Calcio
Il Real Madrid conquista la quindicesima Champions, il Borussia Dortmund si arrende ai campioni
Il Real Madrid dimostra di essere la squadra prescelta della Champions League. La quindicesima coppa arriva grazie alle reti di Carvajal al 73′ e di Vinicius poco più tardi. Nonostante l’ottima prestazione del Borussia Dortmund, i tedeschi devono arrendersi dinnanzi alla magia del Real in questa competizione.
A causa di diverse invasioni di campo nei minuti iniziali, a Wembley, il match inizia veramente con qualche minuto di ritardo. Dopo un primo quarto d’ora abbastanza equilibrato, il primo brivido per i blancos arriva al 21′ per mano di Adeyemi, il tedesco viene lanciato contro Courtois alla perfezione dal filtrante illuminante di Hummels e dopo aver saltato il portiere, viene murato da Carvajal. Il Dortmund suona la carica, dopo qualche minuto sfiora il vantaggio con l’allungo di Füllkrug che si infrange sul palo. Il secondo quarto d’ora vede i tedeschi dominare il gioco con un Real Madrid molto disorganizzato. Dopo uno scontro tra Kobel e Vinicius, che costa il giallo al brasiliano, si accendono gli animi della finale. Il Real prova ad accendersi negli ultimi minuti del primo tempo, ma le avanzate degli spagnoli devono fare i conti con un impeccabile Mats Hummels. L’arbitro fischia la fine della prima frazione di questa splendida finale dal risultato impronosticabile.
La ripresa regala fin da subito altro spettacolo, al 48′ la punizione millimetrica di Kross viene sventata in corner dal volo di Kobel. Al 56′ i blancos sfiorano il vantaggio con Carvajal, lo spagnolo ha cercato il gol in acrobazia sul traversone morbido di Vinicius, ma l’intervento di Maatsen chiude lo specchio anticipando anche l’estremo difensore. Il Bvb non si spaventa e risponde velocemente con Füllkrug che in tuffo incorna la sfera impegnando Courtuois. A venti minuti dal termine, il risultato rimane inchiodato sullo 0-0 ma il livello dello spettacolo non accenna a calare. Al 73′ il Real Madrid passa in vantaggio con il colpo di testa di Carvajal, che trova una traiettoria imprendibile per Kobel. Per i gialloneri la strada si fa in salita, a dieci dalla fine Terzic tenta il tutto per tutto, inserendo Malen e Haller dopo aver inserito Reus in precedenza. Dopo il vantaggio, i tedeschi perdono la lucidità avuta per tutta la partita. L’errore clamoroso di Maatsen regala agli spagnoli la palla del raddoppio firmato Vinicius, che spegne le speranze del Dortmund. All’87‘ Füllkrug prova a riaccendere le speranze ma la bandierina del guardalinee spegne l’entusiasmo del tedesco.
Il match termina vedendo nuovamente il Real Madrid campione d’Europa, per la quindicesima volta nella storia. Carlo Ancelotti si conferma l’imperatore della Champions conquistando la sua quinta coppa in questa competizione.
Calcio
L’Inter supera anche il Lipsia. L’autogol di Lukeba lancia i nerazzurri in Champions
Quarta vittoria e quinto clean sheet di fila per l’Inter in Champions. A San Siro la decide un autogol di Lukeba, che manda i nerazzurri momentaneamente al primo posto nel girone unico.
Per la quinta volta in cinque partite, Inzaghi decide di schierare Taremi dal primo minuto, quest’oggi al fianco di Lautaro, assente nella trasferta vittoriosa dei nerazzurri contro l’Hellas Verona. A centrocampo i nerazzurri ritrovano pure Çalhanoğlu, assente nell’ultimo match per precauzione, mentre in difesa è il turno di De Vrij, chiamato a sostituire l’infortunato Acerbi. Dall’altra parte, Rose decide cambiare tre uomini rispetto all’ultima gara persa contro l’Hoffenheim in Bundesliga, schierando Geertruida, Haidara e Andrè Silva, quest’ultimo schierato a sorpresa al posto del titolarissimo Šeško. La gara inizia con i nerazzurri che conducono il gioco, attaccando con insistenza ma senza riuscire mai ad impensierire Gulàcsi. Nei minuti successivi, causa un errore in fase d’impostazione, il Lipsia riparte in campo aperto con Openda, che viene fermato da Pavard, successivamente ammonito per aver fermato una chiara occasione da gol dei tedeschi. L’Inter, dopo aver spinto per ventisette minuti, riesce a trovare il gol del vantaggio grazie al colpo di testa di De Vrij, deviato accidentalmente nella propria porta da Lukeba sul calcio di punizione battuto da Dimarco.
Nella ripresa, i nerazzurri seguono lo stesso copione della prima frazione, riuscendo a rendersi pericolosi subito con il fraseggio Dumfries-Barella-Lautaro, con il capitano dell’Inter che serve nuovamente il difensore olandese che però calcia alto, sciupando un ottima occasione per raddoppiare. Con il passare dei minuti il Lipsia continua a subire, senza riuscire ad uscire dalla propria area di rigore, consentendo quindi all’Inter di attaccare continuamente. Nonostante il basso baricentro della squadra tedesca e le numerose occasioni concesse gli avversari, l’Inter continua a sbagliare sotto porta, inceppandosi più volte al momento della conclusione. Il Lipsia, a circa venti minuti dal termine, cambia atteggiamento, provando a rendersi più pericoloso nel tentativo di pareggiare la gara, e di fare abbassare il ritmo offensivo dei padroni di casa. La prima vera e propria occasione del Lipsia della ripresa arriva al minuto sessantanove, con l’avanzata di Nusa che calcia in porta dopo aver puntato la porta e calciato a giro dall’interno dell’area di rigore avversaria ma, il tiro del classe 2005 norvegese, viene prontamente neutralizzato da Sommer. Prima del triplice fischio, l’Inter trova il secondo gol con Mkhitaryan, immediatamente annullato dal direttore di gara per un precedente fallo di Thuram su Lukeba.
Con questo successo, i nerazzurri si portano al comando del girone unico, in attesa delle sfide di Champions di domani. Per il Lipsia arriva l’ennesima sconfitta in Champions, che rimangono imbrigliati nella zona eliminatoria della competizione.
Serata di Champions che sorride pure alle altre italiane scese in campo. Il Milan riesce a portarsi tre punti a casa dopo il 2-3 imposto allo Slovan Bratislava, al Tehelné pole la decide il trio Leao-Abraham-Pulisic. Vince dilagando la dea per 1-6 in casa dello Young Boys, decisiva la doppietta di Retegui e di De Ketelaere e le reti di Kolasinac e Samardzic.
Calcio
Il Supercommento della 13ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della tredicesima giornata di Serie A.
Hellas Verona-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Nonostante le assenze di due perni fondamentali come Çalhanoğlu e Lautaro, l’Inter esce dal Bentegodi strappando tre punti al Verona con una manita. La gara stupisce tutti partendo a mille, sin dai primi minuti entrambe le squadre attaccano senza paura, colpendo una traversa a testa con il tiro di Tengstedt prima, e il colpo di testa di Correa, schierato a sorpresa da Inzaghi dopo tanti dubbi di formazione dovuti all’infortunio di Lautaro e al turnover di Taremi in vista dell’impegno di Champions contro il Lipsia. Nonostante gli scetticismi alla notizia della sua titolarità, l’argentino firma il gol del vantaggio pochi minuti dopo, frutto di un azione da manuale cominciata da De Vrij, seguita dal velo di Correa e dal filtrante di Thuram, a centro area si fa trovare proprio l’argentino che, con un tocco morbido, supera Montipò e firma il vantaggio. Dopo solo quattro minuti, i nerazzurri raddoppiano con Thuram su assist di Correa, il centravanti francese riesce a scattare in posizione regolare, saltare il portiere, e a chiudere l’azione mettendo il pallone alle spalle del portiere. Il terzo gol dell’Inter non tarda ad arrivare, al 25′ un lancio di Bastoni manda a tu per tu Thuram che replica e, come nel secondo gol, salta Montipò e successivamente insacca in porta il pallone, toccando quota nove reti in campionato. Il Verona rimane imbrigliato all’interno del perfetto gioco della squadra di Inzaghi, incassando il quarto gol alla mezz’ora con De Vrij (subentrato al 15′ a causa dell’infortunio di Acerbi), l’olandese al momento del gol si fa trovare in una posizione insolita all’interno dell’area di rigore avversaria, calciando di prima intenzione come un vero bomber d’area di rigore, mettendo un sigillo alla partita dopo soli trentuno minuti. I nerazzurri non si accontentano e trovano la quinta e ultima rete sul tramonto del primo tempo con Bisseck, il difensore tedesco riesce girarsi e a tenere il controllo del pallone all’interno dell’area di rigore, riuscendo -seppur male- a calciare e firmare la manita nerazzurra. Dopo aver passato il primo tempo ad assaltare l’area di rigore avversaria, l’Inter sfiora la sesta rete con il neo entrato Zielinski per poi abbassare il ritmo, accontentandosi di concedere qualcosa ai padroni di casa dopo un primo tempo vissuto sotto shock. Nonostante il calo dei nerazzurri, il Verona amplifica i propri problemi non riuscendo a rendersi pericolosa per tutta la seconda frazione, rischiando di prendere gol al 91′ con Correa che, dopo aver ritrovato il gol e servito due assist, colpisce anche un secondo legno nel recupero della ripresa. Nonostante le assenze per infortunio e le scelte di turnover n vista della Champions, l’Inter di Inzaghi vince ancora, mantenendo ancora testa al “gruppone delle seconde”, in attesa della sfida di domenica contro la Fiorentina. Continua il momento no del Verona, con quella contro l’Inter sono due le sconfitte di fila, sconfitte che obbliga Zanetti al ritiro nella speranza di poter uscire il prima possibile da questo momento negativo che vede i gialloblu al quattordicesimo posto.
Milan-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Sotto i fischi assordanti di San Siro il big match tra Milan e Juve non produce spettacolo. Fatiche e infortuni, tanto equilibrio, poche occasioni e un pareggio che non fa sorridere nessuno. In attesa delle altre gare, adesso la vetta si allontana vistosamente.
Parma-Atalanta
Parma-Atalanta (A cura di Tommaso Patti)
Continua a vincere e a convincere la macchina da gol di Gasperini, grazie ai gol di Lookman, Retegui ed Ederson. Al Tardini il Parma va subito in svantaggio, al primo tentativo l’Atalanta riesce a portarsi in vantaggio grazie al cross di Bellanova che propizia la dodicesima rete in campionato di Mateo Retegui. Passano i minuti ma i padroni di casa non riescono ad uscire dal limbo imposto dagli uomini di Gasperini, rimanendo intrappolati nella propria area di rigore e subendo all’ottavo minuto di gioco la seconda rete segnata da Lookman, annullata dal direttore di gara dopo una verifica al VAR. Nonostante la rete annullata, alla dea rimane l’ottima azione proposta, sottolineando ancora lo straordinario stato di forma dei singoli, ma soprattutto del gruppo che, rimane unito, e raddoppia ufficialmente al 39′ con Ederson, quest’ultimo viene pescato perfettamente dal cross di Ruggeri che, taglia tutta l’area piccola, e facilita il tap-in di vincente dell’ex centrocampista della Salernitana. Nella ripresa, i ducali riescono a trovare la forza per reagire, accorciando le distanze nei primi minuti grazie al filtrante di Mihăilă per Cancellieri, che riesce a girarsi e superare Toloi per poi calciare di potenza e battere Carnesecchi. Ad un quarto d’ora dalla fine, l’Atalanta riesce a trovare la terza rete con Lookman: il giocatore nigeriano riesce a mettere il suo nome nel tabellino dei marcatori dopo la precedente rete annullata nel primo tempo, segnando stavolta in posizione regolare sul cross di Cuadrado. Continua a vincere l’Atalanta che diventando più che mai vincente e solida: mai come quest’anno gli uomini di Gasperini avevano fatto tutti questi punti in tredici giornate di campionato, registrando la miglior partenza della propria storia in Serie A.
Genoa-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)
Piccoli rovina la rovina la festa al Grifone. Il Cagliari contro-rimonta e strappa un punto al Ferraris. Il lunch match di questa tredicesima giornata regala un avvio scoppiettante, al 7′ l’arbitro viene richiamato al VAR per controllare l’intervento di Thorsby sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore degli ospiti. Il norvegese tocca con un braccio e il direttore concede il penalty, trasformato da Marin. Il Genoa però, dimostra grande personalità e va subito a caccia del gol del pari che arriva dopo soli quattro minuti: Zanoli dalla rimessa laterale batte lungo alla ricerca di Pinamonti, il pallone respinto in modo non perfetto da Mina favorisce l’inserimento di Frendrup che calcia un rigore in movimento pareggiando i conti. le manovre offensive del Grifone sfruttano soprattutto le corsie laterali, in particolare quella di Zanoli. Il Cagliari invece spaventa molto dai calci piazzati, al 19′ il colpo di testa di Mina sorvola di poco la porta difesa da Leali, graziando i padroni di casa. In questo primo tempo assai frenetico, entrambe le squadre giocano un calcio votato all’attacco, creando tanto e impegnando in diverse occasioni gli estremi difensori. Alla ripresa l’andazzo non cambia e si prosegue ad alti ritmi, all’ora di gioco Sabelli trova in profondità Thorsby che è abile nel saltare Luperto senza commettere fallo e nel servire l’assist per Miretti che completa la rimonta a favore del Grifone. Nicola ridisegna la formazione con un assetto molto più offensivo, facendo entrare Pavoletti per Zortea. Questo cambio fa perdere stabilità alla difesa del Cagliari, che in diverse occasioni rischia di subire il terzo gol che potrebbe chiudere la partita. Nel finale di partita il Cagliari prende in mano il pallino del gioco e cerca disperatamente il pareggio. All’86’ Martin e Piccoli si scontrano in area e l’arbitro senza alcun dubbio indica il dischetto. Dagli undici metri stavolta è Piccoli a calciare e a siglare il gol del pari, rovinando quella che poteva essere la prima vittoria del Genoa di Vieira. Pareggio che non scuote la classifica, Genoa e Cagliari rimangono appaiate una manciata di punti sopra la zona retrocessione.
Como-Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)
Sulle sponde del lago la Fiorentina di Palladino rimane in scia delle prime e cala la settima vittoria consecutiva. In avvio ci prova subito il Como, con una conclusione di Cutrone rasoterra su cui De Gea è attento, ma è la Fiorentina a sgasare per prima. Adli e Cataldi prendono possesso del centrocampo, mai pressati, e al primo affondo la Viola passa: al 19’, cross basso di Bove da sinistra, Beltran controlla in area e appoggia indietro per Adli che con un destro di prima secco e violentissimo buca centralmente Audero. Lo svantaggio non scuote il Como, che si ritrae – anche troppo – sul possesso della Fiorentina, che spesso rallenta i ritmi addirittura da fermare il pallone. La crescita della Viola si evince dal dominio, dal controllo del gioco e del pallone. Nel secondo tempo Fabregas cambia subito, con Iovine al posto di Sala e un passaggio al 3-4-2-1 che cerca di dare una scossa ai lariani. L’impulso arriva subito, perché il Como comincia ad alzare il baricentro e al 61′ arriva l’occasione più importante della gara dei padroni di casa: conclusione in spaccata di Goldaniga, su cui De Gea mette lo zampino, ma ciò che rende clamorosa l’occasione è il colpo di reni che l’estremo difensore spagnolo compie sulla conclusione in ribattuta di Barba. Palladino inserisce Ikoné e si schiera a specchio. Con Sottil entrato in precedenza al posto di Cataldi, la Viola gioca sulla profondità e al 68′ lo stesso Sottil sgasa sulla fascia, arriva al limite e aspetta il movimento in area di Kean, il centravanti italiano è in una forma superlativa e si vede anche dalla fame con cui si avventa sul cross del numero 7, un mancino a giro che anticipa Barba e spedisce la palla all’incrocio dei pali. Ikoné va vicino al tris e Cutrone risponde di testa da dentro l’area, con palla che termina di poco a lato, ma nel finale il Como si spegne e non riesce a rientrare in partita, rimanendo in dieci uomini a causa di un rosso a Dossena per una manata ad Adli. 28 punti, terzo posto in classifica alle spalle di Napoli e Atalanta, questa Fiorentina non ha intenzione di fermarsi. Sembra un miraggio la squadra in difficoltà e squilibrata delle prime partite, ma anche questa crescita ha un nome e un cognome: Raffaele Palladino. Il passaggio dalla difesa a tre a una linea da quattro, l’impiego di calciatore totalmente rigenerati come Bove, De Gea e Ranieri. In attesa del rientro di Gudmunsson, con un Kean stellare la Fiorentina continua a sognare. Prossimo banco di prova contro l’Inter di Simone Inzaghi al Franchi.
Napoli-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
Non basta l’entusiasmo portato da Ranieri alla Roma, il Napoli vince di misura grazie alla zampata di Lukaku e si riprende la vetta della classifica.
Lazio-Bologna
La Lazio non vuole smettere di sognare e in casa contro il Bologna arriva la settima vittoria di fila, con un secco 3-0 che inchioda i biancocelesti alle prime posizioni. Il primo tempo è equilibrato e carente di vere e proprie occasioni. Al 20’, dopo una fulminea discesa di Lazzari, che mette il pallone in mezzo, Castellanos tenta il colpo di tacco, immediatamente neutralizzato da Ravaglia. Molto gioco sulle fasce e grande densità a centrocampo bloccano la squadra di Italiano, che al 34’ rimane in dieci uomini per l’ingenuità di Pobega, che entra (inspiegabilmente) in scivolata su Guendouzi prendendo così il secondo giallo in pochi minuti. Forte del vantaggio numerico, nel secondo tempo la squadra di Baroni scende in campo più determinata e grintosa, sfiorando, al 56’, il vantaggio con il colpo di testa di Castellanos, che termina a pochi centimetri dal palo. A poco più di venti minuti dalla fine l’Olimpico può finalmente gioire. Sul calcio d’angolo battuto da Zaccagni, Gigot trova il colpo di testa vincente e sigla il gol dell’1-0. Dopo la rete del francese la Lazio acquisisce fiducia e prende il largo. Cinque minuti dopo il gol del vantaggio, Zaccagni apre il piattone dal limite dell’area e raddoppia, spezzando le gambe ad un Bologna che aveva retto abbastanza bene fino a pochi minuti prima. Il match si chiude in bellezza per i biancocelesti, con Dele-Bashiru che raccoglie un pallone sfuggito a Isaksen e insacca il gol del definitivo 3-0, che fa volare la Lazio, attaccata al Napoli, che ha un solo punto in più. Delusione per Italiano, che si prepara ad accogliere la sorpresa Lille, al Dall’Ara, nel turno di Champions League.
Empoli-Udinese
Al Castellani Empoli e Udinese si annullano e portano a casa un puntoa testa, che lascia un po’ di rammarico in entrambe le squadre. A fare gioco, per buona parte del primo tempo, è la squadra di D’Aversa, che con Colombo prova a farsi vedere dalla distanza al 14’, con una conclusione che però termina alta sopra la porta di Okoye. Al 23’, dopo un gran recupero di Ismajli e il passaggio di Pezzella, Cacace trova in profondità Pellegri, che dal limite dell’area si gira e trova la soluzione vincente con il destro, battendo l’estremo difensore friulano. La rete degli azzurri sembra dare una scossa all’Udinese, che prova subito a reagire con Thauvin, il cui tiro impegna Vasquez, al primo intervento della sua serata. Un secondo tempo monotono e caratterizzato da grande densità ed equilibrio a centrocampo si accende solamente al 71’. Sul cross di Keinan Davis raccolto da Lucca, Cacace compie una vera e propria parata spedendo la palla in corner, che non viene però giudicata irregolare dall’arbitro. Dagli sviluppi del calcio d’angolo, battuto da Lovric, è proprio Keinan Davis a incornare e riportare l’Udinese sul livello del mare, grazie ad uno stacco imperioso che gli permette di anticipare tutti. La partita prosegue il suo corso e va a concludersi senza altre occasioni, terminando così con un pareggio insapore per entrambe le squadre.
Venezia-Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)
Giampaolo esordisce con una vittoria. Lecce corsaro al Penzo contro un Venezia terribilmente sprecone. Prime impressioni sulle nuove idee apportate da Giampaolo: il Lecce marca a zona negli angoli, e cerca il fraseggio pulito, senza sdegnare il lancio ‘di alleggerimento’ verso l’attacco in situazioni di difficoltà. Di fronte però i salentini trovano un Venezia coraggioso, molto attivo fin dall’inizio e pericoloso in ogni frangente. Oristanio è l’uomo in più della squadra di Di Francesco, sempre al centro del gioco e pericoloso all’ottavo minuto, quando si invola verso Falcone e strozza troppo il mancino sul primo palo. Per arginare la zona salentina il Venezia cerca sempre di muovere i difensori giocando corto ogni angolo, ma è su palla inattiva che i lagunari producono l’occasione principale del primo tempo: cross radente e preciso di Nicolussi Caviglia sul primo palo, Idzes impatta di testa ma la palla sbatte prepotentemente sulla traversa. Una prima frazione in difficoltà per il Lecce, ancora alla ricerca di una nuova identità sotto gli schemi di Giampaolo. Nella ripresa non cambia il copione della gara: c’è solo una squadra in campo. Cinque minuti e Falcone deve chiudere lo specchio, per l’ennesima volta, dopo una combinazione tra Pojhanpalo e Busio. Il numero di occasioni per i lagunari non si contano più nel corso della gara, ma il risultato non sembra schiodarsi grazie agli interventi di Falcone e la poca concretizzazione del Venezia. Il ritmo si abbassa, Giampaolo muove la panchina per scuotere i suoi. In una fase di stasi della gara il Lecce trova il vantaggio: al 70′ il Lecce esce dal pressing del Venezia con un fraseggio lucido e preciso, Gallo arriva al limite dell’area e indirizza il cross verso il palo opposto, dove Dorgu incrocia il destro e porta in vantaggio i salentini. La porta di Falcone sembra stregata nella serata del Penzo, e due minuti dopo il gol di Dorgu, Pojhanpalo non riesce a insaccare, a porta vuota, un diagonale di Ellertsson. Di Francesco non rinuncia a Oristanio per il finale, e si sbilancia prima con Yeboah e Haps, e poi con Gytkjaer e Raimondo. Nel finale si assiste al gioco attacco contro difesa, con tutto il Lecce rannicchiato in pochi metri, e tutto il Venezia sbilanciato in avanti. Nonostante le tante presenze in zona offensiva, il Venezia non cerca mai l’area di rigore, e in ripartenza il Lecce gestisce il risultato con sicurezza e audacia. Torna a sorridere Giampaolo e tornano a sorridere anche i salentini. Il primo gol in trasferta del campionato è un manifesto delle idee del tecnico di Bellinzona, in una delle poche occasioni in cui il Lecce è riuscito a ragionare con il pallone tra i piedi. Serie infinita di rimpianti per il Venezia, a cui continua a mancare la concretezza sotto porta. Troppe occasioni, un blackout tecnico al momento del vantaggio ospite, tutte componenti che aizzano negativamente la tifoseria lagunare, che adesso recrimina punti più che prestazioni.
LA TOP11 DELLA 13ª GIORNATA:
Calcio
Tra i fischi di San Siro un brutto Milan-Juve termina a reti bianche
Sotto i fischi assordanti di San Siro il big match tra Milan e Juve non produce spettacolo. Fatiche e infortuni, tanto equilibrio, poche occasioni e un pareggio che non fa sorridere nessuno. In attesa delle altre gare, adesso la vetta si allontana vistosamente.
Tutti i dubbi sul centravanti vengono sciolti da Thiago Motta con la scelta di Mckennie e Koopmeiners nella stessa linea, con l’obiettivo di attirare la marcatura dei mediani rossoneri e liberare il fraseggio di Locatelli e Thuram. In avvio le maggiori occasioni sono della Juve, con Koopmeiners che colpisce l’esterno della rete, e Yildiz che strozza troppo il destro sul primo palo. La posizione di Thuram è fondamentale nello sviluppo verticale della Juve, perché spesso rompe la linea e si getta in avanti. La gestione del possesso bianconero si sviluppa in mezzo al campo, con buon palleggio e pulizia, e viene finalizzato sull’esterno. Sulla falsa riga degli scorsi match, le due squadre si annullano e lo spettacolo ne risente. Prima dell’intervallo Emerson Royal anticipa in terzo tempo Yilidz ma non riesce a centrare lo specchio della porta di Di Gregorio, è la prima vera – e unica- occasione della prima frazione del Milan.
Le prime battute del secondo tempo evidenziano la pulizia e la concretezza delle idee bianconere: aggressione e ribaltamento del fronte. A pochi minuti dal rientro dagli spogliatoi Cambiaso si inserisce in area e prova il diagonale, super chiusura di Thiaw in scivolata. Il Milan comincia a prendere campo con il passare dei minuti, Loftus Cheek comincia ad avere spazi liberi su cui attaccare, ma le diagonali di Kalulu e Gatti chiudono le porte dell’area bianconera. Per attirare la pressione dei giocatori del Milan, i bianconeri giocano sullo stretto e cercano di smistare il pallone sull’esterno. Nell’ultima fase di gara subentrano gli americani, con Pulisic e Weah che fanno i loro ingressi in campo. Due compiti differenti, ma entrambi -insieme agli altri subentrati- non cambiano il canovaccio tattico di una gara che non si è mai accesa definitivamente.
In una gara che ha visto più sacrificio che spettacolo Milan e Juve non danno una svolta significativa al loro campionato. Altro clean sheet della banda di Thiago Motta, a cui adesso sono attesi i ritorni dei lungodegenti. L’assenza di Vlahovic e Milik ha costretto i bianconeri a una gara molto tattica, attenta e poco spettacolare. Contestazione del pubblico rossonero verso la squadra di Fonseca. Il Milan nel corso della gara non è riuscito a prendere le misure al possesso preciso e cinico della Juve. La scelta di accentrare Leao ha fatto aboccare il portoghese nella rete innalzata dalla difesa bianconera. Rossoneri che vedono la vetta allontanarsi sempre di più, mentre la Juve rimane inglobata al sesto posto, in attesa degli altri risultati delle gare di domani.
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