamaschi. L’unica reazione del primo tempo da parte dei campioni d’Europa League arriva sul tiro da fuori di Zappacosta che viene neutralizzato da Sommer e, sulla respinta del portiere svizzero, Retegui non riesce a centrare la porta spedendo alto il pallone. La calda serata milanese ha un protagonista: Marcus Thuram. Il centravanti francese continua sull’onda della prima sfida al Genoa e, dopo un palo colpito nel primo tempo, chiude la gara nella ripresa grazie ad una doppietta che risalta ancora di più la propria figura di attaccante, grazie a due interventi che anticipano la difesa bergamasca e che non lasciano scampo a Carnesecchi. Oltre alla grande prestazione di Thuram, la scena se la prende tutto il terzetto difensivo. In soli novanta minuti, la difesa nerazzurra, è riuscita a superare le critiche ricevuto nel precampionato, riuscendo a portare a casa il secondo clean sheet stagionale oltre a far un’ottima figura per quanto riguarda la fase d’impostazione, perfettamente portata avanti da Bastoni, Acerbi e Pavard. Nei minuti finali, Inzaghi effettua cinque sostituzioni, nonostante aver cambiato tutto il reparto offensivo e due terzi di centrocampo, il ritmo dei campioni d’Italia non è mai calato, fattore che manda un grande segnale alle altre avversarie, pretendenti per la vittoria finale.

Bologna-Empoli

Dopo il sorteggio Champions, l’atmosfera energica del Dall’Ara imponeva quasi i tre punti. Al cospetto di un Empoli in rampa di lancio, i felsinei non vanno oltre il pari. Succede quasi tutto nei primi cinque minuti. Al secondo minuto il corner di Miranda trova prima la spizzata di Beukema e poi la zampata vincente di Fabbian, al primo gol in campionato, la marcatura più giovane di queste tre giornate di A. La risposta dei toscana arriva dopo nemmeno due minuti, con una giocata che ormai sta diventando un dogma dell’Empoli di queste giornate: palla su Pezzella e cross sul secondo palo dove arriva puntuale l’inserimento di Gyasi, al secondo gol consecutivo dopo la rete facsimile dell’Olimpico (a Roma aveva aperto le marcature, qua pareggia subito la gara). Il gioco del Bologna si sviluppa prevalentemente a sinistra, dove Karlsson e Miranda giocano un’ottima gara dal punto di vista tecnico, fornendo sempre una soluzione per l’attacco, sorretto da Castro e da Orsolini, ancora lontani dalla migliore condizione. L’Empoli si conferma una macchina da contropiede e al 37’ sfiora il nuovo vantaggio con la conclusione a botta sicura di Solbakken, dove è necessario un super intervento di Skorupski. La replica rossoblù arriva pochi minuti dopo, ma Orsolini spara in curva da buona posizione. Nel secondo tempo l’equilibrio prevale e le poche occasioni arrivano tutte dai piedi di Orsolini, senza però trovare il gol. Rimandato l’appuntamento con la prima vittoria per il Bologna. A quindici giorni dall’esordio in Champions contro lo Shaktar sono tanti ancora i punti interrogativi su Italiano e sullo scacchiere rossoblù. L’infortunio di Ferguson sembra aver condizionato negativamente tutte le manovre offensive dei felsinei, e le condizioni non ottimali dei due attaccanti Castro e Dallinga, non permettono al Bologna di essere dominante in area di rigore. Dopo tre giornate i gol realizzati sono soltanto due, tra cui un rigore alla prima giornata di Orsolini. Prosegue spedito il cammino dell’Empoli. 5 punti in tre gare e due reti subite, per una delle sorprese di questo avvio di campionato. Al rientro dalla sosta D’Aversa è chiamato a confermare questo score, a partire dal match del Castellani contro la Juventus di Thiago Motta. 

Lecce-Cagliari

Il primo banco di prova per Lecce e Cagliari, che hanno iniziato la loro stagione in maniera differente, ma entrambe alla ricerca della prima vittoria in campionato. Dopo la sconfitta di San Siro, Gotti inserisce subito nella contesa il nuovo acquisto Guilbert, arrivato per sostituire Gendrey (ceduto all’Hoffenheim). La scelta di utilizzare Dorgu nella stessa fascia del francese permette al Lecce di avere molto equilibrio da una parte e poter osare dall’altro lato, con le sgasate di Banda e le sovrapposizioni di Gallo. In avanti, nonostante l’arrivo di Ante Rebic, Krstovic mantiene saldamente il centro dell’attacco. Nel primo tempo i fari sono puntati tutti sul montenegrino, poiché si divora un gol a porta scoperta, dopo aver scartato Scuffet calcia addosso a Luperto. Al 26’ il Lecce trova il primo gol in campionato, con la zampata di Krstovic sulla sponda aerea di Gaspar. Da Cagliari a Cagliari, visto che le ultime reti dei salentini erano state realizzate l’anno scorso nel match contro i sardi, entrambe le reti portavano la firma di Krstovic. La squadra di Nicola non si scompone e sfiora il pareggio con la traversa di Luvumbo. Poi sul gong della prima frazione l’evento che cambia la gara: Dorgu interviene in maniera scomposta su Prati e viene espulso. Nel secondo tempo il Cagliari si riversa tutto in avanti per pareggiare, ma il Lecce riesce a contenere tutti gli attacchi dei sardi, nonostante l’inferiorità numerica. I cambi di Gotti permettono ai salentini di essere sempre pimpanti e rapidi nel ribaltare l’azione. Nel finale il Cagliari tenta il tutto per tutto e allora è Falcone a salire in cattedra, con un intervento prodigioso che nega il pareggio a Luvumbo. L’ultima grande occasione del match capita tra i piedi di Nicholas Viola (alla 50ª presenza con la maglia del Cagliari) ma la sua conclusione a botta sicura colpisce la traversa. Tre punti d’oro per i salentini, che tornano a sorridere dopo le due sconfitte nette contro Atalanta e Inter. Manca all’appuntamento con la prima vittoria il Cagliari, ma Nicola sembra avere la situazione sotto controllo ed è chiamato a dare un segnale già al rientro dalla sosta.

Lazio-Milan

Una gara che prometteva spettacolo, con le due squadre chiamate a dare un segnale alla propria stagione. Le scelte dei due tecnici fanno presagire questa voglia di riscatto, di “rinascita” anche se si tratta di due percorsi in pieno inizio e sviluppo. La rivoluzione apportata da Fonseca scuote tutto l’ambiente rossonero, ma per le scelte impavide del portoghese portano il Milan al riposo in vantaggio. Dopo la buona prestazione di Parma, ancora una volta Stranjha Pavlovic è stato uno dei protagonisti della partita, sia dietro ma soprattutto in avanti. Il centrale serbo ha il merito di salvare sulla linea una conclusione velenosa di Dia, che aveva beffato Maignan in uscita, e pochi minuti dopo sfrutta un’incomprensione generale della difesa laziale e incornare tutto solo nell’area piccola, per la prima gioia con la maglia rossonera. La scelta di rinunciare a Theo Hernandez e Leao fa perdere al Milan quella ‘sana’ instabilità che permetteva ai rossoneri di essere sempre pericolosi in ogni momento della gara e in ogni tipo di azione. La scelta di Terracciano e Pulisic garantisce più equilibrio nella prima frazione, dove la Lazio tenta di aggredire il match fin da subito, anche grazie alla scelta di Baroni di presentare il doppio centravanti, con Dia che fa coppia con Castellanos. Nel secondo tempo il Milan comincia a perdere riferimenti grazie anche alla crescita costante dei padroni di casa, che grazie ai cambi di Baroni (che inserisce Isaksen e Marusic) riesce ad avere più lucidità nel possesso e più spazio dove attaccare con la velocità di Nuno Tavares. Il terzino portoghese si prende la scena intorno all’ora di gioco, quando viene servito in profondità da Zaccagni e disegna due assist al bacio per i due tap-in di Castellanos e Dia, e in meno di cinque minuti la Lazio ribalta tutto. Con la gara in salita, Fonseca decide di mettere fine al suo esperimento e decide di inserire tutti i ‘tenori’ lasciati inizialmente fuori, con l’aggiunta dell’esordiente Tammy Abraham. In meno di un minuto i nuovi entrati collezionano l’azione del pareggio, con un fraseggio tutto di prima tra Leao, Theo e Abraham, finalizzato dalla conclusione vincente di Rafael Leao. L’immagine emblematica di Theo Hernandez e Leao che non presenziano al cooling break con la squadra dimostra una poco rosea situazione all’interno dello spogliatoio rossonero, nonostante tutti i proclami di intesa di Fonseca. Le ultime due occasioni, di Okafor e Zaccagni mettono la parola fine a una gara divertente e ricca di colpi di scena, che però non cambia i giudizi e i pensieri riguardo l’avvio di stagione di Lazio e Milan, chiamate ad alzare l’asticella al rientro dopo la sosta.

Napoli-Parma

La cornice del Maradona diventa il teatro della gara più folle della stagione -al momento. Con l’arrivo di Gilmour, McTominay e Lukaku la rosa del Napoli si completa definitivamente, ma nel primo tempo del Maradona la scena è tutta dei ragazzi di Fabio Pecchia. Perché il Parma gioca, e come gioca! Un continuo scambio di posizioni, un dinamismo e un’audacia che raramente si vede in squadre neopromosse, e poi l’intraprendenza e la consapevolezza del rischio che è il fattore determinante nell’inquadrare l’azione del vantaggio, con la progressione centrale di Sohm e il fallo di Meret in uscita su Bonny. Dal dischetto il francese apre il piatto e porta in vantaggio -meritatamente- i ducali. La poca pulizia nel giro palla, e un ritmo non troppo elevato a causa dell’intraprendenza del Parma, portano il Napoli a riposo sullo 0-1 e con tanti aspetti da sistemare e migliorare per Conte. Nel secondo tempo la partita cambia nell’ultimo quarto d’ora, quando Suzuki (ammonito in precedenza) viene espulso per un’uscita a gamba tesa su Neres. Con le sostituzioni esaurite pochi minuti prima, a difendere i pali della porta ducale si presenta il capitano Delprato. Nel finale Conte inserisce tutti gli attaccanti e riesce a sfruttare l’handicap del portiere atipico per ribaltare la gara e portare a casa i tre punti. Prima ci pensa Lukaku a infiammare il Maradona, con la sua rasoiata mancina che buca le mani a Delprato, per la prima gioia in maglia azzurra, conclude l’opera il colpo di testa di Anguissa, servito dal cross al bacio di David Neres (secondo assist in due partite da subentrato). Una vittoria che permette al Napoli di concludere la primissima fase di campionato al sesto posto, a quota 6 punti. Dopo la pesante sconfitta di Verona, il campionato dei partenopei ha avuto subito un riscontro positivo dal punto di vista mentale e il completamento della rosa, con tutti i nuovi innesti richiesti da Conte, possono indirizzare il campionato del Napoli verso i piani alti della classifica. Sconfitta a testa altissima del Parma, che conferma quanto visto nelle prime due giornate. Una squadra molto giovane, ma molto intraprendente e coraggiosa, che darà del filo da torcere a tutti.

Genoa-Hellas Verona

Il primo scontro salvezza delle due squadre, una vittoria pesantissima da parte degli scaligeri. A Marassi la partita si sviluppa secondo quelli che sono i pronostici, ossia le due squadre in completo assetto difensivo, con l’obiettivo di studiarsi e trovare i punti dove colpire. La scelta di Zanetti di utilizzare un centrevanti mobile come Tengstedt piuttosto che un pivot come Mosquera fa perdere riferimenti alla schierata difesa rossoblù, che risponde con il doppio centravanti Vitinha-Pinamonti. La gara si accende e si stappa nella ripresa, quando il Verona comincia a trovare un porto sicuro negli esterni, a causa della compattezza centrale dei difensori, e da un cross laterale di Lazovic arriva il vantaggio di Tchatchoua, nel più classico dei gol “da quinto a quinto”. Il Genoa perde certezze e dinamismo, che è il marchio di fabbrica della squadra di Gilardino, e la gara viene indirizzata definitivamente dal penalty di Tengstedt, dopo il fallo di mano del neo entrato Thorsby. Una sconfitta che non compromette il percorso del Genoa. Ai rossoblù è mancato quell’estro e quel dinamismo in mezzo al campo e nella trequarti. La partenza di Gudmundsson ha portato il Grifone a compiere delle scelte che hanno portato a un cambio di ideali tattici, e il doppio centravanti è ancora in fase di sperimentazione. La sosta potrà consegnare a Gilardino il tempo necessario per lavorare su questi aspetti per il proseguo del campionato. 6 punti in 3 giornate per il Verona, che con Zanetti ha messo subito la quinta alla ricerca dei punti salvezza, in attesa di capire se la continuità sarà un fattore determinante o un handicap che può compromettere l’obiettivo degli scaligeri. 

Fiorentina-Monza

Il faticoso passaggio del turno in Conference, contro la Puskas Academy, aveva bisogno di una reazione convincente in campionato, con Palladino che si trova ad affrontare quello che è stato il suo passato, contro l’amico Nesta. Al Franchi la Fiorentina presenta dal 1’ due nuovi acquisti, come Gosens e Cataldi, già metallizzati e abituati alla difesa a tre e al tipo di calcio richiesto da Palladino. Nel primo tempo però la Viola continua a palesare una scarsa attitudine con il gol e soprattutto una scarsa intraprendenza nella trequarti, con Colpani che continua a non incidere e Beltran si dimostra molto sterile sotto porta. Inoltre la Fiorentina deve fare i conti con una difesa che continua a non convincere, e la scelta di utilizzare Biraghi come braccetto di sinistra dimostra la poca propensione del capitano italiano in marcatura. Il gol del vantaggio del Monza nasce da un errore in marcatura di Biraghi, colpito dal taglio sul primo palo di Djuric, che apre il conto delle reti in campionato del Monza (l’ultima rete dei brianzoli risaliva allo scorso Fiorentina-Monza, anche in quell’occasione a segnare fu il bosniaco). Lo scossone emotivo portato dal vantaggio brianzolo spezza le gambe alla Fiorentina, che comincia a sbagliare qualsiasi giocata palla a terra e viene sovrastata dal pressing alto del Monza, che trova anche il raddoppio grazie alla conclusione da fuori area di Daniel Maldini. Prima dell’intervallo la Viola si rimette in gara grazie alla zampata di Moise Kean, al primo gol in campionato. Nel secondo tempo Palladino inserisce anche Adli e Bove, anche loro all’esordio con la maglia viola, e nel finale il Monza cede e subisce il gol del pareggio. Il corner di Adli pesca il taglio sul primo palo di Gosens, che timbra il cartellino al primo gettone al Franchi. Un pareggio che maschera la brutta prestazione, l’ennesima, della Fiorentina. Palladino ha l’arduo compito di trovare delle contromisure alla sua difesa a tre, che in queste prime partite ha presentato più di qualche lacuna. Il Monza torna a casa con l’amaro in bocca, con la vittoria che distava solamente cinque minuti. Tuttavia la prestazione della squadra di Nesta è sopra la sufficienza, e i nuovi acquisti potranno migliorare l’organico brianzolo, alla rincorsa della salvezza. 

Juventus-Roma

Un pareggio che lascia tanti spunti, ma poco spettacolo e quasi nessuna palla gol. La scelta di De Rossi di inserire subito il neo arrivato Saelemaekers, al posto di Dybala, si rivela fondamentale nella lettura della gara poiché i giallorossi hanno superiorità numerica in mezzo al campo, con la Juve spesso in ritardo nel pressing dei tre giallorossi. Durante il cooling break Thiago Motta mette a posto alcune cose e la Juve tiene meglio il campo: Gatti non si perde più Dovbyk, Cambiaso si abbassa ad aiutare Savona in copertura, migliora anche Mbangula nell’aiuto a Cabal dall’altro lato. La partita si fa dunque bloccata, con qualche guizzo a tinte bianconero, anche se niente di che. L’unica vera palla-gol del primo tempo la firma Vlahovic: Yildiz va al traversone, Vlahovic sfila davanti a Ndicka e lo anticipa, ma Svilar è attento sulla sua girata. Le due scelte degli allenatori, al netto di ogni forma di rispetto e stima (confermati nelle conferenze stampa) indirizzano la partita verso un pareggio. I nuovi innesti, da una parte e dall’altra, non sono riusciti a dare la giusta scossa in un match che fin dall’inizio ha dato la sensazione di non potersi sbloccare se non con qualche episodio, che non è arrivato. Tanti i meriti di De Rossi in questo pareggio, poiché le scelte del tecnico romano hanno permesso alla Roma di avere un approccio molto spigliato e audace al cospetto della slanciata Juve, che allo Stadium è sembrata a corto di energie nel finale per tentare il forcing decisivo. I nuovi innesti non sono riusciti a colpire subito, ma ci sarà tutto il tempo per inserirsi negli schemi di Thiago Motta. Sottolineatura importante per Paulo Dybala. La Joya, subentrato a Soulé, è sembrato un pesce fuor d’acqua all’interno del 4-3-3 giallorosso, con tutte le attenzioni che sono rivolte su De Rossi e sulle scelte che metterà in atto nel corso della stagione. Ottimo esordio di Saelemaekers e Manu Konè, già molto pimpanti e perfettamente calati nella parte all’interno degli schemi giallorossi. 

Udinese Como 

Continua a volare in classifica l’Udinese di Runjaic. Contro il Como i friulani conquistano la seconda vittoria consecutiva e concludono la prima parte di campionato in vetta alla classifica. La scelta di Runjaic, rispetto al match vinto contro la Lazio, ricade su Karlstrom accanto a Lovric in mezzo al campo, cosi da avere maggior dinamismo e fisicità in mezzo al campo. L’obiettivo dell’Udinese non è quello di mantenere stabilmente il pallone, ma essere pungente e rapido una volta riconquistato il possesso. Il vantaggio bianconero arriva grazie al movimento di Thauvin in mezzo al campo che spalanca la prateria a Ehizibue, che arriva sul fondo e serve l’assist per il primo gol in Serie A di Brenner. Il Como nel secondo tempo prova a inserire tutti i nuovi arrivati per rimettere in equilibrio la gara, così come fatto contro il Cagliari, ma la resistenza dei friulani è serrata e gli spazi sono pochi. Nel finale il Como ha l’occasione per pareggiare, grazie al calcio di rigore assegnato dal VAR per fallo di mano del neo entrato Payero. Dal dischetto Cutrone spiazza Okoye ma chiude troppo la conclusione e la palla termina fuori. 7 punti in 3 partite per l’Udinese, in vetta al campionato insieme a Juventus, Inter e Torino. Si conferma in salita il percorso del Como in Serie A, con un solo punto raccolto nelle prime partite. La reazione dei lariani è attesa al rientro dalla sosta, nel primo match stagionale al Sinigaglia contro il Bologna.

LA TOP11 DELLA 3ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Dany Mota illude, Dumfries entra e la pareggia. Monza-Inter termina 1-1

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Dopo un finale infuocato e deciso da due subentrati, Inter e Monza pareggiano con l’amaro in bocca

In vista dell’importantissima sfida di mercoledì in Champions League contro il Manchester City, Simone Inzaghi schiera dal primo minuto Frattesi, Carlos Augusto e Asslani, tutti all’esordio da titolare in questa Serie A. Il Monza invece, reduce da un buon pareggio strappato contro la Fiorentina, schiera gli stessi undici della sfida del Franchi. Nei primi minuti di gara, Dimarco sbaglia e spreca calciando a lato un pallone sanguinoso perso da Daniel Maldini, quest’ultimo qualche minuto dopo prova a rendersi pericoloso al limite dell’area avversaria con un tiro da fuori che però non impensierisce Sommer. Dopo venticinque minuti, l’Inter va vicina al momentaneo vantaggio con l’inserimento di Frattesi, l’ex Sassuolo si stacca dalla linea dei centrocampisti, si inserisce alle spalle di Lautaro, e sfiora il gol del vantaggio. Con il passare dei minuti l’Inter cresce e il Monza cala, a ridosso dell’intervallo i nerazzurri provano ad aumentare i giri del motore ma non riescono a concretizzare, andando all’intervallo sul risultato di 0-0.

Nella ripresa la situazione non cambia, all’U-Power Stadium i ritmi non decollano ed entrambi gli allenatori mettono mano alla panchina, nel tentativo di sbloccare una gara che non eccelle di occasioni da entrambe le parti. Con l’ingresso di Zieliński, l’Inter si affaccia nell’area di rigore del Monza con Dimarco, che fraseggia e scambia palla con neo entrato Zieliński, nel tentativo di pescare a centro area Thuram o Taremi, quest’ultimo subentrato al posto di Lautaro Martinez. Dopo un paio di minuti con scarsi risultati offensivi, Inzaghi prova il tutto per tutto, buttando nella mischia sia Arnautovic che Correa.  A meno di dieci minuti dalla fine, il neo entrato Dany Mota manda i tifosi di casa in delirio, l’attaccante brianzolo vola in cielo e anticipa Pavard siglando il suo primo gol in questa Serie A. A tre minuti dal novantesimo, un altro subentrato lascia il segno in una gara dalle mille facce, il cross di Carlos Augusto messo a centro area pesca l’inserimento di Dumfries, anche lui al primo gol stagionale. Nei quattro minuti di recupero, entrambe le squadre non affondane e si portano a casa un pareggio amaro.

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Calcio

A Theo e Leao bastano due minuti per riprendersi Milano, il Genoa beffa la Roma allo scadere

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Theo Hernandez e Leao ripagano la fiducia di Fonseca in novanta secondi. I rossoneri schiacciano il Venezia e rialzano la testa in vista della Champions e del derby imminente. La Roma manca nuovamente l’appuntamento con la prima vittoria stagionale, l’incornata di De Winter rovina la festa allo scadere.

Milan – Venezia

Un Milan travolgente ha riportato la luce a San Siro facendo sprofondare il Venezia sul fondo della classifica. La gara si inaugura con la partenza a razzo del Milan, che va in vantaggio dopo appena un minuto e trenta secondi proprio i giocatori finiti nell’occhio del ciclone mediatico: Leao serve col tacco Theo Hernandez che in corsa si imbuca in area e insacca sotto le gambe di Joronen con una conclusione rasoterra. Il blackout iniziale non scoraggia inizialmente la formazione di Di Francesco che tenta di sfruttare le corsie laterali (maggior punto debole dei rossoneri in questo avvio di campionato), per poi servire gli incursori a centro area, dove Oristanio e Pohjanpalo tentano più volte la coclusione. La voglia di rivalsa del Milan mette ai ferri corti il Venezia che continua a vacillare in difesa e subisce il raddoppio su calcio d’angolo al quarto d’ora: il pallone calciato a rientrare da Pulisic entra in rete grazie al tocco finale di Fofana. I Lagunari da lì in poi sprofondano nell’oblio perdendo concentrazione e lucidità, concedendo ben due calci di rigore ai rossoneri che nel giro di cinque minuti, con i penalty trasformati da Pulisic e Abraham chiudono una gara mai stata in discussione. Dopo tre giornate altamente insufficienti, il Milan archivia la pratica Venezia con quattro gol in mezz’ora (non accadeva dagli anni ’50). Grazie a questo enorme vantaggio, la squadra di Fonseca comanda i ritmi del gioco permettendo al tecnico portoghese di far rifiatare i suoi, in vista dell’impegno di martedì sera con il Liverpool, l’esordio della nuova Champions League. La serata complicata del Venezia si aggrava ancor più con l’espulsione di Nicolussi Caviglia per un’entrata pericolosa, che costa il doppio giallo e l’annullamento del gol della bandiera di Zampano. Il fischio finale decreta una rinascita per i rossoneri che sono chiamati a confermare questa rinascita in vista del derby della prossima giornata (Domenica 22 settembre alle 20:45). La prestazione opaca dei Lagunari, che non sono mai entrata in partita, lascia tante incognite sulla gestione del tecnico ex Frosinone, dopo quattro giornate sono tre sconfitte e un pareggio con un solo gol all’attivo e ben otto subiti.

Genoa – Roma

L’avvio di gara a Marassi vede un inizio molto frammentato con diversi duelli in mezzo al campo. Dopo l’incontro con la Juventus, De Rossi riconferma Pisilli dall’inizio con l’intento di creare un centrocampo più folto rinunciando a Soulé. Al 12′ l’allaccio tra De Winter e Dybala dentro l’area accende le polemiche per il mancato penalty a favore dei giallorossi, sebbene l’argentino sembrava in anticipo. Alla mezz’ora la Roma alza i giri e sfiora il vantaggio con Dovbyk , ma l’istinto di Gollini vince sull’ucraino. Poco dopo l’estremo difensore italiano si rende protagonista una seconda volta, sventando la conclusione mancina di El Sharaawy. Le iniziative giallorosse rendono completamente passivo il Genoa, costretto a rintanarsi nella propria metà campo. Al 37′ la conclusione di Pisilli (uomo in più per qualità e corsa in mezzo al campo), deviata da Gollini, favorisce il tap-in vincente di Dovbyk che trova la sua prima rete in Serie A. La rete del vantaggio galvanizza la Roma che cerca il raddoppio giocando a due tocchi contro un Genoa mentalmente spento. L’intervallo permette ai padroni di casa di schiarire le idee per tornare in partita. Nella ripresa troviamo un altro Grifone, molto più aggressivo e compatto, l’ingresso in campo di Malinovskyi rende più fluide le iniziative offensive, e quello di Vitinha completa il tridente d’attacco. Le scelte di Gilardino hanno invertito la passività del primo tempo a favore di grandi iniziative offensive alla ricerca del pari. All’ultimo respiro il cross di Vitinha trova la testata vincente di De Winter, che rovina la festa ai giallorossi che pregustavano la prima vittoria stagionale. I cambi di Gilardino hanno stravolto le sorti del match, mentre la Roma deve accontentarsi di un punto che sta molto stretto, e adesso De Rossi dovrà fare i conti con gli infortuni di Saelemaekers e Pellegrini.

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Calcio

Il Como si fa rimontare nel finale. Reti bianche tra Empoli e Juventus

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Resoconti e spunti delle prime due gare della 4ª giornata di Serie A. In attesa degli esordi in Champions League, Bologna e Juventus collezionano due pareggi in casa di Como ed Empoli.

Como-Bologna

Una prima al Sinigaglia dal sapore dolce-amaro per il Como di Fabregas. Nel primo match della quarta giornata i lariani inaugurano il proprio campionato casalingo con un pareggio contro il Bologna. Nelle prime battute della gara si vede subito come il Como voglia riscattare le prime tre gare, giocate al di sotto delle aspettative, e in avvio si intravede come la scelta di Fabregas di tenere fuori Belotti (con Nico Paz in coppia con Cutrone) renda imprevedibile l’attacco lariano. L’attacco della profondità di Cutrone propizia il vantaggio del Como, grazie allo scambio con Fadera e il cross basso deviato dal piedi di Casale, per il primo gol stagionale al Sinigaglia. Nel momento in cui il Bologna comincia a trovare spazio, prevalentemente sulla destra, comincia a rannicchiare il Como nella propria metà campo, ma l’idea della squadra di Fabregas è ben precisa: recupero palla, possesso rapido e verticalizzazione verso gli attaccanti. Il fraseggio dei lariani ingabbia completamente il centrocampo a tre disegnato da Italiano, cosi come era successo nel match contro il Napoli, e il continuo movimento armonico della trequarti del Como manda in continua confusione la squadra di Italiano. Nel secondo tempo Italiano cambia subito, con l’inserimento di Fabbian al posto di Aebischer. La musica non cambia nei primi minuti perché il Como continua a pressare e ripartire con ordine e ferocia. Al 50’ ancora un recupero alto e una verticalizzazione fulminea di Strefezza spiana la strada a Cutrone, lasciato libero da Miranda e abile nel piazzare alle spalle di Skorupski il 2-0, riscattando l’errore dal dischetto dell’ultimo match di Udine. La reazione del Bologna prova ad arrivare dalla panchina con gli innesti di Castro e Iling Jr. e sono proprio i nuovi entrati a dare la scossa che serviva ai felsinei. La ‘garra’ di Santiago Castro permette al Bologna di avere un pivot in avanti su cui appoggiarsi per ripartire,  e dopo tre giornate a secco l’attaccante realizza il suo primo gol in questa Serie A, approfittando di una palla vagante in area dopo una conclusione di Odgaard stoppata da Kempf. Nel finale il Bologna si riversa tutto in avanti, il Como comincia a peccare di lucidità, fisica e mentale, e Iling Jr. si inventa il gol del pareggio, con una conclusione a giro che si insacca alle spalle di un inerme Audero. Un pareggio che proietta il Bologna all’esordio in Champions League, mercoledì alle 18.45 al Dall’Ara contro lo Shaktar. Ancora una volta la squadra di Italiano subisce l’intraprendenza degli avversari, ma rispetto alle gare precedenti riesce a reagire ed evitare una sconfitta che avrebbe inguaiato terribilmente il percorso del tecnico ex Fiorentina sulla panchina felsinea. Tanto rammarico per il Como, autore di una gran prestazione che però non ha portato i tre punti. Il blackout dell’ultimo quarto di gara è l’aspetto su cui Fabregas dovrà lavorare, ma le ottime risposte ottenute da Nico Paz, da Strefezza e Cutrone hanno mostrato tutte le qualità di questo Como, alla ricerca della prima vittoria in campionato. 

Empoli-Juventus

Alla ricerca di soluzioni e sopratutto risposte, in avvio le due squadre approcciano con il freno a mano tirato, cercando di non scoprirsi vistosamente. Nonostante il sostanziale equilibrio, il tanto movimento iniziale dei bianconeri sembra poter indirizzare la gara nei primi minuti, specialmente nel continuo scambio di posizione dei tre trequartisti e Cambiaso ma l’Empoli si conferma in grande spolvero, dopo un avvio di stagione di altissimo livello. La squadra di D’Aversa approfitta di una fase un po’ caotica della gara, con tutti i nuovi innesti schierati da Motta dediti a trovare la posizione e l’equilibrio in campo, e impone il proprio pressing uomo su uomo, con una pressione costante e feroce sui portatori di palla bianconeri. La giocata codificata tra Pezzella e Gyasi spaventa la retroguardia bianconera, con Kalulu che chiude in calcio d’angolo. Il poco ritmo della gara non presenta occasioni, con la Juve che comincia a trovare soluzioni grazie ai corner di Douglas Luiz e Koopmeiners, come in occasione del miracolo di Vasquez sulla zuccata di Gatti. Nella ripresa l’Empoli la pressione. Il gioco dei toscani si appoggia prevalentemente sulle sponde di Colombo, in costante lotta con l’asfissiante marcatura di Bremer. Nel corso della prima frazione l’attaccante italiano riesce a trovare le misure e si costruisce un’occasione in cui serve l’intervento in tuffo di Perin. Nella ripresa i bianconeri provano ad alzare i giri del motore, ma la pressione della squadra di D’Aversa non si affievolisce. L’occasione più nitida della gara bianconera arriva da un tracciante di Nico Gonzalez, che apre il campo all’inserimento di Vlahovic che non riesce a battere Vasquez, provvidenziale in uscita. La grande prova difensiva dei centrali dell’Empoli non lascia molte occasioni alla Juve, che sfiora il vantaggio con un tocco di esterno di Koopmeiners che costringe Vasquez al riflesso in tuffo. La scelta di Thiago Motta di operare una quadrupla sostituzione sottolinea le difficoltà dei bianconeri a imporsi, soprattutto in mezzo al campo dove Douglas Luiz e Locatelli vengono rilevati da Fagioli e Thuram. Cambia l’orchestra, ma la musica no, e la gara continua a non spiccare per ritmo. Si affaccia dalle parti di Perin anche l’Empoli e sfiora il vantaggio con una combinazione tra Pellegri e Grassi, ma la conclusione del centrocampista è flebile e allora Perin intercetta. Nel finale ci prova anche Maleh e all’ultimo respiro è provvidenziale Gatti a salvare sulla conclusione a botta sicura di Gyasi. Un pareggio che conferma il gran momento dell’Empoli, in continua crescita in questo avvio di campionato. Si ferma ancora sullo 0-0 la Juventus, che continua a non subire gol (quarta partita consecutiva) ma adesso comincia a recriminare i pochi gol e le occasioni fallite dagli attaccanti. L’esordio di martedì contro il PSV necessita di una risposta forte agli ultimi due pareggi, e le valutazioni su tutti i nuovi innesti, poco appariscenti e scarsamente coinvolti, sono rimandati.

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