Calcio
Francia in semifinale: Theo Hernandez condanna il Portogallo ai rigori
Il quarto di finale tra Portogallo e Francia si è concluso con la vittoria francese ai calci di rigore. Il Portogallo non è riuscito a trovare la via della rete, vedendo così sfumare il sogno di avanzare ad Euro2024. La Francia, ha saputo resistere agli assalti lusitani e ha trovato nei rigori la chiave per la vittoria. Con freddezza e precisione, i giocatori francesi hanno trasformato tutti i loro tiri dal dischetto, mentre il legno di Joao Felix costa caro per il Portogallo che ha visto infrangersi le proprie speranze.
Sin da subito entrambe le formazioni danno battaglia in mezzo al campo, dopo i primi giri d’orologio, la Francia lascia il pallino del gioco al Portogallo che fa fatica a trovare varchi nelle retrovie francesi. Nei primi venti minuti i Lusitani provano ad imporsi grazie a continui cambi di gioco e le sgasate di Leao, mentre Theo Hernandez mette in guardia Diogo Costa con una sassata dal limite dell’area, neutralizzata dall’estremo difensore. Alla mezz’ora continua a regnare l’equilibrio, entrambe le squadre si studiano ma non rinunciano a creare potenziali occasioni pericolose. Al 41′ il Portogallo guadagna un’ottima punizione dal limite, dopo una bella manovra avvolgente che ha segregato la formazione francese al ridosso dell’area di rigore, alla battuta Bruno Fernandes non trova lo specchio della porta. Il primo tempo si xhiude sullo 0-0, con poche occasioni significative.
Alla ripresa sono tanti gli errori individuali da ambe le parti, che impediscono al match di decollare definitivamente. Al 50′ prova a smentire tutto Mbappé con una conclusione dalla distanza che non impensierisce Diogo Costa. Al 59‘ Camavinga compie un salvataggio provvidenziale, chiudendo in corner su Leao, incontenibile sulla fascia. Un minuto dopo arriva la prima vera palla gol della partita, Cancelo vede il taglio perfetto di Bruno Fernandes, ma alla conclusione si oppone Maignan con un intervento dal coefficiente di difficoltà altissimo. Si accende finalmente la gara, Maignan si impegna due volte, prima sulla conclusione ravvicinata di Vitinha e poi chiudendo lo specchio a Ronaldo. La Francia risponde immediatamente! Kolo Muani riesce a concludere a colpo sicuro ma l’intervento disperato in scivolata di Ruben Dias nega la gioia del gol ai Les Blues. Deschamps a venti dalla fine inserisce Dembelè per una maggiore esplosività negli ultimi venti metri. Subito dopo il neo entrato fa secco Nuno Mendes e mette in mezzo un pallone pericoloso calciato a botta sicura da Camavinga da ottima posizione, la sfera però esce di millimetri a fil di palo, graziando il Portogallo. Il CT Martinez corre ai ripari ridisegnando la formazione inserendo Semedo e Conceicao. Negli ultimi sgoccioli dei tempi regolamentari Pepe tiene a bada lo sfondamento di Thuram, appena entrato. Il difensore portoghese quarantunenne vince l’ennesimo duello. Anche questa volta serviranno i supplementari per decretare la semifinalista di Euro2024, al Volksparkstadion i tempi regolamentari terminano a reti bianche.
Al 93‘ Conceicao lascia sul posto Theo Hernandez e mette in mezzo un pallone perfetto per CR7, ma il fuoriclasse portoghese spara alto divorandosi un’occasione ghiottissima. In questo primo tempo supplementare il pallino del gioco viene lasciato al Portogallo, che ottiene un’altra occasione al 103‘ ma la sfera calciata da Leao viene murata da Upamecano.
Il secondo tempo supplementare vede meno Mbappé, il francese non riesce a continuare a causa del colpo al naso subito nel corso del secondo tempo, al suo posto Barcola. Nel Portogallo entra in campo Joao Felix al posto di uno stremato Leao. Al 108‘ Conceicao mette sul secondo palo un traversone pericoloso che Joao Felix non sfrutta, mandando il pallone solo all’esterno della rete. Gli ultimi minuti regalano regalano brividi finali, prima la conclusione troppo centrale di Nuno Mendes. Subito dopo, Thuram viene fermato a pochi passi da Diogo Costa che blocca la sfera. Il match termina per 0-0 con i calci di rigore che decreteranno la avversaria della Spagna.
Il primo calcio di rigore calciato da Dembele spiazza Diogo Costa, risponde a tono Cristiano Ronaldo pareggiando i conti.
Dal dischetto si presenta Fofana, che calciando centrale insacca il secondo rigore francese, Bernardo Silva insacca calciando uno splendido rigore, 2-2.
Koundè calcia un rigore imparabile per Diogo Costa portando nuovamente la Francia in vantaggio, Joao Felix stampa il palo. 3-2
Per consolidare il vantaggio, Barcola spiazza Diogo Costa, Nuno Mendes calcia all’incrocio tenendo in vita i portoghesi. 4-3
L’ultimo rigore spetta a Theo Hernandez che non sbaglia, eliminando il Portogallo per un totale di 5-3
Calcio
La Lazio lo fa ancora, Napoli beffato in casa e Atalanta capolista
La Lazio batte il Napoli e vola al quinto posto in classifica, la cronaca della partita
72 ore dopo la sfida in Coppa Italia, Napoli e Lazio tornano ad affrontarsi, stavolta al Diego Armando Maradona, nella sfida valida per la 15ª giornata di Serie A. Un match che, in chiave Scudetto, può veramente essere decisivo per entrambe le squadre.
Diversamente dalla sfida del 5 dicembre, stavolta è il Napoli a partire forte, con McTominay che dopo pochi minuti costringe subito Provedel ad un intervento non semplice. Con venti titolari su ventidue diversi dallo scorso match, il ritmo della partita è molto equilibrato, con la Lazio che prova a farsi vedere e il Napoli che risponde, sotto una pioggia battente che rende il terreno e il pallone molto difficili da gestire. Al 20’ è la Lazio ad andare vicina al vantaggio, con una serpentina di Isaksen che si conclude con il tiro dal limite dell’area e la grande risposta di Meret che sventa il pericolo. La gestione del centrocampo spetta alla squadra di casa, che “ingabbia” la Lazio e chiude tutti gli spazi. I biancocelesti soffrono questa pressione e si trovano sempre costretti a difendere palla in zone potenzialmente pericolose, rischiando anche qualcosa. Al 32’, dopo l’ennesima azione molto elaborata del Napoli, Anguissa arriva alla conclusione, che viene agilmente bloccata da Provedel. Allo scadere della prima frazione di gioco, su una punizione dai trenta metri, Kvara va vicino ad un gol clamoroso, sfiorando l’incrocio dei pali e ponendo di fatto il sigillo al primo tempo.
La seconda frazione di gioco si apre con il botto: in seguito alla costruzione biancoceleste, Dele-Bashiru riesce ad arrivare alla conclusione, con un tiro che spacca la traversa ma non riesce a entrare in porta. Il secondo tempo prosegue in maniera equilibrata e abbastanza monotona fino al 70’, quando su un calcio d’angolo battuto da Kvara, Anguissa incorna il pallone che sbatte sul palo e si spegne sul fondo. Pochi secondi più tardi, sempre Kvara dà il via ad una ripartenza pericolosa, scaricando la palla su McTominay che imbuca per Lukaku, con un pallone però troppo lungo che finisce tra le braccia di Provedel. Inaspettatamente, e dopo gran parte della partita passata a soffrire, la Lazio passa in vantaggio al 78’. Il neo entrato Noslin, reduce da una tripletta proprio contro il Napoli in Coppa Italia, serve con un lancio precisissimo Isaksen, che rientra sul sinistro, salta Olivera, e grazie ad una leggera deviazione proprio del terzino uruguaiano insacca la sfera alle spalle di Meret. Senza altre particolari occasioni e sotto una pioggia incessante, va a chiudersi un secondo tempo illuminato solo dal lampo di Isaksen, che per il resto è risultato abbastanza monotono e serrato, con le due squadre in costante fase di stallo, probabilmente affaticate proprio dalle condizioni meteo avverse.
Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo, adesso occupato dall’Atalanta. Dal canto suo, il Napoli compie un ottimo primo tempo, a cui si oppone una seconda metà di gara incolore, che ha visto la squadra di Conte subire in maniera passiva e non arrivare quasi mai nella zona di Provedel, spettatore non pagante del match.
Calcio
Lookman piega il Milan. L’Atalanta vince ancora e si porta momentaneamente al primo posto
L’Atalanta batte anche il Milan sotto il segno di De Ketelaere e Lookman, ottenendo la nona vittoria di fila e portandosi al primo posto in classifica, aspettando la sfida tra Napoli e Lazio di domenica.
Al Gewiss Stadium la partita parte a mille, con un’atmosfera unica e degna dello storico momento che sta vivendo l’Atalanta. Nei primi due minuti, entrambe le squadre mettono in atto l’immediata voglia di andare in vantaggio, con il Milan che va vicino al gol con il tiro a incrociare di Pulisic, e con l’Atalanta, che sfiora il possibile 1-0 con il tiro dell’ex atalantico Pašalić. Nei minuti successivi i ritmi non si abbassano e, i rossoneri, prendono campo mettendo paura ai padroni di casa, principalmente nell’occasione della verticalizzazione di Gabbia per Morata, che trova la rete dopo soli sette minuti, gol però annullato immediatamente dal direttore di gara per un fuorigioco dello spagnolo nel tentativo di raggirare Hien. Al 12′, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da De Roon, l’Atalanta sblocca ufficialmente la gara grazie al colpo di testa di De Ketelaere, l’attaccante belga sale in cielo e impatta perfettamente il pallone, spedendo la sfera alle spalle di Maignan, impotente sul gol dell’ex centravanti rossonero. La squadra di Fonseca non si abbatte, si rimbocca le maniche e trova la parità sotto il segno dei due uomini messi più in discussione: Theo Hernandez e Rafael Leão. Quest’ultimi attaccano sull’out di sinistra, con il portoghese che serve a centro area il pallone per il tap-in di Morata, che trova la terza rete in questo campionato. Dal gol del pareggio rossonero, l’Atalanta si impone, giocando meglio degli ospiti, sfiorando la rete del vantaggio per la seconda volta con Bellanova e Pašalić ma, entrambi i tiri dei nerazzurri, vengono neutralizzati da Maignan. Ad una manciata di secondi dalla fine del primo tempo, l’Atalanta dopo aver abbassato i ritmi, sale nuovamente in cattedra con Lookman, l’attaccante nigeriano salta Emerson Royal e dal limite dell’area calcia verso la porta, angolando troppo il pallone.
Calcio
Il Supercommento della 14ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quattordicesima giornata di Serie A.
Cagliari-Verona (A cura di Marco Rizzuto)
Tra le mura dell’Unipol Domus la decide Piccoli, il Cagliari vince lo scontro salvezza e torna a vincere dopo sei giornate. Dopo soli cinque minuti i padroni di casa sfiorano il vantaggio con Mina, ma il colombiano manca la porta per centimetri. L’atmosfera è molto calda ed entrambe le formazioni lottano su ogni pallone. La prima frazione segue un copione di dominio rossoblù in cui i padroni di casa gestiscono il possesso mentre il Verona si chiude in difesa tentando il colpo in contropiede. Sul finale Lazovic si divora il gol del vantaggio a porta vuota, impedendo agli scaligeri di chiudere avanti il primo tempo. Alla ripresa il gioco segue gli stessi ritmi e Nicola tenta di indirizzare la partita con l’ingresso in campo di Felici e Viola, con quest’ultimo col compito di favorire il gioco palla a terra. Ad un quarto d’ora dalla fine, i sardi trovano il gol partita al termine di una splendida manovra condotta da Makoumbou che serve un cioccolatino per Felici, bravo ad innescare Piccoli, che con freddezza buca Montipo’. Dopo il gol subito, il Verona accenna una reazione senza però impensierire troppo la difesa rossoblu’. Nelle battute finali il Cagliari sfiora il raddoppio con Obert, ma nel primo tentativo è bravo Montipò ad opporsi, e nel secondo il difensore colpisce il legno. La vittoria dei ragazzi di Nicola permette al Cagliari di lanciarsi in alto, staccando la zona rossa della classifica.
Como-Monza
Il primo derby in Serie A tra Como e Monza termina in pareggio. Nel gioco delle coppie attuato da Nesta e il suo Monza, Fabregas lascia libero di svariare Nico Paz, cosi da creare l’effetto domino che libera i tre tenori dell’attacco lariano. Il primo squillo è un destro a giro di Fadera, palla fuori di poco alla sinistra di Turati. L’intento dei padroni di casa è quello di appesantire una zona del campo, per poi andare a concludere dall’altro sfruttando i movimenti continui di Cutrone e Strefezza, abili nel non dare punti di riferimento alla difesa del Monza, la cui manovra in avvio si affida esclusivamente al giro palla dei tre centrali. L’ideale non proprio estetista di Nesta trova riscontri con il passare dei minuti, con i brianzoli che giocano molto in verticale e tentano di ribaltare il fronte in pochi passaggi. Alla mezz’ora il primo squillo degli ospiti, con un corner battuto corto verso Bianco, il cui cross a giro trova Caldirola libero sul secondo palo, colpo di testa forte ma non preciso e Reina intercetta. Da corner a corner, perché su palla inattiva il Como sblocca il derby: al 36′ un rimpallo, dopo un tiro a botta sicura di Goldaniga, indirizza la palla verso Engelhardt, abile nel colpire verso il palo opposto e portare in vantaggio la squadra di Fabregas. Nel secondo tempo Nesta rinuncia a Dany Mota per Maldini, chiaro segnale di un bisogno di un maggiore fraseggio nello stretto, piuttosto che una ricerca spasmodica della profondità. In avvio il Como appare più distratto, frutto di un baricentro più alto del Monza. Su uno sviluppo di palla inattiva, il VAR ravvisa un tocco di braccio di Nico Paz, sul colpo di testa di Pablo Marì, e l’arbitro assegna il calcio di rigore. Dagli undici metri il destro di Caprari spiazza Reina e rimette in equilibrio il derby. Nella fase centrale del secondo tempo il Como cerca di sfruttare gli errori in fase di costruzione del Monza, ma la squadra di Nesta, galvanizzata dal pareggio e dagli impulsi del tecnico, gioca sul velluto. La girandola di cambi spariglia le carte in tavola, con Fabregas che aggiunge centimetri all’attacco con Belotti, mentre Nesta rinforza la fascia destra con Birindelli. Nell’ultimo scorcio di gara le due squadre si allungano, si gioca colpo su colpo. A due giri d’orologio dal termine il Monza ha la palla per il vantaggio, ma Djuric in scivolata colpisce il palo esterno, su invito di tacco di Maldini. C’è tempo anche per l’ultimo brivido da parte del Como, con Belotti che sale in cielo e sfiora l’incrocio di testa su cross di Verdi. Un derby avvincente e spettacolare che però non vede alcun vincitore. Pareggio che non soddisfa nessuno, vista la situazione in classifica, con il Como che rimane sopra ai brianzoli ma di un solo punto.
Milan-Empoli (A cura di Simone Scafidi)
Nell’anticipo pomeridiano del sabato, Il Milan cala il tris e batte l’Empoli a San Siro, tornando a vincere in Serie A dopo quasi un mese. Dopo poco meno di un quarto d’ora la squadra di Fonseca comincia a farsi vedere nella zona di Vasquez con un tiro a incrociare di Morata che finisce di poco a lato. Cinque minuti più tardi, l’attaccante spagnolo segna il gol dell’1-0 calciando al volo su una ribattuta di Ismajli e torna al gol nel massimo campionato dopo più di due mesi. Pochi istanti dopo Theo Hernandez, approfittando della distrazione dell’estremo difensore azzurro, cerca una clamorosa conclusione quasi da centrocampo, che però termina sul fondo. L’Empoli è totalmente in confusione e a causa di un errore difensivo di Viti, che perde palla sotto la pressione di Pulisic, rischia di perdere il 2-0, scampato solo grazie all’errore dell’esterno rossonero. Sul finire del primo tempo cala la nebbia su San Siro, e sul cross di Emerson Royal, Reijnders trova la girata vincente e sigla il raddoppio, confermando un momento di forma a dir poco straordinario. Il gioco molto rapido sugli esterni della squadra di Fonseca sembra essere un ottimo antidoto per la muraglia dell’Empoli, che fino a questa partita aveva subito solo 11 gol. La squadra di D’Aversa prova a reagire e al 53’ Maleh spacca la traversa, graziando il Milan. A venti minuti dalla fine, sempre Reijnders pone il sigilli al match, raccogliendo la palla scaricatagli da Fofana e insaccando il pallone del 3-0 dopo una grandissima galoppata al centro del campo. A cinque minuti dalla fine, il neo entrato Camarda prova a cercare un clamoroso primo gol in Serie A, con una rovesciata che si spegne nettamente sul fondo. Può tornare quindi a sorridere il Milan, che guadagna tre punti contro un avversario tutt’altro che semplice, che però è stato autore di una prestazione non all’altezza
Bologna-Venezia (A cura di Tommaso Patti)
Il Bologna reagisce alla sconfitta europea contro il Monaco, battendo 3-0 il Venezia. Il primo acuto della gara arriva sulla conclusione di Ndoye che taglia tutta l’area di rigore ma senza trovare nessuna deviazione vincente in porta. Al Dall’Ara i padroni di casa la sbloccano sugli sviluppi di un calcio di rigore, procurato da Ndoye per l’eccessiva trattenuta di Haps nel tentativo di fermare la manovra offensiva rossoblu. Dal dischetto si presenta lo stesso Ndoye che spiazza Stankovic e porta il Bologna in vantaggio al ventunesimo minuto. I lagunari provano a rimettere la sfida in parità pochi minuti più avanti, quando Oristanio, dopo una percussione offensiva sulla fascia destra, scarica e serve Nicolussi Caviglia che però spreca l’occasione calciando alto. Nella ripresa il Venezia si spegne, cedendo campo agli avversari che sprecano clamorosamente l’opportunità di raddoppiare sul tiro di Karlsson che termina addosso a Stankovic. Il raddoppio dei felsinei arriva nuovamente dagli undici metri: sul tiro di Odgaard ribattuto dal portiere del Venezia, si carambolano sul pallone Dallinga e Idzes, quest’ultimo nel tentativo di spazzare il pallone colpisce in pieno l’avversario. Dopo una revisione al VAR da parte del direttore di gara, viene concesso il secondo rigore per il Bologna, dal dischetto si presenta Orsolini che, anche in questo caso, spiazza Stankovic e firma il raddoppio. Prima del triplice fischio, c’è tempo anche per la prima doppietta in maglia Bologna per Dan Ndoye che, attacca il primo palo, e anticipando tutti spedisce in porta il pallone servito da Orsolini. Dopo la pesante sconfitta interna in Champions League, e dopo aver perso per 3-0 l’ultima gara di Serie A contro la Lazio, torna a vincere il Bologna grazie ai suoi esterni. Per il Venezia arriva la decima sconfitta stagionale, la quarta di fila.
Udinese-Genoa (A cura di Simone Scafidi)
Il nuovo Genoa di Vieira espugna il Bluenergy Stadium e stacca di ben tre punti la zona retrocessione, rimanendo imbattuto nelle ultime quattro gare di Serie A. Non passano nemmeno due minuti e la partita imbocca una particolare direzione. Per una ingenuità di Isaak Touré, che perde palla al limite della sua area di rigore e stende Zanoli, i friulani rimangono in dieci uomini e sono costretti ad una partita di grande sacrificio. Sulla punizione, Pinamonti calcia direttamente in porta, obbligando Okoye a compiere un grande intervento. Al 12’ minuto arriva il vantaggio rossoblu, grazie alla zampata di Pinamonti che raccoglie il tiro sporco di Badelj e insacca la sfera alle spalle di Okoye. Altra ingenuità dell’Udinese, che per costruire dal basso si espone troppo: Ehizibue, con un retropassaggio troppo debole e impreciso, manda involontariamente in porta Thorsby che salta Okoye ma si vede negare la gioia del gol dal salvataggio provvidenziale di Giannetti, praticamente sulla linea. Con i tiri di Zemura e Thauvin, l’Udinese prova timidamente a reagire, trovando però sempre le mani sicure di Leali. Al 66’ arriva il raddoppio del Genoa, grazie all’ennesima, poderosa discesa di Zanoli sull’out di destra. L’ex Napoli avanza fino in fondo e mette il pallone in mezzo, trovando la deviazione di Giannetti (fino a questo momento migliore in campo nei suoi) che inganna Okoye e stende definitivamente i friulani. Con il vantaggio numerico per praticamente tutta la partita, la squadra di Vieira guadagna tre punti fondamentali. Dall’altra parte, ha poco da rimproverarsi la squadra di Runjaic, che sin dal primo minuto è stata succube del gioco genoano.
Parma-Lazio (A cura di Simone Scafidi)
Il Parma dà spettacolo in casa e batte una Lazio al suo massimo splendore per 3-1, con una prestazione da grande squadra che fa ben sperare i tifosi ducali. A partire forte però è la Lazio, che festeggia già al secondo minuto, grazie ad un gol favoloso di Rovella dai trenta metri, annullato però dopo un check al VAR, proprio a causa di un fallo del numero sei biancoceleste, che ha fermato in maniera irregolare Haj Mohammed. La squadra di Baroni fa i conti con i propri errori, e al 5’ Man recupera palla nell’area di rigore di Provedel e spiazza il portiere italiano, portando avanti il Parma. A quattro minuti dalla fine della prima metà di gara, Valeri compie un salvataggio miracoloso sulla linea, respingendo la conclusione di Isaksen. Dopo un rigore cancellato alla Lazio, si va a riposo sull’1-0. Il secondo tempo si apre con la Lazio che arremba, e su calcio d’angolo Suzuki si mette in mostra con un grande intervento sul colpo di testa di Romagnoli. In pochi secondi, giusto il tempo di superare la metà campo, la Lazio perde nuovamente un pallone in costruzione e ne approfitto Charpentier che serve Haj Mohamed, la cui conclusione di prima, da fuori area, si insacca all’incrocio dei pali portando così il Parma sul 2-0. A dieci minuti dalla fine la prima distrazione della difesa emiliana costa il 2-1 della Lazio, siglato da Castellanos che in agguato raggiunge il pallone e lo insacca in porta. Al 91’ la Lazio è tutta in avanti per cercare il gol del pareggio, e Charpentier e Delprato danno vita al contropiede del definitivo 3-1, siglato dal giocatore italiano, che a tu per tu con Provedel è lucido e non sbaglia. Tre punti fondamentali per il Parma, che arrivano contro una Lazio distratta e superficiale.
Torino-Napoli (A cura di Tommaso Patti)
Continua l’ottimo momento del Napoli, l’1-0 di Scott McTominay decide la gara dell’Olimpico grande Torino. La sfida tra l’allievo Vanoli, e il maestro Conte, vede come da pronostico favoriti i partenopei, ampiamente superiori sulla carta e favoriti dall’ottimo periodo di forma che incide molto sul piano psicologico della gara. Il Torino si affaccia subito dalle parti di Meret dopo appena quattro minuti, quando sul di cross di Gineitis, Che Adams impatta di testa il pallone spedendolo lontano dalla porta. Il Napoli, dopo un momento di stallo della gara, prova ad ingranare ed ingannare Milinkovic Savic con un colpo di tacco di Lukaku, avvenuto dopo un cross Kvaratskhelia. Sul tiro del belga, nel successivo colpo di Kvaratskhelia e in tante altre occasioni della gara, l’istinto e la reattività del portiere serbo è rilevante sul risultato, che si sblocca però definitivamente 31′ con McTominay, il centrocampista scozzese calcia potente sul primo palo beffando Milinkovic Savic, tutto ciò grazie alla super giocata di Kvaratskhelia, che supera un paio di giocatori in uno spazio ristretto, propiziando il terzo gol dell’ex Manchester United. La risposta granata arriva dal punto di vista del gioco, pecca invece dal punto di vista della conclusione con degli errori fatali, come quello di Coco che, al 37′, spreca clamorosamente scivolando prima di entrare a contatto con la sfera. Nella ripresa la squadra di Conte prova a chiudere la gara, affidandosi ai cross degli esterni e alle incursioni dei terzini, in questo caso Oliveira, che si posiziona in tempo in area di rigore e di testa prova a raddoppiare la gara, sbattendo però nuovamente contro un miracolo di Milinkovic Savic. Con un attacco che non reagisce e con una difesa non riesce a respingere gli attacchi azzurri, l’unica ancora di salvezza dei padroni di casa è il loro estremo difensore, protagonista di altri interventi provvidenziali sul finale di partita. Prima del triplice fischio, il Napoli riesce a raddoppiare con David Neres, rete annullata immediatamente per il fuorigioco dell’esterno brasiliano. Seppur meritando di più, il Napoli esce dall’Olimpico con tre punti pesantissimi, il Torino invece, continua a non trovare la vittoria, che adesso manca da cinque partite.
Fiorentina-Inter
La gara è stata sospesa in seguito al malore accorso ad Edoardo Bove nel corso del primo tempo. Dopo il grande spavento iniziale, le condizioni del centrocampista italiano sembrano in miglioramento, seguiranno ulteriori aggiornamenti nei prossimi giorni. La partita è stata sospesa dall’arbitro Doveri e rinviata a data da destinarsi.
Lecce-Juventus
L’orgoglio salentino ferma la Juventus nel recupero. Le prime iniziative sono di marca bianconera, con il Lecce inizialmente distratto e slegato tra i reparti. Così come a Birmingham l’intento della banda di Thiago Motta è quello di colpire dalla parte di Conceicao, subito in ritmo e cercato spesso dai compagni. Il Lecce compatta il lato sinistro del campo e allora Locatelli indirizza il possesso dall’altra parte, è su questo aspetto che i bianconeri collezionano la prima grande palla gol della gara: Yildiz viene trovato sulla sinistra, sguscia via a Guilbert e serve in mezzo Thuram, che clamorosamente colpisce il palo. Intorno al decimo la squadra di Giampaolo comincia a uscire dai blocchi con coraggio, ma l’audacia dei salentini aumenta i rischi e la Juve prova ad approfittarne in contropiede, come l’occasione del quarto d’ora di Conceicao, rapido e sgusciante tra le linee, la cui conclusione scheggia in pieno il palo, secondo legno in pochi minuti per la squadra di Thiago Motta. Al 24‘ Conceicao costringe Falcone al grande intervento, e sulla ribattuta Weah trova il vantaggio, vanificato per la posizione di off-side di Locatelli, ritenuto attivo, nel corso dell’azione. Verso la fine della prima frazione la gara si equilibra, con il Lecce che riesce a trovare le misure all’intraprendenza bianconera. Al rientro dagli spogliatoi i salentini giocano con maggior coraggio, con un baricentro molto più alto e con una maggiore energia. Le occasioni del secondo tempo sono tutte di marca giallorossa, con Krstovic e Tete Morente che mandano in tilt la difesa bianconera e sporcano i guanti a Perin, sempre attento e sicuro tra i pali. Thiago Motta mette mano alla panchina e cambia la spina dorsale della sua squadra: fuori Thuram e Gatti e dentro Fagioli e Rouhi. I cambi restituiscono alla Juve maggior qualità nel palleggio e un baricentro più alto. Al 68′ Cambiaso rompe l’equilibrio della gara, il tuttocampista bianconero -sarebbe riduttivo definirlo terzino- dialoga con Koopmeiners e calcia forte verso la porta, la palla cambia traiettoria a causa della deviazione di Gaspar e manda fuori tempo Falcone. Giampaolo prova a cavalcare l’onda di Venezia, aggiungendo la grinta e l’energia di Rebic all’attacco salentino, oltre all’ingresso di Oudin e Pierotti, un chiaro segnale di assedio verso la squadra bianconera. La risposta della Juve arriva dalla Next Gen, con l’esordio in prima squadra di Pugno, attaccante classe 2006. Con tutto il Lecce sbilanciato e propositivo in avanti, la Juve alza la barricata attorno a Perin, che garantisce solidità e sostegno con le sue uscite, in un finale che pende tutto dalla parte dei padroni di casa. Nel primo minuto di recupero Krstovic calcia forte verso la porta e Locatelli si immola con il petto, sul cross successivo Rebic indirizza all’incrocio dei pali ma Perin è monumentale in tuffo, azione vanificata da un fuorigioco iniziale. Il pareggio è rimandato di qualche secondo perché in ripartenza Krstovic trova il filtrante in mezzo dove Rebic insacca alle spalle di Perin. Un pareggio di cuore, di sofferenza ma anche di coraggio e audacia. Il percorso di Giampaolo comincia su queste solide basi. Dopo la vittoria di Venezia, il Lecce ferma anche la Juventus e conquista il quarto punto in due partite. Salentini che salgono al sedicesimo posto a quota 13 punti. Continua la crisi di vittorie della Juventus, che aveva assaporato la vittoria ma ha dovuto fare i conti con il coraggio e l’audacia del Lecce. La vetta si allontana sempre di più, ma la sensazione che in questo frammento di campionato la squadra di Thiago Motta non possa fare più di così. Occhi puntati sul ritorno degli infortunati, che hanno il compito di riaccendere la miccia di un attacco che continua ad avere le polveri bagnate.
Roma-Atalanta (A cura di Marco Rizzuto)
De Roon apre i giochi e Zaniolo li chiude, l’Atalanta s’impone a Roma e prosegue la rincorsa al Napoli. Nonostante un buon avvio in cui i giallorossi sfiorano il vantaggio in due frangenti con Paredes e Kone, calciando diverse volte dalla distanza, la Dea riesce a far muro contenendo le iniziative dei padroni di casa, galvanizzati dalla prima di Ranieri all’Olimpico. Pian piano l’Atalanta viene fuori e inizia spaventare la retroguardia capitolina che risponde a tono, blindando la porta nei primi quarantacinque minuti. Il primo tempo non regala grandissime emozioni per via delle due ottime difese intraviste, Lookman per un momento aveva regalato la gioia del vantaggio ai tifosi, gioia cancellata dal direttore di gara che ha annullato il gol per la posizione irregolare del nigeriano. La ripresa segue lo stesso copione d’inizio gara, con la Roma che parte forte e spreca tanto. Dybala con uno scavetto elude l’intera difesa bergamasca e pesca Dovbyk che a tu per tu con Carnesecchi manca il pallone al momento della conclusione vanificando tutto. In dieci minuti Gasperini stravolge l’attacco, inserendo prima Cuadrado e Samardzic e in un secondo momento Brescianini e Zaniolo. Da questo momento la Dea cambia volto e dopo cinque minuti trova la rete che indirizza il match al loro favore. L’azione prolungata dei nerazzurri che cercava il bandolo della matassa per sciogliere il nodo difensivo della Roma trova fortuna nella conclusione dal limite dell’area di De Roon, il pallone sbatte su Celik e finisce in rete beffando Svilar tuffatosi dal lato opposto. I giallorossi reagiscono e per un soffio non pareggiano con Mancini. Servito in area dal bel cross di Saelemaekers, il difensore ex atalantino colpisce male il pallone calciando alle stelle. La fortuna, molto lontana da Roma in questo momento, costringe Ranieri ad un doppio cambio forzato per i problemi fisici di Hummels e Cristante. Con la stanchezza di fine gara ed un gol da recuperare, la Roma tenta il tutto per tutto ma è costretta ad arrendersi ad un minuto dal novantesimo, in cui proprio l’ex di giornata Zaniolo firma la rete che chiude i giochi e consegna i tre punti ai bergamaschi. Il calcio d’angolo battuto sul primo palo a rientrare di Cuadrado trova la deviazione vincente dell’ex Roma che, non si lascia intimidire dai costanti fischi ricevuti e da il via ad un’esultanza ‘leggermente’ provocatoria che infiamma l’intero stadio. Questa vittoria in esterna lancia la Dea all’inseguimento del Napoli, primo in classifica a più uno. Ancora notte fonda per la Roma, quarta sconfitta di fila in campionato, seconda per Ranieri che non ha ancora trovato il gol in Serie A. Questo altro insuccesso condanna oi giallorossi al quindicesimo posto e ora spetta al nuovo tecnico trovare la quadra per invertire la rotta.
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