Cronaca
Giallo di Villa Pamphili: trovate morte una donna e una neonata

Il sospettato del giallo di Villa Pamphili sarebbe un uomo, precedentemente avvistato nella zona con qualcosa di sospetto in braccio, al vaglio le immagini delle telecamere di sicurezza della zona.
La neonata, di circa 6 mesi, è stata trovata da alcuni passanti che hanno subito lanciato l’allarme.

In foto: il giardino di Villa Pamphili
Foto: Wikipedia
LA RICOSTRUZIONE
I corpi senza vita di una neonata di circa sei mesi e di una donna, originarie dell’est Europa, sono stati trovati nel pomeriggio di sabato a Villa Pamphili, uno dei polmoni verdi di Roma.
Il corpo era adagiato vicino a una siepe, nella vegetazione non distante dalla Fontana del Giglio, sul lato della villa che affaccia su via Leone XII.
A circa 100 metri di distanza è stato invece individuato, successivamente, il cadavere della donna avvolto in un sacco nero. I suoi resti sarebbero in stato di decomposizione, a differenza di quelli della neonata.
Il corpo della bimba è stato ritrovato intorno alle 16 da alcuni passanti e, nonostante l’intervento del personale del 118, è stato dichiarato il decesso poco dopo.
LE INDAGINI SUL GIALLO DI VILLA PAMPHILI
Sulle cause del decesso nel giallo di Villa Pamphili, le risposte arriveranno dall’attività del medico legale, da un primo esame esterno sarebbero stati individuati dei segni compatibili con dei traumi la cui natura, però, dovrà essere accertata. Nessuna pista è esclusa, anche quella di un possibile legame tra le due vittime.
Gli inquirenti stanno passando al setaccio le telecamere di sicurezza presenti in zona, ma non sono state trovate tracce di trascinamento o qualche indizio che possa far pensare che i due corpi siano stati abbandonati da qualcuno.
L’autopsia verrà effettuata martedì, con annesse analisi del DNA per chiarire sia se ci sia un legame tra le due vittime, sia per le loro identificazioni.
LE DIFFERENZE SUI DUE CORPI
Sono state rilevate delle discrepanze nei corpi delle vittime.
Il corpo della donna era coperto da un sacco e non infilato all’interno, in uno stato di decomposizione più avanzato rispetto a quello della bimba, facendo pensare che le due siano decedute in momenti differenti.
Su entrambi i corpi non sono stati trovati segni di violenza ma, il procuratore Antonio Verdi e il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, ipotizzano un duplice omicidio aggravato.
Gli investigatori hanno acquisito le immagini di video sorveglianza, delle telecamere presenti intorno all’area del parco, dove sono stati scoperti i corpi.
Tra indagini, ipotesi e suggestioni, scrive La Stampa, c’è chi racconta di aver visto una donna vestita di nero aggirarsi intorno a Villa Pamphili nei giorni scorsi e darsi dei colpi alla testa.
LE TESTIMONIANZE DEI PASSANTI
“Stavamo giocando a pallavolo nello spiazzo, poi una delle ragazze si è appartata per i suoi bisogni e si è messa a urlare. Spuntava un braccio, il sinistro, era come ripiegato sulla testa era dentro un sacco nero, come l’ho vista ho capito subito che era morta. Aveva una canottierina chiara addosso, poi mi sono allontanata, ero sotto shock.”: sono le parole di una dei testimoni del giallo di Villa Pamphili che ha scoperto il corpo della donna poco prima delle 20.
“Sembrava un bambolotto, non avrei mai pensato che si potesse trattare di un essere umano. Dalla stradina si vedeva solo un fianco, nascosto tra i rovi. Non ci posso credere, una scena orribile“, dice invece, ancora sconvolto, uno dei testimoni che ha scoperto il corpo senza vita della bambina.
“Io ero nel panico, non sapevo cosa fare. Sono distrutta, mi sento svenire“, ha detto agitata un’altra testimone, una signora sulla cinquantina, che poi si è sentita male per il forte shock ed è stata soccorsa dagli operatori del 118.
Cronaca
Processo Puff Daddy, al termine la quarta settimana di procedimento: ecco gli ultimi aggiornamenti

Venerdì si è conclusa la quarta settimana del seguitissimo processo di New York, che dovrebbe terminare i primi giorni di luglio, in cui il celebre rapper statunitense Sean “Diddy” Combs, in arte Puff Daddy, è accusato di tratta di esseri umani e di essere a capo di un’organizzazione criminale volta allo sfruttamento sessuale di decine di persone.
In un mese sono stati ascoltati ben 25 testimoni, confermando le 78 denunce per abusi sessuali ricevute dal rapper da 86 persone, tra cui la sua ex compagna Cassie Ventura, il produttore Kid Cudi, e alcune sue amanti ed ex dipendenti di lavoro.
POSSIBILE TESTIMONIANZA DI PUFF DADDY
Al momento non è chiaro quando e se Puff Daddy testimonierà: alcuni esperti legali hanno ipotizzato che alla fine potrebbe decidere di non farlo, per evitare di esporsi a un interrogatorio che rischierebbe di peggiorare ulteriormente la sua posizione.
Sebbene non abbia ancora preso la parola, i suoi atteggiamenti in aula sono stati estesamente raccontati dai giornalisti che seguono il processo, anche per alcune condotte sopra le righe che hanno indispettito il giudice e i presenti: giovedì scorso, per esempio, Arun Subramanian, il giudice che presiede il procedimento, ha minacciato di espellerlo dall’aula dopo averlo visto “annuire vigorosamente” e fare espressioni contrite verso la giuria popolare durante la pausa pranzo dell’udienza, accusandolo di tentare di influenzarla.

In foto: una delle testimonianze del processo
Foto: AP
LE PAROLE DI CAPRICON CLARK E EDDY GARCIA
Negli ultimi giorni ha testimoniato in aula anche Capricon Clark, ex collaboratrice di Puff Daddy, raccontando di essere stata costretta ad accompagnare il rapper, armato di pistola, a casa di Kid Cudi per parlare con lui e “ucciderlo“.
Una volta arrivati, Combs e una sua guardia del corpo, sarebbero entrati nella casa di Mescudi, la quale però era vuota.
Al ritorno, Puff Daddy ha ordinato a Clark di chiamare Ventura con un cellulare acquistato a questo scopo, dicendole che non l’avrebbe lasciata andare fino quando non si fosse presentata.
Secondo Clark, una volta tornati a casa, Combs avrebbe aggredito Ventura e intimato a entrambe di non far sapere nulla alla polizia.

In foto: Elizabeth Williams
Foto: AP
Dopo la donna, si è aggiunto anche Eddy Garcia, ex addetto della sicurezza all’Hotel InterContinental di Los Angeles, parlando di quando Diddy diede 100mila dollari in contanti all’uomo per farsi dare un video delle telecamere di sorveglianza che mostrava un’aggressione del rapper ai danni di Cassie Ventura.
Nel filmato, che è stato mostrato anche nel corso del processo, Combs colpisce ripetutamente con mani e piedi Ventura mentre lei è a terra, e poi la trascina per il corridoio.
Garcia ha aggiunto di aver firmato un accordo di riservatezza su carta intestata della società di Combs e una dichiarazione che attestava l’assenza di altre copie del video.
LA TESTIMONIANZA CHIAVE DI “JANE” CONTRO PUFF DADDY
Il racconto risale a giovedì 5 giugno quando, sul banco dei testimoni, è salita “Jane” (pseudonimo per non dichiarare il nome e rimanere anonima) in quanto ex fidanzata di Combs dal 2021 al 2024, confermando e raccontando una storia simile a quella di Cassie Ventura.
La donna racconta di aver più volte detto a Diddy di non voler far sesso con altri uomini, ma quest’ultimo la obbligava a partecipare ai suoi festini poligami che duravano in alcuni casi anche più di 24 ore, durante le quali veniva costretta a fare sesso con prostitute mentre il rapper dava indicazioni, filmava tutto e si masturbava.
Quello che sembrava essere una semplice e pura fantasia sessuale, si è trasformata in un vero e proprio incubo: “È stata una porta che non sono riuscita a chiudere, facevo sesso con altri uomini mentre lui guardava“.
“Jane” ha detto anche che lei e Combs avevano stipulato una sorta di “contratto d’amore“, in base al quale lei si impegnava a garantire la sua partecipazione ai festini illegali, e in cambio lui accettava di versarle per due anni un assegno mensile di 10mila dollari.
Secondo “Jane“, Combs minacciò in più occasioni di interrompere i finanziamenti nel caso in cui si fosse rifiutata di prendere parte agli incontri.
La donna, come da lei stessa dichiarato, veniva anche coinvolta nell’organizzazione dei festini (dal rapper chiamati “Freak Off“) occupandosi del trasporto della droga, l’ingaggio dei sex worker e la prenotazioni delle stanze: l’ultimo al quale partecipò fu nel 2023 al Trump International Hotel di New York.
Un’esperienza che ha traumatizzato “Jane” sia mentalmente sia fisicamente, causandole più volte numerose infezioni vaginali.
Attualità
Israele aggredisce la Freedom Flotilla, gli attivisti sono stati sequestrati in acque internazionali: c’è anche Greta Thunberg

Durante la scorsa notte, lo Stato di Israele ha sequestrato la Freedom Flotilla, una nave che trasportava aiuti umanitari per la popolazione palestinese, la quale sta affrontando una grave crisi umanitaria.
LE PAROLE DI GRETA THUNBERG
All’interno della nave vi erano degli attivisti, tra cui Greta Thunberg. Quest’ultima in un video, che sarebbe stato pubblicato su Instagram (@gazafreedomflotilla) solo in caso di emergenza, ha dichiarato “Siamo stati rapiti e intercettati dalle forze di occupazione israeliane o forze che sostengono Israele”.
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LA DINAMICA
Inizialmente, gli attivisti sono stati circondati, successivamente minacciati e, prima di essere rapiti, sono stati colpiti da sostanze chimiche. Inoltre, Israele ha pure ostacolato i loro segnali radio al fine di non permettere loro di comunicare ciò che stava accadendo.
Tutto questo è avvenuto in acque internazionali, dove Israele non ha nessuna giurisdizione.
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In rete circola una foto, l’ultima che si ha a disposizione perché poco dopo si sono persi totalmente i segnali, che mostra gli attivisti a bordo senza armi e con le mani ben in vista, non rappresentando minaccia alcuna; se non quella di arrivare a Gaza e aiutare la gente del posto, rompendo l’assedio.

Foto: La Repubblica
UNA POLITICA CHE NON RISPONDE?
Molta gente riflette sull’operato di Israele, che non é solo frutto dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, bensì risale a decenni prima. Molti si domandando come mai lo Stato israeliano possa commettere tutti questi crimini di guerra e non essere realmente sanzionato, dopo aver più volte violato molte leggi del diritto internazionale, come si farebbe per qualsiasi altro Stato del mondo.
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Attualmente, secondo quanto riportato dall’ANSA, Il Ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato oggi che la barca umanitaria Madleen, diretta a Gaza, è stata dirottata e sta per attraccare in Israele da dove i suoi passeggeri dovranno “tornare nei loro Paesi”.
Cronaca
Processo Puff Daddy, le parole del suo ex assistente personale: “Mi trattava come se fossi spazzatura”

Come dichiarato dai testimoni presenti al “Processo Puff Daddy”, le dichiarazioni di “Mia” (pseudonimo per definire l’ex assistente personale di Diddy) sono state le più incisive al fine di confermare le accuse di traffico sessuale, lavoro forzato e associazione a delinquere ai danni del produttore musicale.
La donna ha raccontato la sua esperienza da assistente personale di Combs, ricca di abusi e di esperienze drammatiche che la avrebbero traumatizzata: “È la cosa più traumatizzante e terribile che mi sia mai successa ma, devo dire la verità, tutta la verità“.

In foto, Puff Daddy a processo
Foto: Il Corriere della Sera
LA SUA TESTIMONIANZA
“Mia” ha iniziato a lavorare per Combs dal 2009 fino al 2017, raccontando di un rapporto professionale iniziato nei miglior modi e rapidamente degenerato a causa dei comportamenti del produttore musicale.
L’ex assistente ha raccontato di un clima lavorativo tossico e pieno di abusi da parte di Diddy: “Mi ha definito incompetente e stupida, fino a ridurmi in lacrime. Combs mi trattava come se fossi un pezzo di spazzatura, mi umiliava, mi insultava ed urlava“.
Sono stati citati anche degli episodi di presunte violenze sessuali: “Mia” avrebbe raccontato che, durante la festa per i quarant’anni del produttore, quest’ultimo le avrebbe offerto dell’alcool cercando di sollevarle il vestito.
Oltre ciò, ha raccontato di essersi svegliata trovandosi Combs sopra di lei in un letto a castello, e quando lui avrebbe chiesto se volesse fare sesso, lei avrebbe risposto negativamente.
LA QUOTIDIANITÀ CON DIDDY
Come raccontato da “Mia“, la vita nella villa di Combs era ai limiti dell’inferno e senza privacy poiché, il produttore, le vietava di chiudere la porta della sua stanza a chiave (mentre le guardie del corpo maschili potevano farlo) dicendo: “Questa casa è mia e nessuno chiude le porte a chiave”.
Inoltre, considerato anche il fatto che ricevesse come stipendio meno soldi di quanto le venissero promessi, quest’ultima veniva costretta a restare sveglia e in attività per cinque giorni di fila, portando la donna alla perdita dell’udito, senso di disorientamento, vista annebbiata e crisi di pianto incontrollabile: “Ho avuto un crollo fisico, non sentivo più, era come se fossi sott’acqua, non avevo equilibrio, la vista annebbiata, sono scoppiata a piangere istericamente e non riuscivo a smettere. Solo allora Puff mi ha detto che potevo andare a dormire”.
LE CONFERME SU CASSIE VENTURA
“Mia“, sempre durante il “Processo Puff Daddy“, ha confermato che gli abusi di Combs verso Cassie Ventura, la sua ex compagna, erano frequenti e gravi.
Ha citato anche un episodio dove Ventura avrebbe riportato una ferita alla testa dopo essere stata scaraventata contro un letto dal compagno: “È successo tutto così in fretta, ma mi sembrava rallentato. L’ho visto afferrare Cassie, e non sono riuscita a intervenire in tempo. Il bordo del letto era tagliente come un coltello, l’ha scagliata lì e le ha aperto la testa. Il sangue usciva copioso”.
La donna, inoltre, ha raccontato di un altro episodio durante una festa organizzata nella villa di Prince a Beverly Hills in cui lei stessa e Cassie Ventura erano presenti, a discapito di Combs: “Appena lo abbiamo visto entrare, ci siamo guardati e io e Cass siamo scappate in giardino cercando di nasconderci. Puff l’ha raggiunta, l’ha afferrata, l’ha buttata a terra e ha cominciato a picchiarla“.
In seguito, la stessa “Mia” sarebbe stata sospesa dal suo lavoro senza ricevere compenso.
L’intera esperienza, ha detto, era scandita da “punizioni imprevedibili e terrificanti”, in un’atmosfera di continua minaccia.
LA RISPOSTA DELLA DIFESA
Dopo la deposizione di “Mia”, il giudice Jed Subramanian ha discusso con le parti l’andamento del “Processo Puff Daddy“.
Secondo quanto emerso, l’accusa potrebbe concludere la sua esposizione prima del previsto, mentre la difesa ha manifestato l’intenzione di modificare la propria strategia e ha chiesto più tempo per consultarsi con l’imputato.
Non sono esclusi nuovi aggiornamenti e nuove testimonianze nelle prossime settimane, con la conclusione del “Processo Puff Daddy” che sembra ancora lontana.
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