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Calcio

Il Supercommento della 11ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, dell’undicesima giornata di Serie A.

Bologna  – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Torna a vincere in casa il Bologna, trascinata dal terzo gol consecutivo di Orsolini. In avvio il Bologna prova ad azzannare subito il match, con lo sviluppo sugli esterni, subito vivaci e pimpanti. La gara del Lecce invece si imbastisce nella compattezza del reparto difensivo, dove Gaspar giganteggia in mezzo all’area, e nella velocità in ripartenza di Dorgu e Banda. La partita si svolge prevalentemente nella metà campo del Lecce, con il Bologna che impone il proprio giro palla e costringe la squadra di Gotti a mantenere il blocco basso. L’equilibrio rimane stabile perché sulle fasce il Lecce vince i duelli individuali, con Gallo e Guilbert che riescono a contenere Orsolini e Ndoye. La fascia sinistra è il fulcro del gioco, perché Miranda tocca tanti palloni e si propone spesso in profondità, e lì Ramadani è fondamentale nel raddoppiare sistematicamente. Verso la fine del primo tempo le due squadre si aprono e il Bologna sfiora due volte il vantaggio. Al 41’ Miranda arriva al cross dalla linea di fondo, Falcone risponde con un gran riflesso a una deviazione di Ramadani, la palla rimane nei pressi dell’area piccola ma Freuler schiaccia la conclusione e fallisce una ghiottissima occasione. Nel recupero miracolo di Falcone su Castro, testata perfetta del centravanti felsineo e altrettanto perfetta è la risposta del portiere del Lecce. Nella ripresa Gotti comincia a percepire un calo fisiologico dei suoi e decide di rinforzare il centrocampo con l’ingresso di Coulibaly al posto di Banda, oltre alla staffetta Guilbert-Pelmard. Italiano risponde subito con Urbanski e Dallinga e ridisegna il suo Bologna con un coraggioso 4-2-4. L’esperimento del doppio centravanti non convince Italiano, che sostituisce Castro con Fabbian. I cambiamenti apportati da Italiano tolgono equilibrio al Bologna, e il Lecce si trova spesso a ripartire in contropiede in superiorità numerica. Le scelte degli attaccanti salentini sono poco lucide, e questo evidenzia le difficoltà del Lecce nel trovare la via del gol (solo quattro reti segnate in campionato). Nel finale il Dall’Ara riabbraccia Lewis Ferguson, al rientro dopo il lungo infortunio al ginocchio. Lo scozzese rileva Ferguson e questo cambio è il segnale che Italiano prova a dare ai felsinei. All’85’ il Bologna trova il vantaggio, Ferguson avvia l’azione che termina con un cross morbido di Miranda sul secondo palo, Gallo si perde Orsolini che colpisce di testa e batte Falcone.
Dopo quasi sette mesi il Bologna torna a sorridere in casa grazie al terzo gol consecutivo di uno scatenato Orsolini. Secondo successo consecutivo per i felsinei, che adesso si preparano al match casalingo di Champions League contro il Monaco. Cade il Lecce, che non riesce a dare continuità alla vittoria con il Verona. Altra gara senza gol realizzati, e adesso oltre ai punti, Gotti comincia a chiedere qualche rete.

Udinese – Juventus (A cura di Marco Rizzuto)

Al Bluenergy Stadium la Juventus si impone per 2-0 grazie al gol procurato da Thuram e il raddoppio di Savona. I ragazzi di Motta riescono sin da subito di imprimere il proprio gioco. Il continuo giro palla della Juve permette di aggredire l’area da molte zone diverse e il vantaggio deriva proprio dall’ottima manovra avvolgente. Al 20’ Yildiz pesca Thuram in area, con una giocata individuale il francese lascia sul posto Kabasele e incrocia col mancino, il pallone dopo aver colpito il palo interno carambola sulla schiena di Okoye ed entra in rete. I padroni di casa rispondono all’istante, in contropiede Davies punta la porta e calcia forte sul primo palo ma Di Gregorio nega il pareggio con un intervento strepitoso. Nonostante l’immediata reazione dopo lo svantaggio, l’Udinese subisce la rete dello 0-2 nel momento migliore della sua gara. La conclusione di Yildiz dalla sinistra si infrange sul palo, il primo ad arrivare sulla sfera vagante è Savona che la insacca con un mancino chirurgico. La prima frazione termina col totale controllo della gara da parte dei ragazzi di Thiago Motta, che riescono a mantenere un possesso prolungato per poi colpire cinicamente. L’utilizzo avanzato di Thuram ha dato i suoi frutti, la continua presenza in zona offensiva del francese hanno reso Yildiz, libero di agire ed inventare, non è un caso che entrambe le reti partano da una giocata del turco. Nella ripresa i friulani scendono in campo con un piglio decisamente più aggressivo. La Juventus seppur contro un pressing molto più acceso, non rinuncia al fraseggio anche al limite della propria area di rigore. Superata l’ora di gioco entrambi i tecnici effettuano due cambi per parte, ridisegnando le formazioni per l’ultimo terzo di partita. Gli ingressi di Conceicao e McKennie al posto di Thuram e Vlahovic ripropongono l’assetto offensivo privo di una punta di ruolo, soluzione che Thiago Motta ha scelto spesso ultimamente. Tra le fila di casa l’ingresso di Lucca stravolge la strategia d’attacco, con l’ex Pisa e Palermo in campo, le palle alte diventano l’arma principale di Runjaic per tentare di riaprire i giochi. All’82’ Lucca sfiora il gol che avrebbe riaperto tutto, l’attaccante sbuca tra Kalulu e Gatti e di testa stampa il pallone sulla traversa, facendo sperare il pubblico casalingo e rabbrividire il settore ospiti. Gli ultimi minuti vedono l’Udinese assediare la Juve, con quest’ultimi pronti a ripartire. Sul finale Koopmeiners si divora il gol del tris che avrebbe messo fine alle speranze residue del pubblico casalingo, ma l’olandese a tu per tu con Okoye colpisce male la sfera rendendo vita facile all’estremo difensore. La Juventus torna alla vittoria senza subire reti dopo due pareggi consecutivi espugnando il Bluenergy, violato solamente dall’Inter questa stagione. I friulani crollano ancora abbandonando le zone alte della classifica.

Monza – Milan ( A cura di Dennis Rusignuolo)

Fin dalle prime battute il Monza prova a non concedere spazio ai rossoneri, con il pressing dei difensori sui riferimenti offensivi del Milan. L’ottima pressione apportata dai centrali permette al Monza di sviluppare con audacia e coraggio Al 7’ viene annullato il vantaggio ai padroni di casa: Bondo si allaccia con Theo Hernandez, che va giù, sugli sviluppi dell’azione Dany Mota trova l’1-0, ma Feliciani giudica falloso l’intervento del centrocampista francese sul capitano del Milan. Fonseca sollecita le uscite codificate verso Morata, ma la marcatura di Pablo Mari non lascia spazio allo spagnolo. Il Monza rimane in avanti, Maldini sfiora il vantaggio, avventandosi su un cross di Pereira, ma la conclusione del figlio d’arte è imprecisa. La prima reazione dei rossoneri avviene con un recupero alto su Pablo Mari, con Morata che appoggia per Okafor, lo svizzero calcia subito e spreca un’occasione importante. La trequarti del Monza è il fulcro della gara, perché i continui movimenti spalano la strada alle sgroppate dei due esterni. L’idea degli uomini di Nesta è chiara: sviluppare in ampiezza per sfruttare le doti aeree di Djuric al centro dell’area. Al 20’ serve un miracolo di Maignan a negare il vantaggio a Pedro Pereira, imbucato dal cross da sinistra di Kyriakopoulos, da quinto a quinto. Il più ispirato tra le fila biancorosse è Daniel Maldini, sempre nel vivo del gioco e mobile in mezzo ai difensori rossoneri. Alla mezz’ora scheggia il palo dopo aver messo a sedere Thiaw, ma l’azione è vanificata da un fuorigioco di Djuric. Al 42’ il Milan colpisce in contropiede: Kyriakopoulos perde palla al limite dell’area rossonera, il Monza è disunito e allora Chukwueze cambia passo e guida la ripartenza, il nigeriano allarga verso Pulisic che crossa in area, Morata colpisce a botta sicura ma Izzo si immola, sulla respinta Reijnders ha tutto il tempo per insaccare a porta vuota. Anche al rientro dagli spogliatoi il Monza prova a fare la partita, ma il Milan cresce con il passare dei minuti. Il palleggio dei rossoneri diventa sempre più pulito e lucido, alla ricerca del raddoppio. Al 60’ scatta l’ora di Leao, schierato in panchina per la terza partita consecutiva. Il portoghese rileva Okafor, e si presenta subito al match con uno scambio con Reijnders e un destro impreciso che termina fuori. La risposta di Nesta arriva subito, Vignato e D’Ambrosio entrano al posto di Dany Mota e Pedro Pereira. I cambi provano a salvaguardare la fascia destra dalle incursioni di Theo e Leao, che confezionano un’occasione al 66’ dove sono necessari i guanti di Turati su Theo. Nella fase centrale del secondo tempo l’intensità è alta, la lucidità un po’ meno. Il Milan prova a far correre a vuoto il Monza in fase di pressione, ma manca la precisione nella giocata che apra il campo a Leao e Chukwueze. Nesta inserisce Maric e Caprari, tentando il tutto per tutto, e i brianzoli guadagnano campo, ma senza impensierire effettivamente Maignan. All’’84’ Leao parte palla al piede, salta tutto il Monza e si presenta davanti a Turati, bravissimo nel prevedere la giocata del portoghese che tenta lo scavetto. A tre giorni dal big match di Champions contro i campioni d’Europa del Real Madrid, il Milan rialza la testa grazie al gol di Reijnders. Vittoria sporca e sudata per la squadra di Fonseca che sale momentaneamente al settimo posto. Per il Monza secondo k.o consecutivo, dopo la sconfitta di Bergamo, ma la prestazione della squadra di Nesta rimane positiva, con ampi margini di miglioramento.

Napoli – Atalanta (A cura di Simone Scafidi)

In un Maradona gremito e soleggiato, l’Atalanta vince 3-0 contro il Napoli e accorcia in classifica. Prestazione sontuosa dei bergamaschi, trascinati dalla doppietta di Lookman nel primo tempo, e dal sigillo del capocannoniere Retegui nel secondo. Gasperini vola al secondo posto, e adesso l’Inter può accorciare.

Torino – Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)

La Fiorentina espugna l’Olimpico Grande Torino con una partita sporca ma efficace, la prestazione più che positiva di Moise Kean conduce i suoi alla vittoria. Il match fa fatica a decollare, entrambe le squadre puntano ad un possesso prolungato senza concedere nulla in zona difensiva. Al 17’ Vanoli è costretto a sostituire Adams per un problema muscolare, allungando la lista degli attaccanti infortunati. Al suo posto Njie. Il cambio forzato costringe il Torino ad abbassarsi lasciando campo e spazio di manovra alla Fiorentina, che trova la prima conclusione sullo specchio della porta alla mezz’ora. Nel pieno equilibrio della gara, la Fiorentina trova il gol del vantaggio al 41’: Ranieri con un lancio di oltre 80 metri cerca Kean, l’ex Juve sfugge alla marcatura goffa di Maripan e batte Milinkovic-Savic da pochi metri. Lo stesso Maripan prova a rimediare subito dopo siglando il gol del pari con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio di punizione, ma la rete viene annullata per l’off-side del difensore cileno. Nonostante il vantaggio e l’agitamento finale si assiste ad una partita bloccata, con tanti duelli in mezzo al campo con il possesso palla gestito dalla formazione viola. Il Torino accenna una ripresa nel secondo tempo con il tentativo in semi-rovesciata di Sanabria che termina alto. Arrivati all’ora di gioco entrambi gli allenatori mettono mano alla panchina per ravvivare i ritmi. Al tramonto del match il Toro alza il baricentro ed inizia ad essere per la prima volta veramente pericoloso. Al  70’ Pedersen imbucato dal filtrante perfetto di Walukiewicz arriva a tu per tu con De Gea, ma la conclusione rasoterra sbatte in pieno sul palo, infrangendo i sogni dei tifosi granata. Negli ultimi minuti i padroni di casa tentano il tutto per tutto con la Fiorentina che fatica a tenere a bada le incursioni granata. Nel pieno recupero i viola vanno vicini al raddoppio, il contropiede lanciato direttamente dal rinvio millimetrico di De Gea non trova un risvolto felice con la conclusione non perfetta di Dodò, ipnotizzato da Milinkovic-Savic. Dopo un ultimo affondo granata, il match termina 0-1 a favore dei viola. Continua il momento no per il Torino, i ragazzi di Vanoli collezionano la quinta sconfitta negli ultimi sei incontri di campionato e l’infortunio di Adams potrebbe complicare ulteriormente le cose. Non vuole fermarsi la Fiorentina di Palladino, al quarto posto in classifica, e al settimo successo consecutivo tra campionato e Conference League.

Hellas Verona – Roma (A cura di Tommaso Patti)

Nonostante la presunta luce ritrovata nella vittoria casalinga contro il Torino, la Roma di Ivan Juric sbatte e perde 3-2 contro l’Hellas Verona. Al Bentegodi, la partita dei giallorossi si complica dopo appena dodici minuti, quando Zalewski commette un errore grave in fase di impostazione, favorendo il recupero palla che porta al vantaggio gialloblu firmato da Tengstedt. Nonostante il momentaneo svantaggio, la Roma riesce a non farsi schiacciare dai padroni di casa, pareggiando momentaneamente la partita al 28’ con Soulè, posizionato al posto giusto all’interno dell’area di rigore dopo il cross di Zalewski. Dal pareggio dell’argentino, la Roma cala e il Verona si riporta subito in vantaggio dopo appena sei minuti, grazie alla rete di Magnani che, all’interno dell’area piccola, anticipa tempestivamente Dovbik e Ndicka, firmando il secondo gol per i padroni di casa. Nella ripresa, la Roma si affida principalmente ai duelli fisici, ciò grazie alla presenza in attacco di Artem Dovbik che, alla prima vera occasione del secondo tempo, costruisce e finalizza il secondo gol della Roma dopo essere stato servito a centro area dall’altro esterno di giornata, Celik. Carico dal gol del pareggio, Juric prova a mettere più freschezza in campo, inserendo nella mischia Dybala, Cristante ed El Shaarawy ma, a decidere la partita, ci pensa Harroui, (subentrato al posto di Kastanos), che riesce a indirizzare definitivamente la partita in favore del Verona all’ 88, dopo un recupero palla di Dani Silva nella propria area di rigore e grazie a una ripartenza portata avanti da Livramento, vincitore del duello con Ndicka e propiziatore dell’assist per il definitivo 3-2 del centrocampista marocchino. Con questa sconfitta, la Roma si allontana pericolosamente dalla zona Champions, rimanendo a quota tredici punti in undici di serie A. Per il Verona invece, arriva una vittoria importante per il morale, ma soprattutto per allontanarsi dalla zona bassa della classifica.

Inter – Venezia (A cura di Tommaso Patti)

Dopo i successi di Milan e Juventus, e il passo falso del Napoli in casa contro l’Atalanta, la sfida dei nerazzurri contro il Venezia risulta importantissima per accorciare sugli uomini di Conte in vista del big match della prossima giornata. Ancora priva di Acerbi e di Calhanoglu, Simone Inzaghi schiera al posto degli infortunati De Vrij e Zielinski, in aiuto ai soliti nomi titolari. La sfida come da pronostico la fa l’Inter, con il Venezia che ogni tanto riesce a sganciarsi dalla propria area, provando a mettere in difficoltà Sommer, decisivo in un paio di occasioni portate avanti da Oristanio e Pohjanpalo. Dal canto suo, l’Inter, approfitta molto dell’alta linea difensiva del Venezia, riuscendo a prendere più volte alla sprovvista nei novanta minuti gli avversari senza però riuscire a colpire spesso, complice una serata non ottimale di Marcus Thuram.
La prima vera e propria fiammata nerazzurra arriva al 52’ con Mkhitaryan, il centrocampista armeno insacca dopo un cross di Dimarco ma, l’arbitro prima convalide e poi annulla il gol dopo un controllo VAR per fuorigioco. Dal momentaneo gol del vantaggio nerazzurro, la partita si accende ancora di più, con delle occasioni da entrambe le parti e con delle parate che mettono in mostra il buono stato di Sommer, e l’ottimo momento di Stankovic. Con il passare dei minuti l’Inter però prende sempre più campo, riesce a creare qualche occasione in più, portandosi anche in vantaggio con il cross di Dimarco per Lautaro, l’attaccante argentino da posizione ottimale non può sbagliare, porta avanti l’Inter, segnando il suo sesto gol stagionale. Nei minuti successi, i nerazzurri costruiscono un paio di occasioni per chiudere la partita ma la -non serata- di Thuram e un paio di interventi provvidenziali da parte di Stankovic, tengono a galla gli ospiti fino al 99’, quando riescono momentaneamente a pareggiare la gara sul cross di Haps, insaccato da Sverko. Apparentemente il gol sembra buono, infatti parte la festa di tutti i tifosi ospiti e di tutta la panchina che entra in campo per festeggiare un risultato importantissimo per il morale e per la classifica ma, come in occasione del primo gol annullato a Mkhitaryan, l’arbitro annulla tutto per un tocco di mano del difensore croato.
Dunque a San siro termina 1-0 a favore dei nerazzurri, che si portano a meno un punto dalla capolista Napoli, in attesa della super sfida di domenica prossima.

Empoli – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

L’Empoli torna alla vittoria dopo cinque partite e batte il Como grazie a un gran gol di Pietro Pellegri. Primi 45′ avari di soddisfazioni al Castellani per entrambe le squadre. Il Como ci prova immediatamente con Belotti ma è l’Empoli a creare i migliori presupposti per delle azioni offensive, pur senza mai concludere a rete. Il turnover, e le assenze, portano Fabregas a disegnare il centrocampo senza i due titolarissimi, con Engelhardt e Kempf -adattato in mediana- che sostituiscono Sergi Roberto e Perrone. D’Aversa sostituisce Fazzini, infortunato nella rifinitura, con Solbakken e decide di cominciare con Pellegri al posto di Colombo. La scelta dell’allenatore dei toscani si rivela vincente. Al 47′ Pellegri si avventa su una maldestra respinta della difesa del Como, entra in area e scarica in porta un destro potentissimo che batte Reina. Il Como ci prova ma sono i padroni di casa a sfiorare il raddoppio in contropiede. Fabregas inserisce Cutrone e Nico Paz, ma la musica sembra non cambiare. L’Empoli in difesa non rischia nulla e addirittura rischia più volte di colpire in contropiede con la giocata che libera l’inserimento sul secondo palo di Gyasi, uno dei marchi di fabbrica dell’Empoli di quest’anno. Al 70’ ci prova il neo-entrato Colombo, ma la sua conclusione è forte ma non precisa. Il Como non riesce a sciogliersi e ripartire, e rimane compassata sotto la linea del pallone, con l’Empoli che attacca con insistenza e cerca il raddoppio. Nel finale i lariani hanno un’occasione per pareggiare, ma il cross di Cutrone verso Cerri, pronto a colpire a botta sicura in rete, viene sporcato dall’acrobazia di Viti. Con testa, corsa e organizzazione l’Empoli trova il primo successo al Castellani, e scala la classifica che adesso sorride ampiamente. Momento di crisi totale per il Como, al secondo k.o consecutivo. Adesso Fabregas deve stare attento perché la zona retrocessione dista solo un punto.

Parma – Genoa (A cura di Simone Scafidi)

In un possibile scontro salvezza per rimanere in Serie A, il Genoa batte il Parma di misura ed esce dalla zona retrocessione. Al 27′ Vogliacco compie un retropassaggio per Leali, che si deve impegnare prendendola obbligatoriamente con le mani, l’arbitro fischia calcio di punizione a due in area e ammonisce il portiere. Sul pallone si presenta Mihaila, il cui destro però finisce lontano dalla porta dell’estremo difensore rossoblù. Nel secondo tempo il Genoa comincia a farsi vedere dalle parti di Suzuki. Già al 46′ Thorsby impatta di testa sul cross di Zanoli, trovando la grande risposta del portiere giapponese che spedisce la sfera in calcio d’angolo. Al 58′ Pinamonti dà il via ad un’azione molto articolata ma gestita con lucidità e precisione insieme ad Ekhator e soprattutto Martin, che restituisce la palla all’attaccante italiano, il cui tiro sbatte sul pallo e finisce nei piedi di Badelj, che calcia ma colpisce il muro dei Ducali. Al 72′ Pinamonti, autore di una prestazione di alto livello, lancia Ekhator a tu per tu con Suzuki, che viene battuto dalla conclusione del numero 21 ma salvato in seguito dalla segnalazione di fuorigioco, che annulla la rete. Sette minuti più tardi il vantaggio del Genoa arriva davvero, con Pinamonti che raccoglie una respinta di Suzuki e a porta vuota insacca il gol dell’1-0, facendo crollare la difesa del Parma. All 85′ torna a calcare un campo di Serie A, 1701 giorni dopo l’ultima volta, Mario Balotelli, che gestisce bene i pochi palloni toccati e riceve anche un giallo (forse troppo severo) al 92′. Il Genoa torna a vincere dopo 10 partite tra campionato e Coppa Italia e riesce finalmente ad uscire dalla zona retrocessione, abbandonando l’ultima posizione. Periodo complicato anche per il Parma, che non vince dal 24 agosto e non riesce più a trovare i tre punti.

Lazio – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

L’incontro che chiude la decima giornata di campionato vede la Lazio soffrire ma vincere contro un Cagliari battagliero. Le reti di Dia e del capitano Zaccagni rendono inutile il primo centro stagionale di Luvumbo. Partenza razzo della Lazio che passa in vantaggio dopo soli due minuti. Dopo la respinta goffa di Scuffet sulla punizione diretta di Pellegrini, Dia respinge in rete da pochi metri stappando di fatto il match. Nonostante il gol lampo subito, il Cagliari prova a reagire ma le due ammonizioni a sfavore nel primo quarto d’ora (Adopo e Augello) pesano e non poco, con la fascia destra, attaccata da Isaksen che diventa la zona vittima delle manovre biancocelesti.  Col passare dei minuti, l’equilibrio prevale in mezzo al campo, ma i sardi faticano quando nei contropiedi le squadre si allungano. A cinque minuti dalla fine il Cagliari riesce a pareggiare i conti con Luvumbo. In una delle poche manovre offensive prolungate dei castellani, Makoumbou trova in verticale l’angolano che riesce a girarsi sulla marcatura di Lazzari e a concludere a rete, complice la deviazione di Gila che rende inefficace la presenza di Provedel. Prima frazione di partita equilibrata ma frammentata dai continui interventi con annessi cartellini gialli del direttore di gara Ayroldi, che controlla la gara con un regime molto fiscale. Quasi all’ora di gioco, Luperto salva il Cagliari con due interventi monumentali sulle conclusioni a botta sicura di Castellanos e Vecino. Per vincerla, Baroni inserisce Pedro per Isaksen. Lo spagnolo ha il compito di puntare Augello (già ammonito) con la sua esperienza e il suo dribbling. Nella ripresa i ritmi vivono momenti di alti e bassi, tanti duelli in mezzo al campo ma mai occasioni veramente pericolose. Baroni si gioca anche la carta Zaccagni che dopo qualche minuto si ritrova dal dischetto a battere un penalty per l’intervento in ritardo su Pellegrini da parte di Zortea. Il capitano biancoceleste non sbaglia bucando Scuffet con una freddezza glaciale. Nei minuti successivi i sardi perdono la testa, due doppi gialli (per Mina e Adopo) in pochi secondi che lasciano il Cagliari in nove. Negli ultimi minuti la Lazio sfiora più volte il gol della sicurezza con Pedro e Castellanos, ma in qualche modo i sardi difendono e cercano invano sino all’ultimo di pareggiarla. Al triplice fischio la Lazio guadagna tre punti in un match molto combattuto e scavalcano la Juve in classifica. Il Cagliari crolla per la terza volta consecutiva e rimane inchiodata alla sedicesima posizione, ma le assenze di Adopo e Mina pesano e non poco in vista del prossimo match contro il Milan.

LA TOP 11 DELLA 11ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

 

Classe 2001. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante telecronista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio e di musica

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Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

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Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

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Calcio

Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

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I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.

L’Italiana

Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it

Le altre sfide

Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0  il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.

Il protagonista

Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League

La conferma

Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona

La delusione

Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!

 

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Calcio

Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

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Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.

Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.

Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.

Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto  Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.

Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.

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