Calcio
EUREKA: Scopriamo assieme i risultati di Europa e Conference League

I RISULTATI DELLE ITALIANE
PROFONDO (GIALLO)ROSSO, LA ROMA CADE A SAN MAMES
In Spagna, nello stadio in cui si giocherà la finale, una stoica Roma deve arrendersi ai colpi dell’Athletic di Valverde. Dopo dieci minuti di costruzione e studio, ecco l’episodio che cambia le sorti della partita: in fase di costruzione Hummels sbaglia un passaggio orizzontale, che viene intercettato da Sannadi, successivamente steso a campo libero proprio dal difensore tedesco, espulso in maniera decisa dall’arbitro Turpin. Da qui inizia il dominio basco, che fino al 90′ non si fermerà. La compagine di Ranieri regge ottimamente fino al terzo minuto di recupero del primo tempo, in cui Nico Williams riesce a battere un brillante Svilar, beffato anche da una fortuita deviazione di Angelino, non al meglio delle sue potenzialità. Nel secondo tempo non c’è spazio per le azioni giallorosse, che vedono in un contropoiede di Shomurodov la loro unica occasione. Berchiche di testa completa la rimonta e Nico Williams chiude definitivamente i conti, rendendo vano il rigore realizzato da Paredes negli ultimi istanti di gara. Ai quarti l’Athletic affronterà i Glasgow Rangers, per continuare a inseguire il sogno di giocare una finale in casa.
ROMAGNOLI SALVA LA LAZIO, BIANCOCELESTI AI QUARTI
Dopo il miracolo dell’andata, la Lazio riesce a spuntarla e si qualifica ai quarti di finale di Europa League. I biancocelesti soffrono per gran parte del match, che si rivela ricco di occasioni per il Plzen, che colpisce anche una traversa e impensierisce spesso Provedel. Nel secondo tempo i cechi aumentano ancora di più la pressione, fino ad arrivare alla rete con il meraviglioso gol di Sulc, che batte un impotente Provedel. Nonostante la batosta, però, la squadra di Baroni trova il coraggio di reagire e su situazione di corner Romagnoli colpisce, insaccando il pallone, con il gol che viene definitivamente confermato dalla goal line technology. Nonostante la sofferenza, i biancocelesti riescono ad approdare ai quarti di finale, dove affronteranno il Bodo Glimt.
GLI DEI SORRIDONO ALLA FIORENTINA, PANATHINAIKOS BATTUTO 3-1
Con la sconfitta dell’andata, la Fiorentina era chiamata a riscattare una gara sottotono, dovendo portare al Franchi una prestazione di livello, che è effettivamente arrivata. Sin dai primi minuti il pallino del gioco è nei piedi della Fiorentina, che già al 12′ pareggia i conti grazie al super gol dalla distanza di Mandragora, seguito pochi istanti dopo dal gol, fortunoso, di Gudmunsson che completa la rimonta. Nel secondo tempo il gioco viola si affievolisce e il Panathinaikos si fa vedere diverse volte, non riuscendo mai a concretizzare. Proprio nel momento migliore dei greci, Kean riceve palla e si gira con il piede perno, siglando il gol del 3-0 che sigilla la qualificazione al turno successivo, che non verrà messa in pericolo nemmeno dal rigore realizzato da Ioannidis. Con questa prova di forza, la squadra di Palladino strappa un pass per i quarti di finale, in cui affronterà il Celje, reduce dall’impresa elvetica contro il Lugano.
GLI ALTRI RISULTATI IN EUROPA LEAGUE
In terra greca, l’Olympiakos vince di misura contro il Bodo Glimt, ma non riesce comunque ad ottenere la qualificazione, che sorride ai norvegesi con il risultato totale di 2-4. L’Eintracht domina in Germania e spazza via l’Ajax per 4-1, ipotecando il passaggio del turno con il risultato totale di 6-2. Il giovedì sorride alle inglesi, con Manchester United e Tottenham che eliminano, rispettivamente, Real Sociedad e Az Alkmaar, senza lasciare spazio ad alcun pericolo. I Glasgow Rangers, in casa, si fanno rimontare dal Fenerbahce, che porta il parziale sul 3-3, uscendo però ai rigori. Ultimo ma non per importanza, uno straripante Lione vince per 4-0, eliminando lo Steaua Bucarest, con il totale di 7-1.
GLI ALTRI RISULTATI IN CONFERENCE LEAGUE
La sorpresa Jagiellonia rischia in Belgio, perdendo 2-0 con il Cercle Brugge ma riuscendo a preservare comunque i tre gol di vantaggio, che valgono il passaggio del turno. Il Rapid Vienna va sul sicuro in casa, vincendo ed eliminando il Borac Banja Luka con il risultato totale di 3-2. Ancora di misura vince anche il Chelsea, che a Stamford Bridge batte il Copenhagen e si qualifica alla fase successiva, così come il Betis che umilia il Vitoria Guimaraes con un sonoro 4-0. Vincono agilmente anche Legia Varsavia e Djurgarden, entrambe sconfitte all’andata ma che riescono a ribaltare le proprie sorti e a conquistare i quarti di finale, eliminando Molde e Pafos. Infine, una menzione d’onore va alla partita dell’anno di Conference League, che vede il Lugano ribaltare il risultato dell’andata vincendo 5-4 e portando il Celje ai calci di rigore, uscendone però sconfitto.
TOP 11
Svilar (Roma)
Juanjo (Celje)
Romagnoli (Lazio)
Dalot (Manchester United)
Szymanski (Fenerbahce)
Mandragora (Fiorentina)
Schaub (Rapid Vienna)
Gotze (Eintracht Francoforte)
Nico Williams (Athletic Bilbao)
Mikautadze (Olympique Lione)
Odobert (Tottenham)
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Cinismo e lucidità guidano un successo da primo posto. L’Inter batte l’Atalanta e allunga in vetta

Al Gewiss Stadium si chiude la 29ª giornata, con una capolista che adesso cerca di prendere il largo. L’Inter vince e convince contro l’Atalanta grazie alle reti di Carlos Augusto e Lautaro Martinez. Con la pausa nazionali che imperversa, la squadra di Inzaghi si gode il primo posto e un distacco di tre punti sul Napoli.
Confermate le formazioni della vigilia, con entrambi gli allenatori che non rinunciano ai loro uomini migliori. Buon ritmo fin dall’inizio, il Gewiss ribolle di energia e la tensione della gara si percepise fin dai primi sviluppi delle due squadre. L’Inter cerca un attacco diretto verso Thuram, le cui giocate sono sempre utili ed efficaci nell’offensiva nerazzurra. La marcatura a uomo attuata da Gasperini gli affianca Hien, e l’efficacia del duello individuale mostra i limiti della linea bergamasca dinanzi all’imprevedibilità dei movimenti della squadra di Inzaghi. Al minuto 6 il tandem offensivo dell’Inter rischia subito di punire, con Lautaro che riceve palla, vede l’inserimento di Thuram alle spalle della linea (Hien è andato a vuoto nel contrasto) e lo serve in profondità. Il francese taglia subito fuori qualsiasi intervento della difesa, attende l’uscita di Carnesecchi e chiude il mancino sul palo lontano, palla che si avvicina verso la rete ma si stampa contro il palo. La risposta dell’Atalanta arriva dopo dieci minuti, in cui il gioco si è sviluppato nella parte sinistra del campo, cross di De Roon verso il centro dell’area dove Pasalic arriva in anticipo su X, il croato indirizza verso la porta ma Sommer si muove in anticipo e riesce a smanacciare in corner. La pressione dell’Atalanta si intensifica sempre di più e nella fase centrale della prima frazione la squadra di Gasperini controlla stabilmente il pallino del gioco. La chiave di lettura sembra essere la qualità e la velocità nel fraseggio, anche perché entrambe le squadre sembrano equivalersi dal punto di vista dell’intensità. A ridosso dell’intervallo la squadra di Inzaghi torna a giostrare con più calma il pallone, approfittando di una fase calante della Dea, ma senza riuscire a impegnare Carnesecchi. La sensazione è che tra le fila nerazzurre tutta l’imprevedibilità nelle giocate penda dai piedi di Thuram, l’unico che cerca sempre di mandare fuori tempo la pressione feroce dei difensori dell’Atalanta. Tra gli orobici il gioco è spesso orientato verso sinistra, con Lookman che mette in continuo stress il fianco destro della difesa dell’Inter.
Nessuna correzione all’intervallo, sia Gasp che Inzaghi decidono di ripartire dall’equilibrio e l’intensità che hanno portato il risultato in parità negli spogliatoi. Il gioco si interrompe subito a causa di un malore accusato da un tifoso nel settore ospiti del Gewiss. Al momento della battuta di un calcio d’angolo, Calhanoglu si incammina verso la bandierina e richiama l’attenzione dell’arbitro, accertandosi dell’arrivo dei soccorsi. Dopo una pausa di sei minuti il tifoso viene trasportato fuori dallo stadio dai soccorsi e il gioco riprende. Sullo sviluppo del calcio d’angolo Calhanoglu prende la rincorsa, disegna il cross al centro dell’area dove Carlos Augusto arriva in terzo tempo, perso in marcatura da Kolasinac, e di testa batte un incolpevole Carnesecchi. Poco reattiva la Dea al momento del calcio d’angolo del centrocampista turco. Gasperini, decisamente arrabbiato per il gol subito, muove subito la panchina: fuori Bellanova e Pasalic, dentro Ruggeri (con scostamento di Zappacosta nella fascia destra) e De Ketelaere. Inzaghi risponde con Bisseck al posto di Dumfries, costretto a lasciare il campo in seguito a un contrasto con Ruggeri (problema alla coscia per l’olandese). Momento favorevole ai nerazzurri poiché l’Atalanta cerca di rimettersi in sesto dopo lo schiaffo subito da Carlos Augusto. De Ketelaere prova a muoversi continuamente tra le linee, alla ricerca di uno spazio in cui essere determinante, senza trovare particolari spazi. L’Inter comincia a sviluppare con tanta pulizia e libertà, Inzaghi cerca di sfruttare gli spazi lasciati dalla Dea con un incursore come Frattesi al posto di Mikitharyan. Gasperini cambia assetto, rinuncia a Retegui e Djimsiti per Samardzic e Maldini. Nell’ultimo quarto la tensione presenta il conto in casa Atalanta, al minuto 80 un nervosissimo Ederson viene espulso per proteste reiterate con Massa. Il brasiliano protesta con il direttore di gara a causa di un contrasto con Thuram, su cui il brasiliano recriminava una trattenuta fallosa. All’86’ l’Inter chiude il match: Lautaro vince una serie di contrasti, Bisseck allarga verso Barella e Lautaro si getta subito in profondità, filtrante rapido e preciso di Barella e bolide vincente del capitano nerazzurro. L’Atalanta si spegne, stacca la spina e rischia il tris: Bastoni arriva al limite, appoggia per Lautaro che al posto di calciare apparecchia per Frattesi, il centrocampista nerazzurro calcia a botta sicura e solo un grandissimo intervento di Carnesecchi nega il 3-0 all’Inter. Gasperini viene espulso per veementi proteste, a testimonianza della tensione e del peso specifico della gara. Al quarto degli undici minuti di recupero viene ristabilita la parità numerica, a causa dell’espulsione di Bastoni, reo di aver commesso un fallo su Maldini, secondo giallo per il centrale nerazzurro -che avrebbe scontato ugualmente un turno di squalifica in quanto diffidato.
Arrivare alla sosta in piena corsa con tutti gli obiettivi era il focus dell’Inter, e dopo aver ipotecato i quarti di Champions la squadra di Inzaghi si regala una sosta nazionali al primo posto in solitaria. Da queste prestazioni si costruisce la forza di una squadra, e la decisione coraggiosa di Simone Inzaghi di pressare altissimi i portatori di palla bergamaschi ha mandato il tilt l’ecosistema dell’Atalanta, che viene ridimensionato dopo il successo largo e maestoso in casa della Juventus. Poca la qualità messa in campo dalla squadra di Gasperini, che non è riuscita a trovare una soluzione al consueto gioco ibrido e lucido dell’Inter. Dopo il pareggio del Napoli in casa contro il Venezia, l’Inter si stabilisce al primo posto a quota 64 punti. L’Atalanta adesso si allontana dalla vetta, distante sei punti, e il calendario ricco di scontri diretti può sputare definitivamente la Dea fuori dalla lotta per lo scudetto.
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Altra imbarcata subita dalla Juve. La Fiorentina domina e vince 3-0

La Fiorentina inguaia ancora di più la Juventus con un sonoro 3-0.
Il primo possesso della sfida è a favore della Juve, che manovra il gioco per i primi minuti, senza però riuscire ad rendersi pericolosa, a differenza della formazione di casa, pericolosa con il grande ex Moise Kean, in grado di far gelare il sangue alla difesa avversaria durante il pressing su Di Gregorio. La prima avance offensiva della Juventus arriva subito dopo, quando su un recupero palla di Thuram durante un disimpegno viola, Nico Gonzalez raccoglie palla e serve Weah, che spreca un’ottima occasione calciando alto da buona posizione. Al quarto d’ora di gioco, la Fiorentina trova la rete del vantaggio con Robin Gosens, puntuale nel ribattere a rete un pallone carambolato su Renato Veiga proprio nel tentativo precedente dell’esterno tedesco, alla sua terza rete in stagione. I fischi provenienti dal settore ospite accompagnano il giro palla bianconero, che accusano il colpo e, in maniera apatica, incassano addirittura la seconda rete dopo appena tre minuti dalla rete di Gosens grazie alla conclusione in diagonale di Mandragora, che trova la sua seconda rete consecutiva dopo quella contro il Panathinaikos. L’azione che porta al gol del centrocampista viola è frutto di un’azione che trae in inganno la difesa avversaria: sponda di testa da parte di Kean, ricezione di Guðmundsson, che scarica su Fagioli, abile e veloce nel servire in profondità Mandragora, autore di una rete che regala alla viola la grinta giusta per cercare di mantenere i due gol di vantaggio. Nei minuti successivi, la squadra di Thiago Motta prova a reagire, prendendo campo ma senza trovare spazi, ciò grazie ad un effetto gabbia portato avanti dalla Fiorentina, che riesce a non far giocare in maniera pericolosa il pallone agli avversari nella propria metà campo
In apertura di secondo tempo, una Juventus caparbia prova a riversarsi nell’aria di rigore avversaria nel tentativo di riaprire la partita, rendendosi poco pericolosa ma comunque presente e dentro la partita. Dopo un inizio di frazione attenta della Juve, esattamente come nell’occasione che ha portato al primo gol viola, una cavalcata individuale di Guðmundsson regala alla Fiorentina la rete del 3-0, gol che arriva con un tiro potente e angolato dai trenta metri del centravanti islandese. La sfida che doveva rimettere in carreggiata la Juventus dopo il pesantissimo 0-4 subito allo Stadium contro l’Atalanta, si rivela nuovamente un flop, fattore che ingigantisce e alimenta ancora di più la critica situazione in casa Juve. La prima scossa che prova a dare Thiago Motta per attutire il colpo è quella di sostituire un Renato Veiga altamente insufficiente con Cambiaso, protagonista in positivo di gran parte della stagione con dei colpi che sono riusciti a placare la difficile annata dei bianconeri. A venti minuti dalla fine, un cross forte di Teun Koopmeiners rischia di riaprire la sfida ma, l’intervento di Gosens evita il possibile tap-in di Kolo Muani, pronto a raccogliere a centro area il cross del centrocampista olandese. Nonostante i tre gol di vantaggio, i padroni di casa attendono le avance avversaria per poi ripartire e far male come nell’occasione avuta da Kean al minuto settantaquattro, che si rende pericoloso con un tiro al volo dopo una sponda di testa di Mandragora. A peggiorare ancora una situazione parecchio critica e complicata, si ci mette l’infortunio alla caviglia di Cambiaso, costretto al cambio forzato dopo appena ventisette minuti di gioco. Nei restanti minuti di gioco, la sfida si spegne, termindo con un successo indimenticabile per la Fiorentina e una sconfitta che può rivelarsi fatale per il proseguimento di stagione della Juventus.
Serata più nera che bianca per la Juve: nelle prossime ore si deciderà il futuro del tecnico bianconero, che vacilla sempre di più dopo le clamorose sconfitte contro Empoli, Atalanta e Fiorentina. Con l’umore alle stelle grazie ad una super vittoria, la Fiorentina può affrontare un finale di stagione con un morale diverso e può ancora sperare in un posto in Europa che sembrava molto lontano nelle ultime settimane, a causa di un periodo che ha visto la Fiorentina ottenere solamente tre punti nelle ultime cinque sfide di Serie A.
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Il Supercommento della 28 giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiseiesima giornata di Serie A.
Cagliari-Genoa (A cura di Marco Rizzuto)
Il Cagliari spreca e il Grifone graffia, pareggio che sa di rimpianto.
L’anticipo del venerdì regala spettacolo e rammarico da entrambi i lati. Il Cagliari parte forte e domina nel primo tempo ma dorme nel secondo permettendo al Grifone di rimontare. All’Unipol Domus il Cagliari schiaccia sin da subito l’acceleratore, siglando il gol del momentaneo 1-0 al nono minuto con Piccoli. L’ex Lecce mandato in uno contro uno batte Leali sul secondo palo, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Lo spirito offensivo dei padroni di casa non viene intaccato anzi. Al quarto d’ora il legno su calcio di punizione di Coman nega il vantaggio. Poco più tardi il Genoa fallisce una clamorosa occasione sui risvolti di un calcio d’angolo, concedendo una sanguinosa ripartenza al Cagliari. Piccoli viene lanciato in profondità ma viene recuperato da Norton-Cuffy: i due si sfidano in un duello fisico con la punta che la spunta e riesce a servire una palla in verticale perfetta per la corsa di Viola che, in caduta sul mancino, riesce ad indirizzare sul secondo palo battendo Leali. L’Unipol Domus può finalmente festeggiare il tanto atteso vantaggio con la gara che sembra indirizzata verso la vittoria degli isolani. Alla mezz’ora però, Nicola è costretto ad effettuare il primo cambio della gara sostituendo l’infortunato Coman per una distorsione alla caviglia. Il primo tempo si riassume in un dominio dei padroni di casa che addirittura col rammarico di non essere sopra di due. Alla ripresa un lampo rimette tutto in parità: Miretti alza la testa e trova splendidamente Ekuban che, sgattaiola via dalla marcatura rivedibile di Luperto e imbuca per Cornet che deve solamente spingere in rete per riaccendere i giochi. Dopo il pari il Genoa prova a fare il colpaccio, ma l’incornata di De Winter finisce clamorosamente fuori, sprecando l’ottimo traversone di Martin. L’energia del Cagliari messa in gioco nel primo tempo è un lontano ricordo, come se i giocatori avessero lasciato la grinta negli spogliatoi. Il Genoa ne approfitta cercando di ricreare la stessa occasione del gol del pari per completare la rimonta, ma stavolta Caprile giocando d’anticipo riesce a spezzare l’assist di Zanoli -sempre per Cornet-. A dieci dal termine i padroni di casa tornano a creare in zona offensiva, ma il colpo di testa di Piccoli non trova la destinazione sperata dall’attaccante, terminando sul fondo. La gara termina in risultato di parità tra i fischi dei tifosi di casa che recriminano il mancato approccio al secondo tempo. Gli isolani dopo due sconfitte devono accontentarsi del pari, rimanendo ad una manciata di punti di vantaggio dalla zona retrocessione. Il Grifone d’altro canto, recupera una partita iniziata in salita blindando il dodicesimo posto della classifica.
Parma-Torino
Luci su Parma, Torino frenato sul 2-2
Al Tardini un buon Parma viene trascinato da Pellegrino e inchioda il Torino sul pareggio. Il match si apre il 18′ con un’occasione per i Ducali, che sugli sviluppi di un corner sfiorano il gol con la conclusione dalla distanza di Valeri. In pochi secondi il Torino reagisce in contropiede con Elmas, che piazza la sfera e porta in vantaggio i suoi con un colpo da biliardo, confermando il suo grandissimo momento di forma. Il macedone tenta di trovare il raddoppio al 30′ calciando dalla distanza, senza però avere successo. Allo scadere della prima frazione, una mischia selvaggia in mezzo all’area di rigore di Milinkovic-Savic fa tremare la squadra di Vanoli, che riesce a salvarsi. Nel secondo tempo la squadra di Chivu si sveglia e parte subito forte: al 60′, una palla vagante in area di rigore viene carpita da Mateo Pellegrino, che sigla il primo gol in Serie A. I Granata reagiscono prontamente e dopo pochi minuti trovano la forza di portarsi nuovamente in vantaggio, con Ché Adams che si infila e sfugge alla difesa del Parma battendo Suzuki. Tante emozioni, che ancora non sono finite. Con poche speranze rimaste, il Tardini continua a spingere i suoi giocatori e su situazione di calcio d’angolo, all’82’, Mateo Pellegrino svetta su tutti e trova nuovamente il gol del pareggio, condito dalla doppietta personale. Sulle ali di una nuova scoperta, Chivu continua a lavorare bene con un Parma che sembra in ripresa, mentre Vanoli lascia a Parma due punti che dovevano essere portati a casa.
Como-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Gytkjaer sul finale mette ordine, il Como vanifica i tre punti
Il Como ingenuamente perde due punti contro un Venezia ferito e poco impattante. Lo scontro salvezza del Sinigaglia, strapieno per l’occasione, si inaugura con il calcio d’angolo battuto da Da Cunha. Il pallone preciso sul secondo palo viene impattato da Smolcic, lasciato totalmente solo. Radu in qualche modo si distende ed evita il gol grazie all’aiuto del palo. Nella prima mezz’ora si assiste ad un dominio dei padroni di casa che lasciano le briciole ai rivali del Venezia. A dieci dalla fine Butez viene chiamato per la prima volta in causa e risponde presente con una parata sulla conclusione al volo di Duncan, che per poco non trova un gol fantastico. La squadra di Fabregas continua a flirtare col vantaggio, questa volta con Nico Paz. Il giovane talento argentino calcia da lontanissimo mancando lo specchio di qualche centimetro. Nonostante il Como abbia maggior possesso il Venezia non rinuncia alla fase offensiva, in particolare alle ripartenze guidate da Oristanio. L’ex Inter taglia tutto il campo con un filtrante perfetto per l’inserimento di Duncan che spreca una grandissima occasione per stappare la partita. Il primo tempo si chiude sul risultato di 0-0, col Como che deve cercare di concretizzare maggiormente negli ultimi metri visto l’ottimo giro palla. La ripresa sorride ai padroni di casa. Ikone (subentrato per Strefezza), riesce ad auto lanciarsi grazie alla deviazione fortunata su Nicolussi Caviglia per poi calciare serrato sul secondo palo, inaugurando così un match che sembrava inchiodato sullo 0-0. Nonostante il vantaggio, il Venezia fa fatica a costruire nella metà campo avversaria, lasciando ai padroni di casa la manovra. Al 74′ Radu compie un doppio miracolo che tiene in vita i Lagunari: prima devia la conclusione di Ikone praticamente da due passi, poi in tuffo riesce a smanacciare sul colpo di testa a botta sicura di Goldaniga. Allo scadere, quasi come un fulmine a ciel sereno, Smolcic aggancia Carboni in area di rigore e l’arbitro senza esitare indica il dischetto. Dagli undici metri Gytkjaer toglie le ragnatele dall’incrocio destro firmando la rete del pareggio che regala al Venezia una speranza per la corsa salvezza.
Lecce-Milan (A cura di Dennis Rusignuolo)
Capitan America salva il Milan in Salento, Pulisic guida la rimonta sul Lecce
Confermata la rivoluzione tra le file del Milan: Bondo fa il suo esordio in maglia rossonera, mentre Conceição lascia inizialmente in panchina João Félix, Leão e Fofana. Giampaolo ritrova Pierotti e Helgason dal primo minuto. La gara si accende subito, dopo quaranta secondi, con il vantaggio rossonero: magia Pulisic su Guilbert, filtrante per Theo Hernandez, assist del francese verso Gimenez e Falcone bucato dopo nemmeno un minuto. L’entusiasmo del Via del Mare viene subito smorzato dal centro del “Bebote”, ma il VAR ravvisa la posizione di fuorigioco del messicano e la rete è annullata. Il ritmo è forsennato, il Lecce soffre la velocità e l’incisività delle fasce del Milan, ma trova subito lo spazio per colpire: incomprensione tra Reijnders e Alex Jimenez, Helgason ne approfitta e guida la ripartenza, filtrante verso Krstovic, movimento verso l’esterno e bolide con il destro dove Sportiello non può arrivare. Otto centri in campionato, torna a sorridere al Via del Mare il centravanti montenegrino (il cui ultimo gol in casa è datato dicembre 2024). Musah prova a rimettere subito in equilibrio la gara, movimento sgusciante tra difesa e centrocampo dell’americano e conclusione potente sul primo palo, ma Falcone è attento e respinge con le mani. La catena di sinistra sembra quella più vivace, con Guilbert che soffre terribilmente la posizione avanzata, e le sgasate costanti, di Theo Hernandez. Non è un pomeriggio fortunato per il Milan, a cui viene annullato un altro gol al quarto d’ora: cross teso di Theo sul primo palo, zampata decisiva di Gabbia, lasciato completamente solo dalla difesa salentina. Rete annullata per fuorigioco del difensore italiano al momento del cross di Hernandez, per mantenere vivo il calore del Via del Mare. Il Lecce continua a sfondare centralmente, Krstovic sciupa il raddoppio al 20′ con un mancino impreciso a porta vuota, conclusione che nasce dall’ennesimo pallone vagante su cui la difesa del Milan è poco lucida e reattiva, ed è sulla reattività che il Lecce cerca di affondare il colpo. Alla mezz’ora il Milan comincia ad alzare il baricentro e cresce sempre di più nella seconda fase del primo tempo. La squadra di Giampaolo cerca di ripartire sfruttando il lavoro di Krstovic, ma la pressione dei rossoneri non permette particolari incursioni. All’intervallo Conceição gioca subito la carta Leão, al posto di Alex Jimenez. Brutto primo tempo del giocatore spagnolo, su cui grava l’errore che ha spianato la strada al contropiede del Lecce in occasione del vantaggio. Nonostante il cambio, il copione tattico della gara rimane invariato, nessun cambio radicale di ritmo o intensità. Al 52′ Gimenez non riesce a colpire di testa, la palla rimane nei pressi dell’area piccola, il “Bebote” si costruisce lo spazio per calciare con il sinistro, pallone che colpisce in pieno il palo interno, a testimonianza del pomeriggio non proprio fortunato dei rossoneri. Giampaolo si muove in maniera strategica, sostituendo l’ammonito Berisha con Pierret, più dinamismo e centimetri in mediana. All’ora di gioco il Lecce riparte in contropiede, azione condotta da Krstovic, e sviluppata da sinistra verso destra, il passante di Pierret trova il Milan spaccato in due, Krstovic arriva al limite, chiude il destro verso il secondo palo e fa 2-0. Conceição, impassibile al momento del raddoppio salentino, inserisce subito João Félix e Abraham al posto di Gimenez e Bondo. Il Milan prova a rientrare in partita al minuto 68, Leão crossa forte verso il centro, João Félix arriva in corsa ma mastica la propria conclusione, la palla carambola nel parastinco di Gallo e termina in porta. L’asse Felix-Abraham sembra aver restituito verticalità al Milan, e la gara cambia subito inerzia. Tre minuti dopo Pulisic viene servito in area, sposta il pallone e viene steso da Baschirotto, con Doveri che indica subito il dischetto. Dagli undici metri Pulisic calcia forte sulla sinistra, Falcone indovina l’angolo ma non riesce a sputare fuori la conclusione perfetta dell’americano. Girandola di cambi da un parte e dall’altra: Conceicao ne cambia due (Fofana e Sottil al posto di Walker e Musah), Giampaolo risponde con Danilo Veiga e Ramadani al posto di Helgason e Pierotti. Nell’ultimo quarto di gara il Milan va all’assalto della porta di Falcone e trova subito il sussulto vincente: passaggio corto di Theo verso Leao, il portoghese disegna un cross verso il palo opposto, Pulisic attacca la porta alle spalle di Gallo e ribalta la partita. L’uomo della provvidenza, il trascinatore e leader vero dell’attacco rossonero, c’è tanto Pulisic in questa vittoria thriller del Milan in Salento. Una vittoria rabbiosa, una rimonta guidata dagli impulsi portati dai cambi e da un Pulisic in forma strepitosa. Il Lecce non è riuscito a mantenere il ritmo e la pulizia mostrata nella prima ora di partita. Una doppietta di un super Krstovic sembrava aver indirizzato la gara, ma a salvare la situazione è arrivato Capitan America Christian Pulisic. Lecce che rimane a distanza dalla retrocessione, e adesso ha l’obbligo di ripartire da quell’ora di gioco che aveva portato i salentini sul doppio vantaggio al cospetto dei più quotati rossoneri.
Inter-Monza (A cura di Tommaso Patti)
Rimonta per mantenere il primato. L’Inter rimonta il Monza nella ripresa
Dopo una prestazione di altissimo livello disputata al De Kuip di Rotterdam, l’Inter di Simone Inzaghi parte bene nella sfida contro il Monza, sprecando però molte occasioni da rete e concedendo diverse ripartenze agli avversari. La gara si dimostra sin da subito equilibrata, con l’Inter che riesce a battere quattro calci d’angolo nei primi 24 minuti, segno di una squadra che attacca bene l’aria avversaria. Proprio dagli sviluppi di un calcio d’angolo, i nerazzurri trovano il gol con Lautaro Martínez, a cui viene negata subito dopo la gioia del gol per precedente un tocco di mani avvenuto prima della conclusione terminata in porta. I primi squilli nerazzurri però non confondono il Monza, che risponde bene alle avance avversarie.
Dopo un’accurata revisione al VAR, il direttore di gara annulla la rete ai nerazzurri, che calano di concentrazione e subiscono qualche minuto dopo la rete dello svantaggio firmata Birindelli, azione nata proprio da una giocata all’ex Pisa che viene mandato in porta dal geniale colpo di tacco di Dany Mota. Dopo il danno l’Inter subisce anche la beffa, infatti al 44′, una magia di Keita Baldé manda il Monza in paradiso con una conclusione bellissima dell’attaccante senegalese che vale il raddoppio agli uomini di Alessandro Nesta. Nonostante i due goal subiti, l’Inter sa dell’importanza della sfida e riesce a reagire immediatamente trovando la rete che dimezza lo svantaggio nel primo dei due minuti di recupero grazie alla rete di Marco Arnautović, che arriva dopo un cross di Mkhitaryan e una sponda di testa di Dumfries. Anche nella ripresa, i nerazzurri partono a mille, provando a rimediare alla sbandata avvenuta nel primo tempo assediando l’area di rigore avversaria, riuscendo a trovare il meritato gol del 2-2 grazie all’assist del neo entrato Bisseck, lucido nel non calciare in porta e servire prontamente Çalhanoğlu, autore di un grandissimo gol dalla lunga distanza. Nei minuti successivi alla rete del centrocampista turco, l’Inter va svariate volte vicina al terzo gol con Thuram, rete che non arriva per questione di centimetri, centimetri che poi saranno fondamentali nell’occasione del colpo di testa di Lautaro respinto da Turati sulla linea di porta, situazione che viene inizialmente letta come una prodezza dell’estremo difensore brianzolo, ma successivamente il direttore di gara ferma il gioco e assegna il gol ai nerazzurri grazie all’aiuto della Goal Line Technology. A pochi minuti dal fischio finale, Thuram va nuovamente vicino alla sua quattordicesima rete in campionato colpendo il palo da posizione ottimale. La rimonta sul Monza, regala all’Inter la possibilità di rimanere in testa alla classicità di Serie A in vista della super sfida contro l’Atalanta. Sconfitta che inguaia ancora di più i brianzoli, sempre più ultimi e a -10 punti dal diciassettesimo posto, occupato momentaneamente dal Parma.
Hellas Verona-Bologna
Italiano espugna anche il Bentegodi, Verona battuto in casa
Dopo una fase iniziale della partita condita da poche occasioni e possesso palla stabile da parte delle rispettive squadre, il Bologna la sblocca con un’azione personale da parte di Calabria, che serve nello spazio Odgaard, il quale sorprende la difesa veneta e spedisce la palla alle spalle di Montipò. L’ultimo squillo del primo tempo è del Bologna: Valentini calcola male il rimbalzo e lascia la strada spianata ad Orsolini che spreca scivolando. Il secondo tempo si apre con una super occasione per Odgaard servito da una grande palla in verticale di Ndoye, il quale porta L’estremo difensore veronese a compiere un autentico miracolo. Il Verona prova e riprova ad esporsi con una grande giocata di Suslov che serve Tengstedt vis a vis con Skorupski, autore di una grande parata che finisce in rete dopo la ribattuta dell’attaccante scaligero, in seguito annullata grazie alla decisione dell’assistente di Rapuano. Al 62′ Aebischer tenta la conclusione volante, che viene prontamente bloccata da Montipò. Appena sette minuti dopo l’Hellas rimane in dieci dopo l’espulsione per doppio giallo di Valentini. A tredici minuti dalla fine, il Verona cade definitivamente sulle spalle di colui che fino a quel momento l’aveva tenuto in vita: sul tiro di Cambiaghi, tutt’altro che irresistibile, Montipò compie un errore clamoroso e regala il gol vittoria al Bologna. Con orgoglio il Verona riesce a reagire quasi subito, con il gol di Mosquera che arriva a dieci minuti dalla fine ma che non riesce a svegliare definitivamente l’Hellas, alla fine sconfitto. Dopo questa vittoria il Bologna si tiene in corsa per l’Europa, mentre il Verona dovrà combattere ancora più duramente per la salvezza.
Napoli-Fiorentina
Colpo scudetto tinto di azzurro, Fiorentina battuta al Maradona
Il Napoli batte la Fiorentina e alza la voce in chiave Scudetto. Nella cornice di un Maradona gremito, la squadra di Conte parte immediatamente aggressiva, con un contropiede al nono minuto che mette Raspadori a tu per tu con De Gea, bravo nel respingere il tiro dell’attaccante azzurro. Dai piedi del solito Scott McTominay ha origine l’azione che porta al gol del vantaggio partenopeo. Un tiro dello scozzese, respinto dal portiere Viola, termina sui piedi di Lukaku, che non deve far altro che appoggiare in porta e gioire per il gol del vantaggio. Pochi istanti più tardi Raspadori tenta ancora la conclusione, respinta abilmente da De Gea, con la difesa della Fiorentina totalmente in balia dell’attacco di Conte. Dopo diverse clamorose occasioni per il Napoli, come la traversa di Di Lorenzo e la super parata di De Gea su Spinazzola, il primo tempo va a concludersi sul parziale di 1-0. Nel secondo tempo la storia non cambia e il Napoli continua ad attaccare fino a trovare il gol del raddoppio: sull’imbucata di Lukaku, Raspadori arpiona il pallone e lo insacca alle spalle di un impotente De Gea. Dal buio il lampo che fa riaccendere la Viola. Al 66′, dalla distanza, Meret viene battuto dalla meravigliosa conclusione di Gudmunsson, che riaccende le speranze della squadra di Palladino, la quale non riesce però ad uscire dal pressing partenopeo e si deve arrendere al risultato finale di 2-1. Il Napoli si tiene aggrappato al treno scudetto, sul quale, con un po’ più di lucidità, avrebbe potuto viaggiare quasi da solo, mentre la Fiorentina deve continuare a lottare per guadagnarsi un posto in Europa.
Empoli-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
Il lampo di Soulé guida la scalata giallorossa, Empoli non pervenuto al Castellani
Ad Empoli Ranieri schiera il suo undici titolare facendo a meno del suo gioiello Dybala (a cui è stata concessa una giornata di riposo in vista dell’impegno di Europa League di giovedì), ma a brillare stavolta è bastato Soulé che ha portato alla vittoria i giallorossi con una rete lampo. Sotto i cori dei quattromila tifosi giallorossi presenti al Castellani, Soulé stappa la gara dopo 22 secondi dall’avvio: recupero giallorosso nella metà campo azzurra, Salah-Eddine al ridosso dell’area di rigore crossa in mezzo nella zona dell’argentino che, mette giù la sfera e calcia di prima bucando Silvestri con il suo sinistro. Della cura Ranieri ne hanno beneficiato tutti, soprattutto Soulé che ha lasciato alle spalle l’opaco inizio di stagione. L’Empoli dimostra carattere e prova a pareggiarla dopo pochi minuti con De Sciglio. L’ex Juve toglie palla a Salah-Eddine e si invola in solitaria impegnando Svilar che deve rifugiarsi in calcio d’angolo. I giallorossi divorano l’occasionissima del 2-0 al 21′ minuto, dove Pellegrini spedisce di poco al lato il pallone da una distanza in cui era più facile segnare che sbagliare. Ma la sfortuna per la Roma non termina qui, anzi è solo l’inizio di una serie di occasioni in cui la porta sembra stregata: a dieci dalla fine del primo tempo Soulé pesca in area di rigore Pellegrini con un lancio sul secondo palo. Il capitano giallorosso controlla la sfera in modo sensazionale e in caduta serve Shomurodov a tu per tu con Silvestri. L’attaccante Uzbeko però colpisce clamorosamente la traversa, vanificando un’occasione immensa. Dopo appena due minuti i giallorossi colpiscono un secondo legno, stavolta con Manu Koné. Il francese chiude una splendida triangolazione e si invola verso la porta, salta il portiere e conclude a botta sicura colpendo il palo in pieno. Nell’ultimo giro di lancette del primo tempo Silvestri si impone sul colpo di testa da pochi passi di Shomurodov impedendo il doppio vantaggio. L’Empoli chiude miracolosamente la prima frazione sotto soltanto di una rete, mentre la Roma si mangia le mani per il mancato raddoppio. Anche nella ripresa è la squadra ospite a dominare il pallino del gioco alla ricerca del gol che metterebbe in cassaforte il risultato. Al 60′ Pellegrini impegna Silvestri con un colpo di testa molto insidioso, l’estremo difensore risponde ancora presente deviando in corner. Nel terzo di gara rimanente i ritmi calano e la Roma preferisce gestire il possesso cercando di minimizzare i rischi per una vittoria di misura. Al novantesimo minuto dal rinvio lungo di Svilar, i giallorossi falliscono un’ennesima occasione per lo 0-2 con Dovbyk. Anche in questo frangente Silvestri è stato determinante. L’ucraino attacca benissimo la profondità e Baldanzi lo serve con un ottimo filtrante, al momento del tiro però, Silvestri in uscita copre benissimo lo specchio della porta deviando in angolo la conclusione del numero undici. Agli sgoccioli del recupero l’Empoli rischia di rovinare i piani della Roma, facendo rabbrividire tutta la panchina giallorossa: Sambia crossa in area da lontanissimo e trova lo stacco imperioso di Kouame che spedisce la sfera di qualche centimetro oltre il palo. Dopo questo brivido finale l’arbitro fischia la fine decretando la vittoria della formazione di Ranieri che prosegue la corsa all’Europa scavalcando la Fiorentina e andando a -4 dal Bologna sesto. Prova gravemente insufficiente per l’Empoli che stagna al diciottesimo posto a sole 22 lunghezze.
Juventus-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)
L’Atalanta stravince a Torino. In casa della Juventus, la squadra di Gasperini esonda con quattro gol e si rimette a caccia della vetta. Si fermano praticamente qui le speranze -poche- scudetto della Juventus, ampiamente contestata durante la gara e al triplice fischio. Clima poco sereno, non solo per la pioggia abbattutasi sull’Allianz Stadium, in casa Juventus
Lazio-Udinese (A cura di Tommaso Patti)
La Lazio fallisce il sorpasso e sbatte sull’Udinese
Il successo nei minuti di recupero contro il Viktoria Plzeň , regala alla Lazio l’euforia giusta per affrontare un Udinese in grandissima forma e imbattuta nelle ultime cinque gare di Serie A. Dopo ventidue minuti, la Lazio subisce una ripartenza che risulterà fatale ai fini del risultato: l’azione nasce da un contropiede gestito da Thauvin e Lucca, quest’ultimo protagonista di un liscio nel tentativo di calciare in rovesciata dopo una serie di rimpalli all’interno dell’area di rigore, terminati dalla finalizzazione del centravanti francese che regala il gol del vantaggio ai friulani. La reazione dei padroni di casa arriva alla mezz’ora, quando sul lancio di Romagnoli che taglia tutto il campo, Zaccagni scippa palla a Kristensen per poi calciare all’angolino, trovando però l’ottima opposizione in corner da parte di Okoye. Sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Isaksen, Vecino spizza il pallone sul secondo palo, dove Romagnoli arriva prima di tutti trovando il gol del pareggio e la sua seconda rete di fila dopo la firma nell’andata di Europa League. A pochi minuti dal duplice fischio, la Lazio rischia di subire la seconda rete con Lucca, protagonista di una conclusione in girata che termina di poco a lato la porta difesa da Provedel. Il primo squillo della ripresa bianco celeste arriva dopo soli due minuti, quando sul cross a centro area di Noslin, Zaccagni reclama un calcio di rigore per un presunto contatto falloso di Kamara, giudicato regolare dal direttore di gara. Il finale di gara è caratterizzato da diversi sussulti da parte di entrambe le squadre, protagoniste di una serie di occasioni pericolose. La conclusione insidiosa di Noslin e il tentativo di incursione di Atta, sono le ultimi due azioni pericolose di una gara equilibrata, con molte occasioni ma con poca precisione nella finalizzazione finale. Un punto a testa per Lazio e Udinese, che rimangono in una posizione alta della classifica, riuscendo a mantenere alto il livello di una stagione al di sopra delle aspettative.
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