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Monet e la visione “distorta” dei colori a causa della cataratta

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Foto: Andrea Concas

Claude Monet, uno dei più grandi pittori impressionisti, visse gli ultimi anni della sua carriera artistica afflitto da una grave cataratta bilaterale.

Questo disturbo visivo non solo offuscava la sua vista, ma influenzava anche la percezione dei colori, rendendo sempre più difficile per lui dipingere.

Tuttavia, un’operazione agli occhi a cui si sottopose potrebbe avergli donato una capacità straordinaria: vedere i colori ultravioletti.

La cataratta, una condizione che provoca l’opacizzazione del cristallino dell’occhio, aveva compromesso significativamente la visione di Monet, causando una crescente difficoltà a distinguere i colori e i dettagli delle sue opere. Nonostante ciò, l’artista continuava a dipingere, sebbene i suoi quadri di questo periodo mostrino tonalità più scure e meno precise.

Nel 1923, Monet decise di sottoporsi a un intervento chirurgico per rimuovere la cataratta da entrambi gli occhi. L’operazione, sebbene rischiosa per l’epoca, si rivelò un successo.

Dopo il recupero, Monet notò un cambiamento radicale nella sua percezione dei colori. Alcuni esperti ritengono che, a causa della rimozione del cristallino opacizzato, Monet potesse ora percepire una gamma di colori invisibili alla maggior parte delle persone, inclusi i colori ultravioletti.

Il cristallino umano, in condizioni normali, filtra gran parte della luce ultravioletta, proteggendo la retina ma limitando la gamma di colori visibili. Dopo l’operazione, senza il cristallino naturale, Monet poteva aver acquisito la capacità di vedere queste lunghezze d’onda. Questo cambiamento si rifletté immediatamente nelle sue opere. I quadri dipinti dopo l’operazione presentano una vivacità e una luminosità straordinarie, con tonalità di blu e viola che potrebbero derivare dalla sua nuova percezione ultravioletta.

La possibilità che Monet vedesse i colori ultravioletti aggiunge una nuova dimensione alla comprensione del suo lavoro post-operatorio. Le sue celebri Ninfee, ad esempio, mostrano una complessità cromatica che suggerisce l’influenza di questa percezione ampliata. Queste opere non solo rappresentano il mondo visibile, ma anche un universo cromatico altrimenti nascosto agli occhi umani.

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