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Calcio

Il Supercommento della 24ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiquattresima giornata di Serie A.

Como-Juventus (A cura di Tommaso Patti)

Motta batte Fabregas. La doppietta di Kolo Muani regala altri tre punti alla Juve

La sfida del Sinigaglia, come dalle aspettative, si dimostra piacevole e piena di belle giocate. Nonostante i diversi obiettivi e i tanti punti di differenza, il Como gioca a viso aperto, guidato da Fabregas e da due fantasisti insostituibili come Nico Paz e Strefezza, protagonisti di un’azione da manuale, formata da diversi scambi e culminata con un tiro velenoso del gioiellino argentino, deviato in angolo dall’intervento di Di Gregorio. Esattamente come Nico Paz, anche Da Cunha prova a dimostrare il proprio livello e il proprio valore, mettendo in pericolo la Juventus con un tiro mancino da lunga distanza, conclusione nuovamente salvata dal portiere bianconero in angolo. Dopo l’inizio di personalità dei comaschi, la Juventus recupera palla a metà campo con Nico Gonzalez, affacciandosi per la prima volta in area avversaria alla mezz’ora. Minuto 33, Kolo Muani vince l’uno contro uno con Dossena e realizza un gol bellissimo e importantissimo, rete che infiamma ancora di più l’atmosfera di un Sinigaglia gremito da entrambe le tifoserie. La partita prosegue con tanto equilibrio ma, sul finale di primo tempo, il Como ingrana la marcia e trova il meritato gol del pareggio con Diao, su un’azione nata da un recupero di Cutrone su Koopmeiners, che successivamente immette il cross perfetto per il colpo di testa vincente dell’attaccante spagnolo. Nella ripresa, Di Gregorio si rende nuovamente protagonista con un altro intervento che salva la Juventus su uno scambio sotto porta di Diao e Nico Paz, concluso con il tiro del classe 2004 e la respinta con i piedi del portiere ex Monza. La parte finale di gara è caratterizzata da due episodi chiave: all’80 il Como protesta per un fallo di mano di Gatti nel tentativo di mettersi davanti a Douvikas con il corpo, mentre la Juventus, successivamente protesta e ottiene un rigore a due minuti dal novantesimo, quando sull’uscita irregolare e in ritardo di Butez su Gatti, il difensore bianconero finisce a terra per un colpo al volto. Dal dischetto si presenta Kolo Muani che, spiazza Butez, e regala la vittoria alla Juventus. Per la squadra di Motta arriva la seconda vittoria convincente di fila, segnata nuovamente dalle reti di Kolo Muani, alla terza partita di fila in gol e già a quota cinque reti in campionato. La rabbia e la delusione sul rigore non concesso alimenta ancor di più il rimorso di Fabregas, che adesso è costretto a invertire la marcia per ottenere una salvezza che adesso non è più certa dopo le ultime tre sconfitte di fila.

 Hellas Verona-Atalanta

Re(mida)tegui si prende il Bentegodi. Atalanta DeAbordante a Verona

Nel match d’andata gli scaligeri pagarono l’approccio troppo passivo e impaurito, scatenando la furia agonistica dei bergamaschi. Per evitare un replay al Bentegodi,  in avvio l’Hellas cerca di alzare fin da subito i giri del motore. L’Atalanta è reduce da un periodo piuttosto difficile, con tanti infortuni e una forma poco smagliante (specialmente per i ritmi forsennati a cui la squadra di Gasperini ci ha abituati), ma il primo brivido della gara è nerazzurro: Retegui attacca il primo palo, riceve il cross di De Ketelaere e per fortuna della difesa gialloblù l’attaccante italiano sfiora il pallone senza colpirlo. La difesa della squadra di Zanetti è uomo su uomo e per scardinare il blocco scaligero Ederson si getta in avanti per non dare riferimenti. Al quarto d’ora il Verona sfiora il vantaggio da calcio piazzato, il corner di Bernede è morbido sul primo palo, ed è altrettanto morbida la parabola alzata di testa da Danilluc, bravo Rui Patricio a risputare il pallone fuori dalla porta. Un buon primo quarto dei gialloblù, ma al primo vero affondo l’Atalanta colpisce. L’azione parte e sviluppa sempre sulla sinistra, De Ketelaere -particolarmente ispirato- riceve un lancio lungo di De Roon, si costruisce da solo l’occasione e calcia forte con il destro, la palla sbatte sul palo e nella ribattuta Retegui non può proprio sbagliare. L’attaccante italiano ci mette poco a presentarsi al Bentegodi, e cinque minuti dopo mette il secondo sigillo alla partita: assist di Djimsiti, finta con il destro e rasoiata mancina sul secondo palo. Diciotto firme in campionato, semplicemente devastante! Mentalmente il Verona si comincia a sciogliere sempre di più. Il baricentro sempre più alto squilibra la squadra scaligera, e al 36′ la Dea recupera palla e riparte verso la porta. In questo campionato nessuno domina il ritmo, e il gioco, a centrocampo come Ederson, il brasiliano recupera palla su Niasse, guida la ripartenza nerazzurra e dopo aver mandato in tilt Ghilardi e Coppola si porta la palla sul destro e piazza il 3-0. Un’Atalanta sempre più dominante, al cospetto di un Verona sempre più debole. A due dall’intervallo Retegui aggiorna il suo score, ribadendo in rete un pallone arrivato ai suoi piedi dopo una serie di rimpalli, scaturiti dall’ormai solito calcio di punizione forte e teso di De Roon, la conclusione è forte e Montipò non può fare altro che raccogliere, per la quarta volta, la sfera dal sacco. 0-4 all’intervallo, sotto i fischi assordanti del Bentegodi verso un Verona che continua a imbarcare acqua (Ottava gara in campionato in cui gli scaligeri subiscono almeno tre gol). Con i fari puntati sul play-off contro il Brugge, Gasperini richiama De Ketelaere in panchina per inserire Brescianini. Bastano dieci minuti a Retegui per regalarsi il gol numero 20 in campionato, palla bassa di De Roon, movimento sul primo palo e zampata mancina verso il secondo. La girandola di cambi rallenta il ritmo della partita, il Verona attende soltanto il fischio finale e intanto regala i primi minuti in maglia gialloblù a Valentini e Oyegoke, arrivati nel mercato di gennaio. Per rendere meno amaro il passivo l’unico giocatore a dare un impulso negli scaligeri è Tchatchoua, che sfiora il gol della bandiera con uno scatto fulmineo su Toloi, attento Rui Patricio in uscita. Nel finale anche la Dea comincia a rilassarsi, e regala qualche occasione in più alla squadra di Zanetti, ma anche Rui Patricio è sul pezzo ed è bravo nel rispondere presente alle avanzate gialloblù. Nel finale completa gestione della squadra di Gasperini, che supera quota 50 e si rimette a caccia del primo posto. Prova di forza assoluta della Dea, al cospetto di un Verona che continua a dimostrare una solidità difensiva inesistente. Nonostante l’emergenze,  e l’errore dal dischetto della scorsa giornata, Mateo Retegui continua a caricarsi la squadra sulle spalle e adesso cerca di prendere il largo in cima alla classifica marcatori. Il Verona adesso deve ripartire dagli impulsi visti nella seconda parte della ripresa e rialzare la testa per non rimanere incastrata in zona retrocessione.

Empoli-Milan (A cura di Tommaso Patti)

Conceição la decide con i cambi: Leao e Gimenez stendono l’Empoli

La gara viene vissuta da entrambe le squadre sin dai primi minuti in maniera infiammata. Seppur con obiettivi diversi, i padroni di casa riescono a fronteggiare nei primi istanti le giocate del Milan, che si rivelano subito spumeggiante grazie soprattutto a Joao Felix, subito buttato nella mischia da Conceição e subito protagonista di belle giocate, come nell’occasione del tiro in porta del portoghese terminato di poco a lato dalla porta di Vasquez. Superata di poco la mezz’ora, l’Empoli entra definitivamente in partita con il palo colpito da Colombo, che fa tremare la porta e tutti i suoi ex tifosi con una conclusione potente e ben angolata. Il momento che accende la gara dal punto di vista del nervosismo arriva al 54’, quando, con l’intervento in ritardo di Tomori, il Milan rimane in dieci uomini. Tra le proteste dei milanisti l’espulsione del proprio difensore seguono quelle dei giocatori toscani per l’espulsione di Marianucci a causa di un intervento antisportivo e violento nei confronti di Gimenez, quest’ultimo schierato nella ripresa da Conceição per provare a sbloccare la partita. Con l’espulsione di Marianucci, il Milan ha l’opportunità di attaccare più liberamente, riuscendo a far male con Leao, protagonista di un colpo di testa vincente nato da un cross del solito Pulisic. Qualche minuto più tardi, lo stesso Pulisic pesca perfettamente l’inserimento di Gimenez, che trova la rete del raddoppio rossonero a quindici dalla fine, trovando il primo gol in seria A con la maglia del diavolo. Prima del triplice fischio, Joao Felix viene servito dal lancio di Terracciano, sciupando però l’opportunità di replicare un gol che sarebbe stato identico a quello fatto qualche giorno prima nella sfida di coppa Italia vinta contro la Roma. La conclusione terminata da poco fuori di Konate su assist del neo acquisto Kouame, segna la fine di una gara bella, piena di intensità e che da al Milan le certezze che gli servono per effettuare un girone di ritorno da protagonista, lasciando nel passato tutti i passi falsi, le problematiche di spogliatoio e dirigenziale che abbiamo visto nella prima parte di stagione. Le scelte di Conceição ripagano i rossoneri, i gol dei diventati regalano al Milan tre punti importanti per avvicinarsi alla zona Europa. Sconfitta che pesa e peserà tanto per la squadra di D’Aversa che, seppur giocando una partita al di sopra delle aspettative, escono dal Castellani senza punti e con un rischio elevato di rimanere imbrigliati nella zona retrocessione.

Torino-Genoa (A cura di Simone Scafidi)

Torino e Genoa si annullano, pareggio sotto la Mole

Nel match del sabato sera, Torino e Genoa si trovano faccia a faccia, entrambe per provare ad avvicinarsi alle zone alte della classifica. Il Toro prova a partire più forte, con la conclusione di Vkasic che viene respinta da Leali già al quinto minuto. Sul risultato di 0-0, il primo tempo scorre quasi interamente senza chiare occasioni da gol, almeno fino alla conclusione di Karamoh al 42’, che dopo una lunga discesa sulla sinistra non arriva lucido al tiro e spedisce alto. Nel recupero della prima frazione, su situazione di corner, arriva il gol del vantaggio dei granata, favoriti dall’autogol di Thorsby in seguito al tocco di Maripan. La seconda metà di gara riprende con i granata che spingono sin da subito. Al 54’ Che Adams prova la conclusione defilata, che però si spegne sull’esterno della rete. Il Genoa però non si scompone, e anzi propone un pressing abbastanza alto, dal quale nasce l’occasione del gol di Pinamonti, che buca Milinkovic-Savic e trova il gol del pareggio, anche grazie alla deviazione di Maripan. All’inizio del recupero il neo-entrato Casadei va vicino ad un clamoroso gol del nuovo vantaggio. La partita si conclude così con un pareggio che non lascia contenta nessuna delle due squadre, autrici di una prestazione solida ma che dovranno fare di più.

Venezia-Roma

Una Joya per Ranieri in laguna. Dybala dal dischetto per battere il Venezia

Sei nuove facce al cospetto di una Roma proiettata verso il play-off di Europa League. Nei primi minuti al Penzo il Venezia va alla ricerca di una nuova identità, più cinica e compatta rispetto all’approccio troppo teorico e spesso poco pratico, marchio di fabbrica in negativo del girone d’andata dei lagunari. L’esordio del nuovo arrivato Daniel Fila da una parte (arrivato per sostituire un pilastro come Pohajnpalo), e quello di Gourna-Douath dall’altro accendono notevolmente l’agonismo della gara, con il direttore di gara Zufferli che estrae subito due cartellini gialli, proprio a favore dei due giocatori sopracitati. Il match non è particolarmente spettacolare anche perché la Roma riesce a prendere le misure in mezzo al campo, e in transizione cerca di scardinare il blocco lagunare con l’appoggio di Dovbyk. Il centravanti ucraino, insieme a Mancini, sono i più attivi della prima frazione e sono anche gli unici giocatori a costruire delle occasioni concrete: al 17′ i giallorossi sviluppano bene sulla destra, si appoggiano a Dovbyk che è lesto nel costruirsi l’angolo di tiro e calciare verso la porta, risposta attenta e sicura di Ionut Radu (arrivato nelle ultime ore di mercato in prestito dall’Inter). Alla mezz’ora Mancini sfiora il vantaggio su palla inattiva, il cross di Dybala è forte e teso verso l’area piccola, il difensore italiano anticipa Radu in uscita ma sulla linea Nicolussi Caviglia salva con il piede. La catena di destra sembra la zona in cui i giallorossi possono colpire con più incisività, poiché Candè si fa ammonire nel corso della gara e Zerbin non riesce a contenere le folate di Celik e Rensch. L’ultima grande occasione del primo tempo è un colpo di testa in avvitamento di Dovbyk, bravo a prendere il tempo a Idzes e girare sul palo opposto, grande risposta del portiere rumeno. Ranieri cambia subito all’intervallo, Saelemekers rileva Rensch e aumenta il peso offensivo nella catena di destra. il Venezia prova a mantenere alto il ritmo e la concentrazione, e rispetto alla prima frazione sembra avere un’intensità diversa. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte dei giallorossi al minuto 54, quando Angelino si avventa sul pallone, arriva prima di Marcandalli che lo colpisce e causa il calcio di rigore. Dal dischetto Dybala incrocia il mancino, spiazza Radu e realizza il primo gol del suo 2025. L’argentino quando veste giallorosso è una sentenza dal dischetto, 17 gol su 17 rigori calciati. Di Francesco muove subito la panchina, e l’impulso portato da Oristanio mantiene alto il baricentro e la concentrazione del Venezia. La Roma dall’altra parte si compatta e cerca di sfruttare gli spazi lasciati dai lagunari per attaccare con qualità e cinismo. La pioggia sempre più battente rende sempre meno pulita la gara, molto spezzettata anche per volere della squadra di Ranieri, che nel frattempo rinforza la difesa con l’esordio in Serie A di Nelsson. Di Francesco nel finale presenta tutta l’artiglieria del suo inventario, chiudendo la gara con il doppio centravanti (Gytkjaer e Maric), ma non basta per riacciuffare la gara. Dopo il derby contro il Napoli, dove già si era vista una reazione di puro cuore,  la Roma torna a vincere e cura definitivamente il mal di trasferta. Con i tre punti al Penzo, la squadra di Ranieri conquista la seconda vittoria consecutiva lontana dall’Olimpico e adesso si prepara la play-off di giovedì contro il Porto. Dall’altra parte il Venezia ne esce sconfitto, ma al termine di una prestazione nel complesso positiva. I tanti acquisti non hanno dato subito la scossa che DiFra aspettava, ma hanno mostrato un’ottima forma fisica, e solo il tempo potrà mostrare in che modo potranno adattarsi al campionato, per uscire dall’acqua alta…

Lazio-Monza (A cura di Marco Rizzuto)

La Lazio riprende a volare, il Monza affonda

Il primo tempo fa da cornice ad un dominio biancoceleste che, segrega il Monza nella propria metà campo incapace di reagire. L’andamento del match è costante fino alla mezz’ora, quando Marusic insacca sotto porta di testa dopo la sponda di Castellanos sul cross morbido di Guendouzi, siglando la rete del vantaggio. Nel primo tempo non sono molte le occasioni da gol, ma il monologo dei padroni di casa basta per sottolineare l’inefficacia del Monza in questa stagione. La ripresa non cambia l’andazzo e la Lazio sfiora il raddoppio dopo appena cinque minuti, con una rasoiata di Isaksen da posizione defilata che termina di poco al lato. Al 56′ Castellanos s’inventa un assist senza senso: imbuca Pedro con un pallone dato in verticale che taglia il centrocampo e  la difesa dei brianzoli, lo spagnolo in corsa buca Pizzignacco sul suo palo. Superata l’ora di gioco la Lazio dilaga con Castellanos che, dopo aver servito due assist, firma il gol del tris delegando a Zaccagni il compito. Neanche con i cambi i brianzoli riescono ad entrare in partita, lasciando totalmente ala Lazio il pallino del gioco. Al 76′ Baroni inserisce Tchaouna e Noslin che si rendono subito protagonisti costruendo il gol del 4-0 messo a segno da Pedro. A nove minuti dalla fine con quel briciolo di orgoglio rimasto, Pedro Pereira cerca sul secondo palo Ganvoula che, viene fermato dall’intervento a braccia larghe di Lazzari, che costa il penalty. Dal dischetto Sensi sigla il gol della bandierabattendo Provedel, con l’estremo difensore che aveva intuito la traiettoria non irresistibile del calcio di rigore. Il Monza non ha nemmeno il tempo di ‘esultare’ che la Lazio torna alla carica, Rovella imbuca per Dele-Bashiru, il numero sette di mancino spacca la porta difesa da Pizzignacco siglando la rete del k.o. dei brianzoli. Il ritorno alla vittoria in casa rilancia i biancocelesti al quarto posto a quota 45 punti, per un piazzamento in Champions è guerra con Juventus e Fiorentina, che seguono a ruota con 43 e 42 lunghezze. Per il Monza arriva la quarta sconfitta consecutiva, l’ultimo posto sembra ormai una formalità, ed il risultato pesante e decisivo costringe la società a sollevare Bocchetti dalla guida della squadra, a favore del ritorno di Alessandro Nesta.

Cagliari-Parma (A cura di Marco Rizzuto)

Coman esordisce con una magia, Parma sconfitto in Sardegna

L’Unipol Domus è strapieno per supportare il Cagliari in questo incontro fondamentale per la stagione. Si assiste ad un avvio molto acceso, dopo un primo squillo rossoblù il Parma spaventa con la giocata personale e la conclusione di Camara, sventata da una deviazione della difesa. Al 23′ Mina da calcio d’angolo prende il tempo a Suzuki e indirizza di testa, ma la sfera impatta sul palo salvando i crociati. Alla mezz’ora un problema al ginocchio costringe Djuric ad abbandonare il campo, con Bonny che subentra al suo posto. Al 53′ il francese raccoglie la sfera persa da Camara, si fionda in area saltando quattro difensori rossoblù e conclude sul palo esterno, facendo rabbrividire tutto lo stadio. Dopo una manciata di minuti, il Cagliari trova la rete del vantaggio, accendendo definitivamente lo scontro salvezza: Augello crossa in mezzo per Adopo che, di testa insacca sul primo palo aiutato anche dalla deviazione di Vogliacco. Al 69′ Nicola fa esordire Coman e dopo neanche un minuto, il rumeno con una bordata da fuori area spacca la porta facendo esplodere tutto lo stadio. A quasi dieci minuti  dalla fine, il Parma accorcia le distanze con il colpo di testa vincente di Leoni sul cross di Bonny che accende le speranze vanamente. Il fischio finale decreta la vittoria del Cagliari di Nicola, che manda un segnale importantissimo per la lotta salvezza, inguaiando il Parma che ora si ritrova al diciottesimo posto.

Lecce-Bologna

San Skorupski chiude la porta al Via Del Mare. Reti bianche tra salentini e felsinei

La sfida del Via del Mare parte fortissimo, con il Lecce che ha la prima palla gol quando ancora deve completarsi il minuto numero uno sul cronometro: provvidenziale il salvataggio di Pobega sul tiro a botta sicura di Tete Morente. La partita osserva qualche istante di interruzione per un problema al VAR, ma riprende subito con ritmi alti e intensi. E se il Bologna risponde con un Castro vivace ma impreciso, il Lecce va ancora vicino alla rete a metà del primo tempo: Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Pierotti deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia. deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia.. Il Bologna inizia lentamente a venir fuori, ma senza troppa precisione o pericoli creati dalle parti di Falcone. Al termine del primo tempo risultato non si schioda e si cerca una scossa emotiva nella ripresa. Come da tradizione “Italiana” ci si aspetta un Bologna famelico e ben diverso da quello visto nella prima frazione. Sia da una parte che dall’altra, però, troppo a lungo, manca la pulizia tecnica nelle giocate necessaria per sviluppare pericoli degni di essere chiamati tali. Qualche conclusione fuori misura rispetto allo specchio nella consueta girandola dei cambi. All’87’ il neo entrato Dallinga corregge di testa in rete la spizzata di Castro, ma lo fa partendo in posizione di fuorigioco ravvisata dal guardalinee e confermata dal VAR. Nel finale il Lecce attacca confusamente, Giampaolo cerca sempre la traiettoria buona che non arriva anche per il “protezionismo” del Bologna. Pari che ci sta, ma a volare è ancora lui, San Lukasz Skorupski. Pareggio che sorride più ai salentini, adesso distanti quattro punti dalla zona retrocessione. Dall’altra parte il Bologna rimane a ridosso del Milan, ma questo pareggio puzza di sconfitta per quella che è stata l’inerzia della gara e soprattutto l’occasione sfumata.

Napoli-Udinese (A cura di Simone Scafidi)

Runjaic ferma Conte, Napoli-Udinese 1-1

Nel posticipo della domenica sera, il Napoli inciampa anche nell’Udinese e non riesce a trovare i tre punti, pareggiando per 1-1. I friulani partono a razzo già al secondo minuto, con Thauvin che cerca la soluzione dalla distanza, trovando però un’ottima risposta di Meret. La risposta partenopea non si fa attendere, e McTominay si rende pericoloso con un colpo di testa che si spegne tra le braccia di Sava. Appena trenta secondi più tardi la squadra di Conte continua a rendersi pericolosa, stavolta con Politano, che si vede negare la gioia del gol da un’altra grande risposta di Sava. Al 17’, su situazione di corner a favore dell’Udinese, l’incornata di Bijol sfiora il palo, intimorendo il Maradona. A pochi minuti dalla fine della prima metà di gara, il Napoli riesce a sbloccare il match, con il colpo di testa di McTominay, che su calcio d’angolo svetta e buca la difesa bianconera, portando così in vantaggio il Napoli e dando continuità ad una stagione finora spettacolare. Passano due minuti, e arriva il clamoroso pareggio dell’Udinese: da lontano, quando nessuno se lo aspettava, Ekkelenkamp fa partire una conclusione strana ma insidiosa, che ribalza quasi sulla linea di porta e si insacca battendo un incredulo Meret. In un secondo tempo praticamente privo di emozioni, i blandi tentativi di Lovric, Anguissa e McTominay provano a sbloccare un match che però si chiude inevitabilmente con un pareggio. Il Napoli frena ancora, trovando un altro pareggio, arrivato con una partita, almeno sulla carta, abbordabile, mentre l’Udinese esce con un ottimo risultato dal Maradona.

Inter-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)

Reagisce subito l’Inter di Simone Inzaghi. Dopo il pesante k.o subito giovedì a Firenze, i nerazzurri riescono a superare l’ostacolo Fiorentina con una rete per tempo, riuscendo a portare a casa tre punti preziosi per la rincorsa al Napoli.

LA TOP11 DELLA 24ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Il Supercommento della 32ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top 11 alla fine, della trentaduesima giornata di Serie a

Udinese-Milan (A cura di Tommaso Patti)

Troppo Milan per l’Udinese: Conceicao cambia modulo e rilancia i rossoneri verso l’Europa

Per dare una scossa alla classifica, mister Conceição rivoluziona la formazione, passando alla difesa a tre con Theo Hernandez e Jimenez schierati come esterni a tutta fascia. In attacco, Jovic viene preferito ad Abraham come terminale offensivo del tridente. Anche Runjaic cambia qualcosa rispetto alla sfida contro il Genoa: tornano titolari Kristensen e Lovric, mentre Atta agisce alle spalle di Lucca per sostituire l’infortunato Thauvin. L’assenza del francese pesa: l’Udinese arriva da tre sconfitte consecutive e ha segnato appena un gol nel periodo. Al Bluenergy Stadium i rossoneri accendono la gara dopo appena dieci secondi: Bijol e Kristensen pasticciano sul lancio di Pulisic, e il pallone finisce sui piedi di Reijnders, l’olandese calcia in porta a tu per tu con Okoye, che riesce a deviare in corner salvando i ragazzi di Runjaic. Dopo il brivido iniziale, l’equilibrio fa da padrona ad una gara che sembra non voler più decollare, i ritmi si abbassano e le occasioni tardano ad arrivare. Superata la mezz’ora, l’Udinese bussa per la prima volta alla porta di Maignan, Atta avvia il contropiede lanciando la corsa di Ekkelenkamp, che in percussione spezza in due la mediana rossonera, poi serve in corsa Ehizibue sulla fascia di destra, l’olandese col destro incrocia costringendo Maignan a volare, sulla ribattuta Ekkelenkamp calcia al volo e Gabbia è provvidenziale nel murare la conclusione del centrocampista. Quando il primo tempo sembrava essere destinato a terminare a reti bianche, il Milan a sorpresa passa in vantaggio: Fofana strappa il pallone a Lucca e serve Leao al limite dell’area, il portoghese calcia da fermo disegnando una parabola perfetta che si insacca sotto l’incrocio. La rete subita spezza il morale dei friulani che concedono il doppio vantaggio al 45′. Da calcio d’angolo il cross di Pulisic diventa un assist per Pavlovic, che con la spalla buca Okoye sul primo palo, complice una marcatura non perfetta dei difensori bianconeri. Il secondo tempo è sicuramente più vivace, nonostante i due allenatori non abbiano effettuato cambi durante l’intervallo. Al 51’, Maignan è protagonista di uno scontro di gioco col compagno Jimenez, in cui il francese subisce un brutto colpo alla testa. Sacchi ferma immediatamente il gioco per permettere ai medici di soccorrere il portiere rossonero, che esce in barella tra gli applausi del pubblico. Tornando al campo, all’ora di gioco l’Udinese spinge per riaprire i giochi: Lucca serve in area Atta, che calcia di controbalzo col sinistro senza inquadrare lo specchio della porta difesa da Sportiello. Runjaic capisce la necessità di inserire forze fresche per concretizzare le occasioni e manda in campo Iker Bravo e Rui Modesto per Lovric e Kamara, che non hanno brillato. Come contromossa, anche Conceicao effettua un doppio cambio: Tammy Abraham e Riccardo Sottil per Jovic e Jimenez. Le scelte dell’allenatore rossonero si rivelano vincenti: il Milan cala il tris con la rete di Theo Hernandez. Il francese triangola perfettamente con Abraham, che lo serve in profondità sulla fascia sinistra lasciata completamente scoperta dalla difesa friulana, entra in area e batte Okoye sul primo palo con una bordata che vale il triplo vantaggio. Theo Hernandez non segnava dalla 19^ giornata, nel successo contro il Como di Fabregas: anche in quell’occasione aveva segnato attorno al settantesimo minuto. Subito dopo il tris, Runjaic prova a cambiare ancora inserendo Pafundi e Payero, ma l’Udinese ormai spenta spalanca la porta al quarto centro rossonero. Abraham cerca e trova Leao con un traversone a giro splendido: il portoghese in corsa tenta di superare Okoye con uno scavetto, che diventa un assist per Reijnders, il quale deve solo appoggiare in rete. La decima rete in campionato dell’olandese chiude definitivamente i giochi a favore del Milan, che gestisce al meglio gli ultimi minuti di una gara dominata in lungo e in largo. Il nuovo modulo potrebbe rappresentare la chiave per rilanciare i rossoneri in classifica. Dopo settimane altalenanti, Conceicao potrebbe aver finalmente trovato un equilibrio in grado di valorizzare le qualità dei singoli (Theo Hernandez e Leao su tutti). Tuttavia, l’Europa resta ancora lontana: il nono posto non consente passi falsi, e il margine d’errore è ormai al minimo. Serviranno continuità, cinismo e un pizzico di fortuna per provare a riaprire davvero i giochi. Piove sul bagnato per l’Udinese: la squadra di Runjaic non riesce mai a entrare in partita ed esce dal campo con una sonora batosta. L’assenza di Thauvin pesa, ma quattro sconfitte di fila e un solo gol segnato non sono numeri da archiviare con leggerezza, anche se i friulani sono già matematicamente salvi, e l’unico obiettivo rimasto è il piazzamento nella parte sinistra della classifica, al momento occupata dal Torino.

Venezia-Monza (A cura di Dennis Rusignuolo)

La quinta è quella buona! Il Venezia torna in Fila per la salvezza 

Il Venezia prepara tutti gli ingredienti per passare un bel pomeriggio: nel prepartita viene ritirata la maglia numero 13 di Marco Modolo e spunta anche l’ex capitano Joel Pohjanpalo nella panchina adiacente a quella di casa. Passano solo quattro minuti e Radu è chiamato subito ad un grande intervento, in risposta alla deviazione fra testa e spalla di Pedro Pereira su corner. Ritmi compassati nei primi 20 minuti, dove il Monza si fa leggermente preferire come atteggiamento, più convinto dei padroni di casa e pulito nelle giocate. Nonostante la spinta del Penzo, la sensazione è che il Monza abbia quella marcia in più che può mettere in difficoltà la retroguardia lagunare, che nei primi minuti di gara si era fatta preferire per l’intensità del pressing sui portatori di palla brianzoli. Al minuto numero 24 punizione che sa di corner corto: Nicolussi Caviglia fa partire un bolide a giro che sembra potersi infilare all’incrocio, Turati salva come può, e spedisce la palla sulla traversa, poi rinviata sulla linea da Akpa Akpro proprio un attimo prima che Oristanio la potesse ribadire in rete. Nesta è costretto a spendere il primo cambio alla mezz’ora, a causa di alcuni problemi fisici per Keita, sostituito al 27′ da Caprari. Prima dell’intervallo altre due occasioni, una per parte, ma sia la conclusione di Marcandalli che quella di Urbanski non spaventano i rispettivi portieri. Nessun cambio all’intervallo, anche se Nesta deve rinunciare a Izzo dopo appena cinque minuti dal fischio di Maresca: problema che sembra serio per il centrale italiano, sostituito da Caldirola. Dopo quindici minuti giocati a basso ritmo dalle due squadre, Di Francesco cerca nuovi stimoli dalla panchina: tre cambi, fuori Marcandalli per Haps, poi la staffetta dei due riferimenti offensivi (fuori Oristanio e Gytkjaer, dentro Yeboah e Fila). La scelta del tecnico dei lagunari si rivela vincente, perché al minuto 72 il Venezia sblocca la gara: lancio verso Ellertsson, seguito da Birindelli che viene buttato giù dal contrasto con la spalla (astuto, ma regolare) dell’islandese, a cui basta appoggiare in mezzo per il tap-in di Fila. Primo gol in Serie A per l’attaccante ceco, una rete dal peso specifico gigantesco. Sulla cresta dell’onda, il Venezia attacca con più leggerezza e velocità, mentre il Monza perde i riferimenti e cerca di usare le maniere forti per fermare le offensive dei lagunari. Pochi minuti dopo il vantaggio serve un grandissimo intervento di Turati per negare il raddoppio ai padroni di casa: punizione morbidissima di Nicolussi Caviglia oltre la barriera, Turati la vede all’ultimo e con un colpo di reni sputa fuori la palla dalla porta. Nel finale il Monza si affida alle palle lunghe, che sono però preda facile per i rocciosi difensori del Venezia. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo episodio, perché Fila interviene in ritardo su Palacios e rimedia il secondo giallo della sua gara. Maresca lo espelle e il ceco salterà la sfida contro l’Empoli. Serviva un successo e i tre punti sono arrivati. A questo punto della stagione sindacare sulla prestazione lascia il tempo che trova, così il Venezia si è aggrappato a quell’attacco che in questo 2025 sembrava stregato. Dopo quattro gare consecutive al Penzo, finalmente Fila è riuscito a sfatare il tabù e adesso il Venezia alla salvezza ci crede sul serio. In una settimana decisiva per inquadrare il rush finale, la squadra di Eusebio Di Francesco aggancia l’Empoli (impegnato lunedì sera a Napoli) a quota 24 punti, a una settimana da un altro scontro diretto che sarà terribilmente decisivo. Il Monza, dall’altra parte, comincia a tirare i remi in barca perché la salvezza di fatto si sgretola oggi. La missione proibitiva della salvezza poteva passare solo da un successo in laguna, invece con questa ennesima sconfitta la squadra di Nesta ha ormai prenotato -si fa per dire- il posto per la prossima Serie B.

Inter-Cagliari (A cura di Tommaso Patti)

Arna Letale ancora decisivo. L’Inter supera agevolmente il Cagliari

Grazie alla sorprendente vittoria contro il Bayern Monaco, l’Inter affronta la sfida contro il Cagliari con il morale a mille. Da una parte Nicola schiera dal primo minuto Piccoli, sostenuto da Coman, pronto ad agire da seconda punta nelle situazioni offensive, mentre dall’altra parte Inzaghi decide di provare a vincere la sfida schierando qualche elemento di turnover. La titolarità di Arnautovic ripaga subito la scelta del tecnico nerazzurro: al 12’ un passaggio alto di Çalhanoğlu, apre l’azione offensiva di Carlos Augusto, che controlla di petto e si accentra nel tentativo di servire Lautaro, anticipato da Arnautovic, autore prima di una serpentina tra due avversari, e poi di una conclusione potente e alta che non lascia scampo a Caprile. Nonostante il gol del vantaggio, l’Inter è spesso scoperta e facilmente attaccabile dal Cagliari, come nell’occasione avvenuta al 24’, quando su un recupero palla di Zortea su Barella, Zappa lancia in campo aperto Piccoli, costretto ad arrendersi difronte al provvidenziale intervento di Sommer. Nella stessa azione, l’Inter riesce a ripartire dopo essersi riorganizzata, riuscendo addirittura a colpire il Cagliari per la seconda volta grazie allo spettacolare assist di Arnautovic per Lautaro, che supera con uno scavetto Caprile e segna la rete che vale il raddoppio. Senza alcuna avvisaglia, il Cagliari entra perfettamente in campo nella ripresa, riuscendo a dimezzare lo svantaggio con Piccoli, abile nel colpire il pallone di testa e nel riscattare il brutto errore del primo tempo. La reazione di Inzaghi al gol subito degli ospiti è un mix tra rabbia e paura per i minuti successivi poiché, nelle ultime due gare di campionato, i nerazzurri hanno dimostrato un netto calo di concentrazione tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo, riuscendo anche a subire gol. Il possibile allentamento della prestazione viene però immediatamente smentito dai padroni di casa, che prima ottengono un calcio d’angolo su un tiro ravvicinato di Dimarco deviato da Caprile, per poi trovare la terza rete della giornata sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Dimarco e finalizzato con l’imperioso colpo di testa di Bisseck. Dopo il terzo gol dell’Inter, il Cagliari esce completamente dalla gara, rendendosi pericoloso solamente con il tiro di Piccoli salvato quasi sulla linea da un intervento di puro istinto conservativo di De Vrij.
Il successo dei nerazzurri permette a Inzaghi di arrivare al meglio alle prossime sfide, dove i nerazzurri sono chiamati a giocarsi tutte le competizioni nel giro di pochi giorni, affrontando rispettivamente Bayern Monaco, Bologna, Milan e Roma. L’ennesima scelta di Inzaghi di schierare dal primo minuto Arnautovic ripaga nuovamente: il serbo in appena ventidue presenze, si è distinto riuscendo a segnare sette gol (alcuni di questi piuttosto pesanti), e due assist. Nonostante la sedicesima sconfitta in trentadue giornate, il Cagliari rimane ampiamente a +6 rispetto al diciottesimo posto. La squadra di Nicola, nelle prossime giornate, è chiamata a invertire questo trend che vede i sardi molto incostanti nei risultati e poco lucidi sotto porta, proprio come accaduto nella sfida contro l’Inter.

Juventus-Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Sofferenza nel finale, ma tre punti da zona Champions. Vlahovic, Yildiz e Koop regalano a Tudor il secondo successo casalingo 

Sciolti gli ultimi dubbi di formazione, con Tudor che ormai sembra aver trovato i suoi fedelissimi: prosegue la migrazione di Nico Gonzalez, che dopo aver giocato nella trequarti all’Olimpico contro la Roma, torna nella fascia destra al posto di Weah. Ritorna Teun Koopmeiners dal primo minuto, mentre altra chance dal 1′ per Vlahovic. Il Lecce cambia modulo per la prima volta dall’arrivo di Giampaolo: 3-4-3 con Jean insieme ai pilastri Baschirotto e Gaspar, mentre trova spazio Danilo Veiga nella fascia destra. Confermato il tridente Pierotti-Krstovic-Morente. Fin dal primo pallone giocato si vede come la Juve cerchi lo sviluppo sulla fascia sinistra, ed è da sinistra che i bianconeri stappano subito la gara: secondo minuto, palla su Vlahovic, attivo fin dai primi movimenti, filtrante preciso del serbo per l’inserimento di Koopmeiners, l’olandese ha tanto da farsi perdonare e il bel diagonale con cui batte Falcone può essere un primo squillo per una definitiva crescita. La reazione del Lecce non tarda ad arrivare, ovviamente da Nikola Krstovic. Il montenegrino recupera palla al limite dell’area e non esita a calciare forte, palo pieno con Di Gregorio in traiettoria, l’azione prosegue e il numero 9 calcia nuovamente forte verso lo stesso palo, opposizione con i pugni da parte del portiere bianconero. Ormai il dettame tattico di Tudor su questa Juve è chiaro: fraseggio ragionato in fase di impostazione e attacco codificato della profondità, guidato da Vlahovic e seguito da tutti gli incursori. Giampaolo rischia di dover abbandonare subito il piano iniziale della gara a causa dell’infortunio di Jean. Il francese esce addirittura in barella dopo un contrasto con Vlahovic e Pierret (torsione innaturale del ginocchio sinistro); al suo posto Tiago Gabriel, all’esordio in Serie A. Eccezion fatta per le due conclusioni di Krstovic, la Juve è padrona del campo e del possesso del pallone, il Lecce cerca di pressare alto per non farsi schiacciare troppo ma i bianconeri trovano sempre il modo per eludere il pressing. Al 20′ Renato Veiga riceve palla da Yildiz, bravo a sgusciare a Veiga dopo un corner, il portoghese calcia a botta sicura e Gaspar mette un rammento decisivo per negare il raddoppio. Alla mezz’ora i bianconeri vanno in ripartenza, Thuram guida la cavalcata con la sua solita falcata, scambia con Yildiz e va da Vlahovic, altra sponda intelligente del serbo e piazzato del numero 10 alle spalle di Falcone. Particolarmente attivo Dusan Vlahovic, autore dei due assist in 33 minuti. L’attaccante bianconero è sempre pimpante vicino alla porta, dove pecca di precisione, ma è lucido nel gioco con i compagni. Nella parte finale del primo tempo i bianconeri si limitano alla gestione del risultato e delle energie, fino all’intervallo che riserva alla squadra di Tudor applausi scroscianti, come non si sentivano da tanto tempo dalle parti dell’Allianz. Nessun cambio da parte di Tudor; Giampaolo invece ne cambia due: fuori Gallo e a sorpresa chiamato in panchina anche Krstovic, dentro Marco Sala e Rebic. I nuovi interpreti, più congeniali al gioco scelto da Giampaolo, portano più equilibrio e compattezza tra i reparti, tutti fattori che non si erano visti nel primo tempo e che avevano favorito il dominio incontrastato dei bianconeri. Come nel primo tempo, anche nella ripresa la Juve gioca sul velluto. L’idea propositiva e aggressiva di Tudor sembra già ben impiantata in ogni singolo giocatore, e lo si evince dalla voglia con cui recuperano il pallone e dall’insistenza con cui attaccano la porta cercando di scambiarsi ripetutamente il pallone. Il Lecce prova a regalarsi una mezz’ora orgogliosa con due lampi di Veiga e Baschirotto, brava la difesa bianconera nel respingere in entrambi i casi. Tudor decide di giocare le prime sostituzioni: Kolo Muani, Weah e Cambiaso al posto di Vlahovic, Koopmeiners e McKennie. Rinviato l’esperimento del doppio centravanti, già preannunciato da Tudor che in conferenza aveva escluso temporaneamente questa soluzione. Tra i nuovi innesti Weah è quello più cercato, ma è Cambiaso che sfiora il gol, con un mancino a giro che impegna Falcone in tuffo, costretto a usare i pugni per spedire il pallone fuori dalla porta. Prima del corner Tudor sostituisce Nico Gonzalez con Conceicao, emblematici gli applausi dello Stadium per entrambi i giocatori (due componenti che hanno avuto un impatto opposto con Thiago Motta, e anche adesso con Tudor). Con tutte le sostituzioni adoperate dai due allenatori, la gara perde ritmo e questo non fa altro che assecondare l’idea della Juve per gestire il risultato. All’83’ Di Gregorio mette la sua firma alla partita: primo vero errore di Thuram nella partita, che sbaglia in uscita e manda Rebic a tu per tu con il portiere bianconero, bravo a sbarrare la strada con il corpo e negare al Lecce la possibilità di riaprire la gara. Il gol dei salentini è rimandato solamente di qualche minuto, perché al minuto 87 Baschirotto svetta più in alto di tutti, riceve il cross di Helgason e gela lo Stadium. Secondo gol consecutivo per il capitano del Lecce, che nel finale sembra avere una marcia in più dal punto di vista emotivo. Per evitare spiacevoli fantasmi del passato Tudor scegliere di utilizzare l’ultimo cambio per rinforzare la difesa: fuori Yildiz e dentro Savona. Nei tre minuti di recupero la Juve soffre ma riesce a blindare i tre punti, che garantiscono per questa giornata l’ingresso di zona Champions. L’occasione era ghiotta, in vista dello scontro tra Atalanta e Bologna, e grazie a un primo tempo quasi perfetto, la squadra di Tudor mangia due pedine in una sola mossa. I due assist di un ritrovato Vlahovic e i gol di Yildiz e Koopmeiners permettono alla Juve di seguire attivamente il treno della Champions. Si prolunga a otto gare la striscia nera del Lecce. Giampaolo aveva cercato di approcciare la gara in maniera diversa, schierandosi quasi a specchio, ma la partenza sprint dei bianconeri, e l’infortunio di Jean hanno scombinato una soluzione che già era provvisoria. Con la vittoria del Venezia sul Monza, la salvezza diventa accesa oltre ogni limite, e i salentini hanno l’obbligo di interrompere subito questa striscia.

Atalanta-Bologna (A cura di Tommaso Patti)

Sotto il segno del solito Retegui. La dea vince e allunga sulle pretendenti

Nel tentativo di sfatare il tabù casalingo che vede i nerazzurri non vincitori in campionato dalla sfida contro l’Empoli di fine Dicembre, Gasperini non rinuncia alla contemporanea titolarità di Lookman, Pasalic e Retegui. Quest’ultimo protagonista dell’immediato gol del vantaggio dopo appena due minuti, rete nata dal filtrante di Pasalic per Bellanova, che scatta sulla fascia e pesca a centro area Retegui, al suo ventitreesimo gol in campionato. La rete del capocannoniere accende l’animo del Gewiss, consapevole di non poter vedere più la propria squadra vincere il campionato, ma consapevole anche quest’anno del grandissimo lavoro fatto dalla società, dall’allenatore e dai giocatori. Con il passare dei minuti, il Bologna prova ad alzare la testa, scontrandosi però con un’attenta retroguardia di casa. Al ventesimo minuto, un’altra grandissima giocata di Retegui rimane impressa nel tabellino. L’attaccante azzurro prima lotta e vince il duello contro Lucumi, e poi innesca il cross valido per il tap-in vincente a centro area di Pasalic. La superiorità dei nerazzurri è evidente e l’errore sotto porta di Ederson (nato da un ennesimo duello vinto) ne è la prova. Nonostante il doppio svantaggio, la squadra di Italiano ci ha già più volte dimostrato la tenacia nel lottare soprattutto nei momenti di difficoltà, mettendo in pratica questo concetto a dieci minuti dalla fine del primo tempo, quando su uno schema nato da un calcio di punizione, Ndoye calcia di potenza da fuori area ma trova l’opposizione di Carnesecchi, aiutato anche dal palo. Nella ripresa l’Atalanta abbassa il ritmo, il Bologna cresce ma spesso deve fare i conti con Carnesecchi, che si conferma la miglior sorpresa di questa dea per costanza. La parabola pericolosa di Miranda e il grave errore sotto porta di Casale, descrivono esattamente il pomeriggio del Bologna, cioè una squadra che costruisce tanto ma spreca tutto sotto porta. Nel finale, Gasperini perde per infortunio Kolasinac, uno dei pilastri di questa annata, out per almeno sei mesi data la rottura del crociato. Il pareggio di Roma e Lazio, permette alla dea di avere quasi la certezza di rientrare nei primi quattro posti in campionato, validi per la prossima Champions League. La vittoria della Juve contro il Lecce e il passo falso del Bologna, permette ai bianconeri di superare e andare a +2 sulla squadra di Italiano, che nel prossimo turno affronterà l’Inter.

Fiorentina-Parma

Noia e reti bianche: Fiorentina e Parma non vanno oltre lo 0-0

Messo da parte (momentaneamente) lo Celje, Palladino sposta il focus sulla sfida casalinga con il Parma di Chivu, che sembra essere ritornato sul binario per uno sprint finale con un solo obbiettivo: la salvezza. Sul settore sinistro del campo il Parma inizia sin da subito a spingere con Valeri che fa sua la fascia e indirizza subito un cross al centro dell’area, impattato da Bernabè che trova la grande risposta di De Gea, bravo a bloccare e neutralizzare anche la conclusione di Keita pochi istanti più tardi. Nel primo tempo la Fiorentina risulta essere totalmente assente, con Suzuki spettatore non pagante. Un presunto tocco di mano di Valenti fa scorrere un brivido lungo la schiena della viola, che però tira un sospiro di sollievo in seguito ad un rapido check del VAR che scagiona il giocatore di Palladino. La seconda metà di gara riparte con la Fiorentina in controllo e con una clamorosa occasione per Kean che sfrutta l’imbucata di Mandragora e si trova a tu per tu con Suzuki, con il pallone che però termina fuori di poco. Appena tre minuti più tardi arriva un’altra, enorme, occasione per la squadra di Palladino, che con Fagioli colpisce la traversa, con un tiro su punizione che da posizione defilata impensierisce e non poco l’estremo difensore ducale, che deve appoggiarsi alla traversa per evitare insidiose respinte. La squadra di Chivu, però, non sembra voler mollare e al 62′ si spinge in avanti con il pallone, sui piedi di Bonny, che viene incredibilmente salvato, ancora una volta, da De Gea, migliore in campo. Ad un quarto d’ora dalla fine Richardson riesce effettivamente a battere Suzuki, con il gol che però viene annullato per fuorigioco, nonostante l’iniziale esultanza del centrocampista marocchino. Con questa ultima occasione, e poche altre ababstanza timide, il match termina con un pareggio e le squadre che si sono perfettamente equivalse sul piano del gioco. Il Parma guadagna un punto e allunga sulla zona salvezza, mentre Palladino adesso dovrà concentrarsi sul ritorno di Conference League contro lo Celje.

 

Torino-Como (A cura di Marco Rizzuto)

Luci e ombre al Sinigaglia: Douvikas firma il successo, il VAR cancella la beffa granata

Il Como scende in campo con una formazione priva della sua stella: Nico Paz parte infatti dalla panchina. Fabregas opta per una maggiore copertura a centrocampo, inserendo Perrone al posto dell’argentino. Sul fronte granata, Vanoli schiera Linetty per sopperire alla squalifica di Ricci. In avanti si torna al doppio centravanti, con Sanabria al fianco di Adams. Dopo un avvio poco entusiasmante, il primo squillo del match arriva al 12’ proprio dai ragazzi di Vanoli, che sfiorano il vantaggio con un colpo di testa di Linetty: il polacco, liberatosi bene da Da Cunha e Vojvoda, non riesce però a inquadrare la porta. Nei minuti successivi si assiste a un dominio crescente del Como. La squadra di Fabregas prende le misure agli avversari, controlla il gioco per gran parte del primo tempo e crea diverse occasioni da gol. Alla mezz’ora, su punizione dal limite, Da Cunha calcia a giro con il mancino e impegna seriamente Milinkovic-Savic, bravo a deviare in angolo. La pressione crescente dei lariani mette in grande difficoltà il Torino, costretto nella propria metà campo e incapace di ripartire. Al 37’ arriva il meritato vantaggio comasco: splendida azione sulla destra, Ikoné serve in corsa Vojvoda che crossa al centro per Douvikas, il quale insacca di testa firmando il suo secondo gol in Serie A. Nonostante i frequenti cambi nel reparto offensivo nelle ultime partite, la squadra di Fabregas mostra una notevole solidità, riuscendo a ruotare efficacemente gli interpreti. Douvikas sembra essersi integrato perfettamente negli schemi dello spagnolo, mettendo pressione su Cutrone, autore di una brillante prima parte di stagione. Anche Ikoné, al momento, appare imprescindibile: l’ex Fiorentina ha scalzato la concorrenza e si è guadagnato un posto fisso tra i titolari, relegando Strefezza alla seconda panchina consecutiva. Il Como chiude il primo tempo in attacco, costringendo Vanoli a riflettere su eventuali cambi per ridare ritmo ai suoi. La ripresa comincia senza sostituzioni, ma si percepisce subito un atteggiamento più deciso da parte del Torino. I primi dieci minuti offrono spettacolo con occasioni da entrambe le parti, e al 57’ il Toro sfiora il pari con Gineitis: imbucata alta che sorprende la difesa, ma il numero 66 non riesce a segnare per via di un tempestivo intervento di piede di Butez. Dal 60’ in poi le gerarchie si ribaltano: il Torino prende in mano la partita e schiaccia il Como nella propria metà campo. Fabregas corre ai ripari, inserendo Strefezza e Sergi Roberto per aggiungere qualità ed esperienza a centrocampo. A un quarto d’ora dal termine, il Como torna a farsi vedere: sul corner battuto da Strefezza, Goldaniga impatta bene di testa, ma Milinkovic-Savic vola a deviare sopra la traversa, tenendo vive le speranze granata. Nel finale, il Como rischia grosso: Elmas, dopo aver recuperato palla in area sul tentativo di Sanabria, salta Butez ma perde l’attimo per calciare, venendo murato da Kempf, decisivo nell’intervento. In pieno recupero il Torino pareggia con una conclusione potente dal limite di Ilic, che fa esplodere il settore ospiti del Sinigaglia. Tuttavia, dopo un controllo al VAR, la rete viene annullata per un doppio tocco irregolare di Biraghi al momento della battuta del corner. Scampato il pericolo, il Como può festeggiare la sua nona vittoria in campionato, portandosi a quota 35 punti e staccando di quattro lunghezze il Verona, quattordicesimo. Il Torino, nonostante un ottimo secondo tempo, cade nuovamente in Serie A: non succedeva dal 14 febbraio, anche in quell’occasione con Ricci assente. Una sconfitta amara ma non troppo per i granata, che restano comunque tranquilli al decimo posto a quota 40 punti, in compagnia dell’Udinese.

Verona-Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Occasioni sprecate e assedio sterile: al Verona manca solo il gol

Zanetti ancora privo di Tengstedt e Suslov, riconferma l’undici titolare sceso in campo contro Parma e Torino. Dawidowicz nuovamente adattato al fianco di Duda. Nella trequarti Bernede a supporto del tandem composto da Sarr e Mosquera. Anche il Genoa scende in campo con diverse assenze, su tutti Malinowski e Friendrup. Al loro posto Badelj e Masini fanno coppia nella mediana, con Vitinha che torna nel trio offensivo a supporto di Pinamonti unica punta. Non si assiste ad un avvio particolarmente acceso, la prima occasione arriva al 20′ minuto sponda grifone, con Vitinha che salta Bernede per poi calciare dal limite dell’area senza però impensierire Montipò. L’equilibrio fa da padrone alla prima frazione che fatica a decollare, fin quando Mosquera riesce ad agganciare un pallone complicato scodellato direttamente da Valentini dalla propria metà campo: il numero 35 riesce a controllare la sfera calciando a incrociare, Leali riesce ad evitare il gol dando un po’ di spettacolo a questo incontro giocato a rilento. Arrivati alla ripresa, il mister Zanetti prova a cambiare qualcosa per dare una scossa, e inserisce Livramento per Sarr, autore di una gara dimenticabile. Nessun cambio per il Genoa che rientra in campo con l’undici iniziale. Già dai primi minuti gli scaligeri appaiono molto più offensivi, ai danni di un Genoa molto sciapo. I padroni di casa cercano il vantaggio in diverse occasioni, la più eclatante arriva al 58′: Bradaric riesce a far passare il pallone tra due avversari servendo Bernede, che rapidamente alza la testa e scodella in mezzo per Mosquera. Il colombiano schiaccia troppo con la testa fallendo un’occasione d’oro. Vieira capisce la necessità di cambiare qualcosa data la pericolosità del Verona, inserendo in una botta sola Ekuban, Onana e Messias. La situazione però non cambia, e il secondo tempo è un dominio totale dei ragazzi di Zanetti che non riescono però a bucare la porta di Leali. Al 67′ De Winter e Vasquez pasticciano lasciando sfilare un pallone sanguinoso conquistato da Livramento, che prende il tempo a Leali. Con la punta Livramento non riesce a spedire in rete e il recupero del difensore messicano è provvidenziale ai fini del risultato. Sul finale gli scaligeri assediano l’area di rigore avversaria senza però calciare pericolosamente verso la porta. Il fischio finale chiude una gara quasi soporifera che consegna un punto a testa alle due squadre. Il Genoa guadagna un punto importante per la corsa al decimo posto, accorciando e andando a -1 da Udinese e Torino. Il Verona con un po’ di rammarico sale a quota 32 lunghezze, otto punti sopra la zona rossa della classifica

Lazio-Roma (A cura di Dennis Rusignuolo)

Lazio e Roma si annullano a vicenda e sul campo dell’Olimpico non si va oltre l’1-1. Ranieri chiude la carriera con zero derby persi, e insacca il sedicesimo risultato utile consecutivo, mentre Baroni deve fare di più per acciuffare la zona Champions

Napoli-Empoli

Scottish pride: il Napoli vola sulle ali di McTominay

Conte sorride nel posticipo del lunedì sera, il suo Napoli vince, convince e prova a rimanere attaccato al treno scudetto. I Partenopei, sin da subito, occupano la zona avanzata del terreno di gioco, proponendo una fase offensiva lucida e concreta che, alla fine, porta a trovare la via del gol. Al 17′ minuto, il lavoro sporco di Lukaku, che serve McTominay, viene ripagato dalla rete dello scozzese che calcia, in corsa, dal limite dell’area e buca Vasquez, che avrebbe potuto fare qualcosa in più. L’Empoli, timidamente, prova a reagire, con il cross di Pezzella che pesca a centro area Gyasi, il cui colpo di testa termina alto di molto. Prima Politano, poi Neres, nella seconda metà del primo tempo gli azzurri cercano spasmodicamente il raddoppio, sbattendo doppiamente su un ottimo Vasquez. Al 39′ una sponda di Gyasi, arriva direttamente dal rinvio del portiere, trova Esposito che da lontanissimo calcia al volo, impegnano e non poco Meret. Un Napoli fievole al concludersi del primo tempo si riaccende subito nel secondo e non perde tempo a trovare il raddioppio: al 56′ Olivera trova tra le linee Lukaku, che insacca prodigiosamente il gol del 2-0. Non passano nemmeno quattro minuti, e ancora grazie ad un assist di Lukaku, McTominay colpisce di testa e batte Vasquez per la terza volta, sigillando definitivamente la partita, in un Maradona gremito che impazzisce di gioia. Cinque minuti più tardi, l’asse McTominay-Lukaku rischia di trovare addirittura la terza combinazione, con la sponda del belga che viene sfruttata dalla conclusione a rete dell’ex United, la quale si infrange pienamente sul palo, graziando la squadra di D’Aversa. Senza altre particolari occasioni, si conclude un match a senso unico che ha visto la squadra di Conte dominare sotto ogni punto di vista, mentre la squadra di D’Aversa osserva impotente dal basso del suo, sempre più fisso, diciannovesimo posto.

 

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Calcio

Succede tutto nella ripresa. Il Derby della Capitale termina senza vincitori

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Dopo le scintille dell’andata, il derby capitolino tra Lazio e Roma regala meno emozioni e un risultato equilibrato. Nonostante le solite scaramucce da derby, le due squadre si annullano e portano a casa un punto ciascuno. Al gol di Romagnoli risponde il capolavoro di Soulé, tutto nel secondo tempo.

Defezioni da una parte e dall’altra: Ranieri, senza Dybala, si affida a Pellegrini e Soulé alle spalle di Dovbyk. La Joya ha chiuso anticipatamente la sua stagione, ma siede in panchina per supportare al massimo i compagni. Torna Saelemaekers dalla squalifica, e si riprende il suo posto nell’out di destra. La vera sorpresa è nei tre di difesa, perché Ranieri schiera Celik come braccetto di destra al fianco dei soliti Mancini e Ndicka. Sponda biancoceleste si deve smaltire il brutto colpo subito in Norvegia dal Bodø/Glimt, e Baroni allora si affida a Castellanos. Il Taty torna a vestire una maglia da titolare dopo quasi un mese di assenza, fondamentale la sua presenza per le geometrie e le offensive dell’attacco laziale. Confermato Mandas tra i pali (il greco è stato il migliore dei biancocelesti contro il Bodo) mentre Luca Pellegrini sostituisce l’infortunato Tavares, alle prese con l’ennesimo infortunio muscolare della sua stagione.

Davanti alle solite coreografie meravigliose delle due tifoserie, la contrapposizione tra due credi calcistici tanto vicini quanto opposti, il derby comincia con la Roma in possesso palla. Non ci sono particolari tatticismi, le due squadre cercano di non scoprirsi troppo e concedere occasioni. Per alzare i toni agonistici Paredes commette una delle sue solite ingenuità e regala una punizione insidiosa alla Lazio, Cartellino giallo per l’argentino, reo di aver colpito con una manata Zaccagni; sugli sviluppi del piazzato gran cross verso Romagnoli, bravo a sventare più in alto di tutti ma è ancora più bravo Svilar a respingere con le mani. A fare la partita è sempre e soprattutto la formazione di Baroni, mentre Sozza sceglie un metro di giudizio piuttosto duro per evitare che la serata si accenda. La Roma fatica a entrare in partita, e il solito Isaksen comincia ad accendersi con il passare dei minuti. Il danese sfiora un gran gol al 22′, quando manda a vuoto Ndicka e Angelino, arriva davanti a Svilar ma ancora una volta trova la grande opposizione del portiere della Roma. La fascia sinistra dei giallorossi va in difficoltà contro l’elettricità di Isaksen, e su quella zona la Lazio trova sempre spazio per costruire occasioni importanti. Il duello è ormai il consueto, Isaksen contro Svilar, e al 37′ il portiere belga sventa un’altra conclusione insidiosa dell’attaccante laziale. Il ritmo non si accende nonostante qualche piccola scintilla tra i giocatori in campo, e all’intervallo l’Olimpico fischia a causa del poco spettacolo regalato dalle due squadre nei primi 45′. Da segnalare l’ammonizione di Isaksen nel recupero, il danese -diffidato- salterà la prossima gara dei biancocelesti, a Marassi contro il Genoa di Vieira.

Al rientro dagli spogliatoi Ranieri sostituisce subito l’ammonito Paredes con Cristante, mentre Baroni non cambia il proprio scacchiere. La partita si apre dopo nemmeno sessanta secondi: punizione dalla linea laterale per la Lazio, Luca Pellegrini mette in mezzo un cioccolatino che viene scartato dall’incornata di Romagnoli. Vantaggio meritato per quanto visto nel primo tempo, in cui la Lazio ha oggettivamente creato di più rispetto a una Roma piuttosto compassata. L’agonismo che si era visto saltuariamente  si accende subito dopo il vantaggio dei biancocelesti, con Saelemaekers e Gigot che si scambiano alcuni colpi poco consentiti, da cui si accende una piccola rissa, placata subito dalla gestione della partita da parte dell’arbitro Sozza. Il primo vero sussulto della gara della Roma arriva su calcio d’angolo, al 53′ cross profondo di Saelemaekers verso Mancini, il centrale indirizza verso il secondo palo ma Mandas riesce a salvare la porta biancoceleste, bravo il portiere greco a slanciare sulle gambe e distendersi bene. Ranieri capisce il m0mento di difficoltà e cerca di restituire nuova linfa con Shomurodov al posto di Pellegrini. La soluzione è la stessa che aveva permesso ai giallorossi di pareggiare la Juventus: doppio centravanti, con Shomurodov incaricato di roteare attorno a Dovbyk. La Lazio continua a creare pericoli grazie alle palle inattive, con Pellegrini che diventa sempre più pungente con i suoi cross forti e precisi. Al 64′ Zaccagni sfiora il raddoppio con la sua solita giocata, il capitano biancoceleste sfrutta la sovrapposizione di Pellegrini per costruirsi il tiro a giro, palla che termina di poco a lato ma Svilar sembrava in controllo della traiettoria. Nonostante l’occasione la squadra di Baroni comincia a tirare un po’ il fiato, e la Roma comincia a sviluppare con più intensità nella metà campo laziale, anche se l’abnegazione e il sacrificio dei giocatori della Lazio è lodevole. Il pareggio della Roma arriva con un capolavoro di Soulé: senza Dybala in campo, ci pensa l’altro argentino a regalare un gioiello al pubblico dell’Olimpico. Al 68′ Saelemaekers appoggia verso Cristante, Soulé arriva in anticipo e calcia subito, la palla sbatte due volte sulla traversa ma l’orologio dell’arbitro (con la goal-line-technology) vibra e rimette in parità la gara. Ancora una volta i cambi di Ranieri sono riusciti a ribaltare l’inerzia della gara, e la stanchezza della Lazio comincia a diventare un fattore. Baroni pensa anche al ritorno dei quarti di finale di Europa League, e sostituisce Castellanos e Isaksen con Pedro e Dia. Cambi che arrivano in un momento in cui i biancocelesti sono in evidente difficoltà, e Pedro prova subito a scuotere la squadra. Al 74′ conclusione potente dal limite dell’area dello spagnolo, ma ancora una volta Svilar non si fa sorprendere e chiude in angolo. Un minuto dopo la Lazio ha un’altra occasione: palla in mezzo alla ricerca di Boulaye Dia, Ndicka rischia l’autogol in scivolata ma trova ancora l’ennesima chiusura di Svilar, fondamentale nella risposta sul centrale ivoriano e nella chiusura su Dia, che cerca di convertire in rete il pallone vagante rimasto nei pressi dell’area piccola. Grazie alle sostituzioni, la Lazio riottiene energia e qualità e Baroni adopera altre due mosse: fuori uno stremato Zaccagni e un evanescente Dele-Bashiru, dentro Noslin e Belahyane. Ranieri invece risponde con Baldanzi al posto di Dovbyk, mettendo fine alla soluzione del doppio centravanti, che anche questa volta ha permesso alla Roma di rimettere in equilibrio una gara dopo l’iniziale svantaggio, e poi con Rensch ed El Shaarawy per Saelemaekers e Soulé. Nel recupero la Lazio sfiora in due occasioni il nuovo vantaggio, ma la difesa giallorossa riesce a chiudere la porta e alzare il baricentro per negare qualsiasi altra occasione.

Un pareggio che per la classifica non da una grande spinta a nessuna delle due. La Lazio rimane al sesto posto, a quota 56 punti e a caccia della zona Champions che dista soli tre punti. La Roma fallisce l’occasione di superare i rivali di sempre, e adesso necessita un cambio di passo importante per sognare una rimonta europea. Ranieri ancora una volta riesce a ribaltare l’inerzia della partita grazie ai cambi, anche se il pareggio è firmato da Saelemaekers e Soulé che erano in campo dall’inizio. Se il derby si chiude in parità, tanti sono i meriti dei due portieri, perché Mandas ha chiuso la porta su Mancini, mentre Svilar ha chiuso praticamente qualsiasi offensiva della Lazio. Occhi puntati sulla squadra di Baroni, adesso chiamata a rimontare il 2-0 subito in Europa League. Una gran fetta della stagione dei biancocelesti si decide giovedì sera all’Olimpico, anche in vista delle prossime gare.

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Calcio

Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

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Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

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