Calcio
Tris dell’Atalanta e prima storica finale europea. Il Leverkusen rischia ma rimonta: sarà Atalanta-Leverkusen la finale
Si chiudono le due semifinali si Europa League. Al Gewiss Stadium l’Atalanta stravince 3-0 contro il Marsiglia e conquistano la finale di Europa League per la prima volta nella sua storia. A Leverkusen la Roma recupera i due gol di svantaggio con la doppietta di Paredes ma nel finale le Aspirine riescono a pareggiare e staccare il pass per Dublino.
Bayer Leverkusen-Roma. In avvio sono i giallorossi a provare a proporsi dalle parti di Kovar, con personalità e intraprendenza. Rispetto al match dell’Olimpico, la squadra di De Rossi controlla con più sicurezza il possesso, con il Leverkusen sempre in pressione ma con un baricentro più basso rispetto alla vittoria di giovedì. La prima occasione della gara è delle Aspirine con Palacios che scambia con Hoffmann e calcia in porta, con Svilar attento a respingere in tuffo. La risposta dei giallorossi arriva pochi minuti dopo con un cross dalla destra per il colpo di testa di Pellegrini, conclusione non troppo angolata e bloccata da Kovar. Al 28‘ il Leverkusen muove palla su calcio di punizione e lo schema porta al tiro Palacios, la conclusione dell’argentino sbatte sul palo e la deviazione con la schiena di Svilar rischia di provocare l’autogol. Dieci minuti più tardi è ancora Svilar a tenere in piedi la Roma, con due interventi prodigiosi sulle conclusioni di Adli e Hlozek. Al 40′ la Roma riaccende la qualificazione: cross di Angelino verso Azmoun, trattenuto da Tah in modo irregolare, con l’arbitro che assegna il calcio di rigore. Dal dischetto Paredes calcia centralmente e porta in vantaggio i giallorossi.
La ripresa si apre con il Leverkusen in proiezione offensiva, alla ricerca del gol del pareggio che garantirebbe maggiore tranquillità, e la Roma in avvio non si sbilancia ma si limita a difendere con ordine e ripartire timidamente. La prima conclusione del secondo tempo è una rasoiata di Adli che sibila con il secondo palo, ma per fortuna dei giallorossi termina fuori. Al 57′ ci prova El Shaarawy con il destro a giro ma Kovar in tuffo risponde. Al 62′ Hlozek tocca il pallone con la mano e dopo un check del VAR, l’arbitro Makkelie assegna il calcio di rigore. Dal dischetto si presenta ancora una volta Paredes che angola il destro e fa 2-0, rimettendo tutto in assoluta parità. Al 72′ è ancora Adli a spaventare i giallorossi, con un mancino fuori di poco da dentro l’area. All’81′ il Leverkusen trova il gol dell’1-2 con il calcio d’angolo di Grimaldo che arriva sul secondo palo dove Mancini non può evitare il clamoroso autogol, con i giallorossi che protestano per un fallo ai danni di Svilar in uscita. Nel finale la Roma ci prova ma in contropiede il Leverkusen segna il gol del 2-2 con Stanisic, conquistando la finale. 49 risultati utili consecutivi per la squadra di Xabi Alonso, ancora imbattuti in questa stagione, ancora in corsa per fare un triplete storico. Il 22 maggio a Dublino a sfidare la squadra di Xabi Alonso ci sarà l’Atalanta di Gian Piero Gasperini.
Atalanta-Olympique Marsiglia. Trascinata dal calore del Gewiss Stadium, l’Atalanta prova a imporsi fin dall’inizio. La prima occasione è proprio dei bergamaschi, con Koopmeiners che si inserisce al centro, ma scivola al momento del tiro, la palla rimane vagante dentro l’area e De Ketelaere si libera di Pau Lopez ma non riesce a inquadrare lo specchio, colpendo la parte esterna del palo. La pressione dell’Atalanta rimane alta e nella prima fase di partita il Marsiglia non riesce ad avvicinarsi dalle parti di Musso. Al 23′ dopo un calcio d’angolo di Koopmeiners, la palla rimane nei pressi dell’area piccole con Scamacca che controlla e cerca di scavalcare Pau Lopez, ma la palla si stampa sulla traversa. Il gol è nell’aria e non tarda ad arrivare: alla mezz’ora Lookman riceve palla da De Ketelaere, si accentra e calcia in porta, con la deviazione di Gigot che cambia traiettoria al pallone e permette all’Atalanta di portarsi in vantaggio.
Nel secondo tempo il Marsiglia ha subito l’occasione per pareggiare, lancio lungo di verso Ndiaye, che approfitta di un errore di lettura di Djimsiti e prova il pallonetto, non riuscendo a inquadrare lo specchio della porta. Due minuti dopo l’Atalanta concretizza e trova il raddoppio: Combinazione con Lookman che innesca Ruggeri sul centro sinistra dell’area, tiro di collo destro diretto all’incrocio dei pali. Al 62′ Veretout sbaglia il cross su punizione e l’errore di lettura di Musso spaventa il Gewiss, con la palla che colpisce la traversa. Con il Marsiglia alle corde e la girandola di cambi del Gasperini, l’Atalanta non soffre particolarmente nella fase finale della gara, avvicinandosi alla finale che viene consolidata al termine dei quattro minuti assegnati dal gol del definitivo 3-0 di El Bilal Touré che si libera di Balerdi e piazza il destro alle spalle di Pau Lopez. Partita dominata dall’inizio alla fine da parte della banda del Gasp, che si appresta a chiudere la stagione con due finali e la lotta Champions ancora nel vivo. Gli orobici affronteranno il Bayer Leverkusen il 22 maggio alla Dublin Arena di Dublino
Calcio
Mukiele interrompe l’imbattibilità dell’Inter. Una grande Atalanta si arrende ai campioni d’Europa
Una prima serata dal sapore amaro per le due italiane in campo. A Leverkusen l’Inter sfiora il pareggio contro i campioni di Germania, che colpiscono nel finale. A Bergamo la gara tra campioni d’Europa vede trionfare il Real Madrid, al cospetto di un’Atalanta molto molto bella.
Bayer Leverkusen-Inter
Il Bayer passa nel finale, infranto il muro nerazzurro a Leverkusen. Il calore della BayArena sembra spingere ad un’altra velocità i padroni di casa, che fin dai primi minuti cercando di dominare il gioco, principio fondante dell’idea di Xabi Alonso. Lo sviluppo sugli esterni è la chiave di lettura della gara delle Aspirine, e dopo meno di cinque minuti Tella riceve il cross di Frimpong e di prima calcia forte, pallone che si stampa sulla traversa. L’Inter fatica a uscire con rapidità sugli esterni, mentre al centro del campo Wirtz non lascia punti di riferimento al reparto arretrato interista. Inzaghi insiste sulla velocità del fraseggio e i nerazzurri, stasera in tenuta bianco-azzurra, cominciano ad attirare la pressione del Leverkusen. La scelta è subito determinante perché alla distanza l’Inter comincia a conquistare campo. Al 18’ ci prova Xhaka da fuori area, con la solita traiettoria curva ad uscire, ma Sommer fa valere il suo grado di portiere di caratura europea -e di amico fraterno- e legge in anticipo la traiettoria del centrocampista svizzero. I maggiori pericoli per la difesa dell’Inter arrivano dalle conclusioni da fuori area. Al 25’ Palacios si avventa su un pallone vagante e al volo sfiora la traversa, conclusione alzata in angolo dalla deviazione di Bastoni. Nella fase centrale del primo tempo la gara perde ritmo, le due squadre non si pungono se non da calcio d’angolo, ma nessuna delle due squadre trova la rete del vantaggio. Nel secondo tempo l’Inter rimane molto attenta nelle retrovie, con il lavoro dei due braccetti che mette in difficoltà il movimento in mezzo al campo delle Aspirine. Per trovare una posizione ideale, Wirtz parte dall’esterno e si accentra, come in occasione dell’imbucata per Frimpong al 52’, conclusione di punta che sfiora l’incrocio dei pali. La prima mossa della gara è di Inzaghi, con la staffetta tra Carlos Augusto e Dimarco. Al 64’ Tah calcia forte da fuori area, la deviazione di Dimarco cambia traiettoria al pallone che sfiora l’incrocio dei pali. Il momento sfavorevole porta Inzaghi a inserire Lautaro e Barella, inizialmente schierati in panchina, oltre che Asllani al posto dell’ammonito Calhanoglu. Stessi compiti dei predecessori, con Asllani in marcatura fissa su Xhaka, Inzaghi lascia l’impostazione al portiere e attacca forte i difensori, per costringere il Leverkusen a gettare la palla in avanti, dove Bisseck e De Vrij svettano su ogni pallone. La prima – e unica- mossa di Xabi Alonso è Terrier al posto di Tella, spentosi gradualmente nel corso del match. Il francese prova a dare più qualità nello stretto, il tecnico spagnolo rinuncia alla profondità fornita dalla velocità di Tella, che i difensori nerazzurri non hanno mai subito nel corso dell’intera gara. La resistenza nerazzurra si arresta al minuto 89, quando Mukiele si trova la palla tra i piedi, a pochi metri dalla porta, e fredda Sommer con il destro, primo gol subito dall’Inter in questa Champions League. La squadra di Inzaghi non riesce a reagire al colpo subito e si arrende ai campioni di Germania. Una sconfitta che brucia per i nerazzurri, che per tutto il match hanno tenuto a bada le scorribande del Leverkusen. La prestazione difensiva dell’undici di Inzaghi è comunque importante, e il primo gol subito non ribalta i giudizi di una delle difese più solide e organizzate d’Europa. Con il Liverpool che ha conquistato già il pass per gli ottavi, con il successo per 1-0 in casa del Girona, l’Inter si accomoda al momento al quarto posto, raggiunto proprio dal Leverkusen a quota 13 punti. Il calendario dei nerazzurri può essere un aiuto in vista di un pass per gli ottavi, che comunque sembra ampiamente alla portata dei campioni d’Italia.
Atalanta-Real Madrid (A cura di Marco Rizzuto)
Il Gewiss Stadium acchittato per il big match contro il Real Madrid, fa da cornice per una partita memorabile. Dopo un minuto di gioco Mbappé viene servito in area, e Carnesecchi in uscita compie un miracolo, coprendo lo specchio della porta al francese. I primi minuti regalano un avvio scoppiettante, entrambe le squadre lottano per aggiudicarsi il comando del gioco, pressando molto alto e costringendo all’errore i portatori di palla. Al 10’ il Real Madrid passa avanti grazie ad una giocata da fenomeno di Mbappé. Il francese controlla il pallone di Brahim Diaz col sinistro svincolandosi completamente dalla marcatura di De Roon, poi incrociando batte Carnesecchi inaugurando di fatto il match. La Dea non si lascia scoraggiare dal gol subito e reagisce immediatamente. De Ketalaere dopo un precedente battibecco con Rudiger, vince il duello col tedesco, imbucando per Lookman con un filtrante basso. L’attaccante bergamasco viene chiuso al momento del tiro dall’intervento in scivolata di Tchouameni. L’Atalanta continua a spingere per il pari. Per due volte De Ketalaere viene anticipato all’ultimo secondo da Rudiger al momento del tiro, ma entrambe le occasioni nascono dalle sgasate di Lookman dalla fascia sinistra, sgasate che allarmano non poco Ancelotti. Alla mezz’ora si accascia sul prato Mbappé, che lamenta un problema muscolare alla coscia sinistra, il tecnico inserisce immediatamente Rodrygo al suo posto. Al tramonto del primo tempo il Real manca il raddoppio per un soffio, su uno schema da calcio di punizione Bellingham rimette in mezzo per Rudiger un pallone da posizione defilata, il difensore da pochi metri spreca l’occasione mandando al lato. Allo scadere della prima frazione viene assegnato un penalty a favore della Dea, Tchouameni sbilancia Kolasinac in modo irregolare e l’arbitro non ha dubbi. Dagli undici metri De Ketalaere calcia in modo impeccabile battendo Courtuois ristabilendo gli equilibri per questo primo tempo. Prima frazione giocata in modo impeccabile dalla Dea, se non per la sbavatura di De Roon da cui è scaturito il gol di Mbappé. Anche in questo secondo tempo, il Real Madrid torna in vantaggio dopo dieci minuti, un rimpallo fortuito tra Ederson e De Roon favorisce l’inserimento di Vinicius che si ritrova a tu per tu con Carnesecchi e non sbaglia. Gasperini inserisce Samardzic al posto di Pasalic per dare maggiore fluidità al gioco. Blackout totale della Dea che concede dopo due minuti la rete dell’1-3, Bellingham lanciato a rete salta De Roon rientrando sul mancino e calciando rasoterra sul secondo palo. Nonostante i due gol-lampo subiti, l’Atalanta ritorna in gara con una super azione personale di Lookman, che conclude sul primo palo bucando Courtuois e incendiando l’animo del pubblico, che alza la voce suonando la carica. Al 73’ Gasperini effettua tre sostituzioni insieme, dando spazio al capocannoniere della Serie A Retegui, Kossounou e Zappacosta. Poco dopo la Dea spaventa la retroguardia avversaria in ripartenza creando una situazione di tre contro tre, in cui Retegui serve Kolasinac che arriva stremato alla conclusione, deviata poi in calcio d’angolo. Negli ultimi dieci minuti i bergamaschi cercano disperatamente il pareggio, cercando forze nascoste nello spirito, mentre il Real si chiude nella propria metà campo. A cinque dalla fine Gasperini inserisce anche Zaniolo per Ruggeri, costruendo una formazione super offensiva per gli ultimi minuti. All’ultimo istante Lookman riesce a mettere in mezzo l’ultimo pallone della gara e Retegui sottoporta manda alto tra lo stupore e il fiato sospeso. Al triplice fischio l’Atalanta ne esce sconfitta e con un pizzico di rammarico per il secondo gol concesso e per l’occasione finale di Retegui. Ma Gasperini manda un segnale forte: la Dea non molla mai, neanche contro i campioni d’Europa!
Calcio
Il Supercommento della 15ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quindicesima giornata di Serie A
Inter-Parma
Una grande Inter batte il Parma in scioltezza e si avvicina alla vetta. L’inizio di gara dei nerazzurri, come tutti novanta minuti, si svolgono all’interno della metà campo avversaria. Prima di trovare il gol, l’Inter sfiora la rete sullo schema di punizione tra Dimarco e Çalhanoğlu, in occasione del corner al 10′ conclusasi con la volée di Thuram, e sul tiro cross di Dumfries terminato sul palo. Il risultato si sblocca sullo scambio tra Mkhitaryan e Dimarco, con l’azione che si conclude con il controllo di tacco e con la conclusione di piede debole dell’esterno nerazzurro. L’unica azione dei crociati nella prima frazione arriva da un grave errore a metà campo di Barella, ad intercettare il pallone ci pensa Sohm che, dopo aver intercettato il pallone, scarica su Cancellieri che a sua volta calcia di prima, impegnando Sommer. Nella ripresa, l’Inter ritorna avanti con un’azione a dir poco incredibile: la sponda di petto di Thuram innesca un lancio al volo di Mkhitaryan, che diventerà un assist per Barella, il centrocampista ex Cagliari, mette a sedere un difensore avversario, aspetta il momento giusto e poi insacca alle spalle di Suzuki, gol convalidato dopo un lungo controllo al VAR da parte di Abisso. Il terzo gol interista arriva sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, il pallone del turco finisce sulla testa di Bisseck che innesca la zampata vincente di Thuram, il centravanti francese viene lasciato solo dalla difesa avversara e segna la sua decima rete in campionato. Nonostante i tre gol e il buon feeling nel trovare lo specchio della porta, l’Inter manca più volte la quarta rete, spesso con protagonista Lautaro Martinez. Il capitano nerazzurro conferma il suo momento no dal punto di vista realizzato, divorandosi al al 59′ con il colpo di testa su cross di Bastoni che viene respinto da Suzuki, e al74′ spreca un occasione da pochi passi, dopo il filtrante di Correa (subentrato a Thuram) che passa in mezzo a due giocatori crociati. A dieci minuti dalla fine, con la gara già indirizzata, l’Inter cala attenzione e incassa la rete del 3-1 a causa di un incertezza di De Vrij, e dal fatale tocco di Darmian, che spedisce il pallone alle spalle di Sommer. Nonostante il gol degli uomini di Pecchia, l’Inter continua a rimanere vigile dietro, e in grado di creare ulteriori manovre offensive, in particolare con il calcio di rigore revocato dal direttore di gara per un presunto contatto falloso ai danni del capitano nerazzurro. Con il successo sul Parma, l’Inter trova l’undicesima vittoria nelle ultime tredici gare disputate tra campionato e Champions, frena invece il Parma dopo il grande successo casalingo sulla Lazio per 3-1.
Atalanta-Milan
Dopo un inizio avvincente, segnato dai gol dell’ex De Ketelaere e di Morata, l’Atalanta la vince nel finale con Lookman, portandosi in testa al campionato
Genoa-Torino (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il Toro non sfonda ma cresce, reti bianche al Ferraris. Un primo tempo che vede gli ospiti più propositivi della squadra rossoblù. Vieira cambia modulo, passa al 4-2-3-1, con Badelj e Frendrup chiamati a costruire il gioco davanti alla difesa, con Thorsby avanzato in posizione centrale in mezzo alle due ali Zanoli e Miretti. Ma la difesa del Torino è attenta, chiude ogni varco quando i padroni di casa si affacciano sulla trequarti. In avanti, Adams fa un lavoro importante e cuce la manovra fra mediana e attacco, partendo in posizione più arretrata di Sanabria. Il Toro è molto alto e non dà tempo al Genoa di ragionare: di fatto Vanoli blocca il Genoa sul terreno che sin qui aveva fatto la fortuna di Vieira, quello dell’aggressività e del pressing. Gli ospiti salgono con le due punte e la coppia Pedersen e Vojvoda sugli esterni a supporto. L’occasione più nitida del primo tempo arriva proprio dall’esterno kosovaro, che si inserisce di rapina nel secondo tempo ma la sua conclusione scheggia in pieno il palo. Il Toro parte forte anche nella ripresa, schiacciando il Genoa nella propria metà campo. La riaggressione degli uomini di Vanoli mette in mostra le fragilità del centrocampo rossoblù, e Vieira fatica a riorganizzarsi. Nonostante la girandola di cambi da una parte e dall’altra, il Torino non riesce a sfondare il muro eretto da Leali e compagni. Nel finale la pressione dei granata è furente, e a due dal termine Karamoh trova il sigillo del vantaggio, rete annullata da Marinelli per un fallo di mano di Coco nello sviluppo dell’azione. Nel recupero ci prova Tameze, approfittando di un’uscita sconsiderata di Leali, ma l’estremo difensore è bravo a chiudere in tuffo. Un pareggio fra i rimpianti per i granata, perché questo a zero a zero del Ferraris restituisce alla fine l’immagine di un Torino che ci ha provato in tutti i modi, ma senza riuscire a conquistare una vittoria che sfugge ormai dal 25 ottobre. Il Genoa non sfata il tabù “Marassi”, con la vittoria casalinga che manca da maggio.
Juventus-Bologna (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un gran Bologna si fa riacciuffare nel finale dalla magia di Mbangula. La Juve ritrova Koopmeiners ma non il successo. Nelle prime battute dello Stadium il Bologna conferma il solito approccio aggressivo e intraprendente, caposaldo del gioco di Italiano. Al cospetto di una Juventus imprecisa e confusa, in avvio il possesso palla e le prime palle inattive sono tutte di marca rossoblù. La prima grande occasione della gara arriva dalla connection argentina tra Dominguez e Castro, il numero 9 serve a rimorchio Ndoye che calcia di controbalzo e scheggia il palo. Nel primo quarto la gara perde uno dei protagonisti, uno dei tanti ex, con Cambiaso che è costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un problema alla caviglia, scaturito da una deviazione su un tiro di Ndoye. Un primo scorcio che evidenzia il gran momento di fiducia del Bologna, evidenziato dal netto dominio dei felsinei nella gestione della gara: Ndoye è una furia sulla fascia destra e l’infortunio di Cambiaso scombina la manovra -già molto disordinata anche con il terzino in campo- e mostra le difficoltà dell’ultimo periodo della squadra di Motta. Alla mezz’ora il Bologna recrimina un cartellino rosso per Kalulu, a causa di un potenziale fallo da ultimo uomo su Odgaard, ma Marchetti non è dello stesso avviso e lascia proseguire. Il meritato vantaggio del Bologna è rimandato soltanto di qualche minuto: Holm imbuca tra le linee verso Ndoye, abile nel controllare il piazzamento di Perin e batterlo con una conclusione potente sotto la traversa. Momento d’oro per il giocatore svizzero, autore di tre gol nelle ultime due gare. A dare l’impulso a una Juve più spaventata e confusa del solito, ci pensa il solito Conceicao: il portoghese sguscia via a Pobega e serve all’indietro Fagioli, conclusione alta di poco. Prima dell’intervallo la Juve comincia a crescere in mezzo al campo, ma rimane sempre in allerta delle ripartenze del Bologna, con Castro e Dominguez che giocano molto vicini e si scambiano spesso. L’ultima occasione della prima frazione è un’imbucata di Koopmeiners su Vlahovic, conclusione potente al volo dove Skorupski risponde in tuffo. Al rientro dagli spogliatoi la musica sembra non cambiare vistosamente: il Bologna rimane alto con il baricentro e la Juve cerca di arginare il muro felsineo con verticalizzazioni rapide, sui cui inizialmente Beukema e Lucumi non soffrono. Un nervosissimo Motta viene espulso dopo pochi minuti, a simboleggiare il peso e l’importanza della gara. Il Bologna gioca sul velluto e trova addirittura il raddoppio, giocando in verticale su Castro. Al 52’ Beukema gioca d’anticipo su Vlahovic e indirizza la sfera verso Castro, tutta la classe e l’intelligenza del centravanti argentino si vedono nel colpo di tacco che spiana la strada a Pobega, freddo e bravo a scavalcare Perin con un pallonetto. A riaccendere emotivamente la gara ci pensa il gol, il primo centro stagionale, di Teun Koopmeiners. Il centrocampista olandese entra nella top5 dei migliori marcatori olandesi del campionato avventandosi su un cross arretrato di Danilo. Thiago Motta sostituisce i due centrocampisti, Locatelli e Fagioli, con Thuram e Yildiz. Nel finale entra anche Mbangula al posto di uno spento Weah. La reazione tanto attesa dallo Stadium arriva nel finale, dove i bianconeri si spingono nella metà campo rossoblù, sfruttando il calo fisiologico della squadra di Italiano, che per gran parte della gara è stata padrona assoluta del gioco. Al 91′ Savona anticipa Iling Jr. e guida il contropiede bianconero, il terzino italiano lancia in verticale verso Vlahovic, astuto nel tenere lontano Lucumi e arrivare sul fondo, il suo filtrante arriva al limite verso Mbangula che controlla e disegna un arcobaleno a giro che si insacca all’incrocio dei pali. Un pareggio, l’ennesimo di questo 2024, che sottolinea una fase di stasi della Juventus. Per settanta minuti la squadra di Motta -visibilmente nervoso, espulso nel secondo tempo- è stata in balia del Bologna, molto concentrata e cinica. La prima gioia stagionale di Koopmeiners e la reazione nel finale possono essere il trampolino di lancio per la stagione bianconera, che adesso necessita una prova di forza assoluta contro il Manchester City. Il Bologna torna da Torino con il rimpianto di non aver gestito la gara nel finale. La rete subita in contropiede mostra quelli che sono i limiti ideali di Italiano, ma il percorso dei felsinei rimane in costante crescita, con il terzo risultato utile consecutivo tra campionato e Coppa Italia.
Roma-Lecce
La Roma supera il Lecce ottenendo la prima vittoria del terzo mandato da allenatore di Claudio Ranieri, rilanciandosi in classifica in vista dell’impegno casalingo contro il Braga. Il tipo di gioco, la mentalità e la cattiveria imposta dal tecnico giallorosso viene mesa subito in pratica dalla Roma, che partono forte e sfiorano il gol del vantaggio con il colpo di testa di Dybala, l’attaccante argentino viene servito con un cross da Celik, indirizzando il pallone sul secondo palo, dove però trova un doppio miracolo da parte di Falcone. Al 13′ i padroni di casa si portano in vantaggio grazie all’assist di Stephan El Shaarawy che pesca il taglio vincente di Saelemaekers, che trova il primo gol con la Roma dopo essere tornato titolare dopo tre mesi, a causa di un infortunio. Alla prima occasione offensiva, il Lecce si procura un calcio di rigore sull’intervento irregolare di Saud Abdulhamid (subentrato al posto dell’infortunato Celik) ai danni di Coulibaly, dal dischetto Krstovic spiazza Svilar e rimette il punteggio in parità. Nella ripresa la Roma va due volte vicina al secondo gol: nella prima occasione, Saelemaekers calcia ma trova il provvidenziale intervento di Falcone, successivamente Dybala chiude una buona azione dei giallorossi angolando troppo la sua conclusione, terminata sul fondo. Dopo essere andati più volte alla ricerca del secondo gol, i padroni di casa si riportano in vantaggio grazie all’ennesimo assist di El Shaarawy, che stavolta trova perfettamente Mancini che, all’interno dell’area di rigore, colpisce di testa e firma il 2-1. La terza rete la Roma la trova con il neo entrato Pisilli, il centrocampista classe 2004 trova il gol dopo l’errore di qualche minuto prima, realizzando la sua seconda rete stagionale trovando il tempo giusto per tagliare all’interno dell’area di rigore e mettere in porta il cross arretrato di Saud Abdulhamid. Ad una manciata di minuti dalla fine, la Roma chiude la pratica, trovando il quarto gol sulla giocata prolungata ma personale di Konè, servito a ridosso dell’area di rigore da Pisilli. Prima del triplice fischio, il Lecce ha l’opportunità di diminuire lo svantaggio con il tiro da lunga distanza di Berisha termina sul palo. Per il Lecce arriva la prima sconfitta della gestione Giampaolo, mentre per la Roma, arriva la prima vittoria della terza gestione targata Ranieri.
Fiorentina-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)
La Viola vince di misura grazie a Cataldi dedicando il gol e la vittoria a Bove. Al Franchi i padroni di casa spingono l’acceleratore sin da subito, gestendo bene il possesso e costringendo il Cagliari nella propria metà campo. Dopo un tiro dalla distanza di Sottil, sventato prontamente da Sherri, la Fiorentina sfiora il vantaggio all’8’ con Dodo. Il brasiliano si accentra dalla destra, elude la difesa dopo un uno-due fulmineo con Kouamé, ma a tu per tu col portiere, strozza troppo la conclusione che termina lontana dai pali. Qualche minuto più tardi il Cagliari ruggisce e manca la rete del vantaggio per centimetri. Dall’out di destra Zortea crossa basso per Piccoli, il 91 da pochi passi viene chiuso dalla respinta di De Gea. A porta sguarnita il pallone arriva nella zona di Makoumbou che calcia a rete, sulla traiettoria si invola Ranieri salvando in calcio d’angolo. Al 23’ la Viola trova la rete che stappa la partita: Adli serve Beltran che respinge la sfera al limite dell’area per Cataldi, il centrocampista calcia di prima insaccandola all’incrocio, facendo prima esplodere di gioia il Franchi e poi commuovere, per la dedica del gol a Bove. La prima frazione termina col momentaneo successo per i padroni di casa, che comandano il gioco meritando di stare avanti. Alla ripresa, Nicola prova a cambiare qualcosa in zona trequarti, inserendo Gaetano al posto di Viola per dare maggiore supporto a Piccoli. I rossoblù, tuttavia, non riescono a far breccia nella difesa avversaria, che blinda la porta dalla conclusione pericolosa di Zito, unica di questo secondo tempo. Sul finale i padroni di casa vanno vicino al raddoppio. Dodo crossa per Gosens che non trova la porta di testa. Il triplice fischio consegna alla Fiorentina la sua ottava vittoria di fila, risultato storico, che non accadeva dall’Aprile 1960. Con questo successo la squadra di Italiano raggiunge l’Inter e la Lazio a quota 31 punti, piazzandosi al quarto posto in classifica. Il Cagliari di Nicola esce sconfitto (non accadeva dal 4 Novembre) scalando al quindicesimo posto.
Hellas Verona-Empoli (A cura di Simone Scafidi)
L’Empoli di D’Aversa fa la voce grossa al Bentegodi e spazza via un Verona totalmente fuori fase per 4-1. Le gioie dei toscani cominciano dopo appena quindici minuti: Bradaric scivola a centrocampo regalando il pallone ad Esposito, che raccoglie il la sfera respinta dopo un suo cross e con un tocco sotto insacca Montipò, non nella sua forma migliore. Appena tre minuti più tardi c’è un altro errore grave del Verona in fase di costruzione, con un doppio sbaglio di Dawidowicz e Belahyane che consente ad Anjorin di recuperare il pallone e allargarlo verso Esposito, autore così di due gol in pochi istanti. Al 32’ Maleh porta palla a centrocampo, e dopo una progressione imbuca per Cacace, che calcia in porta e, complice anche una sfortunata deviazione, sigla il gol del 3-0. L’unico fascio di luce nel buio profondo della squadra di Zanetti arriva al 35’: dopo una poderosa discesa sull’out di destra, Tchatchoua mette il pallone in mezzo, dove c’è Tengstedt che calcia di prima e accorcia le distanze. A quattro minuti dal termine della prima frazione di gioco l’Empoli cala il poker. Sulla punizione battuta da Esposito, respinta però dalla barriera, Colombo raccoglie il pallone e calcia di prima, trovando un gol meraviglioso che fissa il risultato finale. Nel secondo tempo il Verona prende coraggio, con una conclusione di Mosquera al 65’, che sfiora il palo alla destra di Vasquez ma che si spegne sul fondo. Dopo tre minuti di recupero si chiude anche il secondo tempo, con gli Scaligeri che escono tra i fischi del Bentegodi, per quella che, fino ad ora, è una stagione molto più che deludente.
Venezia-Como
Termina in parità lo scontro diretto per la salvezza tra Venezia e Como. Al Penzo, partono meglio gli ospiti, sfiorando il gol del vantaggio dopo appena due minuti sulla conclusione di Strefezza, perfettamente neutralizzata in corner dall’intervento di Stankovic. In risposta all’occasione dei comaschi, al primo tentativo, il Venezia passa in vantaggio sulla conclusione da fuori di Nicolussi Caviglia, la conclusione dell’ex Juventus si insacca alle spalle di Pepe Reina dopo una deviazione favorevole da parte del capitano dei lagunari Pohjanpalo. Le occasioni nel primo tento scarseggiano, il Venezia difende bene mentre, il Como, non riesce quasi mai a mettere paura all’estremo difensore avversario. Nella ripresa però, il Como riesce a pareggiarla subito, complice un’errore nel tentativo di spazzare via il pallone da parte di Candela, che si infila la sfera nella propria. porta, rimettendo involontariamente il risultato in parità. Dopo aver trovato il pareggio in maniera abbastanza fortuita, il Como ci crede e continua ad attaccare, sprecando però la possibilità di ribaltare il risultato con Strefezza ma, la conclusione dell’ex giocatore del Lecce termina di poco a lato la porta difesa da Stankovic. Il secondo gol dei comaschi tarda ad arrivare, ma arriva al 56′ quando su un cross arretrato di Van der Brempt, Belotti riceve e di prima intenzione spedisce il pallone all’interno della porta, firmando il gol della rimonta. Il fatto che la gara sia avvincente lo si intuisce subito, infatti, gli uomini di Di Francesco, dopo soli dieci minuti dal gol di Belotti, pareggiano la gara con un gol “olimpico” di Oristanio, che calcia direttamente da corner e, grazie all’impatto del vento, segna e trova la sua seconda rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Venezia segna la terza rete, nuovamente con protagonista Nicolussi Caviglia e il suo potente tiro da fuori ma, in questa situazione, l’arbitro viene richiamato dal VAR per un precedente fuorigioco da parte di Pohjanpalo, che non tocca il pallone ma partecipa in maniera attiva all’azione del gol di Nicolussi Caviglia. Con questo pareggio, entrambe le squadre rimangono rispettivamente al ventesimo e al diciassettesimo posto.
Lazio-Napoli (A cura di Simone Scafidi)
Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo
Monza-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
L’Udinese torna alla vittoria violando l’U-Power Stadium, Lucca e Bijol bucano il Monza rendendo nullo il gol Kyriakopoulos. La squadra di Runjaic subisce un’iniziale aggressività da parte dei padroni di casa, ma in una ripartenza perfetta al sesto minuto, il pallone raccolto da Ekkelenkamp e messo in mezzo da Zemura trova l’incornata vincente di Lucca, che indirizza la gara dimostrandosi ancora una volta micidiale nei colpi di testa. Dopo pochi minuti dall’1-0, l’Udinese in contropiede trova la rete del raddoppio, annullato però per fuorigioco. Ancora una volta Lucca, servito in area da Thauvin, controlla e calcia sul primo palo bucando Turati, ma in posizione irregolare. Inizio di gara rocambolesco per la squadra di Nesta che, seppur mostrando un grande spirito offensivo, non riescono a superare la muraglia bianconera. Col proseguire del primo tempo però, i brianzoli mantengono il pallino del gioco, sfiorando il pari in diverse occasioni mancando la porta per centimetri, prima con Pedro Pereira al 38’, e con Bondo sul finale. La prima frazione si chiude a favore degli ospiti, tanto cinici in avanti quanto solidi dietro. La ripresa sgretola l’imbattibilità bianconera fin da subito, Bianco trova l’inserimento di Maldini che sfonda all’interno dell’area e calcia su Giannetti, il pallone carambola nella zona di Kyriakopoulos che sfonda la rete da pochi metri facendo passare il pallone sotto le gambe di Sava, gol che suona la carica e galvanizza i brianzoli alla ricerca dei tre punti. Al 54’ Sava compie un autentico miracolo su Djuric, il centravanti pescato alla perfezione dal cross di Pedro Pereira impatta di testa da pochi passi ma l’estremo difensore sventa in tuffo. Al 70’ i bianconeri tornano avanti con un’altra ripartenza letale. Thauvin con un lancio che taglia tutto il campo trova Ekkelenkamp che, a sua volta, serve l’inserimento di Bijol involatosi verso la porta. Il difensore calcia in caduta e nonostante la chiusura di Turati la palla si insacca sul secondo palo. I padroni di casa cercano in tutti i modi il pareggio, schiacciando gli avversari nella loro metà campo. Al 79’ Dany Mota ci va vicino di testa ma scheggia la traversa. Negli ultimi istanti i bianconeri sfiorano la terza rete con Abankwah, coast to coast fantastico del neoentrato, che parte dalla sua area di rigore e percorre tutto il campo arrivando fino alla porta difesa da Turati, il numero 4 calcia a incrociare mancando la porta per millimetri. La gara termina col successo dell’Udinese che torna a vincere dopo cinque giornate, salendo al nono posto in classifica. Notte fonda per il Monza che ristagna alla penultima posizione, a quota dieci punti. La squadra di Nesta ha un grande problema, non riesce a portare la vittoria a casa. L’unico successo in campionato per i brianzoli su quindici partite giocate è stato contro il Verona di Zanetti, fresco di esonero. Se Nesta non inverte la rotta anche il suo posto alla guida del Monza potrebbe essere a rischio.
LA TOP11 DELLA 15ª GIORNATA:
Calcio
La Lazio lo fa ancora, Napoli beffato in casa e Atalanta capolista
La Lazio batte il Napoli e vola al quinto posto in classifica, la cronaca della partita
72 ore dopo la sfida in Coppa Italia, Napoli e Lazio tornano ad affrontarsi, stavolta al Diego Armando Maradona, nella sfida valida per la 15ª giornata di Serie A. Un match che, in chiave Scudetto, può veramente essere decisivo per entrambe le squadre.
Diversamente dalla sfida del 5 dicembre, stavolta è il Napoli a partire forte, con McTominay che dopo pochi minuti costringe subito Provedel ad un intervento non semplice. Con venti titolari su ventidue diversi dallo scorso match, il ritmo della partita è molto equilibrato, con la Lazio che prova a farsi vedere e il Napoli che risponde, sotto una pioggia battente che rende il terreno e il pallone molto difficili da gestire. Al 20’ è la Lazio ad andare vicina al vantaggio, con una serpentina di Isaksen che si conclude con il tiro dal limite dell’area e la grande risposta di Meret che sventa il pericolo. La gestione del centrocampo spetta alla squadra di casa, che “ingabbia” la Lazio e chiude tutti gli spazi. I biancocelesti soffrono questa pressione e si trovano sempre costretti a difendere palla in zone potenzialmente pericolose, rischiando anche qualcosa. Al 32’, dopo l’ennesima azione molto elaborata del Napoli, Anguissa arriva alla conclusione, che viene agilmente bloccata da Provedel. Allo scadere della prima frazione di gioco, su una punizione dai trenta metri, Kvara va vicino ad un gol clamoroso, sfiorando l’incrocio dei pali e ponendo di fatto il sigillo al primo tempo.
La seconda frazione di gioco si apre con il botto: in seguito alla costruzione biancoceleste, Dele-Bashiru riesce ad arrivare alla conclusione, con un tiro che spacca la traversa ma non riesce a entrare in porta. Il secondo tempo prosegue in maniera equilibrata e abbastanza monotona fino al 70’, quando su un calcio d’angolo battuto da Kvara, Anguissa incorna il pallone che sbatte sul palo e si spegne sul fondo. Pochi secondi più tardi, sempre Kvara dà il via ad una ripartenza pericolosa, scaricando la palla su McTominay che imbuca per Lukaku, con un pallone però troppo lungo che finisce tra le braccia di Provedel. Inaspettatamente, e dopo gran parte della partita passata a soffrire, la Lazio passa in vantaggio al 78’. Il neo entrato Noslin, reduce da una tripletta proprio contro il Napoli in Coppa Italia, serve con un lancio precisissimo Isaksen, che rientra sul sinistro, salta Olivera, e grazie ad una leggera deviazione proprio del terzino uruguaiano insacca la sfera alle spalle di Meret. Senza altre particolari occasioni e sotto una pioggia incessante, va a chiudersi un secondo tempo illuminato solo dal lampo di Isaksen, che per il resto è risultato abbastanza monotono e serrato, con le due squadre in costante fase di stallo, probabilmente affaticate proprio dalle condizioni meteo avverse.
Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo, adesso occupato dall’Atalanta. Dal canto suo, il Napoli compie un ottimo primo tempo, a cui si oppone una seconda metà di gara incolore, che ha visto la squadra di Conte subire in maniera passiva e non arrivare quasi mai nella zona di Provedel, spettatore non pagante del match.
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