Attualità
Elezioni europee: programma elettorale di Azione, il partito di Calenda

In vista delle elezioni europee, DailyZeta vi spiega tutto ciò che concerne questo evento. La scuola, purtroppo, non fornisce le adeguate informazioni al fine di esercitare appieno il diritto di voto, dunque abbiamo ideato questa rubrica per semplificare e rendere accessibile le nozioni relative al voto.
Precedentemente, DailyZeta vi ha spiegato:
- Il ruolo del Parlamento
- come funzionano i partiti europei
- il motivo per il quale Elly Schlein e Giorgia Meloni non possono candidarsi alle elezioni europee
- Il programma di Forza Italia
Cliccate sui vari punti per andare direttamente all’articolo di riferimento.
Ora, invece, analizziamo il programma elettorale di Azione, il partito di Carlo Calenda.
CON CHI SI È ALLEATO AZIONE?
In particolare con altri 8 piccoli partiti:
- il Partito Repubblicano Italiano
- il Movimento Repubblicani Europei
- la Piattaforma Civica Popolare Riformatrice
- la Democrazia Liberale
- il Team K, un partito della provincia autonoma di Bolzano
- l’Associazione Socialista Liberale
- I Popolari Europeisti Riformatori di Elena Bonetti
- NOS
Insieme, questi partiti hanno deciso di unirsi al gruppo politico Renew Europe che possiamo collocare al centro/centro destra liberale. In questo partito, inoltre, fa parte anche Emmanuel Macron.

Foto: Redazione
I punti del programma che andremo ad analizzare sono i seguenti:
- Sicurezza
- Migrazione
- Imprese e lavoro
- Diritti civili
- Ambiente
- Europa
SICUREZZA
Il punto principale del programma di Azione riguarda il sostegno e l’armamento dell’Ucraina da parte dell’Unione Europea. In seguito a questo punto chiave, Azione sottolinea l’importanza di un potenziamento militare a livello europeo: propone investimenti nella “difesa comune” e la creazione di un esercito europeo, ritenendo che tale iniziativa “contribuirà positivamente alla politica globale e permetterà di promuovere la pace”.
Il piano prevede inoltre una stretta collaborazione con la NATO, seguendo una linea filoamericana.
In ambito di sicurezza, il programma si impegna a contrastare l’integralismo islamico e a isolare a livello internazionale gli Stati che ne sono promotori e sostenitori.
Non viene fatto alcun riferimento alla questione tra Israele e Palestina o alla situazione attuale. Tuttavia, in relazione al tema delle “armi”, è rilevante ricordare che nella votazione del 28 febbraio 2024, alcuni membri del gruppo hanno votato contro il blocco dell’invio di armi a Israele.
IMMIGRAZIONE
Il programma di Azione prevede che la gestione della migrazione diventi una responsabilità europea.
Il partito propone una revisione dei criteri di distribuzione dei migranti, maggiori investimenti in programmi di integrazione e un aumento delle quote di migrazione regolare. Tuttavia, mantiene anche la posizione “aiutiamoli a casa loro”, suggerendo vari accordi con i Paesi di origine.
IMPRESE E LAVORO
In questa parte del programma, il focus è quasi esclusivamente sulle industrie e sulla competitività.Viene menzionata la necessità di ridurre la dipendenza da Paesi terzi, pur proponendo accordi commerciali con gli Stati Uniti.
Si parla di promuovere programmi di ricerca per le tecnologie avanzate e l’intelligenza artificiale, oltre a prevedere agevolazioni per l’imprenditoria, che rappresenta il fulcro di questa sezione.
Non ci sono menzioni specifiche per i giovani, tranne che in relazione alle start-up giovanili e alla necessità di ridurre l’età media degli agricoltori.
Inoltre, viene fatto un riferimento generale all’accesso delle donne al mercato del lavoro, ma senza approfondimenti.
AMBIENTE
Il programma di Azione supporta l’energia nucleare e richiede una revisione del “Green Deal”. Inoltre, propone di posticipare le scadenze per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e si oppone all’aumento dei target attuali. Secondo il partito, un rinvio di 5 anni per gli obiettivi ambientali non avrebbe un impatto significativo sul riscaldamento globale.
Azione suggerisce di investire in ricerca e sviluppo, di potenziare l’estrazione di materiali rari e di rendere più flessibile la direttiva “Case Green”.
Tuttavia, in merito alla questione ambientale, il gruppo politico di Azione è stato criticato dall’ONG Bloom e dal WWF, che lo hanno accusato di fare dichiarazioni ecologiste, ma di mantenere in Europa un comportamento incoerente e discontinuo.
Il WWF ha assegnato ad Azione un punteggio di 55/100 basato sulla sua attività di voto nel Parlamento europeo.
DIRITTI CIVILI
Sul tema dei diritti civili, il partito esprime dichiarazioni di principio, ma senza fornire dettagli concreti nel programma.
La parola “Diritti” appare solo due volte in tutto il documento: una di queste è nelle dichiarazioni riassuntive iniziali, dove si afferma l’intenzione di dedicare un PNRR ai diritti sociali, ma la questione non viene ulteriormente sviluppata.
Il programma menziona i sistemi sanitari nazionali, le politiche demografiche, l’analfabetismo funzionale e l’Erasmus. Tuttavia, queste affermazioni non sono approfondite nel dettaglio all’interno del programma.
EUROPA
Azione è un partito favorevole all’Europa, ma desidera delle riforme. Propone, ad esempio, che il Parlamento Europeo aumenti il suo potere legislativo e che venga abolito il potere di veto, che consente a un singolo Paese di bloccare una misura sostenuta da tutti gli altri. Questa volontà è condivisa anche da altri partiti europei.
CHI SI È CANDIDATO COME CAPOLISTA?

Foto: Milano Today
Ricordiamo, inoltre, che Calenda, attuale leader di Azione, si è candidato alle elezioni europee come capolista, ma anche se eletto non andrà in Parlamento Europeo essendo lui ministro al Parlamento Italiano.
Attualità
Vera scoperta dell’America: smentito Colombo, i primi furono i Vichinghi

Contrariamente a ciò che sappiamo sul primo uomo a scoprire l’America nei libri di storia, in realtà non andò tutto secondo la sequenza temporale che sappiamo. Ebbene sì, in realtà non fu Colombo a scoprire l’America per primo, bensì i Vichinghi.
Uno studio ha dimostrato quanto si ipotizzava da tempo: la presenza europea in America risale a ben prima di Cristoforo Colombo, perché furono i Vichinghi nell’anno 1021, con 471 anni di anticipo da Colombo, ad essere i primi ad approdare sul continente americano.
LA SVOLTA DELLA VERITA’
La sorprendente verità è emersa grazie ad una scoperta incredibile in Canada. Gli scienziati Michael Dee, dell’Università di Groeningen, nei Paesi Bassi e colleghi di un’ampia collaborazione internazionale, sulla base della datazione di alcuni resti archeologici scoperti nel sito, hanno analizzato dei campioni di legno trovati a Terranova e hanno trovato al di sopra segni di un’ascia, ma non una qualunque, un’ascia vichinga.
Grazie all’utilizzo di tecniche di datazione avanzatissime, gli scienziati sono riusciti a stabilire l’anno esatto in cui quell’ascia ha intagliato quel pezzo di legno, dunque non un periodo generico, ma l’anno preciso: 1021 d.C.
Nonostante fosse noto già da tempo che i primi europei a raggiungere le coste americane fosse quel popolo noto per le sue spedizioni verso mete che ai tempi erano i margini del mondo conosciuto, ossia dal Mar Caspio alle coste remote della Groenlandia, ora per la prima volta, i ricercatori ci hanno fornito una data precisa per il primo sbarco nelle Americhe: il 1021.
PRIME TESTIMONIANZE
Risalgono agli anni Sessanta le prime testimonianze della presenza del popolo Vichingo sul continente americano. Le prime scoperte riguardano i resti della colonia di l’Anse aux Meadows, ma non c’era alcuna certezza circa la sua datazione, la cui stima è stata poi raggiunta solo oggi grazie a uno studio avanzato. Tutto partì grazie alla scoperta di resti lignei lavorati in modo inconfondibile con il ferro, materiale che era sconosciuto ai nativi americani.

@Focus
Attualità
Guerra in Medio Oriente, possibile accordo tra Israele e Hamas entro 1-2 settimane: ecco gli eventuali scenari

Arrivano nuove notizie in merito ad una possibile tregua in Medio Oriente tra Israele e Hamas, che prevederebbe un accordo sul cessate il fuoco con eventuale rilascio degli ostaggi.
Dialoghi che, però, si prevede andranno avanti nel lungo termine per circa una o due settimane.
POSSIBILE TREGUA IN MEDIO ORIENTE
Israele e Hamas potrebbero raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi entro una o due settimane, ma non si prevede che possa succedere in un giorno.
Lo ha dichiarato un alto funzionario israeliano a Reuters, durante la visita del premier Benjamin Netanyahu a Washington, che finora non ha prodotto annunci.
Secondo la fonte, se le due parti dovessero accettare una tregua di 60 giorni, Israele userebbe quel tempo per offrire un cessate il fuoco permanente che richiederebbe il disarmo del gruppo militante palestinese. Se Hamas rifiuta, “procederemo” con le operazioni militari, ha sottolineato il funzionario.
Il Qatar e altri Paesi potranno iniziare a destinare risorse e fondi alla ricostruzione della Striscia di Gaza già. durante il cessate il fuoco. E’ quanto ha accordato Israele nell’ambito dei negoziati in corso a Doha, come richiesto da Hamas per dimostrare serietà di intenzioni.
Lo Stato ebraico da parte sua insiste che non sia solo Doha a dare fondi, ma anche altri Paesi. Gli Stati della regione, tra cui l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, si rifiutano di impegnarsi a fornire aiuti per la ricostruzione se prima Israele non si impegna a porre fine alla guerra.
IL BILANCIO DEI MORTI SI AGGRAVA IN MEDIO ORIENTE
Almeno 24 persone, tra cui molte donne e bambini, sono stati uccisi dall’alba di oggi al centro e al sud di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera, citando fonti ospedaliere. Allarme a Tel Aviv e Gerusalemme per il lancio di missili dallo Yemen. Le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei su Gaza, mentre proseguono faticosamente i negoziati a Doha.
Intanto, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che lui e Donald Trump condividono pienamente la strategia per giungere a un accordo sulla liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas, ma ha chiarito che Israele non firmerà alcun patto “a ogni costo“.

Foto: Il Corriere della Sera
DOMANI RITORNO IN ISRAELE DI NETANYAHU
E’ previsto per domani mattina il rientro in Israele da Washington del premier Benjamin Netanyahu. Lo scrive il giornale israeliano Haaretz. Netanyahu è negli Stati Uniti da domenica.
Nelle scorse ore il premier israeliano ha incontrato al Pentagono il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, con il quale – ha reso noto l’ufficio di Netanyahu – ha parlato di questioni relative alla sicurezza, anche il “contrasto alle minacce dall’Iran“, dopo i 12 giorni di guerra a giugno tra Israele e la Repubblica Islamica, e il “rafforzamento dell’alleanza strategica tra Israele e Usa“.
Attualità
Processo Puff Daddy, è terminato ufficialmente il processo: ecco l’esito

È giunto finalmente al termine, nella giornata di ieri, il processo a “Puff Daddy” che ha tenuto sulle spine tutta l’America, e non solo, per tantissime settimane. Subito dopo il termine del procedimento è giunto anche l’esito: Puff Daddy è stato ritenuto colpevole solo di due capi di imputazione su cinque e, di conseguenza, non rischia l’ergastolo.
In un verdetto misto, i giurati del processo penale federale a Sean Diddy Combs lo hanno dichiarato colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione, ma lo hanno assolto dalle accuse più gravi: associazione a delinquere e traffico sessuale. Il verdetto, annunciato nella tarda serata del 1° luglio (ora statunitense), è stato confermato da più fonti, tra cui CNN, AP News e The Guardian.
IL VERDETTO A PUFF DADDY
La decisione arriva dopo circa 14 ore di deliberazioni. Combs era accusato di aver preso parte a una rete di sfruttamento sessuale e di aver promosso un sistema organizzato a scopo criminale: due capi d’imputazione gravi, che avrebbero potuto comportare l’ergastolo.
La giuria, però, l’ha assolto da queste accuse. Diversa, invece, la posizione per quanto riguarda i due capi d’imputazione minori, che lo accusavano di aver organizzato e finanziato spostamenti di donne a fini di prostituzione. In questi casi, Combs è stato dichiarato colpevole.
Il giudice Arun Subramanian ha ringraziato i giurati per il loro “enorme sacrificio” nel corso del processo: “Voglio che sappiate che è fonte di ispirazione per tutti noi. Avete ascoltato, avete lavorato insieme, siete stati qui ogni giorno, con la pioggia o con il sole. Lo avete fatto senza alcuna ricompensa, se non quella che deriva dal rispondere alla chiamata del servizio pubblico. Questo dovrebbe dare speranza a tutti noi“, ha detto.

Foto: Il Post
QUANTO RISCHIA ADESSO PUFF DADDY
Il rapper, che si è dichiarato non colpevole di tutte le accuse, ora rischia una pena fino a 10 anni di carcere per le condanne per trasporto. Se fosse stato condannato per uno qualsiasi degli altri capi d’accusa, il 55enne avrebbe potuto affrontare fino all’ergastolo.
Ma Combs resterà in carcere: il giudice Arun Subramanian ha negato infatti al re dell’hip hop di uscire di carcere sotto cauzione, argomentando che i reati di traffico di persone a scopo prostituzione di cui è stato riconosciuto colpevole impongono che il condannato resti dietro le sbarre in attesa della sentenza.
LA REAZIONE DELL’AULA
Prima di essere accompagnato fuori dall’aula del tribunale dagli ufficiali giudiziari, Sean “Diddy” Combs si è inginocchiato davanti alla sedia e ha chinato la testa. Successivamente, rivolto alla tribuna, ha applaudito, spingendo anche il pubblico a farlo.
Combs ha guardato la famiglia con il viso raggiante, dicendo: “Grazie. Vi voglio bene, mamma.”.
In seguito i familiari hanno iniziato a gridare dream team agli avvocati, che si sono dati pacche sulle spalle e si sono abbracciati.
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