Calcio
Thiago e De Rossi si annullano e allo Stadium vince la noia. 0-0 tra Juventus e Roma
Si conclude con un pareggio la terza giornata di Serie A, con il pareggio a reti bianche tra Juventus e Roma. Allo Stadium prevale l’equilibrio e le poche occasioni da gol non impensieriscono notevolmente i due portieri. Un punto a testa per Thiago Motta e De Rossi, che arrivano alla sosta con situazioni di classifica diversi, ma con buoni spunti dopo questo avvio di campionato.
In avvio è la Roma a controllare il pallone, con l’aggressività della Juve che si manifesta al primo fallo, con annesso giallo, di Fagioli su Pellegrini dopo meno di due minuti. L’audace e coraggiosa strategia della Roma comincia a perdere smalto nel momento in cui la Juventus comincia a gestire con più calma il possesso, con il continuo movimento tra le linee di Cambiaso e Yildiz. Al decimo prova ad iscriversi al match Vlahovic, con un calcio di punizione che non supera il folto muro eretto da Svilar. La scelta di De Rossi di lasciare inizialmente in panchina Dybala, in favore del neo-acquisto Saelemaekers, permette ai giallorossi di essere più compatti e in superiorità in mezzo al campo. Dopo due gare giocate su ritmi molto alti, l’interpretazione dei bianconeri sembra più conservativa e meno evanescente, e l’agonismo della squadra di De Rossi non permette alla Juve di essere incisiva in avanti. L’occasione più nitida del primo tempo arriva al 41′ con Yildiz che porta palla verso la bandierina e serve sul primo palo il taglio di Vlahovic, la cui conclusione sporca costringe Svilar all’intervento in tuffo.
Nella ripresa Thiago Motta da un segnale forte alla gara, inserendo nella contesa i nuovi arrivati Koopmeiners e Conceicao al posto di Cabal e Mbangula. La prima occasione del secondo tempo è ancora una volta di Vlahovic, che si porta la palla sul destro e strozza la conclusione, non riuscendo a impensierire Svilar. La risposta di De Rossi arriva all’ora di gioco, con l’ingresso di Zalewski e Dybala per Saelemaekers e Soulé. La girandola di cambi prova ad accendere i ritmi di una gara molto tattica e sporca, con i nuovi innesti bianconeri che provano a regalarsi un esordio da sogno allo Stadium. Dei nuovi arrivati il più in palla è Francisco Conceicao, in ritmo fin dai primi minuti dal suo ingresso e sempre in costante proiezione offensiva grazie alla sua agilità e al suo mancino. Nel finale la Roma si riaffaccia in avanti e comincia a mettere in difficoltà la retroguardia bianconera. L’occasione migliore del secondo tempo, e della gara in generale, è una conclusione da fuori area di Angelino che sfiora il palo alla sinistra di Di Gregorio. Dopo cinque minuti di recupero, in cui l’unico sussulto è una conclusione alle stelle di Yildiz, si conclude l’ultimo big match della terza giornata.
Un pareggio giusto, un match equilibratissimo che non ha visto prevalere nessuna delle due squadre. La Juventus non riesce a conquistare i tre punti che avrebbero garantito la vetta in solitaria. Tanti esordi nel secondo tempo, con tutti i nuovi acquisti che hanno assaporato il terreno dello Stadium, in attesa della definitiva consacrazione all’interno degli schemi di Thiago Motta. Pareggio che permette alla Roma di rialzare la testa dopo la brutta sconfitta contro l’Empoli (prossimo avversario dei bianconeri). La scelta di rinforzare il centrocampo ha permesso a De Rossi di avere superiorità a centrocampo, in modo tale da non subire in modo furente gli attacchi della trequarti bianconeri.
Nell’altro match che chiude questa terza giornata, l’Udinese vince di misura in casa contro il Como. La rete decisiva per i bianconeri porta la firma di Brenner, su assist di Ehizibue. Nel finale il Como ha l’occasione per pareggiare, ma il calcio di rigore di Cutrone termina fuori. Tre punti d’oro per l’Udinese di Runjaic, che arriva alla sosta con 7 punti conquistati e il momentaneo quarto posto in classifica. Continua a faticare il nuovo Como di Cesc Fabregas, alla ricerca della prima vittoria in campionato dopo un pareggio e due sconfitte nelle prime tre gare.
Calcio
A Spasso per l’Europa: il punto sulla Premier League
Dalla terra della corona comincia il nostro viaggio A Spasso per L’Europa, che analizzerà nel dettaglio le situazioni di squadre e di classifiche dei maggiori campionati europei, con approfondimenti e dettagli utili e interessanti.
L’itinerario comincia dalle sponde del Mersey, dove si trova il porto più importante d’Inghilterra: Liverpool. Da sempre divisa tra Reds e Toffies, Liverpool ed Everton, la città natale dei Beatles è costantemente scissa da una linea immaginaria, che separa Anfield da Goodison Park. Partendo dalla sponda più famosa, quella del Liverpool, troviamo la squadra con più titoli nella storia del campionato d’oltremanica che si trova, oggi, al vertice della classifica, grazie ad una serie di prestazioni di altissimo livello e una forma fisica a dir poco straordinaria. L’arrivo di Arne Slot dal Feyenoord, subentrato alla quasi decennale gestione di Klopp, che ha saputo riportare il Liverpool dove meritava, ha dato nuova vita ai Reds, non facendo rimpiangere l’allenatore tedesco, ma anzi portando grandi risultati in ogni competizione, con il primo posto (momentaneo) sia in campionato che in Champions League e la qualificazione già archiviata ai quarti di finale di Carabao Cup. Attacco veloce ed efficace, difesa solida e rocciosa, questi i segreti del campionato di Slot, sorretto in avanti dai dieci gol di un eterno Salah e dai nove messi a segno da Luis Diaz, in ottima forma, controbilanciati e tenuti al sicuro dal solito Virgil Van Dijk, primo per duelli vinti con una percentuale del 70% (insieme a Konsa dell’Aston Villa) e da Ryan Gravenberch, totalmente rigenerato dalla cura Slot. Punto di forza di questa squadra è senza dubbio la forza mentale, oltre che quella fisica, dimostrata dalle grandi prestazioni nei big match, da cui sono arrivati, finora, 13 punti su 15, che risulteranno probabilmente la chiave per ottenere grandi risultati a lungo termine. Sponda Everton la situazione non è così rosea, tutt’altro. Le Toffies fanmo fatica ad ingranare, occupando la sedicesima posizione in griglia, zona a cui negli ultimi anni sembrano costantemente affiliati, che li tiene incatenati e da cui non riescono a liberarsi. Con il secondo peggior attacco del campionato e una difesa non pessima ma comunque molto traballante, la squadra di Sean Dyche è in grande difficoltà e non riesce a trovare i tre punti da ormai un mese, nonostante dal 14 settembre sia arrivata una sola sconfitta in campionato, insieme a due vittorie e quattro pareggi. Calvert-Lewin, sebbene sia ormai una bandiera di questo club, continua ad avere un rendimento abbastanza deludente, con solo due gol messi a segno, “affiancato” da Armando Broja, arrivato per riscattarsi dopo un periodo di forma pessimo, che risulta al momento non pervenuto.
Dal mare all’entroterra, da un dualismo all’altro, spostiamoci di una cinquantina di chilometri ad est e arriviamo a Manchester, dove rosso e azzurro dipingono simbolicamente le mura dei palazzi e dove la working class del Manchester United si oppone alla modernità e alla ricchezza dell’universo Manchester City. Da sempre simbolo della classe operaia, nella città industriale per eccellenza, lo United sta vivendo un momento non brillante, dovuto anche ad una gestione da parte della società tutt’altro che intelligente: tantissimi soldi investiti sul mercato per giocatori che portano risultati scarsi e basso rendimento, e l’esonero di Ten Hag arrivato con almeno una stagione di ritardo, nonostante i risultati dell’allenatore olandese fossero totalmente sotto le aspettative. Nell’ultimo mese, però, i tifosi dei Red Devils hanno iniziato a fiutare area di miglioramento, con Van Nistelrooy che, sebbene per un periodo momentaneo, ha gestito benissimo la squadra, in attesa dell’arrivo di Rubén Amorim, che porta con sé speranza e ambizioni per il futuro della “Red side” di Manchester. Un’ottima difesa bilancia un attacco dalle tante potenzialità ma poco prolifico, che ha messo a segno solamente dodici gol (di cui otto nell’ultimo mese), a cui manca un vero e proprio punto di riferimento data la continua alternanza tra Hojlund e Zirkzee. Dai Beatles agli Oasis, sulle note di Wonderwall l’altra parte di Manchester è colorata di azzurro. Dopo otto anni di dominio, il City sta passando il periodo peggiore della sua storia recente, caratterizzato da quattro sconfitte consecutive, cosa che non accadeva dal 2006 e che non era mai accaduta a Guardiola, fermatosi, ai tempi del Bayern Monaco, a tre k.o. di fila. I dodici gol di Haaland e poco più sono il risultato di un gioco comunque efficace e innovativo, difficile da contrastare e che continua a dare grandi risultati, il cui meccanismo nell’ultimo periodo si è però inceppato, lasciando la squadra ferma sul posto e abbandonando moltissimi punti per strada. Inutile girarci attorno, la mancanza di Rodri a centrocampo e i continui infortuni che stanno martoriando i Citizens costringono indubbiamente Guardiola a scelte forzate e raffazzonate: il neo pallone d’oro era la chiave del gioco, metronomo e áncora dei suoi, senza il quale si fa fatica ad avere equilibrio in campo e a trovare soluzioni concrete. Inoltre, la stanchezza dovuta alla mancanza di alternative grava enormemente sulla continuità di risultati e prestazioni. L’ultima sconfitta in casa del Brighton ha palesato un problema di natura mentale nella gestione del risultato e delle energie all’interno della gara, con i Seagulls che hanno rimontato la partita in meno di cinque minuti.
Continuiamo il nostro percorso e iniziamo a scendere verso sud, dirigendoci verso Birmingham, facendo prima una piccola ma fondamentale sosta a Nottingham. Qui, la più grande squadra della città, il Nottingham Forest, sembra stia tornando ai livelli a cui un tempo era abituato e si trova al momento alla quinta posizione in classifica. A soli quattro punti dal secondo posto dell’appena citato Manchester City, la squadra di Nuno Espirito Santo sta portando avanti una stagione di altissimo calibro e si sta mostrando una vera e propria antagonista dei “giganti” per la lotta al titolo. Nel silenzio del suo operato, il Forest “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, proprio come Robin Hood (favola e leggenda della città) nella foresta di Sherwood: fa inciampare le grandi, guadagnando non solo posizioni, ma permettendo anche alle piccole di avvicinarsi a zone che sarebbero stati altrimenti inaccessibili. Trascinatore della squadra non può che essere Christian Wood, attaccante neozelandese classe ‘91, che ha messo a segno finora otto reti, supportato dalle giocate di Hudson-Odoi e Gibbs-White. Un bel gioco offensivo, seppur non eccessivamente prolifico, viene contornato dalla seconda miglior difesa del campionato, composta dalla coppia Murillo–Milenkovic, che riesce ad arginare e bloccare gli attacchi rapidi della massima serie inglese.
Continua la nostra discesa verso la capitale, prima della quale bisognerà però soffermarsi sulla doppia tappa Birmingham-Leicester, a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra. Squadra più importante della zona è senza dubbio l’Aston Villa che, nonostante l’impegno Champions, sta portando avanti un’ottima campagna. Nella terra dei famosissimi Peaky Blinders, i Villans, tra scorribande casalinghe e pesanti sconfitte in trasferta, come i k.o. contro Liverpool e Tottenham, rimangono sulle tracce delle prime posizioni (-1 dalla zona Europa). La squadra di Emery, trascinata da “quei cattivi ragazzi” di Watkins e Duran, è meno equilibrata della passata stagione (17 gol fatti e 17 subiti), ma rimane comunque una spina nel fianco per qualunque squadra. Nella periferia della città, fonte di ispirazione per Tolkien nella scrittura dei suoi capolavori, Leicester e Wolverhampton occupano le posizioni più basse della classifica, trovandosi rispettivamente al quindicesimo e al diciannovesimo posto.
Ormai arrivati quasi alla costa sud della Gran Bretagna, giungiamo nella capitale, Londra, che potremmo definire come la “casa del calcio europeo”. La città, si sa, è storicamente divisa tra tantissime squadre, ma adesso ci soffermeremo maggiormente sulle tre maggiori: Arsenal, Chelsea e Tottenham. I Gunners, dopo un inizio di stagione strabiliante, nell’ultimo mese hanno avuto un drastico calo di prestazioni, che li ha portati a perdere punti importantissimi per strada, possibilmente fatali nella corsa al titolo. La squadra di Arteta, dopo un notevole aumento di livello nelle passate stagioni, quest’anno sta faticando in fase realizzativa, forse a causa della mancanza di un punto di riferimento in attacco che sappia essere incisivo e decisivo. Tanti pareggi e solo due vittorie in occasione dei big match: nel North-London Derby contro il Tottenham e nella sfida esterna con l’Aston Villa. Per rialzare il morale dell’Emirates e tornare a macinare punti nel corso della stagione, Arteta dovrà essere bravo a raccogliere quello che ha seminato, come metaforicamente racconta anche Dickens in “Hard Times”, per ottenere importanti risultati da giocatori che dovranno maturare e portare gli esiti sperati, cosicché i tifosi non perdano le speranze create all’inizio del campionato, con l’obiettivo di riportare il titolo nel nord di Londra, tinto di rosso. Rimanendo nella parte settentrionale della capitale, non si può non parlare della sponda Spurs. Sotto la guida di Postecoglou, c’è stato indubbiamente un cambio di rotta sia nella mentalità che nei risultati del Tottenham e l’allenatore australiano è riuscito a qualificarsi per l’Europa League. Lo stesso impegno europeo, probabilmente, ha portato qualche difficoltà nel gestire la squadra, il cui rendimento, fino ad adesso, è stato totalmente discontinuo, con partite vinte agilmente alternate a sconfitte inaspettate e arrivate con prestazioni prive di carattere e personalità. Non mancano i gol, che arrivano grazie al solito Son, Solanke, Maddison e la sorpresa Brennan Johnson, gioiello assoluto della rosa di Postecoglou. In opposizione ad una difesa solida, con Romero affiancato a turno da Dragusin e Van De Ven, che potremo definire la parte razionale di questi Spurs, un po’ come il Dr. Jekyll descritto da Stevenson, si oppone Mr. Hyde, la parte irrazionale e instabile, un attacco redditizio ma discontinuo, capace di alternare prestazioni da 8 a prestazioni altamente insufficienti che non riescono ad assicurare i tre punti. Sebbene l’Europa sia solo a tre lunghezze di distanza, il Tottenham dovrà impegnarsi a non perdere altri punti per strada e a rimanere attaccato al treno delle prime posizioni. Infine è necessario parlare del Chelsea, la squadra forse più importante della città. Dopo uno dei periodi più bui della loro storia, i Blues stanno iniziando a uscire dal baratro, e lo stanno facendo con una rosa giovane e di grande valore, che comincia a dare un senso alle centinaia di milioni di euro spesi sul mercato negli anni passati. Sotto la guida di Maresca (ennesimo esponente della masterclass degli allenatori italiani all’estero) la squadra di Stamford Bridge si trova attualmente al terzo posto della classifica, con 21 gol fatti e solo 13 subiti. Trascinatori assoluti sono Palmer e Nicholas Jackson, con Madueke subito alle loro spalle: un reparto offensivo giovane ed efficace, che dopo le prestazioni mediocri dell’anno scorso sta finalmente cominciando a portare i risultati sperati. Dietro ci pensano prevalentemente Colwill e Fofana, talvolta alternati con Adarabioyo, protetti dallo scudiero Caicedo, che come una guardia della corona fa da schermo e, con solide partite di sacrificio, protegge la porta di Sanchez intercettando e respingendo tutti i palloni che gli si presentino davanti (media di 3.5 contrasti vinti a partita). Le squadre di Londra chiaramente non sono finite qui, bisogna anche citare la grande stagione del Fulham, che, guidato da Marco Silva e trascinato da Gimènez, Smith Rowe e Wilson sta seriamente lottando per ottenere un posto in Europa, che segnerebbe un importante ritorno del club tra i grandi. Buona anche la stagione del Brentford, al momento undicesimo, ma non altrettanto brillanti le stagioni di West Ham e Crystal Palace, al momento in profonda crisi, situate quasi in fondo alla classifica, con l’obbligo di rialzarsi e reagire per evitare quella che sarebbe una clamorosa retrocessione.
Passando da un fiume all’altro, abbiamo parlato del Mersey e ora ci spostiamo al Nord del paese, sulle rive del Tyne, dove è situata la cittadina di Newcastle. La squadra locale, negli ultimi anni, è tornata a competere ad alti livelli, sfornando grandi prestazioni e giocatori talentuosi. Sulla panchina del club dal 2021, Eddie Howe ha dato una nuova anima alla squadra, che si trova attualmente all’ottavo posto della classifica. I cavallucci marini fanno senza dubbio una gran fatica nella fase realizzativa, con soli 13 gol realizzati, mentre eccellono nelle retrovie, dove la coppia difensiva formata dai veterani Burn e Schar ha concesso solamente 11 gol. In avanti il maggior apporto lo danno Isak e Barnes, entrambi a 4 gol, seguiti a ruota da Anthony Gordon, gioiello delle Magpies, tutti e tre decisivi nelle importantissime vittorie contro Tottenham, Arsenal e Nottingham Forest.
Concludiamo il nostro viaggio esplorando la costa sud del paese. Sulla Manica si affacciano Ipswich, Brighton, Bournemouth e Southampton. La piccola cittadina di Ipswich, nota per il suo porto commerciale e per il grande commercio che passa dalle vie cittadine, è la sede dell’Ipswich Town, una delle squadre neopromosse in Premier League. I Tractor Boys (soprannome del team), stanno finora portando avanti una campagna abbastanza mediocre, che rispecchia tuttavia le aspettative create all’inizio del campionato. Il minimo indispensabile e niente di più, diciassettesima posizione in classifica, che oggi vorrebbe dire salvezza, nonostante la seconda peggior difesa del campionato. Tra tutti spicca l’attaccante inglese Liam Delap, capocannoniere della squadra con 6 gol. Spostandoci a Ovest, ci imbattiamo in Southampton. Qui, la squadra della città occupa momentaneamente l’ultimo posto della classifica, con soli 7 gol fatti e 21 subiti, e rischia seriamente di sprofondare in Championship, facendo la stessa fine del Titanic, famosissima nave che salpò proprio da questo porto per poi inabissarsi nelle profondità dell’Atlantico. Sempre in zona Europa troviamo il Brighton, sorpresa di questi ultimi anni, che ha saputo mettersi in mostra e continua a farlo, dando continuità ad un progetto che ha basi solide, destinato a continuare nel tempo. A prendersi la squadra sulle spalle, inaspettatamente, è un rinato Danny Welbeck, che grazie ai suoi 6 gol e al fondamentale contributo dei compagni è riuscito a trascinare la squadra al sesto posto in classifica, che fa sognare l’Europa e magari qualcosa in più. Concludiamo il nostro itinerario inglese con la piccola città di Bournemouth, sede dell’omonima squadra. 15 gol fatti e 15 subiti, per occupare la dodicesima posizione in classifica: le Cherries stanno facendo un buon campionato, per loro sopra la media, grazie ai gol di Evanilson e Semenyo, la coppia d’attacco che sta portando non poche soddisfazioni ai propri tifosi.
Giunge così al termine la prima tappa del nostro viaggio A Spasso per l’Europa. Partendo dal Pier di Bournemouth, il famoso molo della cittadina, prendiamo la nave e giungiamo nelll’Europa Continentale, per analizzare gli altri, meravigliosi campionati del nostro continente.
Calcio
Due volte Rabiot e tanta sfortuna. L’Italia chiude seconda il girone di Nations League
Dopo la buona prestazione degli azzurri a Bruxelles, l’Italia cade a San Siro contro la Francia, perdendo la possibilità di concludere da primi il girone Nations League.
Spalletti cambia solo due uomini rispetto all’ultimo match vinto dagli Azzurri per 0-1 contro il Belgio, con l’inserimento di Locatelli per Rovella, e di Vicario al posto di Donnarumma (causa virus intestinale), il C.T. azzurro va alla ricerca di una importantissima vittoria, utile per confermare l’ottimo stato di grazia della propria nazionale. Dopo un avvio a mille da parte di entrambe le squadre, la Francia si porta in vantaggio sugli sviluppi di un corner con Rabiot: l’ex giocatore della Juventus riceve l’assist da Digne all’interno dell’area di rigore, staccando di testa con un tempismo perfetto e riuscendo ad anticipare Buongiorno. La gara prosegue e gli Azzurri tentano di trovare qualche spazio per riuscire a colpire i francesi, quest’ultimi perfetti in fase difensiva, riuscendo a neutralizzare tempestivamente tutte le manovre offensive degli Azzurri. Nei minuti successivi, Frattesi ferma fallosamente Nkunku, sul calcio di punizione concesso dal direttore di gara, Lucas Digne (schierato da Deschamps al posto di Theo Hernandez) calcia direttamente in porta colpendo il palo, ma il pallone accidentalmente finisce sulla schiena di Vicario e finisce in porta, portando la Francia al raddoppio. L’Italia riesce immediatamente a rimettersi in partita due minuti dopo, quando Dimarco riesce a servire con un cross nella fascia opposta Cambiaso, l’ottima giocata –da quinto a quinto– dell’esterno nerazzurro propizia il gol di prima intenzione dell’esterno bianconero, che batte Maignan e si porta a quota due gol in nazionale dopo il gol contro il Belgio.
Nella ripresa la Francia torna in campo più propensa ad attaccare rispetto all’Italia, sfiorando il terzo gol con un tiro da lunga distanza da parte di Nkunku, conclusione bloccata da Vicario. Dopo aver sfiorato il gol del pareggio con Locatelli, Tonali commette un fallo nella metà campo avversaria, sul punto di battuta va nuovamente Digne e, il suo traversone, trova nuovamente Rabiot: anche in questa situazione il centrocampista francese salta più in alto delle torri azzurre e firma la sua seconda rete in due partite di Nations League. Spalletti getta nella mischia Kean, Maldini, Rovella e Raspadori, nel tentativo di trovare una rete che riporterebbe gli azzurri al primo posto del proprio girone di Nations League. Gli Azzurri nei minuti finali provano ininterrottamente ad attaccare, senza mai rendersi pericolosi fino al tiro allo scadere di Kean fermato da Maignan e, dopo quattro minuti di recupero, l’arbitro fischia la fine di una gara ricca di gol, ma conclusasi senza lieto fine per gli Azzurri.
Con questo risultato l’Italia chiude al secondo posto il girone di Nations League, qualificandosi agli ottavi ma senza essere testa di serie. L’avversaria che sfiderà gli Azzurri nel prossimo turno di Nations League verrà definita ufficialmente al termine di tutte le partite degli altri gironi, ma sarà una tra Portogallo, Germania o Spagna.
Nell’altra sfida del girone, il Belgio perde fuori casa contro l’Israele. Alla Boszik Aréna la decide un gol di Yarden Shua all’86’.
Classifica finale girone A2:
- Francia 13
- Italia 13
- Belgio 4
- Israele 4
Calcio
Tanta sofferenza nel finale, ma basta la rete di Tonali per i quarti di Nations League
Allo stadio Re Baldovino di Bruxelles gli Azzurri vincono di misura grazie alla rete di Sandro Tonali e si qualificano ai quarti di finale di Nations League.
Basta un punto per raggiungere i quarti di Nations League, perciò in prima battuta la manovra dell’Italia non è scellerata, ma lucida e precisa. Il blocco basso del Belgio permette ai tre centrali azzurri, più Rovella (convocato al posto dell’infortunato Ricci, undicesimo esordiente della gestione Spalletti), di costruire da destra verso sinistra, sfruttando l’ampiezza data da Cambiaso e Dimarco. Le scelte di Spalletti ormai sono consolidate: 3-5-1-1 pieno di rotazioni e inserimenti, con Barella che torna in campo dopo l’assenza delle ultime gare per infortunio, e si schiera dietro Retegui e cerca di legare il gioco nella parte destra del campo. Agli Azzurri bastano dieci minuti per arginare il muro belga: Di Lorenzo scarica su Barella e si getta nello spazio, il filtrante del centrocampista nerazzurro non viene controllato da Debast, allora il capitano del Napoli ha tutto il tempo per servire in mezzo l’inserimento di Tonali, al primo centro con la maglia azzurra. Un’ulteriore iniezione di fiducia che scioglie, ancor di più, la nazionale di Spalletti. Le uscite dal basso sono codificate e ben eseguite e il Belgio non riesce a seguire i movimenti di tutta la linea azzurra. Il predominio dell’Italia si evince nella zona centrale del campo, dove la continua rotazione di Tonali, Frattesi e Barella non lascia punti di riferimento al Belgio. In mediana Buongiorno supporta Rovella, marcato a uomo da Lukaku, e la posizione del difensore del Napoli lascia sempre spazio al centrocampista della Lazio, in superiorità numerica.
Il primo segnale di reazione del Belgio arriva nel secondo tempo, con una conclusione dalla distanza di Debast, risposta in tuffo di Donnarumma (70ª presenza in azzurro, 23° per presenze all-time, raggiunto un monumento come Sandro Mazzola). La conclusione del difensore belga sottolinea il momento favorevole della nazionale di Tedesco, con l’Italia che si rintana nella propria difesa e prova a ripartire. In contropiede l’Italia sfiora il raddoppio, con un filtrante di Frattesi che manda Retegui in porta, la conclusione del bomber dell’Atalanta viene miracolosamente sporcata da Casteels in calcio d’angolo. Rispetto al primo tempo, la ripresa è molto più frizzante, con occasioni da entrambe le parti. Al 57′ Trossard calcia al volo da fuori area, destro forte e preciso chiuso da Donnarumma in corner. Il capitano azzurro non si fa sorprendere nemmeno all’ora di gioco, quando Openda calcia in diagonale, dopo un fraseggio errato di Frattesi. Le prime mosse della gara sono di Spalletti, con Kean e Udogie al posto di Retegui e Dimarco. Al 77′ Lukaku spaventa la difesa azzurra, con un cross di Debast sul secondo palo verso Big-Rom, bravo a girare sul secondo palo, ma sfortunato, con la palla che termina fuori di pochissimo. Cinque minuti dopo il Belgio va vicino nuovamente al pareggio, con un cross di Trossard, spizzato da Faes sul palo. L’ultimo scorcio di gara è un assedio dei Diavoli Rossi, completamente sbilanciati in avanti alla ricerca del pari, l’Italia si limita a gestire il pallone lontano dalla porta di Donnarumma e dopo tre lunghi -e sofferti- minuti di recupero, si concretizza definitivamente la qualificazione della nazionale azzurra ai quarti di finale di Nations League.
Un’altra grande prestazione degli Azzurri, una vittoria sofferta ma meritata. La strada è quella giusta, con una rinascita che sta avvenendo gradualmente con coraggio, mentalità e idee. Domenica a San Siro l’ultimo atto dei gironi di Nations League contro la Francia, che non va oltre lo 0-0 in casa contro Israele. Basterà un punto agli Azzurri per blindare il primato nel girone, in attesa dei quarti di finale di marzo.
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