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Cronaca

Massimiliano Mulas: lo stupratore seriale accusato di violenza a Mestre su 11enne

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foto @ilmessaggrero

Il 45enne arrestato a Venezia con l’accusa di aver violentato una bambina di 11 anni, risulta avere anche molti altri precedenti specifici sui reati sessuali. La sua prima condanna risale al 2002 ma da quattro anni era in libertà senza alcuna misura cautelare perché “socialmente non pericoloso” , tra i precedenti vi è la decapitazione di un cane.

L’uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una bambina 11eenne è stato arrestato a Venezia nella serata del 10 aprile, l’uomo in questione è Massimiliano Mulas, 45enne originario della Germania del sud, precisamente da Bruchsal, nel Baden-Württemberg, cresciuto a Tempio Pausania in provincia di Sassari.

Da una prima ricostruzione delle indagini svolte dai carabinieri emerge che l’uomo avrebbe seguito la minore in questione all’uscita della palestra per poi averla aggredita nell’androne di un condominio di Mestre intorno le 18. In più, a suo carico risultano numerosi precedenti di reati sessuali specifici.

L’AGGRESSIONE

La violenza subita dall’ultima vittima, una minore di 11 anni, dalle ricostruzioni sarebbe avvenuta nell’androne del palazzo in cui la minore vive, proprio quando la bambina stava tornando dopo essere uscita dalla palestra. In quel momento era a telefono con un’amica, la quale ha sentito le sue urla. La violenza si sarebbe interrotta grazie all’intervento di un condomino che stava rientrando nella sua abitazione.

I carabinieri sono riusciti a raccogliere numerosi elementi indiziari sull’uomo indagato, riuscendo a rintracciare Mulas a Mestre la sera stessa dei fatti, sulla base di un fermo di polizia disposto dalla pm Anna Andreatta. Durante la fuga dalla casa dell’11enne l’uomo aveva perso il portafogli con dentro i documenti d’identità, dunque il fermo è stato poi convalidato ieri nel carcere di Venezia, in cui si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. Massimiliano Mulas si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I PRECEDENTI PENALI

Il 45 enne Massimiliano Mulas, originario di Tempio Pausania (Sassari), risulta avere una lunga lista di precedenti, non solo per violenze sessuali: Il primo episodio risale al 1998 a Nuoro per aver decapitato un cane, il quale avrebbe poi inviato la testa mozzata dell’animale in un contenitore pieno di detersivo a una ragazza come strumento di minaccia. Il secondo episodio invece risale al 2006 a Padova, in cui l’uomo ha tentato di violentare due studentesse sotto minaccia con un coltello, per questi fatti Mulas venne condannato a 8 anni e 3 mesi di carcere. Ma prima ancora, nel 2002, venne arrestato a Cavalese per un tentato stupro ad una turista, sempre sotto minacce e violenza fisica. Invece recentemente è stato coinvolto in una presunta aggressione sessuale su una minorenne a Perugia, accuse poi cadute successivamente.

Da questi fatti si nota come dopo ogni condanna, Massimiliano Murales è sempre tornato a colpire.

LA SOLUZIONE DI SALVINI CON LA CASTRAZIONE CHIMICA

La reazione dei politici a tutto ciò è stata molto forte e a tal proposito, il leader delle Lega Matteo Salvini torna a proporre con forza la castrazione chimica per stupratori e pedofili, dicendo: “È una soluzione già adottata in altri Paesi europei, e risolverebbe definitivamente il problema. Alle sue parole si aggiunge anche il governatore veneto Luca Zaia e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, i quali intervengono indignati dicendo: “Come è possibile che un individuo con tali precedenti resti libero di commettere crimini così efferati“.

Classe 2003. Studentessa in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista e graphic designer e appassionata della cultura giapponese, delle riviste della nuova generazione e ogni forma d'arte.

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Cronaca

Delitto di Afragola: nuove rivelazioni dopo il colloquio tra Tucci e gli inquirenti

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Arrivano nuovi sconvolgenti retroscena sul delitto di Afragola, da parte di Alessio Tucci , il 18enne ex fidanzato di Martina, dopo essere stato ascoltato dagli inquirenti.

LA RICOSTRUZIONE

Il giovane, reo confesso del delitto di Afragola e in stato di fermo dallo scorso mercoledì notte con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, avrebbe raccontato agli inquirenti dei suoi numerosi tentativi di depistaggio per evitare che gli investigatori potessero sospettare di lui.

 

In foto, il luogo del Delitto di Afragol

In foto, il luogo del Delitto di Afragola Foto: RaiNews

Nelle ore successive all’omicidio, il 18enne avrebbe eliminato tutte le chat con la ragazza e si sarebbe tolto di dosso i vestiti insanguinati, cercando di nascondere il suo stesso telefono (tracciato successivamente con le telecamere di sorveglianza), per poi uscire tranquillamente la sera stessa con i suoi amici e partecipare il giorno dopo alle ricerche del corpo della ragazza.

Inoltre, Tucci avrebbe dichiarato durante l’interrogatorio: “L’ho colpita perché ha rifiutato il mio abbraccio”.

L’IPOTESI DEL PUBBLICO MINISTERO

Alberto della Valle, pubblico ministero della procura di Napoli, avrebbe ipotizzato un nuovo dettaglio raccapricciante: stando a quanto rilevato dall’autopsia, la 14enne sarebbe morta dopo lunghi minuti di agonia in seguito ai colpi in testa inferti con una pietra (ciò va in contrasto con le dichiarazioni di Tucci, che affermava che Martina prima di essere sommersa da quest’ultimo con i detriti era già morta).

L’AGGRAVANTE DELLA CRUDELTÀ

Nel provvedimento il P.M. ha aggiunto anche l’aggravante della crudeltà, per i ripetuti colpi sferrati contro la ragazza quando era ormai inerme.

Nel documento si parla infatti di “spiccata personalità trasgressiva e incontenibile dell’indagato” e si dice che, quando ha colpito e ucciso la ragazza, Tucci “scatenava una forza micidiale“.

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Cronaca

Napoli, minaccia l’ex fidanzata davanti la figlia di 3 anni, arrestato l’uomo

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Accade nel Napoletano la vicenda familiare che stava per concludersi nella peggiore delle ipotesi, ma risolta adeguatamente grazie all’intervento tempestivo dei carabinieri.

Una donna è stata minacciata mentre era alla guida della propria auto, provvidenziale è stato l’intervento dei carabinieri che hanno arrestato l’uomo, un 34 enne ed ex compagno della donna, accusato per atti persecutori aggravati.

L’INTERVENTO DEI MILITARI

La vicenda è accaduta precisamente a Pollena Trocchia, in cui i militari della tenenza di Cercola in servizio di controllo del territorio, con occhi vigili hanno notato una scena insolita all’interno dell’area di sosta di un parco giochi. Avvicinandosi notano difatti un uomo in piedi vicino ad un’auto, ma con il busto all’interno dell’abitacolo, dove si trovavano due donne e una bambina. Una delle donne presenti, non appena vista la pattuglia, ha iniziato a suonare il clacson ripetutamente per attirare l‘attenzione dei militari, i quali appena hanno captato il segnale, sono intervenuti immediatamente e hanno bloccato l’uomo prima che potesse fuggire.

IL RACCONTO DELLA VITTIMA

La donna alla guida, visibilmente molto scossa, ha raccontato successivamente di essere stata aggredita dall’ex, che già in passato aveva minacciato e violentato più volte la vittima. Ricostruendo i fatti, l’uomo avrebbe cercato di forzare l’ingresso nell’auto, bloccando le mani alla donna e strattonandola davanti alla figlia di soli 3 anni.

Accompagnata in caserma insieme alla sua amica testimone, la vittima ha fornito un racconto dettagliato delle minacce, dei comportamenti ossessivi e intimidatori dicendo pure che provava una forte paura, che da tempo stava condizionando le sue giornate. Ha poi aggiunto che data la situazione, aveva pure modificato le sue abitudini quotidiane per evitare incontri con l’uomo, che più volte avrebbe cercato di riavvicinarsi con la scusa della figlia e tentando anche altri contatti fisici non voluti, esercitando pressioni psicologiche.

L’uomo è stato arrestato immediatamente e ora si trova in carcere in attesa di giudizio.

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Cronaca

Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa dall’ex fidanzato

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Foto: Facebook

Afragola (Provincia di Napoli)

Il corpo di Martina Carbonaro, quattordicenne da due giorni scomparsa, è stato ritrovato privo di vita dai carabinieri, nascosto in un armadio (poco distante dall’abitazione della ragazza, all’interno di un edificio diroccato).

Martina è stata uccisa a colpi di pietra dall’ex fidanzato diciottenne Alessio Tucci, che nel bel mezzo di un lungo interrogatorio ha confessato di aver compiuto l’omicidio dopo essere stato lasciato dalla ragazza.

L’ho uccisa perché mi ha lasciato dice a riguardo L’ho colpita con una pietra trovata sul posto.”

Dal 2025, Martina è la ventottesima vittima di femminicidio in Italia; un numero parecchio preoccupante che dovrebbe invitare tutti noi a riflettere.

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