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La Gen Z e l’avversione per le chiamate rispetto ai messaggi

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Foto: Freepik

Negli ultimi anni, le modalità di comunicazione dei giovani hanno subito una trasformazione radicale.

Ció riguarda un evidente spostamento verso l’uso delle chat e dei messaggi di testo, a scapito delle conversazioni vocali dirette tramite cellulare. Un recente studio pubblicato dal Times ha messo in luce questa tendenza, rivelando che quasi il 70% degli intervistati odiano le conversazioni telefoniche, preferendo di gran lunga un messaggio di testo a una chiamata.

Secondo i dati raccolti, il 37% degli intervistati ha affermato di preferire ricevere una nota vocale piuttosto che rispondere a una chiamata telefonica.

Focalizzandosi sulla Generazione Z, composta dai giovani tra i 18 e i 34 anni, emerge una chiara avversione per le chiamate vocali. Questa fascia d’età dimostra una marcata preferenza per la comunicazione scritta, trovando fastidioso e spesso invadente dover rispondere a voce alle chiamate. Molti giovani ritengono che i messaggi di testo offrano un maggiore controllo sulla conversazione, permettendo di rispondere con calma e riflessione, senza la pressione del tempo reale.

L’evoluzione tecnologica ha certamente giocato un ruolo chiave in questa transizione. Le piattaforme di messaggistica istantanea, come WhatsApp, Telegram e Messenger, offrono una vasta gamma di opzioni per comunicare, dalle semplici chat di testo alle note vocali, fino ai messaggi multimediali. Questo ha reso le chiamate vocali sempre meno necessarie, in quanto i messaggi di testo possono essere letti e risposti in qualsiasi momento, senza interrompere le attività quotidiane.

La preferenza per la comunicazione scritta non è solo una questione di comodità, ma riflette anche cambiamenti culturali più ampi. La Generazione Z è cresciuta in un mondo iperconnesso, dove la velocità e l’efficienza sono fondamentali. I messaggi di testo permettono di mantenere conversazioni brevi e concise, risparmiando tempo prezioso. Inoltre, offrono un livello di anonimato e distanza emotiva che le chiamate vocali non possono garantire.

Tuttavia, questo cambiamento non è privo di critiche. Alcuni esperti sostengono che la diminuzione delle conversazioni telefoniche potrebbe ridurre le competenze comunicative e relazionali dei giovani, limitando la loro capacità di gestire conversazioni faccia a faccia e di interpretare i segnali non verbali.

Insomma, ormai non c’è alcun dubbio: le preferenze comunicative dei giovani riflettono un adattamento alle nuove tecnologie e alle esigenze della vita moderna… resta però da vedere come questa tendenza si evolverà in futuro e quali saranno le implicazioni a lungo termine per le interazioni sociali e professionali.

Classe 2004. Studentessa in Lettere all’Università degli studi di Palermo. Aspirante editor e giornalista. Appassionata di musica, vintage e letteratura.

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Attualità

Greta Thunberg e la Global Sumud: nave colpita da drone in Tunisia -Video

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Dal ronzio al boato: così gli attivisti hanno vissuto l’attacco in piena notte.

Nella notte tra lunedì e martedì la Global Sumud Flotilla, la missione di attivisti diretta verso Gaza, ha vissuto momenti di panico: una delle navi pricipali, la Family Boat con a bordo anche Greta Thunberg, sarebbe stata colpita da un drone militare al largo delle coste tunisine.

Chi era di guardia ha raccontato di aver sentito un ronzio, poi un’esplosione e subito le grida: “Al fuoco, al fuoco!”.

 

L’equipaggio si è svegliato di corsa e ha cercato di mettersi in salvo. Oltre a Greta, sulla nave c’erano anche Yasemin Acar e Thiago Avila, figure chiave nell’organizzazione della Flotilla.

L’azione fa parte di una protesta internazionale e partecipata contro l’invasione israeliana a Gaza. La delegazione stava navigando vicino al porto tunisino di Sidi Bou Said quando è avvenuto l’attacco.

Le autorità tunisine però smentiscono: secondo Houcem Eddine Jebabli, portavoce della guardia nazionale, nell’area non c’erano droni. Per lui il fuoco potrebbe essere stato causato semplicemente da “delle sigarette”.

 

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Attualità

La Global Sumud Flotilla e il tentativo di aprire un corridoio via mare per Gaza

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Foto: Volere la Luna

Immagina tante piccole barche, cariche di cibo e medicine, che partono da diversi porti del Mediterraneo per andare a Gaza con un doppio scopo…

La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa civile (per cui 26 mila persone hanno fatto richiesta) completamente legale che riunisce decine di imbarcazioni protette dal diritto marittimo da 44 paesi (tra cui l’Italia)

Leggi anche: Israele aggredisce la Freedom Flotilla, gli attivisti sono stati sequestrati in acque internazionali: c’è anche Greta Thunberg

L’obbiettivo è rompere il blocco imposto da Israele sulla striscia di Gaza e poter cosi portare aiuti concreti alle persone in difficoltà.

Non a caso il nomeSumud” significa resistenza, perseveranza, resilienza in arabo, e simboleggia la volontà di non arrendersi di fronte all’ingiustizia.

La seconda partenza fissata dopo quella del 31 Agosto (da Genova – Barcellona), era prevista oggi, 4 settembre, con il resto delle barche con partenza prevista da Tunisia, Grecia e Sicilia; tuttavia, è stato poi reso noto che quella da Tunisi è stata posticipata al 7 settembre, a causa dei ritardi accumulati e delle difficili condizioni meteo.

Giorgia Meloni, in proposito, ha affermato che saranno adattate tutte le misure di tutela e sicurezza per poter così garantire il buon esito dell’operazione.

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Dal gruppo “Mia Moglie” al forum “Phica”: la lunga scia della violenza digitale sulle donne

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Foto: Wired Italia

Il gruppo FacebookMia moglie” è recentemente stato chiuso da Meta in seguito alle denunce di oltre mille donne, che si sono occupate di segnalare il gruppo alla polizia postale.

Più di 32 mila uomini hanno commentato e postato video e immagini delle loro compagne, senza il consenso di quest’ultime; e tra queste, sono presenti anche fotografie scattate di momenti di intimità.

Ecco la dichiarazione della portavoce di Meta a riguardo: “Abbiamo rimosso il Gruppo Facebook per violazione delle nostre policy contro lo struttamento sessuale di adulti. Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sesssuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme. Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”.

Eppure non si tratta di un caso singolo…

A scuotere l’opinione pubblica vi è anche il caso di Phica; (anch’esso chiuso recentemente) si tratta di un forum  aperto dal 2005 dove migliaia di utenti condividevano immagini di donne rubate dai social o addirittura, dalla vita quotidiana.

La domanda a questo punto sorge spontanea: quanti altri gruppi di questo genere sono ancora presenti nel web?

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