Calcio
Il Super Commento della 18ª Giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della diciottesima giornata di Serie A.
Empoli-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Il Genoa ritrova la vittoria dopo tre partite senza successo seppur giocate con personalità, terza sconfitta di fila per gli uomini di d’Aversa. Dopo appena un minuto di gioco, l’Empoli va vicinissimo al gol del vantaggio sull’uscita pericolosa di Leali alla ricerca di fermare Gyasi e difendere la propria porta scoperta, chance sciupata dal giocatore italo-ghanese che, dal limite dell’area e a porta vuota, calcia ma il pallone termina sull’esterno della rete. Dopo l’inizio shock, il Genoa continua a non salire, mantenendo un baricentro bassissimo e senza riuscire a fermare le giocate dei singoli avversari, come accaduto al 32′ durante l’azione in solitaria di Anjorin, conclusa con un tiro del centrocampista inglese nello specchio della porta ma parato da Leali, quest’ultimo protagonista con un altro intervento provvidenziali a pochi minuti dal duplice fischio, parando il potentissimo tiro da lunga distanza di Cacace. Dopo soli ventisei secondi della ripresa e dopo aver passato un’intera frazione a subire occasioni, la squadra di Vieira trova la rete del vantaggio a causa di molteplici errori in fase di impostazione dal basso degli avversari, regalando un enorme chance a Badelj, che approfitta degli errori avversari e porta a sorpresa in vantaggio il grifone. Pochi minuti più tardi, l’Empoli conquista un calcio di rigore inizialmente non visto dal direttore di gara per un fallo di Vasquez su Esposito. Dagli undici metri lo stesso Esposito sbaglia il calcio di rigore, merito soprattutto dell’ennesimo intervento di Leali, aiutato anche dal palo. Sull’uscita bassa e sbagliata di Vasquez, e grazie all’ottimo impatto di due subentrati, il Genoa raddoppia con Ekuban dopo essere stato servito alla perfezione da Miretti. Ad un quarto d’ora dalla fine, Sebastiano Esposito si riscatta e firma di testa la rete che dimezza lo svantaggio su un’altra grande giocata di Anjorin, tra i migliorino campo dell’Empoli. Al terzo dei cinque minuti di recupero, i rossoblu sfiorano la terza rete con Vitinha che calcia alto dopo essere stato lanciato in porta da Ekuban, errore che sancisce la fine della gara. Con il successo del Castellani, il Genoa sale a quota 19 punti, agganciando l’Empoli e metà classifica.
Parma-Monza
Esordio amaro per Bocchetti sulla panchina del Monza. Il Parma la vince all’ultimo secondo e sbaraglia i brianzoli, portandosi a più quattro sulla zona retrocessione. Al Tardini è però il Monza a partire fortissimo sin dal primo minuto, con una doppia occasione di Maldini, salvata miracolosamente dalla difesa dei padroni di casa, che appena dieci secondi dopo non riesce però ad evitare il gol del vantaggio di Ciurria, che viene però annullato per l’uscita del pallone dal campo, inizialmente non vista dal direttore di gara. Da ciò, la squadra di Pecchia prova a rispondere, con un tiro di Mihaila respinto da Turati, che si mette in mostra, così come fa Suzuki pochi istanti dopo sul tiro a incrociare di Caprari. All’inizio del secondo tempo è invece il Parma a partire forte, con la discesa di Coulibaly fermata fallosamente da Pablo Marí, che causa un calcio di rigore e viene espulso per somma di ammonizioni. Sul dischetto si presenta Hernani, che non spreca la chance che gli è stata data e porta in vantaggio il Parma. Nonostante l’inferiorità numerica, il Monza non molla mai e riesce clamorosamente a trovare il pareggio con Pedro Pereira, che sbuca alle spalle della difesa dei ducali e insacca in porta un pallone vagante. Le emozioni però non sono finite: a recupero scaduto, al 98’, su situazione di calcio d’angolo, Valenti svetta di testa e regala i tre punti ai suoi, con il Tardini che è una bolgia. Le due squadre vanno alla pausa di fine anno con due morali chiaramente diversi: il Parma può finalmente respirare, mentre il Monza deve lavorare duro per cercare riscatto.
Cagliari-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Tris e clean sheet nerazzurro , Cagliari-Inter termina 0-3. All’Unipol Domus la squadra di Simone Inzaghi parte fortissimo e già al terzo minuto sfiora la rete del vantaggio con il tiro di Thuram parato da Schuffet .Con l’attaccante francese reduce da uno splendido stato di forma, l’Inter oltre al ritrovarsi un bomber, si ritrova in squadra un giocatore che crea anche occasioni per i compagni, che si sacrifica e che riesce ad essere all’altezza dell’inizio di stagione anche giocando lontano dalla porta avversaria. Con il passare dei minuti le occasioni degli ospiti continuano ad aumentare, al 14′ l’Inter spreca più occasioni nella stessa azione, con protagonista Barella e Mkhitaryan. Nonostante il dominio interista, il Cagliari si rende pericoloso in più situazioni, dimostrando la propria forza nei momenti di maggiore difficoltà. Nonostante le avance da parte dei sardi, l’Inter continua ad attaccare ma anche a sprecare occasioni nitide, come quella di Lautaro che, al 28′, si divora clamorosamente il gol del vantaggio a porta indifesa, colpendo male il pallone e spedendolo alto. Durante la prima vera manovra offensiva della ripresa, l’Inter passa in vantaggio con Bastoni: il difensore ex Parma e Atalanta riceve all’interno dell’area di rigore il cross di un ispiratissimo Barella e, di testa, piazza il pallone sul secondo palo, firmando la sua prima rete stagionale. Dal gol del vantaggio di Bastoni, l’Inter cresce sia in attacco, che in difesa. Il reparto offensivo continua a creare occasioni importantissime alla ricerca del secondo gol, mentre il reparto difensivo, si dimostra efficace e compatto come nell’azione in profondità di Piccoli, fermato dall’ottimo uscita di Sommer. Come nell’azione del primo gol, Barella immette un cross, questa volta a centro area si fa trovare pronto Lautaro Martinez che ritrova il gol dopo la rete decisiva firmata contro il Venezia. Sette minuti dopo la rete del capitano nerazzurro, il Cagliari esce dalla partita a causa del fallo di mano di Wieteska (subentrato al posto di Mina al 46′ ), regalando l’opportunità del terzo gol agli avversari. Dal dischetto si presenta il solito e infallibile Çalhanoğlu che spiazza Scuffet e timbra la propria quarta rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Cagliari prova ad accorciare le distanze con Felici ma, l’intervento di Sommer, nega la gioia del gol ai sardi. Con il quinto successo di fila, l’Inter continua il testa a testa contro Napoli e Atalanta alla ricerca del primo posto in solitaria. La squadra di Nicola invece, perde la decima partita su diciotto incontri in Serie A, mantenendosi pericolosamente in zona retrocessione.
Lazio-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un intenso 1-1 chiude il 2024 di Lazio e Atalanta, Brescianini riacciuffa i biancocelesti nel finale. Dele-Bashiru e Tchaouna al posto di Isaksen e Dia, queste le mosse di Baroni per rispondere al 3-4-1-2 ‘leggero’ di Gasperini, che in ogni big match rinuncia a Retegui (oggi nemmeno in panchina per infortunio). In avvio la manovra della squadra di Gasperini è ragionata, molto lucida e poco incisiva verso la profondità, con la Lazio che invece pressa forte fin dall’inizio. Le maggiori sgasate provengono dal binario di sinistra, dove Tavares si getta nello spazio e Bellanova insegue in marcatura, dando vita a uno degli scontri più interessanti della gara, tra due dei giocatori più veloci del campionato. Al decimo minuto la Lazio confeziona tre occasioni in un’unica azione: prima Tchaouna si libera della marcatura e appoggia per Castellanos, respinto da Carnesecchi due volte, prima con le mani e poi con i piedi, poi sugli sviluppi dell’azione Guendouzi apre il piattone e scheggia l’incrocio dei pali. La prima risposta della Dea arriva dieci minuti dopo, con Zappacosta che riceve un disimpegno di testa di Tchaouna e calcia forte sul primo palo, palla fuori di poco. Rispetto al solito, in fase di palleggio l’Atalanta sbaglia molte giocate, con la Lazio che si fa valere -soprattutto in mezzo al campo- grazie all’intensità messa dai giocatori di Baroni in fase di pressione. In ripartenza la Lazio trova il vantaggio: al 26’Castellanos lavora bene il pallone, portando via Hien dalla linea difensiva, appoggia per Rovella che pennella verso Dele-Bashiru, abile nel calciare forte e battere Carnesecchi. La mossa di Baroni si dimostra vincente, con il nigeriano che sale a quota tre reti in campionato. L’unico sussulto atalantino alla rete subita arriva nel recupero: cross di Zappacosta verso Pasalic, Djimsiti segue l’azione e in scivolata prova a correggere la spizzata del croato, senza riuscire a centrare la porta di Provedel. Al rientro dagli spogliatoi Gasperini cambia subito: fuori Zappacosta e Hien (ammonito), dentro Cuadrado e Kossounou. Rispetto alla prima frazione, la marcatura della difesa bergamasca è più mobile e meno rocciosa, che nel primo tempo era stata presa d’assalto dalla qualità e mobilità di Castellanos. Al 52′ Bellanova disegna un cross verso Cuadrado, da quinto a quinto, ma la conclusione di testa del colombiano non inquadra lo specchio della porta. La fascia destra è quella in cui l’Atalanta trova più spazio in profondità, con Bellanova che alza i giri del motore. L’Atalanta sfiora il pareggio al 61′ con Lookman che calcia a giro sul secondo palo e costringe Provedel al primo grande intervento della sua gara. L’ingresso di Samardzic, subentrato al posto di Pasalic, ricostruisce attivamente l’attacco della Dea, meno equilibrato e più qualitativo. Baroni capisce il momento e inserisce Isaksen e Pellegrini, per garantire freschezza alle fasce, oltre all’ingresso di Boulaye Dia. Nella fase finale di gara l’inerzia è tutta dalla parte dell’Atalanta, che sfiora ripetutamente il pareggio. L’occasione più nitida è al 74’ quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Lookman calcia in porta e trova la deviazione di Pellegrini, miracoloso nella seconda ribattuta a immolarsi con il corpo e negare il pareggio al nigeriano. La Lazio in contropiede ha l’occasione per raddoppiare ma Carnesecchi chiude la porta in faccia Dia. Al minuto 87’ la Dea trova il pareggio grazie alla panchina: Zaniolo sporca un cross di Bellanova, che finisce dalle parti di Lookman, lucidissimo nell’aspettare l’uscita di Provedel e appoggiare al centro verso Brescianini, libero di colpire a porta vuota e pareggiare il match. Si chiude con un pareggio il 2024 dell’Atalanta, probabilmente l’anno migliore della storia del club bergamasco. La banda del Gasp si dimostra capace di rimanere sempre in partita, grazie a delle seconde linee che mantengono alto il livello e sopratutto il ritmo di una squadra che fa dell’intensità il proprio credo. Sponda biancoceleste il rammarico per l’occasione sfumata è tanta, ma dopo il pesante 0-6 subito dall’Inter necessitava una reazione, che è arrivata soprattutto nel primo tempo. Le scelte di Baroni avevano imbrigliato l’Atalanta, ma nel secondo tempo la Dea è riuscita a riacciuffare il pareggio grazie alla gran giocata di Lookman.
Udinese-Torino (A cura di Marco Rizzuto
Al Bluenergy Udinese e Torino danno spettacolo, quattro gol e un punto a testa. Il primo tempo da vita ad un match molto equilibrato ma scarno in termini di occasioni da gol. Superata la mezz’ora, il Torino va vicino al vantaggio con Karamoh che, una volta servito da Borna Sosa, si accentra in area e calcia sul primo palo col pallone che esce di qualche centimetro. A cinque minuti dall’intervallo l’Udinese trova la rete che stappa il risultato: il corner calciato da Thauvin pesca la deviazione di Bijol che diventa un assist per la zampata vincente di Toure, che manda avanti i suoi al primo vero tiro in porta dei bianconeri. Sul finale della prima frazione, Ricci calcia da lontanissimo in porta, ma Sava attento manda a lato. Nella ripresa Vanoli effettua un doppio cambio, inserendo Ilic e Lazaro al posto di Pedersen e Gineitis. Al 49′ l’Udinese raddoppia col solito Lucca. Altro corner di Thauvin, perfetto per il gigante bianconero che di testa è infallibile e buca Milinkovic-Savic. Con questa rete Lucca tocca quota sette centri stagionali. La squadra di Runjaic però non riesce a mantenere il doppio vantaggio per più di qualche minuto e proprio su calcio d’angolo il Torino riapre i giochi con Adams, che riaccende la fiamma della speranza per i granata. Il buon momento del Torino si concretizza col gol che vale la rimonta: al 63′ Lazaro crossa in mezzo trovando la deviazione molto imprecisa di Ehizibue, Adams aggancia il pallone vagante e serve Ricci che da centro area buca Sava. Nella fase restante del match non ci sono occasioni degne di nota, e la sfida termina in parità. Udinese e Torino ricoprono la zona centrale della classifica, distanziate da sole quattro lunghezze.
Napoli-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Il lampo Raspadori trascina il Napoli in testa alla classifica al pari con la Dea. Dopo soli tre minuti di gioco, il Napoli sfiora il vantaggio con uno schema da calcio d’angolo dove, Neres imbuca per Rrahmani che da posizione ravvicinata calcia verso la porta trovando la risposta reattiva di Stankovic che nega il gol. Con un Venezia molto chiuso e attento ed un Napoli dominante nel possesso, si assiste ad un gioco a ritmi bassi, molto tattico, come di consueto la Serie A ci ha abituati. Al 19′ il Venezia fa rabbrividire per un attimo il pubblico partenopeo: triangolazione perfetta tra Yeboah e Zampano, con il numero dieci lasciato solo che calcia serrato sul primo palo, Meret riesce a sventare in corner prendendosi gli applausi di tutto lo stadio. Al 35′ il Napoli torna nuovamente a bussare alla retroguardia veneta in seguito ai risvolti di un calcio d’angolo, Anguissa di tacco libera la corsa di Olivera che perfora l’area avversaria e calcia verso Stankovic che si fa trovare pronto, secondo l’arbitro c’è stato un contatto irregolare ai danni dell’uruguagio perciò concede calcio di rigore a favore dei padroni di casa. Stankovic si distende e riesce a negare il gol a Lukaku, dando prova di una prestazione superlativa. La prima frazione vede i ritmi alzarsi progressivamente, col Napoli che comanda il pallino del gioco senza riuscire a sbloccare il risultato. Alla ripresa, l’occasione più nitida arriva all’ora di gioco. Nicolussi Caviglia di punizione calcia direttamente in porta da posizione molto defilata, Meret attento alza in calcio d’angolo. I padroni di casa rispondono subito con Lukaku che, di sfondamento entra in ara passando tre giocatori avversari, incrocia di forza sul secondo palo ma Stankovic non vuole saperne di subire gol e riesce a toccare quel che basta per mandare la sfera sul palo esterno. A venti dalla fine Antonio Conte punta tutto su Raspadori, che subentra per Anguissa. I padroni di casa alla disperata ricerca del gol del vantaggio, prendono sotto assedio l’area di rigore avversaria. Al 79′: Di Lorenzo tenta un traversone dalla destra, smanacciato da Stankovic, il pallone spiove nella zona di Neres che non perde tempo e ributta il pallone in mezzo, Candela manca l’intervento per allontanare il pallone che carambola nella zona di Raspadori, il subentrato con un rigore in movimento batte Stankovic mandando in estasi il Maradona. Il Napoli una volta indirizzata la partita, vola sulle ali dell’entusiasmo e sfiora il raddoppio con Olivera che incrocia sul secondo palo dopo una percussione dalla sinistra, ancora una volta è Stankovic a vincere il duello. Il triplice fischio sorride alla squadra di Conte che conclude il 2024 con una vittoria, ottenuta grazie alla carta del jolly, Raspadori, che permette ai partenopei di agganciare l’Atalanta sul tetto della classifica. Torna a perdere il Venezia, che non riesce a dare continuità dopo la vittoria col Cagliari rimanendo al diciannovesimo posto.
Juventus-Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)
All’Allianz Stadium, Juventus e Fiorentina danno spettacolo e inscenano un roboante pareggio per 2-2 che non lascia contento nessuno, soprattutto Thiago Motta, che sembra non riuscire ad uscire da questa “pareggiomania”
Milan-Roma
Dopo il vantaggio iniziale siglato da Reijnders, il pareggio di Dybala condanna Fonseca, costretto a lasciare la panchina dei rossoneri in favore di Sergio Conceicao. L’approccio dei giallorossi pare sin da subito aggressivo e caratterizzato da rapidi scambi tra i componenti della formazione di Ranieri. Al 10’ Saelemekers, Dybala e Dovbyk danno origine ad un’azione precisa, che mette l’attaccante ucraino a tu per tu con Maignan, salvato dal palo esterno che spedisce la sfera sul fondo. La Roma si espone, forse troppo, e il Milan punisce in contropiede: dopo una lunga discesa, Morata serve Fofana, che vede dall’altro lato Reijnders totalmente da solo, lo serve e l’olandese ringrazia con il gol del vantaggio, confermandosi il migliore del Milan fino ad oggi. Appena due minuti più tardi un’azione molto simile si conclude con il tiro di Morata, che però termina sul fondo. Al 22’ arriva, fulminea, la reazione dei giallorossi, grazie all’assist visionario di Dovbyk, che con il tacco serve Dybala, il quale non esista e con il destro al volo insacca Maignan. A poco meno di cinque minuti dall’intervallo ha luogo l’ennesimo episodio dubbio di questo campionato: nell’area di rigore giallorossa, Reijnders viene steso da Pisilli con una scivolata, giudicata regolare dal direttore di gara, che non concede il penalty e che espelle subito dopo Fonseca per proteste. All’inizio del secondo tempo la Roma prova a fare male in contropiede, ancora con Dovbyk, fermato nuovamente dall’estremo difensore rossonero. Pochi secondi dopo ci prova nuovamente il Milan, con il tiro dalla distanza di Bennacer, respinto prontamente da Svilar, che si ripete anche sul successivo, insidioso, tiro di Chukwueze. L’ultima azione della partita è clamorosa ed è della Roma, con Dybala che con un precisissimo passaggio trova Pellegrini, praticamente solo contro Maignan, il cui tiro però, probabilmente a causa della stanchezza, termina molto a lato della porta rossonera. Al termine del match continua la timida ripresa della Roma, mentre gli scarsi risultati obbligano il Milan ad un nuovo inizio, sotto la guida di un acclamato Sergio Conceicao.
Como-Lecce
Al Sinigaglia vince il Como e sprofonda il Lecce, la squadra di Fabregas si allontana dalla zona rossa della classifica e condanna i salentini a sprofondare sempre di più. Partono immediatamente forti i padroni di casa, e al 4’ un rinato Cutrone colpisce la traversa interna, con il pallone che rimbalza lontano dalla linea di porta. Il primo tempo è caratterizzato dal continuo duello tra Nico Paz e Falcone, l’argentino cerca più volte la soluzione dalla distanza, trovando sempre pronte le mani del portiere giallorosso, che si supera in molteplici occasioni. Al 29’ però, proprio sulla respinta di Falcone, Cutrone cerca di raccogliere il pallone, venendo steso in maniera fallosa da Baschirotto, che causa il penalty per i lagunari. Sul dischetto si presenta proprio Nico Paz, il cui tiro viene però neutralizzato, ancora una volta, da un brillante Falcone. All’inizio della ripresa, finalmente, Nico Paz riesce a battere l’estremo difensore del Lecce, con un tiro rasoterra, preciso, che colpisce il palo e poi si insacca, mettendo fuori dai giochi la totale difesa salentina e portando in vantaggio i suoi. Appena cinque minuti dopo, Fadera approfitta dell’errore di Dorgu e si trova praticamente a campo aperto, serve Cutrone e l’attaccante italiano ringrazia siglando il gol del 2-0, per la gioia del pubblico di casa. Nonostante la grande esultanza, però, il gol viene annullato per la posizione irregolare proprio di Fadera, partitoleggermente al di là della difesa del Lecce. A quindici minuti dal termine, Coulibaly, con un salvataggio clamoroso sulla linea su un tiro di Strefezza, evita il definitivo colpo di grazia per i suoi, che arriverà appena 4 minuti dopo con il gol, stavolta valido, di Patrick Cutrone, che raccoglie il tiro di Van Der Brempt respinto da Falcone. Il match prosegue in maniera molto monotona e va così a spegnersi sul risultato di 2-0, con Fabregas che può festeggiare, di fronte a Giampaolo, la cui squadra è apparsa passiva e priva di idee.
Bologna-Verona
Il Verona scaccia gli incubi ed espugna il dall’Ara, in seguito ad una partita folle, decisa da un autogol. Il primo quarto d’ora del match risulta essere privo di vere emozioni, con il Bologna che riesce a togliere il lucchetto alla partita al 18’ minuto: dopo un’azione abbastanza confusa, Castro riesce a servire di testa Dominguez, che si aggiusta il pallone alla perfezione e riesce a battere Montipò. Al 35’ la squadra di Italiano va vicinissima al raddoppio, con il palo colpito da Odgaard che gli nega la gioia del gol. Appena due minuti dopo un inaspettato errore di Lucumí lancia Tengstedt e Sarr a campo aperto, con il primo che serve il secondo, il quale incrocia il pallone in maniera molto precisa e sigla il gol dell’1-1, ringraziando il difensore del Bologna. Meno di dieci minuti più tardi, nel recupero del primo tempo, va incredibilmente in vantaggio l’Hellas grazie al gol di Tengstedt, che non spreca l’assist di Serdar e buca Skorupski. Cade la notte sul Bologna, che al 50’ rimane anche in dieci uomini per la gomitata a palla lontana di Pobega su Duda. Quando tutto sembra andare per il peggio, un raggio di luce illumina il buio rossoblú: sulla punizione battuta da Odgaard, che sbatte contro il palo, arriva Benji Dominguez, che ribadisce in porta e pareggia i conti, mettendo a segno addirittura una doppietta. Il numero 30 va addirittura vicino ad una clamorosa tripletta, negatagli solamente da un grande intervento di Montipò, che spedisce sul fondo il tiro dalla distanza del giocatore argentino. Negli ultimi minuti però le energie del Bologna si esauriscono, ed è il Verona a farla da padrone. Gli scaligeri, all’88’, riescono a trovare il gol del vantaggio: sulla punizione battuta da Duda, una sfortunata deviazione del Toto Castro batte Skourpski e sigla il definitivo 3-2 in favore dei gialloblù, che possono festeggiare. Al fischio finale, il giocatore del Bologna scoppia in lacrime, consolato dai compagni. Il Verona, seppur con un po’ di fortuna, riesce così a mettere la testa fuori dal vaso, in seguito ad un periodo veramente complicato, fermando un Bologna la cui campagna, finora, non sta affatto deludendo le aspettative.
LA TOP 11 DELLA 18ª GIORNATA
Calcio
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)

Dopo i primi quattro gironi, che sono già tornati in campo per la seconda giornata del torneo, ecco gli altri quattro gironi che hanno fatto il loro esordio negli scorsi giorni. Figurano tante big, oltre alle due italiane in azione, Juventus e Inter.
GIRONE E
Inter, Monterrey, River Plate, Urawa Reds
La prima gara del girone è quella tra il River Plate e i giapponesi dell’Urawa Reds. A Seattle le temperature sono più adatte per una grigliata di asado con gli amici piuttosto che una partita di calcio, ma nonostante il caldo torrido alle 12.00 (ore americane) al Lumen Field ci sono un buon numero di tifosi dei Millionarios, che assistono all’esordio vincente della squadra di Gallardo. Un successo che mette ulteriormente in mostra tutte le qualità del gioco del River Plate: gestione lucida del possesso, una buona dose di ‘garra’ e un Mastantuono pronto a prendersi la scena prima di passare al Real Madrid a fine mondiale. Il vantaggio parte proprio da una giocata del classe 2007, proseguita dal solito cross tagliente di Acuna, e da un inserimento brutale di Colidio in mezzo ai difensori. Nella ripresa il raddoppio porta la firma di Driussi, anche se gran parte del gol è regalato dal terrificante retropassaggio del difensore Hoibraten. Driussi si fa anche male nella ricaduta, nel frattempo l’Urawa accorcia le distanze dagli undici metri con Matsuo e comincia a pregustare il sapore della rimonta, subito interrotta dalla zuccata di Meza a dieci dalla fine. Un River che gioca bene e che usa…la testa, viste le tre zuccate che hanno regalato alla banda Gallardo i primi tre punti, e adesso il “set point” contro il Monterrey può regalare già il primo posto aritmetico al River Plate.

Foto: X Inter
Nell’altra gara del girone l’Inter fa il suo esordio contro il Monterrey. Dalla finale di Champions League di venti giorni fa l’Inter ha cambiato molto, ridimensionato dopo la batosta subita dal PSG. In panchina non siede più Simone Inzaghi, che è rimasto comunque nel giro del Mondiale per Club, ma Christian Chivu. Il tecnico romeno arriva da Parma e nel suo primo match cerca di non effettuare particolari rivoluzioni tecnico/tattiche. Si riparte dal 3-5-2 con Seba Esposito che affianca Lautaro Martinez. L’approccio della gara da parte dell’Inter non è prorompente come avevano abituati i nerazzurri in questi anni, ma la pressione e il fraseggio sono comunque apprezzabili. Si cerca di catturare qualsiasi strategia attuata da Chivu rispetto al precedente ciclo di Inzaghi, ma l’unica vera soluzione che si nota è la marcatura a zona nelle palle inattive, e la dimostrazione porta al vantaggio il Monterrey: la difesa dell’Inter cerca di ostruire il centro dell’area di rigore da potenziali attacchi, ma nessuno segue il taglio dell’eterno Sergio Ramos, lo spagnolo è micidiale sotto pressione, figuriamoci senza marcatura… incornata che sbatte sul terreno e beffa Sommer, non proprio impeccabile. L’Inter ci mette qualche minuto a pareggiare, e lo fa con uno schema su punizione che culmina con il tap-in vincente di Lautaro Martinez. Nel secondo tempo si vedono le cose interessanti, perché il Monterrey traccia un solco a metà campo e non lo oltrepassa quasi mai, ma soprattutto Chivu decide di inserire i nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, oltre a Thuram per Esposito. Il tecnico nerazzurro cambia modulo e alza il raggio d’azione di Mkhitaryan, anche se i messicani non soffrono particolarmente, merito di una gestione della linea difensiva da generale romano da parte di Sergio Ramos. Tra luci e ombre Chivu marchia il suo esordio con un pari, e adesso la gara contro l’Urawa diventa un passaggio decisivo per le sorti dell’Inter nel Mondiale per Club, in attesa di una crescita generale dell’ambiente nerazzurro, ancora troppo arrugginito dopo le fatiche di fine stagione.
- Inter-Urawa Reds
- River Plate-Monterrey
GIRONE F
Borussia Dortmund, Fluminense, Mamelodi Sundowns, Ulsan HD

Foto: X Fifa Club World Cup
Il calendario mette a confronto subito Borussia Dortmund e Fluminense, le due squadre favorite per il passaggio del turno. Il Fluminense si presenta con una squadra di figure pittoresche per molteplici motivi: spicca il giovanissimo portiere Fabio, 44 anni e 171 giorni, e il centrocampista Hercules, infaticabile mezzala, oltre all’ancora frizzante Thiago Silva. Il Borussia Dortmund si ricorda di scendere in campo solo a tratti, perché per il resto la partita è un dominio costante del Fluminense. I brasiliani attaccano la porta di Kobel da qualsiasi angolazione possibile, poi però devono fare i conti con il portiere svizzero, che francamente ha deciso che la partita debba finire in parità. Dell’attacco del Borussia non c’è alcuna traccia, e quando i gialloneri si affacciano in avanti, Fabio e Thiago Silva non hanno nemmeno bisogno di calare a referto qualche gemma gloriosa del loro passato, perché pericoli concreti non ne arrivano. Nella ripresa l’occasione più grossa capita nei piedi dei giocatori del Fluminense, ma Kobel risponde alla grande su un primo tiro di Everaldo, e alla grandissima sulla ribattuta di Nonato, che già stava per correre sotto la curva occupata dai tifosi brasiliani. Nel frattempo il Borussia accoglie un altro Bellingham in mezzo al campo, non più Jude ma il fratello minore Jobe, ma quasi nessuno se ne accorge perché il Dortmund non riesce nemmeno a costruire un’azione degna di nota. Termina 0-0, come aveva deciso Kobel, ma il Borussia Dortmund adesso deve accendersi per evitare brutte sorprese in corso d’opera. Altra grande prestazione per una sudamericana, con il Fluminense che ai punti meritava più di un gol e la vittoria finale, ma la dea bendata -e Kobel- riescono a mantenere il punteggio fermo sul pari. Altra menzione per Hercules, che non sembra nemmeno male in mezzo al campo, ma il suo nome lo precede, e onestamente è clamoroso.
L’altro match del girone è l’emblema del mistero e dell’incertezza che veleggia attorno ad alcune realtà del mondo calcistico. La gara tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns comincia in ritardo a causa della pioggia, e se già era difficile registrare un sold out per questa gara, le condizioni meteo decimano ulteriormente gli spettatori di questo match che può nascondere la magia di una finale dei mondiali, o la sonnolenza di uno spareggio di metà agosto in Lituania. I sudafricani (Mamelodi) giocano bene e sostanzialmente dominano, Rayners ne segnerebbe anche tre, ma due di questi vengono annullati dal VAR, con tanto di decisione spiegata a tutto lo stadio dall’arbitro, una delle tante novità sperimentate in questo torneo dalla FIFA -al momento ampiamente promossa. Finisce soltanto 1-0, anche perché il centrocampista dell’Ulsan Bojanic va a calciare due volte e tira fuori dal cilindro due tiri orribili, incredibilmente per motivi opposti: uno altissimo, uno molle e centrale. Occasionissima per il Mamelodi, che adesso può sognare in grande visto l’ottimo esordio, anche se adesso arrivano le “big”.
- Mamelodi-Borussia Dortmund
- Fluminense-Ulsan HD
GIRONE G
Al-Ain, Juventus, Manchester City, Wydad Casablanca
A Philadelphia il Manchester City comincia il suo mondiale contro il Wydad Casablanca. Guardiola ha accolto tra le sue braccia altri due gioielli provenienti dal mercato, tali Reijnders e Cherki -non proprio sconosciuti- e non perde tempo a gettarli in campo, a costo di rinunciare ad Haaland e il pallone d’oro Rodri. Non c’è bisogno di spiegare le motivazioni su questa scelta, perché bastano i primi due minuti per capire che il Manchester City potrebbe dominare il palleggio anche con Liam e Noah Gallagher degli Oasis. Al secondo minuto Foden la schiaffa in porta, tornando ad assaporare la gioia del gol che gli mancava da quasi sei mesi. Il Wydad prova anche a spingersi in avanti, ma a parte una serie di giocate del fantasista Lorch -che va menzionato solo per la quantità innumerevole di sombreri e la quattro sulle spalle- non si registrano particolari pericoli per Ederson. Prima dell’intervallo i marocchini riescono a far passare Doku come un predatore d’area, lasciandolo completamente da solo in mezzo all’area al momento del corner di Foden. Di fatto, la partita termina nella prima frazione, e gli ingressi di Haaland e Rodri -insieme ad altre figure- non fanno altro che accentuare il dominio dei Citizens, che hanno talmente tanto la situazione sotto controllo che trovano il tempo per sborsare 20 mila euro di multa (la FIFA ha introdotto una penale per ogni sanzione, e l’espulsione corrisponde a circa 20 mila franchi svizzeri) per una tacchettata in faccia a un avversario da parte di Rico Lewis.

Foto: X Juventus FC
La gara che chiude la prima giornata è l’esordio della Juventus di Igor Tudor. L’avversario dei bianconeri è l’Al-Ain, che presenta il 5-3-2 delle grandi occasioni, con un sempreverde Rui Patricio in porta. I bianconeri sono reduci dalla visita alla Casa Bianca, dove sono stati costretti ad ascoltare Trump mentre parlava ai giornalisti della guerra e del calcio femminile, in uno dei momenti più surreali della storia recente del calcio, ma in campo mettono subito le cose in chiaro, come fa l’America quando subentra nei grandi conflitti: all’intervallo il risultato è sul 4-0 per la squadra di Tudor, con la doppietta di Kolo Muani, il gol di Conceição e la gemma di Yildiz (che ancora una volta segna all’esordio in qualche torneo), nel secondo tempo arriverà anche il quinto gol di Chico Conceição. Se nel corso della stagione i giocatori della Juve sembravano spaventati anche da un fiammifero, a Washington i ragazzi di Tudor sembrano una banda di potenziali piromani: vanno a duemila, recuperano il pallone velocemente, si cercano e si trovano anche a occhi chiusi. In attesa dei recuperi di alcune pedine fondamentali (contro l’Al-Ain hanno riassaporato il campo Gatti e Koopmeiners), Tudor spinge sul blocco visto nel rush finale, con un Kelly in netto miglioramento con l’approccio al ruolo, e Alberto Costa in versione treno merci. Il portoghese è un’iradiddio sulla fascia destra e confeziona anche due assist, mentre l’enigma principale riguarda Conceição e Kolo Muani, entrambi in prestito ma sempre più incisivi nell’ecosistema bianconero. Sorrisi e sacrificio, il primo posto in classifica e la voglia di spingersi oltre. La Juventus di Tudor parte alla grande in America, e già nel prossimo turno può ipotecare il passaggio del turno.
Seconda giornata:
- Juventus-Wydad Casablanca
- Manchester City-Al Ain
GIRONE H
Al-Hilal, Pachuca, Real Madrid, Salisburgo
Esordio a tutto tondo per Real e Al-Hilal, che accolgono nelle loro rispettive panchine Xabi Alonso e Simone Inzaghi. Ne viene fuori un match spettacolare, soprattutto per merito del coraggio e del dinamismo del club saudita. Senza Mbappé, Xabi Alonso sceglie il giovane Gonzalo Garcia, mentre dietro giocano subito i nuovi arrivati, Huijsen e Alexander-Arnold. Inzaghi ci ha messo poco a dare un’impronta decisa all’Al-Hilal, e la mezz’ora iniziale è quasi un monologo dei sauditi, più vivi e spigliati rispetto a un Madrid alla ricerca di geometrie. A Renan Lodi viene anche annullato un gol per fuorigioco, Inzaghi comincia a dispensare urla a qualsiasi oggetto vestito di blu, e nel frattempo il Real Madrid rispolvera la ripartenza all’italiana, finalizzata da Gonzalo Garcia su assist di Rodrygo. L’Al-Hilal ci mette poco a pareggiare la gara, grazie al calcio di rigore realizzato da Ruben Neves. Xabi Alonso non stravolge i suoi Blancos rispetto a quanto visto lo scorso anno, e sceglie la via della continuità anche nelle sostituzioni, con Tchouameni che continua il suo viaggio da nomade nella parte arretrata del campo mentre Asencio lascia il posto a Guler. Il turco da quella marcia in più al Madrid, e nel frattempo il ritmo dei sauditi è calato notevolmente, prevedibile considerando il dispendio enorme di energie del primo tempo e il caldo asfissiante di Miami. Nel finale il VAR assegna un rigore al Real Madrid per una manata di Al-Qahtani su Fran Garcia. Dal dischetto Valverde incrocia il destro ma Bonou azzecca l’angolo e mette il sigillo finale al pareggio. Due cantieri ancora in fase di avvio, ma arrivano già i primi segnali da una parte e dall’altra. Se Inzaghi può ritenersi soddisfatto per qualità e ritmo messo in campo, Xabi Alonso attende il ritorno di Mbappé per cercare di nascondere le difficoltà evidenziate in questo primo match, fotocopie dell’ultima stagione blanca.

Foto: fifa.com
Altrettanto divertente è la gara tra Pachuca e Red Bull Salisburgo. A Cincinnati trionfano gli austriaci dopo un match durato quattro ore (sospeso per un’ora e quaranta per l’acquazzone che ha colpito la città durante il secondo tempo). Gara divertente e frizzante fin dai primi minuti, con i messicani che rispolverano un centravanti d’area di rigore come Salomon Rondon, stranamente poco freddo e lucido contro l’estremo difensore del Salisburgo, l’impronunciabile Zawieschitzky. A ridosso dell’intervallo gli austriaci trovano il vantaggio grazie alla perla di Oscar Gloukh, l’israeliano lascia a terra Pedraza e batte Moreno con un destro a giro di pregevole fattura. Nella ripresa la gara si interrompe per quasi due ore per il temporale, poi riparte e i fulmini lasciano spazio ai fuochi d’artificio. Il Pachuca trova il pareggio grazie a una punizione di Gonzalez, su cui barriera e portiere non fanno una bella figura; Rondon continua la sua ricerca spasmodica del gol ma non riesce a segnare. Chi riesce a gonfiare la rete è l’altro centravanti, il neo-entrato Onisiwo, che sale in cielo e riesce a indirizzare e colpire forte il pallone, per un vantaggio che spedisce il Salisburgo in vetta alla classifica. In attesa della gara contro l’Al-Hilal gli austriaci provano a inserirsi di soppiatto in alto alla classifica.
Seconda giornata:
- Salisburgo-Al-Hilal
- Real Madrid-Pachuca
Calcio
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)

Polemico, esagerato e curioso, proprio come sa essere l’America. Il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA rispecchia i canoni degli Stati Uniti, che si preparano al mondiale tra nazionali (in programma il prossimo anno) con una parata di stelle e altri elementi celesti più misteriosi, ma intensi e curiosi. Tante le novità in esperimento, numerosi argomenti di valutazione, ma nel frattempo la prima giornata è terminata nella notte, e tra poco il mondiale riparte con la seconda giornata. Allora ecco la prima parte dell’analisi delle prime gare del Mondiale per Club, girone per girone.
GIRONE A
Al-Ahly, Inter Miami, Porto, Palmeiras
Uno dei raggruppamenti più intriganti dell’intero mondiale, non tanto per la quantità elevata di “big” al suo interno, ma per l’alone di mistero e curiosità che circola attorno a Messi e avversari. Dopo le prime due partite la classifica è rimasta la stessa dello scorso venerdì, quando ancora il torneo non era cominciato. L’ordine rimane quello alfabetico, la differenza reti pari ai gol realizzati dalle quattro squadre, ossia zero, ma le due gare sono state tutt’altro che noiose.

Foto: fifa.com
La gara tra Al–Ahly e l‘Inter Miami apre il mondiale. Nel primo tempo gli egiziani dominano in lungo e in largo, come non si vedeva probabilmente da Cleopatra e family. La retorica storica però non è casuale, perché nell’assedio costante dell’Al-Ahly verso la porta avversaria emerge un altro reperto di notevole importanza nella gara: il portiere dell’Inter Miami, tale Oscar Ustari, 38 anni compiuti. Il portiere argentino è il protagonista della prima frazione perché mette a referto una serie di parate sensazionali, e mette la ciliegina al minuto 43 quando ipnotizza Trezeguet dal dischetto. Nel secondo tempo l’Inter Miami prova a giocare con maggior qualità, e la modalità è quella nota a tutti: palla a Messi e poi si vede. Al minuto 63 tutto lo stadio trattiene il fiato per la punizione di Messi, l’argentino cerca la soluzione a effetto e spedisce la palla in rete. Peccato che la palla non giri abbastanza e si vada a incastrare nella parte esterna della porta, regalando soltanto l’illusione ottica di un grande gol. Nel finale emerge anche l’altro estremo difensore, l’egiziano El-Sheenawy, anche lui ben navigato grazie alle sue 36 primavere. Le sue parate chiudono la porta, e dove non arriva El-Sheenawy ci pensano i legni, come quello colpito all’ultimo istante da un tiro-cross di Messi. Finisce 0-0.
Nell’altra gara del girone Porto e Palmeiras giocano talmente a viso aperto che si devono arrendere a uno 0-0 che suona come un oltraggio al calcio, per la mole di occasioni avute da entrambe le squadre. Due gemme per parte, Estêvão per i brasiliani e Rodrigo Mora per i portoghesi, ma le due squadre presentano un parco giocatori talmente completo da poter andare in guerra e a una sfilata a Hollywood allo stesso tempo. Tante, tantissime, troppe, occasioni e in questo teatro emergono artisti incompresi, o magari talmente sconosciuti a sé stessi da essere perfetti per dominare la scena. È il caso del portiere del Porto, Claudio Ramos, provvidenziale con una serie di parate tanto efficaci quanto qualitativamente orrende. Il Palmeiras ai punti meriterebbe almeno un gol, ma il palo e le parate sconsiderate di un Ramos in giornata di grazia non cambiano il risultato. Anche l’altra gara finisce 0-0.
Seconda giornata:
- Palmeiras-Al-Ahly
- Inter Miami-Porto
GIRONE B
Atletico Madrid, Botafogo, PSG, Seattle Sounders
Dopo aver schiantato l’Inter in finale di Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con i favori del pronostico. L’armata di Luis Enrique fa il suo esordio a Pasadena contro l’Atletico Madrid, al cospetto di un caldo torrido e ottantamila persone, a cui vanno aggiungi i sedici giocatori impiegati da Simeone nel corso della gara. Si prospettava come il match di cartello di questa prima giornata, e invece termina con un PSG che passeggia e domina per 4-0. Al momento i parigini viaggiano a una cilindrata nettamente superiore rispetto alla concorrenza, e anche senza due pilastri offensivi fondamentali, come Dembelé e Barcola, ci pensano gli altri diamanti che Parigi sta conservando, Fabian Ruiz e soprattutto Vitinha. Il centrocampista portoghese continua il suo mostruoso dominio del gioco e adesso si comincia a comprendere al meglio la sua leadership. Le altre due firme sono di Kang-In Lee e Mayulu, che in questo ultimo mese sta cercando di rinominare la celebre zona Cesarini. Per la banda del Cholo si mette subito in salita, anche se la qualificazione non sembra in discussione.

Foto: fifa.com
Nell’altro match i meno quotati Botafogo e Seattle Sounders regalano comunque un match intenso e spettacolare, vinto dai brasiliani grazie a due sigilli nel primo tempo. Il Botafogo va in vantaggio grazie a un colpo di testa dell’altissimo Jair Cunha (1.98m), poi raddoppia con un’altra incornata, questa volta del centravanti Igor Jesus. Nel secondo tempo gli statunitensi accorciano le distanze con Roldan, e nel rush finale sfiorano più volte il pareggio, ma il Botafogo decide di affidarsi a due, non troppo vecchie, meteore della nostra Serie A come Arthur Cabral e Joaquin Correa. Il risultato non cambia, anche se il Tucu sfiora subito il primo gol con la maglia del Fogão, stoppato da un grande intervento del portiere Frei. Successo che può rilanciare il Botafogo, che può approfittare della pesante sconfitta dell’Atletico Madrid, a patto che non si arrendano anche loro a un’imbarcata dai parigini, che negli ultimi tempi sembra l’unica soluzione percorribile.
Seconda giornata:
- Paris Saint-Germain-Botafogo
- Seattle Sounders-Atletico Madrid
GIRONE C
Auckland City, Bayern Monaco, Benfica, Boca Juniors
Sulla carta sarebbe il girone più equilibrato del Mondiale, ma dopo la gara del Bayern Monaco ovviamente questa analisi va rivisitata. Contro i dilettanti dell’Auckland City i bavaresi non vanno per il sottile, confermando la freddezza e il cinismo che distingue il tedesco medio: termina 10-0, sei a zero all’intervallo. Troppa la differenza tra le due squadre per buttare giù una qualsiasi cronaca, anche se le storie extra-calcistiche dei dilettanti di Auckland sono manna dal cielo per le pagine romantiche di calcio. Il campo però non lascia spazio a interpretazioni: neozelandesi con un 5-5-0 non troppo compatto, i bavaresi lasciano Neuer in mezzo al campo a riscaldarsi seduto sul prato di Cincinnati e nel frattempo disintegrano la porta di Tracey, che nella vita fa il magazziniere. Qualificazione praticamente ipotecata, anche se adesso comincia a tutti gli effetti il mondiale di Kompany e…company;

Foto: fifa.com
L’equilibrio del gruppo C è rappresentato da Boca Juniors e Benfica, che scendono in campo all’Hard Rock Stadium di Miami. Senza troppi indugi è una delle partite più belle del primo turno di match. Ruvido, qualitativamente entusiasmante e ricco di calcio e calci, come impone la tradizione. Il Benfica sembra essere favorito dopo i primi minuti, ma gli argentini in dieci minuti mettono in scena tutto il loro calcio: vantaggio di Merentiel su assist di Blanco, che si concede il lusso di un tunnel prima del pallone per l’attaccante argentino, e raddoppio su palla inattiva con la testata vincente di Battaglia. Prima dell’intervallo il Boca completa il proprio manifesto sudamericano, quando a ridosso dell’intervallo il Benfica conquista un rigore per un calcio di Palacios su Otamendi. L’arbitro va al VAR e Ander Herrera -uscito anzitempo per infortunio- decide di farsi espellere per proteste. Di Maria accorcia le distanze dal dischetto e al rientro dagli spogliatoi Bruno Lage alza i toni dell’attacco con Belotti. L’ingresso del “Gallo” è agonisticamente impattante, forse troppo, perché al minuto 72 Belotti viene espulso per un calcio alla nuca di un avversario. La partita è tesa come una corda di violino, lo spettacolo ha lasciato spazio a un’intensità che sembra più da finale dei mondiali, che da fase a gironi, e parlando di mondiali non può che emergere un argentino, anche se veste la maglia del Benfica. Otamendi si stacca sul primo palo, impatta violentemente la sfera e pareggia la partita. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo assaggio di calcio selvaggio, offerto da Figal: pestone da ergastolo sullo stinco di Florentino e cartellino rosso diretto. Finisce in parità, e il cammino di Boca e Benfica passerà dalla gara contro Auckland, in cui servono tanti gol per la differenza reti.
Seconda giornata:
- Bayern Monaco-Boca Juniors
- Benfica-Auckland City
GIRONE D
Chelsea, Esperance Tunis, Flamengo, Los Angeles FC
Il gruppo D diventa subito di dominio di Chelsea e Flamengo, come da pronostico. I londinesi cominciano la propria competizione contro il Los Angeles Fc di Giroud (inizialmente in panchina) e Lloris, e vincono con qualche difficoltà grazie a un gol per tempo. Forti del successo in Conference League, Maresca schiera la miglior formazione per evitare di incappare in qualche inconveniente in stile Italia a USA94′. La gara comincia con un colpo d’occhio agghiacciante, con le tribune dello stadio di Atlanta semi-vuote. Per fortuna gli spalti si riempiono leggermente nel corso della gara, e il Chelsea ingrana anch’esso alla distanza, per poi vincere senza evidenti fatiche. Il vantaggio è siglato da un ottimo Pedro Neto, frizzante nella fascia destra fin dall’inizio, incontenibile per il lussemburghese Chanot. Nel secondo tempo fanno il loro esordio in maglia Blues i due nuovi acquisti, Essugo e Delap, mentre sponda L.A. entra Giroud. L’ingresso del francese alza notevolmente il peso dell’attacco statunitense, e la difesa del Chelsea comincia a concedere qualche occasione, poi però viene fuori nuovamente il livello tecnico della banda Maresca, che chiude i discorsi a dieci dal termine. Delap pennella un ottimo cross in mezzo, Enzo Fernandez si avventa sulla sfera e mette il sigillo finale. Non un esordio da sogno per il Chelsea, che riesce comunque a conquistare i tre punti che gli servivano. La qualificazione è un duello con il Flamengo, prossimo avversario dei Blues. Occhio però a considerare fuori dai giochi il Los Angeles FC.

Foto: fifa.com
Nell’altro match il Flamengo fa il suo esordio in grande stile contro l’Esperance Tunisi. La differenza tecnica tra le due squadre è evidente, ma i brasiliani giocano un gran match sotto ogni punto di vista. Sigla il vantaggio uno dei simboli del Fla, il fantasista uruguaiano De Arrascaeta. L’ex Fiorentina Pedro ha l’occasione per raddoppiare, ma decide che per il momento non è il caso di segnare. La formazione del Flamengo è un’ode alla nostalgia calcistica, data la vasta presenza di ex Serie A come Pulgar, Gerson, Pedro e il nuovo arrivato Jorginho. Nel secondo tempo è proprio Jorginho a mettersi in mostra, grazie a un filtrante no-look verso Luiz Araujo, che aggiunge il suo tocco di classe con un mancino a giro che si insacca alle spalle del portiere Ben Said. Nell’Esperance Tunisi, a parte un’ottima presenza di tifosi nelle tribune, da segnalare una delle figure più pittoresche di questo mondiale, l’attaccante Rodrigo Rodrigues.
Seconda giornata:
- Flamengo-Chelsea
- Los Angeles FC-Esperance Tunisi
Calcio
Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.
Le scelte per l’ultima di Spalletti
Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.
ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui.
Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.
Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.
Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.
Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…
-
Attualità1 settimana ago
Scenari di guerra , gli USA attaccano l’Iran: follia o necessità? -Video
-
Cronaca1 settimana ago
Guerra in Medio Oriente: l’Iran attacca le basi degli Stati Uniti in Qatar, Siria e Iraq
-
Attualità6 giorni ago
Guerra Israele – Iran: Usa interviene e impone una tregua fragile
-
Cronaca2 settimane ago
Guerra in Medio Oriente, continua il conflitto tra Iran e Israele: gli ultimi sviluppi
-
Calcio2 settimane ago
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)
-
Calcio2 settimane ago
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)
-
Cronaca1 settimana ago
Processo Puff Daddy: i momenti chiave della sesta settimana del processo
-
Motori2 settimane ago
Oltre il Limite: Gran Premio di Mugello