Calcio
Il Supercommento della 15ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quindicesima giornata di Serie A
Inter-Parma
Una grande Inter batte il Parma in scioltezza e si avvicina alla vetta. L’inizio di gara dei nerazzurri, come tutti novanta minuti, si svolgono all’interno della metà campo avversaria. Prima di trovare il gol, l’Inter sfiora la rete sullo schema di punizione tra Dimarco e Çalhanoğlu, in occasione del corner al 10′ conclusasi con la volée di Thuram, e sul tiro cross di Dumfries terminato sul palo. Il risultato si sblocca sullo scambio tra Mkhitaryan e Dimarco, con l’azione che si conclude con il controllo di tacco e con la conclusione di piede debole dell’esterno nerazzurro. L’unica azione dei crociati nella prima frazione arriva da un grave errore a metà campo di Barella, ad intercettare il pallone ci pensa Sohm che, dopo aver intercettato il pallone, scarica su Cancellieri che a sua volta calcia di prima, impegnando Sommer. Nella ripresa, l’Inter ritorna avanti con un’azione a dir poco incredibile: la sponda di petto di Thuram innesca un lancio al volo di Mkhitaryan, che diventerà un assist per Barella, il centrocampista ex Cagliari, mette a sedere un difensore avversario, aspetta il momento giusto e poi insacca alle spalle di Suzuki, gol convalidato dopo un lungo controllo al VAR da parte di Abisso. Il terzo gol interista arriva sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, il pallone del turco finisce sulla testa di Bisseck che innesca la zampata vincente di Thuram, il centravanti francese viene lasciato solo dalla difesa avversara e segna la sua decima rete in campionato. Nonostante i tre gol e il buon feeling nel trovare lo specchio della porta, l’Inter manca più volte la quarta rete, spesso con protagonista Lautaro Martinez. Il capitano nerazzurro conferma il suo momento no dal punto di vista realizzato, divorandosi al al 59′ con il colpo di testa su cross di Bastoni che viene respinto da Suzuki, e al74′ spreca un occasione da pochi passi, dopo il filtrante di Correa (subentrato a Thuram) che passa in mezzo a due giocatori crociati. A dieci minuti dalla fine, con la gara già indirizzata, l’Inter cala attenzione e incassa la rete del 3-1 a causa di un incertezza di De Vrij, e dal fatale tocco di Darmian, che spedisce il pallone alle spalle di Sommer. Nonostante il gol degli uomini di Pecchia, l’Inter continua a rimanere vigile dietro, e in grado di creare ulteriori manovre offensive, in particolare con il calcio di rigore revocato dal direttore di gara per un presunto contatto falloso ai danni del capitano nerazzurro. Con il successo sul Parma, l’Inter trova l’undicesima vittoria nelle ultime tredici gare disputate tra campionato e Champions, frena invece il Parma dopo il grande successo casalingo sulla Lazio per 3-1.
Atalanta-Milan
Dopo un inizio avvincente, segnato dai gol dell’ex De Ketelaere e di Morata, l’Atalanta la vince nel finale con Lookman, portandosi in testa al campionato
Genoa-Torino (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il Toro non sfonda ma cresce, reti bianche al Ferraris. Un primo tempo che vede gli ospiti più propositivi della squadra rossoblù. Vieira cambia modulo, passa al 4-2-3-1, con Badelj e Frendrup chiamati a costruire il gioco davanti alla difesa, con Thorsby avanzato in posizione centrale in mezzo alle due ali Zanoli e Miretti. Ma la difesa del Torino è attenta, chiude ogni varco quando i padroni di casa si affacciano sulla trequarti. In avanti, Adams fa un lavoro importante e cuce la manovra fra mediana e attacco, partendo in posizione più arretrata di Sanabria. Il Toro è molto alto e non dà tempo al Genoa di ragionare: di fatto Vanoli blocca il Genoa sul terreno che sin qui aveva fatto la fortuna di Vieira, quello dell’aggressività e del pressing. Gli ospiti salgono con le due punte e la coppia Pedersen e Vojvoda sugli esterni a supporto. L’occasione più nitida del primo tempo arriva proprio dall’esterno kosovaro, che si inserisce di rapina nel secondo tempo ma la sua conclusione scheggia in pieno il palo. Il Toro parte forte anche nella ripresa, schiacciando il Genoa nella propria metà campo. La riaggressione degli uomini di Vanoli mette in mostra le fragilità del centrocampo rossoblù, e Vieira fatica a riorganizzarsi. Nonostante la girandola di cambi da una parte e dall’altra, il Torino non riesce a sfondare il muro eretto da Leali e compagni. Nel finale la pressione dei granata è furente, e a due dal termine Karamoh trova il sigillo del vantaggio, rete annullata da Marinelli per un fallo di mano di Coco nello sviluppo dell’azione. Nel recupero ci prova Tameze, approfittando di un’uscita sconsiderata di Leali, ma l’estremo difensore è bravo a chiudere in tuffo. Un pareggio fra i rimpianti per i granata, perché questo a zero a zero del Ferraris restituisce alla fine l’immagine di un Torino che ci ha provato in tutti i modi, ma senza riuscire a conquistare una vittoria che sfugge ormai dal 25 ottobre. Il Genoa non sfata il tabù “Marassi”, con la vittoria casalinga che manca da maggio.
Juventus-Bologna (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un gran Bologna si fa riacciuffare nel finale dalla magia di Mbangula. La Juve ritrova Koopmeiners ma non il successo. Nelle prime battute dello Stadium il Bologna conferma il solito approccio aggressivo e intraprendente, caposaldo del gioco di Italiano. Al cospetto di una Juventus imprecisa e confusa, in avvio il possesso palla e le prime palle inattive sono tutte di marca rossoblù. La prima grande occasione della gara arriva dalla connection argentina tra Dominguez e Castro, il numero 9 serve a rimorchio Ndoye che calcia di controbalzo e scheggia il palo. Nel primo quarto la gara perde uno dei protagonisti, uno dei tanti ex, con Cambiaso che è costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un problema alla caviglia, scaturito da una deviazione su un tiro di Ndoye. Un primo scorcio che evidenzia il gran momento di fiducia del Bologna, evidenziato dal netto dominio dei felsinei nella gestione della gara: Ndoye è una furia sulla fascia destra e l’infortunio di Cambiaso scombina la manovra -già molto disordinata anche con il terzino in campo- e mostra le difficoltà dell’ultimo periodo della squadra di Motta. Alla mezz’ora il Bologna recrimina un cartellino rosso per Kalulu, a causa di un potenziale fallo da ultimo uomo su Odgaard, ma Marchetti non è dello stesso avviso e lascia proseguire. Il meritato vantaggio del Bologna è rimandato soltanto di qualche minuto: Holm imbuca tra le linee verso Ndoye, abile nel controllare il piazzamento di Perin e batterlo con una conclusione potente sotto la traversa. Momento d’oro per il giocatore svizzero, autore di tre gol nelle ultime due gare. A dare l’impulso a una Juve più spaventata e confusa del solito, ci pensa il solito Conceicao: il portoghese sguscia via a Pobega e serve all’indietro Fagioli, conclusione alta di poco. Prima dell’intervallo la Juve comincia a crescere in mezzo al campo, ma rimane sempre in allerta delle ripartenze del Bologna, con Castro e Dominguez che giocano molto vicini e si scambiano spesso. L’ultima occasione della prima frazione è un’imbucata di Koopmeiners su Vlahovic, conclusione potente al volo dove Skorupski risponde in tuffo. Al rientro dagli spogliatoi la musica sembra non cambiare vistosamente: il Bologna rimane alto con il baricentro e la Juve cerca di arginare il muro felsineo con verticalizzazioni rapide, sui cui inizialmente Beukema e Lucumi non soffrono. Un nervosissimo Motta viene espulso dopo pochi minuti, a simboleggiare il peso e l’importanza della gara. Il Bologna gioca sul velluto e trova addirittura il raddoppio, giocando in verticale su Castro. Al 52’ Beukema gioca d’anticipo su Vlahovic e indirizza la sfera verso Castro, tutta la classe e l’intelligenza del centravanti argentino si vedono nel colpo di tacco che spiana la strada a Pobega, freddo e bravo a scavalcare Perin con un pallonetto. A riaccendere emotivamente la gara ci pensa il gol, il primo centro stagionale, di Teun Koopmeiners. Il centrocampista olandese entra nella top5 dei migliori marcatori olandesi del campionato avventandosi su un cross arretrato di Danilo. Thiago Motta sostituisce i due centrocampisti, Locatelli e Fagioli, con Thuram e Yildiz. Nel finale entra anche Mbangula al posto di uno spento Weah. La reazione tanto attesa dallo Stadium arriva nel finale, dove i bianconeri si spingono nella metà campo rossoblù, sfruttando il calo fisiologico della squadra di Italiano, che per gran parte della gara è stata padrona assoluta del gioco. Al 91′ Savona anticipa Iling Jr. e guida il contropiede bianconero, il terzino italiano lancia in verticale verso Vlahovic, astuto nel tenere lontano Lucumi e arrivare sul fondo, il suo filtrante arriva al limite verso Mbangula che controlla e disegna un arcobaleno a giro che si insacca all’incrocio dei pali. Un pareggio, l’ennesimo di questo 2024, che sottolinea una fase di stasi della Juventus. Per settanta minuti la squadra di Motta -visibilmente nervoso, espulso nel secondo tempo- è stata in balia del Bologna, molto concentrata e cinica. La prima gioia stagionale di Koopmeiners e la reazione nel finale possono essere il trampolino di lancio per la stagione bianconera, che adesso necessita una prova di forza assoluta contro il Manchester City. Il Bologna torna da Torino con il rimpianto di non aver gestito la gara nel finale. La rete subita in contropiede mostra quelli che sono i limiti ideali di Italiano, ma il percorso dei felsinei rimane in costante crescita, con il terzo risultato utile consecutivo tra campionato e Coppa Italia.
Roma-Lecce
La Roma supera il Lecce ottenendo la prima vittoria del terzo mandato da allenatore di Claudio Ranieri, rilanciandosi in classifica in vista dell’impegno casalingo contro il Braga. Il tipo di gioco, la mentalità e la cattiveria imposta dal tecnico giallorosso viene mesa subito in pratica dalla Roma, che partono forte e sfiorano il gol del vantaggio con il colpo di testa di Dybala, l’attaccante argentino viene servito con un cross da Celik, indirizzando il pallone sul secondo palo, dove però trova un doppio miracolo da parte di Falcone. Al 13′ i padroni di casa si portano in vantaggio grazie all’assist di Stephan El Shaarawy che pesca il taglio vincente di Saelemaekers, che trova il primo gol con la Roma dopo essere tornato titolare dopo tre mesi, a causa di un infortunio. Alla prima occasione offensiva, il Lecce si procura un calcio di rigore sull’intervento irregolare di Saud Abdulhamid (subentrato al posto dell’infortunato Celik) ai danni di Coulibaly, dal dischetto Krstovic spiazza Svilar e rimette il punteggio in parità. Nella ripresa la Roma va due volte vicina al secondo gol: nella prima occasione, Saelemaekers calcia ma trova il provvidenziale intervento di Falcone, successivamente Dybala chiude una buona azione dei giallorossi angolando troppo la sua conclusione, terminata sul fondo. Dopo essere andati più volte alla ricerca del secondo gol, i padroni di casa si riportano in vantaggio grazie all’ennesimo assist di El Shaarawy, che stavolta trova perfettamente Mancini che, all’interno dell’area di rigore, colpisce di testa e firma il 2-1. La terza rete la Roma la trova con il neo entrato Pisilli, il centrocampista classe 2004 trova il gol dopo l’errore di qualche minuto prima, realizzando la sua seconda rete stagionale trovando il tempo giusto per tagliare all’interno dell’area di rigore e mettere in porta il cross arretrato di Saud Abdulhamid. Ad una manciata di minuti dalla fine, la Roma chiude la pratica, trovando il quarto gol sulla giocata prolungata ma personale di Konè, servito a ridosso dell’area di rigore da Pisilli. Prima del triplice fischio, il Lecce ha l’opportunità di diminuire lo svantaggio con il tiro da lunga distanza di Berisha termina sul palo. Per il Lecce arriva la prima sconfitta della gestione Giampaolo, mentre per la Roma, arriva la prima vittoria della terza gestione targata Ranieri.
Fiorentina-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)
La Viola vince di misura grazie a Cataldi dedicando il gol e la vittoria a Bove. Al Franchi i padroni di casa spingono l’acceleratore sin da subito, gestendo bene il possesso e costringendo il Cagliari nella propria metà campo. Dopo un tiro dalla distanza di Sottil, sventato prontamente da Sherri, la Fiorentina sfiora il vantaggio all’8’ con Dodo. Il brasiliano si accentra dalla destra, elude la difesa dopo un uno-due fulmineo con Kouamé, ma a tu per tu col portiere, strozza troppo la conclusione che termina lontana dai pali. Qualche minuto più tardi il Cagliari ruggisce e manca la rete del vantaggio per centimetri. Dall’out di destra Zortea crossa basso per Piccoli, il 91 da pochi passi viene chiuso dalla respinta di De Gea. A porta sguarnita il pallone arriva nella zona di Makoumbou che calcia a rete, sulla traiettoria si invola Ranieri salvando in calcio d’angolo. Al 23’ la Viola trova la rete che stappa la partita: Adli serve Beltran che respinge la sfera al limite dell’area per Cataldi, il centrocampista calcia di prima insaccandola all’incrocio, facendo prima esplodere di gioia il Franchi e poi commuovere, per la dedica del gol a Bove. La prima frazione termina col momentaneo successo per i padroni di casa, che comandano il gioco meritando di stare avanti. Alla ripresa, Nicola prova a cambiare qualcosa in zona trequarti, inserendo Gaetano al posto di Viola per dare maggiore supporto a Piccoli. I rossoblù, tuttavia, non riescono a far breccia nella difesa avversaria, che blinda la porta dalla conclusione pericolosa di Zito, unica di questo secondo tempo. Sul finale i padroni di casa vanno vicino al raddoppio. Dodo crossa per Gosens che non trova la porta di testa. Il triplice fischio consegna alla Fiorentina la sua ottava vittoria di fila, risultato storico, che non accadeva dall’Aprile 1960. Con questo successo la squadra di Italiano raggiunge l’Inter e la Lazio a quota 31 punti, piazzandosi al quarto posto in classifica. Il Cagliari di Nicola esce sconfitto (non accadeva dal 4 Novembre) scalando al quindicesimo posto.
Hellas Verona-Empoli (A cura di Simone Scafidi)
L’Empoli di D’Aversa fa la voce grossa al Bentegodi e spazza via un Verona totalmente fuori fase per 4-1. Le gioie dei toscani cominciano dopo appena quindici minuti: Bradaric scivola a centrocampo regalando il pallone ad Esposito, che raccoglie il la sfera respinta dopo un suo cross e con un tocco sotto insacca Montipò, non nella sua forma migliore. Appena tre minuti più tardi c’è un altro errore grave del Verona in fase di costruzione, con un doppio sbaglio di Dawidowicz e Belahyane che consente ad Anjorin di recuperare il pallone e allargarlo verso Esposito, autore così di due gol in pochi istanti. Al 32’ Maleh porta palla a centrocampo, e dopo una progressione imbuca per Cacace, che calcia in porta e, complice anche una sfortunata deviazione, sigla il gol del 3-0. L’unico fascio di luce nel buio profondo della squadra di Zanetti arriva al 35’: dopo una poderosa discesa sull’out di destra, Tchatchoua mette il pallone in mezzo, dove c’è Tengstedt che calcia di prima e accorcia le distanze. A quattro minuti dal termine della prima frazione di gioco l’Empoli cala il poker. Sulla punizione battuta da Esposito, respinta però dalla barriera, Colombo raccoglie il pallone e calcia di prima, trovando un gol meraviglioso che fissa il risultato finale. Nel secondo tempo il Verona prende coraggio, con una conclusione di Mosquera al 65’, che sfiora il palo alla destra di Vasquez ma che si spegne sul fondo. Dopo tre minuti di recupero si chiude anche il secondo tempo, con gli Scaligeri che escono tra i fischi del Bentegodi, per quella che, fino ad ora, è una stagione molto più che deludente.
Venezia-Como
Termina in parità lo scontro diretto per la salvezza tra Venezia e Como. Al Penzo, partono meglio gli ospiti, sfiorando il gol del vantaggio dopo appena due minuti sulla conclusione di Strefezza, perfettamente neutralizzata in corner dall’intervento di Stankovic. In risposta all’occasione dei comaschi, al primo tentativo, il Venezia passa in vantaggio sulla conclusione da fuori di Nicolussi Caviglia, la conclusione dell’ex Juventus si insacca alle spalle di Pepe Reina dopo una deviazione favorevole da parte del capitano dei lagunari Pohjanpalo. Le occasioni nel primo tento scarseggiano, il Venezia difende bene mentre, il Como, non riesce quasi mai a mettere paura all’estremo difensore avversario. Nella ripresa però, il Como riesce a pareggiarla subito, complice un’errore nel tentativo di spazzare via il pallone da parte di Candela, che si infila la sfera nella propria. porta, rimettendo involontariamente il risultato in parità. Dopo aver trovato il pareggio in maniera abbastanza fortuita, il Como ci crede e continua ad attaccare, sprecando però la possibilità di ribaltare il risultato con Strefezza ma, la conclusione dell’ex giocatore del Lecce termina di poco a lato la porta difesa da Stankovic. Il secondo gol dei comaschi tarda ad arrivare, ma arriva al 56′ quando su un cross arretrato di Van der Brempt, Belotti riceve e di prima intenzione spedisce il pallone all’interno della porta, firmando il gol della rimonta. Il fatto che la gara sia avvincente lo si intuisce subito, infatti, gli uomini di Di Francesco, dopo soli dieci minuti dal gol di Belotti, pareggiano la gara con un gol “olimpico” di Oristanio, che calcia direttamente da corner e, grazie all’impatto del vento, segna e trova la sua seconda rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Venezia segna la terza rete, nuovamente con protagonista Nicolussi Caviglia e il suo potente tiro da fuori ma, in questa situazione, l’arbitro viene richiamato dal VAR per un precedente fuorigioco da parte di Pohjanpalo, che non tocca il pallone ma partecipa in maniera attiva all’azione del gol di Nicolussi Caviglia. Con questo pareggio, entrambe le squadre rimangono rispettivamente al ventesimo e al diciassettesimo posto.
Lazio-Napoli (A cura di Simone Scafidi)
Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo
Monza-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
L’Udinese torna alla vittoria violando l’U-Power Stadium, Lucca e Bijol bucano il Monza rendendo nullo il gol Kyriakopoulos. La squadra di Runjaic subisce un’iniziale aggressività da parte dei padroni di casa, ma in una ripartenza perfetta al sesto minuto, il pallone raccolto da Ekkelenkamp e messo in mezzo da Zemura trova l’incornata vincente di Lucca, che indirizza la gara dimostrandosi ancora una volta micidiale nei colpi di testa. Dopo pochi minuti dall’1-0, l’Udinese in contropiede trova la rete del raddoppio, annullato però per fuorigioco. Ancora una volta Lucca, servito in area da Thauvin, controlla e calcia sul primo palo bucando Turati, ma in posizione irregolare. Inizio di gara rocambolesco per la squadra di Nesta che, seppur mostrando un grande spirito offensivo, non riescono a superare la muraglia bianconera. Col proseguire del primo tempo però, i brianzoli mantengono il pallino del gioco, sfiorando il pari in diverse occasioni mancando la porta per centimetri, prima con Pedro Pereira al 38’, e con Bondo sul finale. La prima frazione si chiude a favore degli ospiti, tanto cinici in avanti quanto solidi dietro. La ripresa sgretola l’imbattibilità bianconera fin da subito, Bianco trova l’inserimento di Maldini che sfonda all’interno dell’area e calcia su Giannetti, il pallone carambola nella zona di Kyriakopoulos che sfonda la rete da pochi metri facendo passare il pallone sotto le gambe di Sava, gol che suona la carica e galvanizza i brianzoli alla ricerca dei tre punti. Al 54’ Sava compie un autentico miracolo su Djuric, il centravanti pescato alla perfezione dal cross di Pedro Pereira impatta di testa da pochi passi ma l’estremo difensore sventa in tuffo. Al 70’ i bianconeri tornano avanti con un’altra ripartenza letale. Thauvin con un lancio che taglia tutto il campo trova Ekkelenkamp che, a sua volta, serve l’inserimento di Bijol involatosi verso la porta. Il difensore calcia in caduta e nonostante la chiusura di Turati la palla si insacca sul secondo palo. I padroni di casa cercano in tutti i modi il pareggio, schiacciando gli avversari nella loro metà campo. Al 79’ Dany Mota ci va vicino di testa ma scheggia la traversa. Negli ultimi istanti i bianconeri sfiorano la terza rete con Abankwah, coast to coast fantastico del neoentrato, che parte dalla sua area di rigore e percorre tutto il campo arrivando fino alla porta difesa da Turati, il numero 4 calcia a incrociare mancando la porta per millimetri. La gara termina col successo dell’Udinese che torna a vincere dopo cinque giornate, salendo al nono posto in classifica. Notte fonda per il Monza che ristagna alla penultima posizione, a quota dieci punti. La squadra di Nesta ha un grande problema, non riesce a portare la vittoria a casa. L’unico successo in campionato per i brianzoli su quindici partite giocate è stato contro il Verona di Zanetti, fresco di esonero. Se Nesta non inverte la rotta anche il suo posto alla guida del Monza potrebbe essere a rischio.
LA TOP11 DELLA 15ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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