Connect with us

Calcio

Il Supercommento della 14ª giornata di Serie A

Published

on

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quattordicesima giornata di Serie A.

Cagliari-Verona (A cura di Marco Rizzuto)

Tra le mura dell’Unipol Domus la decide Piccoli, il Cagliari vince lo scontro salvezza e torna a vincere dopo sei giornate. Dopo soli cinque minuti i padroni di casa  sfiorano il vantaggio con Mina, ma il colombiano manca la porta per centimetri. L’atmosfera è molto calda ed entrambe le formazioni lottano su ogni pallone. La prima frazione segue un copione di dominio rossoblù in cui i padroni di casa gestiscono il possesso mentre il Verona si chiude in difesa tentando il colpo in contropiede. Sul finale Lazovic si divora il gol del vantaggio a porta vuota, impedendo agli scaligeri di chiudere avanti il primo tempo. Alla ripresa il gioco segue gli stessi ritmi e Nicola tenta di indirizzare la partita con l’ingresso in campo di Felici e Viola, con quest’ultimo col compito di favorire il gioco palla a terra. Ad un quarto d’ora dalla fine, i sardi trovano il gol partita al termine di una splendida manovra condotta da Makoumbou che serve un cioccolatino per Felici, bravo ad innescare Piccoli, che con freddezza buca Montipo’. Dopo il gol subito, il Verona accenna una reazione senza però impensierire troppo la difesa rossoblu’. Nelle battute finali il Cagliari sfiora il raddoppio con Obert, ma nel primo tentativo è bravo Montipò ad opporsi, e nel secondo il difensore colpisce il legno. La vittoria dei ragazzi di Nicola permette al Cagliari di lanciarsi in alto, staccando la zona rossa della classifica.

Como-Monza

Il primo derby in Serie A tra Como e Monza termina in pareggio. Nel gioco delle coppie attuato da Nesta e il suo Monza, Fabregas lascia libero di svariare Nico Paz, cosi da creare l’effetto domino che libera i tre tenori dell’attacco lariano. Il primo squillo è un destro a giro di Fadera, palla fuori di poco alla sinistra di Turati. L’intento dei padroni di casa è quello di appesantire una zona del campo, per poi andare a concludere dall’altro sfruttando i movimenti continui di Cutrone e Strefezza, abili nel non dare punti di riferimento alla difesa del Monza, la cui manovra in avvio si affida esclusivamente al giro palla dei tre centrali. L’ideale non proprio estetista di Nesta trova riscontri con il passare dei minuti, con i brianzoli che giocano molto in verticale e tentano di ribaltare il fronte in pochi passaggi. Alla mezz’ora il primo squillo degli ospiti, con un corner battuto corto verso Bianco, il cui cross a giro trova Caldirola libero sul secondo palo, colpo di testa forte ma non preciso e Reina intercetta. Da corner a corner, perché su palla inattiva il Como sblocca il derby: al 36′ un rimpallo, dopo un tiro a botta sicura di Goldaniga, indirizza la palla verso Engelhardt, abile nel colpire verso il palo opposto e portare in vantaggio la squadra di Fabregas. Nel secondo tempo Nesta rinuncia a Dany Mota per Maldini, chiaro segnale di un bisogno di un maggiore fraseggio nello stretto, piuttosto che una ricerca spasmodica della profondità. In avvio il Como appare più distratto, frutto di un baricentro più alto del Monza. Su uno sviluppo di palla inattiva, il VAR ravvisa un tocco di braccio di Nico Paz, sul colpo di testa di Pablo Marì, e l’arbitro assegna il calcio di rigore. Dagli undici metri il destro di Caprari spiazza Reina e rimette in equilibrio il derby. Nella fase centrale del secondo tempo il Como cerca di sfruttare gli errori in fase di costruzione del Monza, ma la squadra di Nesta, galvanizzata dal pareggio e dagli impulsi del tecnico, gioca sul velluto. La girandola di cambi spariglia le carte in tavola, con Fabregas che aggiunge centimetri all’attacco con Belotti, mentre Nesta rinforza la fascia destra con Birindelli. Nell’ultimo scorcio di gara le due squadre si allungano, si gioca colpo su colpo. A due giri d’orologio dal termine il Monza ha la palla per il vantaggio, ma Djuric in scivolata colpisce il palo esterno, su invito di tacco di Maldini. C’è tempo anche per l’ultimo brivido da parte del Como, con Belotti che sale in cielo e sfiora l’incrocio di testa su cross di Verdi. Un derby avvincente e spettacolare che però non vede alcun vincitore. Pareggio che non soddisfa nessuno, vista la situazione in classifica, con il Como che rimane sopra ai brianzoli ma di un solo punto.

Milan-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Nell’anticipo pomeridiano del sabato, Il Milan cala il tris e batte l’Empoli a San Siro, tornando a vincere in Serie A dopo quasi un mese. Dopo poco meno di un quarto d’ora la squadra di Fonseca comincia a farsi vedere nella zona di Vasquez con un tiro a incrociare di Morata che finisce di poco a lato. Cinque minuti più tardi, l’attaccante spagnolo segna il gol dell’1-0 calciando al volo su una ribattuta di Ismajli e torna al gol nel massimo campionato dopo più di due mesi. Pochi istanti dopo Theo Hernandez, approfittando della distrazione dell’estremo difensore azzurro, cerca una clamorosa conclusione quasi da centrocampo, che però termina sul fondo. L’Empoli è totalmente in confusione e a causa di un errore difensivo di Viti, che perde palla sotto la pressione di Pulisic, rischia di perdere il 2-0, scampato solo grazie all’errore dell’esterno rossonero. Sul finire del primo tempo cala la nebbia su San Siro, e sul cross di Emerson Royal, Reijnders trova la girata vincente e sigla il raddoppio, confermando un momento di forma a dir poco straordinario. Il gioco molto rapido sugli esterni della squadra di Fonseca sembra essere un ottimo antidoto per la muraglia dell’Empoli, che fino a questa partita aveva subito solo 11 gol. La squadra di D’Aversa prova a reagire e al 53’ Maleh spacca la traversa, graziando il Milan. A venti minuti dalla fine, sempre Reijnders pone il sigilli al match, raccogliendo la palla scaricatagli da Fofana e insaccando il pallone del 3-0 dopo una grandissima galoppata al centro del campo. A cinque minuti dalla fine, il neo entrato Camarda prova a cercare un clamoroso primo gol in Serie A, con una rovesciata che si spegne nettamente sul fondo. Può tornare quindi a sorridere il Milan, che guadagna tre punti contro un avversario tutt’altro che semplice, che però è stato autore di una prestazione non all’altezza

Bologna-Venezia (A cura di Tommaso Patti)

Il Bologna reagisce alla sconfitta europea contro il Monaco, battendo 3-0 il Venezia. Il primo acuto della gara arriva sulla conclusione di Ndoye che taglia tutta l’area di rigore ma senza trovare nessuna deviazione vincente in porta. Al Dall’Ara i padroni di casa la sbloccano sugli sviluppi di un calcio di rigore, procurato da Ndoye per l’eccessiva trattenuta di Haps nel tentativo di fermare la manovra offensiva rossoblu. Dal dischetto si presenta lo stesso Ndoye che spiazza Stankovic e porta il Bologna in vantaggio al ventunesimo minuto. I lagunari provano a rimettere la sfida in parità pochi minuti più avanti, quando Oristanio, dopo una percussione offensiva sulla fascia destra, scarica e serve Nicolussi Caviglia che però spreca l’occasione calciando alto. Nella ripresa il Venezia si spegne, cedendo campo agli avversari che sprecano clamorosamente l’opportunità di raddoppiare sul tiro di Karlsson che termina addosso a Stankovic. Il raddoppio dei felsinei arriva nuovamente dagli undici metri: sul tiro di Odgaard ribattuto dal portiere del Venezia, si carambolano sul pallone Dallinga e Idzes, quest’ultimo nel tentativo di spazzare il pallone colpisce in pieno l’avversario. Dopo una revisione al VAR da parte del direttore di gara, viene concesso il secondo rigore per il Bologna, dal dischetto si presenta Orsolini che, anche in questo caso, spiazza Stankovic e firma il raddoppio. Prima del triplice fischio, c’è tempo anche per la prima doppietta in maglia Bologna per Dan Ndoye che, attacca il primo palo, e anticipando tutti spedisce in porta il pallone servito da Orsolini. Dopo la pesante sconfitta interna in Champions League, e dopo aver perso per 3-0 l’ultima gara di Serie A contro la Lazio, torna a vincere il Bologna grazie ai suoi esterni. Per il Venezia arriva la decima sconfitta stagionale, la quarta di fila.

Udinese-Genoa (A cura di Simone Scafidi)

Il nuovo Genoa di Vieira espugna il Bluenergy Stadium e stacca di ben tre punti la zona retrocessione, rimanendo imbattuto nelle ultime quattro gare di Serie A. Non passano nemmeno due minuti e la partita imbocca una particolare direzione. Per una ingenuità di Isaak Touré, che perde palla al limite della sua area di rigore e stende Zanoli, i friulani rimangono in dieci uomini e sono costretti ad una partita di grande sacrificio. Sulla punizione, Pinamonti calcia direttamente in porta, obbligando Okoye a compiere un grande intervento. Al 12’ minuto arriva il vantaggio rossoblu, grazie alla zampata di Pinamonti che raccoglie il tiro sporco di Badelj e insacca la sfera alle spalle di Okoye. Altra ingenuità dell’Udinese, che per costruire dal basso si espone troppo: Ehizibue, con un retropassaggio troppo debole e impreciso, manda involontariamente in porta Thorsby che salta Okoye ma si vede negare la gioia del gol dal salvataggio provvidenziale di Giannetti, praticamente sulla linea. Con i tiri di Zemura e Thauvin, l’Udinese prova timidamente a reagire, trovando però sempre le mani sicure di Leali. Al 66’ arriva il raddoppio del Genoa, grazie all’ennesima, poderosa discesa di Zanoli sull’out di destra. L’ex Napoli avanza fino in fondo e mette il pallone in mezzo, trovando la deviazione di Giannetti (fino a questo momento migliore in campo nei suoi) che inganna Okoye e stende definitivamente i friulani. Con il vantaggio numerico per praticamente tutta la partita, la squadra di Vieira guadagna tre punti fondamentali. Dall’altra parte, ha poco da rimproverarsi la squadra di Runjaic, che sin dal primo minuto è stata succube del gioco genoano.

Parma-Lazio (A cura di Simone Scafidi)

Il Parma dà spettacolo in casa e batte una Lazio al suo massimo splendore per 3-1, con una prestazione da grande squadra che fa ben sperare i tifosi ducali. A partire forte però è la Lazio, che festeggia già al secondo minuto, grazie ad un gol favoloso di Rovella dai trenta metri, annullato però dopo un check al VAR, proprio a causa di un fallo del numero sei biancoceleste, che ha fermato in maniera irregolare Haj Mohammed. La squadra di Baroni fa i conti con i propri errori, e al 5’ Man recupera palla nell’area di rigore di Provedel e spiazza il portiere italiano, portando avanti il Parma. A quattro minuti dalla fine della prima metà di gara, Valeri compie un salvataggio miracoloso sulla linea, respingendo la conclusione di Isaksen. Dopo un rigore cancellato alla Lazio, si va a riposo sull’1-0. Il secondo tempo si apre con la Lazio che arremba, e su calcio d’angolo Suzuki si mette in mostra con un grande intervento sul colpo di testa di Romagnoli. In pochi secondi, giusto il tempo di superare la metà campo, la Lazio perde nuovamente un pallone in costruzione e ne approfitto Charpentier che serve Haj Mohamed, la cui conclusione di prima, da fuori area, si insacca all’incrocio dei pali portando così il Parma sul 2-0. A dieci minuti dalla fine la prima distrazione della difesa emiliana costa il 2-1 della Lazio, siglato da Castellanos che in agguato raggiunge il pallone e lo insacca in porta. Al 91’ la Lazio è tutta in avanti per cercare il gol del pareggio, e Charpentier e Delprato danno vita al contropiede del definitivo 3-1, siglato dal giocatore italiano, che a tu per tu con Provedel è lucido e non sbaglia. Tre punti fondamentali per il Parma, che arrivano contro una Lazio distratta e superficiale.

Torino-Napoli (A cura di Tommaso Patti)

Continua l’ottimo momento del Napoli, l’1-0 di Scott McTominay decide la gara dell’Olimpico grande Torino. La sfida tra l’allievo Vanoli, e il maestro Conte, vede come da pronostico favoriti i partenopei, ampiamente superiori sulla carta e favoriti dall’ottimo periodo di forma che incide molto sul piano psicologico della gara. Il Torino si affaccia subito dalle parti di Meret dopo appena quattro minuti, quando sul di cross di Gineitis, Che Adams impatta di testa il pallone spedendolo lontano dalla porta. Il Napoli, dopo un momento di stallo della gara, prova ad ingranare ed ingannare Milinkovic Savic con un colpo di tacco di Lukaku, avvenuto dopo un cross Kvaratskhelia. Sul tiro del belga, nel successivo colpo di Kvaratskhelia e in tante altre occasioni della gara, l’istinto e la reattività del portiere serbo è rilevante sul risultato, che si sblocca però definitivamente 31′ con McTominay, il centrocampista scozzese calcia potente sul primo palo beffando Milinkovic Savic, tutto ciò grazie alla super giocata di Kvaratskhelia, che supera un paio di giocatori in uno spazio ristretto, propiziando il terzo gol dell’ex Manchester United. La risposta granata arriva dal punto di vista del gioco, pecca invece dal punto di vista della conclusione con degli errori fatali, come quello di Coco che, al 37′,  spreca clamorosamente scivolando prima di entrare a contatto con la sfera. Nella ripresa la squadra di Conte prova a chiudere la gara, affidandosi ai cross degli esterni e alle incursioni dei terzini, in questo caso Oliveira, che si posiziona in tempo in area di rigore e di testa prova a raddoppiare la gara, sbattendo però nuovamente contro un miracolo di Milinkovic Savic. Con un attacco che non reagisce e con una difesa non riesce a respingere gli attacchi azzurri, l’unica ancora di salvezza dei padroni di casa è il loro estremo difensore, protagonista di altri interventi provvidenziali sul finale di partita. Prima del triplice fischio, il Napoli riesce a raddoppiare con David Neres, rete annullata immediatamente per il fuorigioco dell’esterno brasiliano. Seppur meritando di più, il Napoli esce dall’Olimpico con tre punti pesantissimi, il Torino invece, continua a non trovare la vittoria, che adesso manca da cinque partite.

Fiorentina-Inter

La gara è stata sospesa in seguito al malore accorso ad Edoardo Bove nel corso del primo tempo. Dopo il grande spavento iniziale, le condizioni del centrocampista italiano sembrano in miglioramento, seguiranno ulteriori aggiornamenti nei prossimi giorni. La partita è stata sospesa dall’arbitro Doveri e rinviata a data da destinarsi.

Lecce-Juventus

L’orgoglio salentino ferma la Juventus nel recupero. Le prime iniziative sono di marca bianconera, con il Lecce inizialmente distratto e slegato tra i reparti. Così come a Birmingham l’intento della banda di Thiago Motta è quello di colpire dalla parte di Conceicao, subito in ritmo e cercato spesso dai compagni. Il Lecce compatta il lato sinistro del campo e allora Locatelli indirizza il possesso dall’altra parte, è su questo aspetto che i bianconeri collezionano la prima grande palla gol della gara: Yildiz viene trovato sulla sinistra, sguscia via a Guilbert e serve in mezzo Thuram, che clamorosamente colpisce il palo. Intorno al decimo la squadra di Giampaolo comincia a uscire dai blocchi con coraggio, ma l’audacia dei salentini aumenta i rischi e la Juve prova ad approfittarne in contropiede, come l’occasione del quarto d’ora di Conceicao, rapido e sgusciante tra le linee, la cui conclusione scheggia in pieno il palo, secondo legno in pochi minuti per la squadra di Thiago Motta. Al 24‘ Conceicao costringe Falcone al grande intervento, e sulla ribattuta Weah trova il vantaggio, vanificato per la posizione di off-side di Locatelli, ritenuto attivo, nel corso dell’azione. Verso la fine della prima frazione la gara si equilibra, con il Lecce che riesce a trovare le misure all’intraprendenza bianconera. Al rientro dagli spogliatoi i salentini giocano con maggior coraggio, con un baricentro molto più alto e con una maggiore energia. Le occasioni del secondo tempo sono tutte di marca giallorossa, con Krstovic e Tete Morente che mandano in tilt la difesa bianconera e sporcano i guanti a Perin, sempre attento e sicuro tra i pali. Thiago Motta mette mano alla panchina e cambia la spina dorsale della sua squadra: fuori Thuram e Gatti e dentro Fagioli e Rouhi. I cambi restituiscono alla Juve maggior qualità nel palleggio e un baricentro più alto. Al 68′ Cambiaso rompe l’equilibrio della gara, il tuttocampista bianconero -sarebbe riduttivo definirlo terzino- dialoga con Koopmeiners e calcia forte verso la porta, la palla cambia traiettoria a causa della deviazione di Gaspar e manda fuori tempo Falcone. Giampaolo prova a cavalcare l’onda di Venezia, aggiungendo la grinta e l’energia di Rebic all’attacco salentino, oltre all’ingresso di Oudin e Pierotti, un chiaro segnale di assedio verso la squadra bianconera. La risposta della Juve arriva dalla Next Gen, con l’esordio in prima squadra di Pugno, attaccante classe 2006. Con tutto il Lecce sbilanciato e propositivo in avanti, la Juve alza la barricata attorno a Perin, che garantisce solidità e sostegno con le sue uscite, in un finale che pende tutto dalla parte dei padroni di casa. Nel primo minuto di recupero Krstovic calcia forte verso la porta e Locatelli si immola con il petto, sul cross successivo Rebic indirizza all’incrocio dei pali ma Perin è monumentale in tuffo, azione vanificata da un fuorigioco iniziale. Il pareggio è rimandato di qualche secondo perché in ripartenza Krstovic trova il filtrante in mezzo dove Rebic insacca alle spalle di Perin. Un pareggio di cuore, di sofferenza ma anche di coraggio e audacia. Il percorso di Giampaolo comincia su queste solide basi. Dopo la vittoria di Venezia, il Lecce ferma anche la Juventus e conquista il quarto punto in due partite. Salentini che salgono al sedicesimo posto a quota 13 punti. Continua la crisi di vittorie della Juventus, che aveva assaporato la vittoria ma ha dovuto fare i conti con il coraggio e l’audacia del Lecce. La vetta si allontana sempre di più, ma la sensazione che in questo frammento di campionato la squadra di Thiago Motta non possa fare più di così. Occhi puntati sul ritorno degli infortunati, che hanno il compito di riaccendere la miccia di un attacco che continua ad avere le polveri bagnate.

Roma-Atalanta (A cura di Marco Rizzuto)

De Roon apre i giochi e Zaniolo li chiude, l’Atalanta s’impone a Roma e prosegue la rincorsa al Napoli. Nonostante un buon avvio in cui i giallorossi sfiorano il vantaggio in due frangenti con Paredes e Kone, calciando diverse volte dalla distanza, la Dea riesce a far muro contenendo le iniziative dei padroni di casa, galvanizzati dalla prima di Ranieri all’Olimpico. Pian piano l’Atalanta viene fuori e inizia spaventare la retroguardia capitolina che risponde a tono, blindando la porta nei primi quarantacinque minuti. Il primo tempo non regala grandissime emozioni per via delle due ottime difese intraviste, Lookman per un momento aveva regalato la gioia del vantaggio ai tifosi, gioia cancellata dal direttore di gara che ha annullato il gol per la posizione irregolare del nigeriano. La ripresa segue lo stesso copione d’inizio gara, con la Roma che parte forte e spreca tanto. Dybala con uno scavetto elude l’intera difesa bergamasca e pesca Dovbyk che a tu per tu con Carnesecchi manca il pallone al momento della conclusione vanificando tutto. In dieci minuti Gasperini stravolge l’attacco, inserendo prima Cuadrado e Samardzic e in un secondo momento Brescianini e Zaniolo. Da questo momento la Dea cambia volto e dopo cinque minuti trova la rete che indirizza il match al loro favore. L’azione prolungata dei nerazzurri che cercava il bandolo della matassa per sciogliere il nodo difensivo della Roma trova fortuna nella conclusione dal limite dell’area di De Roon, il pallone sbatte su Celik e finisce in rete beffando Svilar tuffatosi dal lato opposto. I giallorossi reagiscono e per un soffio non pareggiano con Mancini. Servito in area dal bel cross di Saelemaekers, il difensore ex atalantino colpisce male il pallone calciando alle stelle. La fortuna, molto lontana da Roma in questo momento, costringe Ranieri ad un doppio cambio forzato per i problemi fisici di Hummels e Cristante. Con la stanchezza di fine gara ed un gol da recuperare, la Roma tenta il tutto per tutto ma è costretta ad arrendersi ad un minuto dal novantesimo, in cui proprio l’ex di giornata Zaniolo firma la rete che chiude i giochi e consegna i tre punti ai bergamaschi. Il calcio d’angolo battuto sul primo palo a rientrare di Cuadrado trova la deviazione vincente dell’ex Roma che, non si lascia intimidire dai costanti fischi ricevuti e da il via ad un’esultanza ‘leggermente’ provocatoria che infiamma l’intero stadio. Questa vittoria in esterna lancia la Dea all’inseguimento del Napoli, primo in classifica a più uno. Ancora notte fonda per la Roma, quarta sconfitta di fila in campionato, seconda per Ranieri che non ha ancora trovato il gol in Serie A. Questo altro insuccesso condanna oi giallorossi al quindicesimo posto e ora spetta al nuovo tecnico trovare la quadra per invertire la rotta.

LA TOP11 DELLA 14ª GIORNATA:

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Calcio

Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Published

on

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

Continue Reading

Calcio

Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

Published

on

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.

L’Italiana

Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it

Le altre sfide

Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0  il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.

Il protagonista

Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League

La conferma

Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona

La delusione

Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!

 

Continue Reading

Calcio

Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Published

on

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.

Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.

Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.

Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto  Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.

Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.

Continue Reading

Facebook

Altri articoli in ‘Calcio’

Trending

Copyright © 2024 - by Exit Web Systems

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.