Calcio
Il Super Commento della 18ª Giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della diciottesima giornata di Serie A.
Empoli-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Il Genoa ritrova la vittoria dopo tre partite senza successo seppur giocate con personalità, terza sconfitta di fila per gli uomini di d’Aversa. Dopo appena un minuto di gioco, l’Empoli va vicinissimo al gol del vantaggio sull’uscita pericolosa di Leali alla ricerca di fermare Gyasi e difendere la propria porta scoperta, chance sciupata dal giocatore italo-ghanese che, dal limite dell’area e a porta vuota, calcia ma il pallone termina sull’esterno della rete. Dopo l’inizio shock, il Genoa continua a non salire, mantenendo un baricentro bassissimo e senza riuscire a fermare le giocate dei singoli avversari, come accaduto al 32′ durante l’azione in solitaria di Anjorin, conclusa con un tiro del centrocampista inglese nello specchio della porta ma parato da Leali, quest’ultimo protagonista con un altro intervento provvidenziali a pochi minuti dal duplice fischio, parando il potentissimo tiro da lunga distanza di Cacace. Dopo soli ventisei secondi della ripresa e dopo aver passato un’intera frazione a subire occasioni, la squadra di Vieira trova la rete del vantaggio a causa di molteplici errori in fase di impostazione dal basso degli avversari, regalando un enorme chance a Badelj, che approfitta degli errori avversari e porta a sorpresa in vantaggio il grifone. Pochi minuti più tardi, l’Empoli conquista un calcio di rigore inizialmente non visto dal direttore di gara per un fallo di Vasquez su Esposito. Dagli undici metri lo stesso Esposito sbaglia il calcio di rigore, merito soprattutto dell’ennesimo intervento di Leali, aiutato anche dal palo. Sull’uscita bassa e sbagliata di Vasquez, e grazie all’ottimo impatto di due subentrati, il Genoa raddoppia con Ekuban dopo essere stato servito alla perfezione da Miretti. Ad un quarto d’ora dalla fine, Sebastiano Esposito si riscatta e firma di testa la rete che dimezza lo svantaggio su un’altra grande giocata di Anjorin, tra i migliorino campo dell’Empoli. Al terzo dei cinque minuti di recupero, i rossoblu sfiorano la terza rete con Vitinha che calcia alto dopo essere stato lanciato in porta da Ekuban, errore che sancisce la fine della gara. Con il successo del Castellani, il Genoa sale a quota 19 punti, agganciando l’Empoli e metà classifica.
Parma-Monza
Esordio amaro per Bocchetti sulla panchina del Monza. Il Parma la vince all’ultimo secondo e sbaraglia i brianzoli, portandosi a più quattro sulla zona retrocessione. Al Tardini è però il Monza a partire fortissimo sin dal primo minuto, con una doppia occasione di Maldini, salvata miracolosamente dalla difesa dei padroni di casa, che appena dieci secondi dopo non riesce però ad evitare il gol del vantaggio di Ciurria, che viene però annullato per l’uscita del pallone dal campo, inizialmente non vista dal direttore di gara. Da ciò, la squadra di Pecchia prova a rispondere, con un tiro di Mihaila respinto da Turati, che si mette in mostra, così come fa Suzuki pochi istanti dopo sul tiro a incrociare di Caprari. All’inizio del secondo tempo è invece il Parma a partire forte, con la discesa di Coulibaly fermata fallosamente da Pablo Marí, che causa un calcio di rigore e viene espulso per somma di ammonizioni. Sul dischetto si presenta Hernani, che non spreca la chance che gli è stata data e porta in vantaggio il Parma. Nonostante l’inferiorità numerica, il Monza non molla mai e riesce clamorosamente a trovare il pareggio con Pedro Pereira, che sbuca alle spalle della difesa dei ducali e insacca in porta un pallone vagante. Le emozioni però non sono finite: a recupero scaduto, al 98’, su situazione di calcio d’angolo, Valenti svetta di testa e regala i tre punti ai suoi, con il Tardini che è una bolgia. Le due squadre vanno alla pausa di fine anno con due morali chiaramente diversi: il Parma può finalmente respirare, mentre il Monza deve lavorare duro per cercare riscatto.
Cagliari-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Tris e clean sheet nerazzurro , Cagliari-Inter termina 0-3. All’Unipol Domus la squadra di Simone Inzaghi parte fortissimo e già al terzo minuto sfiora la rete del vantaggio con il tiro di Thuram parato da Schuffet .Con l’attaccante francese reduce da uno splendido stato di forma, l’Inter oltre al ritrovarsi un bomber, si ritrova in squadra un giocatore che crea anche occasioni per i compagni, che si sacrifica e che riesce ad essere all’altezza dell’inizio di stagione anche giocando lontano dalla porta avversaria. Con il passare dei minuti le occasioni degli ospiti continuano ad aumentare, al 14′ l’Inter spreca più occasioni nella stessa azione, con protagonista Barella e Mkhitaryan. Nonostante il dominio interista, il Cagliari si rende pericoloso in più situazioni, dimostrando la propria forza nei momenti di maggiore difficoltà. Nonostante le avance da parte dei sardi, l’Inter continua ad attaccare ma anche a sprecare occasioni nitide, come quella di Lautaro che, al 28′, si divora clamorosamente il gol del vantaggio a porta indifesa, colpendo male il pallone e spedendolo alto. Durante la prima vera manovra offensiva della ripresa, l’Inter passa in vantaggio con Bastoni: il difensore ex Parma e Atalanta riceve all’interno dell’area di rigore il cross di un ispiratissimo Barella e, di testa, piazza il pallone sul secondo palo, firmando la sua prima rete stagionale. Dal gol del vantaggio di Bastoni, l’Inter cresce sia in attacco, che in difesa. Il reparto offensivo continua a creare occasioni importantissime alla ricerca del secondo gol, mentre il reparto difensivo, si dimostra efficace e compatto come nell’azione in profondità di Piccoli, fermato dall’ottimo uscita di Sommer. Come nell’azione del primo gol, Barella immette un cross, questa volta a centro area si fa trovare pronto Lautaro Martinez che ritrova il gol dopo la rete decisiva firmata contro il Venezia. Sette minuti dopo la rete del capitano nerazzurro, il Cagliari esce dalla partita a causa del fallo di mano di Wieteska (subentrato al posto di Mina al 46′ ), regalando l’opportunità del terzo gol agli avversari. Dal dischetto si presenta il solito e infallibile Çalhanoğlu che spiazza Scuffet e timbra la propria quarta rete in questa Serie A. Prima del triplice fischio, il Cagliari prova ad accorciare le distanze con Felici ma, l’intervento di Sommer, nega la gioia del gol ai sardi. Con il quinto successo di fila, l’Inter continua il testa a testa contro Napoli e Atalanta alla ricerca del primo posto in solitaria. La squadra di Nicola invece, perde la decima partita su diciotto incontri in Serie A, mantenendosi pericolosamente in zona retrocessione.
Lazio-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un intenso 1-1 chiude il 2024 di Lazio e Atalanta, Brescianini riacciuffa i biancocelesti nel finale. Dele-Bashiru e Tchaouna al posto di Isaksen e Dia, queste le mosse di Baroni per rispondere al 3-4-1-2 ‘leggero’ di Gasperini, che in ogni big match rinuncia a Retegui (oggi nemmeno in panchina per infortunio). In avvio la manovra della squadra di Gasperini è ragionata, molto lucida e poco incisiva verso la profondità, con la Lazio che invece pressa forte fin dall’inizio. Le maggiori sgasate provengono dal binario di sinistra, dove Tavares si getta nello spazio e Bellanova insegue in marcatura, dando vita a uno degli scontri più interessanti della gara, tra due dei giocatori più veloci del campionato. Al decimo minuto la Lazio confeziona tre occasioni in un’unica azione: prima Tchaouna si libera della marcatura e appoggia per Castellanos, respinto da Carnesecchi due volte, prima con le mani e poi con i piedi, poi sugli sviluppi dell’azione Guendouzi apre il piattone e scheggia l’incrocio dei pali. La prima risposta della Dea arriva dieci minuti dopo, con Zappacosta che riceve un disimpegno di testa di Tchaouna e calcia forte sul primo palo, palla fuori di poco. Rispetto al solito, in fase di palleggio l’Atalanta sbaglia molte giocate, con la Lazio che si fa valere -soprattutto in mezzo al campo- grazie all’intensità messa dai giocatori di Baroni in fase di pressione. In ripartenza la Lazio trova il vantaggio: al 26’Castellanos lavora bene il pallone, portando via Hien dalla linea difensiva, appoggia per Rovella che pennella verso Dele-Bashiru, abile nel calciare forte e battere Carnesecchi. La mossa di Baroni si dimostra vincente, con il nigeriano che sale a quota tre reti in campionato. L’unico sussulto atalantino alla rete subita arriva nel recupero: cross di Zappacosta verso Pasalic, Djimsiti segue l’azione e in scivolata prova a correggere la spizzata del croato, senza riuscire a centrare la porta di Provedel. Al rientro dagli spogliatoi Gasperini cambia subito: fuori Zappacosta e Hien (ammonito), dentro Cuadrado e Kossounou. Rispetto alla prima frazione, la marcatura della difesa bergamasca è più mobile e meno rocciosa, che nel primo tempo era stata presa d’assalto dalla qualità e mobilità di Castellanos. Al 52′ Bellanova disegna un cross verso Cuadrado, da quinto a quinto, ma la conclusione di testa del colombiano non inquadra lo specchio della porta. La fascia destra è quella in cui l’Atalanta trova più spazio in profondità, con Bellanova che alza i giri del motore. L’Atalanta sfiora il pareggio al 61′ con Lookman che calcia a giro sul secondo palo e costringe Provedel al primo grande intervento della sua gara. L’ingresso di Samardzic, subentrato al posto di Pasalic, ricostruisce attivamente l’attacco della Dea, meno equilibrato e più qualitativo. Baroni capisce il momento e inserisce Isaksen e Pellegrini, per garantire freschezza alle fasce, oltre all’ingresso di Boulaye Dia. Nella fase finale di gara l’inerzia è tutta dalla parte dell’Atalanta, che sfiora ripetutamente il pareggio. L’occasione più nitida è al 74’ quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Lookman calcia in porta e trova la deviazione di Pellegrini, miracoloso nella seconda ribattuta a immolarsi con il corpo e negare il pareggio al nigeriano. La Lazio in contropiede ha l’occasione per raddoppiare ma Carnesecchi chiude la porta in faccia Dia. Al minuto 87’ la Dea trova il pareggio grazie alla panchina: Zaniolo sporca un cross di Bellanova, che finisce dalle parti di Lookman, lucidissimo nell’aspettare l’uscita di Provedel e appoggiare al centro verso Brescianini, libero di colpire a porta vuota e pareggiare il match. Si chiude con un pareggio il 2024 dell’Atalanta, probabilmente l’anno migliore della storia del club bergamasco. La banda del Gasp si dimostra capace di rimanere sempre in partita, grazie a delle seconde linee che mantengono alto il livello e sopratutto il ritmo di una squadra che fa dell’intensità il proprio credo. Sponda biancoceleste il rammarico per l’occasione sfumata è tanta, ma dopo il pesante 0-6 subito dall’Inter necessitava una reazione, che è arrivata soprattutto nel primo tempo. Le scelte di Baroni avevano imbrigliato l’Atalanta, ma nel secondo tempo la Dea è riuscita a riacciuffare il pareggio grazie alla gran giocata di Lookman.
Udinese-Torino (A cura di Marco Rizzuto
Al Bluenergy Udinese e Torino danno spettacolo, quattro gol e un punto a testa. Il primo tempo da vita ad un match molto equilibrato ma scarno in termini di occasioni da gol. Superata la mezz’ora, il Torino va vicino al vantaggio con Karamoh che, una volta servito da Borna Sosa, si accentra in area e calcia sul primo palo col pallone che esce di qualche centimetro. A cinque minuti dall’intervallo l’Udinese trova la rete che stappa il risultato: il corner calciato da Thauvin pesca la deviazione di Bijol che diventa un assist per la zampata vincente di Toure, che manda avanti i suoi al primo vero tiro in porta dei bianconeri. Sul finale della prima frazione, Ricci calcia da lontanissimo in porta, ma Sava attento manda a lato. Nella ripresa Vanoli effettua un doppio cambio, inserendo Ilic e Lazaro al posto di Pedersen e Gineitis. Al 49′ l’Udinese raddoppia col solito Lucca. Altro corner di Thauvin, perfetto per il gigante bianconero che di testa è infallibile e buca Milinkovic-Savic. Con questa rete Lucca tocca quota sette centri stagionali. La squadra di Runjaic però non riesce a mantenere il doppio vantaggio per più di qualche minuto e proprio su calcio d’angolo il Torino riapre i giochi con Adams, che riaccende la fiamma della speranza per i granata. Il buon momento del Torino si concretizza col gol che vale la rimonta: al 63′ Lazaro crossa in mezzo trovando la deviazione molto imprecisa di Ehizibue, Adams aggancia il pallone vagante e serve Ricci che da centro area buca Sava. Nella fase restante del match non ci sono occasioni degne di nota, e la sfida termina in parità. Udinese e Torino ricoprono la zona centrale della classifica, distanziate da sole quattro lunghezze.
Napoli-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Il lampo Raspadori trascina il Napoli in testa alla classifica al pari con la Dea. Dopo soli tre minuti di gioco, il Napoli sfiora il vantaggio con uno schema da calcio d’angolo dove, Neres imbuca per Rrahmani che da posizione ravvicinata calcia verso la porta trovando la risposta reattiva di Stankovic che nega il gol. Con un Venezia molto chiuso e attento ed un Napoli dominante nel possesso, si assiste ad un gioco a ritmi bassi, molto tattico, come di consueto la Serie A ci ha abituati. Al 19′ il Venezia fa rabbrividire per un attimo il pubblico partenopeo: triangolazione perfetta tra Yeboah e Zampano, con il numero dieci lasciato solo che calcia serrato sul primo palo, Meret riesce a sventare in corner prendendosi gli applausi di tutto lo stadio. Al 35′ il Napoli torna nuovamente a bussare alla retroguardia veneta in seguito ai risvolti di un calcio d’angolo, Anguissa di tacco libera la corsa di Olivera che perfora l’area avversaria e calcia verso Stankovic che si fa trovare pronto, secondo l’arbitro c’è stato un contatto irregolare ai danni dell’uruguagio perciò concede calcio di rigore a favore dei padroni di casa. Stankovic si distende e riesce a negare il gol a Lukaku, dando prova di una prestazione superlativa. La prima frazione vede i ritmi alzarsi progressivamente, col Napoli che comanda il pallino del gioco senza riuscire a sbloccare il risultato. Alla ripresa, l’occasione più nitida arriva all’ora di gioco. Nicolussi Caviglia di punizione calcia direttamente in porta da posizione molto defilata, Meret attento alza in calcio d’angolo. I padroni di casa rispondono subito con Lukaku che, di sfondamento entra in ara passando tre giocatori avversari, incrocia di forza sul secondo palo ma Stankovic non vuole saperne di subire gol e riesce a toccare quel che basta per mandare la sfera sul palo esterno. A venti dalla fine Antonio Conte punta tutto su Raspadori, che subentra per Anguissa. I padroni di casa alla disperata ricerca del gol del vantaggio, prendono sotto assedio l’area di rigore avversaria. Al 79′: Di Lorenzo tenta un traversone dalla destra, smanacciato da Stankovic, il pallone spiove nella zona di Neres che non perde tempo e ributta il pallone in mezzo, Candela manca l’intervento per allontanare il pallone che carambola nella zona di Raspadori, il subentrato con un rigore in movimento batte Stankovic mandando in estasi il Maradona. Il Napoli una volta indirizzata la partita, vola sulle ali dell’entusiasmo e sfiora il raddoppio con Olivera che incrocia sul secondo palo dopo una percussione dalla sinistra, ancora una volta è Stankovic a vincere il duello. Il triplice fischio sorride alla squadra di Conte che conclude il 2024 con una vittoria, ottenuta grazie alla carta del jolly, Raspadori, che permette ai partenopei di agganciare l’Atalanta sul tetto della classifica. Torna a perdere il Venezia, che non riesce a dare continuità dopo la vittoria col Cagliari rimanendo al diciannovesimo posto.
Juventus-Fiorentina (A cura di Dennis Rusignuolo)
All’Allianz Stadium, Juventus e Fiorentina danno spettacolo e inscenano un roboante pareggio per 2-2 che non lascia contento nessuno, soprattutto Thiago Motta, che sembra non riuscire ad uscire da questa “pareggiomania”
Milan-Roma
Dopo il vantaggio iniziale siglato da Reijnders, il pareggio di Dybala condanna Fonseca, costretto a lasciare la panchina dei rossoneri in favore di Sergio Conceicao. L’approccio dei giallorossi pare sin da subito aggressivo e caratterizzato da rapidi scambi tra i componenti della formazione di Ranieri. Al 10’ Saelemekers, Dybala e Dovbyk danno origine ad un’azione precisa, che mette l’attaccante ucraino a tu per tu con Maignan, salvato dal palo esterno che spedisce la sfera sul fondo. La Roma si espone, forse troppo, e il Milan punisce in contropiede: dopo una lunga discesa, Morata serve Fofana, che vede dall’altro lato Reijnders totalmente da solo, lo serve e l’olandese ringrazia con il gol del vantaggio, confermandosi il migliore del Milan fino ad oggi. Appena due minuti più tardi un’azione molto simile si conclude con il tiro di Morata, che però termina sul fondo. Al 22’ arriva, fulminea, la reazione dei giallorossi, grazie all’assist visionario di Dovbyk, che con il tacco serve Dybala, il quale non esista e con il destro al volo insacca Maignan. A poco meno di cinque minuti dall’intervallo ha luogo l’ennesimo episodio dubbio di questo campionato: nell’area di rigore giallorossa, Reijnders viene steso da Pisilli con una scivolata, giudicata regolare dal direttore di gara, che non concede il penalty e che espelle subito dopo Fonseca per proteste. All’inizio del secondo tempo la Roma prova a fare male in contropiede, ancora con Dovbyk, fermato nuovamente dall’estremo difensore rossonero. Pochi secondi dopo ci prova nuovamente il Milan, con il tiro dalla distanza di Bennacer, respinto prontamente da Svilar, che si ripete anche sul successivo, insidioso, tiro di Chukwueze. L’ultima azione della partita è clamorosa ed è della Roma, con Dybala che con un precisissimo passaggio trova Pellegrini, praticamente solo contro Maignan, il cui tiro però, probabilmente a causa della stanchezza, termina molto a lato della porta rossonera. Al termine del match continua la timida ripresa della Roma, mentre gli scarsi risultati obbligano il Milan ad un nuovo inizio, sotto la guida di un acclamato Sergio Conceicao.
Como-Lecce
Al Sinigaglia vince il Como e sprofonda il Lecce, la squadra di Fabregas si allontana dalla zona rossa della classifica e condanna i salentini a sprofondare sempre di più. Partono immediatamente forti i padroni di casa, e al 4’ un rinato Cutrone colpisce la traversa interna, con il pallone che rimbalza lontano dalla linea di porta. Il primo tempo è caratterizzato dal continuo duello tra Nico Paz e Falcone, l’argentino cerca più volte la soluzione dalla distanza, trovando sempre pronte le mani del portiere giallorosso, che si supera in molteplici occasioni. Al 29’ però, proprio sulla respinta di Falcone, Cutrone cerca di raccogliere il pallone, venendo steso in maniera fallosa da Baschirotto, che causa il penalty per i lagunari. Sul dischetto si presenta proprio Nico Paz, il cui tiro viene però neutralizzato, ancora una volta, da un brillante Falcone. All’inizio della ripresa, finalmente, Nico Paz riesce a battere l’estremo difensore del Lecce, con un tiro rasoterra, preciso, che colpisce il palo e poi si insacca, mettendo fuori dai giochi la totale difesa salentina e portando in vantaggio i suoi. Appena cinque minuti dopo, Fadera approfitta dell’errore di Dorgu e si trova praticamente a campo aperto, serve Cutrone e l’attaccante italiano ringrazia siglando il gol del 2-0, per la gioia del pubblico di casa. Nonostante la grande esultanza, però, il gol viene annullato per la posizione irregolare proprio di Fadera, partitoleggermente al di là della difesa del Lecce. A quindici minuti dal termine, Coulibaly, con un salvataggio clamoroso sulla linea su un tiro di Strefezza, evita il definitivo colpo di grazia per i suoi, che arriverà appena 4 minuti dopo con il gol, stavolta valido, di Patrick Cutrone, che raccoglie il tiro di Van Der Brempt respinto da Falcone. Il match prosegue in maniera molto monotona e va così a spegnersi sul risultato di 2-0, con Fabregas che può festeggiare, di fronte a Giampaolo, la cui squadra è apparsa passiva e priva di idee.
Bologna-Verona
Il Verona scaccia gli incubi ed espugna il dall’Ara, in seguito ad una partita folle, decisa da un autogol. Il primo quarto d’ora del match risulta essere privo di vere emozioni, con il Bologna che riesce a togliere il lucchetto alla partita al 18’ minuto: dopo un’azione abbastanza confusa, Castro riesce a servire di testa Dominguez, che si aggiusta il pallone alla perfezione e riesce a battere Montipò. Al 35’ la squadra di Italiano va vicinissima al raddoppio, con il palo colpito da Odgaard che gli nega la gioia del gol. Appena due minuti dopo un inaspettato errore di Lucumí lancia Tengstedt e Sarr a campo aperto, con il primo che serve il secondo, il quale incrocia il pallone in maniera molto precisa e sigla il gol dell’1-1, ringraziando il difensore del Bologna. Meno di dieci minuti più tardi, nel recupero del primo tempo, va incredibilmente in vantaggio l’Hellas grazie al gol di Tengstedt, che non spreca l’assist di Serdar e buca Skorupski. Cade la notte sul Bologna, che al 50’ rimane anche in dieci uomini per la gomitata a palla lontana di Pobega su Duda. Quando tutto sembra andare per il peggio, un raggio di luce illumina il buio rossoblú: sulla punizione battuta da Odgaard, che sbatte contro il palo, arriva Benji Dominguez, che ribadisce in porta e pareggia i conti, mettendo a segno addirittura una doppietta. Il numero 30 va addirittura vicino ad una clamorosa tripletta, negatagli solamente da un grande intervento di Montipò, che spedisce sul fondo il tiro dalla distanza del giocatore argentino. Negli ultimi minuti però le energie del Bologna si esauriscono, ed è il Verona a farla da padrone. Gli scaligeri, all’88’, riescono a trovare il gol del vantaggio: sulla punizione battuta da Duda, una sfortunata deviazione del Toto Castro batte Skourpski e sigla il definitivo 3-2 in favore dei gialloblù, che possono festeggiare. Al fischio finale, il giocatore del Bologna scoppia in lacrime, consolato dai compagni. Il Verona, seppur con un po’ di fortuna, riesce così a mettere la testa fuori dal vaso, in seguito ad un periodo veramente complicato, fermando un Bologna la cui campagna, finora, non sta affatto deludendo le aspettative.
LA TOP 11 DELLA 18ª GIORNATA
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference league sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimastei in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo su un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina distastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di rfierimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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