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Calcio

Il Super Commento della 4ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quarta giornata di Serie A.

Como-Bologna 

Una prima al Sinigaglia dal sapore dolce-amaro per il Como di Fabregas. Nel primo match della quarta giornata i lariani inaugurano il proprio campionato casalingo con un pareggio contro il Bologna. 

Empoli-Juventus

Un pareggio che conferma il gran momento dell’Empoli, in continua crescita in questo avvio di campionato. Si ferma ancora sullo 0-0 la Juventus, che continua a non subire gol per la quarta partita consecutiva.

Milan-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)

Theo Hernandez e Leao ripagano la fiducia di Fonseca in novanta secondi. I rossoneri schiacciano il Venezia e rialzano la testa in vista dell’esordio in Champions contro il Liverpool, e del derby di Milano in programma la prossima domenica.

Genoa-Roma (A cura di Marco Rizzuto)

La Roma manca nuovamente l’appuntamento con la prima vittoria stagionale. Il primo gol in campionato di Dovbyk non basta ai giallorossi, raggiunti nel finale dal colpo di testa di Koni De Winter. Pareggio che conferma il periodo di appannamento di Daniele De Rossi, espulso nel finale prima del pareggio rossoblù.

Atalanta-Fiorentina 

Serviva una risposta dopo le prime tre giornate, ampiamente al di sotto della sufficienza. In attesa di Gudmundsson, che dovrebbe essere disponibile per la prossima gara, Palladino sceglie la via dell’equilibrio e aggiunge Bove in mezzo al campo, rinunciando a un riferimento in avanti, cosi da avere la superiorità numerica in mezzo al campo. La scelta si rivela vincente nel primo quarto di gara perché la Viola domina grazie alla giocata codificata verso Moise Kean, pivot avanzato in continua lotta contro il roccioso Hien. L’attaccante italiano, dopo aver trovato il gol in Nazionale, si conferma in ottima forma e stravince il duello fisico con il centrale svedese. Il continuo movimento della coppia Kean-Colpani manda in confusione la difesa dinamica della Dea, che subisce il vantaggio al quarto d’ora su palla inattiva, con la zampata di Martinez Quarta dopo la parata di Carnesecchi. La velocità di Dodò e il continuo attacco della profondità di Gosens non permettono agli esterni bergamaschi di alzare il baricentro. E nel momento di maggiore difficoltà che sale in cattedra il gran giocatore, perché al 21’ Lookman riceve palla sull’esterno, lascia sul posto Bove e serve il pallone del pareggio a Retegui. Nonostante l’ennesimo svarione difensivo di questo inizio di campionato (e non sarà l’ultimo in questa gara), la Fiorentina trova il guizzo per rimettere la testa avanti, con il cross tagliato di Mandragora verso Kean che corregge in rete una prima deviazione di Gosens. Un primo tempo che sembra destinato a chiudersi così, ma l’Atalanta reagisce in maniera furente e rimonta la gara in meno di cinque minuti, con l’incornata di De Ketelaere sul cross di Ederson. Un minuto più tardi Lookman completa il suo meraviglioso pomeriggio, con un’incursione che termina con il diagonale sul primo palo che non lascia scampo a De Gea. Nella ripresa Gasperini decide di infoltire il centrocampo per avere superiorità numerica nella zona centrale. Palladino cerca di dare una scossa con gli innesti di Ikone e Sottil, ma la difesa bergamasca non subisce particolari rischi. Nel finale, in completa gestione, Lookman flirta con il quarto gol -e la doppietta personale- ma le sue conclusioni non battono De Gea. Una vittoria che rilancia la Dea dopo un avvio poco brillante. Dopo le voci di mercato, Lookman ha deciso di rimanere a Bergamo e la presenza del nigeriano in avanti cambia radicalmente i movimenti con, e senza palla, dell’attacco. Con un Lookman in più, e un reparto difensivo che comincia a ricomporsi con il ritorno in campo di Kolasinac (in attesa dei nuovi arrivati Godfrey e Kossounou) la banda del Gasp può alzare il livello in vista dell’esordio in Champions e dei successivi match. Sottolineatura importante per Retegui, al quarto gol in quattro partite,  in vetta alla classifica marcatori al fianco di Marcus Thuram. Per la Fiorentina una sconfitta che pesa, perché manca ancora la prima vittoria in campionato, ma la scossa voluta da Palladino si è vista nel corso del primo tempo, e con l’inserimento di Gudmundsson il reparto offensivo dei toscani può trovare quelle soluzioni che stanno mancando. Ancora in apparente difficoltà il reparto difensivo, e dopo quattro giornate i gol subiti sono già sei.

Torino-Lecce

Pareggio a reti bianche all’Olimpico Grande Torino, con i granata che non riescono a dar seguito alla vittoria di Venezia, al cospetto di un Lecce che torna in Salento con l’amaro in bocca per le numerose occasioni sprecate. La prima occasione è della formazione di casa, che già al 6′ vede Ricci calciare alto in spaccata su invito di Ilic in area di rigore. Da qui in poi i salentini alzano progressivamente il baricentro, cominciando a trovare spazio grazie alla profondità dettata dai continui movimenti di  Krstovic, che sfiora il palo alla destra di Milinkovic-Savic dopo essersi liberato di Masina al nono minuto. La scelta di Gotti di inserire Tete Morente e Rebic nelle fasce non permette ai laterali del Toro di avanzare continuamente in avanti. Vanoli prova a scuotere i suoi sfruttando il movimento continuo tra le linee di Che Adams, ma il duo Baschirotto-Gaspar non corre particolari rischi. Le uniche occasioni del primo tempo degne di nota sono tutte di marca salentina, con Morente e Krstovic, e in entrambe le occasioni Milinkovic-Savic non si fa soprendere. Nella ripresa Vanoli prova a cambiare rullino di marcia con l’ingresso di Borna Sosa, per sfruttare le sue abilità sui cross, vista la presenza di un pivot come Zapata. Il Lecce però non si scompone, e con il cambio Coulibaly-Pierret continua ad avere la meglio in tutti i duelli fisici in mezzo al campo. Nel corso della gara la formazione di Gotti cresce costantemente e il Torino non riesce ad alzare i giri del motore a tal punto da poter impensierire i salentini. L’occasione più nitida della gara arriva al 68′ quando serve un miracolo di Milinkovic-Savic per negare il vantaggio a Krstovic, servito tra le linee dal filtrante di Pierotti. Nell’ultimo quarto di gara il match scorre via equilibrato e poco emozionante fino al pieno recupero, quando Masina mette in difficoltà lo stesso estremo difensore con un retropassaggio mal calibrato sul quale Krstovic non arriva per un soffio. Pareggio con più di qualche rimpianto per il Lecce, a causa delle numerose occasioni avute. Gli interventi di Milinkovic-Savic hanno permesso ai granata di rimanere imbattuti in questo campionato, ma la prestazione della squadra di Vanoli, premiato come miglior tecnico del mese di agosto, non è stata brillante come in questo avvio di campionato.

Cagliari-Napoli

In attesa del big match di Torino della prossima settimana, Conte cala la terza vittoria consecutiva. All’Unipol Domus esordisce dal 1′ la coppia Lukaku-Kvaratskhelia, con Politano che scalza ancora una volta Neres. Tra le fila sarde Nicola inserisce subito Gaetano, ex di giornata, alle spalle della coppia Piccoli-Luvumbo. In avvio la gara è contrassegnata da un sostanziale equilibrio tra le due squadre, con una lotta continua a suon di falli tra i due pesi massimi Yerry Mina e Lukaku. Il sacrificio costante in fase difensiva di Kvara permette al Napoli di sfoggiare una compattezza difensiva che si sta consolidando sempre di più, anche grazie alla crescita del terzetto difensivo Di Lorenzo-Rrahmani-Buongiorno. La gara in Sardegna si stappa intorno al ventesimo, quando Lukaku serve Di Lorenzo al limite dell’area e la sua conclusione viene sporcata da Mina ed entra in porta, per il secondo gol in campionato (in quattro partite) del capitano azzurro. Il Cagliari riesce a reagire e continua ad affacciarsi dalle parti di Meret, che è prodigioso sull’incornata di testa di Piccoli. I partenopei riescono a uscire dal pressing portato su dai ragazzi di Nicola grazie alla giocata codificata verso Lukaku, abile nel far salire la squadra grazie alle sue sponde. Il primo tempo si conclude tra il parapiglia generale, generato dagli scontri tra le due tifoserie. La partita si stappa definitivamente nel secondo tempo, quando il Cagliari sfiora due volte il vantaggio con un colpo di testa di Luperto prima, e con la traversa di Marin dopo. In entrambe le occasioni Meret è fenomenale, specialmente nella deviazione che alza la traiettoria sulla bordata del centrocampista rossoblù. Con il Cagliari sbilanciato in avanti, il Napoli trova terreno fertile nella zona centrale del campo, dove il continuo movimento di Kvara manda in tilt i difensori sardi, dediti al raddoppio verso Lukaku, ed è su uno scambio della nuova coppia azzurra che arriva il 2-0, con Lukaku che spiana la strada a Kvaratskhelia. Il Cagliari viene colpito nell’orgoglio e la difficoltà nel rialzare la testa si vede in occasione del tris partenopeo, quando Scuffet non si intende con Zappa e regala il pallone a Kvara che serve subito Lukaku al centro dell’area, e da lì il centravanti belga non può sbagliare. Nel finale i sardi non ne hanno più e nell’ultimo pallone del match il Napoli cala il poker, con il corner di Neres che pesca l’incornata di Buongiorno, al primo gol con la nuova maglia. Quattro gol, una prestazione convincente e la seconda piazza della classifica per il nuovo Napoli di Conte. In vista del big match di sabato prossimo, a Torino contro la Juventus di Thiago Motta, gli azzurri arrivano all’Allianz Stadium sopra i bianconeri, in una gara che sembra già un crocevia per le ambizioni e la stagione di entrambe le squadre. Ancora a secco di vittorie il Cagliari, che nonostante la batosta subita nel secondo tempo è sembrato pienamente in partita, contro un avversario di caratura superiore.

Monza-Inter (A cura di Tommaso Patti)

Nell’ultimo match della domenica di Serie A, l’Inter di Simone Inzaghi non va oltre l’1-1 contro il Monza. All’U-Power Stadium i brianzoli vanno in vantaggio grazie al gol di Dany Mota. Nel finale il pareggio di Denzel Dumfries, per un pareggio che non permette ai nerazzurri di concludere la quarta giornata in solitaria al comando della classifica.

Parma-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)

L’Udinese si prende la vetta della classifica in solitaria in una rimonta clamorosa contro un Parma suicida. Il match sorride subito ai ducali, Del Prato trova il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo dopo il cross di Mihaila che ha sorpreso la difesa bianconera. L’Udinese nonostante lo svantaggio subito rimane in partita cercando il pari nelle giocate di Thauvin, che appare in gran forma. Intorno alla mezz’ora di gioco Coulibaly rischia un clamoroso autogol, sventato poi da Chichizola grazie all’aiuto della traversa. A pochi minuti dall’intervallo Bonny sigla il raddoppio proteggendo di fisico il pallone imbucato da Man, e concludendo di punta riesce a sorprendere Okoye. Nel secondo tempo la poca lucidità e freddezza del primo tempo lascia spazio al killer instinct di Lucca, che di testa firma l’ennesima rete, su assist di Kamara. Il gol galvanizza l’Udinese e spezza le gambe ai padroni di casa che subiscono la continua pressione bianconera, alla ricerca del pareggio. L’ingresso in campo di Davis, al posto di Lucca, cambia drasticamente la partita in favore dei friuliani. Il traversone colpito di testa proprio dal subentrato viene spinto in rete da Thauvin che pareggia i conti al Tardini. Da qui iniziano i cinque minuti di fuoco del capitano francese: procura l’espulsione di Keita per un intervento in ritardo che costa la doppia ammonizione al nuovo centrocampista arrivato dall’Anversa, e sigla il gol partita chiudendo i giochi a favore dei bianconeri al 77′ dopo la conclusione di Ekkelenkamp deviata da Chichizola. Da lì il Parma accenna una timida reazione sul finale, ma la stanchezza ed il morale a terra rendono inefficaci gli ultimi tentativi. L’Udinese colleziona la terza vittoria su quattro e conquista la vetta in questo posticipo del lunedì.

Lazio-Hellas Verona

Torna a sorridere la Lazio con la sua nuova coppia-gol. Nella gara contro l’Hellas Verona il tecnico biancoceleste Baroni decide di dare seguito alla scelta vista nell’ultima gara contro il Milan, con il 4-2-3-1 che presenta Boulaye Dia alle spalle di Castellanos, accompagnati da Zaccagni e Isaksen. Pronti, via e la Lazio trova subito il vantaggio, con l’imbucata verticale di Zaccagni verso Dia, libero di chiudere il destro sul primo palo e battere Montipò, sfruttando una leggerezza difensiva dei due centrali scaligeri. Il vantaggio biancoceleste dura soltanto un minuto, perché il Verona trova il pari grazie al filtrante di Coppola per Tengstedt, lasciato solo dal doppio errore di Romagnoli e Gila, abile nel freddare Provedel in uscita per la sua seconda gioia in campionato dopo il rigore decisivo realizzato contro il Genoa. La spinta dell’Olimpico riporta i padroni di casa in costante proiezione offensiva, con Montipò che deve sventare una conclusione perfetta, all’incrocio dei pali, di Rovella. La gioia del vantaggio è rimandata di qualche minuto, perché il corner di Zaccagni pesca la zampata in spaccata del Taty Castellanos, al terzo gol in quattro partite. Nella ripresa, così come contro il Milan, sale in cattedra Nuno Tavares. Il terzino portoghese è una locomotiva instancabile sulla fascia sinistra, e le sue continue sgroppate permettono ai biancocelesti di poter sviluppare il gioco con molta qualità al centro del campo, per poi allargare il gioco verso Tavares e attaccare l’area con Dia e Castellanos. La prestazione di Boulaye Dia si impreziosisce di una fase di non possesso di pregevole fattura, in questa posizione ibrida tra trequarti e attacco, e quando recupera palla è sempre un pericolo per la difesa scaligera. Nella ripresa le due occasioni biancocelesti portano la sua firma, o il suo sigillo, con la conclusione sul primo palo al 60′ dove è necessario un super Montipò, e l’occasione all’82’ quando serve a Zaccagni il pallone del 3-1, ma il capitano biancoceleste non riesce a chiudere il mancino verso la porta. Nel finale il forcing del Verona non porta cospicue palle gol, e le poche speranze degli scaligeri vengono spente dalle uscite sicure e attente di Provedel. Tre punti fondamentali per una Lazio che sembra aver trovato la quadra. La scelta di puntare sulla coppia Dia-Castellanos continua a dare soluzioni a Baroni e tutto il reparto offensivo biancoceleste. Doppio assist per Zaccagni, in continua crescita in questo avvio di stagione dopo l’europeo positivo (uno dei pochi) con la Nazionale. Ancora in rodaggio la fase difensiva, apparsa ancora una volta in difficoltà, ma il cambio tattico tra Sarri/Tudor a Baroni è notevole e ci vorrà del tempo. Sconfitta che non altera il percorso del Verona, il cui obiettivo rimane chiaramente la salvezza. Dopo il successo contro Napoli e Genoa, gli scaligeri sono alla ricerca di punti che possano sollevare ulteriormente la classifica, e adesso Zanetti è chiamato a dimostrare con continuità quanto visto in questo avvio di campionato.

LA TOP11 DELLA 4ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

 

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Aspirante giornalista sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Tra cuore e grinta la Juve la ribalta. Un buon Bologna cade ad Anfield mentre la Dea passeggia con lo Shakhtar

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Il mercoledì di Champions League termina con due vittorie importantissime per Atalanta e Juventus, entrambe fuori casa ed entrambe con tre reti. Cade il Bologna ad Anfield nonostante una gara giocata a testa alta.

Shakhtar Donetsk – Atalanta

L’avvio alla Veltins Arena vede i ragazzi di Gasperini in affanno nei primi minuti a causa di un buon inizio dello Shakhtar, molto rapido nel palleggio e attento nelle letture difensive. Dopo una fase di studio iniziale, la Dea riesce ad emergere nella metà campo avversaria grazie ai guizzi di Lookman, che dopo un dribbling in area strozza troppo il mancino non trovando lo specchio della porta. Al 20′ si concretizza il buon momento dell’Atalanta. Il cross di Lookman nonostante il tentativo di  Ederson, arriva a Djimsiti che in allungo prende il tempo alla difesa bucando Riznyk. Gli sprazzi arancioneri dei primi minuti si trasformano in un monologo atalantino che per poco non raddoppia con Samardzic. Al 35′ la Dea divora l’ennesima occasione del raddoppio, il traversone di Bellanova trova la girata al volo di Lookman che stampa la sfera sulla traversa salvando gli ucraini. A pochi minuti minuti dalla chiusura del primo tempo la Dea trova il tanto meritato raddoppio, la manovra nerazzurra iniziata da Samardzic, prosegue con Kolasinac che servendo a centro area il nigeriano gli permette di spingere la palla in rete a botta sicura. La prima frazione ha visto i ragazzi di Gasperini dominare in lungo e in largo chiudendo virtualmente la gara. Alla ripresa il tecnico piemontese ridisegna la formazione inserendo Pasalic per Djimsiti e passando ad una difesa a quattro a causa del fastidio rimediato in campo dall’albanese. Dopo un accenno positivo dei padroni di casa l’Atalanta cala il tris tagliando le gambe agli ucraini: Zappacosta da dentro l’area (assediata dagli attaccanti), pennella sul secondo palo trovando l’incornata vincente di Bellanova in anticipo netto su Pedro Hernique. La rete del tris ha ucciso moralmente gli avversari che vagano in mezzo al campo in balia del palleggio nerazzurro. Gasperini decide di sostituire Lookman e De Ketelaere concedendo minuti anche a Retegui e Zaniolo. Superata l’ora di gioco il ritmo martellante della Dea rallenta, con i bergamaschi che cercano di gestire energie e risultato lasciando più libertà di costruzione allo Shakhtar. All’83’ Carnesecchi anticipa in uscita un cross basso, ma nell’occasione rimane per terra Kossounou che zoppicava già da qualche secondo, Gasperini quindi lo sostituisce con Godfrey. Allarme in difesa per la Dea che  perde due centrali di difesa in un match. Sebbene i diversi cambi durante il corso del match, la formazione ucraina non è mai riuscita a rientrare veramente in partita regalando di fatto la prima vittoria all’Atalanta. Dopo il pareggio a reti bianche contro i Gunners, la Dea vola a 4 punti dopo una prestazione superlativa condita da tre gol, i primi in Champions League per tutti i marcatori. Lo Shakhtar continua a non vincere senza siglare reti rimanendo ad un solo punto.

 

Lipsia – Juventus

L’inizio gara alla Red Bull Arena diventa un incubo per la Juventus in appena dieci minuti: Bremer dopo un contrasto con Openda al 4′, si accascia per un infortunio al ginocchio ed è costretto ad abbandonare il campo per Gatti, che eredita la fascia da capitano. Poco dopo anche Nico Gonzalez non è in grado di proseguire, costringendo Thiago Motta ad usare il secondo slot per mettere in campo Conceicao. Nonostante la partenza in salita, i bianconeri non rinunciano ad imporre il proprio gioco schiacciando il Lipsia nella propria metà campo. Proprio nel momento migliore per la Juve, in cui Vlahovic deviando il tiro di Fagioli sfiora il vantaggio, i padroni di casa trovano la rete dell’1-0 in contropiede. Sesko aggancia con un magnifico controllo il pallone leggermente alto di Openda e conclude con un missile da posizione ravvicinata, che dopo aver scheggiato la traversa si insacca in rete. Nonostante il doppio infortunio l’identità impressa da Motta rimane salda e i bianconeri risultano molto pimpanti e propositivi, ma il Lipsia difende con ordine rendendo difficile la manovra alla Juve negli ultimi venti metri. Nella ripresa i tedeschi sostituiscono Baumgartner con Henrichs per un problema fisico. Al 49′ la Juventus sfiora il pareggio con Koopmeiners, l’olandese servito da McKennie colpisce il palo col piede debole salvando il Lipsia. I bianconeri premono sull’acceleratore e trovano il meritatissimo pareggio con la girata di Vlahovic che riesce a bucare Gulacsi sull’ottimo cross di Cambiaso. L’incontro si gioca a ritmi scoppiettanti con Openda che colpisce un palo da fuori area. All’ora di gioco si succedono eventi surreali: Di Gregorio tocca con la mano il pallone fuori l’area, e dopo un controllo del direttore di gara al VAR viene espulso. La punizione dal limite calciata da Xavi Simons viene deviata con il braccio considerato largo da Douglas Luiz e l’arbitro dopo un secondo check concede il penalty, trasformato poi da Sesko. Lo svantaggio e l’uomo in meno non feriscono l’orgoglio dei bianconeri che, al 68′ pareggiano nuovamente i conti con Vlahovic che s’inventa il gol del 2-2 calciando da fuori aria insaccando la palla sotto al sette. All’82’ la Juventus passa per la prima volta in vantaggio con un super gol di Conceicao che, prima viene raddoppiato in area e poi con un super dribbling riesce a passare e piazzare la palla col sinistro sul secondo palo. La Red Bull Arena diventa una bolgia nei nove minuti di recupero assegnati dall’arbitro, minuti che sembrano quasi infiniti in un’atmosfera FRIZZANTE che termina con una vittoria che rimarrà nella storia della Juventus.

 

Liverpool – Bologna

Ad Anfield la gara tra Liverpool e Bologna regala subito grandi emozioni. Al 9′ Dallinga porta avanti i suoi ma la rete viene annullata per la posizione irregolare dell’olandese sull’assist di Miranda. Subito dopo i Reds ricambiano il favore passando avanti con Mac AllisterSalah crossa in area e l’argentino seguendo l’azione deposita in rete da pochi passi inaugurando ufficialmente il match. Intorno alla mezz’ora il Bologna sfiora due volte il pareggio con Ndoye, entrambe negate dai legni: al 28′ il pallone deviato da Konaté sbatte sulla traversa. Pochi minuti più tardi la conclusione defilata dello svizzero termina sul palo esterno. Continua la reazione rossoblù e al 33′ Urbanski servito da Ndoye impegna Alisson. La prima frazione ad Anfield regala spettacolo chiudendosi a favore dei padroni di casa, ma con un Bologna volenteroso di riacciuffare il pareggio in diverse occasioni. Alla ripresa i bolognesi accennano la reazione avuta nel primo tempo ma con il proseguire dei minuti il Liverpool prende sempre più il comando del match. Al 75′ Salah raddoppia a favore dei Reds, l’egiziano con un tiro a giro da dentro l’area mette la sfera all’incrocio dei pali bucando Skorupski. Sebbene sotto di due reti, il Bologna continua a giocare a viso aperto cercando almeno il gol della bandiera che non arriva, arrendendosi

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Calcio

Boniface punisce un Milan coraggioso. Poker nerazzurro contro la Stella Rossa

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Nella prima notte di Champions della seconda giornata, l’Inter vince e convince in casa contro la Stella Rossa. Il Milan perde 1-0 contro i campioni di Germania del Bayer Leverkusen dopo una gara audace ed intraprendente.

Bayer Leverkusen-Milan

Fin dalle prime battute la partita è molto accesa, con il Milan che cerca di controllare il pallone con il continuo movimento convergente al centro di Leao e Pulisic, e l’attacco allo spazio di Reijnders in proiezione offensiva (coperto da Loftus-Cheek, titolare al posto dell’acciaccato Morata). Il Leverkusen però sa come punire e in che modo scoprire la difesa rossonera. Le prime due occasioni sono entrambe di marca tedesca e in entrambe le occasioni Maignan risponde presente, prima su Boniface e poi su Hincapié nel calcio d’angolo successivo. La continua ricerca di verticalità delle Aspirine costringe il Milan a rannicchiarsi nella propria metà campo, ed è nel centro del campo che comincia a levitare Florian Wirtz, sempre guizzante e pericoloso con i suoi filtranti taglienti. Al 20′ il Bayer Leverkusen trova il vantaggio con Boniface, ma la rete viene annullata per fuorigioco iniziale di Frimpong. Il fuorigioco ravvisato dal VAR presenta un aspetto tattico su cui il Milan mostra particolare difficoltà: le posizioni molto larghe sugli esterni di Grimaldo e Frimpong, su cui la marcatura della difesa rossonera è sempre fuori tempo, e la squadra di Xabi Alonso prova a sfruttare costantemente due dei protagonisti della cavalcata della scorsa stagione, terminata con la prima storica vittoria della Bundesliga. Il primo squillo dei rossoneri arriva al 40′ con una punizione battuta rapidamente da Fofana verso Reijnders, abile nel servire il pallone a Pulisic che però non impensierisce particolarmente Hradecky. La ripresa si apre sugli stessi schemi e ritmi del primo, e dopo tre minuti il Leverkusen sfiora il vantaggio, con un recupero alto su una costruzione disastrosa di Theo Hernandez, ma il diagonale di Wirtz trova i guanti di Maignan. La gioia delle Aspirine è rimandata di due minuti, perché al 50′ Grimaldo serve dentro l’area Frimpong e dopo la conclusione dell’olandese, respinta da Maignan, Boniface insacca a porta vuota. La reazione dei rossoneri arriva al 55′ con l’imbucata di Pulisic per Reijnders, che tentenna un po’ e poi calcia addosso a Hradecky, provvidenziale nel respingere con il pugno. Rispetto al primo tempo il Milan appare più coraggioso e intraprendente, e il Leverkusen sembra accusare in un primo momento l’audacia dei rossoneri. Fonseca decide di non cambiare modulo e all’ora di gioco effettua la staffetta tra Abraham e Morata. Al 75′ il Leverkusen fallisce l’occasione per raddoppiare, con la conclusione di Frimpong che termina fuori da ottima posizione. All’81′ il Milan flirta con il pareggio con una conclusione radente di Theo, deviata da Xhaka, che sbatte sulla traversa, e nella ribattuta Morata non riesce a inquadrare lo specchio della porta di testa.  Sconfitta amara per il Milan di Fonseca, che continua a confermare il buon momento di forma delle ultime settimane, nonostante il risultato. La prestazione dei rossoneri nel secondo tempo è riuscito a mettere in difficoltà la difesa tedesca, e al Milan è mancato solamente il gol. Adesso i rossoneri sono chiamati a confermare il buon momento di forma in campionato e cominciare a conquistare punti per scalare la classifica di questa nuova Champions League.

Inter-Stella Rossa (A cura di Tommaso Patti)

Il match del Meazza vede l’Inter sfidare la Stella Rossa, prima in classifica e reduci da una grandissima vittoria ottenuta nel derby contro il Partizan Belgrado. I nerazzurri, anch’essi reduci da un’importante vittoria, approcciano la gara nello stesso modo della trasferta di Udine, riversandosi subito nell’area di rigore avversaria ma schierando sette volti nuovi, tra cui De Vrij, Taremi, Carlos Augusto, Zieliński e Arnautovic, quest’ultimo subito pericoloso sugli sviluppi di un calcio di punizione dove, il cross di Zieliński, viene percepito in fuorigioco dall’attaccante austriaco. Al 10′, nuovamente da calcio di punizione, l’Inter la sblocca con una prodezza di Çalhanoğlu, il turco sorprende la retroguardia avversaria calciando di potenza sul lato del portiere Glazer, ingannato anche dalla deviazione della barriera. Con il passare dei minuti, la Stella Rossa prova a reagire senza mai riuscire a dettare il gioco, subendo anche il secondo gol da Dumfries ma, anche la rete dell’esterno olandese, viene revocata dal direttore di gara. Sul finale del primo tempo, Taremi ruba un pallone sanguinoso, riesce a servire Mkhitaryan che però spreca a tu per tu contro Glazer. Prima del duplice fischio, la Stella Rossa si rende pericolosa in due occasioni, il tiro di punta di Silas prima e la conclusione larga di Elsnik poi, spaventano Sommer senza però lasciare il segno sul tabellino di gioco. Dopo un primo tempo segnato da alcuni errori e da qualche fischio, ritrova il gol Marko Arnautovic. L’azione del 2-0 nasce da un recupero palla di Taremi che, scippa la sfera a Krunic e serve l’attaccante austriaco, la quale questa volta non sbaglia. Inzaghi butta nella mischia Lautaro, che va subito in gol, decisivo l’ennesimo recupero palla di Taremi. Nonostante il 3-0, i nerazzurri attaccanti e vanno vicini al poker con il classico fraseggio ‘da quinto a quinto’ tra Carlos Augusto e Dumfires ma, la conclusione dell’ex giocatore del PSV termina di poco a lato. A tredici dalla fine, dopo essersi perso la marcatura pochi minuti prima sul gol di Lautaro, Drkusic atterra in area di rigore il capitano nerazzurro. Dagli undici metri Lautaro cede il pallone a Taremi che, spiazza Glazer, e firma il suo primo gol con la maglia dell’Inter. Una prestazione di altissimo livello della squadra di Inzaghi, che risponde all’ottimo pareggio della prima giornata contro il Manchester City. La scelta di ruotare tanti uomini ha mantenuto alto il livello della prestazione dei campioni d’Italia e adesso la classifica comincia a sorridere, anche in vista dei prossimi appuntamenti.

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Il Super Commento della 6ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sesta giornata di Serie A.

Milan-Lecce

Dopo la vittoria di carattere contro l’Inter nel derby, il Milan archivia la pratica Lecce in cinque minuti e si porta al secondo posto. La convincente prestazione nel derby porta Fonseca a confermare gli undici scesi in campo domenica scorsa. In avvio il Lecce tenta un approccio coraggioso e audace, alla ricerca di spazi aperti dal movimento di Krstovic e le incursioni degli esterni. Il Milan rispetto all’avvio furente del derby si limita a una gestione ponderata delle energie. Dopo il 35′ cominciano i cinque minuti del Diavolo, e il Lecce crolla vertiginosamente. Al 37′ la punizione di Theo Hernandez pesca la spizzata sul primo palo di Morata. I rossoneri trovano subito il raddoppio dopo meno di un minuto, con il filtrante di Leao per l’incursione di Theo Hernandez, conclusa dal diagonale sotto la traversa del terzino francese. La squadra di Gotti non riesce a contenere le sgroppate del Milan e subisce il tris al 43′ dopo un’azione confusionaria, conclusa dal mancino di Pulisic che approfitta di uno sfortunato rimpallo sulla gamba di Baschirotto, dopo la parata di Falcone sul tiro di Abraham. Nel secondo tempo i rossoneri si limitano a gestire il risultato e le energie in vista della gara di Champions contro il Leverkusen. Gli ingressi di Loftus-Cheek e Chukwueze garantiscono velocità e dinamismo, fattori determinanti nella gestione della squadra di Fonseca, al cospetto di un Lecce che alza bandiera bianca dopo aver sfiorato il gol con una conclusione di Banda che impatta sul palo. Nel finale Fonseca inserisce il giovane Bartesaghi che viene espulso all’81’ per un’entrata al limite su Banda. Terza vittoria consecutiva per i rossoneri, che sembrano aver trovato compattezza ed equilibrio con il 4-4-2 del tecnico portoghese. La vittoria contro l’Inter ha riportato entusiasmo e serenità all’ambiente rossonero, atteso a una reazione in Champions contro i campioni di Germania.

Udinese-Inter (A cura di Tommaso Patti)

Dopo un inizio di stagione tra alti e bassi, l’Inter rialza la testa e vince 2-3 grazie alla doppietta di un ritrovato Lautaro Martinez e il gol di Frattesi. L’Udinese prova la clamorosa rimonta nel finale ma i nerazzurri tengono botta.

Genoa-Juventus

Dopo lo spavento pre-match, con l’incendio in Sala VAR che ha rischiato di far rinviare la partita, un’ottima Juventus sbanca un Marassi desolato, battendo il Genoa per 3-0. I ragazzi di Thiago Motta, dopo un primo tempo solido ma con poche occasioni, nel secondo aprono e chiudono il discorso, annullando quasi del tutto la squadra di Gilardino.

Bologna-Atalanta

Continua a non ingranare l’Atalanta, che riacciuffa il Bologna soltanto nei minuti di recupero. La sconfitta di Como sembra aver lasciato degli strascichi alla squadra di Gasp, e il tecnico piemontese chiedeva una reazione. La scelta di rinunciare a Retegui per inserire Brescianini prova a sparigliare le carte in casa Bologna, cercando di sfruttare la difesa alta della squadra di Italiano per punire con la velocità di Lookman e la classe di De Ketelaere. La prima occasione della gara è dei felsinei, con il colpo di testa tentato da Santiago Castro, senza dubbio l’uomo copertina di questo avvio di campionato rossoblù. La risposta degli orobici arriva sull’asse De Ketelaere-Lookman, con il nigeriano che si fa ipnotizzare dall’uscita a forbice di Skorupski. Al termine della prima frazione, dove le due squadre si annullano grazie a una scarsa pulizia tecnica e un alto tasso agonistico, Gasperini è costretto ad adoperare la prima sostituzione con l’ingresso di Samardzic al posto dell’infortunato Brescianini. Sulla falsa riga della gara precedente, l’Atalanta viene colpita nuovamente a inizio ripresa. Dopo meno di un minuto dal rientro dagli spogliatoi, Castro riceve il filtrante di Ndoye e dopo aver saltato Djimsiti apre il piatto sul secondo palo, sfruttando la posizione avanzata di Carnsesecchi. La reazione dei bergamaschi arriva subito, perché Lucumi perde palla in uscita e stende De Ketelaere al limite dell’area. Il direttore di gara non esita ed estrae il cartellino rosso per il centrale colombiano. Italiano sceglie la via delle barricate per conservare il vantaggio, mentre Gasperini schiera tutto il roster di attaccanti. L’occasione più nitida della ripresa arriva nel finale, con Pasalic che apparecchia per il mancino tagliente di Samardzic, che anticipa la conclusione sul primo palo e scheggia il legno. Nel finale la Dea ne ha di più e ci pensa proprio Samardzic a togliere le castagne dal fuoco, con un arcobaleno a giro che si insacca alle spalle di Skorupski.

Torino-Lazio (A cura di Marco Rizzuto)

Nel launch match di questa sesta giornata, i biancocelesti tornano alla vittoria grazie alle reti di Guendouzi, Dia e Noslin. La gara si sblocca subito a favore della Lazio, Tavares come un treno in corsa scardina il pallone alla difesa granata, per poi servirlo a centro area su cui si fionda Guendouzi che calcia forte e buca Paleari. In avvio al Torino manca lucidità e precisone in fase di possesso, complici molti errori dei tre centrali che rischiano molto a causa del pressing ordinato della Lazio. Le manovre offensive del Torino (che man mano viene fuori) vengono neutralizzate da una difesa biancoceleste impeccabile che. riesce a tenere a bada gli attaccanti granata. Negli sgoccioli del primo tempo, il Toro sfiora il pareggio con una conclusione al volo di Ilic messo in porta dalla sponda di Zapata, ma Provedel vola e sventa la conclusione. Per tornare in partita, Vanoli inserisce Adams e Pedersen. La seconda frazione inizia con un ritmo totalmente diverso ma dopo un buon inizio dei padroni di casa, la Lazio trova il raddoppio: Isaksen entra in area e serve il pallone in mezzo trovando il piattone di Dia che batte Paleari. A sorpresa il Torino riapre la gara al 67’ con Adams, che continua a dimostrarsi fondamentale in zona offensiva. L’ex premier si gira in un fazzoletto di terreno dentro l’area e buca Provedel sul secondo palo. Dopo il gol granata gli animi si infiammano e la gara prende una piega molto nervosa e vibrante che causa anche l’espulsione del tecnico Vanoli. All’89’ Noslin subentra a Castellanos e trenta secondi dopo segna il gol dell’1-3, il cross basso di Pellegrini viene raccolto da Vecino, l’uruguagio scarica per Noslin che a tu per tu con Paleari, non sbaglia a posizione ravvicinata. Finale di fuoco all’Olimpico Grande Torino, i granata trovano la rete del 2-3 con una acrobazia di Coco che raccoglie la sponda di Masina su calcio di punizione di Ilic, mandando la sfera sotto l’angolo lontano.
Il match si chiude con il trionfo della Lazio che torna alla vittoria dopo il k.o. di Firenze. Ai padroni di casa non basta un secondo tempo giocato a grandi ritmi. La squadra di Vanoli fallisce l’opportunità di tornare in vetta alla classifica, e adesso i granata scalano al quarto posto.

Como-Hellas Verona

Dopo il successo contro l’Atalanta, il Como continua a volare sotto i colpi di Cutrone e Nico Paz. Al Sinigaglia la squadra di Fabregas conferma in blocco gli undici che hanno conquistato una storica vittoria a Bergamo, e l’approccio dei lariani rende fede all’ultimo percorso intrapreso dal Como. In avvio le due squadre si equivalgono, con la difesa del Verona che chiude ogni spazio. Con la marcatura a uomo su Nico Paz, fulcro del gioco lariano nella trequarti, il Como comincia a trovare soluzioni con gli inserimenti di Sergi Roberto e Strefezza nella zona centrale del campo. Al 23′ il giocatore proveniente dal Barcellona ha l’occasione per stappare la partita, ma chiude troppo la conclusione e da buona posizione calcia a lato. Sospinto dal pubblico del Sinigaglia il Verona non riesce a contenere i continui attacchi del Como e sono necessari due grandi interventi di Montipò per evitare il vantaggio a Nico Paz. La rete della squadra di Fabregas è posticipata di alcuni minuti, e al 42′ Fadera allarga verso Cutrone che calcia verso la porta, trovando una deviazione di Tchatchoua, e realizza il suo terzo gol in campionato. Nel secondo tempo la gara si stappa subito, perché al 48′ un contatto tra Lazovic e Sergi Roberto non viene ravveduto dal direttore di gara e nel contropiede seguente Nico Paz scheggia il palo. Dopo un check del VAR l’arbitro assegna il calcio di rigore al Verona e dal dischetto Lazovic pareggia i conti. Al 65′ il Verona rimane in dieci a causa della doppia ammonizione di Suslov (molto contestata e discussa). Cinque minuti dopo il Como si riporta in vantaggio, con l’assist di Nico Paz per il taglio di Cutrone, il cui destro gira sul secondo palo e batte Montipò. Nel finale i cambi accendono agonisticamente la gara, con tanti falli ed ammonizioni. Il Como chiude la pratica grazie al primo gol in campionato di Belotti, servito dalla sponda di testa di Mazzitelli. Prima del fischio finale il Verona si regala un sussulto d’orgoglio con la rete di Lambourde, ma la resistenza dei lariani indirizza la gara sul 3-2. Sei punti in una settimana storica per la squadra di Fabregas, che adesso ha definitivamente invertito la rotta dopo le prime giornate, nettamente al di sotto delle aspettative. Nonostante una media gol subiti ancora alta, il reparto offensivo sta rispondendo alla grande, con le giocate di Nico Paz, leader tecnico dell’attacco lariano, e i gol di Patrick Cutrone, capocannoniere di questa Serie A al pari di Thuram, Vlahovic, Retegui e Pulisic. Sconfitta amara per il Verona, che adesso ha bisogno di ritornare a conquistare punti per uscire dalla zona calda della classifica, che comincia ad avvicinarsi vertiginosamente.

Roma-Venezia

Dopo il successo contro l’Udinese, Juric conquista la seconda vittoria consecutiva sulla panchina giallorossa. All’Olimpico la Roma scopre quanto può essere spigolosa la squadra di Di Francesco. Nei primi minuti il Venezia controlla stabilmente il possesso del pallone e il continuo movimento dei giocatori offensivi arancioneroverdi, dogma principale del calcio del tecnico abruzzese, manda il tilt il pressing uomo a uomo della Roma. Il primo squillo è dei lagunari, dopo nemmeno due minuti Svoboda calcia sul secondo palo ed è necessario un grande intervento di Svilar per chiudere lo specchio. Intorno al decimo minuto Oristanio calcia a giro ma la conclusione è debole e Svilar blocca. Il ritmo della gara non è altissimo, e nella fase centrale del primo tempo le occasioni non arrivano, ma al 42′ il Venezia trova il vantaggio con Pojhanpalo, con un destro tagliente dopo una mischia generata dal palo colpito da Busio. Nel secondo tempo l’Olimpico comincia a fremere per scuotere una Roma troppo compassata e poco lucida. Il Venezia trova il raddoppio con Haps in contropiede, ma il VAR annulla per fuorigioco di Zampano nello sviluppo dell’azione. Juric prova a invertire l’inerzia della gara mettendo mano alla panchina, inserendo Pisilli e Baldanzi al posto di Kone e Mancini. Nella ricerca del miglior equilibrio la Roma rischia di crollare al 60′ quando Oristanio si invola verso la porta e Svilar sbarra la strada al trequartista italiano. Da quel momento la Roma si scrolla la pressione e comincia ad alzare il baricentro. In dieci minuti i giallorossi confezionano tre occasioni con Dovbyk e Pisilli, e al 73′ pareggiano la gara con la conclusione da fuori area di Cristante, deviata da Busio, che beffa Joronen. Da quel momento è un vero e proprio assedio giallorosso, culminato all’82’ quando Pisilli impatta di testa il corner di Paredes e ribalta il match. Il giovane classe 2004 è uno dei protagonisti di questo avvio di campionato, visto l’importante minutaggio ricevuto da De Rossi e adesso con Juric. Nel finale il Venezia non riesce ad affacciarsi dalle parti di Svilar e la Roma gestisce il risultato senza rischiare nulla. Tre punti sofferti e sudati per la squadra di Juric, merito di una grande gara del Venezia. Dopo l’esordio positivo in Europa League, il percorso del tecnico croato procede spedito e in sordina, e adesso la continuità di risultati e prestazioni sono principi che la tifoseria giallorossa comincia a recriminare.

Empoli-Fiorentina

Al Castellani vincono tatticismo e schemi difensivi: Empoli e Fiorentina si annullano sullo 0-0. Entrambe le squadre hanno voglia e bisogno di fare bene, il derby toscano comincia nel segno dell’intensità e della grande battaglia a centrocampo. Subito pallone pericolosissimo nell’area di De Gea, per fortuna del portiere viola però Ismajli sfiora soltanto e non direziona. Pochi calcoli e tanti ribaltamenti di fronte. Prova ad accendersi quindi Kean, ma dopo essersi ben liberato il centravanti azzurro apre troppo il destro. Tanto ritmo sul prato del Castellani, poche occasioni veramente pulite però. Colpani non riesce a direzionare di testa, poco più tardi spara alto in ripartenza Colombo. Anche la ripresa comincia con un buon ritmo e l’Empoli pericoloso dopo due minuti, con Esposito che si smarca bene ma allarga troppo col mancino. I padroni di casa sono guizzanti in ripartenza, come quando Pezzella al 50’ scippa Dodo e calcia potente ma centrale il primo tiro del match nello specchio, trovando però i pugni di De Gea. La Fiorentina dà l’idea di essere rientrata in campo più timida: a rompere gli indugi ci prova dunque Gosens con un bolide mancino al volo, una conclusione che si alza di poco sulla traversa. I due allenatori iniziano anche a mettere mano alla panchina, la Fiorentina così facendo ritrova un po’ del campo perso nel secondo tempo. Ma senza riuscire a rendersi pericolosa e a scalfire lo 0-0, che è anche il risultato finale. Un pareggio che certifica il grande avvio di stagione dei toscani. Dopo sei giornate la squadra di D’Aversa è ancora imbattuta e il percorso della squadra del presidente Corsi sembra destinato a continuare a lungo. La Fiorentina continua invece il suo percorso metamorfico. Gli ultimi esperimenti di Palladino hanno ridato equilibrio e geometrie, ma ancora manca quell’estro e stravaganza che indirizzi le partite. Gudmundsson si sta inserendo gradualmente negli schemi dei viola, e la sua presenza potrà cambiare le carte in casa Fiorentina.

 

Napoli-Monza (A cura di Marco Rizzuto)

Dopo la manita al Palermo in Coppa Italia, i partenopei ospitano il Monza vincendo per 2-0 grazie alle reti di Kvaratskhelia e Politano. I brianzoli approcciano il match giocando a viso aperto e provano a fare la partita. Dopo il quarto d’ora, i partenopei prendono le misure al Monza palleggiando con continuità nella metà campo avversaria, facendo vedere la qualità dei palleggiatori azzurri. Al 22Politano riesce a sfruttare la deviazione di Bianco per auto lanciarsi e battere Turati sul secondo palo. Il gol destabilizza il Monza va in blackout e subisce il raddoppio al 33’ da Kvaratskhelia, il georgiano conclude a rete dopo la deviazione di Carboni sul tiro di McTominay. La prima frazione è un monologo azzurro che si chiude con un doppio vantaggio super meritato. La ripresa fa da specchio al primo tempo, i partenopei che sfiorano il tris con il colpo di testa di McTominay su calcio d’angolo. I brianzoli cercano di tornare in partita, prima con l’incornata di Djuric da calcio d’angolo neutralizzata da Caprile, poi con qualche guizzo di Maldini che però non riesce mai ad impensierire la difesa avversaria. Pian piano i ritmi calano ed il match si addormenta, merito della gestione palla dei ragazzi di Conte. All’88’ il guizzo di Mazzocchi favorisce Raspadori che si gira e calcia colpendo solo l’esterno della rete sfiorando la terza rete. Con questa vittoria i partenopei conquistano la vetta della classifica in solitaria a più uno dalla Juventus, mentre il Monza cade per la seconda volta consecutiva senza segnare reti, sprofondando al diciannovesimo posto. Dopo sei giornate non è arrivata ancora la prima vittoria in campionato per i brianzoli, e la gestione di Nesta potrebbe vacillare.

Parma-Cagliari

l Cagliari vince una partita dall’epilogo clamoroso al Tardini, battendo 3-2 il Parma. Il Cagliari inizia fortissimo il match e mette in grande difficoltà il Parma, che deve ringraziare Suzuki già al 2′: il portiere gialloblù si supera su un colpo di testa di Piccoli, respingendo con il piede destro la frustrata dell’attaccante da pochi metri. Al 6′ viene annullata una rete ai sardi, padroni del campo in avvio: Yerry Mina è in fuorigioco sul colpo di testa di Luperto, ribadisce in rete dopo il palo del difensore ex Empoli, ma il VAR correttamente toglie lo 0-1. I ducali si affacciano dalle parti di Scuffet solo al 16′ con una grande azione, orchestrata da Bonny, che protegge palla, aggira Mina e serve in profondità Mihaila, che calcia di sinistro sul primo palo, obbligando l’estremo difensore ospite alla parata. Nel bene e nel male, Yerri Mina è sempre protagonista e al 29′ salva di testa su un gran mancino di Valeri, che da fuori area aveva trovato una traiettoria molto interessante. Gli uomini di Nicola passano meritatamente in vantaggio al 34′ con un colpo di testa di Zortea, bravissimo a staccarsi alle spalle di Balogh e deviare in rete da pochi passi l’ottimo cross di Luvumbo. Due minuti più tardi Suzuki rischia di combinare un pasticcio, non trattenendo un cross di Viola e offrendo a Piccoli l’opportunità di ribadire in rete, ma l’attaccante, molto defilato, colpisce solo il palo. Al rientro dagli spogliatoi la partita è un po’ diversa perché il Parma vuole il pareggio e il Cagliari si abbassa molto. Al 62′ i ducali trovano il gol del pareggio: Coulibaly ubriaca di finte Zortea a sinistra e serve Man, che dal centro area non sbaglia il rigore in movimento e fa 1-1. Il Cagliari è in apnea e Sohm riparte al 65′ in contropiede, manda Man al cross e riceve il passaggio dall’esterno, ma invece che emulare il suo compagno, strozza il mancino e mette incredibilmente a lato. La risposta dei sardi è affidata al duo Gaetano-Piccoli, con il centrocampista che inventa per la punta, non perfetta nella conclusione al volo: il suo tiro termina alto. Nel miglior momento forse della squadra di Pecchia a passare in vantaggio è ancora una volta il Cagliari con un gioiello di Marin, che dal limite dell’area al 75′ si inventa un destro a giro all’incrocio dei pali che batte Suzuki. Dal 79′ a fine gara succede di tutto: Gaetano si mangia il 3-1 a tu per tu con Scuffet, Palomino commette un’ingenuità e consente a Hernani di andare dal dischetto e pareggiare momentaneamente all’87′ con un piattone alla sinistra di Scuffet, ma alla fine è Piccoli a deciderla con un destro forte e incrociato su assist di Gaetano. È una gara pazza, chi esulta alla fine è Nicola, con Man che calcia alto da buona posizione l’ultima chance dell’incontro. Chiedeva una reazione e la reazione è arrivata, con i sardi che alzano la testa dopo un avvio poco brillante e incostante dal punto di vista delle prestazioni. Il Parma continua il suo percorso fatto di alti e bassi. La difesa ducale subisce una media di due gol a partita e 12 gol subiti in 6 giornate sono tante per una squadra che punta a concludere la stagione in una posizione di sostanziale tranquillità.

LA TOP11 DELLA 6ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

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