Calcio

Il Super Commento della 1ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della prima giornata di Serie A.

 

Saranno ventidue scemi che rincorrono un pallone, ma quanto ci erano mancati!

Con il fischio d’inizio di Genoa-Inter e Parma-Fiorentina, e il fischio finale di Juventus-Como, è andata in archivio la prima giornata di questa nuova Serie A Enilive 2024/2025. Una giornata all’insegna del segno X, con ben sei pareggi, segno di quanto l’equilibrio e il pragmatismo siano fattori identitari del nostro calcio e del nostro DNA calcistico.

Genoa-Inter 

Partendo dai primi due match di sabato pomeriggio , l’Inter non va oltre il 2-2 a Marassi contro il Genoa di Gilardino, mentre la Fiorentina pareggia al Tardini contro il Parma (1-1). A Genova va in scena una partita molto accesa, giocata a viso aperto da entrambe le squadre. Il precampionato dell’Inter aveva palesato una squadra alla ricerca della miglior condizione per cominciare la propria difesa della seconda stella e la corsa al ventunesimo scudetto. Affrontare il Genoa in casa è sempre un’incognita, che si tratti del primo turno oppure no, e la squadra di Gilardino si è confermata un osso duro, nonostante le cessioni di Retegui e Gudmundsson. Il lavoro spalle alla porta di Vitinha e il continuo movimento di Messias tra le linee ha tenuto in costante apprensione la retroguardia nerazzurra, che in questi primi novanta minuti ha palesato un insolito squilibrio tra le due fasi. La vera forza del Genoa però è rappresentata dal centrocampo, dove Frendrup e Badelj hanno garantito a tutta la squadra quantità e qualità, che hanno messo in difficoltà l’Inter nel corso della gara. La gara dei campioni d’Italia vive di fiammate, con un Lautaro Martinez ancora lontano dalla migliore condizione e un centrocampo ancora poco pungente, lontano dal tridente che dettava legge e ritmi in mezzo al campo. Chi è apparso subito in condizione è Marcus Thuram, leader tecnico e autore dei due gol nerazzurri durante la gara. I due gol, uno di testa e uno con lo scavetto, hanno quasi regalato i tre punti alla squadra di Inzaghi. Una partenza a rilento per i campioni d’Italia, ma quest’anno giocare a Marassi sarà difficile per tutti.

Parma-Fiorentina

Parma la nuova Fiorentina di Palladino scopre quanto può essere cinica e pungente la squadra di Pecchia. Per gran parte del primo tempo, il possesso palla è stato in mano ai viola, con le idee di verticalità e dominio del gioco (veri e propri dogmi del tecnico campano) che iniziano a farsi vedere con le sgroppate di Dodò e Biraghi sulla fascia, e dal gioco tra le linee di Colpani. L’innovazione apportata in difesa ha mostrato le fragilità dei viola, con il Parma che è riuscito a pungere grazie a un recupero alto di Bonny e l’assist per Dennis Man, che inizia fin da subito a mostrare tutta la sua classe e qualità. Nel secondo tempo la Fiorentina alza il ritmo, con un Moise Kean troppo avulso dal gioco e spesso pescato in fuorigioco, e Palladino riesce a mettere ai ferri corti i ducali grazie agli innesti dalla panchina. La scelta di arretrare Dodò e Biraghi nei tre dietro permette ai viola di essere performanti in avanti. Il pareggio di Biraghi rimette in equilibrio la gara, e consegna a Palladino il primo punto della sua nuova esperienza viola.

Milan-Torino

Nei due posticipi del sabato sera arrivano altri due pareggi, completamente opposti per spettacolarità e intensità. A San Siro esordisce il nuovo Milan di Paulo Fonseca, e il Torino di Paolo Vanoli. Per gran parte del primo tempo, il Toro presenta fin da subito le idee verticali e audaci del tecnico ex-Venezia, culminate alla mezz’ora dall’azione che porta Thiaw all’autogol. L’esordio di Saul Coco, roccioso e granitico al centro della difesa, ha permesso ai due braccetti di spingersi oltre la metà campo per creare superiorità in avanti. Il gioco intenso e dinamico di Ricci e Ilic ha messo a soqquadro il centrocampo rossonero, più dediti a inseguire i due giocatori granata piuttosto che prendere l’iniziativa. La forza del Milan nella prima frazione è rappresentata dalle sgroppate di Leao, servito spesso in profondità dai compagni, ma sotto porta il portoghese è stato impreciso e poco lucido, come l’occasione avuta subito dopo il vantaggio granata. Nel secondo tempo la squadra di Vanoli raddoppia con Duvan Zapata, pivot centrale e figura di riferimento dell’attacco. La rincorsa rossonera comincia con l’ingresso in campo di Theo Hernandez, Reijnders e Morata, lasciati fuori dalla formazione titolare. L’ingresso dello spagnolo permette ai rossoneri di avere una figura “viva” e vogliosa al centro dell’attacco, con Jovic che era stato pressoché inerme, ingabbiato dalla marcatura di Coco e dal continuo ripiegamento dei giocatori granata. Dopo nemmeno cinque minuti lo spagnolo realizza il gol del 2-1, ma è annullato per off-side, poi si guadagna un rigore che gli viene -giustamente- revocato e infine riesce a beffare Milinkovic, sporcando la conclusione di Reijnders. Nel finale Okafor si dimostra un fattore e una risorsa preziosa per questa squadra, e la sua volée permette a Fonseca di non steccare l’esordio alla Scala del calcio. Ottimo esordio per il Torino di Vanoli, le idee e i principi sembrano già ben rodati, ma una rosa molto corta nelle seconde linee può essere un problema nel corso della stagione.

Empoli-Monza

Al Castellani Empoli e Monza non vanno oltre lo 0-0, con buoni spunti da parte della squadra di D’Aversa, ma ancora troppo imprecisa per punire e riuscire a essere cinica. In un momento fondamentale della stagione il cinismo degli attaccanti sarà necessario, con i toscani che sono chiamati a disputare un gran campionato per mantenere la categoria. Dopo la sconfitta nel trofeo Berlusconi, il Monza continua a crescere di condizione e le idee di Nesta cominciano a vedersi anche in campo. Le cessioni di Colpani e Di Gregorio hanno indebolito qualitativamente la rosa, ma l’ex difensore campione del mondo sembra aver la situazione in mano. Ottimo esordio in Serie A per il portiere classe 2001 Pizzignacco, all’esordio in massima serie dopo una grande stagione alla Feralpisalò. È solo l’inizio ma questi scontri diretti possono essere già decisivi per la stagione di Empoli e Monza, chiamate a conquistare il prima possibile i punti per la salvezza.

Hellas Verona-Napoli 

Nella prima domenica di A, il pomeriggio è marchiato dalla clamorosa vittoria dell’Hellas Verona sul nuovo Napoli di Antonio Conte. Il nuovo Verona di Zanetti approccia la Serie A nel migliore dei modi, con una prestazione sontuosa degli scaligeri. Nel corso della gara i partenopei non sono riusciti a dominare agonisticamente la gara, manifestando un evidente difficoltà nella gestione del pallone e dei momenti emotivi della gara. I problemi legati alla vicenda Osimhen non permettono al Napoli di essere prestante in zona offensiva, con Kvara che ha dovuto abbandonare il campo per giramenti di testa. La coppia Raspadori-Politano continua a non offrire segnali incoraggianti, e paradossalmente gli azzurri crollano nel secondo tempo per mano dei due (dei tre) nuovi attaccanti della formazione scaligera: Rocha Livramento, dopo l’ottima prestazione in Coppa Italia, si conferma un jolly per l’attacco gialloblù, mentre l’ingresso di Mosquera fornisce centimetri e fisicità al reparto offensivo. Il vantaggio è una combinazione Lazovic-Livramento, con il capitano che disegna un cross d’esterno per il taglio sul primo palo del capoverdiano. Nella seconda parte della ripresa entra in azione “el Puma”, rapace d’area di rigore. Prima realizza il 2-0 grazie al filtrante di Duda, e nel recupero cala la doppietta correggendo un tiro di Lazovic. Tre punti e una prova di forza importante per la squadra di Zanetti, che comincia la sua lotta alla salvezza con tre gol e un’iniezione di fiducia notevole in vista del prossimo turno, dove arriverà al Bentegodi la nuova Juventus di Thiago Motta. Un altro capolavoro, anche se siamo all’inizio, del direttore sportivo Sean Sogliano. Per il Napoli si continuano a palesare tutti i problemi dell’ultima stagione, con Antonio Conte che continua a lanciare segnali di oggettiva -e comprensibile- insoddisfazione legati al mercato e alla gestione dei giocatori fuori rosa come Gaetano e Folorunsho.

Bologna-Udinese

Al Dall’Ara il nuovo Bologna di Vincenzo Italiano esordisce con un pareggio contro l’Udinese. Dopo i numerosi cambiamenti e stravolgimenti rispetto alla storica stagione 23/24, i felsinei cominciano il nuovo campionato con una grande prestazione, sotto l’aspetto tattico e dell’intensità, ma il risultato finale consegna soltanto un punto a Italiano e i suoi. Per grandi tratti di partita, il completo dominio del pallone è del Bologna, con l’Udinese rintanata nella propria metà campo e pronta a ripartire. Le occasioni per i rossoblù arrivano principalmente dall’out di destra, dove Orsolini continua a dimostrarsi in forma smagliante (dopo l’ultima grande stagione conclusa con 10 gol e 2 assist), ma l’occasione più nitida del primo tempo arriva dalla parte opposta, con Ndoye che viene servito in profondità verso la porta, ma lo svizzero continua a dimostrarsi poco freddo sotto porta e la palla termina a lato della porta di Okoye. L’importanza di Moro e Freuler permettono al Bologna di rimanere sempre in ritmo e in pressione alta sull’Udinese, alla ricerca di supporto dal trio offensivo Thauvin-Brenner-Lucca. Nella ripresa il Bologna trova il vantaggio grazie al rigore procurato da Erlic (fallo di Payero) e realizzato da Orsolini. La risposta dei bianconeri arriva pochi minuti dopo, con Payero che si procura un calcio di rigore dopo aver anticipato Skorupski in uscita. Dal dischetto Thauvin non replica quanto fatto in Coppa contro l’Avellino e si fa ipnotizzare dal polacco. Sul calcio d’angolo seguente Giannetti svetta più in alto di tutti e realizza il definitivo 1-1. Una buona prestazione per la squadra di Italiano, che punta a mantenere alto il ritmo e il livello in vista del big match di Napoli della prossima giornata, e dell’esordio in Champions del prossimo mese.

Nei due match delle 20.45 entrano in scena le due romane, la Lazio vince in rimonta all’Olimpico contro il Venezia, mentre la Roma non va oltre lo 0-0 in Sardegna contro il Cagliari.

Lazio-Venezia

Il match dell’Olimpico comincia con un ritmo forsennato fin dalle prime battute, grazie all’aggressività iniziale dei lagunari. L’idea propositiva e audace di Eusebio Di Francesco permette al Venezia, nonostante le numerose assenze dei giocatori cardine della scorsa stagione (Pojhanpalo e Busio sono ai box per infortunio, Tessmann è al centro di vicende di mercato e fuori dal progetto tecnico), di passare in vantaggio grazie al recupero alto di Ellertson che serve Anderson che disegna un arcobaleno che si insacca all’incrocio dei pali. La reazione dei biancocelesti è furente: al decimo Castellanos soffia palla a Svoboda e batte Joronen. Baroni decide di schierare “El Taty” dal primo minuto per avere una figura di spessore e rilievo in avanti, con Noslin e Zaccagni a ruotare attorno a lui, oltre al dinamismo dell’esordiente Dele-Bashiru. La ‘garra’ di Castellanos mantiene tutto l’attacco biancoceleste in palla per tutto il primo tempo, e il Venezia con il passare dei minuti perde sempre più terreno. Prima dell’intervallo Castellanos si procura un calcio di rigore e dal dischetto il neo capitano Zaccagni completa la rimonta. Nel secondo tempo i padroni di casa si limitano a gestire il risultato e cercare, senza forzare la mano, e riescono a chiudere la partita con la giocata di Lazzari che cerca in mezzo Castellanos, anticipato da Altare che si butta il pallone in porta. Comincia con il piede giusto l’avventura di Baroni, con una partita molto sorniona e allo stesso tempo pulita e lucida. Tanta curiosità per tutti i nuovi acquisti, da Tchaouna a Dele-Bashiru (uno dei migliori in campo) fino al nuovo arrivo Boulaye Dia. Il materiale affidato a Baroni è molto vario e numeroso, e il tecnico saprà sicuramente adattare tutti i nuovi acquisti alle sue idee e al suo calcio.

Cagliari-Roma

In Sardegna il nuovo Cagliari di Nicola pareggia 0-0 contro la Roma. La prima ‘prima giornata’ di De Rossi comincia con tante incognite, legate soprattutto a Paulo Dybala (schierato inizialmente in panchina). Le parole del tecnico durante il precampionato hanno lasciato tanti dubbi e una spiacevole aria di addio, nonostante il malcontento generale dei tifosi vista la centralità e l’importanza della Joya nel gioco dei giallorossi. All’Unipol Domus la partita non brilla per spettacolarità, con l’entusiasmo dei tifosi sardi che spinge la squadra, ma la pericolosità dei giallorossi costringe Nicola a non sbilanciarsi troppo per evitare sanguinose ripartenze. La Roma invece, orfana di Dybala per tutta la prima frazione, cerca rifugio nelle giocate di Soulé, ma la posizione dell’argentino è spesso lontana dalla porta e avulsa dal gioco, e la scelta di giocare la palla diretta su Dovbyk non porta grandi risultati poiché il nuovo bomber ucraino è costantemente inglobato dalla marcatura di reparto dei tre centrali rossoblù. Nella ripresa De Rossi inserisce Dybala, e la Roma comincia a cambiare ritmo. L’occasione più grande della gara dei giallorossi arriva proprio dai piedi di Dybala, che dall’out di destra disegna un cross morbido sul secondo palo per la testa di Dovbyk, che non riesce a battere Scuffet e colpisce la traversa. La reazione dei sardi arriva con Razvan Marin, che arriva al limite dell’area e sgancia un missile diretto sotto la traversa, ma l’intervento di Svilar devia la palla e la fa carambolare sul legno, chiudendo la porta e una partita che lascia l’amaro in bocca ai giallorossi, ancora in fase di rodaggio e di visibile confusione emotivo-tattica. Il futuro di Dybala si deciderà nei prossimi giorni e la stagione della Roma prescinde, e prescinderà, dalla sua scelta.

Lecce-Atalanta

Dopo un’estate turbolenta, con situazioni di mercato da risolvere al più presto, la Dea arriva a Lecce con la squadra ridotta a soli quindici nomi (con l’aggiunta di ragazzi del settore giovanile). Gasperini decide di schierare fin da subito Retegui, vista l’assenza di Lookman (contattato dal PSG) e del lungodegente Scamacca, e l’esordiente Brescianini, arrivato mercoledì dopo un blitz degli orobici che lo hanno soffiato al Napoli prima delle visite mediche. La spinta incessante del Via del Mare, il nuovo Lecce di Gotti che ha tanto ben figurato nelle amichevoli, sembravano ostacoli insormontabili per l’Atalanta visto il caos che regna attorno a Bergamo in questi giorni, ma la banda del Gasp è ormai una squadra consolidata, con principi di gioco ben radicati e consolidati. La gara nella prima frazione è molto spigolosa, entrambe le squadre, andando controcorrente con quanto si è visto in questi primi match, cercano di non disunirsi e rimanere compatti e in ritmo. Il vantaggio bergamasco arriva tutto dal mercato, con Retegui che impegna Falcone e Brescianini che in ribattuta inizia la sua esperienza nerazzurra come meglio non si poteva. Il vantaggio è una doccia gelata per i salentini, che prima dell’intervallo subiscono anche il raddoppio, con lo stacco poderoso di Retegui sul cross di Ruggeri. Nel secondo tempo l’Atalanta non si ferma, e continua a spingere a un ritmo forsennato, mettendo in costante difficoltà la retroguardia giallorossa, come in occasione dell’occasione di Ederson, dove Retegui anticipa Coulibaly e si procura il calcio di rigore che chiude virtualmente la gara. La squadra di Gasperini però continua a martellare e dopo nemmeno dieci minuti cala il poker con l’inserimento verticale di Brescianini che apre il destro e fa doppietta. Una prova di forza gigantesca della banda del Gasp, che mette a tacere tutte le vicende di mercato e i problemi della rosa con una prestazione sontuosa. L’esperienza atalantina di Gasperini a Bergamo ha deciso di arricchirsi di un nuovo capitolo dopo la leggendaria notte di Dublino, e il tecnico italiano continua a scrivere la storia di questa società e stupire tutto il calcio italiano e non solo. Allenatore gigantesco!

Juventus-Como

Allo Stadium si preannunciava una serata di grande spettacolo. Il nuovo Como di Fabregas che torna in Serie A dopo 21 anni e la nuova Juve di Thiago Motta, alla ricerca di certezze e sicurezze che il mercato ancora non sta portando. Così come fatto a Bologna e La Spezia, il tecnico italobrasiliano si presenta con le sue idee di calcio propositivo e verticale, ma anche con una certa sicurezza e autorevolezza in panchina, certificato dalle scelte di tenere fuori Danilo e Douglas Luiz per far debuttare il giovane Mbangula, classe 2004 proveniente dalla Next Gen, e Cabal. La partita dello Stadium è pressoché a senso unico, con i bianconeri che prendono in mano il pallino del gioco e cominciano a cercare spazi e situazioni in cui colpire. La posizione di Yildiz, nuovo numero 10, funge da collante tra centrocampo e attacco, e il continuo movimento di Cambiaso insieme ai centrocampisti permette alla Juve di avere sempre una parte del campo semilibera in cui colpire. Il gol del vantaggio è un mix di tutto quello che si era intravisto nei primi minuti: recupero palla e cambio di gioco rapido per liberare Mbangula, che si accentra e calcia sul palo lontano, dove Reina non può arrivare. Il Como non riesce ad alzare il ritmo e rimane in balia dei bianconeri per tutto il primo tempo, dove i bianconeri trovano anche il raddoppio con la giocata di Yildiz, il velo di Vlahovic, e il mancino di Weah che spacca la traversa (con l’arbitro che assegna il gol dopo consulto della goal-line-technology). Nel secondo tempo il Como si spegne completamente nel momento in cui Fabregas è costretto a utilizzare due slot in meno di cinque minuti a causa dell’ingresso, e conseguente infortunio, di Abilgaard. La Juve continua a gestire il gioco e giostrare il movimento del pallone da una parte all’altra del campo e nel finale, quando il Como alza bandiera bianca, colpisce con un tiro a giro meraviglioso di Cambiaso. Un esordio da sogno per Thiago Motta, chiamato a dare delle risposte concrete dopo un precampionato fatto di tanti spunti ma risultati insoddisfacenti. Le scelte del tecnico italo-brasiliano continuano a portare risultati concreti, dopo le esperienze di Bologna e Spezia, e adesso la gara di lunedi prossimo contro l’Hellas promette già spettacolo per quanto visto finora. Comincia male il Como, dopo l’uscita dalla Coppa Italia, Fabregas è già chiamato ad alzare l’asticella per evitare di rimanere risucchiato fin da subito nella lotta per la salvezza, dove già a settembre si comincia a lottare con le unghia e con i denti. La formazione lariana sembra poco incline al gioco sporco, mentre la ricerca di un possesso palla pulito e lucido può essere un problema in occasione di scontri diretti per la salvezza, dove il pragmatismo e la ‘garra’ sono fattori predominanti, e contro le big che cercheranno sempre di avere il dominio del gioco.

LA TOP11 DELLA 1ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

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