Calcio
Dall’urna di Nyon verso la finale: i sorteggi delle italiane in Europa
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Dopo l’ultimo turno di League Phase, che ha dispensato spettacolo ed emozioni da tutte le gare, Champions League ed Europa League entrano nel vivo della fase a eliminazione diretta. Dalle urne di Nyon, tutte le italiane hanno conosciuto le proprie avversarie e adesso non si scherza più!
INTER
Agiata al quarto posto, l’Inter di Simone Inzaghi si è regalata un posto nelle migliori sedici. Un percorso che ha messo in mostra quella che è la maturità acquisita dal club nerazzurro. 19 punti, un solo gol subito e prestazioni di prestigio come il successo contro l’Arsenal o il pareggio in casa del Manchester City alla prima giornata. Il grande risultato ottenuto nella League Phase permette all’Inter di attendere in poltrona gli ottavi di finale, riuscendo a evitare il doppio spareggio. L’avversaria dei nerazzurri sarà una tra Feyenoord, PSV, Juventus e Milan. Doppia occasione per un derby europeo agli ottavi di finale, ma questo dipenderà dall’urna di Nyon e dai risultati che i bianconeri e i rossoneri otterranno.
ATALANTA
L’ennesima grande prestazione al cospetto di una big, ormai l’Atalanta non è più una sorpresa ma si conferma sempre più una solida realtà. Il pareggio ottenuto a Barcellona ha escluso la squadra di Gasperini dalle migliori otto, a causa delle vittorie di Lille e Aston Villa. Il sorteggio ha regalato ai bergamaschi una nuova tappa nel viaggio della consapevolezza: dall’urna l’Atalanta trova i belgi del Club Brugge. La squadra belga ritrova un’italiana nel proprio percorso, dopo aver affrontato Milan e Juventus nel corso della League Phase. Una sfida che nasconde molte insidie per l’Atalanta, poiché il Brugge si è dimostrato molto cinico e organizzato soprattutto in fase di non possesso. Tanta curiosità verso il primo degli spareggi, che adesso devono portare la Dea a sognare sempre più in grande…
JUVENTUS
Una sconfitta tra fischi, contestazioni e mugugni. L’ultima apparizione dei bianconeri in Champions ha lasciato più di qualche ferita. Il 2-0 netto con cui il Benfica si è imposto allo Stadium ha fatto sprofondare la squadra di Thiago Motta al ventesimo posto della classifica, costringendo la Juventus ad affrontare il play-off per proseguire il suo viaggio. L’avversaria della Juve può rappresentare un vero e proprio inizio, non solo metaforicamente: dopo aver vinto 3-1 nella prima giornata, la Juventus ritrova il PSV. La squadra di Bosz ha concluso in crescendo il proprio percorso in Champions, e ha chiuso con un successo di prestigio contro gli “imbattibili” Reds di Liverpool. Non sarà la stessa gara della prima giornata: tante cose sono cambiate e tanti protagonisti hanno cambiato il proprio status, e il periodo decisamente incolore dei bianconeri rende ancora più complicata la situazione, ma adesso Thiago Motta è chiamato a dare un segnale alla sua stagione. Il primo atto allo Stadium, mentre il ritorno si disputerà al Philips Stadion di Eindhoven.
MILAN
Tanti cambi, una confusione a tratti “preoccupante” e un percorso dai due volti. La Champions del Milan si riassume in poche semplici situazioni che hanno mostrato più di qualche problema all’interno del club rossonero. Il viaggio in Champions con Fonseca era partito malissimo, con due sconfitte nelle prime due partite, ma il sussulto d’orgoglio attuato dalla squadra aveva permesso al Milan di rialzare la testa. La vittoria fuori casa al Bernabeù contro il Real Madrid è stato l’apice del percorso dei rossoneri, che però sono arrivati alle ultime due giornate con troppe novità per poter sperare di conquistare un posto nelle prime otto. Sergio Conceicao ha provato in tutti i modi a dare una scossa alla squadra, ma in poco tempo i risultati sono stati altalenanti. La brutta sconfitta di Zagabria ha scaraventato il Milan al tredicesimo posto, e dall’urna il viaggio del Milan necessita di una tappa aggiuntiva, nella gabbia di Rotterdam. L’avversaria del Milan è il Feyenoord. La squadra olandese ha chiuso come peggio non si può la propria League Phase, schiantata per 6-1 in casa del Lille, ma nei play-off la squadra di Priske è un’autentica mina vagante. Un match che promette spettacolo, non tanto per le forze in campo, ma per l’entropia che caratterizza le due squadre. E sulla finestra c’è l’Inter che aspetta… Occhio al potenziale euroderby agli ottavi.
LAZIO
Definire eccellente il percorso dei biancocelesti è riduttivo, perché la Lazio non solo è riuscita a conquistare un posto tra le migliori otto, ma è riuscita anche a chiudere la League Phase al primissimo posto della classifica. La sconfitta di Braga non fa testo a un viaggio incredibile degli uomini di Baroni, reso ancora più incredibile da prestazioni -anzi vittorie- di caratura internazionale, come il tris rifilato in meno di quaranta minuti alla Real Sociedad, o la vittoria in casa dell’Ajax, oppure il 2-1 rifilato al Porto. La squadra di Baroni ha guardato tutti dall’alto nel corso di tutta questa Europa League, e adesso attende la sua avversaria agli ottavi di finale. Il sorteggio di Nyon ha aperto uno scenario, che definire romantico è quasi superfluo. Dall’urna di Nyon la Lazio aspetta una tra Ferencvaros, Viktoria Plzen, Porto o Roma. L’ipotesi di un derby della capitale in Europa diventa sempre più concreta…
ROMA
La sponda giallorossa della capitale quest’anno si sta barcamenando in mezzo alla confusione generale. Tre allenatori, due direttori sportivi e una squadra sempre più al valico per le prestazioni in campo. Nonostante l’ambiente, sempre molto energico ma quest’anno decisamente pesante, Claudio Ranieri è riuscito a riprendere in mano la situazione, guidando la Roma verso i play-off. Il percorso dei giallorossi è stato altalenante fin dalla prima gara, con sconfitte pesanti con Elfsborg e AZ, ma le grandi prestazioni fatte contro Tottenham e Eintracht Francoforte hanno mostrato quali sono i valori reali di questa squadra. Il sorteggio non è stato dei migliori, con l’ipotesi di un euroderby contro la Lazio agli ottavi, ma intanto la Roma ha un ostacolo lusitano da superare. L’avversaria della Roma è il Porto. La squadra portoghese quest’anno, come i giallorossi, sta vivendo una stagione particolarmente caotica. Il nuovo cambio in panchina ha ridato linfa vitale a una squadra che sta vivendo una rivoluzione a tutto tondo. I Dragoes rimangono una delle squadre più attrezzate e ostiche dell’intera competizione, pertanto la Roma è chiamata a tirar fuori quell’orgoglio e quel carattere gladiatorio che ha caratterizzato tutte le ultime apparizioni europee, arrivate sempre verso la finale.
FIORENTINA
La squadra di Palladino non è riuscita a imporsi in maniera importante nel corso della League Phase, ma è riuscita a concludere in crescendo il suo viaggio. Il terzo posto ha regalato l’accesso diretto ai play-off, obiettivo più che alla portata fin da inizio stagione, e adesso la Viola attende di conoscere la sua avversaria, che sarà una tra Vikingur, Panatinhaikos, Borac o Lubiana.
I PLAY-OFF DI CHAMPIONS
- Brest-PSG
- Club Brugge-Atalanta
- Manchester City-Real Madrid
- Juventus-PSV
- Monaco-Benfica
- Sporting Lisbona-Borussia Dortmund
- Celtic-Bayern Monaco
- Feyenoord-Milan
I PLAY-OFF DI EUROPA LEAGUE
- Ferencvaros-Viktoria Plzen
- Twente-Bodo Glimt
- Union Saint Gilloise-Ajax
- AZ Alkmaar-Galatasaray
- Porto-Roma
- Fenerbache-Anderlecht
- Paok-Steaua Bucarest
- Midtjylland-Real Sociedad
I PLAY-OFF DI CONFERENCE LEAGUE
- Gent-Real Betis
- TSC-Jagiellonia
- Celje-Apoel Nicosia
- Vikingur-Panathinaikos
- Copenhagen-Heidenheim
- Molde-Shamrock Rovers
- Omonia Nicosia-Pafos
- Borac-Olimpija Lubiana
Calcio
Billing risponde alla perla di Dimarco. Lo scontro scudetto termina in parità
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Il tanto atteso match scudetto termina tra applausi e sciarpate. Una gara intensa dal primo all’ultimo minuto, con l’Inter che aveva trovato il vantaggio con una magia di Federico Dimarco da calcio piazzato. Nella ripresa il Napoli riesce a reagire, approfitta di una serie di incomprensioni dei nerazzurri e nel finale Billing rimette in equilibrio la gara.
Conte sceglie Gilmour al posto dell’infortunato Anguissa. Una scelta diversa rispetto al match di Como, in cui il tecnico scelse Billing (che disputò comunque una buona prestazione), per avere maggior palleggio contro una delle squadre più dominanti in mezzo al campo. Confermato Raspadori al fianco di Lukaku, senza dubbio l’uomo più in forma delle ultime gare del Napoli -nonostante i tre pareggi e una sconfitta. Scelte obbligate anche per l’Inter, con Inzaghi che si presenta al Maradona con i soli Dumfries e Dimarco come quinti a centrocampo.
Buon ritmo fin dai primi minuti, il peso della gara non bisogna nemmeno sottolinearlo. L’Inter cerca di non farsi intimorire dai fischi assordanti del Maradona, la manovra dei nerazzurri si sviluppa con la solita pulizia tecnica e la consueta rotazione delle pedine, questa l’idea di Inzaghi per eludere il pressing a uomo attuato da Conte. Gilmour e Di Lorenzo sono i due aghi della bilancia con cui il Napoli cerca di mandare in tilt la manovra dell’Inter, che di consueto comincia da sinistra per svilupparsi in un secondo momento sulla destra. I primi squilli della gara sono di marca partenopea, grazie al lavoro armonico della catena di destra. Al 18′ McTominay prova ad anticipare Bisseck sul primo palo, ma il tedesco arriva in anticipo e riesce a smorzare il pallone tra le mani di Martinez. Due giri d’orologio più tardi l’Inter si riaffaccia nella trequarti offensiva, conquistando un calcio di punizione dai venti metri. La punizione di Dimarco è un arcobaleno perfetto che si insacca all’incrocio dei pali, Meret non azzarda nemmeno un qualsiasi intervento e l’Inter si porta avanti. Splendida l’esecuzione dell’esterno nerazzurro, un mancino sotto il sette che rispolvera agli occhi dei più romantici le perle di Diego Armando Maradona, proprio in casa dell’eterno Diez. Alla mezz’ora Lukaku prova a rimettere subito in equilibrio la gara, conclusione al volo dell’attaccante belga, che riceve il lancio di McTominay e prova a coordinarsi in scivolata. La palla termina fuori di poco, ma è la miccia che riaccende la squadra di Conte e aizza nuovamente il Maradona. Raspadori riceve palla in profondità, Martinez sbaglia l’uscita ma è fortunato perché l’attaccante del Napoli incespica nel controllo del pallone. Sempre vivo e frizzante nel pressing e nel fraseggio, Raspadori è l’uomo che permette agli azzurri di costruire le occasioni principali del primo tempo, come quella che porta alla conclusione Lukaku. Minuto 42, Dumfries sbaglia l’appoggio verso Bisseck, Raspadori si inserisce di rapina e crossa subito verso il centro, Lukaku va in anticipo sul primo palo e calcia con il sinistro, intervento difensivo incredibile di Bastoni, che segue il movimento del belga e con la coscia devia il pallone in angolo. A trenta secondi dall’intervallo Buongiorno salva su Dimarco, conclusione a botta sicura dell’esterno dell’Inter chiusa dalla scivolata provvidenziale dell’ex giocatore del Torino.
Nessuna sostituzione all’intervallo e ritmo subito alto anche al rientro dagli spogliatoi. Il Napoli cerca di approcciare il secondo tempo nello stesso modo in cui ha concluso il primo, l’Inter mantiene le linee unite e cerca di non concedere troppo spazio alle avance del Napoli. Dopo meno di cinque minuti Dimarco è costretto ad abbandonare il campo a causa di un problema muscolare. Senza nessun giocatore di ruolo, Inzaghi sostituisce l’esterno con Pavard e Calhanoglu con l’ex Zielinski. Fase molto confusa della gara, da una parte l’Inter cerca di riorganizzarsi dopo l’uscita di Dimarco mentre il Napoli attacca a testa bassa per ribaltare l’inerzia della gara. Inzaghi scambia continuamente la posizione dei giocatori, nella fascia sinistra si alternano in pochi minuti Mikitharyan, Bastoni e poi Dumfries. La soluzione “definitiva” è una doppia linea da quattro, con Dumfries dirottato sull’out di sinistra e Barella largo a destra. Al 64′ il Napoli sfiora il pari, serie di conclusioni al limite dell’area nerazzurra, tutte respinte dal folto muro eretto dalla difesa, la palla arriva verso McTominay che lascia partire un siluro, grande respinta di Martinez. Inzaghi capisce il momento di completa difficoltà e prova a restituire smalto e brillantezza in avanti: fuori Thuram e dentro Correa. Conte insiste sulla sponda verso Lukaku, che trova sempre più spazio dalla marcatura asfissiante di Acerbi. Tanti i calci d’angolo battuti dai partenopei nella fase centrale della ripresa, frutto di una serie di errori da parte dei giocatori dell’Inter in fase di riconquista del pallone. Per l’ultimo quarto d’ora Conte punta sulla fisicità di Okafor al posto di Raspadori, prestazione dai due volti quella del numero 81 azzurro, sempre pimpante e vivace ma spesso impreciso nell’ultimo passaggio. Dentro anche Billing al posto di Gilmour, ulteriori centimetri per la trequarti del Napoli. Inzaghi chiude le sue sostituzioni con Frattesi e De Vrij al posto di Mikitharyan e Bastoni. Forze fresche anche nelle fasce azzurre, con Ngonge e Olivera (al rientro dal lungo infortunio). All’86’ il Napoli trova il pareggio: Lobotka sfrutta il blocco di McTominay, che nega l’intervento a Bisseck, lo slovacco si inserisce tra le linee, appoggia per Billing al centro dell’area. Il centrocampista danese calcia con il sinistro ma trova la grande opposizione di Martinez, che non può nulla sulla seconda conclusione del numero 15 del Napoli. Nei minuti di recupero l’unica occasione è del Napoli, con una conclusione di McTominay, stoppata dalla difesa, e di Ngonge, smorzata da Dumfries tra le braccia di Martinez.
Applausi del Maradona al termine della gara, per un Napoli che continua a non vincere ma reagisce bene alla ventata negativa delle ultime partite. A Como era mancata la reazione e la grinta nel secondo tempo, fattore determinante nel pareggio ottenuto dalla squadra di Conte con il gol di Billing. Altro fattore determinante per il risultato finale è la sistemazione molto provvisoria e improvvisata dell’Inter. Inzaghi aveva presentato l’emergenza nelle fasce, ma fino all’infortunio di Dimarco la situazione sembra ampiamente sotto controllo. Il problema muscolare dell’esterno nerazzurro, che aveva aperto le danze con una punizione meravigliosa, ha presentato una serie di incomprensioni tattiche all’interno della formazione dell’Inter, oltre che una mancanza di lucidità nella gestione della gara. La spinta del Maradona ha rimesso in corsa il Napoli, Billing e Lobotka hanno fatto il resto.
Un punto a testa per le due squadre che si contenderanno lo scudetto giornata dopo giornata. Conte continua a non vincere (per la prima volta non riesce a vincere per cinque gare consecutive), ma il pareggio mantiene stabile il distacco dal primo posto, e nelle prossime gare il Napoli ha l’obbligo di rialzare la testa per mettere pressione all’Inter, che comincerà il suo percorso nella fase finale della Champions League.
Non sorride nessuno al termine dello scontro scudetto, ma dopo il pareggio dell’Atalanta contro il Venezia, attenzione alla Juventus! La distanza è ancora elevata, ma una vittoria può riavvicinare i bianconeri nei piani alti della classifica.
Calcio
Il Supercommento della 26ª giornata di Serie A
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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiseiesima giornata di Serie A.
Lecce-Udinese (A cura di Dennis Rusignuolo)
I friulani passano di misura a Lecce grazie al rigore di Lucca, che farà discutere
Scelte pressoché obbligate da una parte e dall’altra: Runjaic che schiera dal 1′ Sanchez, che al Via Del Mare trovò il primo gol in Serie A; Giampaolo schiera il tridente con Morente, Krstovic e Pierotti. La prima palla gol è friulana: gran filtrante di Lovric che mette Lucca davanti a Falcone, bravo a chiudergli lo specchio e a respingere. I primi minuti sono tutti dell’Udinese che attacca e cerca il gol da fuori con Ekkelenkamp e Sanchez, senza trovare però lo specchio. Il Lecce fatica a imbastire un’azione degna di nota, soffrendo il pressing avversario, col pubblico che si innervosisce per i troppi passaggi all’indietro. Attorno al 25′ si vedono i salentini in area ospite, con una doppia conclusione di Pierotti alla quale si oppone la difesa con salvataggio finale di Kristensen in corner. Alla mezz’ora l’evento che decide, e condiziona, la partita: contatto tra Jean e Lovric in area, col braccio del difensore che colpisce il volto del giocatore ospite, senza vederlo arrivare. Sembra essere un normalissimo contatto di gioco ma Bonacina viene richiamato dal Var e concede il penalty. A quel punto va in scena un imbarazzante teatrino con i giocatori dell’Udinese che litigano per battere il rigore. In molti cercano di strappare il pallone dalle mani di Lucca, che non lo molla. Il numero 17 trasforma il penalty ma nessun compagno va a festeggiare con lui. Passano quattro minuti e Runjaic toglie Lucca e mette Iker Bravo, l’impressione è che la scelta sia punitiva per la sceneggiata del rigore. Nella ripresa pochissime emozioni fin dall’inizio. Il piano gara dell’Udinese è quello di mantenere il risultato senza correre alcun rischio, mentre il Lecce cerca più una scossa emotiva che tattica. Le occasioni principali sono tutte di marca bianconera, con i friulani che sfiorano ripetutamente il raddoppio. Falcone evita il raddoppio al 53′ alzando in angolo un gran tiro di Bravo da fuori area. Sanchez mette Kamara davanti a Falcone, ma l’ivoriano spreca con un tiro cross che non trova nessuno. Fioccano i gialli in una gara da nervi tesissimi: nell’arco di 3′ se li beccano Berisha, Lovric e Payero. Quest’ultimo rischia il secondo con un’entrata a piede alto che Bonacina non sanziona. Giampaolo prova ad aumentare il potenziale offensivo con Rebic al posto di Pierret per gli ultimi 20′. Runjaic compatta le due linee e difende il risultato fino al fischio finale. Successo prezioso per l’Udinese, adesso stabilmente al decimo posto con un buon vantaggio sul Torino undicesimo. La squadra di Runjaic deve risolvere l’enigma legato al calcio di rigore di Lucca, e ricompattare subito il gruppo in vista dei prossimi match, che diranno definitivamente dove può arrivare questa Udinese. Amaro in bocca per il Lecce, che adesso cerca di riattivare la macchina da gol che si è vista nelle precedenti gare con Giampaolo, dato che i salentini non trovano la rete da ormai tre partite.
Parma-Bologna (A cura di Tommaso Patti)
Esordio vincente per Chivu. Il Bologna cade al Tardini contro il Parma
In una partita che vede protagoniste due squadre con obiettivi e mentalità diverse, l’avvio di gara è abbastanza equilibrato da regalare buone occasioni da entrambe le parti. Se il Bologna è chiamato alla conferma di una stagione fin qui eccellente, il nuovo Parma dell’esordiente Christian Chivu è chiamato ad una vittoria per riscattare il morale di una squadra che negli ultimi mesi ha vissuto più bassi gli alti. Dopo aver deciso con una doppietta, la sfida contro il Torino, Ndoye si rende protagonista nei primi minuti di gara con una conclusione sul primo palo bloccata da Suzuki, e con un cross teso che attraversa tutta l’aria di rigore, che però viene sprecato dal colpo di testa di Cambiaghi terminato largo. A ridosso della mezz’ora, il Parma entra definitivamente in partita reclamando un calcio di rigore per un fallo di mano di Beukema, che viene giudicato irregolare dal direttore di gara. Dagli undici metri si presenta Bonny che, spiazza Ravaglia, e porta avanti i padroni di casa con un gol che mancava da 105 giorni. Dal gol del centravanti francese, un paio di ammonizioni e una serie di cambi caratterizzano il finale di partita. Con l’ingresso di Dennis Man, il Parma trova la freschezza giusta trovare il gol del raddoppio al minuto settantanove, rete portata avanti proprio da un’azione nata dai piedi dall’esterno rumeno, che dopo essersi fatto una trentina di metri palla al piede riesce a servire Sohm, bravo ad incrociare il suo sinistro e a battere Ravaglia per indirizzare la gara verso i ducali. I due gol di svantaggio non scoraggiano del tutto gli uomini di Vincenzo italiano, che non mollano e provano ad accorciare le distanze con Orsolini ma, la sua punizione da zona defilata termina di poco alta sopra la traversa. Con il Bologna riversato nell’area di riva avversaria, Dennis Man è agile nel creare e finire un contropiede che poteva regalare il tris alla propria squadra, rete negata dall’uscita provvidenziale dell’estremo difensore felsineo. Prima del triplice fischio, un’altra occasione finalizzata dal tiro di Orsolini fa rimanere sulle spine tutto il Tardini ma, anche questa conclusione del numero sette rossoblu non termina nello specchio della porta. Questo successo per 2-0 contro una delle più forti potenze della serie A, regala al nuovo Parma di Chivu tre punti fondamentali per la zona salvezza e un’iniezione di fiducia per affrontare le successive partite. Il pareggio della Lazio e la sconfitta del Milan a Torino, attutisce questa pesante sconfitta in ottica Champions League per il Bologna, che è chiamato al riscatto già dalla prossima sfida in casa contro il Cagliari.
Venezia-Lazio (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio spreca prima e rischia poi, col Venezia termina 0-0
Al Penzo si assiste ad un avvio molto equilibrato, la più grande occasione del primo tempo arriva intorno al ventesimo Zaccagni dal limite riesce ad imbucare per Dia, ma il senegalese fallisce clamorosamente da pochi metri calciando fuori dallo specchio della porta da pochi metri. A flirtare col vantaggio rimane sempre e solo la Lazio. Agli sgoccioli del primo tempo Dele-Bashiru calcia forte dalla distanza col pallone che termina a fil di palo, ma il problema alla caviglia rimediato qualche minuto prima lo costringe ad abbandonare la gara. Il secondo tempo segue lo stesso copione, la Lazio mantiene il possesso del pallone mentre il Venezia tenta diferire in contropiede -fin’ora senza successo-. Al 53′ Isaksen riesce a liberarsi e calciare dalla distanza, il tiro è potente ma centrale e Radu si rifughia in calcio d’angolo. Il primo squillo dei Lagunari arriva superata l’ora di gioco: calcio piazzato calciato a rientrare di Zerbin, Maric riesce ad anticipare Mandas ma la palla esce di qualche millimetro graziando la Lazio. Nella fase finale del match il Venezia riesce a venire fuori in ripartenza, Oristanio spezza la retroguardia biancoceleste saltando Romagnoli e calciando col mancino, Mandas in allungo riesce a negare il gol. All’89’ una lunga manovra dei Leoni alati si conclude con la conclusione di Zerbin, deviata in corner da Marusic. Sul finale La Lazio rischia di perderla con la conclusione centrale di Yeboah, neutralizzata facilmente da Mandas. Il passo falso dei biancocelesti costa il quarto posto, occupato adesso dalla Juventus. Il Venezia soffre per gran parte della gara ma rammarica la vittoria sul finale, si deve accontentare di un punto, comunque importante per la lotta salvezza.
Torino-Milan (A cura di Marco Rizzuto)
Milinkovic-Show all’Olimpico Grande Torino, Milan sconfitto
La prestazione monstre di Milinkovic–Savic regala la vittoria al Torino. Inizio da dimenticare per i rossoneri, al 4’ Maignan nel tentativo di spazzare il pallone colpisce in pieno Malick Thiaw, causando l’autorete che sblocca il match a favore dei granata. Il Torino si dimostra la ‘bestia nera’ per il difensore tedesco: è il secondo autogol contro il Torino in questa stagione. Il Milan prova a reagire al 20’: uno-due perfetto tra Joao Felix e Reinjders col portoghese che manda in porta Gimenez, ma Milinkovic-Savic è bravissimo a rimanere in piedi e sventare la conclusione del numero sette. Alla mezz’ora il Milan fallisce dal dischetto l’occasione del pareggio. Milinkovic-Savic in tuffo nega il penalty a Pulisic, costringendolo al primo errore in carriera e confermandosi un pararigori eccezionale (quarto rigore parato della stagione). Sugli sgoccioli del primo tempo il Torino torna a spaventare i rossoneri: Vlasic attacca l’area da posizione arretrata e servito in corsa da Ricci calcia in porta, Maignan con la mano di richiamo riesce a deviare in corner. Il secondo tempo riprende con una grande assenza, quella di Rafael Leao. La sostituzione del portoghese a metà gara fa riflettere, ma la scelta è necessaria per ristabilire equilibrio in mezzo al campo, al suo posto Fofana. Con la presenza di un centrocampista in più Reinjders può tornare ad attaccare l’area con più libertà e all’ora di gioco: Pulisic manda in porta proprio l’olandese che deve arrendersi ad un’altra parata fenomenale di Milinkovic-Savic. Superato il sessantesimo il Milan assedia l’area di rigore avversaria, prima Jimenez fa la barba al palo calciando dalla distanza, poi Joao Felix colpendo il legno in pieno. Nell’ultimo quarto d’ora i rossoneri spezzano l’imbattibilità del Toro, pareggiando grazie alla deviazione non perfetta di Walukiewicz e la conclusione sotto al sette da parte di Reinjders, protagonista assoluto di questo secondo tempo. Dopo due minuti, il Toro torna avanti con Gineitis: la difesa del Milan, colta completamente di sorpresa sul calcio di punizione dei granata, si perde ingenuamente l’inserimento del lituano servito da Sanabria con una palla molto furba, il centrocampista calcia sul secondo palo facendo fuori Maignan e tagliando le gambe al Milan. L’incontro termina con la caduta dei rossoneri e la vittoria sofferta ma voluta fortemente del Torino. La squadra di Vanoli scavalca il Genoa piazzandosi all’undicesimo posto della classifica. Dopo l’eliminazione in Champions League, il Milan crolla anche in campionato, una sconfitta pesantissima che rischia di compromettere la lotta per un posto tra le prime quattro.
Inter-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Vittoria da primato. All’Inter basta un gol di Lautaro per prendersi la vetta
Nella sfida che vede la possibilità di prendersi la vetta, Inzaghi è costretto a fare un leggero turnover per riuscire a frenare tutti i problemi relativi agli infortuni di Thuram, Sommer e Carlos Augusto, schierando dal primo minuto Joseph Martinez, Asllani e Correa. Con questi cambi forzati, il gioco dell’Inter si dimostra sin da subito meno funzionale ed efficace rispetto alle partite precedenti, complice anche un’ottima lettura di gioco della squadra di Vieira. Dopo un avvio in cui nerazzurri, provano insistentemente a trovare la rete del vantaggio con protagonisti Dumfries e Mkhitaryan, il Genoa comincia ad entrare in partita, sfruttando la fisicità di Pinamonti e la velocità di Ekhator. Nonostante i ritmi non siano per nulla bassi, la partita si accende soltanto nei primi minuti della ripresa, quando sulla corsa verso la porta di Miretti, Acerbi riesce a fare un recupero importante, neutralizzando la conclusione del centrocampista genoano che termina in corner. Due minuti più tardi sul lancio di Dimarco e sulla spizzata di Lautaro, Barella prova a sbloccare la gara con un tiro al volo da lunghissima distanza che però termina di poco lontano dallo specchio dalla porta e viene anticipatamente recuperato da Leali. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, l’Inter sfiora il gol del vantaggio con la rovesciata di Pavard respinta da Leali. L’ingresso di Çalhanoğlu permette all’Inter di manovrare le azioni offensive con più sicurezza, come nell’occasione che vede il centrocampista turco servire barella, autore di un’altra conclusione dalla distanza che termina all’incrocio dei pali. Nel momento migliore dei nerazzurri, il Genoa va ad un passo dall’1-0 con un’occasione nata da un calcio d’angolo battuto ad uscire da Aaron Martin, che arriva sulla testa di Ekuban dopo un rimpallo, ma che viene allontanato dallo specchio dalla porta da un’uscita miracolosa dell’ex Josep Martinez, all’esordio in Serie A con la maglia dell’Inter. Sempre da calcio d’angolo, l’Inter trova dopo tanta insistenza la rete del vantaggio, sancita dalla decima firma stagionale di Lautaro Martínez, rete che arriva grazie all’anticipo di testa sul primo palo da parte dell’argentino, aiutato da una deviazione di Masini. La reazione del Genoa arriva principalmente con i nuovi entrati, in particolare con Venturino e Onana, quest’ultimo protagonista di un tiro che termina di poco alto sopra la traversa. Nei minuti finali il Genoa prova un disperato assalto alla ricerca del pareggio, lasciando troppo spazio all’Inter di ripartire e di far male. Tutti i successivi contropiedi dell’Inter però vengono sciupati da Taremi e da Lautaro nel momento della conclusione. A ridosso del triplice fischio, il Genoa si vede annullare il goal dell’1-1 per un fallo in attacco di Ekuban ai danni di Josep Martinez, decisione arbitrale che viene compresa totalmente e senza particolari proteste dagli uomini di Vieira. Il successo dei nerazzurri contro il Genoa regala all’Inter la possibilità di affrontare con un morale differente la sfida di Coppa Italia contro la Lazio e la possibile sfida scudetto della 27ª giornata al Maradona contro il Napoli. Nonostante la sconfitta, il Genoa può vantare di aver disputato una partita al di sopra delle aspettative, riuscendo a mantenere un ritmo elevato e una tipologia di gioco che soddisfa tifosi e allenatore.
Como-Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Febbraio stregato per il Napoli. Conte perde la vetta del campionato contro il suo allievo Fabregas
Una linea alta di pressione e il possesso stabilmente tra i piedi. Contro il suo “allievo” Fabregas, Antonio Conte cerca di tarpare subito le ali ai lariani, per mettere subito la partita in discesa. Come un fulmine a ciel sereno i partenopei si colpiscono da soli, perché al quarto minuto Rrahmani si rifugia indietro verso Meret, che intanto si era allargato per ricevere il passaggio, ma il filtrante del kosovaro è diretto verso la porta e la palla entra in porta. Il clamoroso svantaggio del Napoli dura una manciata di minuti, perché fin da subito la squadra di Conte mantiene alto il baricentro e la linea di pressione. Il Como cerca di controllare stabilmente il possesso palla, considerando la scelta di Fabregas di schierare un roster di trequartisti al posto di una punta di ruolo. Al minuto 18 il Como cerca di sviluppare nella zona centrale del campo, Lobotka pressa forte Da Cunha, costretto a scaricare subito verso Kempf, il tedesco sbaglia il controllo e spiana la strada a Raspadori, freddo e lucido nell’aprire il piatto e mandare fuori tempo Butez. Secondo gol in due partite da titolare per l’attaccante azzurro, che sembra l’unico giocatore in grado di dare una scossa a questo Napoli rimaneggiato. Al 26’ Como pericoloso dopo una palla riconquistata da Caqueret che innesca Paz, scarico all’indietro su Perrone che calcia di piatto ma centrale. Sul capovolgimento di fronte, Spinazzola da sinistra crossa sul secondo palo, sponda di piede di Politano a centro area per il gigante Billing, che però viene anticipato da una smanacciata di Butez. Meglio il Napoli nella seconda parte di tempo, il Como soffre soprattutto la fisicità a centrocampo di McTominay e Billing (schierato al posto di Anguissa, diffidato, preservato per la gara scudetto contro l’Inter di sabato prossimo). Nessun cambio all’intervallo, ma le prime mosse della gara non tardano ad arrivare. Il Como approccio meglio la ripresa, cerca di ribaltare il canovaccio tattico della prima frazione, in cui il Napoli è riuscito a dominare in mezzo al campo con una linea di pressione alta e intensa. All’ora di gioco Conte richiama Lukaku e Billing in panchina, dentro Simeone e Anguissa. Al 66′ il Como deve ringraziare il suo estremo difensore, perché Butez è prodigioso nella respinta su McTominay, lo scozzese riceve un filtrante, si costituisce la conclusione nel migliore dei modi e spara un missile centrale, bravo l’estremo difensore francese nel rimanere in piedi fino all’ultimo. Nell’ultimo quarto di gara Fabregas muove lo scacchiere nel migliore dei modi: dentro Cutrone al posto di un ottimo Caqueret, e dopo meno di cinque minuti l’attaccante innesca Nico Paz in mezzo al campo, il Napoli è spaccato in due e il filtrante dell’argentino sorprende Rrahmani alle spalle. Il passaggio viene ricevuto da Diao, movimento verso destra e rasoiata sul palo opposto, laddove Meret non può arrivare. Impatto devastante dello spagnolo con il nostro campionato, al quinto centro in appena otto gare. Nel finale Conte inserisce tutti i giocatori offensivi di cui dispone e la gara si conclude con il Como barricato nella propria area per difendere un risultato d’oro, che arriva al termine di cinque minuti di recupero. A una settimana dallo scontro diretto, il Napoli cede momentaneamente il primo posto all’Inter. Febbraio stregato per la squadra di Conte, che colleziona solo tre pareggi e una sconfitta in quattro gare. La gara di sabato del Maradona diventa un cruccio per la stagione dei partenopei. Impresa riuscita ai ragazzi di Fabregas, che sembra aver trovato il suo cerchio magico attorno al continuo movimento dei giocatori offensivi utilizzati dallo spagnolo. Al cospetto del suo vecchio allenatore, Fabregas adesso si gode un gioco sempre più bello e incisivo, e tre punti che allontanano il Como dalla zona calda della classifica. E adesso l’obiettivo principale è la continuità…
Hellas Verona-Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)
Bernede all’ultimo stende la Viola. Al Bentegodi festeggia l’Hellas
La Fiorentina fa il primo squillo del match con il solito Moise Kean, ma Montipò in tuffo ci arriva mantenendo il risultato sullo 0-0. Il primo tempo si gioca mantenendo l’equilibrio in mezzo al campo, lasciando poco spazio alle occasioni da gol. A pochi minuti dalla fine Moise Kean prova la girata al volo sul cross basso di Zaniolo, la conclusione però non è irresistibile ed è facilmente neutralizzabile per Montipò. La vera occasione sfumata per i viola arriva agli sgoccioli della prima frazione: Folorunsho disegna un assist meraviglioso in acrobazia per Zaniolo, che fallisce clamorosamente a due passi dalla riga di porta. Quasi all’ora di gioco Moise Kean rimane a terra per un colpo al volto, che lo costringe al cambio in barella. A venti dalla fine il Verona sfiora il vantaggio, Dawidovicz di testa non trova la porta sul cross di Faraoni. Gli scaligeri a sorpresa la sbloccano allo scadere: sul filtrante di Mosquera deviato dalla difesa, si avventa Bernede, prima vince un rimpallo con Pablo Marì, poi manda a vuoto Comuzzo e spiazza De Gea, mandando in estasi il Bentegodi. La corsa all’Europa si fa sempre più entusiasmante, i viola cadono per la terza volta consecutiva e la vittoria netta contro l’Inter rimane un vecchio ricordo. Il Verona conquista tre punti fondamentali per la salvezza, che li rilanciano in classifica.
Empoli-Atalanta (A cura di Tommaso Patti)
La Dea non si ferma ad Empoli. Poker da sogno dell’Atalanta.
L’inizio di gara per gli uomini di Gasperini è caratterizzato da una serie di occasioni manovrate all’interno dell’area di rigore avversaria con Zappacosta e Djimsiti, quest’ultimo autore di una rovesciata avvenuta dopo un forcing nerazzurro che però termina alta sopra la traversa. Al quindicesimo minuto, l’Empoli sfrutta l’attacco della profondità del nuovo acquisto Kouamé e mette in pericolo la difesa avversaria con una conclusione potente deviata dall’intervento di Carnesecchi. Il momento che svolta notevolmente la gara arriva al ventisettesimo, quando su un cross di Zappacosta, il pallone viene deviato accidentalmente nella propria porta da Gyasi. Nei minuti successivi, l’Atalanta prima sfiora il raddoppio con il colpo di testa di Posch deviato in angolo da Silvestri, per poi trovarlo qualche minuto più avanti con l’inserimento sul secondo palo di Retegui, che raccoglie il cross di Lookman e firma la sua ventunesima rete in campionato. La Dea, ferita dalla recente eliminazione in Champions League, non fa sconti e trova il tris due minuti prima della fine del primo tempo, grazie alla rete dell’uomo più discusso dell’ambiente bergamasco negli ultimi giorni: il filtrante di Retegui, trova all’interno dell’area di rigore l’inserimento di Lookman che, salta con una finta sopraffina Silvestri, ed entra in porta col pallone segnando la terza rete nel primo tempo per l’Atalanta. Nonostante il netto divario fra i due formazioni, l’Empoli dimostrano i primi minuti della ripresa di essere ancora in partita, andando vicino al goal che avrebbe riaperto la gara con la conclusione velenosa di Henderson. Su un altro pallone in verticale di De Roon, Lookman scatta e si dirige verso la porta avversaria riuscendo a spostarsi il pallone sul sinistro per poi scaricarlo verso la porta con un tiro a incrociare, firmando l’ennesima doppietta e salendo a quota dodici gol in venti presenze in questa serie A. A mettere le ciliegina sulla torta ci pensa Zappacosta che, dopo essere stato protagonista al terzo minuto con una conclusione insidiosa, segna la rete del definitivo cinque a zero che spedisce l’Atalanta a -2 dal Napoli e a -3 dell’Inter capolista, candidandosi definitivamente per la lotta scudetto. Il 18º posto dell’Empoli va stretto agli uomini di d’Aversa, che adesso sono chiamati ad un cambio di marcia per riuscire ad uscire dalla zona retrocessione.
Cagliari-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Juventus corsara in Sardegna. Il graffio di Vlahovic blinda il quarto posto bianconero
Interpretare la gara con sfacciataggine, questo l’obiettivo del Cagliari contro una Juventus che deve proseguire la striscia di vittorie e reagire all’eliminazione in Champions contro il PSV. Tornano dal primo minuto Yildiz e soprattutto Vlahovic, dopo una serie di cinque panchine consecutive. Il possesso palla è stabilmente in mano ai bianconeri, alla costante ricerca di un varco in cui colpire la difesa rossoblù. Tutte le manovre della Juve sono fatte da passaggi corti e precisi, per mantenere stabile il ritmo e la fluidità dei movimenti. Il Cagliari non riesce ad alzare il baricentro a causa di una pressione forsennata apportata dagli uomini di Thiago Motta, con il chiaro obiettivo di ostruire le linee di passaggio e i portatori di palla. All’undicesimo minuto il pressing costante e intenso dei bianconeri porta i suoi frutti: Yerry Mina perde palla a causa della pressione di Vlahovic, il serbo porta palla in avanti, salta Caprile in uscita e insacca a porta vuota. Una rete pesante per Vlahovic, che cerca di mettersi alle spalle un periodo incolore sotto tutti i punti di vista. Tra le fila bianconere la posizione di Locatelli è fondamentale nella lettura del gioco, perché il playmaker italiano è spesso libero di impostare e giostrare il gioco, mentre in fase di non possesso tutti gli attaccanti guidano la pressione verso Caprile e i difensori, costretti a buttare il pallone il più lontano possibile. La Juve gioca sul velluto, approfitta di un momento di totale condusione dei sardi e sfiora il raddoppio al 21′, con Yildiz che taglia alle spalle della difesa rossoblù, chiusura preziosa di Caprile, che risponde con un’uscita a forbice sbarrando la strada al turco. Le due squadre cominciano a sbilanciarsi da una parte e dall’altra, la Juve riparte con una facilità disarmante e i bianconeri trovano spesso buone transizioni per colpire verso la porta. Al 27′ Vlahovic serve centralmente Yildiz, il turco si costruisce la conclusione e incrocia sul palo opposto, bravo Caprile a intervenire con i piedi. L’estremo difensore del Cagliari è il migliore in campo dei rossoblù nella prima mezz’ora, e le sue parate evitano fin da subito un passivo ben superiore. Il primo lampo, la prima vera occasione, dei padroni di casa è un mancino al volo di Zortea, conclusione forte ma centrale, Di Gregorio blocca senza troppa difficoltà. All’intervallo Nicola cambia subito nelle fasce, fuori Felici e dentro Zito Luvumbo. La Juve non cambia interpreti e ricomincia con gli stessi uomini che hanno chiuso -alla grande- il primo tempo. Nonostante un avvio diverso, più vivace e dentro al gioco, il Cagliari continua a non sfondare sulle fasce, anche se l’ingresso frizzante di Luvumbo crea qualche grattacapo in più alla difesa bianconera. Nicola decide di cambiare assetto inserendo Coman al posto di Deiola, un chiaro passaggio al doppio centravanti, con il rumeno che si affianca a Piccoli. Motta risponde subito con Kolo Muani e Douglas Luiz, fuori Conceicao e Koopmeiners. Schieramenti a specchio con la Juve che cerca conferme positive nell’ultima mezz’ora dalla coppia Kolo Muani-Vlahovic. Al 77′ la Juve esce con qualità da un disimpegno al limite dell’area, Douglas Luiz cerca subito Vlahovic in profondità, il serbo porta palla in avanti e al limite dell’area calcia addosso a Caprile, proteste bianconere per una spinta a due mani di Luperto al momento della conclusione di Vlahovic, per Colombo non è calcio di rigore. Il Cagliari alza il raggio d’azione nel finale, sfruttando un calo fisiologico della Juve, e si affaccia alla porta di Di Gregorio con un mancino di Coman che termina di poco a lato. Nicola si gioca l’ultima carta con Pavoletti, chiaro messaggio di attacco totale verso la porta bianconera. Nel recupero la Juve trova spazi incontaminati per alzare il baricentro e tenere lontano il Cagliari, che nel frattempo non riesce a impensierire la difesa bianconera. Dopo cinque minuti di recupero Thiago Motta può festeggiare la quarta vittoria consecutiva in campionato. Serviva una reazione dopo la brutta battuta d’arresto contro il PSV e la reazione è arrivata. Non tanto nel risultato, ma nella prestazione coraggiosa e lucida che la Juve ha attuato nel primo tempo. Nel secondo tempo un canovaccio più dedito alla gestione del risultato che non ha lasciato grandi spazi al Cagliari, che adesso deve ripartire subito per seguire il passo delle inseguitrici alla salvezza, tutte -o quasi- in un buon momento di forma.
Roma-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
Poker giallorosso, Ranieri aggancia la zona Europa
La Roma passeggia nell’ultimo incontro della 26^ giornata, Saelemaekers apre i giochi e Cristante li chiude. All’Olimpico la Roma non perde tempo e sfiora il vantaggio dopo appena cinque minuti con Nicolò Pisilli, che manca la porta da ottima posizione. Al 10′ Saelemaekers sblocca la gara con una magia tirata fuori dal suo mancino: il belga rientra sul mancino al limite dell’area e segna un gol -alla Dybala-. Il dominio giallorosso prosegue fino alla mezz’ora dove Shomurodov con uno stacco di testa firma il raddoppio su assist di un rinato Soulé. Il Monza prova a riaprire i giochi al tramonto del primo tempo con Ganvoula, ma Svilar si impone con una super parata che impedisce alla sfera di entrare. La ripresa si gioca a ritmi più bassi ma sono sempre i giallorossi a gestire il possesso, lasciando le briciole al Monza. Dopo una ghiottissima occasione per Baldanzi sventata da Turati all’ora di gioco, la Roma trova la rete del tris al 72′ con Angelino, che incrocia benissimo da centro area. Il monologo giallorosso si chiude con un sonoro e pesante poker, firmato dalla girata di testa di Bryan Cristante su calcio d’angolo. La vittoria sul Monza sancisce il decimo risultato utile consecutivo, effetto importantissimo della ‘cura Ranieri’, che rilancia i giallorossi in zona Europa a -1 da Bologna e Milan. Il Monza torna a perdere dopo 0-0 dell’ultima giornata, ormai la retrocessione sembra inevitabile.
LA TOP11 DELLA 26ª GIORNATA:
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Grafica: Julya Marsala
Calcio
Massacro tricolore in Champions League: Il PSV vince ai supplementari, fuori anche la Juventus
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Dopo l’eliminazione del Milan e dell’Atalanta nella giornata di ieri, viene eliminata anche la Juventus. Weah risponde a Perisic, poi Saibari prolunga i tempi regolamentari e Flamingo condanna i bianconeri.
La bolgia del Philips Stadion alza il sipario sul match di ritorno dei playoff di Champions League che vede la Juventus battagliare contro un agguerrito PSV dopo la vittoria casalinga per 2-1. L’atmosfera caldissima accompagna l’altissima intensità messa in campo dagli olandesi, che sin dai primi minuti aggrediscono i bianconeri nella propria metà campo. La titolarità di Conceiçao potrebbe rivelarsi una possibile soluzione per ripartire in modo fulmineo sfruttando l’arrembante avanzata del PSV. Dopo appena nove minuti di gioco Renato Veiga è costretto ad un cambio forzato per un infortunio, al suo posto Cambiaso entra in campo occupando la fascia sinistra facendo scalare Kelly al fianco di Gatti. I bianconeri riescono a tenere botta al feroce pressing olandese riuscendo ad uscire rapidamente dalla fascia destra, in cui Weah e Conceiçao cercano il fondo del campo per crossare verso le torri, che rapidamente attaccano il centro dell’area. Arrivati alla mezz’ora, la Juventus sembra aver guadagnato terreno, riuscendo a palleggiare nonostante l’aggressività del PSV. Poco dopo Koopmeiners con una palla intelligentissima riesce a servire Kolo Muani in area, il francese per un momento salta Benitez ma poi non riesce a concludere verso la porta. Il primo tempo termina a reti bianche ma con una buon approccio alla gara da parte dei bianconeri. Conceiçao si dimostra l’uomo in più, illuminando la prestazione opaca in zona offensiva di Nico Gonzalez, tuttavia fondamentale nei raddoppi in fase difensiva. La ripresa riprende senza ulteriori cambi. Come ad inizio gara, il PSV alza i ritmi rischiando il vantaggio nei primi minuti di gioco, la Juventus non si lascia intimidire, rispondendo con il lampo di Kolo Muani, oscurato dalla chiusura di Benitez. Al 52′ il PSV passa inaspettatamente avanti con Perisic (che sigla il suo sesto gol in carriera contro la Juventus), il croato controlla in modo magistrale il filtrante tagliente di Lang per poi incrociare e battere Di Gregorio. Il Philips Stadium torna ad essere una bolgia, il risultato complessivo di 2-2 spinge gli olandesi a sfruttare il momento di confusione bianconero. Al 64′ Weah riporta -avanti- la Juventus con un CAPOLAVORO al volo, l’americano calcia di collo pieno la palla respinta sul cross di Koopmeiners, insaccandola alle spalle di Benitez. La partita prosegue a ritmi elevati e ad un quarto d’ora dalla fine il PSV trova la rete del 2-1 con Saibari, che è il primo ad aver ribattuto a rete dopo il controllo di petto di De Jong. Thiago Motta capisce l’urgenza di introdurre forze fresche ed inserisce Thuram, Savona e Yildiz, ridisegnando totalmente il centrocampo bianconero. Adesso ad occupare la zona centrale del campo ci sono Cambiaso e Thuram, mentre il turco sostituisce Conceiçao che ha esaurito le energie. Il Philips Stadium si dimostra un’autentica fortezza, al suo interno, il PSV non esce sconfitto dal 12 novembre 2022. Nonostante i cambi la Juventus rimane passiva alla grande foga agonistica del PSV, che assedia l’area di rigore avversaria, alla ricerca della rete che li porterebbe in vantaggio. Nell’ultimo minuto di gioco arriva il momento di Dusan Vlahovic, che deve fare il più possibile nei sette minuti di recupero assegnati dall’arbitro. Non bastano i tempi regolamentari. Il PSV grazie ad un secondo tempo giocato a grandi ritmi si gioca il tutto per tutto ai supplementari con una Juventus ‘ferita’ e senza cambi a disposizione.
Dopo appena due minuti dall’inizio dei supplementari Di Gregorio si rende protagonista di un gran salvataggio su Saibari, innescato da Til. I postumi del derby d’Italia sembrano farsi sentire, in questo momento il PSV domina mentalmente e fisicamente. Gli olandesi trovano la rete che strappa il biglietto per gli ottavi grazie ad un rocambolesco e sfortunato rimpallo tra Gatti e Di Gregorio, sul pallone poi arriva Flamingo che da posizione ravvicinata ‘trafigge’ i bianconeri. Agli sgoccioli del primo tempo supplementare Savona crossa in mezzo verso Vlahovic, che in scivolata colpisce sfortunatamente il palo. Nell’ultimo quarto d’ora disponibile i bianconeri si scagliano in avanti alla ricerca disperata del gol, l’occasione passa dai piedi di Thuram che però spreca. Al 119′ Di Gregorio con un miracolo su Til regala gli ultimi tre minuti di speranza ai bianconeri che non concretizzano e si arrendono agli olandesi.
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