Attualità
Il ritorno degli enocioni: primo caso di de-estinzione al mondo + foto

Ad annunciare questo affascinante evento storico quanto scientifico, è stata la Colossal Biosciences, riportando in vita tre cuccioli di “dire wolf” definiti anche metalupi, il 7 aprile.
I tre cuccioli: Romolo, Remo e Khalesi, hanno il DNA del loro antico parente ormai estinto: l’enocione, un canide di grosse dimensioni che viveva sul nostro pianeta tra i 20 e i 10 mila anni fa.
I primi due cuccioli hanno 6 mesi, mentre la terza due, e stanno vivendo una vita tranquilla da cuccioli di enocione, una specie esistita sul pianeta terra tra i 20 e i 10 mila anni fa. Già a vedere il manto candido dei piccoli si nota l’aspetto che non corrisponde all’originale per quando diventeranno adulti, ad ora pesano più di 36 chili, lunghi oltre 1 metro e potrebbero arrivare ad un’altezza di 1 metro e 80 e una stazza oltre i 45 chili.
PRIMO CASO AL MONDO
Romolo, Remo e Khalesi sono il frutto di un’operazione di de-estinzione dell’azienda americana Colossal Laboratories & Biosciences, l’unica al mondo specializzata in operazioni di questo genere, la quale ha annunciato di aver “riportato in vita” il metalupo (nome noto ai fan della serie fantasy Trono di Spade) o enocione.
DE-ESTINZIONE
La pratica, nota anche come resurrezione biologica, consiste nella creazione in laboratorio di una specie estinta, tramite l’utilizzo di tecnologie di ingegneria genetica in grado di modificare il DNA delle cellule di una specie vivente per ottenere delle cellule con il patrimonio genetico della specie estinta.
I Dire Wolf o metalupi, resi famosi dalla serie tv Trono di Spade, erano animali definiti leggendari, con mascelle così forti da frantumare ossa e rivestiti da una folta pelliccia bianca. I ricercatori della Colossal Biosciences, già impegnata nella de-estinzione del dodo e del mammut, hanno modificato il DNA di quello che, secondo gli studiosi, sembra essere il parente più vicino ai metalupi: il lupo grigio (canis lupus), in modo tale da ottenere tratti fenotipici, ossia caratterestiche osservabili, della specie estinta migliaia di anni fa.
I cuccioli sono nati in periodi diversi, due a ottobre 2024, chiamati Romolo e Remo, e l’ultimo a gennaio 2025, una femmina chiamata Khalesi, in onore a Daenerys Targaryen, uno dei personaggi più amata della nota serie fantasy.
foto x @janethleonM
PROCEDIMENTO
Gli scienziati coinvolti, hanno estratto il DNA da due fossili di metalupi: un dente risalente a circa 13 000 anni fa e un osso dell’orecchio interno di circa 72 000 anni fa. Dunque l’analisi e il confronto del DNA estratto con il patrimonio genetico della specie più vicina, il lupo grigio, ha permesso di individuare geni, cioè tratti del DNA che conferiscono le caratteristiche uniche alle specie, responsabili di tratti fisici come dimensioni corporee che comprendono forma della testa, orecchie e cranio, caratteristiche del pelo come il colore e la lunghezza e delle vocalizzazioni come l’ululato.
Grazie all’uso delle tecniche avanzate di ingegneria genetica, come il sistema CRISPR/Cas9, sono state apportate modifiche al DNA delle cellule del lupo grigio, nello specifico, sono state apportate 20 modifiche di 14 geni. Di queste modifiche, 15 sono state apportate tramite l’uso del DNA dai fossili di metalupo mentre le rimanenti sono state ottenute lavorando direttamente sul DNA originale.
COMPORTAMENTO
Dal punto di vista etologico, gli scienziati hanno dichiarato quanto segue: “L’esuberanza angelica che i cuccioli mostrano in presenza degli umani (trottare verso gli abbracci, le grattatine sulla pancia, i baci) è completamente assente“. Romolo e Remo in particolare, tengono le dovute distanze dagli esseri umani, indietreggiando se una persona si avvicina.
foto @kodami
foto @colossalbiosciences
Attualità
Vera scoperta dell’America: smentito Colombo, i primi furono i Vichinghi

Contrariamente a ciò che sappiamo sul primo uomo a scoprire l’America nei libri di storia, in realtà non andò tutto secondo la sequenza temporale che sappiamo. Ebbene sì, in realtà non fu Colombo a scoprire l’America per primo, bensì i Vichinghi.
Uno studio ha dimostrato quanto si ipotizzava da tempo: la presenza europea in America risale a ben prima di Cristoforo Colombo, perché furono i Vichinghi nell’anno 1021, con 471 anni di anticipo da Colombo, ad essere i primi ad approdare sul continente americano.
LA SVOLTA DELLA VERITA’
La sorprendente verità è emersa grazie ad una scoperta incredibile in Canada. Gli scienziati Michael Dee, dell’Università di Groeningen, nei Paesi Bassi e colleghi di un’ampia collaborazione internazionale, sulla base della datazione di alcuni resti archeologici scoperti nel sito, hanno analizzato dei campioni di legno trovati a Terranova e hanno trovato al di sopra segni di un’ascia, ma non una qualunque, un’ascia vichinga.
Grazie all’utilizzo di tecniche di datazione avanzatissime, gli scienziati sono riusciti a stabilire l’anno esatto in cui quell’ascia ha intagliato quel pezzo di legno, dunque non un periodo generico, ma l’anno preciso: 1021 d.C.
Nonostante fosse noto già da tempo che i primi europei a raggiungere le coste americane fosse quel popolo noto per le sue spedizioni verso mete che ai tempi erano i margini del mondo conosciuto, ossia dal Mar Caspio alle coste remote della Groenlandia, ora per la prima volta, i ricercatori ci hanno fornito una data precisa per il primo sbarco nelle Americhe: il 1021.
PRIME TESTIMONIANZE
Risalgono agli anni Sessanta le prime testimonianze della presenza del popolo Vichingo sul continente americano. Le prime scoperte riguardano i resti della colonia di l’Anse aux Meadows, ma non c’era alcuna certezza circa la sua datazione, la cui stima è stata poi raggiunta solo oggi grazie a uno studio avanzato. Tutto partì grazie alla scoperta di resti lignei lavorati in modo inconfondibile con il ferro, materiale che era sconosciuto ai nativi americani.

@Focus
Attualità
Guerra in Medio Oriente, possibile accordo tra Israele e Hamas entro 1-2 settimane: ecco gli eventuali scenari

Arrivano nuove notizie in merito ad una possibile tregua in Medio Oriente tra Israele e Hamas, che prevederebbe un accordo sul cessate il fuoco con eventuale rilascio degli ostaggi.
Dialoghi che, però, si prevede andranno avanti nel lungo termine per circa una o due settimane.
POSSIBILE TREGUA IN MEDIO ORIENTE
Israele e Hamas potrebbero raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi entro una o due settimane, ma non si prevede che possa succedere in un giorno.
Lo ha dichiarato un alto funzionario israeliano a Reuters, durante la visita del premier Benjamin Netanyahu a Washington, che finora non ha prodotto annunci.
Secondo la fonte, se le due parti dovessero accettare una tregua di 60 giorni, Israele userebbe quel tempo per offrire un cessate il fuoco permanente che richiederebbe il disarmo del gruppo militante palestinese. Se Hamas rifiuta, “procederemo” con le operazioni militari, ha sottolineato il funzionario.
Il Qatar e altri Paesi potranno iniziare a destinare risorse e fondi alla ricostruzione della Striscia di Gaza già. durante il cessate il fuoco. E’ quanto ha accordato Israele nell’ambito dei negoziati in corso a Doha, come richiesto da Hamas per dimostrare serietà di intenzioni.
Lo Stato ebraico da parte sua insiste che non sia solo Doha a dare fondi, ma anche altri Paesi. Gli Stati della regione, tra cui l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, si rifiutano di impegnarsi a fornire aiuti per la ricostruzione se prima Israele non si impegna a porre fine alla guerra.
IL BILANCIO DEI MORTI SI AGGRAVA IN MEDIO ORIENTE
Almeno 24 persone, tra cui molte donne e bambini, sono stati uccisi dall’alba di oggi al centro e al sud di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera, citando fonti ospedaliere. Allarme a Tel Aviv e Gerusalemme per il lancio di missili dallo Yemen. Le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei su Gaza, mentre proseguono faticosamente i negoziati a Doha.
Intanto, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che lui e Donald Trump condividono pienamente la strategia per giungere a un accordo sulla liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas, ma ha chiarito che Israele non firmerà alcun patto “a ogni costo“.

Foto: Il Corriere della Sera
DOMANI RITORNO IN ISRAELE DI NETANYAHU
E’ previsto per domani mattina il rientro in Israele da Washington del premier Benjamin Netanyahu. Lo scrive il giornale israeliano Haaretz. Netanyahu è negli Stati Uniti da domenica.
Nelle scorse ore il premier israeliano ha incontrato al Pentagono il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, con il quale – ha reso noto l’ufficio di Netanyahu – ha parlato di questioni relative alla sicurezza, anche il “contrasto alle minacce dall’Iran“, dopo i 12 giorni di guerra a giugno tra Israele e la Repubblica Islamica, e il “rafforzamento dell’alleanza strategica tra Israele e Usa“.
Attualità
Processo Puff Daddy, è terminato ufficialmente il processo: ecco l’esito

È giunto finalmente al termine, nella giornata di ieri, il processo a “Puff Daddy” che ha tenuto sulle spine tutta l’America, e non solo, per tantissime settimane. Subito dopo il termine del procedimento è giunto anche l’esito: Puff Daddy è stato ritenuto colpevole solo di due capi di imputazione su cinque e, di conseguenza, non rischia l’ergastolo.
In un verdetto misto, i giurati del processo penale federale a Sean Diddy Combs lo hanno dichiarato colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione, ma lo hanno assolto dalle accuse più gravi: associazione a delinquere e traffico sessuale. Il verdetto, annunciato nella tarda serata del 1° luglio (ora statunitense), è stato confermato da più fonti, tra cui CNN, AP News e The Guardian.
IL VERDETTO A PUFF DADDY
La decisione arriva dopo circa 14 ore di deliberazioni. Combs era accusato di aver preso parte a una rete di sfruttamento sessuale e di aver promosso un sistema organizzato a scopo criminale: due capi d’imputazione gravi, che avrebbero potuto comportare l’ergastolo.
La giuria, però, l’ha assolto da queste accuse. Diversa, invece, la posizione per quanto riguarda i due capi d’imputazione minori, che lo accusavano di aver organizzato e finanziato spostamenti di donne a fini di prostituzione. In questi casi, Combs è stato dichiarato colpevole.
Il giudice Arun Subramanian ha ringraziato i giurati per il loro “enorme sacrificio” nel corso del processo: “Voglio che sappiate che è fonte di ispirazione per tutti noi. Avete ascoltato, avete lavorato insieme, siete stati qui ogni giorno, con la pioggia o con il sole. Lo avete fatto senza alcuna ricompensa, se non quella che deriva dal rispondere alla chiamata del servizio pubblico. Questo dovrebbe dare speranza a tutti noi“, ha detto.

Foto: Il Post
QUANTO RISCHIA ADESSO PUFF DADDY
Il rapper, che si è dichiarato non colpevole di tutte le accuse, ora rischia una pena fino a 10 anni di carcere per le condanne per trasporto. Se fosse stato condannato per uno qualsiasi degli altri capi d’accusa, il 55enne avrebbe potuto affrontare fino all’ergastolo.
Ma Combs resterà in carcere: il giudice Arun Subramanian ha negato infatti al re dell’hip hop di uscire di carcere sotto cauzione, argomentando che i reati di traffico di persone a scopo prostituzione di cui è stato riconosciuto colpevole impongono che il condannato resti dietro le sbarre in attesa della sentenza.
LA REAZIONE DELL’AULA
Prima di essere accompagnato fuori dall’aula del tribunale dagli ufficiali giudiziari, Sean “Diddy” Combs si è inginocchiato davanti alla sedia e ha chinato la testa. Successivamente, rivolto alla tribuna, ha applaudito, spingendo anche il pubblico a farlo.
Combs ha guardato la famiglia con il viso raggiante, dicendo: “Grazie. Vi voglio bene, mamma.”.
In seguito i familiari hanno iniziato a gridare dream team agli avvocati, che si sono dati pacche sulle spalle e si sono abbracciati.
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