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Cronaca

Donna truffata: ha pagato 6.750 euro per poter incontrare Leonardo DiCaprio

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Imagen de archivo de Leonardo DiCaprio. EFE/EPA/DAVID SWANSON Foto: Immobiliare Rivolta

Una vicenda che ha come protagonista una donna di 48 anni sta facendo discutere la comunità milanese.

La vittima, attratta dalla promessa di un incontro con il suo idolo, l’attore Leonardo DiCaprio, è caduta nella trappola di abili truffatori online, versando complessivamente 6.750 euro in diverse tranche.

La truffa è iniziata sui social network, in mezzo alla moltitudine di pagine non ufficiali dedicate a Leonardo DiCaprio, frequentate dai fan dell’attore. La donna, affascinata dall’opportunità di incontrare la celebrità, ha iniziato a dialogare con una persona che si è presentata come Rick Yorn, spacciandosi per il produttore e agente di DiCaprio.

Con una comunicazione ben studiata e manipolativa, il falso Rick Yorn ha convinto la donna a versare somme di denaro in cambio della promessa di un incontro di più giorni con l’attore a Cannes, durante il celebre Festival del cinema. La vittima, speranzosa e desiderosa di realizzare il suo sogno, ha effettuato diversi pagamenti, per un totale di 6.750 euro.

Solo successivamente, rendendosi conto di essere stata ingannata, la donna ha deciso di rivolgersi alle autorità. Ha quindi presentato una denuncia contro ignoti per truffa alla Procura di Milano, nella speranza di poter recuperare il denaro perduto e di evitare che altre persone cadano nella stessa trappola.

La Polizia Postale ha avviato le indagini per risalire ai responsabili del raggiro. Le autorità ricordano ai cittadini di prestare la massima attenzione durante le interazioni online, specialmente quando si tratta di richieste di denaro, consigliando di verificare sempre l’autenticità delle informazioni e delle persone con cui si entra in contatto, per evitare spiacevoli sorprese.

Classe 2004. Studentessa in Lettere all’Università degli studi di Palermo. Aspirante editor e giornalista. Appassionata di musica, vintage e letteratura.

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Cronaca

Processo Puff Daddy, parla la testimone chiave: “Ha pestato Cassie Ventura davanti a me”

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Arrivano nuove testimonianze contro il rapper Sean Diddy Combs, in arte P Diddy, nel processo che lo vede imputato per traffico sessuale, induzione alla prostituzione e associazione a delinquere, accuse che, gli costerebbero l’ergastolo.

Si è conclusa nella giornata di ieri lunedì 19 maggio, iniziata venerdì scorso, la testimonianza di Dawn Richard, ex cantante pop del gruppo Danity Kane, che ha rilevato nuovi scioccanti episodi in merito al rapporto tra il rapper e la sua ex fidanzata Cassie Ventura (intervenuta a giudizio lo scorso 13 maggio).

Foto: The Guardian

LE SUE DICHIARAZIONI

“L’ha afferrata per i capelli e l’ha trascinata su per le scale davanti a me e spesso la prendeva a pugni, la strangolava e la schiaffeggiava. L’ho visto persino prenderla a calci e colpirla allo stomaco” ha dichiarato Richard in aula, sostenendo inoltre che le guardie di Diddy sapessero tutto, senza mai fare nulla a riguardo.

Il giorno successivo all’attacco, Combs avrebbe convocato tutti i presenti nel suo studio, distribuendo fiori e facendo intendere a tutti che parlarne avrebbe avuto conseguenze: “Disse chiaramente che, se qualcuno avesse detto qualcosa, avrebbe rovinato la nostra carriera” e che “da dove viene lui le persone scompaiono se dicono cose del genere, se parlano“.

La cantante ha dichiarato di non aver parlato prima delle accuse, per ordine di Combs, ma dopo aver “visto Cassie prendere finalmente posizione e dire la verità” ha voluto dire la sua.
Questa testimonianza confermerebbe proprio la tesi di Ventura, la quale ha parlato di una relazione durata un decennio e caratterizzata da violenze e abusi di ogni tipo da parte di Diddy.

Richard ha presentato a sua volta una causa civile contro Combs, accusandolo di averla sottoposta a condizioni di lavoro disumane, tra cui palpeggiamenti, aggressioni e di aver assistito più volte a violenze brutali contro Ventura.

LA DIFESA DI DIDDY

Il rapper ha negato e respinto tutte le accuse a suo conto, parlando di una semplice “relazione scambista“, mentre il pubblico ministero discute di un vero e proprio sistema di sfruttamento usando la sua fama per mettere a tacere tutte le vittime.

I legali di Diddy stanno cercando di portare alla luce presunti messaggi tra quest’ultimo e Ventura, al fine di dimostrare che la relazione e i rapporti avuti fossero consensuali.
Hanno riconosciuto i precedenti di Combs di violenza domestica e consumo di droghe, ma hanno sostenuto che ciò non lo rende colpevole di traffico sessuale o associazione a delinquere, negando qualsiasi attività criminale.

Nel corso della settimana, i procuratori hanno descritto Combs come una persona controllante e violenta, che esercitava potere su quasi ogni aspetto della vita e delle decisioni di Ventura.
Si prevede che il processo duri altre sette settimane circa e, se condannato, potrebbe trascorrere il resto della sua vita in prigione.

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Cronaca

Guerra Ucraina-Russia: la telefonata di Trump e Putin

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Foto: The New Yorker

Zelensky ha fornito la proprio assenso ad un rapido cessate il fuoco; Mosca, invece, insiste nel  posticipare, avanzando precondizioni che l’Ucraina considera inammissibili.

Trump aveva dichiarato che, sarebbe giunta la pace esclusivamente dopo un confronto diretto tra lui e Vladmir Putin.

Il colloquio (definito dal Capo del Cremolino come “franco e molto utile”) è avvenuto telefonicamente, con circa due ore di conversazione, dove i due hanno discusso su possibili modalità di un cessate il fuoco, da poter realmente concretizzare.

Trump ha specificato che la chiamata sia andata molto bene, e che Russia e Ucraina avvieranno immediatamente i negoziati per la fine della guerra.

Subito dopo la telefonata, stando a quanto dichiarato, Trump avrebbe informato il presidente Volodymyr Zelenskyy, (dell’Ucraina), Ursula von der Leyen, (il presidente della Commissione europea), Emmanuel Macron, (presidente della Francia), il cancelliere Friedrich Merz, (della Germania), il presidente Alexander Stubb, (della Finlandia), e il primo ministro dell’ Italia Giorgia Meloni.

Mentre il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha affermato che sarebbe interessato ad ospitare i negoziati.

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Cronaca

Roma: partorisce e getta il feto nel gabinetto, arrestata una donna di 29 anni

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L’infanticidio sarebbe avvenuto lo scorso 12 ottobre a Montecompatri, comune di Roma. Le indagini si sono concluse solamente ieri con l’arresto della madre, accusata di omicidio.

Ennesimo episodio di infanticidio, questa volta avvenuto a Montecompatri (piccolo comune alle porte di Roma), commesso da una ventinovenne di origini nigeriane.
La donna avrebbe indotto il parto alla 25/26esima settimana nel bagno di casa di una amica e, dopo, lo avrebbe annegato nel gabinetto spingendolo con forza nelle tubature.

L’ESITO DELLE INDAGINI

Le indagini degli investigatori della Squadra Mobile di Roma, coadiuvati dalla procura di Velletri, procedono da ottobre e solo nella giornata di ieri è riuscita a chiudere il caso: la donna si chiamerebbe Jennifer Umen, madre di due figli e separata dal compagno da dicembre del 2023.

Subito dopo il parto, la madre sarebbe stata trasportata all’ospedale più vicino per un malore, negando però ai sanitari di aver partorito (nonostante le visite portassero alla luce tracce di una gravidanza).

L’autopsia sul feto, ritrovati in un tombino collegato alle tubature di scarico dell’abitazione dove la donna era stata soccorsa, ha prima di tutto confermato che quest’ultimo è morto per annegamento e, inoltre, ha presentato una lesione sulla schiena causata dalla pressione esercitata dalla madre per spingere il neonato nelle tubature.

L’interrogatorio si svolgerà nella giornata di oggi, lunedì 19 maggio, per capire se realmente la madre abbia partorito volontariamente o meno e tentato di affogare il feto.

LE DICHIARAZIONI DELLA DONNA

Ha raccontato di non sapere di essere incinta e di non essersi accorta quella sera di aver partorito: “Stavo male, ero ubriaca, avevo delle forti fitte e ho pensato ad un banale mal di pancia”. Poi ha detto di essere andata in bagno, di avere avuto un’emorragia: “ho visto molto sangue e ho sentito un tonfo”. Una versione che, però, non ha convinto gli investigatori.

Intanto, la donna si trova al carcere di Rebibbia e i suoi due figli sono stati affidati alla sorella.

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