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Calcio

L’Inter supera anche il Lipsia. L’autogol di Lukeba lancia i nerazzurri in Champions

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Foto: X Inter

Quarta vittoria e quinto clean sheet di fila per l’Inter in Champions. A San Siro la decide un autogol di Lukeba, che manda i nerazzurri momentaneamente al primo posto nel girone unico.

Per la quinta volta in cinque partite, Inzaghi decide di schierare Taremi dal primo minuto, quest’oggi al fianco di Lautaro, assente nella trasferta vittoriosa dei nerazzurri contro l’Hellas Verona. A centrocampo i nerazzurri ritrovano pure Çalhanoğlu, assente nell’ultimo match per precauzione, mentre in difesa è il turno di De Vrij, chiamato a sostituire l’infortunato Acerbi. Dall’altra parte, Rose decide cambiare tre uomini rispetto all’ultima gara persa contro l’Hoffenheim in Bundesliga, schierando Geertruida, Haidara e Andrè Silva, quest’ultimo schierato a sorpresa al posto del titolarissimo Šeško. La gara inizia con i nerazzurri che conducono il gioco, attaccando con insistenza ma senza riuscire mai ad impensierire Gulàcsi. Nei minuti successivi, causa un errore in fase d’impostazione, il Lipsia riparte in campo aperto con Openda, che viene fermato da Pavard, successivamente ammonito per aver fermato una chiara occasione da gol dei tedeschi. L’Inter, dopo aver spinto per ventisette minuti, riesce a trovare il gol del vantaggio grazie al colpo di testa di De Vrij, deviato accidentalmente nella propria porta da Lukeba sul calcio di punizione battuto da Dimarco.

Nella ripresa,  i nerazzurri seguono lo stesso copione della prima frazione, riuscendo a rendersi pericolosi subito con il fraseggio Dumfries-Barella-Lautaro, con il capitano dell’Inter che serve nuovamente il difensore olandese che però calcia alto, sciupando un ottima occasione per raddoppiare. Con il passare dei minuti il Lipsia continua a subire, senza riuscire ad uscire dalla propria area di rigore, consentendo quindi all’Inter di attaccare continuamente. Nonostante il basso baricentro della squadra tedesca e le numerose occasioni concesse gli avversari, l’Inter continua a sbagliare sotto porta, inceppandosi più volte al momento della conclusione. Il Lipsia, a circa venti minuti dal termine, cambia atteggiamento, provando a rendersi più pericoloso nel tentativo di pareggiare la gara, e di fare abbassare il ritmo offensivo dei padroni di casa. La prima vera e propria occasione del Lipsia della ripresa arriva al minuto sessantanove, con l’avanzata di Nusa che calcia in porta dopo aver puntato la porta e calciato a giro dall’interno dell’area di rigore avversaria ma, il tiro del classe 2005 norvegese, viene prontamente neutralizzato da Sommer. Prima del triplice fischio, l’Inter trova il secondo gol con Mkhitaryan, immediatamente annullato dal direttore di gara per un precedente fallo di Thuram su Lukeba.

Con questo successo, i nerazzurri si portano al comando del girone unico, in attesa delle sfide di Champions di domani. Per il Lipsia arriva l’ennesima sconfitta in Champions, che rimangono imbrigliati nella zona eliminatoria della competizione.

Serata di Champions che sorride pure alle altre italiane scese in campo. Il Milan riesce a portarsi tre punti a casa dopo il 2-3 imposto allo Slovan Bratislava, al Tehelné pole la decide il trio Leao-Abraham-Pulisic. Vince dilagando la dea per 1-6 in casa dello Young Boys, decisiva la doppietta di Retegui e di De Ketelaere e le reti di Kolasinac e Samardzic.

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Europa e Conference, quarti di ritorno: cade anche la Lazio, Fiorentina in semifinale

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Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di ritorno che hanno chiuso questa fase delle competizioni. La serata dà spettacolo con partite veramente senza senso, come solo l’Europa sa regalare. Abbandona il sogno europeo anche la Lazio, mentre la Fiorentina ottiene la semifinale per il terzo anno consecutivo.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

L’Italia per il Bodo non è mai stata un territorio fortunato, zero vittorie in tutte le gare giocate sul suolo del tricolore e, soprattutto, mai una semifinale europea raggiunta. Prima della partita contro la Lazio all’Olimpico, tutti questi dati erano ancora concreti, ma con il match di ritorno, tutto è cambiato. La squadra di Baroni entra in campo con grinta e determinazione, minacciando la difesa norvegese con diverse occasioni pericolose, che passano dai piedi dell’asset iper-offensivo dei biancocelesti. AL 20′ la partita si sblocca con il gol del Taty Castellanos, che di tacco beffa Haikin ed accende l’Olimpico, speranzoso di un’attesa rimonta. Nel settore destro del campo, Isaksen sfugge ad ogni tipo di marcatura e risulta incontenibile e fonte principale delle più pericolose azioni della Lazio. Ci prova Castellanos, ci provano anche Lazzari e Zaccagni sbattendo sulla traversa, ma il pallone sembra non voler entrare, nella disperazione generale dell’organico biancoceleste. Nel secondo tempo, però, il Bodo smette di soffrire ed esce la testa dalla tana, impegnando Mandas in un paio di interventi decisivi, ed oltre ciò la poca freddezza del Taty rischia di costare caro alla Lazio, che riesce clamorosamente (e fortunatamente) a pareggiarla allo scadere, con Noslin che raggiunge un pallone vagante vicino alla linea di fondo e lo insacca alle spalle di Haikin, trascinando il match ai tempi supplementari. L’extra-time arride, almeno inizialmente, alla squadra di Baroni, che al 100′ trova addirittura il gol del vantaggio con Dia, che stacca di testa all’interno dell’area di rigore e sblocca, momentaneamente, il passaggio del turno. L’animo dei norvegesi non si affievolisce e nel secondo tempo supplementare la squadra di Knutsen reagisce trovando il gol del pareggio con Helmersen, che beffa un Mandas non perfetto per poi essere espulso al 120′. La lotteria dei rigori è un vero e proprio dramma psicologico per la Lazio: dagli undici metri sia Tchaouna, che Noslin, che Castellanos sbagliano, consegnando la qualificazione al Bodo, che raggiunge la prima semifinale europea nella storia del calcio norvegese. Con l’eliminazione della squadra di Baroni, l’Italia dà di diritto l’addio anche al quinto posto in Champions, oltre che all’ultima speranza di vincere l’Europa League.

foto: X ItalianFootballTV

Le altre sfide

Oltre la caduta della squadra di Baroni, l’Europa League, come ormai di consueto, è riuscita a portare in scena dei match veramente assurdi, destinati ad entrare negli annali di questa competizione. Primo su tutti non si piò non citare il match tra Manchester United ed Olympique Lyone: i tempo regolamentari si concludono con due gol per parte (4-4), dimostrando lo stesso equilibrio presente anche nella gara di andata, ma nei supplementari la partita assume un tono degno dei migliori film thriller. I francesi, rimasti in dieci per il doppio giallo a Tolisso, riescono a trovare due gol nel giro di cinque minuti grazie alle reti di Cherki e Lacazette, mettendo apparentemente il lucchetto alla partita; Old Trafford, il teatro dei sogni, sembra però non pensarla così e nel giro di sette minuti lo United, con i gol di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire ribalta le sorti della partita, strappando così il pass per la semifinale. In Spagna, l’Athletic Bilbao ritrova sè stesso ed ipoteca la qualificazione contro i Glasgow Rangers, con i gol Oihan Sancet e Nico Williams, missione che non gli era riuscita sette giorni fa in Scozia. A chiudere il quadro delle semifinali c’è il Tottenham, che, in Germania, vince di misura con il rigore di Solanke e supera l’Eintracht Francoforte. L’1 maggio, in occasione delle semifinali, gli Spurs affronteranno la sorpresa Bodo/Glimt, menter l’Athletic affronterà, in casa, uno United fomentato da una delle rimonte più belle di quest’anno.

foto: X Tottenham

 

Il protagonista

Una partita folle, 114′ minuti in ombra e 7 per ribaltare le sorti di una qualificazione che sembrava ormai clamorosamente sfumata: il Manchester United, grazie ai lampi di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire riesce ad uscire dall’inferno per tentare l’assalto finale e decisivo alla vittoria europea, che darebbe quantomeno una nota di merito alla peggiore stagione dei Red Devils in tempi recenti. Certo, non si può, giocando in casa, farsi sottomettere pesantemente da una squadra in dieci uomini, ma la squadra di Amorim trova il coraggio per rialzare la testa e, sotto gli occhi di un Old Trafford deluso, dare vita ad un finale di partita che può far ben sperare i supporters della squadra, in vista della semifinale contro l’Athletic Bilbao

foto: X Manchester United

La conferma

Non può che essere la conferma di queste semifinali Nico Williams. All’andata, nello 0-0 contro dei Rangers in dieci per ottanta minuti, non era riuscito ad incidere, ma quando vede San Mamés gli si illuminano gli occhi e comincia a disegnare calcio. Ancora un gol, ancora decisivo. Che possa essere il suo turno di vincere coppa ed MVP?

foto: X Athletic

La delusione

Segna il gol che riaccende le speranze biancocelesti, ma poi poco e nulla. Il Taty Castellanos si ritrova sui piedi il rigore decisivo che avrebbe mandato la lotteria ad oltranza, ma lo sbaglia clamorosamente. Sembra cattivo ed anche sbagliato dirlo, ma l’eliminazione della Lazio passa anche (e soprattutto) dai piedi del suo maggior trascinatore, beffato dalla pressione del momento.

foto: X Gournach

 

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Dopo il filo da torcere dato alla Fiorentina durante la gara d’andata, lo Celje arriva a Firenze come una squadra quantomeno rivalutata, da cui la squadra di Palladino si sarebbe dovuta guardare attentamente per evitare indesiderati imprevisti. La Viola parte con più sicurezza degli sloveni, con Kean e Fagioli che svariano in mezzo al campo ed alzano il baricentro, mettendo in diffcoltà gli sloveni. A centro area, su situazione di corner, Ranieri impegna Ricardo Silva, quando manca un quarto d’ora al termine della prima frazione. Cinque minuti più tardi il gol del vantaggio arriva e porta la firma del migliore in campo, Rolando Mandragora, che raccoglie l’imbucata di Pongracic e con il piede debole insacca la sfera alle spalle dell’estermo difensore avversario, impotente sulla traiettoria a incrociare del centrocampista italiano. Nel secondo tempo sono invece gli sloveni a scendere in campo con maggiore garra e riescono a trovare il gol del pareggio prima con Matko e, appena due minuti dopo, quello del vantaggio con Nemanic, che svetta di testa e incorna il cross di Seslar, portando il risultato totale sul 3-3. Un minuto dopo il gol degli sloveni la Fiorentina reagisce prontamente, e ancora grazie ad un precisissimo lancio di Mandragora che trova Kean, ritrova il vantaggio con il gol dell’attaccante italiano, che piazza il pallone sul secondo palo e archivia definitivamente la qualificazione. Da qui in poi la Fiorentina si sveglia definitivamente e riesce a difendere il vantaggio, sfiorando addirittura il gol del 3-2 con Ranieri che insacca la sfera ma che si vede annullata la gioia del gol per posizione di offside, così come Kean a due minuti dalla fine. Dopo sei minuti di recupero il triplice fischio sancisce la terza semifinale consecutiva della Fiorentina, che andrà a giocarsi l’accesso alla finale con il Real Betis, sperando che questo sia, finalmente, l’anno in cui alzare la Coppa.

foto: X ACF Fiorentina

 

Le altre sfide

Vediamo adesso chi accompagnerà, in semifinale, la Fiorentina, per chiudere il quadro europeo di questa settimana e vedere le ultime tre squadre rimaste in corsa per un trofeo internazionale. A Londra il Chelsea appare molto opaco e destabilizzato dall’ottima prestazione del Legia Varsavia, che dà non poco filo da torcere ai Blues, sconfitti per 2-1 ma favoriti dal punteggio dell’andata, che li vede passare il turno con il totale di 4-2. Passa con realtiva serenità anche il Real Betis, che in Polonia non va oltre l’1-1 con lo Jagiellonia ma che si fa forte del 2-0 dell’andata e riesce a buttare fuori la sorpresa di questa competizione. Ultima, ma non per importanza, la partita forse più interesssante di questi quarti di ritorno di Conference League, che vede il Djurgarden, partito con il risultato a sfavore di 1-0, battere in trasferta il Rapid Vienna ai supplementari e strappare un definitivo pass per le semifinali, candidandosi seriamente al ruolo di nuova sorpresa di quest’anno. Alle semifinali, previste per l’1 maggio, il Djurgarden affronterà il Chelsea, cercando di sfruttare l’ambiente casalingo per mettere in difficoltà la favorita della competizione, mentre la Fiorentina volerà in Spagna per un’ardua sfida con il Betis, squadra molto in forma che sembra non volersi fermare

foto: X Chelsea

Il protagonista

Si può, da sfavoriti, dominare il Rapid Vienna in trasferta ed eliminarlo passando il turno? Il Djurgarden ci è riuscito, con una prestazione che quasi nessuno, alla vigilia del match, si sarebbe aspettato. D’altronde, avevano perso la gara d’andata, e ribaltare una gara di ritorno, soprattutto fuori casa e da sfavoriti, non è mai semplice. La squadra di Honkavaara però riesce nell’impresa, con il Rapid Vienna che cade sotto i colpi di Danielsson e Kosugi nei tempi regolamentari, per poi subire il colpo di grazia con la doppietta di Gulliksen nei supplementari.

foto: X Djurgarden

La conferma

Rolando Mandragora si prende la Fiorentina. Il suo gol e il suo assist ipotecano la qualificazione in semifinale e costringono un coraggioso Celje ad un’amara eliminazione. Il numero otto viola ormai a centrocampo ha trovato la sua casa da cui sforna sempre più prelibatezze che addolciscono pomeriggi e serate di tifosi e compagni. Il suo estro e la sua interpretazione del gioco di Palladino potrebbero rivelarsi la chiave di volta per raggiungere la terza finale consecutiva, ma prima bisogna superare uno scoglio non da poco: il Betis.

foto: X ACF Fiorentina

La delusione

Una faccia della medaglia, quella del Djurgarden, brilla di luce propria e luccica splendidamente così che si possa vedere da lunga distanza, mentre l’altra, quella del Rapid Vienna, adesso è totalmente rovinata ed inizia a sgretolarsi. Gli austriaci arrivavano al match di giovedì con l’unico compito di difendere il risultato, e non solo non ci sono riusciti, ma hanno concesso troppo spazio agli avversari arrivando a subire addirittura quattro gol senza neanche provare a ribaltare il proprio destino.

foto: X Rapid Vienna

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Calcio

Champions League, quarti di ritorno: Match folle al Villa Park, l’Arsenal elimina il Real

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Fuochi d’artificio nelle quattro gare che chiudono i quarti di finale. Si è completato e inquadrato il tabellone delle semifinali, e adesso la strada per Monaco comincia a essere sempre più breve. Sono rimaste soltanto in quattro, e alcune favorite hanno abbandonato il treno per la Baviera. Show must go on…

L’italiana

L’Inter a San Siro non va oltre il pari contro i bavaresi, ma è un pareggio bellissimo perché il risultato dell’andata qualifica i nerazzurri alla seconda semifinale di Champions in tre anni. Serviva replicare l’impresa di Monaco per superare l’ostacolo Bayern e la squadra di Inzaghi riesce a indirizzare la qualificazione nei primi minuti della ripresa. Dopo una settimana dal successo dei nerazzurri all’Allianz Arena, il copione a San Siro sembra non essere cambiato particolarmente: Inter in vigile controllo della gara e Bayern alla ricerca di qualche spazio per colpire. Le offensive dei bavaresi sono più istintive che logiche, e in molte occasioni lo zampino principale è quello di Olise, leader tecnico in assenza di Musiala (la cui assenza è stata a tutti gli effetti un fattore). Nonostante le frizzanti giocate del talento francese, la difesa dell’Inter trova sempre il guizzo giusto per chiudere lo specchio (da guardare e riguardare il salvataggio di Bastoni, proprio su Olise, al minuto 12). Nella gestione del risultato sono stati fondamentali i ripiegamenti difensivi di Lautaro e Thuram. La manovra dei nerazzurri viene spesso finalizzata da questi due meravigliosi attaccanti, ma è nel lavoro sporco che i due riescono a tirare fuori il meglio di sé, efficaci nel ricacciare all’indietro la difesa bavarese oppure mandarla fuori giri con i loro soliti movimenti. Alla ripresa del gioco la partita regala il suo apice di spettacolo nei primi quindici minuti: Harry Kane si defila sulla destra, non permette l’intervento difensivo a Dimarco e riesce a fulminarlo con un destro chirurgico sul palo opposto. L’inglese torna subito a referto dopo l’occasione clamorosa sprecata nel match d’andata. Per la prima volta in più di centocinquanta minuti di partita, tra andata e ritorno, l’Inter comincia a temere le offensive dei bavaresi, vicini al raddoppio con Thomas Muller. San Siro però riesce a riaccendersi quando nel buio spunta subito la luce del faro Martinez, l’argentino converte in rete una palla rimasta vagante dopo un corner e riporta tutto alla normalità. Tre minuti più tardi Pavard decide di inaugurare al meglio il suo score con la maglia dell’Inter, ma in quei tre minuti l’Inter attacca la porta del Bayern in maniera spaventosamente feroce. Prima Thuram, poi Darmian e infine la zuccata di Pavard, e qualificazione in ghiaccio. Con il pass della semifinale in bella vista, e con un calendario ai limiti dell’incredibile, la gestione dei nerazzurri è compassata e leggera. I bavaresi, feriti nell’orgoglio dai quattro schiaffi subiti nei due match, cercano di rientrare in partita alla loro maniera, con la solita pressione asfissiante e l’attacco sempre più costante della porta di Sommer. Dier riesce a pareggiare il risultato della partita con una rete che è un facsimile di quella realizzata da Muller in Baviera una settimana fa: corner sul secondo palo e spizzata vincente. Nel finale Kompany inserisce tutto ciò che ha in panchina, il Bayern sfiora due volte la rete ma dopo sei -lunghissimi- minuti di recupero il triplice fischio di Vincic regala ai nerazzurri il pass per la semifinale. Adesso per l’Inter arriva il Barcellona, come nel 2010 in occasione del Triplete.

Le altre sfide

Si preannunciavano grandi match anche al ritorno, nonostante alcuni match sembravano ben indirizzati, a cominciare dal Barcellona. La squadra di Flick si era sbarazzata del Dortmund con un netto 4-0 casalingo, ma al Signal Iduna Park i gialloneri intimoriscono -e non poco- i blaugrana. Per guidare una rimonta che sembrava impossibile, il Borussia Dortmund si affida al suo rapace d’area, e Guirassy si fa trovare ovviamente pronto. L’attaccante guineano realizza una tripletta storica che accende il muro giallo, ma l’entusiasmo viene stroncato dall’autogol di Bensebaini. Nel finale il Var annulla il 4-1 a Svensson e in quel fuorigioco si chiude il sogno del Borussia Dortmund. Prima sconfitta nel 2025 per il Barcellona, ma è alquanto dolce perché i blaugrana tornano in semifinale dopo ben sei anni.

Nell’altro match del martedì l’Aston Villa saluta la competizione dopo una partita incredibile contro il Paris Saint Germain. Dopo il 3-1 dei parigini in Francia, al Villa Park la partita sembra indirizzata già dall’inizio. A implementare questa visione ci pensano i difensori dell’Aston Villa, che con l’aiuto di Martinez regalano il vantaggio ad Hakimi. La squadra di Luis Enrique cerca di chiudere subito il discorso qualificazione, e trova il raddoppio con l’altro terzino: Nuno Mendes riceve in area da Dembelè, apre il piatto e al 26′ sembra chiudere il discorso. Sembra, perché i Villains trovano il gol cinque minuti dopo, grazie a un tiro di Tielemans deviato in porta da Pacho. Soffia un vento nuovo a Birmingham, e la squadra di Emery sembra averlo capito in fretta, perché dal gol del centrocampista belga comincia un’altra partita: nel secondo tempo McGinn estrae una gemma dal suo sinistro, spedisce la palla all’incrocio e pareggia la partita. Mancano due gol per pareggiare il totale, e a mezz’ora dal termine sembra sempre più difficile. Dopo tre minuti dal gol dello scozzese, da un corner Konsa arriva al tiro e fa 3-2. Villa Park esplode, l’Aston Villa si riversa in avanti e cerca in tutti i modi la rete del 4-2 (che garantirebbe i supplementari) ma Donnarumma blinda lo specchio e i parigini conquistano la semifinale.

Mercoledì tutti gli occhi sono puntati sul Bernabeù, dove il Real Madrid cerca l’ennesima rimonta clamorosa della sua storia. L’Arsenal non sembra dello stesso avviso, e ha subito l’occasione per chiudere il discorso. Calcio di rigore per i Gunners al decimo minuto, Saka cerca il cucchiaio centrale e Courtois lo intercetta con le gambe. Il Real cerca in tutti i modi di segnare un gol che sblocchi la gara e rilanci il discorso qualificazione. Il VAR toglie un rigore ai Blancos dopo una review di oltre tre minuti, e all’intervallo si va sullo 0-0. Nella ripresa la squadra di Arteta trova il gol con Saka, Vinicius risponde dopo meno di un minuto, ma il Real non riesce a sfondare per tutto il secondo tempo, e nei minuti di recupero Gabriel Martinelli realizza la rete del definitivo 1-2 (1-5 nel complesso). Real Madrid eliminato e Gunners in finale dopo 16 anni.

Il protagonista

Tre gol al Barcellona potrà raccontarli ai nipoti: Serhou Guirassy si è portato a casa il pallone della partita nella vittoria platonica del suo Borussia Dortmund contro i blaugrana per 3-1. Le tre reti hanno permesso inoltre al franco-guineano di issarsi da solo in vetta alla classifica dei marcatori di Champions con 13 centri. Dopo Lewandowski e Haaland, il Borussia ha trovato una nuova gemma da esportare nell’elite del calcio europeo? Difficile dirlo, anche perché il polacco e il norvegese erano giovani talenti quando sono transitati in giallonero, mentre Guirassy ha 29 anni. Rimane comunque un’annata storica per l’attaccante del Dortmund.

Menzione doverosa per Gigio Donnarumma. Nonostante i quattro gol subiti nelle due sfide, le parate del portiere azzurro sono state decisive per la qualificazione dei parigini. Una serie di interventi ai limiti dell’incredibile, che si aggiungono alla prestazione monumentale di Anfield. C’è tanto Donnarumma in questo cammino del Paris Saint Germain.

Foto: X BVB

La conferma

“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”

Seconda semifinale in tre anni per l’Inter di Simone Inzaghi. Il successo contro il Bayern è l’ennesima conferma di quanto la gestione Inzaghi abbia dato all’Inter una dimensione sempre più europea. Nel bene o nel male l’Inter fa sempre la sua partita: concentrata, equilibrata e sempre intensa e precisa nelle transizioni. Se poi al roster aggiungi calcianti come Calhanoglu e Dimarco, da cui nascono i due corner vincenti, allora questa squadra diventa temibile sotto ogni punto di vista. Certe notti raccontate da Ligabue regalano momenti che forse non torneranno più, conditi da una nostalgia inconfondibile. Certe notti raccontate dall’Inter di Inzaghi sembrano invece tornare a ripetizione, perché adesso l’Inter è decisamente sveglia, e mette paura a tutte le big europee.

La sorpresa

Molti, io per primo, nutrivano dubbi sulla tenuta mentale dell’Arsenal nel catino rovente del Bernabeu: invece i Gunners hanno giocato da grandissima squadra, al cospetto di un Real Madrid decisamente non brillante sul piano fisico, imponendo a tratti il gioco e dimostrando di non soffrire mai, se non in qualche raro minuto, la pressione dei Blancos. L’Arsenal esce rinvigorito dal doppio scontro con quella che doveva essere la favorita numero uno e si presenta dunque in semifinale di Champions dove mancava dal 2008, e adesso contro il PSG la sfida è più aperta che mai!

Foto: X Champions League

La delusione

Il Real Madrid pareva lanciato dopo aver estromesso l’Atletico Madrid negli ottavi, invece si è totalmente impantanato di fronte alla freschezza dell’Arsenal. Dopo lo 0-3 dell’Emirates, la squadra di Carlo Ancelotti ha perso con merito anche al ritorno, trafitta dalle reti di Saka e Martinelli in pieno recupero. Il tecnico italiano è probabilmente giunto alla fine del suo secondo straordinario ciclo madridista, che gli ha fruttato altre due Champions League in aggiunta a quella conquistata nel 2014. Vinicius pare il parente povero di quello devastante ammirato sino alla scorsa stagione in maglia Real, Bellingham sembra in costante involuzione, la difesa concede sempre troppo… Anche se in assoluto il problema principale rimane la mancanza di un regista che dia ordine alla manovra.

 

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Calcio

L’Inter difende l’impresa di Monaco e vola in semifinale. 2-2 col Bayern, San Siro in festa

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L’Inter pareggia a San Siro contro il Bayern Monaco e conquista la semifinale di Champions League. Dopo l’impresa di Monaco di Baviera, la squadra di Inzaghi rimonta in pochi minuti il vantaggio iniziale di Kane e soffre nel finale dopo il pari di Dier, ma riesce a conquistare la semifinale dove affronterà il Barcellona.

Per la serata più importante della stagione, nonostante un Carlos Augusto in formato stellare, Inzaghi sceglie Dimarco nella fascia sinistra. Il brasiliano era stato uno dei migliori in campo all’Allianz Arena, ma la presenza dell’esterno italiano è fondamentale per gli sviluppi laterali dell’Inter, e nonostante gli acciacchi fisici dell’ultimo periodo trova posto nell’esterno. In difesa confermato il blocco dell’andata, così come è confermatissimo il tandem offensivo Lautaro-Thuram. Nei bavaresi Kompany conferma 10/11 dell’andata. L’unica sostituzione è quella di Thomas Muller, schierato dal 1′ al posto di Guerreiro. Recuperati solo per la panchina Coman e Pavlovic.

Come previsto anche dal risultato dell’andata, il Bayern approccia la gara in maniera molto aggressiva. Il pressing feroce uno dei pilastri principali dell’idea tattica di Kompany, ma già dalle prime battute l’Inter trova buone trame di gioco per eludere la linea alta dei tedeschi. Subito molto attiva la catena di destra dei bavaresi, Olise trova sempre lo spazio per cercare gli attaccanti. Fotocopia della gara d’andata: Thuram e Lautaro in mezzo al campo fanno ciò che vogliono. I difensori del Bayern sono perennemente in ritardo sui due attaccanti nerazzurri, e tutte le occasioni della squadra di Inzaghi cominciano sempre da una loro giocata. Al 9′ Dimarco riceve da Thuram e incrocia forte, blocca Urbig con sicurezza. La retroguardia dell’Inter concede qualcosa tra le linee, ma arrivati dentro l’area i difensori nerazzurri sono bravissimi nel sbarrare la strada. Al 12′ Bastoni chiude miracolosamente su Olise, il francese era pronto per calciare a botta sicura ma la scivolata del difensore italiano mantiene in equilibrio il risultato. Con il vantaggio da gestire, il copione della gara è ben definito: bavaresi in gestione del pallone nella metà campo nerazzurra, mentre l’Inter chiude bene le linee di passaggio e attende il guizzo per ripartire. Prezioso il lavoro di Lautaro e Thuram in questo fondamentale, in particolare la fisicità del francese è efficace per alzare il baricentro e conquistare falli utilissimi. Appena prima della mezz’ora, è l’Inter ad avere la più grande palla gol. Arriva su punizione dalla sinistra di Dimarco: Acerbi prolunga, Thuram non ci arriva per un soffio. Cinque minuti più tardi Calhanoglu sfiora l’eurogol con una conclusione a giro dai 25 metri, la palla non gira abbastanza e sfiora l’incrocio dei pali, con Urbig praticamente immobile. La gara cambia, e l’Inter ne riprende almeno in parte il possesso, ma i bavaresi ci sono: Sané arriva al tiro in porta, Sommer respinge in corner. In riaggressione i difensori bavaresi sono molto irruenti e imprecisi, e ancor prima dell’intervallo entrambi i centrali (Kim e Dier) vengono ammoniti per due brutti falli su Thuram. Nel finale di frazione, il Bayern torna in possesso di partita e pallone: l’Inter non esce più dalla metà campo, ma riesce a reggere. 0-0 a fine primo tempo.

Confermati gli stessi undici da entrambe le squadre al rientro dagli spogliatoi. Il muro nerazzurro necessita di un altro tempo di resistenza estrema, ma alla ripresa del gioco l’Inter cerca di controllare più stabilmente il possesso. Inzaghi spinge per un controllo più ragionato del pallone, alla ricerca di un gol che metta in ulteriore discesa la qualificazione. Al 50′ Urbig si oppone con un gran riflesso a uno dei soliti corner pungenti di Dimarco. Un minuto più tardi su San Siro si abbatte l’uragano: Goretzka si avventa su un pallone sputato fuori dalla difesa nerazzurra, il tedesco appoggia per Kane che temporeggia e incrocia al momento giusto, la palla passa in mezzo alle gambe di Dimarco e Sommer non può nemmeno azzardare l’intervento. Proteste dei nerazzurri per una sbracciata di Goretzka su Mikitharyan, ma per Vincic è tutto regolare. L’inerzia della gara sembra ribaltata, nonostante i soliti sviluppi dell’Inter, ma il Bayern rischia subito di raddoppiare con una conclusione a giro di Muller, destro troppo forte e poco preciso, con palla che termina in Curva Nord. Nel momento del bisogno, l’Inter trova il pareggio con il guizzo del capitano: calcio d’angolo di Dimarco al 58‘, la palla rimane nei pressi dell’area piccola e Lautaro Martinez rimette subito in parità la gara. Boato a San Siro per il pareggio dell’Inter, che sembra subito rientrata in partita in maniera feroce. La spinta del pubblico regala subito una grande occasione a Darmian, isolato dal fraseggio rapido della trequarti nerazzurra, la conclusione dell’esterno viene deviata in angolo da Dier, provvidenziale in scivolata. Il calcio d’angolo di Calhanoglu è sempre forte e teso, Pavard viene lasciato completamente da solo da Kim e di testa buca Urbig. Uno-due micidiale dell’Inter, San Siro è in delirio e la qualificazione sembra sempre più concreta. Kompany prova a scuotere i suoi con i cambi: fuori Sané e Kim, dentro Gnabry e Guerreiro. Inzaghi risponde con la staffetta, già prevista, tra Dimarco e Carlos Augusto. Il brasiliano è subito decisivo perché al 75′ devia con i tacchetti una conclusione a botta sicura di Olise. Sul corner il Bayern prova a regalarsi un finale diverso. La rete è pressoché identica al pareggio di Muller dell’andata, palla sul secondo palo e la sponda di Dier termina direttamente in porta. Con la gara in parità (l’Inter mantiene un gol di vantaggio), la pressione del Bayern torna ad alzare i giri del motore, mentre l’Inter cerca di non perdere il filo. Kompany inserisce Pavlovic e Coman, mentre Inzaghi sceglie Frattesi e Bisseck. Nel recupero il Bayern attacca a testa bassa e cerca di riacciuffare il pareggio in qualsiasi modo. L’Inter non esce più e nella parata di Sommer su Muller al minuto 95 vede concretizzarsi il sogno della semifinale.

Questa Inter continua a sognare sempre più in grande. Considerando le due partite la qualificazione è il risultato più giusto per una squadra che non vuole smettere di alzare l’asticella. Nonostante la sofferenza nel recupero, la squadra di Inzaghi è riuscita a mettere costantemente in difficoltà un Bayern Monaco che ha pagato terribilmente le tante assenze. Ancora decisivo Lautaro Martinez, all’ottavo gol in 11 gare di Champions. Fari puntati verso la semifinale, dove adesso per i nerazzurri arriva l’avversario più temibile: il Barcellona di Hansi Flick. I blaugrana si sono dimostrati micidiali in avanti, ma hanno mostrato più di qualche limite in difesa, così come ha fatto il Bayern nelle due sfide. I favori del pronostico pendono verso Barcellona, ma questa Inter ormai non è più una semplice outsider. Termina qui l’avventura del Bayern Monaco, che adesso ha l’obbligo di blindare il primo posto in Bundesliga per rendere meno amara questa prima stagione di Vincent Kompany sulla panchina bavarese.

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