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Tra addii e retrocessioni all’ultimo minuto. Ma che calcio è successo?!

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Foto: X Cagliari Calcio/ X Lega Serie A/ X Empoli FC/ X AC Milan/ X JuventusFC

Si conclude con i consueti fuochi d’artificio il campionato 2023/2024. Dopo la straordinaria vittoria dell’Inter, con l’aggiunta della seconda stella, e il consolidamento della zona Champions, tutti gli occhi erano puntati sugli scontri salvezza che, come al solito, hanno regalano spettacolo e continui colpi di scena e capovolgimenti.

Un’ultima giornata piena di saluti e lacrime, come quelle di Claudio Ranieri, all’ultima gara sulla panchina del Cagliari. Il tecnico romano ha annunciato il ritiro e nel corso dell’ultima gara interna, contro la Fiorentina, è stato omaggiato da tutto il popolo sardo e da tutte le tifoserie del calcio italiano. La carriera e la storia di Ranieri parlano per lui, un allenatore dotato di un’empatia e una sensibilità e correttezza uniche nel suo genere. Protagonista di una delle favole più incredibili del calcio, con la vittoria della Premier League con il Leicester City. Chiude in Sardegna dove tutto era iniziato, nel lontano 1988. Allora riportò il Cagliari in Serie A, dopo anni passati in Serie C. Oggi lascia per l’ultima volta con la salvezza raggiunta nella vittoria di Reggio Emilia contro il Sassuolo.

Si conclude l’avventura di Alex Sandro con la Juventus. In occasione dell’ultimo match casalingo contro il Monza, il difensore brasiliano, che aveva deciso di lasciare il club bianconero alla scadenza del contratto, è sceso in campo per la 327ª volta, eguagliato Pavel Nedved in cima alla classifica, diventando lo straniero con più presenze nella storia della Juventus. Dopo il vantaggio di Chiesa, Alex Sandro si regala anche la gioia del gol, con una delle specialità della casa: l’anticipo di testa sul primo palo. Le lacrime al momento dell’uscita e la standing ovation dello Stadium rendono omaggio al brasiliano per l’ultima volta, colonna portante, nonostante il declino degli ultimi anni, della Juve che nello scorso decennio ha dominato il calcio italiano.

Serata di omaggi e saluti anche a San Siro, dove il Milan conclude la stagione con un 3-3 pirotecnico contro la Salernitana. Nella sera degli addii di Pioli, Giroud e Kjaer, i campani salutano il campionato con un sussulto d’orgoglio che permette alla squadra di Colantuono di riacciuffare il pareggio nel finale, grazie alla doppietta di Simy. Al fischio finale tutta San Siro rende omaggio a Simon Kjaer, che saluta i rossoneri dopo quattro anni, Olivier Giroud, uno degli eroi dell’ultimo scudetto, e Stefano Pioli, che lascia la panchina del Milan dopo un percorso di cinque anni in cui il tecnico italiano è riuscito a riportare i rossoneri a competere al vertice. Lo scudetto della stagione 21/22, il suo primo trofeo in carriera, è l’apice della sua avventura rossonera e dopo una stagione di alto livello, ma terminata alle spalle degli eterni rivali, il club ha deciso di ricominciare un nuovo ciclo.

A Roma si concludono le stagioni di Lazio e Sassuolo, concluse con Europa League e retrocessione, e si concludono le esperienze in biancoceleste per Felipe Anderson e Luis Alberto, che hanno annunciato il loro addio nelle scorse settimane. All’Olimpico la gara termina 1-1 con Viti che risponde al gol su punizione di Zaccagni.

In basso alla classifica si conclude definitivamente la lotta salvezza. Al Castellani l’Empoli conquista la salvezza grazie alla vittoria prestigiosa contro la Roma di De Rossi. Dopo meno di cinque minuti i toscani si portano subito in vantaggio grazie al gol di Cancellieri, servito da Gyasi. La Roma trova il pareggio prima dell’intervallo con il gol di Aouar. Nella ripresa la partita sembra indirizzare verso un pareggio, ma nel finale l’Empoli alza la pressione alla ricerca del gol che valga la salvezza. Ci va vicino Niang in più occasioni, ma il centravanti senegalese è impreciso. Nei minuti di recupero però arriva il guizzo salvezza: Pellegrini perde palla a centrocampo e l’Empoli riparte, con Cancellieri che serve al centro dell’area Niang che batte Svilar e regala ai toscani la salvezza e a Nicola l’ennesimo capolavoro, con un’altra salvezza che si aggiunge ai capolavori fatti con Crotone e Salernitana.

La gara di cartello va in scena a Frosinone, dove l’Udinese conquista la salvezza nel secondo tempo grazie al primo gol in Serie A, di un discreto peso, di Keinan Davis. Allo Stirpe i gialloblù giocano una partita coraggiosa, sfiorando più volte il gol del vantaggio, ma i miracoli di Okoye e la sfortuna (come in occasione della traversa di Soulé su punizione) condannano la squadra di Eusebio Di Francesco, in lacrime al termine della gara, alla retrocessione in Serie B. Un epilogo inaspettato dopo l’ottimo girone d’andata, dove i ciociari si erano confermati come una delle sorprese del campionato. Nel girone di ritorno l’inesperienza della rosa, piena zeppa di giovani in rampa di lancio, e i numerosi infortuni che hanno colpito il Frosinone, hanno sancito la retrocessione. Missione compiuta invece per Fabio Cannavaro, arrivato un mese fa per salvare l’Udinese. All’esordio in Serie A, l’ex capitano della nazionale campione del mondo 2006 riesce a evitare la retrocessione ai friulani, chiamati ad alzare l’asticella per evitare di continuare a essere risucchiati nella lotta salvezza.

Un finale che ha regalato spettacolo ed emozioni contrastanti. Si chiude un campionato avvincente, ricco di favole e nobili decadute. In attesa di Euro2024, dove l’Italia andrà a difendere il titolo di campione in carica, la Serie A comincia a palesare evidenti segni di crescita, in ambito nazionale e soprattutto internazionale, dove l’Atalanta ha conquistato l’Europa League e la Fiorentina sarà impegnata mercoledì nella finale di Conference League.

Tutti i risultati della 38ª giornata:

  • Cagliari-Fiorentina 2-3
  • Genoa-Bologna 2-0
  • Juventus-Monza 2-0
  • Milan-Salernitana 3-3
  • Atalanta-Torino 3-0
  • Napoli-Lecce 0-0
  • Hellas Verona-Inter 2-2
  • Lazio-Sassuolo 1-1
  • Frosinone-Udinese 0-1
  • Empoli-Roma 2-1
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Il Super Commento della 5ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quinta giornata di Serie A.

Cagliari – Empoli

Nell’anticipo del venerdì pomeriggio l’Empoli di D’Aversa espugna l’Unipol Domus di Cagliari grazie alle reti di Colombo ed Esposito. L’ottimo momento di fiducia dei toscani sopraffare il Cagliari, condannandolo nei bassifondi della classifica. L’avvio di gara non regala particolari emozioni, ma gli ospiti creano tanto ed eludono molto bene le marcature degli isolani. Intorno alla mezz’ora di gioco, il pallone perso a metà campo dai padroni di casa si trasforma nel gol del vantaggio azzurro: Esposito avvia l’azione, con due tocchi Colombo viene mandato in porta e col mancino spiazza Scuffet. A pochi minuti dal termine del primo tempo, Deiola si divora la rete del pareggio, complice un intervento mostruoso di Vasquez che nega in tuffo, mantenendo il vantaggio fino al duplice fischio dell’arbitro. Per riprenderla sin da subito Nicola inserisce Pavoletti come terzo attaccante, ma dopo appena cinque minuti, l’Empoli torna alla carica e raddoppia con Esposito che mette a sedere Luperto con una finta per poi concludere a rete. Da questo momento in poi si fa notte fonda per il Cagliari, i tifosi  rumoreggiano e gli ospiti sfiorano il gol in diverse occasioni. L’incontro termina con la seconda vittoria in campionato per l’Empoli, ancora imbattuta in cinque giornate, che si appresta ad affrontare il Torino, per i sedicesimi di Coppa Italia, mentre il Cagliari a testa bassa, colleziona il terzo k.o. di fila senza fare reti. La striscia buia dei padroni di casa potrebbe trovare luce nell’incontro di coppa, dove il Cagliari ospiterà la Cremonese di categoria inferiore.

Hellas Verona – Torino

Il Toro si impone a Verona e conquista la vetta. Gli attaccanti granata si riconfermano in gran forma decidendo la gara. Per la coppia d’attacco, Vanoli schiera Sanabria al fianco del colombiano e questa scelta ripaga sin da subito. Al 9′ il Toro sblocca la partita grazie al velo di Zapata sulla palla filtrante di Masina,  diventando un assist perfetto per Sanabria che si invola verso la porta e batte Montipò. L’Hellas non perde tempo e riacciuffa il pari poco dopo su calcio d’angolo: il passaggio rasoterra di Lazovic viene finalizzato dal mancino di Kastanos, che batte Milinkovic-Savic grazie ad una deviazione. Dopo i ritmi elevati dei primi minuti, l’atmosfera si infiamma al 21′ per un calcio di rigore fischiato a favore del Torino che costa anche un rosso diretto per Dawidowicz. Il difensore in marcatura per un angolo stende Sanabria con una gomitata evidente. Dal dischetto il numero nove incrocia troppo e stampa la sfera sul palo. Superata la mezz’ora, i granata tornano avanti grazie allo stacco imperioso di Zapata, che rende inutile la marcatura di Magnani, finalizzando il cross di Lazaro. Dopo un primo tempo molto acceso, nella ripresa assistiamo ad una gara molto più equilibrata. Zanetti prova a recuperare lo svantaggio inserendo Mosquera e Livramento, ma gli ospiti dilagano con la rete del subentrato Che Adams, che approfitta della dormita difensiva di Magnani per rubare palla, inquadrare lo specchio e bucare Montipò da fuori area con una conclusione rasoterra millimetrica. Subito dopo, Livramento si divora la palla che avrebbe accorciato le distanze, mandando in fumo l’assist illuminante di Belahyane. Negli ultimi istanti, con il risultato già in cassaforte, Masina pasticcia dentro l’area e regala il secondo gol al Verona messo a segno da Mosquera. Dopo il botta e risposta tra Sanabria e Kastanos, Zapata e Adams consegnano i tre punti a Vanoli portando il Torino in cima alla classifica in solitaria (per la prima volta dopo 47 anni. L’Hellas Verona cade per la seconda volta in casa, scendendo all’undicesima posizione.

Venezia – Genoa (A cura di Dennis Rusignuolo)

Torna a sorridere il Venezia di Eusebio Di Francesco, che batte 2-0 il Genoa e rialza la testa dopo la sconfitta contro il Milan. Nonostante il rigore parato da Gollini, il Genoa cade disputando un match insufficiente.

Juventus – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)

Juventus e Napoli falliscono l’approdo in vetta, in uno 0-0 molto spigoloso e tattico. Si fa pesante l’astinenza da gol di Vlahovic, mentre continua a rimanere intatta la muraglia bianconera.

Lecce – Parma (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il match che chiude il sabato di Serie A si chiude con un pareggio ricco di emozioni, colpi di scena e fuochi d’artificio. Dopo il buon pareggio di Torino, Gotti decide di confermare il 4-4-2 con Krstovic e Rebic come riferimenti in avanti, mentre torna dal 1’ Dorgu, assente all’Olimpico Grande Torino per squalifica. Il Parma risponde con il solito 4-2-3-1 di Pecchia. In avvio la gara appare subito molto intensa ed equilibrata, con occasioni da una parte e dall’altra. I padroni di casa inizialmente subiscono il fraseggio rapido e pungente del Parma, che si affaccia più volte dalle parti di Falcone con le conclusioni di Man, Mihaila e Bonny. Il Lecce però rimane in attesa di un varco in cui colpire la difesa ducale. Al 33’ Ramadani vede l’inserimento tra le linee di Dorgu e lo serve con un filtrante taglia-difesa, l’esterno danese arriva davanti a Suzuki e lo buca sul primo palo. Il vantaggio permette ai salentini di gestire il possesso con lucidità, ma nel secondo tempo la partita si riaccende dopo meno di un minuto, con Guilbert che viene espulso per una manata a Cancellieri. L’inferiorità numerica costringe Gotti a riadattare il suo Lecce arretrando Dorgu nella linea difensiva. Nel miglior momento del Parma, in costante pressione per riacciuffare la gara, il Lecce trova spazio per ripartire in contropiede, e il tocco delizioso di Tete Morente apre il campo all’incursione di Dorgu, fermato al limite dell’area dalla scivolata di Cancellieri. L’intervento dell’esterno ducale ferma una chiara occasione da gol e l’arbitro estrae il cartellino rosso, ristabilendo la parità numerica. La beffa per il Parma è doppia perché sul calcio di punizione Krstovic trova la deviazione di Coulibaly che alza la traiettoria del pallone e manda fuori tempo Suzuki, per un 2-0 che sembra indirizzare la gara. Pecchia prova a sbilanciarsi e inserisce Hainaut e Almqvist. Il Parma comincia a trovare spazio e soluzioni dai piedi dei suoi fantasisti, con Bernabè e Man che cominciano a trovare terreno fertile dove provare a impensierire la retroguardia salentina. Per gran parte della ripresa il Parma si affaccia dalle parti di Falcone, ma l’estremo difensore italiano è prodigioso in più occasioni. Nel recupero succede di tutto: prima Krstovic sbaglia a tu per tu con Suzuki e non chiude la gara, poi Almqvist accorcia le distanze con un tiro radente sul primo palo. Nell’ultima occasione della gara, con tutto il Lecce barricato in area, il cross di Haj Mohamed (entrato nel finale, all’esordio in A) trova sul secondo palo Hainaut, dimenticato da Dorgu, che pareggia e mette il timbro finale a uno dei match più folli di questo avvio di campionato.

Fiorentina – Lazio

A Firenze i viola rimontano la Lazio grazie ai due rigori decisivi di Gudmundsson, mandando in aria il momentaneo vantaggio biancoceleste siglato da Mario Gila . Sin dai primi minuti si assiste ad un match molto vivace. Al 9′ il pallone perso da Dia si trasforma in un contropiede in cui Cataldi manda Colpani a tu per tu col portiere, ma Provedel riesce a deviare la sfera sul palo. I biancocelesti sfruttano le fasce per far male alla Fiorentina, sempre in ritardo nelle chiusure. Al 20′ dopo una progressione di Isaksen, Zaccagni calcia in porta, ma De Gea sventa grazie ad un ottimo riflesso. I ritmi proseguono spediti rendendo lo spettacolo piacevole ma ancora a reti bianche. Col tramontare del primo tempo, la Lazio spaventa non poco la difesa viola, al 37′ De Gea compie un miracolo sulla conclusione rasoterra di Dia, successivamente, galvanizzata dagli ultimi minuti, la Lazio passa in vantaggio. Da calcio di punizione, il traversone di Tavares trova l’incornata vincente di Gila, chiudendo il primo tempo a favore dei biancocelesti. Per riprenderla, Palladino fa esordire in maglia viola  Gudmundsson che, dopo appena cinque minuti si procura il rigore per un pestone di Guendouzi. L’islandese non perde tempo e pareggia i conti spiazzando Provedel. Il contraccolpo subito dalla Lazio esalta la Fiorentina, che  cerca il gol del vantaggio spinta dal tifo di casa. Superata l’ora di gioco Palladino inserisce Kouamé per Mandragora, ridisegnando una formazione molto offensiva. I cambi di Palladino risultano decisivi e i viola premono sull’accelleratore. Al 71′ Kean spreca l’ottimo cross di Dodò, mandando la sfera a lato. Sul finale la Lazio alza la testa con Guendouzi, che spizza di testa il traversone dall’angolo di Zaccagni, ma la sfera scheggia la traversa. All’89’ il direttore di gara viene richiamato dal VAR per l’intervento dubbio di Tavares ai danni di Dodò e, dopo un controllo assegna il secondo penalty a favore dei padroni di casa. Dal dischetto Gudmundsson è infallibile e rimonta il risultato a favore dei suoi. La Fiorentina trova la sua prima vittoria in campionato grazie alla freddezza del ritrovato Gudmundsson. La Lazio non riesce a trovare continuità perdendo per la seconda volta dopo una vittoria. La difesa biancoceleste traballa ancora dopo cinque giornate in cui non sono riusciti a tenere nemmeno una volta la rete inviolata.

Monza – Bologna

Dopo lo scoppiettante lounge match delle 12:30, l’incontro tra Monza e Bologna regala emozioni altalenanti, ma al fischio finale sono i ragazzi di Italiano a portare i tre punti a casa. L’avvio molto acceso del match vede entrambe le squadre spingere alla ricerca del vantaggio. I padroni di casa sfiorano il vantaggio da calcio d’angolo con il colpo di testa di Pedro Pereira, che lasciato completamente solo, colpisce di testa ma Ravaglia nega mandando sopra la traversa. Il risultato si sblocca al 24′ a favore del Bologna: il cross al bacio di Lykogiannis viene finalizzato con un colpo di testa di Urbanski altrettanto perfetto, che rende inutile il tentativo in tuffo di Turati nell’evitare il gol. Il vantaggio esalta gli ospiti che creano tanto ma non riescono a chiudere il raddoppio, prima Castro in solitaria viene ipnotizzato da Turati,  successivamente Ndoye dopo una sgasata laterale si accentra e conclude a giro, ma la sfera esce di poco a lato. Al 43′ la conclusione dalla distanza di Maldini viene respinta da Ravaglia, sulla ribattuta si scaglia Djuric che insacca a porta sguarnita riportando il Monza in partita. Nella ripresa il Bologna sfiora il vantaggio con la botta sul primo palo di Castro, che viene deviata in angolo da un’intervento importante di Turati. I Brianzoli rispondono subito dopo con Blanco, ma la sfera esce a fil di palo mantenendo l’equilibrio del match. Arrivati all’ora di gioco i ritmi si abbassano con entrambe le squadre che non vogliono concedere troppi spazi agli avversari. Nella seconda metà di gara il match si addormenta concedendo spettacolo solamente nei singoli episodi. All’80’ Castro si inventa il gol del vantaggio che indirizza e chiude i giochi, controllando in modo non perfetto la sfera e lasciando partire un missile che si insacca alle spalle di Turati. Sebbene le cinque sostituzioni di Nesta, il Monza non è riuscito ad imporsi nel secondo tempo, lasciando al Bologna le maggiori occasioni che hanno indirizzato il match. Questa sconfitta dal sapore amaro fa sprofondare il Monza al diciottesimo posto, mentre i rossoblù conquistano la loro prima vittoria in questo campionato.

Roma – Udinese

In un Olimpico dall’area pesante per la vicenda De Rossi, la Roma sotto la gestione di Juric si impone per 3-0 contro l’Udinese. Dovbyk apre le danze, Dybala raddoppia e Baldanzi la chiude. Sin dai primi minuti, i giallorossi impongono il  loro gioco sul match e il bomber ucraino sembra il giocatore più ispirato. Il numero 11 calcia verso la porta al 7′ ma trova l’ottima risposta di Okoye. Il momento favorevole della Roma prosegue, al 20′ El Shaarawy manda in porta con un filtrante Dovbyk, che buca il portiere dalla stessa mattonella dell’occasione precedente, aprendo i giochi. Nel primo tempo i bianconeri non riescono ad imporsi e la Roma continua a spingere alla ricerca del doppio vantaggio. Al 34′ il traversone di Angelino trova la conclusione al volo di Celik che manca di poco lo specchio della porta. La squadra di Runjaic fatica ad esprimersi e a trovare spazi, complice il giallo ad inizio gara di Lucca che pesa parecchio sulla sua gara. Nonostante l’ottima prestazione giallorossa, non sono mancati i fischi di contestazione alla dirigenza capitolina, la tifoseria non ha digerito per niente la scelta dell’esonero a sorpresa dell’ex tecnico. Dopo pochi minuti dalla ripresa, Bijol stende Dybala in area e l’arbitro concede il calcio di rigore, complicando ulteriormente la gara all’Udinese. L’argentino calcia in modo impeccabile e fa 2-0, diventando il miglior marcatore della serie A nel nostro  campionato (148). Col doppio vantaggio, i giallorossi iniziano ad adagiarsi troppo sugli allori e l’Udinese prova a venire fuori, calciando due volte verso la porta di Svilar, prima con Brenner (subentrato a Lucca a fine primo tempo), poi con Thauvin che, servito dall’attaccante brasiliano, sterza sul mancino e calcia a rientrare sul primo palo costringendo Svilar ad una parata scenica. Al 70′ lo scambio tra Baldanzi e Dovbyk viene finalizzato dal centrocampista ex Empoli che chiude i giochi. Con questa prima vittoria in campionato la Roma alza la testa ed inizia la scalata, preparandosi ad ospitare il Venezia di Di Francesco. L’Udinese di contro scende al terzo posto a pari punti con il Napoli e si appresta ad affrontare l’Inter.

Inter – Milan (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il Milan batte l’Inter 2-1 e si aggiudica il Derby della Madonnina. Il colpo di testa di Gabbia permette ai rossoneri di tornare alla vittoria in un derby dopo sei sconfitte consecutive.

Atalanta – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il Como riscrivela sua storia. Ventuno anni e quattro mesi dopo l’ultima volta, la squadra lariana ha ritrovato una vittoria in Serie A. Dal 24 maggio 2003 (un inutile 1-0 al Torino) al 24 settembre 2024. Un successo capolavoro contro l’Atalanta e quel Gasperini che cinque giorni dopo aver spaventato l’Arsenal è caduto contro uno dei figli prediletti dei Gunners: Cesc Fabregas.
Al Gewiss l’Atalanta parte forte e prende il controllo del gioco. Dopo aver chiuso il match senza reti contro l’Arsenal, la Dea trova il vantaggio al 18’ con la conclusione di Zappacosta che da fuori area fulmina Audero. In quel momento il livello della prestazione del Como si alza notevolmente, grazie alla crescita in mezzo al campo di Sergi Roberto, collante perfetto tra difesa e attacco. I lariani cominciano a spaventare la retroguardia bergamasca, sporcando più volte i guanti di Carnesecchi con le conclusioni di Paz e Cutrone. Nel secondo tempo il Como trova il pareggio, frutto di uno scambio di qualità assoluta tra Strefezza e Sergi Roberto, finalizzata dalla conclusione dell’ex giocatore del Lecce. In quei dieci minuti successivi al pareggio, l’Atalanta sprofonda e il Como cavalca l’onda emotiva e ribalta tutto: al 54’ Nico Paz calcia male con il destro, ma la deviazione di Kolasinac spedisce la sfera alle spalle di un incolpevole Carnesecchi. Al 59’ Fadera riceve il lancio di Nico Paz e con un doppio dribbling elude la pressione di due difensori nerazzurri e fredda Carnesecchi con il mancino. Gasperini prova a mescolare le carte, per riaccendere la miccia alla sua squadra, in difficoltà fisica e mentale nella prima parte di ripresa. Decide di ridisegnare l’attacco con gli ingressi di Lookman e Cuadrado, oltre agli ingressi, avvenuti verso il 75’, di Samardzic e del giovane Vlahovic. Una reazione nel finale si intravede, con l’Atalanta che si affaccia dalle parti di Audero, ma risulta sempre confusionaria e inconcludente. Nel finale Lookman accorcia le distanze dal dischetto, ma è l’ultima gioia di questo match conclusivo della quinta giornata. Una vittoria storica che rilancia il Como, adesso a quota 5 punti e fuori dalla zona calda. Prosegue il periodo di appannamento dell’Atalanta. In queste prime giornate la squadra di Gasperini non sta trovando quella continuità di prestazioni e risultati richieste dal tecnico, e anche le sue dichiarazioni a fine partita fanno presagire ad un ambiente poco sereno. In vista dei prossimi impegni, in campionato e in Champions, la Dea è chiamata ad alzare il livello e cominciare a scalare la classifica.

 

LA TOP 11 DELLA QUINTA GIORNATA

Jpg

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E alla fine arriva Gabbia! Il Milan vince il derby della Madonnina

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Nel secondo big match della quinta giornata il Milan batte l’Inter 2-1 e si aggiudica il Derby della Madonnina. Al vantaggio iniziale di Pulisic aveva risposto il diagonale di Dimarco, ma nel finale il colpo di testa di Gabbia permette ai rossoneri di tornare alla vittoria in un derby dopo sei sconfitte consecutive.

Nel rovente clima di San Siro le due squadre arrivano al primo, grande, appuntamento del campionato. La scelta di Fonseca di affidarsi alla coppia Abraham-Morata, rinunciando a Loftus-Cheek in mediana, sembra pagare nei primi minuti perché i rossoneri riescono a sorprende la squadra di Inzaghi, con il movimento in mezzo al campo di Pulisic che manda in tilt le marcature dei giocatori dell’Inter, e al 10’ è proprio lo statunitense a sbloccare il derby, con una serpentina in mezzo ai difensori nerazzurri e un tocco di punta che batte Sommer. Il vantaggio sembra spezzare le gambe ai nerazzurri, visti i tanti errori in fase di impostazione e in fase di pressing (a Manchester avevano permesso all’Inter di mettere in gran difficoltà la squadra di Guardiola), però la squadra di Inzaghi non si scompone e comincia a trovare soluzioni nei lanci lunghi da esterno a esterno, per sfruttare la compattezza centrale del Milan che non riesce a seguire i movimenti di Dimarco e Dumfries. Al 28’ Barella cambia gioco verso Dimarco che serve di prima Lautaro, abile nel saltare Gabbia e servire Dimarco, libero di controllare incrociare alle spalle di Maignan, per un pareggio che rimette in gara i nerazzurri ed equilibra un derby che sembra aver cambiato inerzia. Contro ogni pronostico, il centrocampo dell’Inter sembra in difficoltà contro i movimenti continui di Morata e Pulisic, testimoniati dai due cartellini gialli di Mikitharyan e Calhanoglu per falli tattici. Al 41’ l’Inter sfiora il sorpasso, con la sponda di Lautaro per il destro incrociato di Thuram, dove è necessario un intervento strepitoso di Maignan a evitare il quinto sigillo in campionato del numero 9 nerazzurro.  

La ripresa si apre subito con un guizzo del Milan, con Emerson Royal che crossa al centro dove Leao incorna di testa ed è provvidenziale Sommer in tuffo. Così come nel primo tempo, anche al rientro dagli spogliatoi il Milan cerca di imporsi sul piano del gioco e sull’agonismo, e l’Inter sembra approcciare nuovamente in maniera ‘pigra’ rispetto alle solite prestazioni accese ed eccelse. Inzaghi sceglie la via del pragmatismo e all’ora di gioco decide di richiamare in panchina Calhanoglu e Mikitharyan, entrambi ammoniti, per inserire Asllani e Frattesi, oltre alla staffetta Dumfries-Darmian. Al 74′ è ancora il Milan a sfiorare il vantaggio, con il contropiede guidato da Abraham e Leao, che conclude verso la porta di Sommer che risponde in tuffo. Al 76′ Reijnders illumina in verticale per l’inserimento di Abraham, sfilato alle spalle di Acerbi, che chiude troppo la conclusione e calcia a un passo dal secondo palo. Nel finale l’Inter, nonostante i cambi di Inzaghi, continua a rimanere compassata al cospetto di un Milan molto audace e coraggioso. All’88’ i rossoneri trovano il vantaggio, con il calcio di punizione di Reijnders che pesca l’incornata di Gabbia sul primo palo, dove Sommer non può arrivare. Nel finale l’Inter si getta completamente in avanti ma la difesa rossonera tiene e in contropiede sfiora il terzo gol, con Okafor che calcia fuori su assist di Chukwueze.

Vittoria di morale per il Milan, al termine di una settimana contraddistinta dal k.o in Champions contro il Liverpool. La scelta di cambiare modulo ha dato ragione a Fonseca che è riuscito a imbrigliare l’Inter, in continua difficoltà soprattutto a centrocampo. La squadra di Inzaghi confeziona la prima sconfitta stagionale, e la prestazione altamente incolore apre un dibattito sulla titolarità e la centralità di alcuni giocatori, apparsi fuori condizione. Il pareggio di Manchester sembrava indirizzare definitivamente la stagione dei campioni d’Italia, che adesso sono chiamati a dare un segnale forte al campionato e alla propria stagione. Tre punti che permettono al Milan di agganciare l’Inter a quota 8 punti e adesso il campionato ha una nuova capolista, con il Torino di Vanoli che rimane saldo al primo posto in classifica.

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Il Venezia vince e rialza la testa. 0-0 tra Juventus e Napoli

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Torna a sorridere il Venezia di Eusebio Di Francesco, che batte 2-0 il Genoa e rialza la testa dopo la sconfitta contro il Milan. In attesa del derby di Milano, Juventus e Napoli falliscono l’approdo in vetta, in uno 0-0 molto spigoloso e tattico. 

Venezia-Genoa

La partenza shock del match di Milano chiedeva una risposta feroce, e nelle prime azioni del match il Venezia prova a sfruttare l’onda emotiva sospinta dal pubblico del Penzo, e la continua ricerca della verticale verso Pojhanpalo all’inizio non lascia riferimenti alla rocciosa difesa rossoblù. La prima occasione del match è un cross tagliente all’interno dell’area piccola verso Oristano, la cui spizzata viene respinta dal riflesso di Gollini. Il Genoa comincia a trovare soluzioni nel momento in cui alza il ritmo a centrocampo, dove i movimenti continui di Frendrup e Malinovskyi, coadiuvati dalla sapienza tattica di Badelj. Il fraseggio rapido e preciso della squadra di Gilardino manda a vuoto il pressing lagunare, e le altre occasioni della prima frazione sono tutte di marca rossoblù, ma sotto porta Vitinha ed Ekuban non riescono a colpire.  Nel secondo tempo il Genoa deve subito adoperare un cambio, a causa del grave infortunio alla caviglia di Malinovskyi, al suo posto entra Pinamonti per appesantire ferocemente l’attacco. Il Venezia approfitta di questa correzione tattica e comincia a prendere sempre più campo grazie al lavoro superlativo di Busio, fenomenale nel recuperare palloni a profusione e ribaltare il fronte per alzare il baricentro dei lagunari. Intorno all’ora di gioco il Venezia ha l’occasione di aprire le danze, con il rigore procurato da Busio, spinto in maniera vistosa da De Winter. Dal dischetto Pohjanpalo incrocia il destro e Gollini si supera in tuffo, negando al finlandese il primo gol in Serie A. L’occasione dagli undici metri può riaccendere il Genoa che però rimane passivo al cospetto del Venezia, che pochi minuti dopo va in vantaggio, con il tiro cross di Busio su cui Gollini non riesce a intervenire, a causa di un’incomprensione con la difesa. Da quel momento il Genoa non esce più dalla propria metà campo, in assoluta difficoltà contro la continua spinta in avanti portata dalla squadra di Di Francesco. Nel finale il Venezia chiude la pratica, con il cross di Yeboah (entrato al posto di Oristanio) verso  Pohjanpalo, libero di calciare forte sul palo di Gollini che non riesce a respingere, per la prima gioia in questo campionato. Nel finale il Genoa non ne ha più e la difesa del Venezia si compatta e conquista il secondo clean sheet stagionale. Una vittoria che rilancia la squadra di Di Francesco, dopo la pesante sconfitta contro il Milan. Tre punti che escludono momentaneamente il Venezia dalla zona calda. A quota quattro punti, in attesa delle altre gare, il Venezia si gode il primo -meritato- successo in campionato. Comincia nel peggiore dei modi la settimana cruciale della settimana del Genoa, atteso mercoledì nel turno di Coppa Italia, dove il Grifone affronterà la Sampdoria. Il celebre Derby della Lanterna si infiamma già da questo weekend, e la sconfitta di Venezia deve essere subito smaltita per evitare scivoloni che possano compromettere il percorso della squadra di Gilardino.

Juventus-Napoli

Dopo l’annuncio delle formazioni, anche il campo nelle prime battute conferma alcune novità importanti. La scelta di Conte di passare dal consueto 3-4-2-1 alla difesa a quattro permette ai partenopei di cominciare la gara dell’Allianz con personalità, sempre alla ricerca del fraseggio nello stretto per poi verticalizzare verso Lukaku e Kvaratskhelia. Rispetto al match di Champions contro il PSV, Thiago Motta si affida a Savona al posto dell’acciaccato Gatti (accentrando Kalulu al fianco di Bremer). Il lavoro eccellente dei due centrali in marcatura sulla coppia azzurra, permettono al reparto offensivo bianconero di poter alzare il baricentro con il passare dei minuti. Il continuo scambio di posizione tra gli esterni e le mezz’ali, proposto anche in Champions, porta la Juve a tentare di sfruttare i cross per colpire la difesa del Napoli, ma la retroguardia partenopea è attenta nelle marcature e non concede praticamente nulla. La posizione ibrida di McTominay, in costante movimento tra attacco e centrocampo, mantiene sempre Locatelli e McKennie in una posizione di stasi, alla ricerca di una posizione tale da garantire equilibrio e dinamicità al centrocampo bianconero. L’ultima, e una delle poche, occasioni del primo tempo è una punizione di Politano verso la porta, su cui Lukaku non riesce a colpire di testa, e Di Gregorio chiude in corner. Nel secondo tempo Thiago Motta decide di lasciar fuori Vlahovic, poco coinvolto e  dalla marcatura dei difensori partenopei, per inserire Weah, nell’insolita posizione di centravanti. Il cambio tattico garantisce più libertà agli esterni, cercati ripetutamente nella prima parte di ripresa dai lanci di Locatelli, ma le due difese continuano a rimanere molto attente e concentrate, e questo porta a un ritmo basso e un equilibrio totale su ogni fronte. La prima occasione del secondo tempo è un’incursione di Politano terminata da un mancino a giro alto sopra la traversa. Da quel momento segue un quarto d’ora in cui i bianconeri alzano il ritmo e mettono alle corde il Napoli. L’eccessiva passività dei partenopei viene percepita anche da Conte che decide di adoperare tre cambi, con l’uscita collettiva di Lukaku e Kvara, oltre al cambio codificato tra Politano e Neres, per gli ingressi di Simeone e Folorunsho. Nel finale, cosi come per tutto il resto della gara, l’equilibrio e i tatticismi prevalgono, con nessuna delle due squadre che riesce a trovare il giusto guizzo per portare a casa la vittoria. Un pareggio che allunga la striscia di imbattibilità della Juventus di Thiago Motta, al terzo 0-0 consecutivo. La difesa bianconera si conferma solida e per la quinta gara, su cinque, non subisce gol, ma adesso comincia a crearsi un caso legato al reparto offensivo, dove la poca precisione e lucidità di Vlahovic sta condizionando il rendimento numerico dell’attacco della Juventus. Prosegue spedito il percorso del Napoli, che torna da Torino con un buon punto e tante risposte sopratutto dal reparto difensivo, dove il trio difensivo è riuscito a imporsi nuovamente. Tanta curiosità per il ruolo dei nuovi acquisti all’interno degli schemi di Conte, con McTominay che si è confermato un jolly per il gioco degli azzurri.

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