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Attualità

L’Italia e altri otto Paesi UE non firmano la dichiarazione a favore delle Comunità LGBTIQ+

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Foto: Osservatorio diritti

Mentre la presidenza belga dell’Unione Europea ha presentato una dichiarazione per la promozione di politiche europee a favore delle comunità LGBTIQ+, l’Italia, insieme ad altri otto paesi membri, ha deciso di non firmare il documento.

Oltre all’Italia, i paesi che non hanno aderito alla dichiarazione sono Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

Questo rifiuto arriva nonostante il fatto che l’Italia, il 7 maggio scorso, avesse aderito alla dichiarazione contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia del Servizio di Azione Esterna dell’UE e dei 27 Stati membri.

La dichiarazione proposta dalla presidenza belga mirava a rafforzare le politiche di inclusione e protezione per le comunità LGBTIQ+ a livello europeo, promuovendo una maggiore uguaglianza e contrastando la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. La mancata firma da parte di questi nove paesi evidenzia una divisione interna all’UE su questi temi.

In conversazioni private, la premier italiana Giorgia Meloni ha spiegato le ragioni della scelta:Giusto combattere ogni discriminazione, ogni persecuzione, ogni abuso che in molte nazioni del mondo vengono perpetrati ancora in base all’orientamento sessuale… Giusto chiedere alla comunità internazionale di tenere la guardia alta… Ma abbiamo colto nella dichiarazione dell’Unione un approccio ideologico...“.  Chi ascolta la premier capisce: sì a combattere discriminazioni, no a “pericolose derive sul gender”.

La decisione di non aderire alla dichiarazione ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, organizzazioni e attivisti per i diritti LGBTIQ+ hanno espresso delusione e preoccupazione, vedendo in questa scelta un passo indietro nella lotta per i diritti e l’uguaglianza; dall’altro, alcuni rappresentanti politici dei paesi non firmatari hanno sottolineato la necessità di rispettare le sovranità nazionali e le diverse sensibilità culturali.

La presidenza belga ha espresso rammarico per la mancata umanità su un tema così rilevante, ma ha ribadito l’importanza di continuare a lavorare per un’Europa più inclusiva e rispettosa dei diritti di tutti i suoi cittadini.

La mancata adesione alla dichiarazione solleva interrogativi sul futuro delle politiche europee per le comunità LGBTIQ+ e sulla capacità dell’UE di presentarsi come un blocco coeso nella promozione dei diritti umani e dell’uguaglianza.

Classe 2004. Studentessa in Lettere all’Università degli studi di Palermo. Aspirante editor e giornalista. Appassionata di musica, vintage e letteratura.

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1 Comment

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  1. Vincenzo

    21 Maggio 2024 at 16:14

    In un periodo epocale in cui si parla di “INCLUSIONE “stupisce la mancata adesione dell’Italia ad una politica più umanitaria. Il tema è di certo rilevante, non dimentichiamo che nell’antica Grecia, culla della civiltà, l’omosessualità era considerata un fatto del tutto normale, così pure nell’antica Roma. Il grande genio di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e tanti altri vanno ricordati per i loro capolavori e il grande contributo dato all’arte non per il loro orientamento sessuale. L’uomo va giudicato per il suo “cuore”e la sua “mente”. Sotto questo punto di vista è condivisibile il rammarico della presidenza belga e criticabile l’azione politica dell’Italia che retrocede su orme di oscurantismo medievale. Bellissimo articolo che svolge un tema di palpitante attualità, bravissima Dalila Fumo che ci aggiorna con la sua comprovata professionalità

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Greta Thunberg e la Global Sumud: nave colpita da drone in Tunisia -Video

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Dal ronzio al boato: così gli attivisti hanno vissuto l’attacco in piena notte.

Nella notte tra lunedì e martedì la Global Sumud Flotilla, la missione di attivisti diretta verso Gaza, ha vissuto momenti di panico: una delle navi pricipali, la Family Boat con a bordo anche Greta Thunberg, sarebbe stata colpita da un drone militare al largo delle coste tunisine.

Chi era di guardia ha raccontato di aver sentito un ronzio, poi un’esplosione e subito le grida: “Al fuoco, al fuoco!”.

 

L’equipaggio si è svegliato di corsa e ha cercato di mettersi in salvo. Oltre a Greta, sulla nave c’erano anche Yasemin Acar e Thiago Avila, figure chiave nell’organizzazione della Flotilla.

L’azione fa parte di una protesta internazionale e partecipata contro l’invasione israeliana a Gaza. La delegazione stava navigando vicino al porto tunisino di Sidi Bou Said quando è avvenuto l’attacco.

Le autorità tunisine però smentiscono: secondo Houcem Eddine Jebabli, portavoce della guardia nazionale, nell’area non c’erano droni. Per lui il fuoco potrebbe essere stato causato semplicemente da “delle sigarette”.

 

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Attualità

La Global Sumud Flotilla e il tentativo di aprire un corridoio via mare per Gaza

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Foto: Volere la Luna

Immagina tante piccole barche, cariche di cibo e medicine, che partono da diversi porti del Mediterraneo per andare a Gaza con un doppio scopo…

La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa civile (per cui 26 mila persone hanno fatto richiesta) completamente legale che riunisce decine di imbarcazioni protette dal diritto marittimo da 44 paesi (tra cui l’Italia)

Leggi anche: Israele aggredisce la Freedom Flotilla, gli attivisti sono stati sequestrati in acque internazionali: c’è anche Greta Thunberg

L’obbiettivo è rompere il blocco imposto da Israele sulla striscia di Gaza e poter cosi portare aiuti concreti alle persone in difficoltà.

Non a caso il nomeSumud” significa resistenza, perseveranza, resilienza in arabo, e simboleggia la volontà di non arrendersi di fronte all’ingiustizia.

La seconda partenza fissata dopo quella del 31 Agosto (da Genova – Barcellona), era prevista oggi, 4 settembre, con il resto delle barche con partenza prevista da Tunisia, Grecia e Sicilia; tuttavia, è stato poi reso noto che quella da Tunisi è stata posticipata al 7 settembre, a causa dei ritardi accumulati e delle difficili condizioni meteo.

Giorgia Meloni, in proposito, ha affermato che saranno adattate tutte le misure di tutela e sicurezza per poter così garantire il buon esito dell’operazione.

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Attualità

Dal gruppo “Mia Moglie” al forum “Phica”: la lunga scia della violenza digitale sulle donne

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Foto: Wired Italia

Il gruppo FacebookMia moglie” è recentemente stato chiuso da Meta in seguito alle denunce di oltre mille donne, che si sono occupate di segnalare il gruppo alla polizia postale.

Più di 32 mila uomini hanno commentato e postato video e immagini delle loro compagne, senza il consenso di quest’ultime; e tra queste, sono presenti anche fotografie scattate di momenti di intimità.

Ecco la dichiarazione della portavoce di Meta a riguardo: “Abbiamo rimosso il Gruppo Facebook per violazione delle nostre policy contro lo struttamento sessuale di adulti. Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sesssuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme. Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”.

Eppure non si tratta di un caso singolo…

A scuotere l’opinione pubblica vi è anche il caso di Phica; (anch’esso chiuso recentemente) si tratta di un forum  aperto dal 2005 dove migliaia di utenti condividevano immagini di donne rubate dai social o addirittura, dalla vita quotidiana.

La domanda a questo punto sorge spontanea: quanti altri gruppi di questo genere sono ancora presenti nel web?

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