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Perú: le persone trans e non binarie sono definite “Malate di mente”

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Foto: Shutterstock

Un nuovo decreto del Ministero della Salute peruviano ha suscitato indignazione e preoccupazione a livello nazionale e internazionale.

Firmato dalla presidente Dina Boluarte, il decreto classifica le persone trans, non binarie e intersessuali come “malate di mente”, un passo indietro significativo per i diritti umani e l’uguaglianza nel paese.

Questo decreto del Ministero della Salute peruviano definiscetransessualismo“, “disturbo dell’identità di genere nei bambini“, il “travestitismo” e “altri disturbi dell’identità di genere come malattie mentali.

La decisione riprende terminologie e classificazioni obsolete che sono state abbandonate dalla maggior parte delle comunità mediche e scientifiche globali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, ha depennato la disforia di genere dalla lista delle malattie mentali già da un bel po’ di tempo, riconoscendola come una condizione legata alla sessualità.

La reazione al decreto è stata immediata e forte. Organizzazioni per i diritti umani, attivisti LGBTQ+ e la comunità internazionale hanno espresso il loro sconcerto.

Persino in Perù, le proteste non si sono fatte attendere. Numerose manifestazioni si sono svolte nelle principali città del paese, con partecipanti che esibivano cartelli con slogan come “Non siamo malati, siamo umani”e “Diritti uguali per tutti”.

La comunità LGBTQ+ peruviana teme che questo decreto possa alimentare ulteriori discriminazioni, violenze e difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari.

La presidente Dina Boluarte e il Ministero della Salute non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali che rispondano alle critiche internazionali. Tuttavia, fonti vicine al governo suggeriscono che il decreto mira a “regolamentare e fornire un quadro legale per trattare le problematiche legate all’identità di genere”.

Questa giustificazione, però, è stata ampiamente respinta dalla maggior parte degli attivisti che vedono in questa mossa un pericoloso ritorno a pratiche discriminatorie ormai superate.

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