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A Spasso per l’Europa: il punto sulla Liga

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A spasso per l’Europa prosegue attraverso “El Paìs del Sol”, analizzando nel dettaglio le situazioni del campionato spagnolo con dati, curiosità, statistiche e tanto altro.

In testa al campionato spagnolo, a quota 33 punti, troviamo il Barcellona. L’avvento di Hans Flick sulla panchina blaugrana ha stravolto in positivo la stagione dei catalani. A dar gloria al momento di forma del Barcellona ci sono un mix di elementi chiave che continuano gradualmente a risaltare le qualità di un club che, pian piano, è pronto a riprendersi la vetta de La Liga e della Champions League, che manca al club catalano dalla finale vinta contro la Juventus del 2015. Dopo un tiro e molla con Xavi (concluso con l’addio dell’ex capitano blaugrana), il presidente Laporta ha affidato la guida tecnica della prima squadra a Flick che, in pochi mesi, ma soprattutto con tantissima pressione, è riuscito a dare un volto nuovo al Barcellona, ciò grazie anche alla nuova giovinezza di Lewandoski (14 gol), passando per la classe pura, cristallina e impressionante di Lamine Yamal  (7 assist), fino al ritrovato Rapinha (7 gol), migliorato molto rispetto a quando è sbarcato a Barcellona, rivitalizzato del tutto dalla cura indotta dal nuovo tecnico tedesco. Con undici vittorie su tredici partite e con una grande supremazia nei confronti di una delle inseguitrici principali data la vittoria pesantissima nel Clasìco per 4-0, il club catalano si candida seriamente come favorita per la vittoria finale, fattore che deriva anche da una questione di numeri: miglior attacco con 40 gol e con una difesa in netta ripresa dopo un avvio stagione condito da alcune lacune difensive.

Dietro al Barcellona capolista, insegue il Real Madrid. Anche quest’anno continua l’egemonia delle due principali squadre spagnole, due club che non si limitano ad essere solo squadre calcio: sono icone, sono la Spagna centralista contro la Catalogna e la sua irreversibile voglia di indipendenza, sono il calcio allo stato puro. Gli uomini guidati da Carlo Ancelotti sono chiamati a rimanere al passo per no rischiare di perdere il titolo da campioni in carica. Dopo alcuni passi falsi contro squadre sulla carta abbordabili (Las Palmas 1-1 Real Madrid, Maiorca 1-1 Real Madrid), il Real non è riuscito a vincere due dei big match più fondamentali per la conquista del campionato, pareggiando 1-1 in casa dell’Atletico, e perdendo 0-4 al Bernabeu contro il Barcellona. Con l’avvento di Mbappé ad arricchire una delle rose più complete a livello di fenomeni di sempre, i quindici volte campioni d’Europa sono chiamati a confermare il rendimento della passata stagione, conclusasi con la vittoria della Champions League e de La Liga. Oltre al fuoriclasse francese, all’interno della rosa dei blancos sono presenti tantissimi altri fuoriclasse, tra cui colui che insieme all’infortunato Carvajal, ha deciso l’ultima finale di Champions: Vinicius Jr. L’attaccante brasiliano viene da un momento negativo con la propria nazionale, oltre alla delusione del Pallone d’Oro anche se, nonostante ciò, finora in campionato ha messo a reperto 8 gol e 4 assist in dodici partite (in attesa del recupero di Valencia-Real Madrid, rinviata causa alluvione). I problemi riscontrati da Ancelotti in questi primi mesi non riguardano solo il reparto offensivo, ma anche il reparto difensivo. Se davanti il Real ha evidenti problemi di convivenza dati i -troppi- giocatori, tutti possibili titolari, dietro può contare tantissime assenze, tra cui: Courtois, Militão, Lucas Vàzquez, Alaba e Carvajal, oltre agli infortuni di Rodrygo e Tchouaméni. Nonostante ciò , il Real continua a non mollare difronte alle frenate extra campo, tutto ciò nella speranza di vivere periodi migliori.

Come recita una vecchia metafora di Luigi Settembrini, “Se Atene piange, Sparta non ride“. Infatti la stagione dei Colchoneros rispecchia molto quella dei cugini del Real. Partiti in campionato non andando oltre il pareggio per 2-2 in casa del Villareal, i colchoneros sono riusciti rimanere imbattuti fino alla decima giornata, pareggiando però cinque partite su dieci. Seppur dietro le acerrime rivali, l’Atletico Madrid è in netta ripresa dopo la sconfitta per 1-0 contro il Real Betis, ed è pronto a giocarsela con l’obbiettivo di ripetere l’impresa fatta nella stagione 2020/21. Esattamente come quattro anni fa, l’Atletico è reduce da una campagna acquisti non abituale con gli arrivi di Julìan Alvarez, Gallagher, Le Normand e Sørloth. Oltre ai gol dei volti nuovi (Sørloth 4, Julìan Alvarez 4), l’Atletico può comunque contare sui “senatori” più importanti come Griezmann, a quota 3 gol e 4 assist, e Rodrigo De Paul con 2 assist. Oltre ad avere un buon rapporto con le reti segnate, i colchoneros vantano anche della miglior difesa del campionato. Dopo tredici giornate, gli uomini di Simeone hanno subito solamente 7 reti, riuscendo a tenere la porta inviolata per altrettante 7 volte, ciò grazie ad un reparto difensivo solido e degno di essere allenato dal ‘Cholo’.

Situato al quarto posto, a sole due lunghezze dall’Atletico Madrid e con una gara da recuperare, troviamo il Villareal. Il Submarino Amarillo, dopo aver concluso la passata stagione all’ottavo posto e senza essere riusciti a qualificarsi per la Conference League, quest’anno sta riuscendo a tenere testa alle squadre situate al vertice della classifica, con l’obbiettivo di ritornare a giocare le coppe europee. L’inizio della stagione del Villareal può essere paragonato ad una montagna russa: pareggi contro Atletico e Valencia nel Derby de la Comunitat, sconfitta per 1-5 all’Estadio de la Cerámica contro il Barcellona e vittorie clamorose contro il Siviglia con gol al 95′ di Ayoze Perez, e contro il Celta Vigo con gol di Parejo al 100′. Nonostante un inizio con alti e bassi, il Villareal sta riuscendo a fare una stagione sopra le aspettative, soprattutto grazie ai 7 gol di Ayoze Perez, ai 3 gol del ventiduenne Barry, per poi passare ai 5 assist di Baena. A seguire il sottomarino giallo e con un passivo di tre gol nel rapporto gol fatti/gol subiti, c’è l’Osasuna. Il club con sede a Pamplona nonostante abbia incassato più gol rispetto a quelli segnati, sta disputando un grandissimo inizio di stagione. Dopo aver chiuso all’undicesimo posto lo scorso campionato, Los Rojillos sono riusciti ad invertire la rotta, tutto grazie al nuovo tecnico Vicente Moreno e alle reti dell’ex Crotone e Sampdoria Ante Budimir, quest’ultimo decisivo con una doppietta nel 4-2 contro il Barcellona. Con 20 punti nelle prime tredici giornate, ci sono Athletic Bilbao e Real Betis. Entrambe le squadre hanno vinto e pareggiato in cinque occasioni, perdendo solo tre partite. Nell’ultima giornata di campionato prima della sosta, le due squadre si sono affrontate pareggiando 1-1 al San Mamés, con le reti di Berenguer e Fornals.

Racchiusi nel gironi di sei punti e tutte situate tra l’ottavo e il sedicesimo posto, troviamo sei squadre: Real Sociedad (18), Maiorca (18), Girona (18), Celta Vigo (17), Rayo Vallecano (16), Siviglia (15), Leganes (14), Deportivo Alavés (13) e Las Palmas (12). All’interno di questo raggruppamento spiccano tre squadre, tre sorprese in negativo. La ‘capolista’ di questo gruppo è la Real Sociedad: dopo aver passato le ultime due stagioni ad alto livello, concluse con una storica qualificazione in Champions League dopo vent’anni, e una qualificazione in Europa League dopo il sesto posto della passata stagione, quest’anno non sta riuscendo a replicare le gesta passate. Nonostante l’apparente buon periodo di forma di alcuni dei suoi migliori giocatori (Oyarzabal e Kubo), la Real Sociedad quest’anno non ha trovato ancora il ritmo per ritornare ad essere competitiva, soprattutto in casa, dove in sette partite ha trovato solamente due vittorie. Seppur distante di solamente sei punti dalla zona Champions, è evidente che la squadra di Barrenetxea non rende come in passato, fattore che deriva sicuramente dal reparto offensivo che finora ha messo a reperto solamente undici reti (media di 0.84 gol a partita). Con gli stessi punti della Real Sociedad ma con un posizionamento inferiore (complice un passivo di -1 nel rapporto gol fatti/gol subiti), troviamo il Girona. I Tozudos provengono da una stagione stellare, che li ha portati a giocare per la prima volta nella massima competizione europea ma, a differenza della passata stagione, il Girona quest’anno non sta riuscendo a differenziarsi positivamente dalle altre squadre. Con la perdita di Dovbyk e Couto, il Girona ha perso molte certezze, facendo spiccare però il valore di Gutierrez che, insieme a Stuani, stanno tentando di risollevare la squadra. Dopo un inizio complicato però, il Girona sembra essere in ripresa grazie alla vittoria per 4-3 contro il Leganes, e al trionfo fuori casa contro il Getafe. Grazie a queste vittorie importanti, i biancorossi sono pronti ad invertire la marcia alla ricerca della conquista di un posto valido per un piazzamento europeo. L’analisi si sposta nella parte sud della penisola iberica, precisamente nel capo luogo dell’Andalusia, dove il Siviglia sta nuovamente attraversando una delle stagioni peggiori degli ultimi anni. La crisi del Siviglia ha avuto origine dopo la finale di Europa League vinta contro la Roma, infatti da quella sera, il Siviglia non ha più reso per come ci aveva abituati, collezionando un quattordicesimo posto nella passata stagione e un momentaneo tredicesimo posto nell’attuale campionato. Nonostante la vittoria per 1-0 nel derby con il Betis, la crisi del Siviglia non sembra essere di passaggio, poiché nelle successive quattro partite al derby di Siviglia, sono arrivati solamente tre punti e tre sconfitte pesanti contro Barcellona, Real Sociedad e Leganes, dove gli andalusi hanno incassato otto reti.

Al diciassettesimo posto, a pari punti con l’Espanyol diciottesimo, troviamo il Getafe. La stagione di entrambe le squadre non sta andando come previsto. Da una parte il Getafe può “vantare” il peggior attacco del campionato (assieme al Valencia), con solamente otto reti segnati, la metà segnate dall’attaccante uruguaiano Arambarri, mentre dall’altra parte, l’Espanyol, ha una delle peggiori difese con ventidue reti subite (alla pari del Deportivo Alavés, del Celta Vigo e del Las Palmas). Nonostante l’altra squadra di Barcellona abbia una giornata da recuperare (Espanyol-Valencia), gli uomini di Manolo González rischiano seriamente di ritornare in Segunda División dopo una sola stagione nel massimo campionato spagnolo. Ad un solo punto dalla zona salvezza, con la peggio difesa del torneo e con un rischio elevato di scendere in seconda divisione, c’è il Real Valladolid. Il tecnico Paulo Pezzolano, dopo aver dominato e chiuso al secondo posto la scorsa stagione, insieme alla sua squadra sta avendo molte difficoltà, non riuscendo a ottenere dei risultati nonostante le buone prestazione nelle vittorie contro Espanyol e Deportivo Alavés. A far pendere la bilancia dei risultati dal lato sbagliato, ci sono state le sconfitte pesanti e umilianti contro il Barcellona per 7-0 e contro il Real Madrid per 3-0. Chiudiamo il nostro viaggio con il Valencia, ultimo in classifica. Seppur fanalino di coda con soli 7 punti, gli Els hanno da recuperare due giornate di campionato, a causa dell’alluvione battutasi nella città il 28 ottobre. Oltre agli orribili episodi extra-calcistici, il Valencia da un paio d’anni sta vivendo periodi bruttissimi a livello sportivo: nono posto nella passata stagione e sedicesimo posto nella stagione 2022/23. Quest’anno i giallorossi hanno cominciato la Liga con tre sconfitte di fila, vincendo solamente una gara in undici partita. Oltre ad essere ultimi, il Valencia ha anche dei grossi problemi nel reparto offensivo e, a mettere il dito nella piaga, c’è anche una difesa che non è la peggiore del campionato, ma che è ancora troppo fragile per poter puntare senza ulteriori problemi alla una salvezza per rimanere in Liga.

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

Calcio

Il Super Commento della 11ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, dell’undicesima giornata di Serie A.

Bologna  – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Torna a vincere in casa il Bologna, trascinata dal terzo gol consecutivo di Orsolini. In avvio il Bologna prova ad azzannare subito il match, con lo sviluppo sugli esterni, subito vivaci e pimpanti. La gara del Lecce invece si imbastisce nella compattezza del reparto difensivo, dove Gaspar giganteggia in mezzo all’area, e nella velocità in ripartenza di Dorgu e Banda. La partita si svolge prevalentemente nella metà campo del Lecce, con il Bologna che impone il proprio giro palla e costringe la squadra di Gotti a mantenere il blocco basso. L’equilibrio rimane stabile perché sulle fasce il Lecce vince i duelli individuali, con Gallo e Guilbert che riescono a contenere Orsolini e Ndoye. La fascia sinistra è il fulcro del gioco, perché Miranda tocca tanti palloni e si propone spesso in profondità, e lì Ramadani è fondamentale nel raddoppiare sistematicamente. Verso la fine del primo tempo le due squadre si aprono e il Bologna sfiora due volte il vantaggio. Al 41’ Miranda arriva al cross dalla linea di fondo, Falcone risponde con un gran riflesso a una deviazione di Ramadani, la palla rimane nei pressi dell’area piccola ma Freuler schiaccia la conclusione e fallisce una ghiottissima occasione. Nel recupero miracolo di Falcone su Castro, testata perfetta del centravanti felsineo e altrettanto perfetta è la risposta del portiere del Lecce. Nella ripresa Gotti comincia a percepire un calo fisiologico dei suoi e decide di rinforzare il centrocampo con l’ingresso di Coulibaly al posto di Banda, oltre alla staffetta Guilbert-Pelmard. Italiano risponde subito con Urbanski e Dallinga e ridisegna il suo Bologna con un coraggioso 4-2-4. L’esperimento del doppio centravanti non convince Italiano, che sostituisce Castro con Fabbian. I cambiamenti apportati da Italiano tolgono equilibrio al Bologna, e il Lecce si trova spesso a ripartire in contropiede in superiorità numerica. Le scelte degli attaccanti salentini sono poco lucide, e questo evidenzia le difficoltà del Lecce nel trovare la via del gol (solo quattro reti segnate in campionato). Nel finale il Dall’Ara riabbraccia Lewis Ferguson, al rientro dopo il lungo infortunio al ginocchio. Lo scozzese rileva Ferguson e questo cambio è il segnale che Italiano prova a dare ai felsinei. All’85’ il Bologna trova il vantaggio, Ferguson avvia l’azione che termina con un cross morbido di Miranda sul secondo palo, Gallo si perde Orsolini che colpisce di testa e batte Falcone.
Dopo quasi sette mesi il Bologna torna a sorridere in casa grazie al terzo gol consecutivo di uno scatenato Orsolini. Secondo successo consecutivo per i felsinei, che adesso si preparano al match casalingo di Champions League contro il Monaco. Cade il Lecce, che non riesce a dare continuità alla vittoria con il Verona. Altra gara senza gol realizzati, e adesso oltre ai punti, Gotti comincia a chiedere qualche rete.

Udinese – Juventus (A cura di Marco Rizzuto)

Al Bluenergy Stadium la Juventus si impone per 2-0 grazie al gol procurato da Thuram e il raddoppio di Savona. I ragazzi di Motta riescono sin da subito di imprimere il proprio gioco. Il continuo giro palla della Juve permette di aggredire l’area da molte zone diverse e il vantaggio deriva proprio dall’ottima manovra avvolgente. Al 20’ Yildiz pesca Thuram in area, con una giocata individuale il francese lascia sul posto Kabasele e incrocia col mancino, il pallone dopo aver colpito il palo interno carambola sulla schiena di Okoye ed entra in rete. I padroni di casa rispondono all’istante, in contropiede Davies punta la porta e calcia forte sul primo palo ma Di Gregorio nega il pareggio con un intervento strepitoso. Nonostante l’immediata reazione dopo lo svantaggio, l’Udinese subisce la rete dello 0-2 nel momento migliore della sua gara. La conclusione di Yildiz dalla sinistra si infrange sul palo, il primo ad arrivare sulla sfera vagante è Savona che la insacca con un mancino chirurgico. La prima frazione termina col totale controllo della gara da parte dei ragazzi di Thiago Motta, che riescono a mantenere un possesso prolungato per poi colpire cinicamente. L’utilizzo avanzato di Thuram ha dato i suoi frutti, la continua presenza in zona offensiva del francese hanno reso Yildiz, libero di agire ed inventare, non è un caso che entrambe le reti partano da una giocata del turco. Nella ripresa i friulani scendono in campo con un piglio decisamente più aggressivo. La Juventus seppur contro un pressing molto più acceso, non rinuncia al fraseggio anche al limite della propria area di rigore. Superata l’ora di gioco entrambi i tecnici effettuano due cambi per parte, ridisegnando le formazioni per l’ultimo terzo di partita. Gli ingressi di Conceicao e McKennie al posto di Thuram e Vlahovic ripropongono l’assetto offensivo privo di una punta di ruolo, soluzione che Thiago Motta ha scelto spesso ultimamente. Tra le fila di casa l’ingresso di Lucca stravolge la strategia d’attacco, con l’ex Pisa e Palermo in campo, le palle alte diventano l’arma principale di Runjaic per tentare di riaprire i giochi. All’82’ Lucca sfiora il gol che avrebbe riaperto tutto, l’attaccante sbuca tra Kalulu e Gatti e di testa stampa il pallone sulla traversa, facendo sperare il pubblico casalingo e rabbrividire il settore ospiti. Gli ultimi minuti vedono l’Udinese assediare la Juve, con quest’ultimi pronti a ripartire. Sul finale Koopmeiners si divora il gol del tris che avrebbe messo fine alle speranze residue del pubblico casalingo, ma l’olandese a tu per tu con Okoye colpisce male la sfera rendendo vita facile all’estremo difensore. La Juventus torna alla vittoria senza subire reti dopo due pareggi consecutivi espugnando il Bluenergy, violato solamente dall’Inter questa stagione. I friulani crollano ancora abbandonando le zone alte della classifica.

Monza – Milan ( A cura di Dennis Rusignuolo)

Fin dalle prime battute il Monza prova a non concedere spazio ai rossoneri, con il pressing dei difensori sui riferimenti offensivi del Milan. L’ottima pressione apportata dai centrali permette al Monza di sviluppare con audacia e coraggio Al 7’ viene annullato il vantaggio ai padroni di casa: Bondo si allaccia con Theo Hernandez, che va giù, sugli sviluppi dell’azione Dany Mota trova l’1-0, ma Feliciani giudica falloso l’intervento del centrocampista francese sul capitano del Milan. Fonseca sollecita le uscite codificate verso Morata, ma la marcatura di Pablo Mari non lascia spazio allo spagnolo. Il Monza rimane in avanti, Maldini sfiora il vantaggio, avventandosi su un cross di Pereira, ma la conclusione del figlio d’arte è imprecisa. La prima reazione dei rossoneri avviene con un recupero alto su Pablo Mari, con Morata che appoggia per Okafor, lo svizzero calcia subito e spreca un’occasione importante. La trequarti del Monza è il fulcro della gara, perché i continui movimenti spalano la strada alle sgroppate dei due esterni. L’idea degli uomini di Nesta è chiara: sviluppare in ampiezza per sfruttare le doti aeree di Djuric al centro dell’area. Al 20’ serve un miracolo di Maignan a negare il vantaggio a Pedro Pereira, imbucato dal cross da sinistra di Kyriakopoulos, da quinto a quinto. Il più ispirato tra le fila biancorosse è Daniel Maldini, sempre nel vivo del gioco e mobile in mezzo ai difensori rossoneri. Alla mezz’ora scheggia il palo dopo aver messo a sedere Thiaw, ma l’azione è vanificata da un fuorigioco di Djuric. Al 42’ il Milan colpisce in contropiede: Kyriakopoulos perde palla al limite dell’area rossonera, il Monza è disunito e allora Chukwueze cambia passo e guida la ripartenza, il nigeriano allarga verso Pulisic che crossa in area, Morata colpisce a botta sicura ma Izzo si immola, sulla respinta Reijnders ha tutto il tempo per insaccare a porta vuota. Anche al rientro dagli spogliatoi il Monza prova a fare la partita, ma il Milan cresce con il passare dei minuti. Il palleggio dei rossoneri diventa sempre più pulito e lucido, alla ricerca del raddoppio. Al 60’ scatta l’ora di Leao, schierato in panchina per la terza partita consecutiva. Il portoghese rileva Okafor, e si presenta subito al match con uno scambio con Reijnders e un destro impreciso che termina fuori. La risposta di Nesta arriva subito, Vignato e D’Ambrosio entrano al posto di Dany Mota e Pedro Pereira. I cambi provano a salvaguardare la fascia destra dalle incursioni di Theo e Leao, che confezionano un’occasione al 66’ dove sono necessari i guanti di Turati su Theo. Nella fase centrale del secondo tempo l’intensità è alta, la lucidità un po’ meno. Il Milan prova a far correre a vuoto il Monza in fase di pressione, ma manca la precisione nella giocata che apra il campo a Leao e Chukwueze. Nesta inserisce Maric e Caprari, tentando il tutto per tutto, e i brianzoli guadagnano campo, ma senza impensierire effettivamente Maignan. All’’84’ Leao parte palla al piede, salta tutto il Monza e si presenta davanti a Turati, bravissimo nel prevedere la giocata del portoghese che tenta lo scavetto. A tre giorni dal big match di Champions contro i campioni d’Europa del Real Madrid, il Milan rialza la testa grazie al gol di Reijnders. Vittoria sporca e sudata per la squadra di Fonseca che sale momentaneamente al settimo posto. Per il Monza secondo k.o consecutivo, dopo la sconfitta di Bergamo, ma la prestazione della squadra di Nesta rimane positiva, con ampi margini di miglioramento.

Napoli – Atalanta (A cura di Simone Scafidi)

In un Maradona gremito e soleggiato, l’Atalanta vince 3-0 contro il Napoli e accorcia in classifica. Prestazione sontuosa dei bergamaschi, trascinati dalla doppietta di Lookman nel primo tempo, e dal sigillo del capocannoniere Retegui nel secondo. Gasperini vola al secondo posto, e adesso l’Inter può accorciare.

Torino – Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)

La Fiorentina espugna l’Olimpico Grande Torino con una partita sporca ma efficace, la prestazione più che positiva di Moise Kean conduce i suoi alla vittoria. Il match fa fatica a decollare, entrambe le squadre puntano ad un possesso prolungato senza concedere nulla in zona difensiva. Al 17’ Vanoli è costretto a sostituire Adams per un problema muscolare, allungando la lista degli attaccanti infortunati. Al suo posto Njie. Il cambio forzato costringe il Torino ad abbassarsi lasciando campo e spazio di manovra alla Fiorentina, che trova la prima conclusione sullo specchio della porta alla mezz’ora. Nel pieno equilibrio della gara, la Fiorentina trova il gol del vantaggio al 41’: Ranieri con un lancio di oltre 80 metri cerca Kean, l’ex Juve sfugge alla marcatura goffa di Maripan e batte Milinkovic-Savic da pochi metri. Lo stesso Maripan prova a rimediare subito dopo siglando il gol del pari con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio di punizione, ma la rete viene annullata per l’off-side del difensore cileno. Nonostante il vantaggio e l’agitamento finale si assiste ad una partita bloccata, con tanti duelli in mezzo al campo con il possesso palla gestito dalla formazione viola. Il Torino accenna una ripresa nel secondo tempo con il tentativo in semi-rovesciata di Sanabria che termina alto. Arrivati all’ora di gioco entrambi gli allenatori mettono mano alla panchina per ravvivare i ritmi. Al tramonto del match il Toro alza il baricentro ed inizia ad essere per la prima volta veramente pericoloso. Al  70’ Pedersen imbucato dal filtrante perfetto di Walukiewicz arriva a tu per tu con De Gea, ma la conclusione rasoterra sbatte in pieno sul palo, infrangendo i sogni dei tifosi granata. Negli ultimi minuti i padroni di casa tentano il tutto per tutto con la Fiorentina che fatica a tenere a bada le incursioni granata. Nel pieno recupero i viola vanno vicini al raddoppio, il contropiede lanciato direttamente dal rinvio millimetrico di De Gea non trova un risvolto felice con la conclusione non perfetta di Dodò, ipnotizzato da Milinkovic-Savic. Dopo un ultimo affondo granata, il match termina 0-1 a favore dei viola. Continua il momento no per il Torino, i ragazzi di Vanoli collezionano la quinta sconfitta negli ultimi sei incontri di campionato e l’infortunio di Adams potrebbe complicare ulteriormente le cose. Non vuole fermarsi la Fiorentina di Palladino, al quarto posto in classifica, e al settimo successo consecutivo tra campionato e Conference League.

Hellas Verona – Roma (A cura di Tommaso Patti)

Nonostante la presunta luce ritrovata nella vittoria casalinga contro il Torino, la Roma di Ivan Juric sbatte e perde 3-2 contro l’Hellas Verona. Al Bentegodi, la partita dei giallorossi si complica dopo appena dodici minuti, quando Zalewski commette un errore grave in fase di impostazione, favorendo il recupero palla che porta al vantaggio gialloblu firmato da Tengstedt. Nonostante il momentaneo svantaggio, la Roma riesce a non farsi schiacciare dai padroni di casa, pareggiando momentaneamente la partita al 28’ con Soulè, posizionato al posto giusto all’interno dell’area di rigore dopo il cross di Zalewski. Dal pareggio dell’argentino, la Roma cala e il Verona si riporta subito in vantaggio dopo appena sei minuti, grazie alla rete di Magnani che, all’interno dell’area piccola, anticipa tempestivamente Dovbik e Ndicka, firmando il secondo gol per i padroni di casa. Nella ripresa, la Roma si affida principalmente ai duelli fisici, ciò grazie alla presenza in attacco di Artem Dovbik che, alla prima vera occasione del secondo tempo, costruisce e finalizza il secondo gol della Roma dopo essere stato servito a centro area dall’altro esterno di giornata, Celik. Carico dal gol del pareggio, Juric prova a mettere più freschezza in campo, inserendo nella mischia Dybala, Cristante ed El Shaarawy ma, a decidere la partita, ci pensa Harroui, (subentrato al posto di Kastanos), che riesce a indirizzare definitivamente la partita in favore del Verona all’ 88, dopo un recupero palla di Dani Silva nella propria area di rigore e grazie a una ripartenza portata avanti da Livramento, vincitore del duello con Ndicka e propiziatore dell’assist per il definitivo 3-2 del centrocampista marocchino. Con questa sconfitta, la Roma si allontana pericolosamente dalla zona Champions, rimanendo a quota tredici punti in undici di serie A. Per il Verona invece, arriva una vittoria importante per il morale, ma soprattutto per allontanarsi dalla zona bassa della classifica.

Inter – Venezia (A cura di Tommaso Patti)

Dopo i successi di Milan e Juventus, e il passo falso del Napoli in casa contro l’Atalanta, la sfida dei nerazzurri contro il Venezia risulta importantissima per accorciare sugli uomini di Conte in vista del big match della prossima giornata. Ancora priva di Acerbi e di Calhanoglu, Simone Inzaghi schiera al posto degli infortunati De Vrij e Zielinski, in aiuto ai soliti nomi titolari. La sfida come da pronostico la fa l’Inter, con il Venezia che ogni tanto riesce a sganciarsi dalla propria area, provando a mettere in difficoltà Sommer, decisivo in un paio di occasioni portate avanti da Oristanio e Pohjanpalo. Dal canto suo, l’Inter, approfitta molto dell’alta linea difensiva del Venezia, riuscendo a prendere più volte alla sprovvista nei novanta minuti gli avversari senza però riuscire a colpire spesso, complice una serata non ottimale di Marcus Thuram.
La prima vera e propria fiammata nerazzurra arriva al 52’ con Mkhitaryan, il centrocampista armeno insacca dopo un cross di Dimarco ma, l’arbitro prima convalide e poi annulla il gol dopo un controllo VAR per fuorigioco. Dal momentaneo gol del vantaggio nerazzurro, la partita si accende ancora di più, con delle occasioni da entrambe le parti e con delle parate che mettono in mostra il buono stato di Sommer, e l’ottimo momento di Stankovic. Con il passare dei minuti l’Inter però prende sempre più campo, riesce a creare qualche occasione in più, portandosi anche in vantaggio con il cross di Dimarco per Lautaro, l’attaccante argentino da posizione ottimale non può sbagliare, porta avanti l’Inter, segnando il suo sesto gol stagionale. Nei minuti successi, i nerazzurri costruiscono un paio di occasioni per chiudere la partita ma la -non serata- di Thuram e un paio di interventi provvidenziali da parte di Stankovic, tengono a galla gli ospiti fino al 99’, quando riescono momentaneamente a pareggiare la gara sul cross di Haps, insaccato da Sverko. Apparentemente il gol sembra buono, infatti parte la festa di tutti i tifosi ospiti e di tutta la panchina che entra in campo per festeggiare un risultato importantissimo per il morale e per la classifica ma, come in occasione del primo gol annullato a Mkhitaryan, l’arbitro annulla tutto per un tocco di mano del difensore croato.
Dunque a San siro termina 1-0 a favore dei nerazzurri, che si portano a meno un punto dalla capolista Napoli, in attesa della super sfida di domenica prossima.

Empoli – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

L’Empoli torna alla vittoria dopo cinque partite e batte il Como grazie a un gran gol di Pietro Pellegri. Primi 45′ avari di soddisfazioni al Castellani per entrambe le squadre. Il Como ci prova immediatamente con Belotti ma è l’Empoli a creare i migliori presupposti per delle azioni offensive, pur senza mai concludere a rete. Il turnover, e le assenze, portano Fabregas a disegnare il centrocampo senza i due titolarissimi, con Engelhardt e Kempf -adattato in mediana- che sostituiscono Sergi Roberto e Perrone. D’Aversa sostituisce Fazzini, infortunato nella rifinitura, con Solbakken e decide di cominciare con Pellegri al posto di Colombo. La scelta dell’allenatore dei toscani si rivela vincente. Al 47′ Pellegri si avventa su una maldestra respinta della difesa del Como, entra in area e scarica in porta un destro potentissimo che batte Reina. Il Como ci prova ma sono i padroni di casa a sfiorare il raddoppio in contropiede. Fabregas inserisce Cutrone e Nico Paz, ma la musica sembra non cambiare. L’Empoli in difesa non rischia nulla e addirittura rischia più volte di colpire in contropiede con la giocata che libera l’inserimento sul secondo palo di Gyasi, uno dei marchi di fabbrica dell’Empoli di quest’anno. Al 70’ ci prova il neo-entrato Colombo, ma la sua conclusione è forte ma non precisa. Il Como non riesce a sciogliersi e ripartire, e rimane compassata sotto la linea del pallone, con l’Empoli che attacca con insistenza e cerca il raddoppio. Nel finale i lariani hanno un’occasione per pareggiare, ma il cross di Cutrone verso Cerri, pronto a colpire a botta sicura in rete, viene sporcato dall’acrobazia di Viti. Con testa, corsa e organizzazione l’Empoli trova il primo successo al Castellani, e scala la classifica che adesso sorride ampiamente. Momento di crisi totale per il Como, al secondo k.o consecutivo. Adesso Fabregas deve stare attento perché la zona retrocessione dista solo un punto.

Parma – Genoa (A cura di Simone Scafidi)

In un possibile scontro salvezza per rimanere in Serie A, il Genoa batte il Parma di misura ed esce dalla zona retrocessione. Al 27′ Vogliacco compie un retropassaggio per Leali, che si deve impegnare prendendola obbligatoriamente con le mani, l’arbitro fischia calcio di punizione a due in area e ammonisce il portiere. Sul pallone si presenta Mihaila, il cui destro però finisce lontano dalla porta dell’estremo difensore rossoblù. Nel secondo tempo il Genoa comincia a farsi vedere dalle parti di Suzuki. Già al 46′ Thorsby impatta di testa sul cross di Zanoli, trovando la grande risposta del portiere giapponese che spedisce la sfera in calcio d’angolo. Al 58′ Pinamonti dà il via ad un’azione molto articolata ma gestita con lucidità e precisione insieme ad Ekhator e soprattutto Martin, che restituisce la palla all’attaccante italiano, il cui tiro sbatte sul pallo e finisce nei piedi di Badelj, che calcia ma colpisce il muro dei Ducali. Al 72′ Pinamonti, autore di una prestazione di alto livello, lancia Ekhator a tu per tu con Suzuki, che viene battuto dalla conclusione del numero 21 ma salvato in seguito dalla segnalazione di fuorigioco, che annulla la rete. Sette minuti più tardi il vantaggio del Genoa arriva davvero, con Pinamonti che raccoglie una respinta di Suzuki e a porta vuota insacca il gol dell’1-0, facendo crollare la difesa del Parma. All 85′ torna a calcare un campo di Serie A, 1701 giorni dopo l’ultima volta, Mario Balotelli, che gestisce bene i pochi palloni toccati e riceve anche un giallo (forse troppo severo) al 92′. Il Genoa torna a vincere dopo 10 partite tra campionato e Coppa Italia e riesce finalmente ad uscire dalla zona retrocessione, abbandonando l’ultima posizione. Periodo complicato anche per il Parma, che non vince dal 24 agosto e non riesce più a trovare i tre punti.

Lazio – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

L’incontro che chiude la decima giornata di campionato vede la Lazio soffrire ma vincere contro un Cagliari battagliero. Le reti di Dia e del capitano Zaccagni rendono inutile il primo centro stagionale di Luvumbo. Partenza razzo della Lazio che passa in vantaggio dopo soli due minuti. Dopo la respinta goffa di Scuffet sulla punizione diretta di Pellegrini, Dia respinge in rete da pochi metri stappando di fatto il match. Nonostante il gol lampo subito, il Cagliari prova a reagire ma le due ammonizioni a sfavore nel primo quarto d’ora (Adopo e Augello) pesano e non poco, con la fascia destra, attaccata da Isaksen che diventa la zona vittima delle manovre biancocelesti.  Col passare dei minuti, l’equilibrio prevale in mezzo al campo, ma i sardi faticano quando nei contropiedi le squadre si allungano. A cinque minuti dalla fine il Cagliari riesce a pareggiare i conti con Luvumbo. In una delle poche manovre offensive prolungate dei castellani, Makoumbou trova in verticale l’angolano che riesce a girarsi sulla marcatura di Lazzari e a concludere a rete, complice la deviazione di Gila che rende inefficace la presenza di Provedel. Prima frazione di partita equilibrata ma frammentata dai continui interventi con annessi cartellini gialli del direttore di gara Ayroldi, che controlla la gara con un regime molto fiscale. Quasi all’ora di gioco, Luperto salva il Cagliari con due interventi monumentali sulle conclusioni a botta sicura di Castellanos e Vecino. Per vincerla, Baroni inserisce Pedro per Isaksen. Lo spagnolo ha il compito di puntare Augello (già ammonito) con la sua esperienza e il suo dribbling. Nella ripresa i ritmi vivono momenti di alti e bassi, tanti duelli in mezzo al campo ma mai occasioni veramente pericolose. Baroni si gioca anche la carta Zaccagni che dopo qualche minuto si ritrova dal dischetto a battere un penalty per l’intervento in ritardo su Pellegrini da parte di Zortea. Il capitano biancoceleste non sbaglia bucando Scuffet con una freddezza glaciale. Nei minuti successivi i sardi perdono la testa, due doppi gialli (per Mina e Adopo) in pochi secondi che lasciano il Cagliari in nove. Negli ultimi minuti la Lazio sfiora più volte il gol della sicurezza con Pedro e Castellanos, ma in qualche modo i sardi difendono e cercano invano sino all’ultimo di pareggiarla. Al triplice fischio la Lazio guadagna tre punti in un match molto combattuto e scavalcano la Juve in classifica. Il Cagliari crolla per la terza volta consecutiva e rimane inchiodata alla sedicesima posizione, ma le assenze di Adopo e Mina pesano e non poco in vista del prossimo match contro il Milan.

LA TOP 11 DELLA 11ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

 

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Motori

Motogp: Bagnaia blinda la pole position sulle magiche curve di Misano

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Nelle qualifiche di Misano è pole position di Bagnaia, che dà 285 millesimi a Morbidelli e 305 a Bezzecchi. Martin 4°, Marquez cade nel finale ed è 9°

Una pole position che per Bagnaia, pur convalescente, non è mai in discussione. Evidente la superiorità del numero 1, che crea una sostanziale differenza nel T2 e nel T3, dove guadagna almeno due decimi su Morbidelli e il Bez. Diversi i problemi di Jorge Martin – quarto in griglia -, molto lento soprattutto nel T1 e che deve rinunciare all’ultimo time attack proprio per un errore alla prima curva.

Terza fila con Alex Marquez (promosso dal Q1) che precede Enea Bastianini e Marc Marquez. Deludenti questi ultimi, con il numero 23 che si butta via nel T3 e nel T4, mentre il trionfatore di Aragón cade alla Misano, e chiude la sua caccia alla pole in anticipo. Ancora buio per Aprilia: Maverick Viñales 11esimo, Aleix Espargaró addirittura escluso dal Q2.

 

 

 

 

foto da: static.sky.it

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Calcio

Inter da sogno: 4-0 all’Atalanta e tifosi in delirio

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I nerazzurri dominano l’Atalanta chiudendo i giochi con un sonoro 4-0 nell’anticipo del venerdì e riprendono momentaneamente la vetta della classifica. La Dea esce sconfitta per la seconda volta in tre partite.

L’Inter parte a razzo e dopo cinque minuti accende i giochi a San Siro. Thuram in area da posizione defilata cerca Lautaro ma il pallone carambolato su Djimsiti beffa il portiere che non può far nulla per evitare l’autorete. Raddoppio clamoroso dell’Inter al 9′ con l’eurogol di Barella: dopo una serie di deviazioni aeree sui risvolti di un calcio d’angolo, il pallone finisce al limite dell’area e il centrocampista insacca sotto al sette colpendo di mancino al volo. La Dea accenna una reazione con Zappacosta che, calciando a sorpresa da fuori costringe Sommer a volare, sulla ribattuta si fionda Retegui ma non trova la porta. Dominio milanese totale nel corso del primo tempo. Thuram lanciato verso la porta si fa ingolosire dal gol e ignora Mhkitarian tutto solo, poi calcia col piede debole e colpisce il legno, salvando l’Atalanta. Dopo la mezz’ora i ritmi si abbassano e la Dea prova a rientrare in partita senza impensierire la retroguardia nerazzurra. Un primo tempo a senso unico che vede i ragazzi di Inzaghi dominare nel rettangolo di gioco. Le due reti siglate nei primi dieci minuti indirizzano il match e l’Atalanta è chiamata a fare il miracolo.

La ripresa non cambia l’andazzo visto nel primo tempo, i nerazzurri fanno 3-0 dopo tre minuti dal fischio d’inizio. La rimessa lunga di Bastoni viene deviata in modo impreciso da Djjimsiti e Thuram, da vero rapace d’area allunga la gamba illudendo Carnesecchi e insaccando la rete del tris. Continua l’incubo senza fine per la Dea, l’Inter cala il poker approfittando di una difesa totalmente passiva e allo sbaraglio: Thuram ributta in mezzo un pallone di testa che viene lasciato incustodito dopo il contrasto aereo,  lo stesso francese ne approfitta siglando la sua seconda doppietta stagionale in tre partite. I padroni di casa gestiscono il vantaggio nella seconda metà del secondo tempo approfittando di una Dea annichilita dai gol subiti. L’Atalanta con questa sconfitta prosegue una striscia grigia, povera di vittorie contro l’Inter a San Siro, che dura dal marzo 2014.

L’Anticipo del venerdì si chiude con una vera batosta per la Dea, un solo punto ottenuto in tre partite mette in salita il cammino in campionato per i ragazzi di Giampiero Gasperini. L’Inter riprende la vetta della classifica e dimostra uno stato di forma invidiabile, infiammando San Siro per il derby imminente.

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