Connect with us

Calcio

Il Supercommento della 15ª giornata di Serie A

Published

on

Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quindicesima giornata di Serie A

Inter-Parma

Una grande Inter batte il Parma in scioltezza e si avvicina alla vetta. L’inizio di gara dei nerazzurri, come tutti novanta minuti, si svolgono all’interno della metà campo avversaria. Prima di trovare il gol, l’Inter sfiora la rete sullo schema di punizione tra Dimarco e Çalhanoğlu, in occasione del corner al 10′ conclusasi con la volée di Thuram, e sul tiro cross di Dumfries terminato sul palo. Il risultato si sblocca sullo scambio tra Mkhitaryan e Dimarco, con l’azione che si conclude con il controllo di tacco e con la conclusione di piede debole dell’esterno nerazzurro. L’unica azione dei crociati nella prima frazione arriva da un grave errore a metà campo di Barella, ad intercettare il pallone ci pensa Sohm che, dopo aver intercettato il pallone, scarica su Cancellieri che a sua volta calcia di prima, impegnando Sommer. Nella ripresa, l’Inter ritorna avanti con un’azione a dir poco incredibile: la sponda di petto di Thuram innesca un lancio al volo di Mkhitaryan, che diventerà un assist per Barella, il centrocampista ex Cagliari,  mette a sedere un difensore avversario, aspetta il momento giusto e poi insacca alle spalle di Suzuki, gol convalidato dopo un lungo controllo al VAR da parte di Abisso. Il terzo gol interista arriva sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, il pallone del turco finisce sulla testa di Bisseck che innesca la zampata vincente di Thuram, il centravanti francese viene lasciato solo dalla difesa avversara e segna la sua decima rete in campionato. Nonostante i tre gol e il buon feeling nel trovare lo specchio della porta, l’Inter manca più volte la quarta rete, spesso con protagonista Lautaro Martinez. Il capitano nerazzurro conferma il suo momento no dal punto di vista realizzato, divorandosi al al 59′ con il colpo di testa su cross di Bastoni che viene respinto da Suzuki, e al74′ spreca un occasione da pochi passi, dopo il filtrante di Correa (subentrato a Thuram) che passa in mezzo a due giocatori crociati. A dieci minuti dalla fine, con la gara già indirizzata, l’Inter cala attenzione e incassa la rete del 3-1 a causa di un incertezza di De Vrij, e dal fatale tocco di Darmian, che spedisce il pallone alle spalle di Sommer. Nonostante il gol degli uomini di Pecchia, l’Inter continua a rimanere vigile dietro, e in grado di creare ulteriori manovre offensive, in particolare con il calcio di rigore revocato dal direttore di gara per un presunto contatto falloso ai danni del capitano nerazzurro. Con il successo sul Parma, l’Inter trova l’undicesima vittoria nelle ultime tredici gare disputate tra campionato e Champions, frena invece il Parma dopo il grande successo casalingo sulla Lazio per 3-1.

Atalanta-Milan

Dopo un inizio avvincente, segnato dai gol dell’ex De Ketelaere e di Morata, l’Atalanta la vince nel finale con Lookman, portandosi in testa al campionato

Genoa-Torino (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il Toro non sfonda ma cresce, reti bianche al Ferraris. Un primo tempo che vede gli ospiti più propositivi della squadra rossoblù. Vieira cambia modulo, passa al 4-2-3-1, con Badelj e Frendrup chiamati a costruire il gioco davanti alla difesa, con Thorsby avanzato in posizione centrale in mezzo alle due ali Zanoli e Miretti. Ma la difesa del Torino è attenta, chiude ogni varco quando i padroni di casa si affacciano sulla trequarti. In avanti, Adams fa un lavoro importante e cuce la manovra fra mediana e attacco, partendo in posizione più arretrata di Sanabria. Il Toro è molto alto e non dà tempo al Genoa di ragionare: di fatto Vanoli blocca il Genoa sul terreno che sin qui aveva fatto la fortuna di Vieira, quello dell’aggressività e del pressing. Gli ospiti salgono con le due punte e la coppia Pedersen e Vojvoda sugli esterni a supporto. L’occasione più nitida del primo tempo arriva proprio dall’esterno kosovaro, che si inserisce di rapina nel secondo tempo ma la sua conclusione scheggia in pieno il palo. Il Toro parte forte anche nella ripresa, schiacciando il Genoa nella propria metà campo. La riaggressione degli uomini di Vanoli mette in mostra le fragilità del centrocampo rossoblù, e Vieira fatica a riorganizzarsi. Nonostante la girandola di cambi da una parte e dall’altra, il Torino non riesce a sfondare il muro eretto da Leali e compagni. Nel finale la pressione dei granata è furente, e a due dal termine Karamoh trova il sigillo del vantaggio, rete annullata da Marinelli per un fallo di mano di Coco nello sviluppo dell’azione. Nel recupero ci prova Tameze, approfittando di un’uscita sconsiderata di Leali, ma l’estremo difensore è bravo a chiudere in tuffo. Un pareggio fra i rimpianti per i granata, perché questo a zero a zero del Ferraris restituisce alla fine l’immagine di un Torino che ci ha provato in tutti i modi, ma senza riuscire a conquistare una vittoria che sfugge ormai dal 25 ottobre. Il Genoa non sfata il tabù “Marassi”, con la vittoria casalinga che manca da maggio.

Juventus-Bologna (A cura di Dennis Rusignuolo)

Un gran Bologna si fa riacciuffare nel finale dalla magia di Mbangula. La Juve ritrova Koopmeiners ma non il successo. Nelle prime battute dello Stadium il Bologna conferma il solito approccio aggressivo e intraprendente, caposaldo del gioco di Italiano. Al cospetto di una Juventus imprecisa e confusa, in avvio il possesso palla e le prime palle inattive sono tutte di marca rossoblù. La prima grande occasione della gara arriva dalla connection argentina tra Dominguez e Castro, il numero 9 serve a rimorchio Ndoye che calcia di controbalzo e scheggia il palo. Nel primo quarto la gara perde uno dei protagonisti, uno dei tanti ex, con Cambiaso che è costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un problema alla caviglia, scaturito da una deviazione su un tiro di Ndoye. Un primo scorcio che evidenzia il gran momento di fiducia del Bologna, evidenziato dal netto dominio dei felsinei nella gestione della gara: Ndoye è una furia sulla fascia destra e l’infortunio di Cambiaso scombina la manovra -già molto disordinata anche con il terzino in campo- e mostra le difficoltà dell’ultimo periodo della squadra di Motta. Alla mezz’ora il Bologna recrimina un cartellino rosso per Kalulu, a causa di un potenziale fallo da ultimo uomo su Odgaard, ma Marchetti non è dello stesso avviso e lascia proseguire. Il meritato vantaggio del Bologna è rimandato soltanto di qualche minuto: Holm imbuca tra le linee verso Ndoye, abile nel controllare il piazzamento di Perin e batterlo con una conclusione potente sotto la traversa. Momento d’oro per il giocatore svizzero, autore di tre gol nelle ultime due gare. A dare l’impulso a una Juve più spaventata e confusa del solito, ci pensa il solito Conceicao: il portoghese sguscia via a Pobega e serve all’indietro Fagioli, conclusione alta di poco. Prima dell’intervallo la Juve comincia a crescere in mezzo al campo, ma rimane sempre in allerta delle ripartenze del Bologna, con Castro e Dominguez che giocano molto vicini e si scambiano spesso. L’ultima occasione della prima frazione è un’imbucata di Koopmeiners su Vlahovic, conclusione potente al volo dove Skorupski risponde in tuffo. Al rientro dagli spogliatoi la musica sembra non cambiare vistosamente: il Bologna rimane alto con il baricentro e la Juve cerca di arginare il muro felsineo con verticalizzazioni rapide, sui cui inizialmente Beukema e Lucumi non soffrono. Un nervosissimo Motta viene espulso dopo pochi minuti, a simboleggiare il peso e l’importanza della gara. Il Bologna gioca sul velluto e trova addirittura il raddoppio, giocando in verticale su Castro. Al 52’ Beukema gioca d’anticipo su Vlahovic e indirizza la sfera verso Castro, tutta la classe e l’intelligenza del centravanti argentino si vedono nel colpo di tacco che spiana la strada a Pobega, freddo e bravo a scavalcare Perin con un pallonetto. A riaccendere emotivamente la gara ci pensa il gol, il primo centro stagionale, di Teun Koopmeiners. Il centrocampista olandese entra nella top5 dei migliori marcatori olandesi del campionato avventandosi su un cross arretrato di Danilo. Thiago Motta sostituisce i due centrocampisti, Locatelli e Fagioli, con Thuram e Yildiz. Nel finale entra anche Mbangula al posto di uno spento Weah. La reazione tanto attesa dallo Stadium arriva nel finale, dove i bianconeri si spingono nella metà campo rossoblù, sfruttando il calo fisiologico della squadra di Italiano, che per gran parte della gara è stata padrona assoluta del gioco. Al 91′ Savona anticipa Iling Jr. e guida il contropiede bianconero, il terzino italiano lancia in verticale verso Vlahovic, astuto nel tenere lontano Lucumi e arrivare sul fondo, il suo filtrante arriva al limite verso Mbangula che controlla e disegna un arcobaleno a giro che si insacca all’incrocio dei pali. Un pareggio, l’ennesimo di questo 2024, che sottolinea una fase di stasi della Juventus. Per settanta minuti la squadra di Motta -visibilmente nervoso, espulso nel secondo tempo- è stata in balia del Bologna, molto concentrata e cinica. La prima gioia stagionale di Koopmeiners e la reazione nel finale possono essere il trampolino di lancio per la stagione bianconera, che adesso necessita una prova di forza assoluta contro il Manchester City. Il Bologna torna da Torino con il rimpianto di non aver gestito la gara nel finale. La rete subita in contropiede mostra quelli che sono i limiti ideali di Italiano, ma il percorso dei felsinei rimane in costante crescita, con il terzo risultato utile consecutivo tra campionato e Coppa Italia.

Roma-Lecce

La Roma supera il Lecce ottenendo la prima vittoria del terzo mandato da allenatore di Claudio Ranieri, rilanciandosi in classifica in vista dell’impegno casalingo contro il Braga. Il tipo di gioco, la mentalità e la cattiveria imposta dal tecnico giallorosso viene mesa subito in pratica dalla Roma, che partono forte e sfiorano il gol del vantaggio con il colpo di testa di Dybala, l’attaccante argentino viene servito con un cross da Celik, indirizzando il pallone sul secondo palo, dove però trova un doppio miracolo da parte di Falcone. Al 13′ i padroni di casa si portano in vantaggio grazie all’assist di Stephan El Shaarawy che pesca il taglio vincente di Saelemaekers, che trova il primo gol con la Roma dopo essere tornato titolare dopo tre mesi, a causa di un infortunio. Alla prima occasione offensiva, il Lecce si procura un calcio di rigore sull’intervento irregolare di Saud Abdulhamid (subentrato al posto dell’infortunato Celik) ai danni di Coulibaly, dal dischetto Krstovic spiazza Svilar e rimette il punteggio in parità. Nella ripresa la Roma va due volte vicina al secondo gol: nella prima occasione, Saelemaekers calcia ma trova il provvidenziale intervento di Falcone, successivamente Dybala chiude una buona azione dei giallorossi angolando troppo la sua conclusione, terminata sul fondo. Dopo essere andati più volte alla ricerca del secondo gol, i padroni di casa si riportano in vantaggio grazie all’ennesimo assist di El Shaarawy, che stavolta trova perfettamente Mancini che, all’interno dell’area di rigore, colpisce di testa e firma il 2-1. La terza rete la Roma la trova con il neo entrato Pisilli, il centrocampista classe 2004 trova il gol dopo l’errore di qualche minuto prima, realizzando la sua seconda rete stagionale trovando il tempo giusto per tagliare all’interno dell’area di rigore e mettere in porta il cross arretrato di Saud Abdulhamid. Ad una manciata di minuti dalla fine, la Roma chiude la pratica, trovando il quarto gol sulla giocata prolungata ma personale di Konè, servito a ridosso dell’area di rigore da Pisilli. Prima del triplice fischio, il Lecce ha l’opportunità di diminuire lo svantaggio con il tiro da lunga distanza di Berisha termina sul palo. Per il Lecce arriva la prima sconfitta della gestione Giampaolo, mentre per la Roma, arriva la prima vittoria della terza gestione targata Ranieri.

Fiorentina-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

La Viola vince di misura grazie a Cataldi dedicando il gol e la vittoria a Bove. Al Franchi i padroni di casa spingono l’acceleratore sin da subito, gestendo bene il possesso e costringendo il Cagliari nella propria metà campo. Dopo un tiro dalla distanza di Sottil, sventato prontamente da Sherri, la Fiorentina sfiora il vantaggio all’8’ con Dodo. Il brasiliano si accentra dalla destra, elude la difesa dopo un uno-due fulmineo con Kouamé, ma a tu per tu col portiere, strozza troppo la conclusione che termina lontana dai pali. Qualche minuto più tardi il Cagliari ruggisce e manca la rete del vantaggio per centimetri. Dall’out di destra Zortea crossa basso per Piccoli, il 91 da pochi passi viene chiuso dalla respinta di De Gea. A porta sguarnita il pallone arriva nella zona di Makoumbou che calcia a rete, sulla traiettoria si invola Ranieri salvando in calcio d’angolo. Al 23’ la Viola trova la rete che stappa la partita: Adli serve Beltran che respinge la sfera al limite dell’area per Cataldi, il centrocampista calcia di prima insaccandola all’incrocio, facendo prima esplodere di gioia il Franchi e poi commuovere, per la dedica del gol a Bove. La prima frazione termina col momentaneo successo per i padroni di casa, che comandano il gioco meritando di stare avanti. Alla ripresa, Nicola prova a cambiare qualcosa in zona trequarti, inserendo Gaetano al posto di Viola per dare maggiore supporto a Piccoli. I rossoblù, tuttavia, non riescono a far breccia nella difesa avversaria, che blinda la porta dalla conclusione pericolosa di Zito, unica di questo secondo tempo. Sul finale i padroni di casa vanno vicino al raddoppio. Dodo crossa per Gosens che non trova la porta di testa. Il triplice fischio consegna alla Fiorentina la sua ottava vittoria di fila, risultato storico, che non accadeva dall’Aprile 1960.  Con questo successo la squadra di Italiano raggiunge l’Inter e la Lazio a quota 31 punti, piazzandosi al quarto posto in classifica. Il Cagliari di Nicola esce sconfitto (non accadeva dal 4 Novembre) scalando al quindicesimo posto.

Hellas Verona-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

L’Empoli di D’Aversa fa la voce grossa al Bentegodi e spazza via un Verona totalmente fuori fase per 4-1. Le gioie dei toscani cominciano dopo appena quindici minuti: Bradaric scivola a centrocampo regalando il pallone ad Esposito, che raccoglie il la sfera respinta dopo un suo cross e con un tocco sotto insacca Montipò, non nella sua forma migliore. Appena tre minuti più tardi c’è un altro errore grave del Verona in fase di costruzione, con un doppio sbaglio di Dawidowicz e Belahyane che consente ad Anjorin di recuperare il pallone e allargarlo verso Esposito, autore così di due gol in pochi istanti. Al 32’ Maleh porta palla a centrocampo, e dopo una progressione imbuca per Cacace, che calcia in porta e, complice anche una sfortunata deviazione, sigla il gol del 3-0. L’unico fascio di luce nel buio profondo della squadra di Zanetti arriva al 35’: dopo una poderosa discesa sull’out di destra, Tchatchoua mette il pallone in mezzo, dove c’è Tengstedt che calcia di prima e accorcia le distanze. A quattro minuti dal termine della prima frazione di gioco l’Empoli cala il poker. Sulla punizione battuta da Esposito, respinta però dalla barriera, Colombo raccoglie il pallone e calcia di prima, trovando un gol meraviglioso che fissa il risultato finale. Nel secondo tempo il Verona prende coraggio, con una conclusione di Mosquera al 65’, che sfiora il palo alla destra di Vasquez ma che si spegne sul fondo. Dopo tre minuti di recupero si chiude anche il secondo tempo, con gli Scaligeri che escono tra i fischi del Bentegodi, per quella che, fino ad ora, è una stagione molto più che deludente.

Venezia-Como

Termina in parità lo scontro diretto per la salvezza tra Venezia e Como. Al Penzo, partono meglio gli ospiti, sfiorando il gol del vantaggio dopo appena due minuti sulla conclusione di Strefezza, perfettamente neutralizzata in corner dall’intervento di Stankovic. In risposta all’occasione dei comaschi, al primo tentativo, il Venezia passa in vantaggio sulla conclusione da fuori di Nicolussi Caviglia,  la conclusione dell’ex Juventus si insacca alle spalle di Pepe Reina dopo una deviazione favorevole da parte del capitano dei lagunari Pohjanpalo. Le occasioni nel primo tento scarseggiano, il Venezia difende bene mentre, il Como, non riesce quasi mai a mettere paura all’estremo difensore avversario. Nella ripresa però, il Como riesce a pareggiarla subito, complice un’errore nel tentativo di spazzare via il pallone da parte di Candela, che si infila la sfera nella propria. porta, rimettendo involontariamente il risultato in parità. Dopo aver trovato il pareggio in maniera abbastanza fortuita, il Como ci crede e continua ad attaccare, sprecando però la possibilità di ribaltare il risultato con Strefezza ma, la conclusione dell’ex giocatore del Lecce termina di poco a lato la porta difesa da Stankovic. Il secondo gol dei comaschi tarda ad arrivare, ma arriva al 56′ quando su un cross arretrato di Van der Brempt, Belotti riceve e di prima intenzione spedisce il pallone all’interno della porta, firmando il gol della rimonta. Il fatto che la gara sia avvincente lo si intuisce subito, infatti, gli uomini di Di Francesco, dopo soli dieci minuti dal gol di Belotti, pareggiano la gara con un gol “olimpico” di Oristanio, che calcia direttamente da corner e, grazie all’impatto del vento, segna e trova la sua seconda rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Venezia segna la terza rete, nuovamente con protagonista Nicolussi Caviglia e il suo potente tiro da fuori ma, in questa situazione, l’arbitro viene richiamato dal VAR per un precedente fuorigioco da parte di Pohjanpalo, che non tocca il pallone ma partecipa in maniera attiva all’azione del gol di Nicolussi Caviglia. Con questo pareggio, entrambe le squadre rimangono rispettivamente al ventesimo e al diciassettesimo posto.

Lazio-Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo

Monza-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)

L’Udinese torna alla vittoria violando l’U-Power Stadium, Lucca e Bijol bucano il Monza rendendo nullo il gol Kyriakopoulos. La squadra di Runjaic subisce un’iniziale aggressività da parte dei padroni di casa, ma in una ripartenza perfetta al sesto minuto, il pallone raccolto da Ekkelenkamp e messo in mezzo da Zemura trova l’incornata vincente di Lucca, che indirizza la gara dimostrandosi ancora una volta micidiale nei colpi di testa. Dopo pochi minuti dall’1-0, l’Udinese in contropiede trova la rete del raddoppio, annullato però per fuorigioco. Ancora una volta Lucca, servito in area da Thauvin, controlla e calcia sul primo palo bucando Turati, ma in posizione irregolare. Inizio di gara rocambolesco per la squadra di Nesta che, seppur mostrando un grande spirito offensivo, non riescono a superare la muraglia bianconera. Col proseguire del primo tempo però, i brianzoli mantengono il pallino del gioco, sfiorando il pari in diverse occasioni mancando la porta per centimetri, prima con Pedro Pereira al 38’, e con Bondo sul finale. La prima frazione si chiude a favore degli ospiti, tanto cinici in avanti quanto solidi dietro. La ripresa sgretola l’imbattibilità bianconera fin da subito, Bianco trova l’inserimento di Maldini che sfonda all’interno dell’area e calcia su Giannetti, il pallone carambola nella zona di Kyriakopoulos che sfonda la rete da pochi metri facendo passare il pallone sotto le gambe di Sava, gol che suona la carica e galvanizza i brianzoli alla ricerca dei tre punti. Al 54’ Sava compie un autentico miracolo su Djuric, il centravanti pescato alla perfezione dal cross di Pedro Pereira impatta di testa da pochi passi ma l’estremo difensore sventa in tuffo. Al 70’ i bianconeri tornano avanti con un’altra ripartenza letale. Thauvin con un lancio che taglia tutto il campo trova Ekkelenkamp che, a sua volta, serve l’inserimento di Bijol involatosi verso la porta. Il difensore calcia in caduta e nonostante la chiusura di Turati la palla si insacca sul secondo palo. I padroni di casa cercano in tutti i modi il pareggio, schiacciando gli avversari nella loro metà campo. Al 79’ Dany Mota ci va vicino di testa ma scheggia la traversa. Negli ultimi istanti i bianconeri sfiorano la terza rete con Abankwah, coast to coast fantastico del neoentrato, che parte dalla sua area di rigore e percorre tutto il campo arrivando fino alla porta difesa da Turati, il numero 4 calcia a incrociare mancando la porta per millimetri. La gara termina col successo dell’Udinese che torna a vincere dopo cinque giornate, salendo al nono posto in classifica. Notte fonda per il Monza che ristagna alla penultima posizione, a quota dieci punti. La squadra di Nesta ha un grande problema, non riesce a portare la vittoria a casa. L’unico successo in campionato per i brianzoli su quindici partite giocate è stato contro il Verona di Zanetti, fresco di esonero. Se Nesta non inverte la rotta anche il suo posto alla guida del Monza potrebbe essere a rischio.

LA TOP11 DELLA 15ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)

Published

on

Dopo i primi quattro gironi, che sono già tornati in campo per la seconda giornata del torneo, ecco gli altri quattro gironi che hanno fatto il loro esordio negli scorsi giorni. Figurano tante big, oltre alle due italiane in azione, Juventus e Inter.

GIRONE E 

Inter, Monterrey, River Plate, Urawa Reds 

La prima gara del girone è quella tra il River Plate e i giapponesi dell’Urawa Reds. A Seattle le temperature sono più adatte per una grigliata di asado con gli amici piuttosto che una partita di calcio, ma nonostante il caldo torrido alle 12.00 (ore americane) al Lumen Field ci sono un buon numero di tifosi dei Millionarios, che assistono all’esordio vincente della squadra di Gallardo. Un successo che mette ulteriormente in mostra tutte le qualità del gioco del River Plate: gestione lucida del possesso, una buona dose di ‘garra’ e un Mastantuono pronto a prendersi la scena prima di passare al Real Madrid a fine mondiale. Il vantaggio parte proprio da una giocata del classe 2007, proseguita dal solito cross tagliente di Acuna, e da un inserimento brutale di Colidio in mezzo ai difensori. Nella ripresa il raddoppio porta la firma di Driussi, anche se gran parte del gol è regalato dal terrificante retropassaggio del difensore Hoibraten. Driussi si fa anche male nella ricaduta, nel frattempo l’Urawa accorcia le distanze dagli undici metri con Matsuo e comincia a pregustare il sapore della rimonta, subito interrotta dalla zuccata di Meza a dieci dalla fine. Un River che gioca bene e che usa…la testa, viste le tre zuccate che hanno regalato alla banda Gallardo i primi tre punti, e adesso il “set point” contro il Monterrey può regalare già il primo posto aritmetico al River Plate.

Foto: X Inter

Nell’altra gara del girone l’Inter fa il suo esordio contro il Monterrey. Dalla finale di Champions League di venti giorni fa l’Inter ha cambiato molto, ridimensionato dopo la batosta subita dal PSG. In panchina non siede più Simone Inzaghi, che è rimasto comunque nel giro del Mondiale per Club, ma Christian Chivu. Il tecnico romeno arriva da Parma e nel suo primo match cerca di non effettuare particolari rivoluzioni tecnico/tattiche. Si riparte dal 3-5-2 con Seba Esposito che affianca Lautaro Martinez. L’approccio della gara da parte dell’Inter non è prorompente come avevano abituati i nerazzurri in questi anni, ma la pressione e il fraseggio sono comunque apprezzabili. Si cerca di catturare qualsiasi strategia attuata da Chivu rispetto al precedente ciclo di Inzaghi, ma l’unica vera soluzione che si nota è la marcatura a zona nelle palle inattive, e la dimostrazione porta al vantaggio il Monterrey: la difesa dell’Inter cerca di ostruire il centro dell’area di rigore da potenziali attacchi, ma nessuno segue il taglio dell’eterno Sergio Ramos, lo spagnolo è micidiale sotto pressione, figuriamoci senza marcatura… incornata che sbatte sul terreno e beffa Sommer, non proprio impeccabile. L’Inter ci mette qualche minuto a pareggiare, e lo fa con uno schema su punizione che culmina con il tap-in vincente di Lautaro Martinez. Nel secondo tempo si vedono le cose interessanti, perché il Monterrey traccia un solco a metà campo e non lo oltrepassa quasi mai, ma soprattutto Chivu decide di inserire i nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, oltre a Thuram per Esposito. Il tecnico nerazzurro cambia modulo e alza il raggio d’azione di Mkhitaryan, anche se i messicani non soffrono particolarmente, merito di una gestione della linea difensiva da generale romano da parte di Sergio Ramos. Tra luci e ombre Chivu marchia il suo esordio con un pari, e adesso la gara contro l’Urawa diventa un passaggio decisivo per le sorti dell’Inter nel Mondiale per Club, in attesa di una crescita generale dell’ambiente nerazzurro, ancora troppo arrugginito dopo le fatiche di fine stagione.

  • Inter-Urawa Reds
  • River Plate-Monterrey 

GIRONE F

Borussia Dortmund, Fluminense, Mamelodi Sundowns, Ulsan HD 

Foto: X Fifa Club World Cup

Il calendario mette a confronto subito Borussia Dortmund e Fluminense, le due squadre favorite per il passaggio del turno. Il Fluminense si presenta con una squadra di figure pittoresche per molteplici motivi: spicca il giovanissimo portiere Fabio, 44 anni e 171 giorni, e il centrocampista Hercules, infaticabile mezzala, oltre all’ancora frizzante Thiago Silva. Il Borussia Dortmund si ricorda di scendere in campo solo a tratti, perché per il resto la partita è un dominio costante del Fluminense. I brasiliani attaccano la porta di Kobel da qualsiasi angolazione possibile, poi però devono fare i conti con il portiere svizzero, che francamente ha deciso che la partita debba finire in parità. Dell’attacco del Borussia non c’è alcuna traccia, e quando i gialloneri si affacciano in avanti, Fabio e Thiago Silva non hanno nemmeno bisogno di calare a referto qualche gemma gloriosa del loro passato, perché pericoli concreti non ne arrivano. Nella ripresa l’occasione più grossa capita nei piedi dei giocatori del Fluminense, ma Kobel risponde alla grande su un primo tiro di Everaldo, e alla grandissima sulla ribattuta di Nonato, che già stava per correre sotto la curva occupata dai tifosi brasiliani. Nel frattempo il Borussia accoglie un altro Bellingham in mezzo al campo, non più Jude ma il fratello minore Jobe, ma quasi nessuno se ne accorge perché il Dortmund non riesce nemmeno a costruire un’azione degna di nota. Termina 0-0, come aveva deciso Kobel, ma il Borussia Dortmund adesso deve accendersi per evitare brutte sorprese in corso d’opera. Altra grande prestazione per una sudamericana, con il Fluminense che ai punti meritava più di un gol e la vittoria finale, ma la dea bendata -e Kobel- riescono a mantenere il punteggio fermo sul pari. Altra menzione per Hercules, che non sembra nemmeno male in mezzo al campo, ma il suo nome lo precede, e onestamente è clamoroso.

L’altro match del girone è l’emblema del mistero e dell’incertezza che veleggia attorno ad alcune realtà del mondo calcistico. La gara tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns comincia in ritardo a causa della pioggia, e se già era difficile registrare un sold out per questa gara, le condizioni meteo decimano ulteriormente gli spettatori di questo match che può nascondere la magia di una finale dei mondiali, o la sonnolenza di uno spareggio di metà agosto in Lituania. I sudafricani (Mamelodi) giocano bene e sostanzialmente dominano, Rayners ne segnerebbe anche tre, ma due di questi vengono annullati dal VAR, con tanto di decisione spiegata a tutto lo stadio dall’arbitro, una delle tante novità sperimentate in questo torneo dalla FIFA -al momento ampiamente promossa. Finisce soltanto 1-0, anche perché il centrocampista dell’Ulsan Bojanic va a calciare due volte e tira fuori dal cilindro due tiri orribili, incredibilmente per motivi opposti: uno altissimo, uno molle e centrale. Occasionissima per il Mamelodi, che adesso può sognare in grande visto l’ottimo esordio, anche se adesso arrivano le “big”.

Seconda giornata:
  • Mamelodi-Borussia Dortmund 
  • Fluminense-Ulsan HD

GIRONE G 

Al-Ain, Juventus, Manchester City, Wydad Casablanca

A Philadelphia il Manchester City comincia il suo mondiale contro il Wydad Casablanca. Guardiola ha accolto tra le sue braccia altri due gioielli provenienti dal mercato, tali Reijnders e Cherki -non proprio sconosciuti- e non perde tempo a gettarli in campo, a costo di rinunciare ad Haaland e il pallone d’oro Rodri. Non c’è bisogno di spiegare le motivazioni su questa scelta, perché bastano i primi due minuti per capire che il Manchester City potrebbe dominare il palleggio anche con Liam e Noah Gallagher degli Oasis. Al secondo minuto Foden la schiaffa in porta, tornando ad assaporare la gioia del gol che gli mancava da quasi sei mesi. Il Wydad prova anche a spingersi in avanti, ma a parte una serie di giocate del fantasista Lorch -che va menzionato solo per la quantità innumerevole di sombreri e la quattro sulle spalle- non si registrano particolari pericoli per Ederson. Prima dell’intervallo i marocchini riescono a far passare Doku come un predatore d’area, lasciandolo completamente da solo in mezzo all’area al momento del corner di Foden. Di fatto, la partita termina nella prima frazione, e gli ingressi di Haaland e Rodri -insieme ad altre figure- non fanno altro che accentuare il dominio dei Citizens, che hanno talmente tanto la situazione sotto controllo che trovano il tempo per sborsare 20 mila euro di multa (la FIFA ha introdotto una penale per ogni sanzione, e l’espulsione corrisponde a circa 20 mila franchi svizzeri) per una tacchettata in faccia a un avversario da parte di Rico Lewis. 

Foto: X Juventus FC

La gara che chiude la prima giornata è l’esordio della Juventus di Igor Tudor. L’avversario dei bianconeri è l’Al-Ain, che presenta il 5-3-2 delle grandi occasioni, con un sempreverde Rui Patricio in porta. I bianconeri sono reduci dalla visita alla Casa Bianca, dove sono stati costretti ad ascoltare Trump mentre parlava ai giornalisti della guerra e del calcio femminile, in uno dei momenti più surreali della storia recente del calcio, ma in campo mettono subito le cose in chiaro, come fa l’America quando subentra nei grandi conflitti: all’intervallo il risultato è sul 4-0 per la squadra di Tudor, con la doppietta di Kolo Muani, il gol di Conceição e la gemma di Yildiz (che ancora una volta segna all’esordio in qualche torneo), nel secondo tempo arriverà anche il quinto gol di Chico Conceição. Se nel corso della stagione i giocatori della Juve sembravano spaventati anche da un fiammifero, a Washington i ragazzi di Tudor sembrano una banda di potenziali piromani: vanno a duemila, recuperano il pallone velocemente, si cercano e si trovano anche a occhi chiusi. In attesa dei recuperi di alcune pedine fondamentali (contro l’Al-Ain hanno riassaporato il campo Gatti e Koopmeiners), Tudor spinge sul blocco visto nel rush finale, con un Kelly in netto miglioramento con l’approccio al ruolo, e Alberto Costa in versione treno merci. Il portoghese è un’iradiddio sulla fascia destra e confeziona anche due assist, mentre l’enigma principale riguarda Conceição e Kolo Muani, entrambi in prestito ma sempre più incisivi nell’ecosistema bianconero. Sorrisi e sacrificio, il primo posto in classifica e la voglia di spingersi oltre. La Juventus di Tudor parte alla grande in America, e già nel prossimo turno può ipotecare il passaggio del turno.

Seconda giornata:

  • Juventus-Wydad Casablanca
  • Manchester City-Al Ain

GIRONE H 

Al-Hilal, Pachuca, Real Madrid, Salisburgo

Esordio a tutto tondo per Real e Al-Hilal, che accolgono nelle loro rispettive panchine Xabi Alonso e Simone Inzaghi. Ne viene fuori un match spettacolare, soprattutto per merito del coraggio e del dinamismo del club saudita. Senza Mbappé, Xabi Alonso sceglie il giovane Gonzalo Garcia, mentre dietro giocano subito i nuovi arrivati, Huijsen e Alexander-Arnold. Inzaghi ci ha messo poco a dare un’impronta decisa all’Al-Hilal, e la mezz’ora iniziale è quasi un monologo dei sauditi, più vivi e spigliati rispetto a un Madrid alla ricerca di geometrie. A Renan Lodi viene anche annullato un gol per fuorigioco, Inzaghi comincia a dispensare urla a qualsiasi oggetto vestito di blu, e nel frattempo il Real Madrid rispolvera la ripartenza all’italiana, finalizzata da Gonzalo Garcia su assist di Rodrygo. L’Al-Hilal ci mette poco a pareggiare la gara, grazie al calcio di rigore realizzato da Ruben Neves. Xabi Alonso non stravolge i suoi Blancos rispetto a quanto visto lo scorso anno, e sceglie la via della continuità anche nelle sostituzioni, con Tchouameni che continua il suo viaggio da nomade nella parte arretrata del campo mentre Asencio lascia il posto a Guler. Il turco da quella marcia in più al Madrid, e nel frattempo il ritmo dei sauditi è calato notevolmente, prevedibile considerando il dispendio enorme di energie del primo tempo e il caldo asfissiante di Miami. Nel finale il VAR assegna un rigore al Real Madrid per una manata di Al-Qahtani su Fran Garcia. Dal dischetto Valverde incrocia il destro ma Bonou azzecca l’angolo e mette il sigillo finale al pareggio. Due cantieri ancora in fase di avvio, ma arrivano già i primi segnali da una parte e dall’altra. Se Inzaghi può ritenersi soddisfatto per qualità e ritmo messo in campo, Xabi Alonso attende il ritorno di Mbappé per cercare di nascondere le difficoltà evidenziate in questo primo match, fotocopie dell’ultima stagione blanca. 

Foto: fifa.com

Altrettanto divertente è la gara tra Pachuca Red Bull Salisburgo. A Cincinnati trionfano gli austriaci dopo un match durato quattro ore (sospeso per un’ora e quaranta per l’acquazzone che ha colpito la città durante il secondo tempo). Gara divertente e frizzante fin dai primi minuti, con i messicani che rispolverano un centravanti d’area di rigore come Salomon Rondon, stranamente poco freddo e lucido contro l’estremo difensore del Salisburgo, l’impronunciabile Zawieschitzky. A ridosso dell’intervallo gli austriaci trovano il vantaggio grazie alla perla di Oscar Gloukh, l’israeliano lascia a terra Pedraza e batte Moreno con un destro a giro di pregevole fattura. Nella ripresa la gara si interrompe per quasi due ore per il temporale, poi riparte e i fulmini lasciano spazio ai fuochi d’artificio. Il Pachuca trova il pareggio grazie a una punizione di Gonzalez, su cui barriera e portiere non fanno una bella figura; Rondon continua la sua ricerca spasmodica del gol ma non riesce a segnare. Chi riesce a gonfiare la rete è l’altro centravanti, il neo-entrato Onisiwo, che sale in cielo e riesce a indirizzare e colpire forte il pallone, per un vantaggio che spedisce il Salisburgo in vetta alla classifica. In attesa della gara contro l’Al-Hilal gli austriaci provano a inserirsi di soppiatto in alto alla classifica.

Seconda giornata:

  • Salisburgo-Al-Hilal 
  • Real Madrid-Pachuca
Continue Reading

Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)

Published

on

Polemico, esagerato e curioso, proprio come sa essere l’America. Il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA rispecchia i canoni degli Stati Uniti, che si preparano al mondiale tra nazionali (in programma il prossimo anno) con una parata di stelle e altri elementi celesti più misteriosi, ma intensi e curiosi. Tante le novità in esperimento, numerosi argomenti di valutazione, ma nel frattempo la prima giornata è terminata nella notte, e tra poco il mondiale riparte con la seconda giornata. Allora ecco la prima parte dell’analisi delle prime gare del Mondiale per Club, girone per girone.

GIRONE A 

Al-Ahly, Inter Miami, Porto, Palmeiras 

Uno dei raggruppamenti più intriganti dell’intero mondiale, non tanto per la quantità elevata di “big” al suo interno, ma per l’alone di mistero e curiosità che circola attorno a Messi e avversari. Dopo le prime due partite la classifica è rimasta la stessa dello scorso venerdì, quando ancora il torneo non era cominciato. L’ordine rimane quello alfabetico, la differenza reti pari ai gol realizzati dalle quattro squadre, ossia zero, ma le due gare sono state tutt’altro che noiose.

Foto: fifa.com

La gara tra AlAhly e l‘Inter Miami apre il mondiale. Nel primo tempo gli egiziani dominano in lungo e in largo, come non si vedeva probabilmente da Cleopatra e family. La retorica storica però non è casuale, perché nell’assedio costante dell’Al-Ahly verso la porta avversaria emerge un altro reperto di notevole importanza nella gara: il portiere dell’Inter Miami, tale Oscar Ustari, 38 anni compiuti. Il portiere argentino è il protagonista della prima frazione perché mette a referto una serie di parate sensazionali, e mette la ciliegina al minuto 43 quando ipnotizza Trezeguet dal dischetto. Nel secondo tempo l’Inter Miami prova a giocare con maggior qualità, e la modalità è quella nota a tutti: palla a Messi e poi si vede. Al minuto 63 tutto lo stadio trattiene il fiato per la punizione di Messi, l’argentino cerca la soluzione a effetto e spedisce la palla in rete. Peccato che la palla non giri abbastanza e si vada a incastrare nella parte esterna della porta, regalando soltanto l’illusione ottica di un grande gol. Nel finale emerge anche l’altro estremo difensore, l’egiziano El-Sheenawy, anche lui ben navigato grazie alle sue 36 primavere. Le sue parate chiudono la porta, e dove non arriva El-Sheenawy ci pensano i legni, come quello colpito all’ultimo istante da un tiro-cross di Messi. Finisce 0-0.

Nell’altra gara del girone Porto e Palmeiras giocano talmente a viso aperto che si devono arrendere a uno 0-0 che suona come un oltraggio al calcio, per la mole di occasioni avute da entrambe le squadre. Due gemme per parte, Estêvão per i brasiliani e Rodrigo Mora per i portoghesi, ma le due squadre presentano un parco giocatori talmente completo da poter andare in guerra e a una sfilata a Hollywood allo stesso tempo. Tante, tantissime, troppe, occasioni e in questo teatro emergono artisti incompresi, o magari talmente sconosciuti a sé stessi da essere perfetti per dominare la scena. È il caso del portiere del Porto, Claudio Ramos, provvidenziale con una serie di parate tanto efficaci quanto qualitativamente orrende. Il Palmeiras ai punti meriterebbe almeno un gol, ma il palo e le parate sconsiderate di un Ramos in giornata di grazia non cambiano il risultato. Anche l’altra gara finisce 0-0.

Seconda giornata:

  • Palmeiras-Al-Ahly
  • Inter Miami-Porto 

GIRONE B 

Atletico Madrid, Botafogo, PSG, Seattle Sounders

Dopo aver schiantato l’Inter in finale di Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con i favori del pronostico. L’armata di Luis Enrique fa il suo esordio a Pasadena contro l’Atletico Madrid, al cospetto di un caldo torrido e ottantamila persone, a cui vanno aggiungi i sedici giocatori impiegati da Simeone nel corso della gara. Si prospettava come il match di cartello di questa prima giornata, e invece termina con un PSG che passeggia e domina per 4-0. Al momento i parigini viaggiano a una cilindrata nettamente superiore rispetto alla concorrenza, e anche senza due pilastri offensivi fondamentali, come Dembelé e Barcola, ci pensano gli altri diamanti che Parigi sta conservando, Fabian Ruiz e soprattutto Vitinha. Il centrocampista portoghese continua il suo mostruoso dominio del gioco e adesso si comincia a comprendere al meglio la sua leadership. Le altre due firme sono di Kang-In Lee e Mayulu, che in questo ultimo mese sta cercando di rinominare la celebre zona Cesarini. Per la banda del Cholo si mette subito in salita, anche se la qualificazione non sembra in discussione.

Foto: fifa.com

Nell’altro match i meno quotati Botafogo e Seattle Sounders regalano comunque un match intenso e spettacolare, vinto dai brasiliani grazie a due sigilli nel primo tempo. Il Botafogo va in vantaggio grazie a un colpo di testa dell’altissimo Jair Cunha (1.98m), poi raddoppia con un’altra incornata, questa volta del centravanti Igor Jesus. Nel secondo tempo gli statunitensi accorciano le distanze con Roldan, e nel rush finale sfiorano più volte il pareggio, ma il Botafogo decide di affidarsi a due, non troppo vecchie, meteore della nostra Serie A come Arthur Cabral e Joaquin Correa. Il risultato non cambia, anche se il Tucu sfiora subito il primo gol con la maglia del Fogão, stoppato da un grande intervento del portiere Frei. Successo che può rilanciare il Botafogo, che può approfittare della pesante sconfitta dell’Atletico Madrid, a patto che non si arrendano anche loro a un’imbarcata dai parigini, che negli ultimi tempi sembra l’unica soluzione percorribile.

Seconda giornata:

  • Paris Saint-Germain-Botafogo
  • Seattle Sounders-Atletico Madrid

GIRONE C 

Auckland City, Bayern Monaco, Benfica, Boca Juniors

Sulla carta sarebbe il girone più equilibrato del Mondiale, ma dopo la gara del Bayern Monaco ovviamente questa analisi va rivisitata. Contro i dilettanti dell’Auckland City i bavaresi non vanno per il sottile, confermando la freddezza e il cinismo che distingue il tedesco medio: termina 10-0, sei a zero all’intervallo. Troppa la differenza tra le due squadre per buttare giù una qualsiasi cronaca, anche se le storie extra-calcistiche dei dilettanti di Auckland sono manna dal cielo per le pagine romantiche di calcio. Il campo però non lascia spazio a interpretazioni: neozelandesi con un 5-5-0 non troppo compatto, i bavaresi lasciano Neuer in mezzo al campo a riscaldarsi seduto sul prato di Cincinnati e nel frattempo disintegrano la porta di Tracey, che nella vita fa il magazziniere. Qualificazione praticamente ipotecata, anche se adesso comincia a tutti gli effetti il mondiale di Kompany e…company;

Foto: fifa.com

L’equilibrio del gruppo C è rappresentato da Boca Juniors e Benfica, che scendono in campo all’Hard Rock Stadium di Miami. Senza troppi indugi è una delle partite più belle del primo turno di match. Ruvido, qualitativamente entusiasmante e ricco di calcio e calci, come impone la tradizione. Il Benfica sembra essere favorito dopo i primi minuti, ma gli argentini in dieci minuti mettono in scena tutto il loro calcio: vantaggio di Merentiel su assist di Blanco, che si concede il lusso di un tunnel prima del pallone per l’attaccante argentino, e raddoppio su palla inattiva con la testata vincente di Battaglia. Prima dell’intervallo il Boca completa il proprio manifesto sudamericano, quando a ridosso dell’intervallo il Benfica conquista un rigore per un calcio di Palacios su Otamendi. L’arbitro va al VAR e Ander Herrera -uscito anzitempo per infortunio- decide di farsi espellere per proteste. Di Maria accorcia le distanze dal dischetto e al rientro dagli spogliatoi Bruno Lage alza i toni dell’attacco con Belotti. L’ingresso del “Gallo” è agonisticamente impattante, forse troppo, perché al minuto 72 Belotti viene espulso per un calcio alla nuca di un avversario. La partita è tesa come una corda di violino, lo spettacolo ha lasciato spazio a un’intensità che sembra più da finale dei mondiali, che da fase a gironi, e parlando di mondiali non può che emergere un argentino, anche se veste la maglia del Benfica. Otamendi si stacca sul primo palo, impatta violentemente la sfera e pareggia la partita. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo assaggio di calcio selvaggio, offerto da Figal: pestone da ergastolo sullo stinco di Florentino e cartellino rosso diretto. Finisce in parità, e il cammino di Boca e Benfica passerà dalla gara contro Auckland, in cui servono tanti gol per la differenza reti.

Seconda giornata:

  • Bayern Monaco-Boca Juniors
  • Benfica-Auckland City

GIRONE D

Chelsea, Esperance Tunis, Flamengo, Los Angeles FC

Il gruppo D diventa subito di dominio di Chelsea e Flamengo, come da pronostico. I londinesi cominciano la propria competizione contro il Los Angeles Fc di Giroud (inizialmente in panchina) e Lloris, e vincono con qualche difficoltà grazie a un gol per tempo. Forti del successo in Conference League, Maresca schiera la miglior formazione per evitare di incappare in qualche inconveniente in stile Italia a USA94′. La gara comincia con un colpo d’occhio agghiacciante, con le tribune dello stadio di Atlanta semi-vuote. Per fortuna gli spalti si riempiono leggermente nel corso della gara, e il Chelsea ingrana anch’esso alla distanza, per poi vincere senza evidenti fatiche. Il vantaggio è siglato da un ottimo Pedro Neto, frizzante nella fascia destra fin dall’inizio, incontenibile per il lussemburghese Chanot. Nel secondo tempo fanno il loro esordio in maglia Blues i due nuovi acquisti, Essugo e Delap, mentre sponda L.A. entra Giroud. L’ingresso del francese alza notevolmente il peso dell’attacco statunitense, e la difesa del Chelsea comincia a concedere qualche occasione, poi però viene fuori nuovamente il livello tecnico della banda Maresca, che chiude i discorsi a dieci dal termine. Delap pennella un ottimo cross in mezzo, Enzo Fernandez si avventa sulla sfera e mette il sigillo finale. Non un esordio da sogno per il Chelsea, che riesce comunque a conquistare i tre punti che gli servivano. La qualificazione è un duello con il Flamengo, prossimo avversario dei Blues. Occhio però a considerare fuori dai giochi il Los Angeles FC.

Foto: fifa.com

Nell’altro match il Flamengo fa il suo esordio in grande stile contro l’Esperance Tunisi. La differenza tecnica tra le due squadre è evidente, ma i brasiliani giocano un gran match sotto ogni punto di vista. Sigla il vantaggio uno dei simboli del Fla, il fantasista uruguaiano De Arrascaeta. L’ex Fiorentina Pedro ha l’occasione per raddoppiare, ma decide che per il momento non è il caso di segnare. La formazione del Flamengo è un’ode alla nostalgia calcistica, data la vasta presenza di ex Serie A come Pulgar, Gerson, Pedro e il nuovo arrivato Jorginho. Nel secondo tempo è proprio Jorginho a mettersi in mostra, grazie a un filtrante no-look verso Luiz Araujo, che aggiunge il suo tocco di classe con un mancino a giro che si insacca alle spalle del portiere Ben Said. Nell’Esperance Tunisi, a parte un’ottima presenza di tifosi nelle tribune, da segnalare una delle figure più pittoresche di questo mondiale, l’attaccante Rodrigo Rodrigues.

Seconda giornata:

  • Flamengo-Chelsea
  • Los Angeles FC-Esperance Tunisi 
Continue Reading

Calcio

Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

Published

on

L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.

Le scelte per l’ultima di Spalletti

Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.

ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui. 

Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.

Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.

Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e  sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.

Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…

Continue Reading

Facebook

Altri articoli in ‘Calcio’

Trending

Copyright © 2024 - by Exit Web Systems

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.