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Calcio

Debacle azzurra a Berlino. Una grande Svizzera vola ai quarti di finale

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Foto: X EURO2024FRA

Termina sotto il cielo dell’Olympiastadion di Berlino il cammino dell’Italia a Euro2024. A Berlino gli azzurri vengono dominati in lungo e in largo dalla Svizzera, che conquista i quarti di finale dopo una prestazione incredibile dei ragazzi di Yakin. Gli elvetici affronteranno la vincente di Inghilterra-Slovacchia.

Dando seguito all’ottimo girone, concluso alle spalle della più quotata Germania, la Svizzera comincia la gara mantenendo stabilmente il possesso del pallone. L’aggressione e l’intraprendenza iniziale degli elvetici non permette agli azzurri di sviluppare con lucidità e precisione. La gara dell’Olympiastadion non spicca nel primo quarto d’ora anche a causa della poca intraprendenza dell’Italia, imprecisa nell’uscita e in fase di disimpegno. Con il passare dei minuti i ragazzi di Spalletti cominciano a prendere sempre più campo, grazie alle sgroppate di El Shaarawy e le geometrie di Nicolò Fagioli, all’esordio dal primo minuto in questo europeo. Al 23′ la Svizzera flirta con il vantaggio, con Embolo servito in profondità da Aebischer, l’attaccante elvetico arriva davanti a Donnarumma che in tuffo tiene in equilibrio il risultato. La risposta azzurra arriva tre minuti dopo con Chiesa, che sguscia in mezzo ai difensori e calcia sul secondo palo, provvidenziale il piede di Akanji che mette in calcio d’angolo. Dopo una decina di minuti passati stabilmente nella metà campo azzurra, al 36′ la Svizzera trova il meritato gol del vantaggio: Vargas imbuca centralmente per l’inserimento di Freuler, il centrocampista del Bologna controlla con il destro e calcia al volo con il mancino, per una rete che inguaia un’Italia ancora una volta in difficoltà e in svantaggio (quarta volta su quattro partite in cui gli azzurri vanno sotto nel punteggio). A un minuto dall’intervallo è ancora Donnarumma a salvare gli azzurri, con un intervento prodigioso sul primo palo dopo una rasoiata su punizione di Rieder.

Spalletti prova a smuovere gli azzurri con l’ingresso di Zaccagni, ma dopo trenta secondi dal fischio di Marciniak, con il pallone mosso proprio dall’Italia, la Svizzera raddoppia con una conclusione meravigliosa di Vargas, un arcobaleno a giro che si insacca all’incrocio dei pali. Al 51′ gli elvetici rischiano l’harakiri con una deviazione goffa di Schar che sbatte sul palo, con Sommer praticamente battuto. Dopo la rete di Vargas la Svizzera continua ad amministrare con calma e lucidità il pallone, con l’Italia che rimane in balìa della squadra del c.t. Yakin. L’ingresso di Retegui al posto di Barella prova a rinforzare il reparto offensivo azzurro, finora sterile e altamente insufficiente. Al 73′ l’Italia colpisce un altro palo: Fagioli scucchiaia centralmente per Zaccagni che apparecchia sul secondo palo verso Scamacca, che in allungo non riesce a battere Sommer. I cambi conservativi di Yakin permettono agli elvetici di compattarsi e rannicchiarsi nella metà campo, pronti a ripartire in contropiede alla ricerca del tris che chiuda definitivamente la qualificazione. Nel finale gli azzurri si spegnono definitivamente, non riuscendo a costruire pericoli dalle parti di Sommer.

Si chiude al fischio finale di Marciniak il deludente europeo della nazionale di Spalletti. Dopo quattro partite, giocate altamente al di sotto della sufficienza, l’Italia chiude il proprio europeo con una sconfitta pesante dal punto di vista tattico ma soprattutto mentale. All’Olympiastadion l’Italia non si è mai accesa, non è riuscita a trovare quella spregiudicatezza richiesta da Spalletti in conferenza, e di fronte a un’organizzata e pungente Svizzera, gli azzurri hanno alzato bandiera bianca. La rete subita dopo meno di un minuto dalla ripresa è l’emblema di questa terribile spedizione in terra tedesca. Apoteosi elvetica a Berlino, con la Svizzera che continua a sognare in questo grande europeo disputato dalla selezione del c.t. Yakin, che affronterà la vincente di Inghilterra-Slovacchia.

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Aspirante giornalista sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Stiamo sottovalutando Mateo Retegui?

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Quale può essere un metro di giudizio per giudicare un centravanti?

Potremo affidarci al passato, dove il valore di un attaccante veniva giudicato in base al numero di gol o trofei. La scuola dei pivot, centravanti fisicamente dominanti e con un fiuto del gol innato, come Bobo Vieri, Ruud Van Nisterlrooy, Drogba e tanti altri. Si potrebbe sfruttare il flusso di dati e statistiche che girano oggi, con tutti i riferimenti a xG, tocchi in area, precisione, percentuali, distanze ecc. Ma per classificare un buon attaccante o un grande centravanti basta guardare i numeri e l’apporto qualitativo, e quantitativo, che portano alla loro squadra.

Come e dove classificare Mateo Retegui?

L’attaccante italo-argentino è stato al centro dell’attenzione negli ultimi due anni, dal momento in cui l’allora commissario tecnico Roberto Mancini decise di convocarlo in nazionale. Ai tempi, sconosciuto a molti, Retegui si presentò con un gol all’Inghilterra nel match di Napoli. Nella città emblema del connubio Italia-Argentina, Retegui riceve l’assist di Pellegrini e incrocia sul secondo palo, dimostrando fin da subito quel killer instict che Mancini aveva tanto decantato al momento della convocazione. In estate l’arrivo al Genoa, la giusta piazza dove assaporare la romanzesca atmosfera del calcio in Italia, in una delle città calcisticamente più romantiche e culturalmente passionali di tutto il panorama calcistico italiano. La prima stagione del Chapita si conclude con buoni numeri, nonostante una serie di problemi fisici che hanno condizionato la continuità nel corso del campionato. Dopo un europeo giocato da gregario alle spalle di Scamacca, in seguito all’infortunio al ginocchio dello stesso Scamacca, l’Atalanta decide di investire su Retegui. All’ottava gara le reti del Chapita sono otto, dieci sommando le due partite di Nations League contro Belgio e Israele. Per parlare della crescita di Mateo Retegui prenderemo in analisi alcune delle sue ultime reti, con alcuni riferimenti a figure illustri del passato.

Prendiamo in esempio alcuni gol, e a giocate, di Retegui nelle ultime gare.

Il primo riguarda il colpo di testa. Per quanto riguarda il posizionamento, Retegui trova sempre lo spazio dove ricevere e colpire il pallone, ma ciò che balza all’occhio è la sua lettura preventiva della traiettoria del pallone. Il gol di testa contro il Torino (2ª giornata) è un mix tra prorompenza fisica e intelligenza calcistica, dato che lui impatta la palla praticamente da fermo ma nonostante tutto si posiziona bene e riesce a imprimere tanta forza e precisione. Un’altra rete di notevole importanza e qualità è quella realizzata contro la Fiorentina, dove Retegui occupa la parte centrale, e sfrutta la marcatura leggera dei due centrali viola per seguire attivamente il cross di Lookman e girare di testa.

Foto: Lega Serie A

Il secondo riguarda l’attacco alla porta avversaria. Prendendo in esempio due reti molto simili per concetto e risultato, si nota la sua capacità di leggere il gioco anche quando il gioco non viene finalizzato da lui. Prima di arrivare alla pausa Retegui segna tre gol contro il Genoa (la dura legge dell’ex, elevata alla massima potenza), il secondo centro di giornata va analizzato nella costruzione dell’azione: Retegui si stacca dall’area di rigore ed esce a legare il gioco, riceve palla e serve nello spazio centrale Ederson, rimanendo stabilmente sulla parte sinistra del campo. Il brasiliano arriva al limite e calcia, e Retegui continua la corsa verso la porta, approfitta di una respinta corta di Gollini e in tap-in segna con il mancino.

L’altra rete la segna in nazionale, nel match contro il Belgio. Dopo aver lavorato al contropiede che porta al vantaggio gli azzurri dopo meno di sessanta secondi, la gara di Retegui è prettamente di sacrificio, con Spalletti che gli affida il compito di proteggere palla e guidare in prima base le ripartenze del roster di esterni e centrocampisti. Un ruolo alla Benzema, per intenderci. Al 23′ riceve palla da Tonali, a cinquanta metri dalla porta, porta con sé Theate e di conseguenza guida il movimento convergente della difesa belga, che è costretta a ripiegare verso il centro del campo. Retegui appoggia per Dimarco che lancia di prima intenzione dall’altra parte e Cambiaso arriva al limite dell’area e calcia. Così come contro il Genoa rimane stabile sulla parte sinistra del campo, e dopo la respinta corta di Casteels si avventa sul pallone e realizza il 2-0, al primo tiro in porta della sua gara (sarà l’unico della sua partita, terminata con la sostituzione al 79′). 

Una fiducia e una positività che rievocano nelle menti e negli occhi dei più nostalgici i gol, contro Eire e Argentina, di Totò Schillaci a Italia 90′. Ma tutti i gol, lo stile di gioco e le movenze dentro l’area portano a due nomi: Bobo Vieri e Martin Palermo. Il primo non ha bisogno di alcuna presentazione, probabilmente uno dei migliori bomber della storia del calcio italiano e non solo. Un mastino capace di convertire in rete qualsiasi pallone transiti nei pressi dell’area di rigore. Il secondo, El optimista del gol (definito così da Carlos Bianchi), è semplicemente uno dei più grandi giocatori della storia del Sudamerica. Poco importa se l’argentino porta il cognome del capoluogo che ha consegnato a Retegui la nazionalità italiana (i nonni erano originari di Canicattì, in provincia di Agrigento), e l’italiano condivide con lui la parentesi all’Atalanta. Retegui sta scalando sempre di più le gerarchie, e a suon di gol si sta confermando come uno dei migliori attaccanti d’Europa. Sarà all’altezza dei grandi bomber di tutta Europa?

Ai posteri, e al prato verde, l’ardua sentenza…

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Calcio

Lautaro segna ancora. L’Inter vince di misura all’Olimpico

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Nel secondo match di cartello dell’ottava giornata un’Inter corsara ottiene i tre punti grazie al sigillo del capitano Lautaro Martinez. Due infortuni nel primo tempo per Inzaghi, con Calhanoglu e Acerbi che sono in dubbio per l’attesissimo derby d’Italia della prossima giornata. Nel secondo tempo la firma di Lautaro per tre punti che significano secondo posto, a -2 dal Napoli capolista.

La gara dei padroni è sin da subito voltata a difendersi dalle avance nerazzurre, soprattutto nelle combinazioni che vedono protagonista Barella, al rientro da un infortunio che lo ha tenuto ai margini per un mese. La prima occasione della gara è a tinte nerazzurre, lo scambio tra Mkhitaryan e Lautaro innesca la potente conclusione di Thuram ma, il tiro del centravanti francese viene messo in corner da Svilar. Al decimo minuto, Calhanoglu è costretto ad alzare bandiera bianca, a causa di un problema fisico, rilevato da Frattesi, con l’arretramento in mediana di Barella. Al 13′ Lautaro, ancora una volta in posizione arretrata rispetto a Thuram, appoggia per Mikitharyan che calcia al volo e colpisce in pieno la traversa, mettendo paura alla retroguardia giallorossa. Nei minuti successivi, Inzaghi è costretto a sostituire anche Acerbi causa infortunio e, nell’azione successiva al cambio, Thuram viene ingabbiato al limite dell’area di rigore da Ndicka e Cristante, intervento giudicato regolare da Massa.

Dopo i primi minuti della ripresa, dove l’Inter è apparsa lenta, stanca e poco ispirata, i nerazzurri passano in vantaggio grazie ad una ripartenza portata avanti da Frattesi, il centrocampista ex Sassuolo scippa palla a Zalewski dopo un calcio d’angolo e, nei pressi dell’area di rigore avversaria, scarica sul dischetto del rigore e innesca la conclusione vincente di Lautaro, al terzo gol in campionato.Galvanizzata dal gol del vantaggio, l’Inter gioca e inventa grazie alla particolare posizione di Thuram in mezzo al campo, andando vicino al portare i nerazzurri sul 2-0 dopo un’azione cominciata fuori area e terminata con un tocco sotto ai danni di Svilar, decisivo il salvataggio di Celik sul possibile tap-in di Dimarco. Passano i minuti e la squadra di Juric continua a non rendersi pericolosa, al contrario l’Inter, sfiora più volte il gol del raddoppio con Thuram prima e Dumfries poi. Dall’occasione dell’esterno olandese, la Roma chiude l’Inter nella propria area, alla ricerca del gol del pareggio ma,

Con questa vittoria, l’Inter supera la Juventus in vista dell’attesissima sfida di domenica prossima, dove i bianconeri sfideranno i nerazzurri a San Siro. La Roma torna a perdere in casa dopo la sconfitta della seconda giornata contro l’Empoli, piazzandosi momentaneamente al decimo posto, in attesa dell’ultimo match di questa ottava giornata, il posticipo di domani sera tra Hellas Verona e Monza.

 

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Allo Stadium decide l’autogol di Gila. La Juventus vince e si prende la vetta

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Dopo due mesi la Juventus torna a vincere in casa. Allo Stadium la squadra di Thiago Motta vince di misura grazie all’autogol di Mario Gila. Bianconeri in vetta alla classifica, in attesa del Napoli.

Tante defezioni da una parte, la conferma del blocco degli ultimi match dall’altra. Tra incognite e certezze la gara dell’Allianz Stadium comincia con un sostanziale equilibrio tra le due squadre, con la Juve che cerca di smistare rapidamente il pallone per mandare a vuoto il pressing della Lazio, sempre molto preciso e audace. L’unico squillo del primo quarto di gara arriva dai piedi di Kephren Thuram, abile nel rompere la linea e scappare sul fondo a Marusic, provvidenziale Gila nel chiudere in corner, con l’ausilio del palo. Il giro palla ipnotico della Juventus trova i primi spazi grazie al movimento in avanti di uno dei difensori, e da una giocata simile nasce l’episodio che stravolge la monotonia del primo tempo. Kalulu serve in verticale Locatelli e si getta nello spazio lasciato dal movimento largo di Vlahovic, il pallone arriva proprio in quella zona grazie al passaggio di prima del centravanti serbo e il difensore bianconero, lanciato in porta, viene steso al limite dell’area da Romagnoli. Il direttore di gara inizialmente non assegna alcun fallo, ma dopo un on-field review assegna il calcio di punizione al limite ed espelle Romagnoli. Baroni è costretto a mettere mano alla panchina per riequilibrare la squadra e alla mezz’ora Patric rileva Dia per rimettere in sesto la difesa dopo l’espulsione del centrale italiano. Da quel momento la Juve alza il baricentro, piantando stabilmente le tende nella metà-campo biancoceleste. L’occasione più nitida è propiziata da una finta di corpo sublime di Cambiaso ai danni di Nuno Tavares, il cross del giocatore bianconero (prima gara con la fascia da capitano al braccio) trova al centro dell’area Gatti che non riesce a centrare lo specchio della porta.

Nel secondo tempo la gara continua a non offrire particolari guizzi, con la Lazio compatta e rannicchiata nel 4-4-1 disegnato da Baroni, mentre la Juve fatica a trovare soluzioni nella trequarti. Prova a scuotere la squadra Thiago Motta, con i due innesti di Weah e Fagioli per Savona e Locatelli, entrambi ammoniti. Al 56‘ Thuram calcia da fuori area, con la conclusione che viene sporcata dal busto, e braccio, di Gila e favorisce la ribattuta di Vlahovic, che colpisce in pieno la traversa. Due giri d’orologio dopo Weah disegna un cross sul secondo palo dove Douglas Luiz non riesce a centrare lo specchio da ottima posizione. L’ingresso di Weah cambia i connotati dell’attacco bianconero, grazie alla velocità e ai movimenti sguazzanti dell’esterno statunitense. La risposta di Baroni arriva con tre cambi tutt’altro che speculativi, perché il tecncico della Lazio richiama in panchina Zaccagni, Guendouzi e Isaksen, sostituiti da Pedro, Vecino e Castrovilli. Nell’ultimo quarto di gara la Juve torna ad attaccare continuamente l’area avversaria, con tutta la Lazio rannicchiata a ridosso dell’area di rigore. La gara si sblocca all’84′ quando Vlahovic esce a legare il gioco e allarga verso Cabal, il cui cross viene deviato da Gila e si insacca alle spalle di Provedel. Nel finale la Lazio prova a gettarsi in avanti per riacciuffare la gara, ma la difesa bianconera, sugli scudi, non perde lucidità e riesce a respingere ogni tentativo della squadra di Baroni.

Servivano tante risposte dopo le due gare thriller prima della sosta, e nonostante le tante assenze la Juventus trova tre punti che danno seguito al grande avvio della squadra di Thiago Motta. Nonostante i pochi gol realizzati, i bianconeri riescono a far saltare il banco grazie all’autogol di Gila. Altro clean sheet per la porta juventina (la sesta in sette partite) e adesso si attendono i risultati del Napoli (in vetta a quota 16 punti, impegnata domani alle 12.30 contro l’Empoli) e Inter (prossimo avversario della Juventus, impegnata nel big match dell’Olimpico contro la Roma). La Lazio rimane nei piani alti della classifica, a quota 13 punti, ma la sconfitta dell’Allianz apre un dibattito sulla tenuta della difesa biancoceleste, che ancora non è riuscita a tenere la porta chiusa nelle prime sette gare di Serie A.

Negli altri match di apertura della settimana giornata due pareggi e una vittoria. A Marassi il Bologna trova il doppio vantaggio grazie ai gol di Orsolini e Odgaard, ma nel finale il Genoa trova il pareggio grazie a un doppio sussulto d’orgoglio di Andrea Pinamonti. Al Sinigaglia il Parma va in vantaggio con il golazo di tacco di Bonny, ma il Como reagisce prima dell’intervallo e trova il pareggio con il primo gol in Serie A di Nico Paz. Nel match delle 18.00 il Milan soffre ma batte contro l’Udinese grazie al primo gol in campionato di Chukwueze. Decisivo il VAR nel match di San Siro, prima nell’espulsione di Reijnders e poi in due occasioni con due reti annullate ai friulani: al 45′ annullato il pareggio per fuorigioco di Ehizibue, al 95′ invece fuorigioco di Ekkelenkamp che propizia il gol di Kabasele.

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