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Calcio

Il Super Commento della 18ª Giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della diciottesima giornata di Serie A.

Empoli-Genoa (A cura di Tommaso Patti)

Il Genoa ritrova la vittoria dopo tre partite senza successo seppur giocate con personalità, terza sconfitta di fila per gli uomini di d’Aversa. Dopo appena un minuto di gioco, l’Empoli va vicinissimo al gol del vantaggio sull’uscita pericolosa di Leali alla ricerca di fermare Gyasi e difendere la propria porta scoperta, chance sciupata dal giocatore italo-ghanese che, dal limite dell’area e a porta vuota, calcia ma il pallone termina sull’esterno della rete. Dopo l’inizio shock, il Genoa continua a non salire, mantenendo un baricentro bassissimo e senza riuscire a fermare le giocate dei singoli avversari, come accaduto al 32′ durante l’azione in solitaria di Anjorin, conclusa con un tiro del centrocampista inglese nello specchio della porta ma parato da Leali, quest’ultimo protagonista con un altro intervento provvidenziali a pochi minuti dal duplice fischio, parando il potentissimo tiro da lunga distanza di Cacace. Dopo soli ventisei secondi della ripresa e dopo aver passato un’intera frazione a subire occasioni, la squadra di Vieira trova la rete del vantaggio a causa di molteplici errori in fase di impostazione dal basso degli avversari, regalando un enorme chance a Badelj, che approfitta degli errori avversari e porta a sorpresa in vantaggio il grifone. Pochi minuti più tardi, l’Empoli conquista un calcio di rigore inizialmente non visto dal direttore di gara per un fallo di Vasquez su Esposito. Dagli undici metri lo stesso Esposito sbaglia il calcio di rigore, merito soprattutto dell’ennesimo intervento di Leali, aiutato anche dal palo. Sull’uscita bassa e sbagliata di Vasquez, e grazie all’ottimo impatto di due subentrati, il Genoa raddoppia con Ekuban dopo essere stato servito alla perfezione da Miretti. Ad un quarto d’ora dalla fine, Sebastiano Esposito si riscatta e firma di testa la rete che dimezza lo svantaggio su un’altra grande giocata di Anjorin, tra i migliorino campo dell’Empoli. Al terzo dei cinque minuti di recupero, i rossoblu sfiorano la terza rete con Vitinha che calcia alto dopo essere stato lanciato in porta da Ekuban, errore che sancisce la fine della gara. Con il successo del Castellani, il Genoa sale a quota 19 punti, agganciando l’Empoli e metà classifica.

Parma-Monza

Esordio amaro per Bocchetti sulla panchina del Monza. Il Parma la vince all’ultimo secondo e sbaraglia i brianzoli, portandosi  a più quattro sulla zona retrocessione. Al Tardini è però il Monza a partire fortissimo sin dal primo minuto, con una doppia occasione di Maldini, salvata miracolosamente dalla difesa dei padroni di casa, che appena dieci secondi dopo non riesce però ad evitare il gol del vantaggio di Ciurria, che viene però annullato per l’uscita del pallone dal campo, inizialmente non vista dal direttore di gara. Da ciò, la squadra di Pecchia prova a rispondere, con un tiro di Mihaila respinto da Turati, che si mette in mostra, così come fa Suzuki pochi istanti dopo sul tiro a incrociare di Caprari. All’inizio del secondo tempo è invece il Parma a partire forte, con la discesa di Coulibaly fermata fallosamente da Pablo Marí, che causa un calcio di rigore e viene espulso per somma di ammonizioni. Sul dischetto si presenta Hernani, che non spreca la chance che gli è stata data e porta in vantaggio il Parma. Nonostante l’inferiorità numerica, il Monza non molla mai e riesce clamorosamente a trovare il pareggio con Pedro Pereira, che sbuca alle spalle della difesa dei ducali e insacca in porta un pallone vagante. Le emozioni però non sono finite: a recupero scaduto, al 98’, su situazione di calcio d’angolo, Valenti svetta di testa e regala i tre punti ai suoi, con il Tardini che è una bolgia. Le due squadre vanno alla pausa di fine anno con due morali chiaramente diversi: il Parma può finalmente respirare, mentre il Monza deve lavorare duro per cercare riscatto.

Cagliari-Inter (A cura di Tommaso Patti)

Tris e clean sheet nerazzurro , Cagliari-Inter termina 0-3. All’Unipol Domus la squadra di Simone Inzaghi parte fortissimo e già al terzo minuto sfiora la rete del vantaggio con il tiro di Thuram parato da Schuffet .Con l’attaccante francese reduce da uno splendido stato di forma, l’Inter oltre al ritrovarsi un bomber, si ritrova in squadra un giocatore che crea anche occasioni per i compagni, che si sacrifica e che riesce ad essere all’altezza dell’inizio di stagione anche giocando lontano dalla porta avversaria. Con il passare dei minuti le occasioni degli ospiti continuano ad aumentare, al 14′ l’Inter spreca più occasioni nella stessa azione, con protagonista Barella e Mkhitaryan. Nonostante il dominio interista, il Cagliari si rende pericoloso in più situazioni, dimostrando la propria forza nei momenti di maggiore difficoltà. Nonostante le avance da parte dei sardi, l’Inter continua ad attaccare ma anche a sprecare occasioni nitide, come quella di Lautaro che, al 28′, si divora clamorosamente il gol del vantaggio a porta indifesa, colpendo male il pallone e spedendolo alto. Durante la  prima vera manovra offensiva della ripresa, l’Inter passa in vantaggio con Bastoni: il difensore ex Parma e Atalanta riceve all’interno dell’area di rigore il cross di un ispiratissimo Barella e, di testa, piazza il pallone sul secondo palo, firmando la sua prima rete stagionale. Dal gol del vantaggio di Bastoni, l’Inter cresce sia in attacco, che in difesa. Il reparto offensivo continua a creare occasioni importantissime alla ricerca del secondo gol, mentre il reparto difensivo, si dimostra efficace e compatto come nell’azione in profondità di Piccoli, fermato dall’ottimo uscita di Sommer. Come nell’azione del primo gol, Barella immette un cross, questa volta a centro area si fa trovare pronto Lautaro Martinez che ritrova il gol dopo la rete decisiva firmata contro il Venezia. Sette minuti dopo la rete del capitano nerazzurro, il Cagliari esce dalla partita a causa del fallo di mano di Wieteska (subentrato al posto di Mina al 46′ ), regalando l’opportunità del terzo gol agli avversari. Dal dischetto si presenta il solito e infallibile Çalhanoğlu che spiazza Scuffet e timbra la propria quarta rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Cagliari prova ad accorciare le distanze con Felici ma, l’intervento di Sommer, nega la gioia del gol ai sardi. Con il quinto successo di fila, l’Inter continua il testa a testa contro Napoli e Atalanta alla ricerca del primo posto in solitaria. La squadra di Nicola invece, perde la decima partita su diciotto incontri in Serie A, mantenendosi pericolosamente in zona retrocessione.

 

Lazio-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)

Un intenso 1-1 chiude il 2024 di Lazio e Atalanta, Brescianini riacciuffa i biancocelesti nel finale. Dele-Bashiru e Tchaouna al posto di Isaksen e Dia, queste le mosse di Baroni per rispondere al 3-4-1-2 ‘leggero’ di Gasperini, che in ogni big match rinuncia a Retegui (oggi nemmeno in panchina per infortunio). In avvio la manovra della squadra di Gasperini è ragionata, molto lucida e poco incisiva verso la profondità, con la Lazio che invece pressa forte fin dall’inizio. Le maggiori sgasate provengono dal binario di sinistra, dove Tavares si getta nello spazio e Bellanova insegue in marcatura, dando vita a uno degli scontri più interessanti della gara, tra due dei giocatori più veloci del campionato. Al decimo minuto la Lazio confeziona tre occasioni in un’unica azione: prima Tchaouna si libera della marcatura e appoggia per Castellanos, respinto da Carnesecchi due volte, prima con le mani e poi con i piedi, poi  sugli sviluppi dell’azione Guendouzi apre il piattone e scheggia l’incrocio dei pali. La prima risposta della Dea arriva dieci minuti dopo, con Zappacosta che riceve un disimpegno di testa di Tchaouna e calcia forte sul primo palo, palla fuori di poco. Rispetto al solito, in fase di palleggio l’Atalanta sbaglia molte giocate, con la Lazio che si fa valere -soprattutto in mezzo al campo- grazie all’intensità messa dai giocatori di Baroni in fase di pressione. In ripartenza la Lazio trova il vantaggio: al 26’Castellanos lavora bene il pallone, portando via Hien dalla linea difensiva, appoggia per Rovella che pennella verso Dele-Bashiru, abile nel calciare forte e battere Carnesecchi. La mossa di Baroni si dimostra vincente, con il nigeriano che sale a quota tre reti in campionato. L’unico sussulto atalantino alla rete subita arriva nel recupero: cross di Zappacosta verso Pasalic, Djimsiti segue l’azione e in scivolata prova a correggere la spizzata del croato, senza riuscire a centrare la porta di Provedel. Al rientro dagli spogliatoi Gasperini cambia subito: fuori Zappacosta e Hien (ammonito), dentro Cuadrado e Kossounou. Rispetto alla prima frazione, la marcatura della difesa bergamasca è più mobile e meno rocciosa, che nel primo tempo era stata presa d’assalto dalla qualità e mobilità di Castellanos. Al 52′ Bellanova disegna un cross verso Cuadrado, da quinto a quinto, ma la conclusione di testa del colombiano non inquadra lo specchio della porta. La fascia destra è quella in cui l’Atalanta trova più spazio in profondità, con Bellanova che alza i giri del motore. L’Atalanta sfiora il pareggio al 61′ con Lookman che calcia a giro sul secondo palo e costringe Provedel al primo grande intervento della sua gara. L’ingresso di Samardzic, subentrato al posto di Pasalic, ricostruisce attivamente l’attacco della Dea, meno equilibrato e più qualitativo. Baroni capisce il momento e inserisce Isaksen e Pellegrini, per garantire freschezza alle fasce, oltre all’ingresso di Boulaye Dia. Nella fase finale di gara l’inerzia è tutta dalla parte dell’Atalanta, che sfiora ripetutamente il pareggio. L’occasione più nitida è al 74’ quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Lookman calcia in porta e trova la deviazione di Pellegrini, miracoloso nella seconda ribattuta a immolarsi con il corpo e negare il pareggio al nigeriano. La Lazio in contropiede ha l’occasione per raddoppiare ma Carnesecchi chiude la porta in faccia Dia. Al minuto 87’ la Dea trova il pareggio grazie alla panchina: Zaniolo sporca un cross di Bellanova, che finisce dalle parti di Lookman, lucidissimo nell’aspettare l’uscita di Provedel e appoggiare al centro verso Brescianini, libero di colpire a porta vuota e pareggiare il match. Si chiude con un pareggio il 2024 dell’Atalanta, probabilmente l’anno migliore della storia del club bergamasco. La banda del Gasp si dimostra capace di rimanere sempre in partita, grazie a delle seconde linee che mantengono alto il livello e sopratutto il ritmo di una squadra che fa dell’intensità il proprio credo. Sponda biancoceleste il rammarico per l’occasione sfumata è tanta, ma dopo il pesante 0-6 subito dall’Inter necessitava una reazione, che è arrivata soprattutto nel primo tempo. Le scelte di Baroni avevano imbrigliato l’Atalanta, ma nel secondo tempo la Dea è riuscita a riacciuffare il pareggio grazie alla gran giocata di Lookman.

Udinese-Torino (A cura di Marco Rizzuto

Al Bluenergy Udinese e Torino danno spettacolo, quattro gol e un punto a testa. Il primo tempo da vita ad un match molto equilibrato ma scarno in termini di occasioni da gol. Superata la mezz’ora, il Torino va vicino al vantaggio con Karamoh che, una volta servito da Borna Sosa, si accentra in area e calcia sul primo palo col pallone che esce di qualche centimetro. A cinque minuti dall’intervallo l’Udinese trova la rete che stappa il risultato: il corner calciato da Thauvin pesca la deviazione di Bijol che diventa un assist per la zampata vincente di Toure, che manda avanti i suoi al primo vero tiro in porta dei bianconeri. Sul finale della prima frazione, Ricci calcia da lontanissimo in porta, ma Sava attento manda a lato. Nella ripresa Vanoli effettua un doppio cambio, inserendo Ilic e Lazaro al posto di Pedersen e Gineitis. Al 49′ l’Udinese raddoppia col solito Lucca. Altro corner di Thauvin, perfetto per il gigante bianconero che di testa è infallibile e buca Milinkovic-Savic. Con questa rete Lucca tocca quota sette centri stagionali. La squadra di Runjaic però non riesce a mantenere il doppio vantaggio per più di qualche minuto e proprio su calcio d’angolo il Torino riapre i giochi con Adams, che riaccende la fiamma della speranza per i granata. Il buon momento del Torino si concretizza col gol che vale la rimonta: al 63′ Lazaro crossa in mezzo trovando la deviazione molto imprecisa di Ehizibue, Adams aggancia il pallone vagante e serve Ricci che da centro area buca Sava. Nella fase restante del match non ci sono occasioni degne di nota, e la sfida termina in parità. Udinese e Torino ricoprono la zona centrale della classifica, distanziate da sole quattro lunghezze.

Napoli-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)

Il lampo Raspadori trascina il Napoli in testa alla classifica al pari con la Dea. Dopo soli tre minuti di gioco, il Napoli sfiora il vantaggio con uno schema da calcio d’angolo dove, Neres imbuca per Rrahmani che da posizione ravvicinata calcia verso la porta trovando la risposta reattiva di Stankovic che nega il gol. Con un Venezia molto chiuso e attento ed un Napoli dominante nel possesso, si assiste ad un gioco a ritmi bassi, molto tattico, come di consueto la Serie A ci ha abituati. Al 19′ il Venezia fa rabbrividire per un attimo il pubblico partenopeo: triangolazione perfetta tra Yeboah e Zampano, con il numero dieci lasciato solo che calcia serrato sul primo palo, Meret riesce a sventare in corner prendendosi gli applausi di tutto lo stadio. Al 35′ il Napoli torna nuovamente a bussare alla retroguardia veneta in seguito ai risvolti di un calcio d’angolo, Anguissa di tacco libera la corsa di Olivera che perfora l’area avversaria e calcia verso Stankovic che si fa trovare pronto, secondo l’arbitro c’è stato un contatto irregolare ai danni dell’uruguagio perciò concede calcio di rigore a favore dei padroni di casa. Stankovic si distende e riesce a negare il gol a Lukaku, dando prova di una prestazione superlativa. La prima frazione vede i ritmi alzarsi progressivamente, col Napoli che comanda il pallino del gioco senza riuscire a sbloccare il risultato. Alla ripresa, l’occasione più nitida arriva all’ora di gioco. Nicolussi Caviglia di punizione calcia direttamente in porta da posizione molto defilata, Meret attento alza in calcio d’angolo. I padroni di casa rispondono subito con Lukaku che, di sfondamento entra in ara passando tre giocatori avversari, incrocia di forza sul secondo palo ma Stankovic non vuole saperne di subire gol e riesce a toccare quel che basta per mandare la sfera sul palo esterno. A venti dalla fine Antonio Conte punta tutto su Raspadori, che subentra per Anguissa. I padroni di casa alla disperata ricerca del gol del vantaggio, prendono sotto assedio l’area di rigore avversaria. Al 79′: Di Lorenzo tenta un traversone dalla destra, smanacciato da Stankovic, il pallone spiove nella zona di Neres che non perde tempo e ributta il pallone in mezzo, Candela manca l’intervento per allontanare il pallone che carambola nella zona di Raspadori, il subentrato con un rigore in movimento batte Stankovic mandando in estasi il Maradona. Il Napoli una volta indirizzata la partita, vola sulle ali dell’entusiasmo e sfiora il raddoppio con Olivera che incrocia sul secondo palo dopo una percussione dalla sinistra, ancora una volta è Stankovic a vincere il duello. Il triplice fischio sorride alla squadra di Conte che conclude il 2024 con una vittoria, ottenuta grazie alla carta del jolly, Raspadori, che permette ai partenopei di agganciare l’Atalanta sul tetto della classifica. Torna a perdere il Venezia, che non riesce a dare continuità dopo la vittoria col Cagliari rimanendo al diciannovesimo posto.

Juventus-Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)

All’Allianz Stadium, Juventus e Fiorentina danno spettacolo e inscenano un roboante pareggio per 2-2 che non lascia contento nessuno, soprattutto Thiago Motta, che sembra non riuscire ad uscire da questa “pareggiomania”

Milan-Roma

 Dopo il vantaggio iniziale siglato da Reijnders, il pareggio di Dybala condanna Fonseca, costretto a lasciare la panchina dei rossoneri in favore di Sergio Conceicao. L’approccio dei giallorossi pare sin da subito aggressivo e caratterizzato da rapidi scambi tra i componenti della formazione di Ranieri. Al 10’ Saelemekers, Dybala e Dovbyk danno origine ad un’azione precisa, che mette l’attaccante ucraino a tu per tu con Maignan, salvato dal palo esterno che spedisce la sfera sul fondo. La Roma si espone, forse troppo, e il Milan punisce in contropiede: dopo una lunga discesa, Morata serve Fofana, che vede dall’altro lato Reijnders totalmente da solo, lo serve e l’olandese ringrazia con il gol del vantaggio, confermandosi il migliore del Milan fino ad oggi. Appena due minuti più tardi un’azione molto simile si conclude con il tiro di Morata, che però termina sul fondo. Al 22’ arriva, fulminea, la reazione dei giallorossi, grazie all’assist visionario di Dovbyk, che con il tacco serve Dybala, il quale non esista e con il destro al volo insacca Maignan. A poco meno di cinque minuti dall’intervallo ha luogo l’ennesimo episodio dubbio di questo campionato: nell’area di rigore giallorossa, Reijnders viene steso da Pisilli con una scivolata, giudicata regolare dal direttore di gara, che non concede il penalty e che espelle subito dopo Fonseca per proteste. All’inizio del secondo tempo la Roma prova a fare male in contropiede, ancora con Dovbyk, fermato nuovamente dall’estremo difensore rossonero. Pochi secondi dopo ci prova nuovamente il Milan, con il tiro dalla distanza di Bennacer, respinto prontamente da Svilar, che si ripete anche sul successivo, insidioso, tiro di Chukwueze. L’ultima azione della partita è clamorosa ed è della Roma, con Dybala che con un precisissimo passaggio trova Pellegrini, praticamente solo contro Maignan, il cui tiro però, probabilmente a causa della stanchezza, termina molto a lato della porta rossonera. Al termine del match continua la timida ripresa della Roma, mentre gli scarsi risultati obbligano il Milan ad un nuovo inizio, sotto la guida di un acclamato Sergio Conceicao.

Como-Lecce

Al Sinigaglia vince il Como e sprofonda il Lecce, la squadra di Fabregas si allontana dalla zona rossa della classifica e condanna i salentini a sprofondare sempre di più. Partono immediatamente forti i padroni di casa, e al 4’ un rinato Cutrone colpisce la traversa interna, con il pallone che rimbalza lontano dalla linea di porta. Il primo tempo è caratterizzato dal continuo duello tra Nico Paz e Falcone, l’argentino cerca più volte la soluzione dalla distanza, trovando sempre pronte le mani del portiere giallorosso, che si supera in molteplici occasioni. Al 29’ però, proprio sulla respinta di Falcone, Cutrone cerca di raccogliere il pallone, venendo steso in maniera fallosa da Baschirotto, che causa il penalty per i lagunari. Sul dischetto si presenta proprio Nico Paz, il cui tiro viene però neutralizzato, ancora una volta, da un brillante Falcone. All’inizio della ripresa, finalmente, Nico Paz riesce a battere l’estremo difensore del Lecce, con un tiro rasoterra, preciso, che colpisce il palo e poi si insacca, mettendo fuori dai giochi la totale difesa salentina e portando in vantaggio i suoi. Appena cinque minuti dopo, Fadera approfitta dell’errore di Dorgu e si trova praticamente a campo aperto, serve Cutrone e l’attaccante italiano ringrazia siglando il gol del 2-0, per la gioia del pubblico di casa. Nonostante la grande esultanza, però, il gol viene annullato per la posizione irregolare proprio di Fadera, partitoleggermente al di là della difesa del Lecce. A quindici minuti dal termine, Coulibaly, con un salvataggio clamoroso sulla linea su un tiro di Strefezza, evita il definitivo colpo di grazia per i suoi, che arriverà appena 4 minuti dopo con il gol, stavolta valido, di Patrick Cutrone, che raccoglie il tiro di Van Der Brempt respinto da Falcone. Il match prosegue in maniera molto monotona e va così a spegnersi sul risultato di 2-0, con Fabregas che può festeggiare, di fronte a Giampaolo, la cui squadra è apparsa passiva e priva di idee.

Bologna-Verona

Il Verona scaccia gli incubi ed espugna il dall’Ara, in seguito ad una partita folle, decisa da un autogol. Il primo quarto d’ora del match risulta essere privo di vere emozioni, con il Bologna che riesce a togliere il lucchetto alla partita al 18’ minuto: dopo un’azione abbastanza confusa, Castro riesce a servire di testa Dominguez, che si aggiusta il pallone alla perfezione e riesce a battere Montipò. Al 35’ la squadra di Italiano va vicinissima al raddoppio, con il palo colpito da Odgaard che gli nega la gioia del gol. Appena due minuti dopo un inaspettato errore di Lucumí lancia Tengstedt e Sarr a campo aperto, con il primo che serve il secondo, il quale incrocia il pallone in maniera molto precisa e sigla il gol dell’1-1, ringraziando il difensore del Bologna. Meno di dieci minuti più tardi, nel recupero del primo tempo, va incredibilmente in vantaggio l’Hellas grazie al gol di Tengstedt, che non spreca l’assist di Serdar e buca Skorupski. Cade la notte sul Bologna, che al 50’ rimane anche in dieci uomini per la gomitata a palla lontana di Pobega su Duda. Quando tutto sembra andare per il peggio, un raggio di luce illumina il buio rossoblú: sulla punizione battuta da Odgaard, che sbatte contro il palo, arriva Benji Dominguez, che ribadisce in porta e pareggia i conti, mettendo a segno addirittura una doppietta. Il numero 30 va addirittura vicino ad una clamorosa tripletta, negatagli solamente da un grande intervento di Montipò, che spedisce sul fondo il tiro dalla distanza del giocatore argentino. Negli ultimi minuti però le energie del Bologna si esauriscono, ed è il Verona a farla da padrone. Gli scaligeri, all’88’, riescono a trovare il gol del vantaggio: sulla punizione battuta da Duda, una sfortunata deviazione del Toto Castro batte Skourpski e sigla il definitivo 3-2 in favore dei gialloblù, che possono festeggiare. Al fischio finale, il giocatore del Bologna scoppia in lacrime, consolato dai compagni. Il Verona, seppur con un po’ di fortuna, riesce così a mettere la testa fuori dal vaso, in seguito ad un periodo veramente complicato, fermando un Bologna la cui campagna, finora, non sta affatto deludendo le aspettative.

LA TOP 11 DELLA 18ª GIORNATA

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Palermo. Aspirante giornalista sportivo e grande appassionato di sport

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Calcio

Inizio 2025 più nero che bianco per la Juve. Il Milan vince in rimonta e raggiunge l’Inter in finale

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Nella notte di Riyadh, Milan e Juventus si affrontano per la seconda semifinale di una “araba” Supercoppa Italiana. In uno stadio totalmente sold-out, Conceicao è chiamato a riscattare l’altalenante stagione del Milan, contro un Thiago Motta che deve obbligatoriamente sbloccare la fase offensiva della sua Juve.

Le sorprese cominciano ancor prima del fischio d’inizio, con l’infortunio di Conceicao che costringe l’allenatore italo-brasiliano a ripiegare su Yildiz. Il ritorno da titolare di Bennacer e la chance concessa a Mbangula caratterizzano le scelte iniziali dei due allenatori, che mettono in campo due asset solidi al centro ma abbastanza rapidi sulle fasce, che in campo si equivalgono per caratteristiche tattiche e fisiche. I primi minuti sono totalmente a tinte rossonere, la squadra di Conceicao schiaccia la Vecchia Signora nella propria metà campo con una rete di passaggi fitta ed efficace, che vede i suoi principali interpreti in Reijnders e Fofana, che spesso e volentieri scelgono l’opzione laterale per dare continuità alla manovra. Pian piano la Juve prende coraggio e riesce ad allungare le proprie fila. Sui piedi di Vlahovic si presentano diverse occasioni, seppur non clamorose, tutte sprecate, contornate da prestazioni fino a questo momento non brillanti di Mbangula e Yildiz a destra e sinsitra. Al 20′ si sblocca la partita, in seguito ad un passaggio luminario di Mbangula che elude Theo Hernandez, il quale non riesce a intercettare il pallone lasciando totalmente da solo Yildiz a tu per tu con Maignan, che non sbaglia e porta in vantaggio la squadra di Thiago Motta. Il primo tempo procede a ranghi serrati e con ritmi abbastanza lenti. Sullo scadere proprio della prima frazione di gara, si fa nuovamente vedere Vlahovic, che arrivato in zona tiro lascia partire il sinistro, costringendo Maignan ad un intervento salvifico.
La gara riprende con gli stessi ventidue del primo tempo. Partono subito forte gli uomini di Thiago Motta, che escono alla grande dalla prima pressione del Milan e in contropiede Yildiz incrocia il destro e sfiora la doppietta. Appena un minuto dopo a sfiorare il raddoppio è Vlahovic, che da solo contro Maignan impatta il pallone di prima, spedendolo fuori di molto. Al 55′ il Milan ha nei piedi una clamorosa occasione per trovare il pareggio: su situazione di corner, il pallone vaga all’interno dell’area e raggiunge Theo Hernandez, totalmente isolato, che sbaglia spedendo la sfera sopra la traversa. Con l’ingresso di Musah a inizio secondo tempo, il Milan riesce finalmente a trovare del buon gioco, creando azioni pericolose e ragionate, che riescono ad impensierire la difesa juventina. Al 65′ Thiago Motta interviene a pugno duro sulla formazione: fuori Vlahovic e Mbangula, assenti in questo secondo tempo, e dentro Nico Gonzalez e Cambiaso, per dare velocità alla costruzione offensiva. Il punto di svolta arriva a venti minuti dalla fine, su situazione di contropiede in favore dei rossoneri, Pulisic viene abbattuto in area di rigore da Locatelli, che regala così il penalty alla squadra di Conceicao. Sul dischetto si presenta lo stesso Pulisic, che spiazza Di Gregorio e pareggia i conti, con un tiro centrale ma potente, che batte il portiere italiano. Pochi istanti dopo il Milan va vicino al completare la rimonta, con Morata che non controlla benissimo il pallone e lo regala a Di Gregorio, che esce in presa sicura. Passano pochi secondi, e la rimonta arriva davvero. Contropiede fulmineo dei rossoneri, che si trovano in un tre contro tre con la difesa bianconera, Musah tenta di servire Abraham, appena entrato, lasciato da solo in mezzo al campo, ma il passaggio viene deviato da Gatti, che dalla sua trequarti si butta clamorosamente il pallone in porta, sorprendendo Di Gregorio fuori dai pali. La Juventus si allunga, troppo, e il Milan continua a punzecchiare in contropiede, con Di Gregorio coinvolto in un miracoloso intervento sul tentativo di scavetto di Pulisic, perno assoluto della compagine rossonera. Forcing finale e disperato della Juve, che si conclude con il tiro al volo di Gatti, respinto. Dopo quest’ultima azione arriva il triplice fischio che sancisce l’eliminazione della Vecchia Signora. In finale sarà Derby di Milano, con rossoneri e nerazzurri che si sfideranno per regalare i propri colori al cielo notturno di Riyadh.

 

 

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Dumfries manda k.o. l’Atalanta, in finale sarà derby!

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La prima sfida di questa Final Four di Supercoppa Italiana vede l’Inter uscire vincitrice grazie alla doppietta di Dumfries che, s’improvvisa attaccante eliminando l’Atalanta. A Riyadh, Inzaghi schiera la miglior formazione possibile, mentre la Dea di Gasperini presenta più di qualche sorpresa, Brescianini e Samardzic dal 1′ al posto di Lookman e De Ketelaere. I primi minuti sanno di dominio nerazzurro, l’occasione più ghiotta passa dai piedi di Lautaro Martinez che, servito con un cross morbido su calcio di punizione, calcia al volo col destro trovando il riflesso fulmineo di Carnesecchi, che in allungo manda in angolo. Col passare dei minuti, l’Atalanta progressivamente viene fuori, sfiorando il gol del vantaggio al primo quarto d’ora: il cross di Ruggeri deviato favorisce l’incornata da pochi passi di Scalvini che non riesce a dar forza al pallone che finisce tra le mani di Sommer. Nonostante gli sprazzi offensivi bergamaschi, i nerazzurri continuano a spaventare in zona gol, il ‘toro’ argentino sfugge alla marcatura di Hien involandosi verso la porta costringendo Carnesecchi agli straordinari, sulla ribattuta l’estremo difensore nega la rete anche a Dimarco. L’ultima occasione degna di nota della prima frazione è il contatto dubbio tra Dumfries e Ruggeri in area bergamasca, contatto che viene giudicato regolare dal direttore di gara alzando le polemiche nella panchina di Inzaghi. Alla ripresa Inzaghi sostituisce Thuram con Taremi per un problema muscolare. Dopo nemmeno cinque minuti di gioco i nerazzurri trovano la rete che vale il vantaggio. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Dumfries riesce a controllare un pallone difficile e concludere a rete in rovesciata, indirizzando il match. Il gol suona da allarme per Gasperini che, prepara un triplo cambio con la speranza di pareggiare i conti. All’ora di gioco l’Atalanta concede il raddoppio alla prima e vera ripartenza del match: Dimarco cerca in avanti Taremi che non ha un controllo felice, ed alle sue spalle come un treno Dumfries si improvvisa goleador e, dal limite lascia partire un missile che si insacca sotto la traversa, prendendosi la scena di tutto lo stadio. Il match prosegue con la Dea che tenta di riaprire tutto, ma la difesa nerazzurra tiene botta e spaventa in ripartenza. Al 75′ Ederson riaccende la speranza, ma è tutto vano a causa della posizione irregolare di De Ketelaere. Solamente al primo minuto di recupero la Dea torna vicina al gol ma Sommer nega due volte da posizione ravvicinata, prima su Djimsiti poi su Lookman. Il triplice fischio di Chiffi decreta l’Inter come prima finalista, per la quarta volta consecutiva. I nerazzurri attenderanno comodi la sua avversaria dal match di domani che vede fronteggiare Milan e Juventus.

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Kean e Sottil rispondono a un super Thuram. Pari spettacolo tra Juventus e Fiorentina

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Allo Stadium la Juventus viene riacciuffata nel finale dal gran gol di Sottil. Alla doppietta di uno scatenato Thuram risponde Sottil, oltre al primo gol da ex di Moise Kean. Un pareggio che permette alla Fiorentina di concludere il 2024 al quinto posto, davanti ai bianconeri.

È una Juve pimpante già dai primi minuti, grazie al solito sviluppo bianconero verso Conceicao, marcato a vista da Parisi, scelto da Palladino al posto di Gosens. Scelte particolari da una parte e dall’altra, perché Thiago sceglie Mbangula al posto di Yildiz, e in avvio il belga mette in difficoltà Dodò con la sua velocità. Il match si gioca sul duello uomo su uomo, e a concedersi le prime sgroppate sono i difensori viola, con Comuzzo che trova spesso spazio nel centrocampo bianconero, la Juve marca i riferimenti e chiude ogni spazio. La risposta della squadra di Thiago Motta invece è pungente, perché anche Thuram si getta tra le linee, rompe i blocchi, e stavolta arriva al limite dell’area, calcia forte sul primo palo e realizza il primo gol con la maglia bianconera. La Fiorentina comincia a ritrovare coraggio e spazio, dopo un avvio piuttosto passivo, grazie al lavoro spalle alla porta di Kean. A salire di giri sono i due giocatori sulla sinistra, Parisi e Sottil, che sfruttano la superiorità numerica per mettere in difficoltà Savona. Al 38′ la Viola pareggia: Sottil apparecchia per Adli, lasciato libero dal mancato rientro di Conceicao, il francese disegna un cross perfetto sul secondo palo dove Kean impatta di testa e pareggia. Un bel momento in seguito alla rete di Kean, undicesimo centro in A, con l’attaccante italiano che si scusa con i suoi ex tifosi e lo Stadium che gli attribuisce un caloroso applauso, in risposta ai cori razzisti su Vlahovic, emessi da alcuni tifosi ospiti nei primi momenti della partita. La Juve ha l’occasione per rimettersi subito avanti, con Vlahovic che si trova il pallone a un passo da De Gea, calcia fortissimo e lo spagnolo compie un miracolo in tuffo, chiudendo lo specchio al serbo. Prima della chiusura del primo tempo Locatelli sfiora l’incrocio dei pali, ma la conclusione del capitano della Juve termina di poco fuori. Un primo tempo giocato ad altissima intensità da una parte e dall’altra.

Nel secondo tempo la scena si ripete di nuovo: gli inserimenti sono la chiave di lettura del gioco bianconero e al 50′ Thuram si inserisce tra i difensori, sfrutta l’assist di Koopmeiners e davanti a De Gea apre il piatto e riporta avanti la Juve. Rispetto a quanto successo nella prima frazione, dopo il vantaggio la Juventus cerca di mantenere alto il ritmo per evitare una reazione della Fiorentina. All’ora di gioco entrambi gli allenatori muovono il proprio scacchiere, con Palladino che rinuncia a Gudmundsson, completamente fuori dalla partita, per Beltran. Motta risponde con Cambiaso e Yildiz per McKennie e Mbangula, ricomponendo la fascia sinistra titolare. C’è meno intensità rispetto al primo tempo, e le coppie cominciano a perdere i riferimenti. La Fiorentina cerca sempre l’esterno o la profondità verso Kean, mentre la Juve è lucida nell’aggressione e nella gestione del possesso. Tutte le transizioni della Juventus portano il nome di Kephren Thuram, dominante e prorompente in mezzo al campo. Al 74′ De Gea smanaccia su Gatti, bravo a staccare su Comuzzo e impegnare lo spagnolo. In una fase di gara poco concitata, con tanta confusione da una parte e dall’altra, la Fiorentina trova il pareggio: Kean lavora un pallone in area, cerca la porta ma viene schermato dalla difesa bianconera, la palla arriva a Sottil che sfonda la porta con il mancino al volo. Thiago Motta tenta il tutto per tutto e schiera Douglas Luiz, che trova un filtrante bellissimo verso Conceicao, il portoghese arriva vicino alla porta e trova l’ennesima opposizione di De Gea, poco lucida la gestione del numero 7 bianconero, che ha trovato il muro eretto dal portierone spagnolo.

Un pareggio intenso e ricco di occasioni. Palladino riesce a riacciuffare il pareggio con la panchina, e grazie a un Kean che si conferma sempre più importante per l’attacco della Viola. Dopo due sconfitte consecutive, la Fiorentina torna a conquistare punti. Sponda bianconera il rammarico è non aver chiuso la gara, perché nonostante il pari, la prestazione della squadra di Thiago Motta rimane di alto livello, con un Kephren Thuram in forma smagliante, che è riuscito a imporsi sfruttando i buchi lasciati dai due reparti della Fiorentina. Il pareggio al minuto 87 di Sottil ancora i bianconeri al sesto posto, mentre la Fiorentina rimane al quinto posto, a pari punti proprio con i bianconeri, ma con la gara contro l’Inter da recuperare.

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