Attualità
Entrano in vigore le “Safe Access Zones” per rendere più tranquillo l’aborto

Da oggi, in Inghilterra e Galles, le donne che scelgono di accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza potranno farlo in un clima più sereno, lontano da pressioni esterne e proteste.
Il governo laburista di Sir Keir Starmer ha introdotto le “Safe Access Zones“, aree di accesso sicuro che mirano a garantire la privacy e la sicurezza delle donne attorno a consultori e cliniche per l’aborto.
L’idea di fondo è semplice: all’interno di queste zone, nessuna forma di protesta contro l’aborto sarà consentita. Sono vietati i volantini, le proteste attive o silenziose, le preghiere, le veglie religiose e ogni tentativo di interazione con le donne dirette ai consultori. L’obiettivo della legge è chiaro: difendere il diritto di accesso ai servizi di salute riproduttiva senza che le pazienti siano esposte a pressioni o giudizi.
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La normativa prevede che chiunque violi il divieto possa essere denunciato penalmente dalle autorità, con pene che variano a seconda della gravità della violazione. Gli attivisti che non rispetteranno le Safe Access Zones rischiano così conseguenze legali rilevanti.
Le “Safe Access Zones” hanno una chiara finalità di contrasto nei confronti delle campagne anti-aborto condotte da attivisti e gruppi religiosi radicali, in particolare quelli cristiani “pro-life” che in passato hanno tenuto dimostrazioni, anche simboliche, nelle vicinanze delle strutture per l’aborto. Da tempo, infatti, questi gruppi esercitano pressioni fuori dai consultori, cercando di scoraggiare le donne a entrare e offrendo spesso materiale informativo contro l’aborto.
La legge è già vista come una vittoria significativa per i movimenti che sostengono il diritto all’aborto e l’autodeterminazione delle donne, nonché come un ulteriore passo per normalizzare l’accesso ai servizi di interruzione di gravidanza, ancora spesso stigmatizzati.
Attualità
Greta Thunberg e la Global Sumud: nave colpita da drone in Tunisia -Video

Dal ronzio al boato: così gli attivisti hanno vissuto l’attacco in piena notte.
Nella notte tra lunedì e martedì la Global Sumud Flotilla, la missione di attivisti diretta verso Gaza, ha vissuto momenti di panico: una delle navi pricipali, la Family Boat con a bordo anche Greta Thunberg, sarebbe stata colpita da un drone militare al largo delle coste tunisine.
Chi era di guardia ha raccontato di aver sentito un ronzio, poi un’esplosione e subito le grida: “Al fuoco, al fuoco!”.
L’equipaggio si è svegliato di corsa e ha cercato di mettersi in salvo. Oltre a Greta, sulla nave c’erano anche Yasemin Acar e Thiago Avila, figure chiave nell’organizzazione della Flotilla.
L’azione fa parte di una protesta internazionale e partecipata contro l’invasione israeliana a Gaza. La delegazione stava navigando vicino al porto tunisino di Sidi Bou Said quando è avvenuto l’attacco.
Le autorità tunisine però smentiscono: secondo Houcem Eddine Jebabli, portavoce della guardia nazionale, nell’area non c’erano droni. Per lui il fuoco potrebbe essere stato causato semplicemente da “delle sigarette”.
Attualità
La Global Sumud Flotilla e il tentativo di aprire un corridoio via mare per Gaza

Immagina tante piccole barche, cariche di cibo e medicine, che partono da diversi porti del Mediterraneo per andare a Gaza con un doppio scopo…
La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa civile (per cui 26 mila persone hanno fatto richiesta) completamente legale che riunisce decine di imbarcazioni protette dal diritto marittimo da 44 paesi (tra cui l’Italia)
L’obbiettivo è rompere il blocco imposto da Israele sulla striscia di Gaza e poter cosi portare aiuti concreti alle persone in difficoltà.
Non a caso il nome “Sumud” significa resistenza, perseveranza, resilienza in arabo, e simboleggia la volontà di non arrendersi di fronte all’ingiustizia.
La seconda partenza fissata dopo quella del 31 Agosto (da Genova – Barcellona), era prevista oggi, 4 settembre, con il resto delle barche con partenza prevista da Tunisia, Grecia e Sicilia; tuttavia, è stato poi reso noto che quella da Tunisi è stata posticipata al 7 settembre, a causa dei ritardi accumulati e delle difficili condizioni meteo.
Giorgia Meloni, in proposito, ha affermato che saranno adattate tutte le misure di tutela e sicurezza per poter così garantire il buon esito dell’operazione.
Attualità
Dal gruppo “Mia Moglie” al forum “Phica”: la lunga scia della violenza digitale sulle donne

Il gruppo Facebook “Mia moglie” è recentemente stato chiuso da Meta in seguito alle denunce di oltre mille donne, che si sono occupate di segnalare il gruppo alla polizia postale.
Più di 32 mila uomini hanno commentato e postato video e immagini delle loro compagne, senza il consenso di quest’ultime; e tra queste, sono presenti anche fotografie scattate di momenti di intimità.
Ecco la dichiarazione della portavoce di Meta a riguardo: “Abbiamo rimosso il Gruppo Facebook per violazione delle nostre policy contro lo struttamento sessuale di adulti. Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sesssuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme. Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”.
Eppure non si tratta di un caso singolo…
A scuotere l’opinione pubblica vi è anche il caso di Phica; (anch’esso chiuso recentemente) si tratta di un forum aperto dal 2005 dove migliaia di utenti condividevano immagini di donne rubate dai social o addirittura, dalla vita quotidiana.
La domanda a questo punto sorge spontanea: quanti altri gruppi di questo genere sono ancora presenti nel web?
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