Calcio
Il Supercommento della 13ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della tredicesima giornata di Serie A.
Hellas Verona-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Nonostante le assenze di due perni fondamentali come Çalhanoğlu e Lautaro, l’Inter esce dal Bentegodi strappando tre punti al Verona con una manita. La gara stupisce tutti partendo a mille, sin dai primi minuti entrambe le squadre attaccano senza paura, colpendo una traversa a testa con il tiro di Tengstedt prima, e il colpo di testa di Correa, schierato a sorpresa da Inzaghi dopo tanti dubbi di formazione dovuti all’infortunio di Lautaro e al turnover di Taremi in vista dell’impegno di Champions contro il Lipsia. Nonostante gli scetticismi alla notizia della sua titolarità, l’argentino firma il gol del vantaggio pochi minuti dopo, frutto di un azione da manuale cominciata da De Vrij, seguita dal velo di Correa e dal filtrante di Thuram, a centro area si fa trovare proprio l’argentino che, con un tocco morbido, supera Montipò e firma il vantaggio. Dopo solo quattro minuti, i nerazzurri raddoppiano con Thuram su assist di Correa, il centravanti francese riesce a scattare in posizione regolare, saltare il portiere, e a chiudere l’azione mettendo il pallone alle spalle del portiere. Il terzo gol dell’Inter non tarda ad arrivare, al 25′ un lancio di Bastoni manda a tu per tu Thuram che replica e, come nel secondo gol, salta Montipò e successivamente insacca in porta il pallone, toccando quota nove reti in campionato. Il Verona rimane imbrigliato all’interno del perfetto gioco della squadra di Inzaghi, incassando il quarto gol alla mezz’ora con De Vrij (subentrato al 15′ a causa dell’infortunio di Acerbi), l’olandese al momento del gol si fa trovare in una posizione insolita all’interno dell’area di rigore avversaria, calciando di prima intenzione come un vero bomber d’area di rigore, mettendo un sigillo alla partita dopo soli trentuno minuti. I nerazzurri non si accontentano e trovano la quinta e ultima rete sul tramonto del primo tempo con Bisseck, il difensore tedesco riesce girarsi e a tenere il controllo del pallone all’interno dell’area di rigore, riuscendo -seppur male- a calciare e firmare la manita nerazzurra. Dopo aver passato il primo tempo ad assaltare l’area di rigore avversaria, l’Inter sfiora la sesta rete con il neo entrato Zielinski per poi abbassare il ritmo, accontentandosi di concedere qualcosa ai padroni di casa dopo un primo tempo vissuto sotto shock. Nonostante il calo dei nerazzurri, il Verona amplifica i propri problemi non riuscendo a rendersi pericolosa per tutta la seconda frazione, rischiando di prendere gol al 91′ con Correa che, dopo aver ritrovato il gol e servito due assist, colpisce anche un secondo legno nel recupero della ripresa. Nonostante le assenze per infortunio e le scelte di turnover n vista della Champions, l’Inter di Inzaghi vince ancora, mantenendo ancora testa al “gruppone delle seconde”, in attesa della sfida di domenica contro la Fiorentina. Continua il momento no del Verona, con quella contro l’Inter sono due le sconfitte di fila, sconfitte che obbliga Zanetti al ritiro nella speranza di poter uscire il prima possibile da questo momento negativo che vede i gialloblu al quattordicesimo posto.
Milan-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Sotto i fischi assordanti di San Siro il big match tra Milan e Juve non produce spettacolo. Fatiche e infortuni, tanto equilibrio, poche occasioni e un pareggio che non fa sorridere nessuno. In attesa delle altre gare, adesso la vetta si allontana vistosamente.
Parma-Atalanta
Parma-Atalanta (A cura di Tommaso Patti)
Continua a vincere e a convincere la macchina da gol di Gasperini, grazie ai gol di Lookman, Retegui ed Ederson. Al Tardini il Parma va subito in svantaggio, al primo tentativo l’Atalanta riesce a portarsi in vantaggio grazie al cross di Bellanova che propizia la dodicesima rete in campionato di Mateo Retegui. Passano i minuti ma i padroni di casa non riescono ad uscire dal limbo imposto dagli uomini di Gasperini, rimanendo intrappolati nella propria area di rigore e subendo all’ottavo minuto di gioco la seconda rete segnata da Lookman, annullata dal direttore di gara dopo una verifica al VAR. Nonostante la rete annullata, alla dea rimane l’ottima azione proposta, sottolineando ancora lo straordinario stato di forma dei singoli, ma soprattutto del gruppo che, rimane unito, e raddoppia ufficialmente al 39′ con Ederson, quest’ultimo viene pescato perfettamente dal cross di Ruggeri che, taglia tutta l’area piccola, e facilita il tap-in di vincente dell’ex centrocampista della Salernitana. Nella ripresa, i ducali riescono a trovare la forza per reagire, accorciando le distanze nei primi minuti grazie al filtrante di Mihăilă per Cancellieri, che riesce a girarsi e superare Toloi per poi calciare di potenza e battere Carnesecchi. Ad un quarto d’ora dalla fine, l’Atalanta riesce a trovare la terza rete con Lookman: il giocatore nigeriano riesce a mettere il suo nome nel tabellino dei marcatori dopo la precedente rete annullata nel primo tempo, segnando stavolta in posizione regolare sul cross di Cuadrado. Continua a vincere l’Atalanta che diventando più che mai vincente e solida: mai come quest’anno gli uomini di Gasperini avevano fatto tutti questi punti in tredici giornate di campionato, registrando la miglior partenza della propria storia in Serie A.
Genoa-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)
Piccoli rovina la rovina la festa al Grifone. Il Cagliari contro-rimonta e strappa un punto al Ferraris. Il lunch match di questa tredicesima giornata regala un avvio scoppiettante, al 7′ l’arbitro viene richiamato al VAR per controllare l’intervento di Thorsby sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore degli ospiti. Il norvegese tocca con un braccio e il direttore concede il penalty, trasformato da Marin. Il Genoa però, dimostra grande personalità e va subito a caccia del gol del pari che arriva dopo soli quattro minuti: Zanoli dalla rimessa laterale batte lungo alla ricerca di Pinamonti, il pallone respinto in modo non perfetto da Mina favorisce l’inserimento di Frendrup che calcia un rigore in movimento pareggiando i conti. le manovre offensive del Grifone sfruttano soprattutto le corsie laterali, in particolare quella di Zanoli. Il Cagliari invece spaventa molto dai calci piazzati, al 19′ il colpo di testa di Mina sorvola di poco la porta difesa da Leali, graziando i padroni di casa. In questo primo tempo assai frenetico, entrambe le squadre giocano un calcio votato all’attacco, creando tanto e impegnando in diverse occasioni gli estremi difensori. Alla ripresa l’andazzo non cambia e si prosegue ad alti ritmi, all’ora di gioco Sabelli trova in profondità Thorsby che è abile nel saltare Luperto senza commettere fallo e nel servire l’assist per Miretti che completa la rimonta a favore del Grifone. Nicola ridisegna la formazione con un assetto molto più offensivo, facendo entrare Pavoletti per Zortea. Questo cambio fa perdere stabilità alla difesa del Cagliari, che in diverse occasioni rischia di subire il terzo gol che potrebbe chiudere la partita. Nel finale di partita il Cagliari prende in mano il pallino del gioco e cerca disperatamente il pareggio. All’86’ Martin e Piccoli si scontrano in area e l’arbitro senza alcun dubbio indica il dischetto. Dagli undici metri stavolta è Piccoli a calciare e a siglare il gol del pari, rovinando quella che poteva essere la prima vittoria del Genoa di Vieira. Pareggio che non scuote la classifica, Genoa e Cagliari rimangono appaiate una manciata di punti sopra la zona retrocessione.
Como-Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)
Sulle sponde del lago la Fiorentina di Palladino rimane in scia delle prime e cala la settima vittoria consecutiva. In avvio ci prova subito il Como, con una conclusione di Cutrone rasoterra su cui De Gea è attento, ma è la Fiorentina a sgasare per prima. Adli e Cataldi prendono possesso del centrocampo, mai pressati, e al primo affondo la Viola passa: al 19’, cross basso di Bove da sinistra, Beltran controlla in area e appoggia indietro per Adli che con un destro di prima secco e violentissimo buca centralmente Audero. Lo svantaggio non scuote il Como, che si ritrae – anche troppo – sul possesso della Fiorentina, che spesso rallenta i ritmi addirittura da fermare il pallone. La crescita della Viola si evince dal dominio, dal controllo del gioco e del pallone. Nel secondo tempo Fabregas cambia subito, con Iovine al posto di Sala e un passaggio al 3-4-2-1 che cerca di dare una scossa ai lariani. L’impulso arriva subito, perché il Como comincia ad alzare il baricentro e al 61′ arriva l’occasione più importante della gara dei padroni di casa: conclusione in spaccata di Goldaniga, su cui De Gea mette lo zampino, ma ciò che rende clamorosa l’occasione è il colpo di reni che l’estremo difensore spagnolo compie sulla conclusione in ribattuta di Barba. Palladino inserisce Ikoné e si schiera a specchio. Con Sottil entrato in precedenza al posto di Cataldi, la Viola gioca sulla profondità e al 68′ lo stesso Sottil sgasa sulla fascia, arriva al limite e aspetta il movimento in area di Kean, il centravanti italiano è in una forma superlativa e si vede anche dalla fame con cui si avventa sul cross del numero 7, un mancino a giro che anticipa Barba e spedisce la palla all’incrocio dei pali. Ikoné va vicino al tris e Cutrone risponde di testa da dentro l’area, con palla che termina di poco a lato, ma nel finale il Como si spegne e non riesce a rientrare in partita, rimanendo in dieci uomini a causa di un rosso a Dossena per una manata ad Adli. 28 punti, terzo posto in classifica alle spalle di Napoli e Atalanta, questa Fiorentina non ha intenzione di fermarsi. Sembra un miraggio la squadra in difficoltà e squilibrata delle prime partite, ma anche questa crescita ha un nome e un cognome: Raffaele Palladino. Il passaggio dalla difesa a tre a una linea da quattro, l’impiego di calciatore totalmente rigenerati come Bove, De Gea e Ranieri. In attesa del rientro di Gudmunsson, con un Kean stellare la Fiorentina continua a sognare. Prossimo banco di prova contro l’Inter di Simone Inzaghi al Franchi.
Napoli-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
Non basta l’entusiasmo portato da Ranieri alla Roma, il Napoli vince di misura grazie alla zampata di Lukaku e si riprende la vetta della classifica.
Lazio-Bologna
La Lazio non vuole smettere di sognare e in casa contro il Bologna arriva la settima vittoria di fila, con un secco 3-0 che inchioda i biancocelesti alle prime posizioni. Il primo tempo è equilibrato e carente di vere e proprie occasioni. Al 20’, dopo una fulminea discesa di Lazzari, che mette il pallone in mezzo, Castellanos tenta il colpo di tacco, immediatamente neutralizzato da Ravaglia. Molto gioco sulle fasce e grande densità a centrocampo bloccano la squadra di Italiano, che al 34’ rimane in dieci uomini per l’ingenuità di Pobega, che entra (inspiegabilmente) in scivolata su Guendouzi prendendo così il secondo giallo in pochi minuti. Forte del vantaggio numerico, nel secondo tempo la squadra di Baroni scende in campo più determinata e grintosa, sfiorando, al 56’, il vantaggio con il colpo di testa di Castellanos, che termina a pochi centimetri dal palo. A poco più di venti minuti dalla fine l’Olimpico può finalmente gioire. Sul calcio d’angolo battuto da Zaccagni, Gigot trova il colpo di testa vincente e sigla il gol dell’1-0. Dopo la rete del francese la Lazio acquisisce fiducia e prende il largo. Cinque minuti dopo il gol del vantaggio, Zaccagni apre il piattone dal limite dell’area e raddoppia, spezzando le gambe ad un Bologna che aveva retto abbastanza bene fino a pochi minuti prima. Il match si chiude in bellezza per i biancocelesti, con Dele-Bashiru che raccoglie un pallone sfuggito a Isaksen e insacca il gol del definitivo 3-0, che fa volare la Lazio, attaccata al Napoli, che ha un solo punto in più. Delusione per Italiano, che si prepara ad accogliere la sorpresa Lille, al Dall’Ara, nel turno di Champions League.
Empoli-Udinese
Al Castellani Empoli e Udinese si annullano e portano a casa un puntoa testa, che lascia un po’ di rammarico in entrambe le squadre. A fare gioco, per buona parte del primo tempo, è la squadra di D’Aversa, che con Colombo prova a farsi vedere dalla distanza al 14’, con una conclusione che però termina alta sopra la porta di Okoye. Al 23’, dopo un gran recupero di Ismajli e il passaggio di Pezzella, Cacace trova in profondità Pellegri, che dal limite dell’area si gira e trova la soluzione vincente con il destro, battendo l’estremo difensore friulano. La rete degli azzurri sembra dare una scossa all’Udinese, che prova subito a reagire con Thauvin, il cui tiro impegna Vasquez, al primo intervento della sua serata. Un secondo tempo monotono e caratterizzato da grande densità ed equilibrio a centrocampo si accende solamente al 71’. Sul cross di Keinan Davis raccolto da Lucca, Cacace compie una vera e propria parata spedendo la palla in corner, che non viene però giudicata irregolare dall’arbitro. Dagli sviluppi del calcio d’angolo, battuto da Lovric, è proprio Keinan Davis a incornare e riportare l’Udinese sul livello del mare, grazie ad uno stacco imperioso che gli permette di anticipare tutti. La partita prosegue il suo corso e va a concludersi senza altre occasioni, terminando così con un pareggio insapore per entrambe le squadre.
Venezia-Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)
Giampaolo esordisce con una vittoria. Lecce corsaro al Penzo contro un Venezia terribilmente sprecone. Prime impressioni sulle nuove idee apportate da Giampaolo: il Lecce marca a zona negli angoli, e cerca il fraseggio pulito, senza sdegnare il lancio ‘di alleggerimento’ verso l’attacco in situazioni di difficoltà. Di fronte però i salentini trovano un Venezia coraggioso, molto attivo fin dall’inizio e pericoloso in ogni frangente. Oristanio è l’uomo in più della squadra di Di Francesco, sempre al centro del gioco e pericoloso all’ottavo minuto, quando si invola verso Falcone e strozza troppo il mancino sul primo palo. Per arginare la zona salentina il Venezia cerca sempre di muovere i difensori giocando corto ogni angolo, ma è su palla inattiva che i lagunari producono l’occasione principale del primo tempo: cross radente e preciso di Nicolussi Caviglia sul primo palo, Idzes impatta di testa ma la palla sbatte prepotentemente sulla traversa. Una prima frazione in difficoltà per il Lecce, ancora alla ricerca di una nuova identità sotto gli schemi di Giampaolo. Nella ripresa non cambia il copione della gara: c’è solo una squadra in campo. Cinque minuti e Falcone deve chiudere lo specchio, per l’ennesima volta, dopo una combinazione tra Pojhanpalo e Busio. Il numero di occasioni per i lagunari non si contano più nel corso della gara, ma il risultato non sembra schiodarsi grazie agli interventi di Falcone e la poca concretizzazione del Venezia. Il ritmo si abbassa, Giampaolo muove la panchina per scuotere i suoi. In una fase di stasi della gara il Lecce trova il vantaggio: al 70′ il Lecce esce dal pressing del Venezia con un fraseggio lucido e preciso, Gallo arriva al limite dell’area e indirizza il cross verso il palo opposto, dove Dorgu incrocia il destro e porta in vantaggio i salentini. La porta di Falcone sembra stregata nella serata del Penzo, e due minuti dopo il gol di Dorgu, Pojhanpalo non riesce a insaccare, a porta vuota, un diagonale di Ellertsson. Di Francesco non rinuncia a Oristanio per il finale, e si sbilancia prima con Yeboah e Haps, e poi con Gytkjaer e Raimondo. Nel finale si assiste al gioco attacco contro difesa, con tutto il Lecce rannicchiato in pochi metri, e tutto il Venezia sbilanciato in avanti. Nonostante le tante presenze in zona offensiva, il Venezia non cerca mai l’area di rigore, e in ripartenza il Lecce gestisce il risultato con sicurezza e audacia. Torna a sorridere Giampaolo e tornano a sorridere anche i salentini. Il primo gol in trasferta del campionato è un manifesto delle idee del tecnico di Bellinzona, in una delle poche occasioni in cui il Lecce è riuscito a ragionare con il pallone tra i piedi. Serie infinita di rimpianti per il Venezia, a cui continua a mancare la concretezza sotto porta. Troppe occasioni, un blackout tecnico al momento del vantaggio ospite, tutte componenti che aizzano negativamente la tifoseria lagunare, che adesso recrimina punti più che prestazioni.
LA TOP11 DELLA 13ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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