Lifestyle
Pro e contro: impatto della tecnologia sulla salute mentale
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La tecnologia ha rivoluzionato molti aspetti della nostra vita, incluso il modo in cui affrontiamo e gestiamo la salute mentale.
Sebbene le innovazioni tecnologiche offrano strumenti preziosi per migliorare il benessere psicologico, presentano anche sfide significative.
Quali sono gli effettivi vantaggi e svantaggi?
I PRO: Le risorse di supporto, anche a distanza poichè la tecnologia ha reso più facile che mai l’accesso a informazioni e supporto per la salute mentale. Piattaforme come BetterHelp e Talkspace offrono consulenze online, permettendo alle persone di connettersi con terapeuti qualificati da qualsiasi luogo. Questo è particolarmente utile per chi vive in aree remote o ha difficoltà a spostarsi. Inoltre numerose app, come Headspace e Calm, forniscono tecniche di meditazione e mindfulness, aiutando le persone a gestire lo stress e l’ansia. Altre app, come Moodpath, offrono monitoraggio dell’umore e suggerimenti personalizzati, permettendo agli utenti di tenere traccia del loro benessere emotivo quotidiano.
I CONTRO: La dipendenza dai dispositivi e social media, che può contribuire a sviluppare ansia, depressione e isolamento sociale. L’esposizione continua a contenuti negativi o il confronto con vite idealizzate può peggiorare il benessere mentale. (Senza contare i problemi di privacy e sicurezza dei dati insieme ad una riduzione delle interazioni faccia a faccia).
Ammettiamolo: le relazioni personali e il contatto umano rimangono elementi insostituibili per una salute mentale equilibrata.
Le risorse digitali possono integrare, ma non sostituire, il supporto umano diretto e le cure professionali. Come in ogni ambito, l’uso della tecnologia nella gestione della salute mentale deve essere bilanciato, tenendo conto dei potenziali rischi e benefici.
Lifestyle
Top 50 migliori spiagge nel mondo: L’Italia è sul podio
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Tra i litorali marittimi migliori a livello globale, le migliori si trovano proprio nella nostra penisola. Ecco l’elenco delle spiagge da visitare almeno una volta.
L’Italia, da Nord a Sud, possiede gioielli naturalistici famosi in tutto il mondo, tra cui anche le coste, alcune delle quali sono riuscite ad appropriarsi un posto nella lista delle spiagge più belle del mondo. Una di queste ha superato i famosi paradisi tropicali come le Hawaii, il Messico o le Filippine, aggiudicandosi la seconda posizione sul podio.
La spiaggia in questione è Cala Marilou, in Sardegna, situata nel comune di Baunei che da diversi anni adotta politiche per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente.
La classifica è stata sfilata da The World’s 50 Best Beaches, un sito che ogni anno tramite il contributo di professionisti ed esperti, sceglie le migliori 50 spiagge di tutto il mondo.
CALA MARILOU: PARADISO A EST DELLA SARDEGNA
Cala Marilou si distingue per la sua bellezza e privacy che offre. Situata lungo al costa orientale dell’isola, si può raggiungere solo in barca o attraverso sentieri scoscesi in grado di regalare un’avventura emozionante: le escursioni sulle scogliere circostanti offrono un panorama mozzafiato sulla baia, ricoperta esternamente da rocce frastagliate. La vista dall’alto invece, mette in risalto le varie sfumature dell’acqua, andando da un zaffiro intenso all’acqua marina bollente.
LE ALTRE SPIAGGE ITALIANE NELLA CLASSIFICA
Oltre a Cala Marilou, nella classifica delle migliori spiagge al mondo c’è anche Cala Goloritzé e la Spiaggia dei Conigli. La prima si trova pure in Sardegna, ed è classificata diciannovesima, famosa per il suo pinnacolo in roccia calcarea che si erge a 143 metri di altezza; inoltre è accessibile massimo a 250 persone ed è obbligatoria la prenotazione.
La seconda invece è situata nella cinquantesima posizione, ma è stata menzionata anche dalla guida turistica Trip Advisor che l’ha inserita al secondo posto delle 25 spiagge più belle del mondo: è situata in Sicilia nell’isola di Lampedusa, si tratta di una riserva naturale marina protetta, dunque le attività da poter svolgere sono limitate.
CLASSIFICA 50 SPIAGGE PIU’ BELLE DEL MONDO
- Trunk Bay – USA
- Cara Marilou – Italia
- Baia di Meads – Anguilla
- Spiaggia di Entalula – Filippina
- Spiaggia di Voutomi – Grecia
- Talbot Bay – Australia
- Spiaggia Rosa – Indonesia
- Anse Georgette – Seychelles
- Laguna Verde – Polinesia Francese
- Isola del Ferro di Cavallo – Myanmar
- Calo des Moro – Spagna
- Le Morne Beach – Mauritius
- Spiaggia di Aharen – Giappone
- Spiaggia di Lanikai – Hawaii
- One Foot Island – Isole Cook
- Playa Balandra – Messico
- Grace Bay – Isole Turks e Caicos
- Spiagge di Puinn – Norvegia
- Cala Goloritze – Italia
- Anchor Bay Beach – Australia
- Gardner Beach – Ecuador
- Anse Source D’Argent – Seychelles
- Spiaggia della Libertà – Tailandia
- Cayo de Agua – Venezuela
- Praia de Marinha – Portogallo
- Seven Mile Beach – Isole Cayman
- Grote Knipe – Curçao
- Horseshoe – Bermuda
- Spiaggia di Fteri – Grecia
- Baia di Maundays – Anguilla
- Cayo Zapatilla – Panama
- Spiaggia dei Massi – Sud Africa
- Wharton Beach – Australia
- Grand Anse – Grenada
- Baia do Sancho – Brasile
- Spiaggia Kelebekler Vadisi – Turchia
- Colombier Beach – St. Barth
- Playa Xpu Ha – Messico
- Kelingking Beach – Indonesia
- Spiaggia di Kapalua Bay – Hawaii
- Spiaggia dei Diamanti – Islanda
- Pipe Greek Sandbar – Bahamas
- Cayo Levantado – Repubblica Domenicana
- Henderson Beach – USA
- Bon Bon Beach – Filippine
- Cathedral Cove Beach – Nuova Zelanda
- Playa Varadero – Cuba
- Kynace Cove – Regno Unito
- Spiaggia dell’ Aquila – Uruba
- Spiaggia dei Conigli – Italia
Lifestyle
Il segreto della longevità: le abitudini delle persone che vivono più a lungo
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In un mondo dove l’aspettativa di vita si prolunga progressivamente, i trucchetti per arrivare ad una formula di elisir di lunga vita diventano sempre più ricercati.
Ma qual è il vero e proprio segreto delle persone che hanno vissuto più a lungo?
La scienza, insieme a vari racconti individuali potrebbero offrire risposte illuminanti.
GENETICA: Ovviamente la genetica ha un ruolo centrale nella predisposizione alla salute nell’età avanzata. È innegabile che alcune persone siano disposte a vivere più a lungo grazie ad un patrimonio genetico favorevole. Tuttavia, il contesto ambientale in viviamo e le scelte quotidiano giocano un ruolo altrettanto cruciale. Come dimostrato da recenti studi,anche uno stile di vita sano può fare la differenza.
COMUNITÀ E RELAZIONI SOCIALI: Le persone longeve tendono ad avere una vita sociale attiva e un forte senso di comunità. Sentirsi parte di un gruppo e avere relazioni significative può ridurre lo stress e migliorare il benessere generale. Per il Giappone, il concetto di “ikigai” – (che si traduce in “una ragione per vivere”, e che consiste nel mantenere una mente serena e aperta alle novità) – è centrale per la felicità e la longevità. Un esempio emblematico è rappresentato dall’isola di Okinawa, dove gli anziani si riuniscono in gruppi chiamati “moai“ per supportarsi reciprocamente, e trovare la propria tranquillità e felicità nel corso della vita.
ALIMENTAZIONE: Secondo la scienza uno degli elementi chiave per una vita lunga e sana è senza dubbio l’alimentazione. Nelle “zone blu” del mondo (termine utilizzato per indicare territori con un’aspettativa di vita maggiore) la dieta è prevalentemente basata su cibi naturali e integrali. All’estremo sud del Giappone continentale; area geografica con un alto numero di centenari; la popolazione sembra consumare principalmente verdure, abbondanti legumi, frutta, pesce e olio d’oliva; riducendo al minimo il consumo di carne rossa e prodotti processati.
FUMO: L’abitudine di fumare e consumare alcolici è nota per essere deleteria per la salute e può ridurre significativamente l’aspettativa di vita. Il fumo è responsabile di numerose malattie, tra cui cancro ai polmoni, malattie cardiache e malattie respiratorie croniche. Si stima che esso possa accorciare la vita di ben 8/12 anni.
TESTIMONIANZE: Prendiamo il caso di Emma Morano, che riuscendo ad arrivare all’età di 117 anni, è stata per molto tempo considerata una delle persone più anziane del mondo fino alla sua morte avvenuta nel 2017. Dopo aver vissuto due guerre mondiali, e l’influenza spagnola è spesso stata intervistata, avendo preservato una mente lucida e autonoma, e come detto da lei stessa mantenendosi con “tre uova al dì e un pochino di carne macinata.”
Non sembra aver utilizzato particolari strategie per mantenersi in forma durante la sua giovinezza: “Niente di particolare” ha raccontato “ma andavo a ballare il valzer ed ero felice così.”
Lifestyle
Hikikomori: allarme per la società della Generazione Z?
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“Hikikomori” in giapponese significa “stare in disparte” e viene utilizzato attualmente per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per periodi molto lunghi, a volte ad anni.
Queste persone rimangono rinchiuse nella propria abitazione evitando qualsiasi tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con gli stessi familiari.
CHI SONO
Gli Hikikomori sono soprattutto giovani tra i 14 e 30 anni, di cui il 70-90% dei casi sono maschi. Le indagini ufficiali dal governo giapponese condotte fin ora mostrano più di 1 milione di casi, evidenziando una grandissima incidenza anche nella fascia degli over 40. Ciò è dovuto perché nonostante i soggetti hikikomori si palesano principalmente durante l’età adolescenziale, tale condizione tende a diventare cronica, rischiando di rimanere per tutta la vita.
Nel nostro paese, soprattutto a seguito della pandemia che ha contribuito a peggiorare il problema, l’attenzione nei confronti di tale fenomeno sta aumentando. Anche se non ci sono dati ufficiali, si stima ci siano ancora 100.000 casi.
LE CAUSE
Lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia ha spiegato: “Alla base di questa condizione c’è un disagio adattivo sociale. I giovani, che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Sono spesso ragazzi molto intelligenti, con un elevato QI, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti di stare meglio da soli, lontani da tutti“.
CAMPANELLI D’ALLARME
Per intervenire nell’immediato prima che la situazione possa peggiorare drasticamente, è buono sapere alcuni atteggiamenti che possono evidenziare chi è a rischio di sfociare in un soggetto Hikikomori. Marco Crepaldi dunque ci dice: “I principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione sono legati all’insofferenza nella socialità. Dapprima, il rifiuto è legato alle attività extrascolatiche come sport o uscite con gli amici. Successivamente, segue anche il rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo. Gli hikikomori si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, soffrendo particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire. Tutto questo porta a una crescente difficoltà, demotivazione e depressione del soggetto. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causa dietro all’esplosione del fenomeno, ma rappresenta una possibile conseguenza”.
RAPPORTO CON LE FAMIGLIE
Cause significative che possono portare all’instaurarsi della condizione Hikikomori possono essere rapporti difficoltosi con i genitori possibilmente troppo incentivanti, senza rispettare le necessità e i disagi del ragazzo, o di natura iperprotettiva, il dottor Crepaldi specifica dicendo: “Togliendo ai ragazzi la possibilità di sviluppare le competenze necessarie per transitare all’età adulta, proteggendoli eccessivamente e impedendo loro di compiere errori, di fatto li si porta al fallimento di uno step evolutivo. I ragazzi hikikomori sono eterni adolescenti che hanno un rapporto conflittuale con i genitori da cui sono dipendenti, ma che allo stesso modo trattano male, alle volte usando contro di loro violenza verbale e fisica“.
POSSIBILI SOLUZIONI
Infine il dottor Crepaldi ci mostra le possibili soluzione per non far sorgere il fenomeno: “Solitamente, i ragazzi Hikikomori sono molto restii a farsi aiutare. Le richieste, infatti, provengono principalmente dai genitori ai quali consigliamo di creare un legame positivo, un’alleanza genitore-figlio, fondamentale perché il ragazzo accetti di farsi aiutare. Solitamente forniamo aiuto psicologico online o a domicilio: partiamo dalla famiglia e cerchiamo di avvicinare il ragazzo. Se non collabora e non vuole essere aiutato, si cerca di intervenire e lavorare sul genitore sperando di ottenere effetto indiretto sul ragazzo. Consigliamo, come prima cosa, di dialogare con il ragazzo, e di rapportarsi a lui con un atteggiamento non giudicante. Al centro deve essere messo il suo benessere, senza alimentare quelle pressioni e quelle aspettative sociali, causa dell’isolamento. Per questo motivo, se il ragazzo rifiuta la scuola, è bene non insistere ma magari trovare un piano didattico personalizzato che preveda la frequenza a casa, da remoto. Sicuramente consigliamo di evitare atteggiamenti coercitivi come staccare internet, oppure usare la forza per impedire al figlio di chiudersi a chiave in camera. Oltre al supporto psicologico, è fondamentale un aiuto psichiatrico, anche farmacologico, qualora servisse, ad esempio in caso di una depressione grave.“
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Vincenzo
16 Giugno 2024 at 12:32
La dipendenza dai social è diventato un vero e proprio problema sociale che seppur avvantaggia l’individuo per alcuni aspetti della vita quotidiana arreca numerose ombre sul loro utilizzo. Evidenti sono i problemi di depressione e isolamento;viviamo nel paradosso che avvicinando l’uomo da distanze interminabili lo isolamento,contemporaneamente, dal proprio vicino. Resterà insostituibile la comunicazione faccia a faccia con l’amico, la magia di una foto o di una lettera apprezzandone anche la calligrafia. Assistiamo sempre più ad una crescente desertificazione emotiva perché la tecnologia ha soppresso anche l’ultimo sussulto relazionale e in questo senso l’uomo ha perso moltissimo!!!!