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Calcio

Il Super Commento della 12ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della dodicesima giornata di Serie A.

Genoa – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

A un passo dal colpaccio, il Como viene raggiunto dal gol nel recupero di Vogliacco. La gara del Ferraris inaugura la 12ª giornata, anticipata a giovedì sera a causa del Rally della Lanterna. Tante le assenze da una parte e dall’altra, con Fabregas che sostituisce gli infortunati Perrone e Sergi Roberto con Engelhardt e Da Cunha. Fabregas impiega il francese in mezzo al campo per non concedere punti di riferimento alla mediana del Grifone. Thorsby agisce alle spalle di Pinamonti e Ekhator, e tra le linee comincia a emergere Nico Paz. In avvio il Genoa prova a spingere sull’acceleratore, con il Como che si compatta a ridosso dell’area di rigore e prova a risalire il campo giocando sulla profondità, data dai movimenti di Cutrone. I lariani cominciano ad affacciarsi dalle parti di Leali con Nico Paz, al quarto d’ora lo spagnolo calcia forte sul primo palo, e l’estremo difensore italiano deve calare la prima grande parata della serata. Il Como rimane in pressione alta, e passa in vantaggio un minuto più tardi: Pinamonti prova a guidare la ripartenza genoana, ma viene ingabbiato da tre giocatori del Como e perde palla, la sfera arriva a Fadera al vertice dell’area, l’esterno serve Nico Paz in area e lì serve tutta la classe dello spagnolo, bravo ad attirare la marcatura di Frendrup e appoggiare al limite per Da Cunha, il francese prende la mira e porta in vantaggio il Como. La rete del centrocampista certifica il predominio della squadra di Fabregas, sempre equilibrata e compatta dietro la linea del pallone. Il raddoppio sistematico di Strefezza su Martin oscura la fascia sinistra del Genoa, e porta i padroni di casa a sviluppare sulla destra, dove però Sabelli è bloccato da Fadera e Nico Paz. L’esterno angolano sfiora il raddoppio in contropiede ma Leali respinge. Il Genoa approfitta di un momento di squilibrio del Como e in tre passaggi manda Ekhator (18 anni) a tu per tu con Reina (42 anni), l’estremo difensore spagnolo fa valere tutta la sua esperienza e intercetta il pallonetto del giovane attaccante italiano. Nel secondo tempo Gilardino cambia modulo, inserisce Miretti per Martin e passa a una difesa a quattro. Il Como riparte con gli stessi undici e l’inerzia della gara è decisamente a favore del lariani. Il Genoa concede spazi tra le linee e Nico Paz e Cutrone attaccano sistematicamente la profondità. Al 70’ l’attaccante italiano trova il 2-0, con un diagonale sul secondo palo, ma la rete viene annullata per fuorigioco dal VAR. Nel finale il Como spreca un paio di occasioni con Cutrone e Strefezza, e il Genoa attacca a testa bassa, sospinta dall’orgoglio e dal tifo incessante di Marassi. L’ingresso di Balotelli fomenta il Ferraris, ma non cambia il canovaccio tattico della partita. Nel recupero il Genoa riacciuffa il pareggio, corner di Miretti sul primo palo, il Como difende a zona e orienta le marcature verso il vertice dell’area, Pinamonti spizza la sfera che arriva al centro dell’area piccola, Nico Paz si perde Vogliaccoche arriva a concludere con il destro.
Pareggio dai due volti, da una parte il cuore genoano, dall’altra il rammarico e la delusione lariana. Il Como gioca un’ottima gara, con tante occasioni e una discreta compattezza tra i reparti. Nonostante le assenze, Fabregas era riuscito a imbrigliare per bene il Genoa, ma nel finale i lariani peccano di attenzione e malizia, e la rete di Vogliacco certifica la fragilità difensiva del Como (almeno un gol subito in ogni gara). Il Genoa si aggrappa all’orgoglio e al cuore di uno dei ragazzi di Genova, pareggio che permette alla squadra di Gilardino di rimanere attaccata al Como, entrambe a 10 punti.

Lecce – Empoli ( A cura Tommaso Patti)

Termina in parità la sfida tra Lecce e Empoli, i salentini salgono a quota nove punti, rimanendo però  impigliato nella zona bassa della classifica. Per gli azzurri invece, arriva un punto importante se messo in relazione con i rischi e i pericoli presi negli ultimi minuti di gioco. Al Via del Mare l’avvio di partita è molto tranquillo, con molto equilibrio ma con pochissime conclusioni nello specchio della porta nella prima mezz’ora. Dopo una trentina di minuti senza particolari acuti offensivi, la gara si sblocca al 33′ con Pietro Pellegri: l’attaccante azzurro viene servito da Cacace dopo un personale coast to coast e, dopo essere stato servito del terzino australiano, l’ex centravanti di Genoa e Torino piazza il pallone all’angolino, trovando il suo secondo gol consecutivo dopo la rete decisiva nel successo contro il Como della scorsa giornata. La reazione dei padroni di casa arriva a ridosso del duplice fischio, quando dopo un calcio di punizione battuto da Oudin (schierato a sorpresa da Gotti alle spalle di Krstovic), Gaspar arriva più in alto di tutti ma angola troppo il pallone di testa, sprecando l’opportunità di pareggiare una gara che fin li, rispecchia esattamente il momento complicato dei giallorossi. Nella ripresa l’Empoli va vicino al raddoppio con Cacace che, con un diagonale mancino, colpisce il palo, confermando però l’ottima intuizione di D’Aversa di schierarlo titolare al posto di Pezzella. Dopo aver provato continuamente di pareggiare la gara, il Lecce riesce a mettere tutto in parità al 77′ con Santiago Pierotti, l’attaccante argentino (subentrato dopo l’infortunio di Banda al 20‘), segna il suo primo gol in Serie A grazie ad un suo recupero a metà campo ma soprattutto grazie all’assist di Gallo, che propizia il colpo di testa del numero cinquanta giallorosso. I padroni di casa, carichi mentalmente dal gol del pareggio, si proiettano nell’area di rigore avversaria sfiorando il gol del 2-1 con Krstovic che, di testa, colpisce nuovamente la traversa. Nei cinque minuti finali, entrambe le squadre provano ad affondare il colpo senza però riuscirci.

Venezia – Parma (A cura di Simone Scafidi)

Il Parma vince al Penzo e ritrova i tre punti dopo quasi tre mesi, condannando il Veneziaall’ultimo posto in classifica. A passare in vantaggio sono però i lagunari, che partono subito con la marcia ingranata e al 4’ trovano il gol dell’1-0 con Nicolussi Caviglia, che stoppa il cross di Oristanio e calcia al volo, insaccando la sfera alle spalle di Suzuki e trovando il secondo gol nelle ultime tre partite. La squadra di Pecchia non tarda a rispondere e al 16’, sugli sviluppi di un corner, Valeri raccoglie un passaggio di Man al limite dell’area e calcia verso la porta, trovando una bellissima traiettoria che mette Stankovic fuori dai giochi e pareggia la partita. Dopo il gol, il Parma prende sempre più campo rinchiudendo il Venezianella sua area, e dieci minuti dopo il gol del pareggio Benedyczak sfiora il vantaggio con un destro dal limite dell’area. Al 68’, dopo diverse azioni pericolose, i padroni di casa provano a concretizzare il vantaggio con i tiri di Oristanio e Busio ribattuti dal muro emiliano. Proprio da quest’ultima azione nasce un rapidissimo contropiede guidato da Sohm, che in profondità trova Man, che calcia in porta e impegna Stankovic, la cui respinta viene raccolta da Bonny, che ribadisce in porta e torna al gol dopo quattro partite. Il Venezia prova timidamente a reagire a 5’ dalla fine con Pohjanpalo che colpisce di testa su un corner, trovando però le mani sicure di Suzuki. Il Parma torna dunque alla vittoria, e lo fa con una partita iniziata male, che è stato capace di recuperare e successivamente vincere, difendendo con cognizione di causa e con solidità. Il Venezia continua il suo pessimo periodo di forma, con una prestazione di poco carattere, in una partita in cui non si è quasi mai reso pericoloso, lasciando inoltre troppi spazi all’attacco dei ducali, che ne approfittano e trovano due gol perfettamente evitabili.

Cagliari – Milan (A cura di Marco Rizzuto)

Gara folle quella dell’Unipol Domus tra Cagliari e Milan. Rimonte e contro rimonte per uno dei match più spettacolari di questo campionato. Dalla doppietta di Leao ai due gol di Zappa, passando per l’esordio di Camarda e i gol di Abraham e Zortea.

Juventus – Torino (A cura di Dennis Rusignuolo)

La Juventus si aggiudica il Derby della Mole. Allo Stadium i bianconeri dominano contro il Torino e si portano a ridosso della vetta con i gol di Weah nel primo tempo, e Yildiz nel secondo.

Atalanta – Udinese (A cura di Marco Rizzuto)

L’Atalanta ribalta l’udinese e manda un segnale ai piani alti, la rete di Pasalic e l’autogol di Tourè, permettono alla Dea di guardare alla vetta.Dieci minuti di fuoco al Gewiss, entrambe le squadre si alternano nel creare occasioni pericolose. Ma la prima palla gol spetta all’Udinese. Lovric viene mandato a tu per tu con Carnesecchi che risponde prima sulla conclusione dello sloveno, e poi in tuffo negando il gol a Davis. Continuano le occasioni di una partita pazza e impronosticabile, l’Atalanta sigla il gol del vantaggio con il solito Retegui, rete che viene annullata però per il tocco in posizione irregolare di Lookman. L’Udinese risponde subito dopo, dimostrando la grande grinta impressa da Runjaic ai suoi. Payero si inserisce alle spalle di Kossounou e dal vertice dell’area scheggia la traversa. Il pressing molto alto messo in campo dai friulani rende veramente difficile la costruzione ai padroni di casa. Al 25′ Gasperini è costretto ad effettuare il primo cambio della partita, Djimsiti rimane dolorante dopo un contrasto di gioco con Thauvin, e viene sostituito da Ederson. Poco dopo l’Udinese trova la rete del vantaggio con Davis ma anche in questo frangente viene annullata per l’intervento falloso dell’inglese ai danni di De Roon. Nel finale i bianconeri riescono a sbloccarla, stavolta in modo regolare, Thauvin guida il contropiede bianconero e allarga nella zona di Kamara che da lontanissimo prende la mira e calcia un bolide che si insacca in rete, inutile il tentativo in tuffo di Carnesecchi. L’Udinese nonostante il vantaggio non si chiude in difesa e cerca sempre di partire in contropiede alla ricerca del raddoppio. La Dea pareggia dopo dieci minuti dalla ripresa. Ripartenza fulminea di Bellanova (entrato a secondo tempo per l’infortunato Zappacosta) che serve un cioccolatino per Pasalic che non sbaglia il rigore in movimento. L’Atalanta ribalta tutto in quattro minuti grazie ad un autogol sfortunato di Tourè, che in scivolata devia in porta il traversone basso di Bellanova. Incubo ad occhi aperti per Runjaic che si riflette anche sui suoi giocatori, l’aggressività vista nel primo tempo è andata sciamando pian piano, lasciando alla Dea molta più libertà in costruzione. Col passare dei minuti, i nerazzurri mirano ad addormentare la partita, abbassando drasticamente i ritmi visti nella prima frazione. Nei minuti conclusivi si ferma anche Zaniolo. Il numero dieci si accascia per un guaio muscolare e viene sostituito da Cuadrado, match sfortunatissimo per l’Atalantasul piano fisico. Il match si chiude con la vittoria in rimonta dei bergamaschi, sesto centro consecutivo che permette alla Dea di godersi il big match di San Siro. L’Udinese crolla ancora, sebbene un primo tempo giocato a grandi livelli, nel secondo sono bastati cinque minuti per mandare tutto in fumo. La squadra di Runjaic rimane inchiodata a 16 punti, da ormai tre giornate.

Fiorentina – Verona (A cura di Tommaso Patti)

Nel segno di Kean, la Fiorentina cala il tris e supera il Verona. Al Franchi, la viola parte fortissimo, portandosi subito in vantaggio al quarto minuto con Kean, servito dopo una cavalcata da parte di Beltran. La reazione degli ospiti non tarda ad arrivare, all’ottavo minuto Lazovic immette un cross teso, sventato da De Gea prima del tap-in di Tengstedt. L’occasione precedentemente sbagliata dal centravanti danese è solo un assaggio di quello che accade dieci minuti più avanti quando, dopo aver portato palla, Saut Serdar calcia trovando un grandissimo gol che vale il pareggio. Dal gol dell’1-1 i ritmi si abbassano, le azioni diminuiscono fino al 59′, quando sul corner battuto da Adli, Kean anticipa tutti all’interno dell’area piccola, realizzando il gol del nuovo vantaggio per la viola. Ferita dal gol subito, la squadra di Zanetti accusa il colpo senza riuscire a reagire, rischiando di subire la terza rete sul lancio di Comuzzo per Beltran che, dopo un controllo di petto, impegna Montipò. Il colpo del K.O. la Fiorentina lo affonda al minuto ottantatré, quando dopo il recupero palla di Kouame in una zona insidiosa del campo, l’attaccante viola si immola verso la porta salta anche l’estremo portiere gialloblù e serve a centro area Kean, che da pochi passi firma la sua prima tripletta in carriera e chiude la partita grazie alla sua ottava rete in Serie A.

Roma – Bologna (A cura di Marco Rizzuto)

Non basta la doppietta di  El Shaarawy ai giallorossi, il tridente OrsoliniCastroKarlssonstende una Roma ferita e spettacolare. L’avvio all’Olimpico è molto lento, poche occasioni e tanti duelli in mezzo al campo. Al 20′ Orsolini con una super giocata lascia sul posto Angelino e scappa verso la porta, l’esterno, con un tiro-cross calcia largo e in allungo Ndoye, tenta di insaccare in spaccata ma mancando il contatto col pallone sbatte contro il palo rimanendo a terra dolorante. Italiano così è costretto ad effettuare il primo cambio forzato della gara, inserendo Karlsson con Ndoye che esce in barella. Pochi minuti dopo, il Bolognapassa avanti, Castro insacca da pochi metri dopo la deviazione di Celik sul il corner tagliente di Orsolini. I giallorossi tentano una reazione, e alla mezz’ora, Konè dalla fascia sinistra  arriva sul fondo e mette un pallone pericoloso in mezzo per Soulé che calcia di prima, spaccando la traversa. Il primo tempo termina senza troppe emozioni, con le squadre che tornano negli spogliatoi sotto la pioggia di fischi incessanti dei tifosi giallorossi. Ripresa che segue lo stesso copione, si assiste ad una partita da un’intensità molto bassa. Per dare una scossa, Juric richiama in panchina Soulé ed inserisce Shomurodov. Poco dopo l’ora di gioco la Roma riesce a pareggiare con El Shaarawy, l’esterno giallorosso riesce a spedire in rete con un colpo di testa su assist di Mancini. Questo gol suona la carica alla Roma, ma proprio nel momento migliore dei giallorossi, il Bologna torna in vantaggio dopo solamente tre minuti. Orsolini servito con un lancio millimetrico da Castro rientra sul sinistro e calcia, il pallone sbatte su Mancini e finisce in rete beffando Svilar. Al 77′ il Bologna cala il tris con Karlsson, il numero dieci viene servito con un filtrante alto da Miranda e davanti Svilar non sbaglia, facendo calare le tenebre nuovamente sull’Olimpico. A dieci dalla fine Juric è costretto a sostituire Koné per un problema fisico, mettendo al suo posto Paredes. Nel minuto successivo la Roma torna in partita infiammando il finale, sempre con El Shaarawy, che insacca da dentro l’area su assist di Shomurodov. Gli animi di scaldano ed il finale diventa frizzante. Sul finale Dallinga si divora il gol del poker, chiudendo troppo il destro e mandando la sfera sul fondo da pochi metri. Il match termina con la terza vittoria consecutiva del Bologna sulla Roma, vittoria che permette ai ragazzi di Italiano di eguagliare il Milan a diciotto punti. Condannata la Roma, altra sconfitta per 2-3 che inchioda i giallorossi a 13 punti. Con l’esonero di Juric, il ritorno dalla pausa nazionali sarà una grande incognita.

Monza – Lazio (A cura di Tommaso Patti)

Vittoria di misura per la Lazio di Baroni, a Monza la decide una grandissima rete di Zaccagniche spedisce i biancocelesti a 25 punti. Le due squadre approcciano la gara con due stati d’animo diversi: gli ospiti vengono da un momento decisamente positivo condito dal primo posto in Europa League e un avvio di campionato sorprendente, il Monza invece, è reduce da un periodo buio, con solo un punto nelle ultime tre gare di Serie A. L’inizio di gara all’U-Power Stadium è equilibrato, con occasioni da entrambe le parti, portate avanti da Maldini, Dia e Nuno Tavares, quest’ultimo protagonista di un cross deviato che stava per ingannare Turati. Nei minuti successivi la gara si sblocca dal punto di vista degli interventi irregolari: in due occasioni vengono assegnati altrettanti cartellini gialli per il Monza a causa dei falli di Pedro Pereira e Carboni su Nuno Tavares e Pedro. Al 32′ la Lazio prova a concretizzare, andando vicino al gol del vantaggio con Zaccagni, il capitano bianco celeste calcia a giro colpendo il palo a portiere battuto dopo esser stato servito nuovamente da un incontenibile Nuno Tavares. Dopo aver spedito alto il pallone sulla ribattuta del palo preso da Zaccagni, qualche minuto dopo Pedro si rende protagonista di un recupero palla fondamentale a metà campo ai danni di Daniel Maldini, l’azione prosegue con il possesso palla di Mattéo Guendouzi che serve Zaccagni nella stessa posizione dell’azione precedente, anche questa volta il numero dieci laziale si sposta  il pallone sul piede forte e calcia a giro sul secondo palo, segnando la sua quarta rete in campionato. L’unico acuto del primo tempo brianzolo al gol subito arriva al tramonto dell prima frazione: sul cross di Pedro Pereira, Djuric colpisce di testa e, nel tentativo di respinta sbagliato da parte di Marusic, Dany Mota approfitta della situazione provando a pareggiare la gara con un rovesciata. che termina alta. Nella ripresa parte meglio la squadra ospite, che rischia di raddoppiare con il tiro da fuori da parte di Rovella, in risposta arriva un ottimo intervento da parte di Turati. La gara subisce un altro abbassamento dei ritmi, fino al 70′, quando con due occasioni in meno di due minuti, il Monza va vicina al gol del pareggio con il colpo ti testa di Izzo prima, e poi con la conclusione alta da buona posizione di Maldini. A pochi minuti dal termine, Baroni schiera Castellanos, l’attaccante argentino riesce a sollevare il baricentro della Lazio sfiorando più volte la sua sesta marcatura in campionato.

Inter – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)

A San Siro termina in parità la sfida tra Inter e Napoli. La gara viene sbloccata dal gol di McTominay, mentre il gol del pareggio arriva dal bellissimo destro di Çalhanoğlu, protagonista di un penalty sbagliato nella seconda frazioni.

LA TOP 11 DELLA 12ª GIORNATA

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)

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Dopo i primi quattro gironi, che sono già tornati in campo per la seconda giornata del torneo, ecco gli altri quattro gironi che hanno fatto il loro esordio negli scorsi giorni. Figurano tante big, oltre alle due italiane in azione, Juventus e Inter.

GIRONE E 

Inter, Monterrey, River Plate, Urawa Reds 

La prima gara del girone è quella tra il River Plate e i giapponesi dell’Urawa Reds. A Seattle le temperature sono più adatte per una grigliata di asado con gli amici piuttosto che una partita di calcio, ma nonostante il caldo torrido alle 12.00 (ore americane) al Lumen Field ci sono un buon numero di tifosi dei Millionarios, che assistono all’esordio vincente della squadra di Gallardo. Un successo che mette ulteriormente in mostra tutte le qualità del gioco del River Plate: gestione lucida del possesso, una buona dose di ‘garra’ e un Mastantuono pronto a prendersi la scena prima di passare al Real Madrid a fine mondiale. Il vantaggio parte proprio da una giocata del classe 2007, proseguita dal solito cross tagliente di Acuna, e da un inserimento brutale di Colidio in mezzo ai difensori. Nella ripresa il raddoppio porta la firma di Driussi, anche se gran parte del gol è regalato dal terrificante retropassaggio del difensore Hoibraten. Driussi si fa anche male nella ricaduta, nel frattempo l’Urawa accorcia le distanze dagli undici metri con Matsuo e comincia a pregustare il sapore della rimonta, subito interrotta dalla zuccata di Meza a dieci dalla fine. Un River che gioca bene e che usa…la testa, viste le tre zuccate che hanno regalato alla banda Gallardo i primi tre punti, e adesso il “set point” contro il Monterrey può regalare già il primo posto aritmetico al River Plate.

Foto: X Inter

Nell’altra gara del girone l’Inter fa il suo esordio contro il Monterrey. Dalla finale di Champions League di venti giorni fa l’Inter ha cambiato molto, ridimensionato dopo la batosta subita dal PSG. In panchina non siede più Simone Inzaghi, che è rimasto comunque nel giro del Mondiale per Club, ma Christian Chivu. Il tecnico romeno arriva da Parma e nel suo primo match cerca di non effettuare particolari rivoluzioni tecnico/tattiche. Si riparte dal 3-5-2 con Seba Esposito che affianca Lautaro Martinez. L’approccio della gara da parte dell’Inter non è prorompente come avevano abituati i nerazzurri in questi anni, ma la pressione e il fraseggio sono comunque apprezzabili. Si cerca di catturare qualsiasi strategia attuata da Chivu rispetto al precedente ciclo di Inzaghi, ma l’unica vera soluzione che si nota è la marcatura a zona nelle palle inattive, e la dimostrazione porta al vantaggio il Monterrey: la difesa dell’Inter cerca di ostruire il centro dell’area di rigore da potenziali attacchi, ma nessuno segue il taglio dell’eterno Sergio Ramos, lo spagnolo è micidiale sotto pressione, figuriamoci senza marcatura… incornata che sbatte sul terreno e beffa Sommer, non proprio impeccabile. L’Inter ci mette qualche minuto a pareggiare, e lo fa con uno schema su punizione che culmina con il tap-in vincente di Lautaro Martinez. Nel secondo tempo si vedono le cose interessanti, perché il Monterrey traccia un solco a metà campo e non lo oltrepassa quasi mai, ma soprattutto Chivu decide di inserire i nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, oltre a Thuram per Esposito. Il tecnico nerazzurro cambia modulo e alza il raggio d’azione di Mkhitaryan, anche se i messicani non soffrono particolarmente, merito di una gestione della linea difensiva da generale romano da parte di Sergio Ramos. Tra luci e ombre Chivu marchia il suo esordio con un pari, e adesso la gara contro l’Urawa diventa un passaggio decisivo per le sorti dell’Inter nel Mondiale per Club, in attesa di una crescita generale dell’ambiente nerazzurro, ancora troppo arrugginito dopo le fatiche di fine stagione.

  • Inter-Urawa Reds
  • River Plate-Monterrey 

GIRONE F

Borussia Dortmund, Fluminense, Mamelodi Sundowns, Ulsan HD 

Foto: X Fifa Club World Cup

Il calendario mette a confronto subito Borussia Dortmund e Fluminense, le due squadre favorite per il passaggio del turno. Il Fluminense si presenta con una squadra di figure pittoresche per molteplici motivi: spicca il giovanissimo portiere Fabio, 44 anni e 171 giorni, e il centrocampista Hercules, infaticabile mezzala, oltre all’ancora frizzante Thiago Silva. Il Borussia Dortmund si ricorda di scendere in campo solo a tratti, perché per il resto la partita è un dominio costante del Fluminense. I brasiliani attaccano la porta di Kobel da qualsiasi angolazione possibile, poi però devono fare i conti con il portiere svizzero, che francamente ha deciso che la partita debba finire in parità. Dell’attacco del Borussia non c’è alcuna traccia, e quando i gialloneri si affacciano in avanti, Fabio e Thiago Silva non hanno nemmeno bisogno di calare a referto qualche gemma gloriosa del loro passato, perché pericoli concreti non ne arrivano. Nella ripresa l’occasione più grossa capita nei piedi dei giocatori del Fluminense, ma Kobel risponde alla grande su un primo tiro di Everaldo, e alla grandissima sulla ribattuta di Nonato, che già stava per correre sotto la curva occupata dai tifosi brasiliani. Nel frattempo il Borussia accoglie un altro Bellingham in mezzo al campo, non più Jude ma il fratello minore Jobe, ma quasi nessuno se ne accorge perché il Dortmund non riesce nemmeno a costruire un’azione degna di nota. Termina 0-0, come aveva deciso Kobel, ma il Borussia Dortmund adesso deve accendersi per evitare brutte sorprese in corso d’opera. Altra grande prestazione per una sudamericana, con il Fluminense che ai punti meritava più di un gol e la vittoria finale, ma la dea bendata -e Kobel- riescono a mantenere il punteggio fermo sul pari. Altra menzione per Hercules, che non sembra nemmeno male in mezzo al campo, ma il suo nome lo precede, e onestamente è clamoroso.

L’altro match del girone è l’emblema del mistero e dell’incertezza che veleggia attorno ad alcune realtà del mondo calcistico. La gara tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns comincia in ritardo a causa della pioggia, e se già era difficile registrare un sold out per questa gara, le condizioni meteo decimano ulteriormente gli spettatori di questo match che può nascondere la magia di una finale dei mondiali, o la sonnolenza di uno spareggio di metà agosto in Lituania. I sudafricani (Mamelodi) giocano bene e sostanzialmente dominano, Rayners ne segnerebbe anche tre, ma due di questi vengono annullati dal VAR, con tanto di decisione spiegata a tutto lo stadio dall’arbitro, una delle tante novità sperimentate in questo torneo dalla FIFA -al momento ampiamente promossa. Finisce soltanto 1-0, anche perché il centrocampista dell’Ulsan Bojanic va a calciare due volte e tira fuori dal cilindro due tiri orribili, incredibilmente per motivi opposti: uno altissimo, uno molle e centrale. Occasionissima per il Mamelodi, che adesso può sognare in grande visto l’ottimo esordio, anche se adesso arrivano le “big”.

Seconda giornata:
  • Mamelodi-Borussia Dortmund 
  • Fluminense-Ulsan HD

GIRONE G 

Al-Ain, Juventus, Manchester City, Wydad Casablanca

A Philadelphia il Manchester City comincia il suo mondiale contro il Wydad Casablanca. Guardiola ha accolto tra le sue braccia altri due gioielli provenienti dal mercato, tali Reijnders e Cherki -non proprio sconosciuti- e non perde tempo a gettarli in campo, a costo di rinunciare ad Haaland e il pallone d’oro Rodri. Non c’è bisogno di spiegare le motivazioni su questa scelta, perché bastano i primi due minuti per capire che il Manchester City potrebbe dominare il palleggio anche con Liam e Noah Gallagher degli Oasis. Al secondo minuto Foden la schiaffa in porta, tornando ad assaporare la gioia del gol che gli mancava da quasi sei mesi. Il Wydad prova anche a spingersi in avanti, ma a parte una serie di giocate del fantasista Lorch -che va menzionato solo per la quantità innumerevole di sombreri e la quattro sulle spalle- non si registrano particolari pericoli per Ederson. Prima dell’intervallo i marocchini riescono a far passare Doku come un predatore d’area, lasciandolo completamente da solo in mezzo all’area al momento del corner di Foden. Di fatto, la partita termina nella prima frazione, e gli ingressi di Haaland e Rodri -insieme ad altre figure- non fanno altro che accentuare il dominio dei Citizens, che hanno talmente tanto la situazione sotto controllo che trovano il tempo per sborsare 20 mila euro di multa (la FIFA ha introdotto una penale per ogni sanzione, e l’espulsione corrisponde a circa 20 mila franchi svizzeri) per una tacchettata in faccia a un avversario da parte di Rico Lewis. 

Foto: X Juventus FC

La gara che chiude la prima giornata è l’esordio della Juventus di Igor Tudor. L’avversario dei bianconeri è l’Al-Ain, che presenta il 5-3-2 delle grandi occasioni, con un sempreverde Rui Patricio in porta. I bianconeri sono reduci dalla visita alla Casa Bianca, dove sono stati costretti ad ascoltare Trump mentre parlava ai giornalisti della guerra e del calcio femminile, in uno dei momenti più surreali della storia recente del calcio, ma in campo mettono subito le cose in chiaro, come fa l’America quando subentra nei grandi conflitti: all’intervallo il risultato è sul 4-0 per la squadra di Tudor, con la doppietta di Kolo Muani, il gol di Conceição e la gemma di Yildiz (che ancora una volta segna all’esordio in qualche torneo), nel secondo tempo arriverà anche il quinto gol di Chico Conceição. Se nel corso della stagione i giocatori della Juve sembravano spaventati anche da un fiammifero, a Washington i ragazzi di Tudor sembrano una banda di potenziali piromani: vanno a duemila, recuperano il pallone velocemente, si cercano e si trovano anche a occhi chiusi. In attesa dei recuperi di alcune pedine fondamentali (contro l’Al-Ain hanno riassaporato il campo Gatti e Koopmeiners), Tudor spinge sul blocco visto nel rush finale, con un Kelly in netto miglioramento con l’approccio al ruolo, e Alberto Costa in versione treno merci. Il portoghese è un’iradiddio sulla fascia destra e confeziona anche due assist, mentre l’enigma principale riguarda Conceição e Kolo Muani, entrambi in prestito ma sempre più incisivi nell’ecosistema bianconero. Sorrisi e sacrificio, il primo posto in classifica e la voglia di spingersi oltre. La Juventus di Tudor parte alla grande in America, e già nel prossimo turno può ipotecare il passaggio del turno.

Seconda giornata:

  • Juventus-Wydad Casablanca
  • Manchester City-Al Ain

GIRONE H 

Al-Hilal, Pachuca, Real Madrid, Salisburgo

Esordio a tutto tondo per Real e Al-Hilal, che accolgono nelle loro rispettive panchine Xabi Alonso e Simone Inzaghi. Ne viene fuori un match spettacolare, soprattutto per merito del coraggio e del dinamismo del club saudita. Senza Mbappé, Xabi Alonso sceglie il giovane Gonzalo Garcia, mentre dietro giocano subito i nuovi arrivati, Huijsen e Alexander-Arnold. Inzaghi ci ha messo poco a dare un’impronta decisa all’Al-Hilal, e la mezz’ora iniziale è quasi un monologo dei sauditi, più vivi e spigliati rispetto a un Madrid alla ricerca di geometrie. A Renan Lodi viene anche annullato un gol per fuorigioco, Inzaghi comincia a dispensare urla a qualsiasi oggetto vestito di blu, e nel frattempo il Real Madrid rispolvera la ripartenza all’italiana, finalizzata da Gonzalo Garcia su assist di Rodrygo. L’Al-Hilal ci mette poco a pareggiare la gara, grazie al calcio di rigore realizzato da Ruben Neves. Xabi Alonso non stravolge i suoi Blancos rispetto a quanto visto lo scorso anno, e sceglie la via della continuità anche nelle sostituzioni, con Tchouameni che continua il suo viaggio da nomade nella parte arretrata del campo mentre Asencio lascia il posto a Guler. Il turco da quella marcia in più al Madrid, e nel frattempo il ritmo dei sauditi è calato notevolmente, prevedibile considerando il dispendio enorme di energie del primo tempo e il caldo asfissiante di Miami. Nel finale il VAR assegna un rigore al Real Madrid per una manata di Al-Qahtani su Fran Garcia. Dal dischetto Valverde incrocia il destro ma Bonou azzecca l’angolo e mette il sigillo finale al pareggio. Due cantieri ancora in fase di avvio, ma arrivano già i primi segnali da una parte e dall’altra. Se Inzaghi può ritenersi soddisfatto per qualità e ritmo messo in campo, Xabi Alonso attende il ritorno di Mbappé per cercare di nascondere le difficoltà evidenziate in questo primo match, fotocopie dell’ultima stagione blanca. 

Foto: fifa.com

Altrettanto divertente è la gara tra Pachuca Red Bull Salisburgo. A Cincinnati trionfano gli austriaci dopo un match durato quattro ore (sospeso per un’ora e quaranta per l’acquazzone che ha colpito la città durante il secondo tempo). Gara divertente e frizzante fin dai primi minuti, con i messicani che rispolverano un centravanti d’area di rigore come Salomon Rondon, stranamente poco freddo e lucido contro l’estremo difensore del Salisburgo, l’impronunciabile Zawieschitzky. A ridosso dell’intervallo gli austriaci trovano il vantaggio grazie alla perla di Oscar Gloukh, l’israeliano lascia a terra Pedraza e batte Moreno con un destro a giro di pregevole fattura. Nella ripresa la gara si interrompe per quasi due ore per il temporale, poi riparte e i fulmini lasciano spazio ai fuochi d’artificio. Il Pachuca trova il pareggio grazie a una punizione di Gonzalez, su cui barriera e portiere non fanno una bella figura; Rondon continua la sua ricerca spasmodica del gol ma non riesce a segnare. Chi riesce a gonfiare la rete è l’altro centravanti, il neo-entrato Onisiwo, che sale in cielo e riesce a indirizzare e colpire forte il pallone, per un vantaggio che spedisce il Salisburgo in vetta alla classifica. In attesa della gara contro l’Al-Hilal gli austriaci provano a inserirsi di soppiatto in alto alla classifica.

Seconda giornata:

  • Salisburgo-Al-Hilal 
  • Real Madrid-Pachuca
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Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)

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Polemico, esagerato e curioso, proprio come sa essere l’America. Il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA rispecchia i canoni degli Stati Uniti, che si preparano al mondiale tra nazionali (in programma il prossimo anno) con una parata di stelle e altri elementi celesti più misteriosi, ma intensi e curiosi. Tante le novità in esperimento, numerosi argomenti di valutazione, ma nel frattempo la prima giornata è terminata nella notte, e tra poco il mondiale riparte con la seconda giornata. Allora ecco la prima parte dell’analisi delle prime gare del Mondiale per Club, girone per girone.

GIRONE A 

Al-Ahly, Inter Miami, Porto, Palmeiras 

Uno dei raggruppamenti più intriganti dell’intero mondiale, non tanto per la quantità elevata di “big” al suo interno, ma per l’alone di mistero e curiosità che circola attorno a Messi e avversari. Dopo le prime due partite la classifica è rimasta la stessa dello scorso venerdì, quando ancora il torneo non era cominciato. L’ordine rimane quello alfabetico, la differenza reti pari ai gol realizzati dalle quattro squadre, ossia zero, ma le due gare sono state tutt’altro che noiose.

Foto: fifa.com

La gara tra AlAhly e l‘Inter Miami apre il mondiale. Nel primo tempo gli egiziani dominano in lungo e in largo, come non si vedeva probabilmente da Cleopatra e family. La retorica storica però non è casuale, perché nell’assedio costante dell’Al-Ahly verso la porta avversaria emerge un altro reperto di notevole importanza nella gara: il portiere dell’Inter Miami, tale Oscar Ustari, 38 anni compiuti. Il portiere argentino è il protagonista della prima frazione perché mette a referto una serie di parate sensazionali, e mette la ciliegina al minuto 43 quando ipnotizza Trezeguet dal dischetto. Nel secondo tempo l’Inter Miami prova a giocare con maggior qualità, e la modalità è quella nota a tutti: palla a Messi e poi si vede. Al minuto 63 tutto lo stadio trattiene il fiato per la punizione di Messi, l’argentino cerca la soluzione a effetto e spedisce la palla in rete. Peccato che la palla non giri abbastanza e si vada a incastrare nella parte esterna della porta, regalando soltanto l’illusione ottica di un grande gol. Nel finale emerge anche l’altro estremo difensore, l’egiziano El-Sheenawy, anche lui ben navigato grazie alle sue 36 primavere. Le sue parate chiudono la porta, e dove non arriva El-Sheenawy ci pensano i legni, come quello colpito all’ultimo istante da un tiro-cross di Messi. Finisce 0-0.

Nell’altra gara del girone Porto e Palmeiras giocano talmente a viso aperto che si devono arrendere a uno 0-0 che suona come un oltraggio al calcio, per la mole di occasioni avute da entrambe le squadre. Due gemme per parte, Estêvão per i brasiliani e Rodrigo Mora per i portoghesi, ma le due squadre presentano un parco giocatori talmente completo da poter andare in guerra e a una sfilata a Hollywood allo stesso tempo. Tante, tantissime, troppe, occasioni e in questo teatro emergono artisti incompresi, o magari talmente sconosciuti a sé stessi da essere perfetti per dominare la scena. È il caso del portiere del Porto, Claudio Ramos, provvidenziale con una serie di parate tanto efficaci quanto qualitativamente orrende. Il Palmeiras ai punti meriterebbe almeno un gol, ma il palo e le parate sconsiderate di un Ramos in giornata di grazia non cambiano il risultato. Anche l’altra gara finisce 0-0.

Seconda giornata:

  • Palmeiras-Al-Ahly
  • Inter Miami-Porto 

GIRONE B 

Atletico Madrid, Botafogo, PSG, Seattle Sounders

Dopo aver schiantato l’Inter in finale di Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con i favori del pronostico. L’armata di Luis Enrique fa il suo esordio a Pasadena contro l’Atletico Madrid, al cospetto di un caldo torrido e ottantamila persone, a cui vanno aggiungi i sedici giocatori impiegati da Simeone nel corso della gara. Si prospettava come il match di cartello di questa prima giornata, e invece termina con un PSG che passeggia e domina per 4-0. Al momento i parigini viaggiano a una cilindrata nettamente superiore rispetto alla concorrenza, e anche senza due pilastri offensivi fondamentali, come Dembelé e Barcola, ci pensano gli altri diamanti che Parigi sta conservando, Fabian Ruiz e soprattutto Vitinha. Il centrocampista portoghese continua il suo mostruoso dominio del gioco e adesso si comincia a comprendere al meglio la sua leadership. Le altre due firme sono di Kang-In Lee e Mayulu, che in questo ultimo mese sta cercando di rinominare la celebre zona Cesarini. Per la banda del Cholo si mette subito in salita, anche se la qualificazione non sembra in discussione.

Foto: fifa.com

Nell’altro match i meno quotati Botafogo e Seattle Sounders regalano comunque un match intenso e spettacolare, vinto dai brasiliani grazie a due sigilli nel primo tempo. Il Botafogo va in vantaggio grazie a un colpo di testa dell’altissimo Jair Cunha (1.98m), poi raddoppia con un’altra incornata, questa volta del centravanti Igor Jesus. Nel secondo tempo gli statunitensi accorciano le distanze con Roldan, e nel rush finale sfiorano più volte il pareggio, ma il Botafogo decide di affidarsi a due, non troppo vecchie, meteore della nostra Serie A come Arthur Cabral e Joaquin Correa. Il risultato non cambia, anche se il Tucu sfiora subito il primo gol con la maglia del Fogão, stoppato da un grande intervento del portiere Frei. Successo che può rilanciare il Botafogo, che può approfittare della pesante sconfitta dell’Atletico Madrid, a patto che non si arrendano anche loro a un’imbarcata dai parigini, che negli ultimi tempi sembra l’unica soluzione percorribile.

Seconda giornata:

  • Paris Saint-Germain-Botafogo
  • Seattle Sounders-Atletico Madrid

GIRONE C 

Auckland City, Bayern Monaco, Benfica, Boca Juniors

Sulla carta sarebbe il girone più equilibrato del Mondiale, ma dopo la gara del Bayern Monaco ovviamente questa analisi va rivisitata. Contro i dilettanti dell’Auckland City i bavaresi non vanno per il sottile, confermando la freddezza e il cinismo che distingue il tedesco medio: termina 10-0, sei a zero all’intervallo. Troppa la differenza tra le due squadre per buttare giù una qualsiasi cronaca, anche se le storie extra-calcistiche dei dilettanti di Auckland sono manna dal cielo per le pagine romantiche di calcio. Il campo però non lascia spazio a interpretazioni: neozelandesi con un 5-5-0 non troppo compatto, i bavaresi lasciano Neuer in mezzo al campo a riscaldarsi seduto sul prato di Cincinnati e nel frattempo disintegrano la porta di Tracey, che nella vita fa il magazziniere. Qualificazione praticamente ipotecata, anche se adesso comincia a tutti gli effetti il mondiale di Kompany e…company;

Foto: fifa.com

L’equilibrio del gruppo C è rappresentato da Boca Juniors e Benfica, che scendono in campo all’Hard Rock Stadium di Miami. Senza troppi indugi è una delle partite più belle del primo turno di match. Ruvido, qualitativamente entusiasmante e ricco di calcio e calci, come impone la tradizione. Il Benfica sembra essere favorito dopo i primi minuti, ma gli argentini in dieci minuti mettono in scena tutto il loro calcio: vantaggio di Merentiel su assist di Blanco, che si concede il lusso di un tunnel prima del pallone per l’attaccante argentino, e raddoppio su palla inattiva con la testata vincente di Battaglia. Prima dell’intervallo il Boca completa il proprio manifesto sudamericano, quando a ridosso dell’intervallo il Benfica conquista un rigore per un calcio di Palacios su Otamendi. L’arbitro va al VAR e Ander Herrera -uscito anzitempo per infortunio- decide di farsi espellere per proteste. Di Maria accorcia le distanze dal dischetto e al rientro dagli spogliatoi Bruno Lage alza i toni dell’attacco con Belotti. L’ingresso del “Gallo” è agonisticamente impattante, forse troppo, perché al minuto 72 Belotti viene espulso per un calcio alla nuca di un avversario. La partita è tesa come una corda di violino, lo spettacolo ha lasciato spazio a un’intensità che sembra più da finale dei mondiali, che da fase a gironi, e parlando di mondiali non può che emergere un argentino, anche se veste la maglia del Benfica. Otamendi si stacca sul primo palo, impatta violentemente la sfera e pareggia la partita. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo assaggio di calcio selvaggio, offerto da Figal: pestone da ergastolo sullo stinco di Florentino e cartellino rosso diretto. Finisce in parità, e il cammino di Boca e Benfica passerà dalla gara contro Auckland, in cui servono tanti gol per la differenza reti.

Seconda giornata:

  • Bayern Monaco-Boca Juniors
  • Benfica-Auckland City

GIRONE D

Chelsea, Esperance Tunis, Flamengo, Los Angeles FC

Il gruppo D diventa subito di dominio di Chelsea e Flamengo, come da pronostico. I londinesi cominciano la propria competizione contro il Los Angeles Fc di Giroud (inizialmente in panchina) e Lloris, e vincono con qualche difficoltà grazie a un gol per tempo. Forti del successo in Conference League, Maresca schiera la miglior formazione per evitare di incappare in qualche inconveniente in stile Italia a USA94′. La gara comincia con un colpo d’occhio agghiacciante, con le tribune dello stadio di Atlanta semi-vuote. Per fortuna gli spalti si riempiono leggermente nel corso della gara, e il Chelsea ingrana anch’esso alla distanza, per poi vincere senza evidenti fatiche. Il vantaggio è siglato da un ottimo Pedro Neto, frizzante nella fascia destra fin dall’inizio, incontenibile per il lussemburghese Chanot. Nel secondo tempo fanno il loro esordio in maglia Blues i due nuovi acquisti, Essugo e Delap, mentre sponda L.A. entra Giroud. L’ingresso del francese alza notevolmente il peso dell’attacco statunitense, e la difesa del Chelsea comincia a concedere qualche occasione, poi però viene fuori nuovamente il livello tecnico della banda Maresca, che chiude i discorsi a dieci dal termine. Delap pennella un ottimo cross in mezzo, Enzo Fernandez si avventa sulla sfera e mette il sigillo finale. Non un esordio da sogno per il Chelsea, che riesce comunque a conquistare i tre punti che gli servivano. La qualificazione è un duello con il Flamengo, prossimo avversario dei Blues. Occhio però a considerare fuori dai giochi il Los Angeles FC.

Foto: fifa.com

Nell’altro match il Flamengo fa il suo esordio in grande stile contro l’Esperance Tunisi. La differenza tecnica tra le due squadre è evidente, ma i brasiliani giocano un gran match sotto ogni punto di vista. Sigla il vantaggio uno dei simboli del Fla, il fantasista uruguaiano De Arrascaeta. L’ex Fiorentina Pedro ha l’occasione per raddoppiare, ma decide che per il momento non è il caso di segnare. La formazione del Flamengo è un’ode alla nostalgia calcistica, data la vasta presenza di ex Serie A come Pulgar, Gerson, Pedro e il nuovo arrivato Jorginho. Nel secondo tempo è proprio Jorginho a mettersi in mostra, grazie a un filtrante no-look verso Luiz Araujo, che aggiunge il suo tocco di classe con un mancino a giro che si insacca alle spalle del portiere Ben Said. Nell’Esperance Tunisi, a parte un’ottima presenza di tifosi nelle tribune, da segnalare una delle figure più pittoresche di questo mondiale, l’attaccante Rodrigo Rodrigues.

Seconda giornata:

  • Flamengo-Chelsea
  • Los Angeles FC-Esperance Tunisi 
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Calcio

Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

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L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.

Le scelte per l’ultima di Spalletti

Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.

ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui. 

Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.

Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.

Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e  sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.

Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…

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