Calcio
Il Super Commento della 1ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della prima giornata di Serie A.
Saranno ventidue scemi che rincorrono un pallone, ma quanto ci erano mancati!
Con il fischio d’inizio di Genoa-Inter e Parma-Fiorentina, e il fischio finale di Juventus-Como, è andata in archivio la prima giornata di questa nuova Serie A Enilive 2024/2025. Una giornata all’insegna del segno X, con ben sei pareggi, segno di quanto l’equilibrio e il pragmatismo siano fattori identitari del nostro calcio e del nostro DNA calcistico.
Genoa-Inter
Partendo dai primi due match di sabato pomeriggio , l’Inter non va oltre il 2-2 a Marassi contro il Genoa di Gilardino, mentre la Fiorentina pareggia al Tardini contro il Parma (1-1). A Genova va in scena una partita molto accesa, giocata a viso aperto da entrambe le squadre. Il precampionato dell’Inter aveva palesato una squadra alla ricerca della miglior condizione per cominciare la propria difesa della seconda stella e la corsa al ventunesimo scudetto. Affrontare il Genoa in casa è sempre un’incognita, che si tratti del primo turno oppure no, e la squadra di Gilardino si è confermata un osso duro, nonostante le cessioni di Retegui e Gudmundsson. Il lavoro spalle alla porta di Vitinha e il continuo movimento di Messias tra le linee ha tenuto in costante apprensione la retroguardia nerazzurra, che in questi primi novanta minuti ha palesato un insolito squilibrio tra le due fasi. La vera forza del Genoa però è rappresentata dal centrocampo, dove Frendrup e Badelj hanno garantito a tutta la squadra quantità e qualità, che hanno messo in difficoltà l’Inter nel corso della gara. La gara dei campioni d’Italia vive di fiammate, con un Lautaro Martinez ancora lontano dalla migliore condizione e un centrocampo ancora poco pungente, lontano dal tridente che dettava legge e ritmi in mezzo al campo. Chi è apparso subito in condizione è Marcus Thuram, leader tecnico e autore dei due gol nerazzurri durante la gara. I due gol, uno di testa e uno con lo scavetto, hanno quasi regalato i tre punti alla squadra di Inzaghi. Una partenza a rilento per i campioni d’Italia, ma quest’anno giocare a Marassi sarà difficile per tutti.
Parma-Fiorentina
A Parma la nuova Fiorentina di Palladino scopre quanto può essere cinica e pungente la squadra di Pecchia. Per gran parte del primo tempo, il possesso palla è stato in mano ai viola, con le idee di verticalità e dominio del gioco (veri e propri dogmi del tecnico campano) che iniziano a farsi vedere con le sgroppate di Dodò e Biraghi sulla fascia, e dal gioco tra le linee di Colpani. L’innovazione apportata in difesa ha mostrato le fragilità dei viola, con il Parma che è riuscito a pungere grazie a un recupero alto di Bonny e l’assist per Dennis Man, che inizia fin da subito a mostrare tutta la sua classe e qualità. Nel secondo tempo la Fiorentina alza il ritmo, con un Moise Kean troppo avulso dal gioco e spesso pescato in fuorigioco, e Palladino riesce a mettere ai ferri corti i ducali grazie agli innesti dalla panchina. La scelta di arretrare Dodò e Biraghi nei tre dietro permette ai viola di essere performanti in avanti. Il pareggio di Biraghi rimette in equilibrio la gara, e consegna a Palladino il primo punto della sua nuova esperienza viola.
Milan-Torino
Nei due posticipi del sabato sera arrivano altri due pareggi, completamente opposti per spettacolarità e intensità. A San Siro esordisce il nuovo Milan di Paulo Fonseca, e il Torino di Paolo Vanoli. Per gran parte del primo tempo, il Toro presenta fin da subito le idee verticali e audaci del tecnico ex-Venezia, culminate alla mezz’ora dall’azione che porta Thiaw all’autogol. L’esordio di Saul Coco, roccioso e granitico al centro della difesa, ha permesso ai due braccetti di spingersi oltre la metà campo per creare superiorità in avanti. Il gioco intenso e dinamico di Ricci e Ilic ha messo a soqquadro il centrocampo rossonero, più dediti a inseguire i due giocatori granata piuttosto che prendere l’iniziativa. La forza del Milan nella prima frazione è rappresentata dalle sgroppate di Leao, servito spesso in profondità dai compagni, ma sotto porta il portoghese è stato impreciso e poco lucido, come l’occasione avuta subito dopo il vantaggio granata. Nel secondo tempo la squadra di Vanoli raddoppia con Duvan Zapata, pivot centrale e figura di riferimento dell’attacco. La rincorsa rossonera comincia con l’ingresso in campo di Theo Hernandez, Reijnders e Morata, lasciati fuori dalla formazione titolare. L’ingresso dello spagnolo permette ai rossoneri di avere una figura “viva” e vogliosa al centro dell’attacco, con Jovic che era stato pressoché inerme, ingabbiato dalla marcatura di Coco e dal continuo ripiegamento dei giocatori granata. Dopo nemmeno cinque minuti lo spagnolo realizza il gol del 2-1, ma è annullato per off-side, poi si guadagna un rigore che gli viene -giustamente- revocato e infine riesce a beffare Milinkovic, sporcando la conclusione di Reijnders. Nel finale Okafor si dimostra un fattore e una risorsa preziosa per questa squadra, e la sua volée permette a Fonseca di non steccare l’esordio alla Scala del calcio. Ottimo esordio per il Torino di Vanoli, le idee e i principi sembrano già ben rodati, ma una rosa molto corta nelle seconde linee può essere un problema nel corso della stagione.
Empoli-Monza
Al Castellani Empoli e Monza non vanno oltre lo 0-0, con buoni spunti da parte della squadra di D’Aversa, ma ancora troppo imprecisa per punire e riuscire a essere cinica. In un momento fondamentale della stagione il cinismo degli attaccanti sarà necessario, con i toscani che sono chiamati a disputare un gran campionato per mantenere la categoria. Dopo la sconfitta nel trofeo Berlusconi, il Monza continua a crescere di condizione e le idee di Nesta cominciano a vedersi anche in campo. Le cessioni di Colpani e Di Gregorio hanno indebolito qualitativamente la rosa, ma l’ex difensore campione del mondo sembra aver la situazione in mano. Ottimo esordio in Serie A per il portiere classe 2001 Pizzignacco, all’esordio in massima serie dopo una grande stagione alla Feralpisalò. È solo l’inizio ma questi scontri diretti possono essere già decisivi per la stagione di Empoli e Monza, chiamate a conquistare il prima possibile i punti per la salvezza.
Hellas Verona-Napoli
Nella prima domenica di A, il pomeriggio è marchiato dalla clamorosa vittoria dell’Hellas Verona sul nuovo Napoli di Antonio Conte. Il nuovo Verona di Zanetti approccia la Serie A nel migliore dei modi, con una prestazione sontuosa degli scaligeri. Nel corso della gara i partenopei non sono riusciti a dominare agonisticamente la gara, manifestando un evidente difficoltà nella gestione del pallone e dei momenti emotivi della gara. I problemi legati alla vicenda Osimhen non permettono al Napoli di essere prestante in zona offensiva, con Kvara che ha dovuto abbandonare il campo per giramenti di testa. La coppia Raspadori-Politano continua a non offrire segnali incoraggianti, e paradossalmente gli azzurri crollano nel secondo tempo per mano dei due (dei tre) nuovi attaccanti della formazione scaligera: Rocha Livramento, dopo l’ottima prestazione in Coppa Italia, si conferma un jolly per l’attacco gialloblù, mentre l’ingresso di Mosquera fornisce centimetri e fisicità al reparto offensivo. Il vantaggio è una combinazione Lazovic-Livramento, con il capitano che disegna un cross d’esterno per il taglio sul primo palo del capoverdiano. Nella seconda parte della ripresa entra in azione “el Puma”, rapace d’area di rigore. Prima realizza il 2-0 grazie al filtrante di Duda, e nel recupero cala la doppietta correggendo un tiro di Lazovic. Tre punti e una prova di forza importante per la squadra di Zanetti, che comincia la sua lotta alla salvezza con tre gol e un’iniezione di fiducia notevole in vista del prossimo turno, dove arriverà al Bentegodi la nuova Juventus di Thiago Motta. Un altro capolavoro, anche se siamo all’inizio, del direttore sportivo Sean Sogliano. Per il Napoli si continuano a palesare tutti i problemi dell’ultima stagione, con Antonio Conte che continua a lanciare segnali di oggettiva -e comprensibile- insoddisfazione legati al mercato e alla gestione dei giocatori fuori rosa come Gaetano e Folorunsho.
Bologna-Udinese
Al Dall’Ara il nuovo Bologna di Vincenzo Italiano esordisce con un pareggio contro l’Udinese. Dopo i numerosi cambiamenti e stravolgimenti rispetto alla storica stagione 23/24, i felsinei cominciano il nuovo campionato con una grande prestazione, sotto l’aspetto tattico e dell’intensità, ma il risultato finale consegna soltanto un punto a Italiano e i suoi. Per grandi tratti di partita, il completo dominio del pallone è del Bologna, con l’Udinese rintanata nella propria metà campo e pronta a ripartire. Le occasioni per i rossoblù arrivano principalmente dall’out di destra, dove Orsolini continua a dimostrarsi in forma smagliante (dopo l’ultima grande stagione conclusa con 10 gol e 2 assist), ma l’occasione più nitida del primo tempo arriva dalla parte opposta, con Ndoye che viene servito in profondità verso la porta, ma lo svizzero continua a dimostrarsi poco freddo sotto porta e la palla termina a lato della porta di Okoye. L’importanza di Moro e Freuler permettono al Bologna di rimanere sempre in ritmo e in pressione alta sull’Udinese, alla ricerca di supporto dal trio offensivo Thauvin-Brenner-Lucca. Nella ripresa il Bologna trova il vantaggio grazie al rigore procurato da Erlic (fallo di Payero) e realizzato da Orsolini. La risposta dei bianconeri arriva pochi minuti dopo, con Payero che si procura un calcio di rigore dopo aver anticipato Skorupski in uscita. Dal dischetto Thauvin non replica quanto fatto in Coppa contro l’Avellino e si fa ipnotizzare dal polacco. Sul calcio d’angolo seguente Giannetti svetta più in alto di tutti e realizza il definitivo 1-1. Una buona prestazione per la squadra di Italiano, che punta a mantenere alto il ritmo e il livello in vista del big match di Napoli della prossima giornata, e dell’esordio in Champions del prossimo mese.
Nei due match delle 20.45 entrano in scena le due romane, la Lazio vince in rimonta all’Olimpico contro il Venezia, mentre la Roma non va oltre lo 0-0 in Sardegna contro il Cagliari.
Lazio-Venezia
Il match dell’Olimpico comincia con un ritmo forsennato fin dalle prime battute, grazie all’aggressività iniziale dei lagunari. L’idea propositiva e audace di Eusebio Di Francesco permette al Venezia, nonostante le numerose assenze dei giocatori cardine della scorsa stagione (Pojhanpalo e Busio sono ai box per infortunio, Tessmann è al centro di vicende di mercato e fuori dal progetto tecnico), di passare in vantaggio grazie al recupero alto di Ellertson che serve Anderson che disegna un arcobaleno che si insacca all’incrocio dei pali. La reazione dei biancocelesti è furente: al decimo Castellanos soffia palla a Svoboda e batte Joronen. Baroni decide di schierare “El Taty” dal primo minuto per avere una figura di spessore e rilievo in avanti, con Noslin e Zaccagni a ruotare attorno a lui, oltre al dinamismo dell’esordiente Dele-Bashiru. La ‘garra’ di Castellanos mantiene tutto l’attacco biancoceleste in palla per tutto il primo tempo, e il Venezia con il passare dei minuti perde sempre più terreno. Prima dell’intervallo Castellanos si procura un calcio di rigore e dal dischetto il neo capitano Zaccagni completa la rimonta. Nel secondo tempo i padroni di casa si limitano a gestire il risultato e cercare, senza forzare la mano, e riescono a chiudere la partita con la giocata di Lazzari che cerca in mezzo Castellanos, anticipato da Altare che si butta il pallone in porta. Comincia con il piede giusto l’avventura di Baroni, con una partita molto sorniona e allo stesso tempo pulita e lucida. Tanta curiosità per tutti i nuovi acquisti, da Tchaouna a Dele-Bashiru (uno dei migliori in campo) fino al nuovo arrivo Boulaye Dia. Il materiale affidato a Baroni è molto vario e numeroso, e il tecnico saprà sicuramente adattare tutti i nuovi acquisti alle sue idee e al suo calcio.
Cagliari-Roma
In Sardegna il nuovo Cagliari di Nicola pareggia 0-0 contro la Roma. La prima ‘prima giornata’ di De Rossi comincia con tante incognite, legate soprattutto a Paulo Dybala (schierato inizialmente in panchina). Le parole del tecnico durante il precampionato hanno lasciato tanti dubbi e una spiacevole aria di addio, nonostante il malcontento generale dei tifosi vista la centralità e l’importanza della Joya nel gioco dei giallorossi. All’Unipol Domus la partita non brilla per spettacolarità, con l’entusiasmo dei tifosi sardi che spinge la squadra, ma la pericolosità dei giallorossi costringe Nicola a non sbilanciarsi troppo per evitare sanguinose ripartenze. La Roma invece, orfana di Dybala per tutta la prima frazione, cerca rifugio nelle giocate di Soulé, ma la posizione dell’argentino è spesso lontana dalla porta e avulsa dal gioco, e la scelta di giocare la palla diretta su Dovbyk non porta grandi risultati poiché il nuovo bomber ucraino è costantemente inglobato dalla marcatura di reparto dei tre centrali rossoblù. Nella ripresa De Rossi inserisce Dybala, e la Roma comincia a cambiare ritmo. L’occasione più grande della gara dei giallorossi arriva proprio dai piedi di Dybala, che dall’out di destra disegna un cross morbido sul secondo palo per la testa di Dovbyk, che non riesce a battere Scuffet e colpisce la traversa. La reazione dei sardi arriva con Razvan Marin, che arriva al limite dell’area e sgancia un missile diretto sotto la traversa, ma l’intervento di Svilar devia la palla e la fa carambolare sul legno, chiudendo la porta e una partita che lascia l’amaro in bocca ai giallorossi, ancora in fase di rodaggio e di visibile confusione emotivo-tattica. Il futuro di Dybala si deciderà nei prossimi giorni e la stagione della Roma prescinde, e prescinderà, dalla sua scelta.
Lecce-Atalanta
Dopo un’estate turbolenta, con situazioni di mercato da risolvere al più presto, la Dea arriva a Lecce con la squadra ridotta a soli quindici nomi (con l’aggiunta di ragazzi del settore giovanile). Gasperini decide di schierare fin da subito Retegui, vista l’assenza di Lookman (contattato dal PSG) e del lungodegente Scamacca, e l’esordiente Brescianini, arrivato mercoledì dopo un blitz degli orobici che lo hanno soffiato al Napoli prima delle visite mediche. La spinta incessante del Via del Mare, il nuovo Lecce di Gotti che ha tanto ben figurato nelle amichevoli, sembravano ostacoli insormontabili per l’Atalanta visto il caos che regna attorno a Bergamo in questi giorni, ma la banda del Gasp è ormai una squadra consolidata, con principi di gioco ben radicati e consolidati. La gara nella prima frazione è molto spigolosa, entrambe le squadre, andando controcorrente con quanto si è visto in questi primi match, cercano di non disunirsi e rimanere compatti e in ritmo. Il vantaggio bergamasco arriva tutto dal mercato, con Retegui che impegna Falcone e Brescianini che in ribattuta inizia la sua esperienza nerazzurra come meglio non si poteva. Il vantaggio è una doccia gelata per i salentini, che prima dell’intervallo subiscono anche il raddoppio, con lo stacco poderoso di Retegui sul cross di Ruggeri. Nel secondo tempo l’Atalanta non si ferma, e continua a spingere a un ritmo forsennato, mettendo in costante difficoltà la retroguardia giallorossa, come in occasione dell’occasione di Ederson, dove Retegui anticipa Coulibaly e si procura il calcio di rigore che chiude virtualmente la gara. La squadra di Gasperini però continua a martellare e dopo nemmeno dieci minuti cala il poker con l’inserimento verticale di Brescianini che apre il destro e fa doppietta. Una prova di forza gigantesca della banda del Gasp, che mette a tacere tutte le vicende di mercato e i problemi della rosa con una prestazione sontuosa. L’esperienza atalantina di Gasperini a Bergamo ha deciso di arricchirsi di un nuovo capitolo dopo la leggendaria notte di Dublino, e il tecnico italiano continua a scrivere la storia di questa società e stupire tutto il calcio italiano e non solo. Allenatore gigantesco!
Juventus-Como
Allo Stadium si preannunciava una serata di grande spettacolo. Il nuovo Como di Fabregas che torna in Serie A dopo 21 anni e la nuova Juve di Thiago Motta, alla ricerca di certezze e sicurezze che il mercato ancora non sta portando. Così come fatto a Bologna e La Spezia, il tecnico italobrasiliano si presenta con le sue idee di calcio propositivo e verticale, ma anche con una certa sicurezza e autorevolezza in panchina, certificato dalle scelte di tenere fuori Danilo e Douglas Luiz per far debuttare il giovane Mbangula, classe 2004 proveniente dalla Next Gen, e Cabal. La partita dello Stadium è pressoché a senso unico, con i bianconeri che prendono in mano il pallino del gioco e cominciano a cercare spazi e situazioni in cui colpire. La posizione di Yildiz, nuovo numero 10, funge da collante tra centrocampo e attacco, e il continuo movimento di Cambiaso insieme ai centrocampisti permette alla Juve di avere sempre una parte del campo semilibera in cui colpire. Il gol del vantaggio è un mix di tutto quello che si era intravisto nei primi minuti: recupero palla e cambio di gioco rapido per liberare Mbangula, che si accentra e calcia sul palo lontano, dove Reina non può arrivare. Il Como non riesce ad alzare il ritmo e rimane in balia dei bianconeri per tutto il primo tempo, dove i bianconeri trovano anche il raddoppio con la giocata di Yildiz, il velo di Vlahovic, e il mancino di Weah che spacca la traversa (con l’arbitro che assegna il gol dopo consulto della goal-line-technology). Nel secondo tempo il Como si spegne completamente nel momento in cui Fabregas è costretto a utilizzare due slot in meno di cinque minuti a causa dell’ingresso, e conseguente infortunio, di Abilgaard. La Juve continua a gestire il gioco e giostrare il movimento del pallone da una parte all’altra del campo e nel finale, quando il Como alza bandiera bianca, colpisce con un tiro a giro meraviglioso di Cambiaso. Un esordio da sogno per Thiago Motta, chiamato a dare delle risposte concrete dopo un precampionato fatto di tanti spunti ma risultati insoddisfacenti. Le scelte del tecnico italo-brasiliano continuano a portare risultati concreti, dopo le esperienze di Bologna e Spezia, e adesso la gara di lunedi prossimo contro l’Hellas promette già spettacolo per quanto visto finora. Comincia male il Como, dopo l’uscita dalla Coppa Italia, Fabregas è già chiamato ad alzare l’asticella per evitare di rimanere risucchiato fin da subito nella lotta per la salvezza, dove già a settembre si comincia a lottare con le unghia e con i denti. La formazione lariana sembra poco incline al gioco sporco, mentre la ricerca di un possesso palla pulito e lucido può essere un problema in occasione di scontri diretti per la salvezza, dove il pragmatismo e la ‘garra’ sono fattori predominanti, e contro le big che cercheranno sempre di avere il dominio del gioco.
LA TOP11 DELLA 1ª GIORNATA
Calcio
Il Como si fa rimontare nel finale. Reti bianche tra Empoli e Juventus
Resoconti e spunti delle prime due gare della 4ª giornata di Serie A. In attesa degli esordi in Champions League, Bologna e Juventus collezionano due pareggi in casa di Como ed Empoli.
Como-Bologna
Una prima al Sinigaglia dal sapore dolce-amaro per il Como di Fabregas. Nel primo match della quarta giornata i lariani inaugurano il proprio campionato casalingo con un pareggio contro il Bologna. Nelle prime battute della gara si vede subito come il Como voglia riscattare le prime tre gare, giocate al di sotto delle aspettative, e in avvio si intravede come la scelta di Fabregas di tenere fuori Belotti (con Nico Paz in coppia con Cutrone) renda imprevedibile l’attacco lariano. L’attacco della profondità di Cutrone propizia il vantaggio del Como, grazie allo scambio con Fadera e il cross basso deviato dal piedi di Casale, per il primo gol stagionale al Sinigaglia. Nel momento in cui il Bologna comincia a trovare spazio, prevalentemente sulla destra, comincia a rannicchiare il Como nella propria metà campo, ma l’idea della squadra di Fabregas è ben precisa: recupero palla, possesso rapido e verticalizzazione verso gli attaccanti. Il fraseggio dei lariani ingabbia completamente il centrocampo a tre disegnato da Italiano, cosi come era successo nel match contro il Napoli, e il continuo movimento armonico della trequarti del Como manda in continua confusione la squadra di Italiano. Nel secondo tempo Italiano cambia subito, con l’inserimento di Fabbian al posto di Aebischer. La musica non cambia nei primi minuti perché il Como continua a pressare e ripartire con ordine e ferocia. Al 50’ ancora un recupero alto e una verticalizzazione fulminea di Strefezza spiana la strada a Cutrone, lasciato libero da Miranda e abile nel piazzare alle spalle di Skorupski il 2-0, riscattando l’errore dal dischetto dell’ultimo match di Udine. La reazione del Bologna prova ad arrivare dalla panchina con gli innesti di Castro e Iling Jr. e sono proprio i nuovi entrati a dare la scossa che serviva ai felsinei. La ‘garra’ di Santiago Castro permette al Bologna di avere un pivot in avanti su cui appoggiarsi per ripartire, e dopo tre giornate a secco l’attaccante realizza il suo primo gol in questa Serie A, approfittando di una palla vagante in area dopo una conclusione di Odgaard stoppata da Kempf. Nel finale il Bologna si riversa tutto in avanti, il Como comincia a peccare di lucidità, fisica e mentale, e Iling Jr. si inventa il gol del pareggio, con una conclusione a giro che si insacca alle spalle di un inerme Audero. Un pareggio che proietta il Bologna all’esordio in Champions League, mercoledì alle 18.45 al Dall’Ara contro lo Shaktar. Ancora una volta la squadra di Italiano subisce l’intraprendenza degli avversari, ma rispetto alle gare precedenti riesce a reagire ed evitare una sconfitta che avrebbe inguaiato terribilmente il percorso del tecnico ex Fiorentina sulla panchina felsinea. Tanto rammarico per il Como, autore di una gran prestazione che però non ha portato i tre punti. Il blackout dell’ultimo quarto di gara è l’aspetto su cui Fabregas dovrà lavorare, ma le ottime risposte ottenute da Nico Paz, da Strefezza e Cutrone hanno mostrato tutte le qualità di questo Como, alla ricerca della prima vittoria in campionato.
Empoli-Juventus
Alla ricerca di soluzioni e sopratutto risposte, in avvio le due squadre approcciano con il freno a mano tirato, cercando di non scoprirsi vistosamente. Nonostante il sostanziale equilibrio, il tanto movimento iniziale dei bianconeri sembra poter indirizzare la gara nei primi minuti, specialmente nel continuo scambio di posizione dei tre trequartisti e Cambiaso ma l’Empoli si conferma in grande spolvero, dopo un avvio di stagione di altissimo livello. La squadra di D’Aversa approfitta di una fase un po’ caotica della gara, con tutti i nuovi innesti schierati da Motta dediti a trovare la posizione e l’equilibrio in campo, e impone il proprio pressing uomo su uomo, con una pressione costante e feroce sui portatori di palla bianconeri. La giocata codificata tra Pezzella e Gyasi spaventa la retroguardia bianconera, con Kalulu che chiude in calcio d’angolo. Il poco ritmo della gara non presenta occasioni, con la Juve che comincia a trovare soluzioni grazie ai corner di Douglas Luiz e Koopmeiners, come in occasione del miracolo di Vasquez sulla zuccata di Gatti. Nella ripresa l’Empoli la pressione. Il gioco dei toscani si appoggia prevalentemente sulle sponde di Colombo, in costante lotta con l’asfissiante marcatura di Bremer. Nel corso della prima frazione l’attaccante italiano riesce a trovare le misure e si costruisce un’occasione in cui serve l’intervento in tuffo di Perin. Nella ripresa i bianconeri provano ad alzare i giri del motore, ma la pressione della squadra di D’Aversa non si affievolisce. L’occasione più nitida della gara bianconera arriva da un tracciante di Nico Gonzalez, che apre il campo all’inserimento di Vlahovic che non riesce a battere Vasquez, provvidenziale in uscita. La grande prova difensiva dei centrali dell’Empoli non lascia molte occasioni alla Juve, che sfiora il vantaggio con un tocco di esterno di Koopmeiners che costringe Vasquez al riflesso in tuffo. La scelta di Thiago Motta di operare una quadrupla sostituzione sottolinea le difficoltà dei bianconeri a imporsi, soprattutto in mezzo al campo dove Douglas Luiz e Locatelli vengono rilevati da Fagioli e Thuram. Cambia l’orchestra, ma la musica no, e la gara continua a non spiccare per ritmo. Si affaccia dalle parti di Perin anche l’Empoli e sfiora il vantaggio con una combinazione tra Pellegri e Grassi, ma la conclusione del centrocampista è flebile e allora Perin intercetta. Nel finale ci prova anche Maleh e all’ultimo respiro è provvidenziale Gatti a salvare sulla conclusione a botta sicura di Gyasi. Un pareggio che conferma il gran momento dell’Empoli, in continua crescita in questo avvio di campionato. Si ferma ancora sullo 0-0 la Juventus, che continua a non subire gol (quarta partita consecutiva) ma adesso comincia a recriminare i pochi gol e le occasioni fallite dagli attaccanti. L’esordio di martedì contro il PSV necessita di una risposta forte agli ultimi due pareggi, e le valutazioni su tutti i nuovi innesti, poco appariscenti e scarsamente coinvolti, sono rimandati.
Calcio
Due vittorie per rialzare la testa. Che Italia è stata?!
Nella prima sosta del campionato per l’impegno delle Nazionali in Nations League, gli Azzurri vincono e convincono contro Francia e Israele.
Alla vigilia dei due impegni di Nations League, l’umore degli Azzurri era molto basso, reduce da un europeo fallimentare e giocato da campioni in carica. Nella prima uscita contro la Francia, al Parc de Princes, i padroni di casa passano subito in vantaggio grazie alla rete di Barcola, l’attaccante del PSG strappa il pallone a Di Lorenzo e firma il gol del momentaneo vantaggio dopo soli quattordici secondi, gol che è apparso come un dejavu della partita contro l’Albania, prima gara dell’ultimo campionato europeo. Tra le proteste di Donnarumma per il mancato controllo di routine da parte dell’arbitro al fischio d’inizio e il gravissimo errore del capitano del Napoli, gli Azzurri con il passare dei minuti, aumentano il ritmo del gioco riuscendo ad arrivare più volte in area di rigore avversaria mettendo più volte in pericolo Maignan, graziato dalla traversa colpita da Frattesi. Il gol del pareggio dell’Italia è esattamente la fotocopia dello stato d’animo degli Azzurri, piena di rabbia dopo le tante polemiche e ricco di senso di rivalsa, tutto ciò viene riportato nell’azione dell’1-1, iniziata dal cambio di gioco di Cambiaso, passata dallo splendido assist di tacco del ritrovato Tonali, fino alla prodezza del tiro al volo di Dimarco. Da li in poi, l’Italia non ha più paura ad attaccare e, nella ripresa, chiude la pratica grazie ad una super prestazione di Ricci e Tonali e grazie alle reti di Frattesi e del jolly Spallettiano, Jack Raspadori. La vittoria conquistata in casa della Francia dopo 70 anni vale molto più di tre punti, consiste in una dose di adrenalina che agli Azzurri mancava da tanto, troppo tempo, ridando ai ragazzi la giusta consapevolezza nei propri mezzi.
Nonostante la sfida (favorevole sulla carta) contro l’Israele e gli innesti di Buongiorno, Gatti, Bellanova, Raspadori e Kean nell’undici titolare, l’Italia non gioca una gara spettacolare e appariscente come contro la Francia ma batte comunque l’Israele sotto la pioggia battente di Budapest, portandosi al comando in solitaria del girone e a punteggio pieno, grazie alla vittoria della Francia per 2-0 contro il Belgio. Malgrado la pressione per questa sfida, alimentata dalla voglia di ripetersi, gli azzurri dominano il gioco sia nel primo che nel secondo tempo, subendo solo due tiri in porta e un gol firmato da Abu Dani al novantesimo minuto, gol che non cambia il risultato e non cancella la discreta prestazione degli Azzurri, arricchita dalla notevole e sorprendete performance di Ricci, Tonali (a cui è stato annullato un gol) e Kean, autore del gol del 2-0, oltre all’ennesima e positiva prova di forza di Frattesi, anche lui a segno e a quota 7 gol in Nazionale in sole ventuno partite.
Al termine di queste due partite, l’Italia ci lascia con due ottime prestazioni che fanno ben sperare in vista della final-four di Nations League e in prospettiva del prossimo Mondiale. I prossimi appuntamenti degli Azzurri saranno il 10 e il 14 ottobre, dove la Nazionale di Spalletti affronterà il Belgio allo stadio Olimpico di Roma e l’Israele al Bluenergy di Udine.
Calcio
Il Super Commento della 3ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della terza giornata di Serie A.
Venezia-Torino
Due squadre con percorsi e obiettivi differenti, chiamati a dare un forte segnale dopo le prime due giornate. Nella prima frazione del Penzo, Torino e Venezia non si sono risparmiati e hanno sfornato un primo tempo dall’alto contenuto emotivo e agonistico. Tante occasioni da una parte e dall’altra, con i due estremi difensori che si prendono la scena durante tutto il primo tempo. Tra le fila lagunari, nonostante il ritorno dal primo minuto (all’esordio in A) di Pojhanpalo, tutti i maggiori pericoli arrivano dai piedi di Hans Nicolussi Caviglia, vero metronomo del centrocampo veneziano e protagonista dell’occasione più nitida del primo tempo con la sua conclusione a giro che impegna Milinkovic-Savic, chiamato al miracolo. La risposta granata arriva con Che Adams, la conclusione dello scozzese a botta sicura viene stoppata dal tuffo di Joronen. Rispetto ai due match contro Milan e Atalanta, il Torino palesa più di qualche difficoltà nel dominare il gioco qualitativamente e quantitativamente, con Vanoli in costante movimento nell’area tecnica. Nel secondo tempo la partita si addormenta, il ritmo cala e le due squadre continuano a studiarsi e annullarsi. La poca lucidità della coppia Zapata–Adams consegna grandi meriti alla coppia di centrali del Venezia, con Idzes che continua a mettersi in mostra dopo il gran campionato dell’anno scorso. La poca qualità messa a disposizione dei centrocampisti granata fa venire alla luce la gran partita dei mastini del centrocampo lagunare, con Duncan e Nicolussi Caviglia tra i migliori in campo. Nel finale arriva il guizzo decisivo del Toro, con lo stacco di Saul Coco sulla spizzata di Masina. Un gol che conferma l’ottimo impatto del centrale ex Las Palmas nella retroguardia granata, con l’addio di Buongiorno che sembra esser già un lontano ricordo. Con 7 punti in 3 partite, il Toro di Vanoli è partito decisamente bene e non ha nessuna voglia di fermarsi, con i nuovi innesti che potranno permettere continue alternative dalla panchina. Manca all’appuntamento con la vittoria il Venezia, ma la gara del Penzo ha lasciato tanti spunti su cui lavorare per costruire una salvezza che sembra già in salita.
Inter-Atalanta
Dopo aver ritrovato la vittoria nel primo match casalingo contro il Lecce, i nerazzurri annientano l’Atalanta per 4-0. In una delle sfide più attese della terza giornata di Serie A, i padroni di casa dopo un’azione rapidissima composta da uno/due tocchi, passa in vantaggio sul cross di Thuram deviato in porta da Djimsiti dopo appena centottanta secondi. L’Atalanta, priva di Hien e Kolasinac in difesa accusa il colpo e, dopo molteplici campanili sventati da Pavard, subisce la rete del 2-0 al decimo minuto grazie alla super conclusione targata Barella. Nonostante il doppio vantaggio, l’Inter non abbassa il ritmo del proprio gioco continuando ad attaccare, dando ancora una volta l’ennesima dimostrazione dell’idea di gioco di Inzaghi e della supremazia nei confronti dei bergamaschi. L’unica reazione del primo tempo da parte dei campioni d’Europa League arriva sul tiro da fuori di Zappacosta che viene neutralizzato da Sommer e, sulla respinta del portiere svizzero, Retegui non riesce a centrare la porta spedendo alto il pallone. La calda serata milanese ha un protagonista: Marcus Thuram. Il centravanti francese continua sull’onda della prima sfida al Genoa e, dopo un palo colpito nel primo tempo, chiude la gara nella ripresa grazie ad una doppietta che risalta ancora di più la propria figura di attaccante, grazie a due interventi che anticipano la difesa bergamasca e che non lasciano scampo a Carnesecchi. Oltre alla grande prestazione di Thuram, la scena se la prende tutto il terzetto difensivo. In soli novanta minuti, la difesa nerazzurra, è riuscita a superare le critiche ricevuto nel precampionato, riuscendo a portare a casa il secondo clean sheet stagionale oltre a far un’ottima figura per quanto riguarda la fase d’impostazione, perfettamente portata avanti da Bastoni, Acerbi e Pavard. Nei minuti finali, Inzaghi effettua cinque sostituzioni, nonostante aver cambiato tutto il reparto offensivo e due terzi di centrocampo, il ritmo dei campioni d’Italia non è mai calato, fattore che manda un grande segnale alle altre avversarie, pretendenti per la vittoria finale.
Bologna-Empoli
Dopo il sorteggio Champions, l’atmosfera energica del Dall’Ara imponeva quasi i tre punti. Al cospetto di un Empoli in rampa di lancio, i felsinei non vanno oltre il pari. Succede quasi tutto nei primi cinque minuti. Al secondo minuto il corner di Miranda trova prima la spizzata di Beukema e poi la zampata vincente di Fabbian, al primo gol in campionato, la marcatura più giovane di queste tre giornate di A. La risposta dei toscana arriva dopo nemmeno due minuti, con una giocata che ormai sta diventando un dogma dell’Empoli di queste giornate: palla su Pezzella e cross sul secondo palo dove arriva puntuale l’inserimento di Gyasi, al secondo gol consecutivo dopo la rete facsimile dell’Olimpico (a Roma aveva aperto le marcature, qua pareggia subito la gara). Il gioco del Bologna si sviluppa prevalentemente a sinistra, dove Karlsson e Miranda giocano un’ottima gara dal punto di vista tecnico, fornendo sempre una soluzione per l’attacco, sorretto da Castro e da Orsolini, ancora lontani dalla migliore condizione. L’Empoli si conferma una macchina da contropiede e al 37’ sfiora il nuovo vantaggio con la conclusione a botta sicura di Solbakken, dove è necessario un super intervento di Skorupski. La replica rossoblù arriva pochi minuti dopo, ma Orsolini spara in curva da buona posizione. Nel secondo tempo l’equilibrio prevale e le poche occasioni arrivano tutte dai piedi di Orsolini, senza però trovare il gol. Rimandato l’appuntamento con la prima vittoria per il Bologna. A quindici giorni dall’esordio in Champions contro lo Shaktar sono tanti ancora i punti interrogativi su Italiano e sullo scacchiere rossoblù. L’infortunio di Ferguson sembra aver condizionato negativamente tutte le manovre offensive dei felsinei, e le condizioni non ottimali dei due attaccanti Castro e Dallinga, non permettono al Bologna di essere dominante in area di rigore. Dopo tre giornate i gol realizzati sono soltanto due, tra cui un rigore alla prima giornata di Orsolini. Prosegue spedito il cammino dell’Empoli. 5 punti in tre gare e due reti subite, per una delle sorprese di questo avvio di campionato. Al rientro dalla sosta D’Aversa è chiamato a confermare questo score, a partire dal match del Castellani contro la Juventus di Thiago Motta.
Lecce-Cagliari
Il primo banco di prova per Lecce e Cagliari, che hanno iniziato la loro stagione in maniera differente, ma entrambe alla ricerca della prima vittoria in campionato. Dopo la sconfitta di San Siro, Gotti inserisce subito nella contesa il nuovo acquisto Guilbert, arrivato per sostituire Gendrey (ceduto all’Hoffenheim). La scelta di utilizzare Dorgu nella stessa fascia del francese permette al Lecce di avere molto equilibrio da una parte e poter osare dall’altro lato, con le sgasate di Banda e le sovrapposizioni di Gallo. In avanti, nonostante l’arrivo di Ante Rebic, Krstovic mantiene saldamente il centro dell’attacco. Nel primo tempo i fari sono puntati tutti sul montenegrino, poiché si divora un gol a porta scoperta, dopo aver scartato Scuffet calcia addosso a Luperto. Al 26’ il Lecce trova il primo gol in campionato, con la zampata di Krstovic sulla sponda aerea di Gaspar. Da Cagliari a Cagliari, visto che le ultime reti dei salentini erano state realizzate l’anno scorso nel match contro i sardi, entrambe le reti portavano la firma di Krstovic. La squadra di Nicola non si scompone e sfiora il pareggio con la traversa di Luvumbo. Poi sul gong della prima frazione l’evento che cambia la gara: Dorgu interviene in maniera scomposta su Prati e viene espulso. Nel secondo tempo il Cagliari si riversa tutto in avanti per pareggiare, ma il Lecce riesce a contenere tutti gli attacchi dei sardi, nonostante l’inferiorità numerica. I cambi di Gotti permettono ai salentini di essere sempre pimpanti e rapidi nel ribaltare l’azione. Nel finale il Cagliari tenta il tutto per tutto e allora è Falcone a salire in cattedra, con un intervento prodigioso che nega il pareggio a Luvumbo. L’ultima grande occasione del match capita tra i piedi di Nicholas Viola (alla 50ª presenza con la maglia del Cagliari) ma la sua conclusione a botta sicura colpisce la traversa. Tre punti d’oro per i salentini, che tornano a sorridere dopo le due sconfitte nette contro Atalanta e Inter. Manca all’appuntamento con la prima vittoria il Cagliari, ma Nicola sembra avere la situazione sotto controllo ed è chiamato a dare un segnale già al rientro dalla sosta.
Lazio-Milan
Una gara che prometteva spettacolo, con le due squadre chiamate a dare un segnale alla propria stagione. Le scelte dei due tecnici fanno presagire questa voglia di riscatto, di “rinascita” anche se si tratta di due percorsi in pieno inizio e sviluppo. La rivoluzione apportata da Fonseca scuote tutto l’ambiente rossonero, ma per le scelte impavide del portoghese portano il Milan al riposo in vantaggio. Dopo la buona prestazione di Parma, ancora una volta Stranjha Pavlovic è stato uno dei protagonisti della partita, sia dietro ma soprattutto in avanti. Il centrale serbo ha il merito di salvare sulla linea una conclusione velenosa di Dia, che aveva beffato Maignan in uscita, e pochi minuti dopo sfrutta un’incomprensione generale della difesa laziale e incornare tutto solo nell’area piccola, per la prima gioia con la maglia rossonera. La scelta di rinunciare a Theo Hernandez e Leao fa perdere al Milan quella ‘sana’ instabilità che permetteva ai rossoneri di essere sempre pericolosi in ogni momento della gara e in ogni tipo di azione. La scelta di Terracciano e Pulisic garantisce più equilibrio nella prima frazione, dove la Lazio tenta di aggredire il match fin da subito, anche grazie alla scelta di Baroni di presentare il doppio centravanti, con Dia che fa coppia con Castellanos. Nel secondo tempo il Milan comincia a perdere riferimenti grazie anche alla crescita costante dei padroni di casa, che grazie ai cambi di Baroni (che inserisce Isaksen e Marusic) riesce ad avere più lucidità nel possesso e più spazio dove attaccare con la velocità di Nuno Tavares. Il terzino portoghese si prende la scena intorno all’ora di gioco, quando viene servito in profondità da Zaccagni e disegna due assist al bacio per i due tap-in di Castellanos e Dia, e in meno di cinque minuti la Lazio ribalta tutto. Con la gara in salita, Fonseca decide di mettere fine al suo esperimento e decide di inserire tutti i ‘tenori’ lasciati inizialmente fuori, con l’aggiunta dell’esordiente Tammy Abraham. In meno di un minuto i nuovi entrati collezionano l’azione del pareggio, con un fraseggio tutto di prima tra Leao, Theo e Abraham, finalizzato dalla conclusione vincente di Rafael Leao. L’immagine emblematica di Theo Hernandez e Leao che non presenziano al cooling break con la squadra dimostra una poco rosea situazione all’interno dello spogliatoio rossonero, nonostante tutti i proclami di intesa di Fonseca. Le ultime due occasioni, di Okafor e Zaccagni mettono la parola fine a una gara divertente e ricca di colpi di scena, che però non cambia i giudizi e i pensieri riguardo l’avvio di stagione di Lazio e Milan, chiamate ad alzare l’asticella al rientro dopo la sosta.
Napoli-Parma
La cornice del Maradona diventa il teatro della gara più folle della stagione -al momento. Con l’arrivo di Gilmour, McTominay e Lukaku la rosa del Napoli si completa definitivamente, ma nel primo tempo del Maradona la scena è tutta dei ragazzi di Fabio Pecchia. Perché il Parma gioca, e come gioca! Un continuo scambio di posizioni, un dinamismo e un’audacia che raramente si vede in squadre neopromosse, e poi l’intraprendenza e la consapevolezza del rischio che è il fattore determinante nell’inquadrare l’azione del vantaggio, con la progressione centrale di Sohm e il fallo di Meret in uscita su Bonny. Dal dischetto il francese apre il piatto e porta in vantaggio -meritatamente- i ducali. La poca pulizia nel giro palla, e un ritmo non troppo elevato a causa dell’intraprendenza del Parma, portano il Napoli a riposo sullo 0-1 e con tanti aspetti da sistemare e migliorare per Conte. Nel secondo tempo la partita cambia nell’ultimo quarto d’ora, quando Suzuki (ammonito in precedenza) viene espulso per un’uscita a gamba tesa su Neres. Con le sostituzioni esaurite pochi minuti prima, a difendere i pali della porta ducale si presenta il capitano Delprato. Nel finale Conte inserisce tutti gli attaccanti e riesce a sfruttare l’handicap del portiere atipico per ribaltare la gara e portare a casa i tre punti. Prima ci pensa Lukaku a infiammare il Maradona, con la sua rasoiata mancina che buca le mani a Delprato, per la prima gioia in maglia azzurra, conclude l’opera il colpo di testa di Anguissa, servito dal cross al bacio di David Neres (secondo assist in due partite da subentrato). Una vittoria che permette al Napoli di concludere la primissima fase di campionato al sesto posto, a quota 6 punti. Dopo la pesante sconfitta di Verona, il campionato dei partenopei ha avuto subito un riscontro positivo dal punto di vista mentale e il completamento della rosa, con tutti i nuovi innesti richiesti da Conte, possono indirizzare il campionato del Napoli verso i piani alti della classifica. Sconfitta a testa altissima del Parma, che conferma quanto visto nelle prime due giornate. Una squadra molto giovane, ma molto intraprendente e coraggiosa, che darà del filo da torcere a tutti.
Genoa-Hellas Verona
Il primo scontro salvezza delle due squadre, una vittoria pesantissima da parte degli scaligeri. A Marassi la partita si sviluppa secondo quelli che sono i pronostici, ossia le due squadre in completo assetto difensivo, con l’obiettivo di studiarsi e trovare i punti dove colpire. La scelta di Zanetti di utilizzare un centrevanti mobile come Tengstedt piuttosto che un pivot come Mosquera fa perdere riferimenti alla schierata difesa rossoblù, che risponde con il doppio centravanti Vitinha-Pinamonti. La gara si accende e si stappa nella ripresa, quando il Verona comincia a trovare un porto sicuro negli esterni, a causa della compattezza centrale dei difensori, e da un cross laterale di Lazovic arriva il vantaggio di Tchatchoua, nel più classico dei gol “da quinto a quinto”. Il Genoa perde certezze e dinamismo, che è il marchio di fabbrica della squadra di Gilardino, e la gara viene indirizzata definitivamente dal penalty di Tengstedt, dopo il fallo di mano del neo entrato Thorsby. Una sconfitta che non compromette il percorso del Genoa. Ai rossoblù è mancato quell’estro e quel dinamismo in mezzo al campo e nella trequarti. La partenza di Gudmundsson ha portato il Grifone a compiere delle scelte che hanno portato a un cambio di ideali tattici, e il doppio centravanti è ancora in fase di sperimentazione. La sosta potrà consegnare a Gilardino il tempo necessario per lavorare su questi aspetti per il proseguo del campionato. 6 punti in 3 giornate per il Verona, che con Zanetti ha messo subito la quinta alla ricerca dei punti salvezza, in attesa di capire se la continuità sarà un fattore determinante o un handicap che può compromettere l’obiettivo degli scaligeri.
Fiorentina-Monza
Il faticoso passaggio del turno in Conference, contro la Puskas Academy, aveva bisogno di una reazione convincente in campionato, con Palladino che si trova ad affrontare quello che è stato il suo passato, contro l’amico Nesta. Al Franchi la Fiorentina presenta dal 1’ due nuovi acquisti, come Gosens e Cataldi, già metallizzati e abituati alla difesa a tre e al tipo di calcio richiesto da Palladino. Nel primo tempo però la Viola continua a palesare una scarsa attitudine con il gol e soprattutto una scarsa intraprendenza nella trequarti, con Colpani che continua a non incidere e Beltran si dimostra molto sterile sotto porta. Inoltre la Fiorentina deve fare i conti con una difesa che continua a non convincere, e la scelta di utilizzare Biraghi come braccetto di sinistra dimostra la poca propensione del capitano italiano in marcatura. Il gol del vantaggio del Monza nasce da un errore in marcatura di Biraghi, colpito dal taglio sul primo palo di Djuric, che apre il conto delle reti in campionato del Monza (l’ultima rete dei brianzoli risaliva allo scorso Fiorentina-Monza, anche in quell’occasione a segnare fu il bosniaco). Lo scossone emotivo portato dal vantaggio brianzolo spezza le gambe alla Fiorentina, che comincia a sbagliare qualsiasi giocata palla a terra e viene sovrastata dal pressing alto del Monza, che trova anche il raddoppio grazie alla conclusione da fuori area di Daniel Maldini. Prima dell’intervallo la Viola si rimette in gara grazie alla zampata di Moise Kean, al primo gol in campionato. Nel secondo tempo Palladino inserisce anche Adli e Bove, anche loro all’esordio con la maglia viola, e nel finale il Monza cede e subisce il gol del pareggio. Il corner di Adli pesca il taglio sul primo palo di Gosens, che timbra il cartellino al primo gettone al Franchi. Un pareggio che maschera la brutta prestazione, l’ennesima, della Fiorentina. Palladino ha l’arduo compito di trovare delle contromisure alla sua difesa a tre, che in queste prime partite ha presentato più di qualche lacuna. Il Monza torna a casa con l’amaro in bocca, con la vittoria che distava solamente cinque minuti. Tuttavia la prestazione della squadra di Nesta è sopra la sufficienza, e i nuovi acquisti potranno migliorare l’organico brianzolo, alla rincorsa della salvezza.
Juventus-Roma
Un pareggio che lascia tanti spunti, ma poco spettacolo e quasi nessuna palla gol. La scelta di De Rossi di inserire subito il neo arrivato Saelemaekers, al posto di Dybala, si rivela fondamentale nella lettura della gara poiché i giallorossi hanno superiorità numerica in mezzo al campo, con la Juve spesso in ritardo nel pressing dei tre giallorossi. Durante il cooling break Thiago Motta mette a posto alcune cose e la Juve tiene meglio il campo: Gatti non si perde più Dovbyk, Cambiaso si abbassa ad aiutare Savona in copertura, migliora anche Mbangula nell’aiuto a Cabal dall’altro lato. La partita si fa dunque bloccata, con qualche guizzo a tinte bianconero, anche se niente di che. L’unica vera palla-gol del primo tempo la firma Vlahovic: Yildiz va al traversone, Vlahovic sfila davanti a Ndicka e lo anticipa, ma Svilar è attento sulla sua girata. Le due scelte degli allenatori, al netto di ogni forma di rispetto e stima (confermati nelle conferenze stampa) indirizzano la partita verso un pareggio. I nuovi innesti, da una parte e dall’altra, non sono riusciti a dare la giusta scossa in un match che fin dall’inizio ha dato la sensazione di non potersi sbloccare se non con qualche episodio, che non è arrivato. Tanti i meriti di De Rossi in questo pareggio, poiché le scelte del tecnico romano hanno permesso alla Roma di avere un approccio molto spigliato e audace al cospetto della slanciata Juve, che allo Stadium è sembrata a corto di energie nel finale per tentare il forcing decisivo. I nuovi innesti non sono riusciti a colpire subito, ma ci sarà tutto il tempo per inserirsi negli schemi di Thiago Motta. Sottolineatura importante per Paulo Dybala. La Joya, subentrato a Soulé, è sembrato un pesce fuor d’acqua all’interno del 4-3-3 giallorosso, con tutte le attenzioni che sono rivolte su De Rossi e sulle scelte che metterà in atto nel corso della stagione. Ottimo esordio di Saelemaekers e Manu Konè, già molto pimpanti e perfettamente calati nella parte all’interno degli schemi giallorossi.
Udinese Como
Continua a volare in classifica l’Udinese di Runjaic. Contro il Como i friulani conquistano la seconda vittoria consecutiva e concludono la prima parte di campionato in vetta alla classifica. La scelta di Runjaic, rispetto al match vinto contro la Lazio, ricade su Karlstrom accanto a Lovric in mezzo al campo, cosi da avere maggior dinamismo e fisicità in mezzo al campo. L’obiettivo dell’Udinese non è quello di mantenere stabilmente il pallone, ma essere pungente e rapido una volta riconquistato il possesso. Il vantaggio bianconero arriva grazie al movimento di Thauvin in mezzo al campo che spalanca la prateria a Ehizibue, che arriva sul fondo e serve l’assist per il primo gol in Serie A di Brenner. Il Como nel secondo tempo prova a inserire tutti i nuovi arrivati per rimettere in equilibrio la gara, così come fatto contro il Cagliari, ma la resistenza dei friulani è serrata e gli spazi sono pochi. Nel finale il Como ha l’occasione per pareggiare, grazie al calcio di rigore assegnato dal VAR per fallo di mano del neo entrato Payero. Dal dischetto Cutrone spiazza Okoye ma chiude troppo la conclusione e la palla termina fuori. 7 punti in 3 partite per l’Udinese, in vetta al campionato insieme a Juventus, Inter e Torino. Si conferma in salita il percorso del Como in Serie A, con un solo punto raccolto nelle prime partite. La reazione dei lariani è attesa al rientro dalla sosta, nel primo match stagionale al Sinigaglia contro il Bologna.
LA TOP11 DELLA 3ª GIORNATA
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