Cronaca
Processo Puff Daddy: i momenti chiave della sesta settimana del processo

Giunge al termine anche la sesta settimana del processo ai danni Puff Daddy, pseudonimo di Sean Diddy Combs, accusato di traffico sessuale e ulteriori capi di imputazione per i quali rischiererebbe, nei peggiori dei casi, l’ergastolo.
Il processo sta per giungere al termine e quest’ultima settimana è stata abbreviata sia da una festività sia dalla malattia di un giurato, mentre i pubblici ministeri puntano a concludere il caso e preparare una presentazione per la difesa: sono stati mostrati loro circa 20 minuti di registrazioni video degli eventi, durati un giorno intero.
Combs, fondatore della Bad Boy Entertainment, si è dichiarato non colpevole delle accuse di traffico sessuale e associazione a delinquere nel processo, che prosegue lunedì.
Ripercorriamo, di seguito, i momenti chiave degli ultimi giorni.
MOSTRATI I VIDEO DEI FESTINI DI PUFF DADDY
I giurati hanno mantenuto un tono di voce piuttosto sobrio quando sono stati mostrati loro circa 20 minuti di registrazioni fatte da Combs in cui le sue allora fidanzate facevano sesso con prostitute durante gli elaborate “freak–off” o “notti in hotel“.
Gli inquirenti affermano che gli eventi costituiscono la prova delle accuse di traffico sessuale e associazione a delinquere, perché Combs costringeva i suoi dipendenti, soci e perfino le sue fidanzate a reclutare e organizzare voli per prostitute, mentre le sue lavoratrici procuravano droga, rifornivano le camere d’albergo di olio per bambini, lubrificante, preservativi, candele, liquori e consegnavano denaro.
Come definito da Teny Geragos, avvocato difensore, queste rappresentano delle “prove schiaccianti del fatto che la condotta sessuale in questo caso fosse consensuale e non basata su coercizione“.
Diversi giurati sembravano distogliere lo sguardo e talvolta distogliere il corpo dagli schermi posti proprio di fronte a loro durante la riproduzione delle registrazioni. I giurati ascoltavano tramite auricolari forniti dal tribunale, così come Combs e gli avvocati.
ESPULSO UN GIURATO DALLA COMMISSIONE
Il giudice Arun Subramanian ha iniziato la settimana con la decisione di respingere un giurato le cui risposte contrastanti sulla sua residenza nel New Jersey o a New York hanno convinto il giudice che rappresentava una minaccia per l’integrità del processo.
Subramanian ha affermato che le risposte del giurato durante la selezione della giuria e nella settimana precedente alla sua esenzione “hanno sollevato serie preoccupazioni sulla sua sincerità e sul fatto che abbia omesso le risposte per entrare e restare nella giuria“.
“Le incongruenze – dove ha vissuto il giurato e con chi – riguardano questioni semplici su cui non avrebbero dovuto esserci dubbi, e le risposte riguardano anche qualcosa di essenziale: i requisiti fondamentali di un giurato per svolgere il suo incarico“, ha affermato il giudice.
Ai residenti del New Jersey non sarebbe consentito far parte di una giuria federale di New York, ma bisogna ricordare che tutti i giurati del processo di Puff Daddy sono anonimi.
Non è stato l’unico problema, riguardante i giurati, della settimana. Il giudice, irritato da un articolo di stampa sull’interrogatorio di un altro giurato avvenuto la settimana precedente in un procedimento a porte chiuse, ha avvertito gli avvocati che avrebbero potuto incorrere in sanzioni civili e penali se una simile fuga di notizie si fosse ripetuta anche se quel giurato non è stato rimosso.
E l’udienza di mercoledì è stata annullata dopo che un giurato ha riferito di aver avvertito “sintomi di vertigine” mentre si recava al tribunale.
AD OGGI PUFF DADDY NON TESTIMONIERÀ
L’avvocato difensore Marc Agnifilo sembrava aver precluso ogni possibilità che Combs testimoniasse quando venerdì ha dichiarato che la presentazione della difesa sarebbe stata completata martedì o mercoledì della settimana successiva, anche se i pubblici ministeri non si fossero riposati fino a lunedì sera.
Non è raro che gli imputati scelgano di non testimoniare ai processi penali. Oltre a essere esposti al controinterrogatorio da parte dell’accusa, la testimonianza può essere utilizzata dal governo contro l’imputato in caso di necessità di un nuovo processo. Inoltre, in caso di condanna, il giudice può concludere che la giuria ha ritenuto che l’imputato abbia mentito sul banco dei testimoni.

Foto: EuroNews
A TESTIMONIARE UN EX DIPENDENTE DI PUFF DADDY
Brendan Paul, reduce da una carriera da giocatore di basket universitario dove in passato aveva recitato in un ruolo cameo per la Syracuse University, è entrato a far parte delle aziende di Combs come assistente personale alla fine del 2022 ed è stato avvisato da un amico che aveva lavorato per Combs di ciò che lo attendeva.
“Mi diceva di entrare e uscire“, ha ricordato Paul alla giuria, citando le giornate infinite e il lavoro frenetico: “Se hai una ragazza, lasciala. E non rivedrai mai più la tua famiglia“, gli disse Puff Daddy.
L’amico gli disse anche di “crearsi una lista di clienti e andarsene” mentre Paul ha detto di aver lavorato dalle 80 alle 100 ore a settimana per un potente broker musicale che riceveva “migliaia e migliaia” di messaggi di testo ed email al giorno. Inizialmente riceveva uno stipendio di 75.000 dollari, che è stato aumentato a 100.000 dollari nel gennaio 2024.
Ha affermato che Combs gli ha detto che “non accetta un no come risposta” e voleva che il suo staff “si muovesse come il Seal Team Six“.
Diverse volte, ha detto Paul, ha preso droga per Puff Daddy e sapeva di dover tenere il suo capo lontano dal traffico di droga perché “era molto importante mantenere la sua visibilità bassa. È una celebrità“.
Il lavoro terminò bruscamente nel marzo 2024, quando Paul fu arrestato all’aeroporto di Miami con l’accusa di spaccio di droga, dopo che una piccola quantità di cocaina, che a suo dire aveva trovato nella stanza di Combs quella mattina, era stata messa per errore nella sua borsa da viaggio mentre si preparava a raggiungere Diddy in un viaggio alle Bahamas. Le accuse furono poi ritirate durante un programma di diversione pre-processuale.
Cronaca
Medio Oriente, Israele attacca sede Mezzaluna Rossa a Gaza: svariati morti e feriti

Un operatore palestinese è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti in un attacco israeliano in Medio Oriente contro la sede centrale dell’organizzazione a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. 62 le vittime a Gaza nelle ultime 24 ore, incluse 38 che erano in attesa di cibo. Un video shock diffuso da Hamas mostra un giovane israeliano ridotto a uno scheletro sotto un tunnel, in un cupo parallelismo con i gazawi che muoiono di fame.
LE ULTIME ORE IN MEDIO ORIENTE
Un operatore della Mezzaluna Rossa palestinese è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti in un attacco israeliano contro la sede centrale dell’organizzazione a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. L’attacco ha causato l’incendio del primo piano dell’edificio, ha aggiunto la Mezzaluna Rossa palestinese in un comunicato pubblicato su X. 62 le vittime a Gaza nelle ultime 24 ore, incluse 38 che erano in attesa di cibo.
Lo riporta Al Jazeera citando fonti ospedaliere. Soffrono anche gli ostaggi, circa 20 ritenuti ancora vivi. Un video shock diffuso da Hamas mostra un giovane israeliano ridotto a uno scheletro sotto un tunnel, mentre languono i negoziati ancora in stallo.
Hamas ha ribadito che non accetterà di deporre le armi finché non verrà istituito uno Stato palestinese. Sugli aiuti a Gaza, al via la “collaborazione operativa” dell’Italia, con Emirati Arabi e Giordania.
Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, di estrema destra, ha guidato stamani una incursione di coloni sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, presso la moschea di Al-Aqsa, accompagnato dal parlamentare del Likud Amit Halevi.

In foto: il simbolo della Mezzaluna Rossa
Foto: Wikipedia
LE PAROLE DA PARTE DI ISRAELE
In una intervista a al Jazeera “il terrorista di Hamas Ghazi Hamed ringrazia l’iniziativa di diversi Paesi di riconoscere uno Stato palestinese: è uno dei frutti del 7 ottobre. Abbiamo dimostrato che la vittoria su Israele non è impossibile e le nostre armi sono un simbolo della dignità palestinese“.
“Se questa è la persona che ti applaude, cosa dice di te?“.
Lo scrive su X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar commentando l’intervista del leader e negoziatore di Hamas Ghazi Hamad in cui ha difeso gli attacchi del 7 ottobre.
“Lasciatemi dire: prima del 7 ottobre, il mondo stava anche solo discutendo della Palestina? Chiedete al presidente Abu Mazen, qualcuno stava prestando attenzione?“, ha detto Hamed nell’intervista. “Hanno detto all’Autorità Palestinese di dimenticare la soluzione a due Stati. Il 7 ottobre ha cambiato tutto questo. Sì, abbiamo pagato un prezzo, ma quale opzione avevamo? Arrenderci a Ben Gvir e ai suoi coloni estremisti? Stava profanando Al-Aqsa, parlando ogni giorno di annettere la Cisgiordania. Le nostre opzioni erano: arrendersi o resistere. Grazie alla resistenza, abbiamo visto grandi risultati: il mondo sta di nuovo riconoscendo la Palestina. L’immagine di Israele come democrazia è distrutta. Il mito dell’invincibilità israeliana è scomparso. Oggi, le persone stanno marciando contro il genocidio in ogni capitale occidentale. Netanyahu è ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Israele è accusato di genocidio e pulizia etnica. E dopo 22 mesi di guerra, Israele non ha ancora sconfitto Gaza, recuperato i prigionieri, o stabilito il controllo. Gaza è diventata un modello di resistenza eroica“, ha detto il leader di Hamas.
I DATI DELL’ONU SUL MEDIO ORIENTE
Secondo i dati pubblici dell’Onu (Monitoring & Tracking DashboardUN2720) un sistema che traccia ogni camion di aiuti che entra a Gaza utilizzando codici Qr, tra il 19 maggio e il 2 agosto, sono state scaricate circa 40.000 tonnellate di aiuti umanitari, ma solo 4.100 tonnellate (il 10%) sono arrivate a destinazione.
Il resto è stato contrassegnato come “intercettato“, cioè i carichi “sono stati dirottati lungo il tragitto dentro Gaza sia pacificamente da parte di persone affamate che con la forza da parte di attori armati“.
PARLA TAJANI SUL MEDIO ORIENTE
“In questo momento non ci sono, in base al diritto costituzionale e al diritto pubblico internazionale, le condizioni oggettive perché ci sia uno Stato palestinese.Dobbiamo lavorare per costruirlo, questo sì. Noi stiamo facendo questo, riconoscere uno Stato che non c’è è soltanto un esercizio teorico“. A dirlo il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti agli Stati generali del Mezzogiorno di Forza Italia.
“Questo – ha aggiunto – non significa che non si deve dire a Israele basta bombardamenti, basta attacchi contro la popolazione civile, basta vittime.Come dobbiamo dire a Hamas basta usare il popolo palestinese come scudo umano, basta tenere in condizioni disumane ostaggi che non hanno nessuna responsabilità nella politica di Israele.Quindi dobbiamo lanciare dei messaggi forti proprio per costruire la pace.Noi siamo schierati dalla parte della pace, non siamo contro il popolo palestinese, non siamo contro il popolo israeliano“.
“Attenzione anche – ha detto Tajani – a non creare, con un linguaggio violento, nuovi sentimenti di antisemitismo.Questo è inaccettabile.Quindi bisogna sempre usare un linguaggio a favore della pace, non un linguaggio di odio.Diciamo a Israele basta, diciamo ad Hamas basta, ora è il momento del dialogo, è il momento del cessate il fuoco per costruire una pace duratura in quel martoriato Medio Oriente.Non sarà facile ma non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà“.

In foto: Antonio Tajani
Foto: Esquire
Cronaca
Gaza, in migliaia senza cibo da settimane. Netanyahu: “Non c’è fame a Gaza”, Trump ribatte

“Non c’è fame a Gaza“, ha detto il primo ministro israeliano mentre arrivano i primi aiuti dal cielo e da terra dopo l’inizio della tregua nella Striscia. Trump dalla Scozia ribatte: “Non sono d’accordo, ho visto immagini terribili“. Tonnellate di cibo sono state lanciate sia dall’Idf, sia dagli aerei di Paesi come Giordania ed Emirati, mentre camion egiziani sono entrati attraverso il valico di Rafah. Wafa denuncia altre vittime nella Striscia.
PROBLEMA DELLA FAME A GAZA
Primi passi per alleviare la crisi che continua a uccidere: sei persone sono decedute per fame nelle ultime 24 ore, di cui due bambini, altri 24 sono morti per gli attacchi nelle zone designate alla distribuzione di aiuti.
Il ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas afferma che nelle ultime 24 ore sono morte nella Striscia 14 persone a causa della fame e della malnutrizione. Questo bilancio, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram, porta il totale dei decessi per fame e malnutrizione a 147 dall’inizio della guerra, tra cui 88 bambini.
LA RISPOSTA DI TRUMP
Trump ribatte a Netanyahu rispetto alle frasi del premier israeliano sull’assenza del problema “fame” a Gaza: “Non sono d’accordo, abbiamo visto immagini terribili”
“Non prendo una posizione sul riconoscimento dello Stato palestinese“. Lo ha detto il presidente americano Donald Trump parlando coi giornalisti davanti al suo resort di Turnberry in Scozia con al fianco il premier britannico Keir Starmer e la moglie Victoria. Trump ha aggiunto di sapere che invece Starmer ha una posizione in merito.
“Ho visto immagini di bambini molto affamati a Gaza“. Ha così smentito indirettamente il premier israeliano Benyamin Netanyahu che aveva negato la fame nella Striscia. Interpellato da un giornalista sulle affermazioni con cui il governo Netanyahu ha negato una carestia nella Striscia di Gaza, Trump ha risposto: “Non so, basandomi sulle immagini della televisione quei bambini sembrano molto affamati“. Ha quindi aggiunto che ora gli Usa “stanno mandando molto denaro, e altre nazioni stanno incrementando gli aiuti, inclusa questa” (il Regno Unito). Il presidente americano, alla domanda se Israele stesse facendo abbastanza per prevenire le vittime civili, ha poi replicato: “Non credo che nessuno sia sta facendo nulla di grande laggiù, l’intero posto è un macello. Ora servono cibo e sicurezza“.
Nel contempo il presidente americano ha ribadito che gli ostaggi nelle mani di Hamas, essendosi ridotti a suo dire a circa 20, “non vengono rilasciati” perché sono gli ultimi “scudi umani” per i miliziani e che “qualcosa di diverso deve essere fatto“. A Gaza, gli ha fatto eco Starmer, “la crisi umanitaria c’è” ed è “una catastrofe assoluta“. “Nessuno vuole vedere scene del genere, la gente in Gran Bretagna è indignata, serve un cessate il fuoco e noi ringraziamo il presidente per la sua leadership in questa direzione“, ha aggiunto, non senza evocare anche la necessità che Hamas “liberi gli ostaggi israeliani superstiti“.
“Voglio che la gente abbia da mangiare in questo momento, per me questa è la priorità numero uno. Perché c’è molta gente che muore di fame. Il cessate il fuoco a Gaza è possibile“.

Foto: Il diario del lavoro
Cronaca
Medio Oriente, al via 24 ore di tregua umanitaria: aiuti e camion a Gaza

Svolta di Israele, in Medio Oriente, nella Striscia di Gaza: sotto la pressione internazionale, il governo Netanyahu ha disposto la ripresa degli aiuti e annunciato tregue umanitarie per facilitarne la distribuzione. Cessate il fuoco dalla mattina del 26 luglio fino alla sera in diversi centri abitati dell’enclave palestinese. Media egiziani vicini allo Stato riportano che i camion con gli aiuti umanitari sono entrati nella giornata di ieri nella Striscia di Gaza.
TREGUA IN MEDIO ORIENTE
Svolta di Israele nella Striscia di Gaza: sotto la pressione internazionale, il governo Netanyahu ha disposto la ripresa degli aiuti e annunciato tregue umanitarie per facilitarne la distribuzione: le Idf attueranno un cessate il fuoco dalla mattina di ieri, giorno 26 luglio, fino alla sera stessa in diversi centri abitati dell’enclave palestinese. E nella notte hanno annunciato di aver già effettuato il lancio di pacchi di cibo.
Media egiziani vicini allo Stato riportano che i camion con gli aiuti umanitari sono entrati ieri nella Striscia di Gaza, proprio dopo che Israele ha annunciato una “pausa tattica” in alcune parti del territorio per consentire le consegne. “I camion con gli aiuti egiziani iniziano a entrare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah“, ha riferito Al-Qahera News su X.
“Questa tregua non avrà alcun significato se non si trasformerà in una reale opportunità per salvare vite umane. Ogni ritardo si traduce in un nuovo funerale, ogni silenzio significa un altro bambino che muore tra le braccia di sua madre senza medicine né latte“: lo ha detto in una dichiarazione pubblicata oggi su Telegram il direttore generale del ministero della Salute della Striscia di Gaza controllato da Hamas, Munir Al-Barsh.
Il segretario di Stato americano Rubio ha detto alle famiglie degli ostaggi che gli Usa “devono cambiare strategia a Gaza“, secondo Axios.
L’APPELLO DELL’ONU
Le Nazioni Unite intensificheranno gli sforzi per distribuire cibo ai palestinesi nella Striscia di Gaza approfittando delle pause umanitarie annunciate da Israele in aree designate. Lo ha dichiarato il responsabile umanitario dell’Onu, Tom Fletcher, in un post su X.
“Accogliamo con favore l’annuncio di pause umanitarie a Gaza per consentire il passaggio degli aiuti. Siamo in contatto con le nostre squadre sul terreno, che faranno tutto il possibile per raggiungere in questa finestra il maggior numero di persone affamate“, ha scritto Fletcher.

Foto: Avvenire
ISRAELE ANNUNCIA LA TREGUA IN MEDIO ORIENTE
I primi camion carichi di aiuti hanno attraversato 24 ore fa il confine dall’Egitto verso la Striscia di Gaza, mentre Israele ha annunciato una tregua nei combattimenti per «scopi umanitari» in diverse aree.
Le immagini mostrano una fila di camion carichi di sacchi bianchi che attraversano, sul lato egiziano, l’ingresso del valico di Rafah, che conduce al territorio palestinese meridionale. Tuttavia, i camion non entreranno direttamente nella Striscia di Gaza, dove il valico di frontiera è chiuso da oltre un anno, e dovranno prima percorrere alcuni chilometri fino al valico israeliano di Kerem Shalom per un’ispezione.
L’esercito israeliano aveva annunciato in precedenza di aver paracadutato aiuti umanitari a Gaza, dopo settimane di pressioni internazionali per consentire l’arrivo di cibo e altri beni vitali per la popolazione in un territorio, quello di Gaza, devastato da oltre 21 mesi di guerra. Il ministero degli Esteri israeliano ha annunciato «una pausa umanitaria» nei centri civili e nei corridoi umanitari per consentire la distribuzione degli aiuti.
Questa «pausa tattica» sarà osservata quotidianamente a partire dalle aree di Deir al-Balah nella Gaza centrale, al-Mawasi nel sud e Gaza City nel nord, dove attualmente non sono in corso operazioni militari.
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