Calcio
Il Supercommento dell’8ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, dell’ottava giornata di Serie A.
Como-Parma
L’apertura dell’ottava giornata regala subito spettacolo e giocate di pregevole fattura. Sotto gli occhi di star del cinema, come Andrew Garfield e Hugh Grant, e star del c.d.a (Raphael Varane ha deciso di ritirarsi per entrare a far parte della dirigenza lariana), Como e Parma approcciano la gara con grande voglia ed energia, alla ricerca di spazi dove punire e stappare la gara. Come da copione, la manovra offensiva del Como passa sempre dai piedi di Nico Paz, che al 2′ apparecchia per Strefezza, impreciso con il destro da dentro l’area. Il manovra del Parma non perde smalto e l’uscita codificata verso Bonny permette ai ducali di sfruttare le fasce, occupate da Cancellieri e Almqvist (Mihaila e Man inizialmente in panchina). Al 20′ il Parma trova il vantaggio in contropiede, con Almqvist che guida la ripartenza ducale e allarga verso Hernani, abile nel trovare al centro dell’area il taglio di Bonny, il francese anticipa Dossena e sorprende l’uscita di Audero con un colpo di tacco sublime, altra splendida giocata in questo avvio di campionato per il francese. La reazione del Como non tarda ad arrivare, con Cutrone che svetta in area su un cross alto di Alberto Moreno, attento Suzuki con i pugni. Il Parma flirta con il vantaggio con una punizione di Bernabè che beffa Audero, ma sbatte sulla traversa. Un minuto più tardi il Como pareggia, con Fadera che trova l’inserimento di Nico Paz, abile nell’incrociare e pareggiare i conti, primo centro in campionato per il talento argentino. Nel secondo tempo il ritmo è più basso, la paura e l’equilibrio prevalgono nella prima fase e le due difese si compattano con il passare dei minuti. Pecchia prova a rialzare la testa e inserisce Mihaila e Man, e i due neo-entrati confezionano l’occasione più nitida del secondo tempo, con Man che appoggia per la conclusione radente e potente di Mihaila, palla che sbatte sul palo. L’esterno romeno è il pericolo principale per la difesa lariana grazie alla sua abilità nel tiro da fuori, come la punizione insidiosa calciata al 76′ con la sfera che termina di poco a lato. Gli ultimi due squilli sono di Charpentier e Mazzitelli ma entrambe le conclusioni non creano problemi ai rispettivi portieri. Un pareggio che consolida l’ottimo avvio di campionato delle due squadre, sempre in crescendo nelle ultime apparizioni. Continuano a brillare le stelle Bonny, Nico Paz e Bernabè, giocatori di tutt’altro livello e in costante rampa di lancio.
Genoa-Bologna
Un Genoa sornione rimonta il Bologna e riacciuffa una gara complicatissima. A Marassi le due squadre, per motivazioni piuttosto diverse, apportano tante modifiche alle formazioni. Italiano rinuncia a Fabbian dal 1′ e sostituisce l’infortunato Ndoye con l’esordiente Dominguez. In difesa l’unica conferma è Beukema, mentre il quartetto si ridisegna completamente con Posch, Casale e Miranda. Gilardino è costretto a fare di necessità virtù, a causa della lunga lista di infortunati, compattando la linea mediana, in costante aiuto al blocco difensivo e alza Thorsby in zona offensiva, per dare una mano nella gestione del possesso e del gioco aereo a Pinamonti. Il Bologna prova subito ad alzare i giri del motore sviluppando il gioco sulla destra, dove Orsolini fin dalle prime battute sembra in giornata. Il primo squillo arriva proprio dai suoi piedi, con un mancino a giro che costringe Leali all’intervento in tuffo. L’estremo difensore italiano, schierato al posto dell’infortunato Gollini, alza la saracinesca e interviene prima sulla conclsuione da fuori area di Moro, e poi sul tiro ravvicinato di Orsolini. Al 36‘ il Bologna trova il vantaggio con Orsolini, la cui conclusione a giro trova la sporcatura di Vasquez che mette fuori giri Leali. Nel secondo tempo, al cospetto di un Genoa incapace di alzare il baricentro, il Bologna trova subito il raddoppio. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Leali smanaccia e libera l’area, il pallone arriva al limite dove Odgaard controlla e spara un missile a fil di palo, firmando il doppio vantaggio che sembra mettere il lucchetto al match. Sembra. Il Genoa abbassa la testa e comincia a spingersi in avanti per inerzia, cercando un episodio per riequilibrare la gara. Al 72‘ Martin imbuca per Pinamonti che non riesce a controllare il pallone, Casale pasticcia nel controllo e regala palla al neo-entrato Ekhator che appoggia a Pinamonti e dal limite l’attaccante italiano batte Ravaglia. In quel momento il Bologna stacca completamente la spina, in costante difficoltà e in confusione dopo i cambi di Italiano, che getta nella mischia Dallinga, Fabbian e Karlsson. Alla fine la squadra di Gilardino trova il pareggio, con una punizione di Martin che pesca in area la testa di Pinamonti, dimenticato da Casale in marcatura, per un pareggio che fa esplodere il pubblico del Ferraris. Nel finale il Bologna non ha le forze, e la lucidità, per riportarsi avanti e il Genoa non ha occasioni. Un pari che conferma le difficoltà di gestione del Bologna, ancora una volta poco lucida nel corso della partita. Buone risposte dagli esterni in vista della gara di Champions contro l’Aston Villa. Il Genoa continua a faticare terribilmente, con i continui infortuni che incombono sulla squadra di Gilardino, ma il sussulto d’orgoglio del Grifone ha permesso ai rossoblù di riacciuffare una gara che sembrava senza storia fino all’ora di gioco.
Milan-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Sotto le luci di San Siro, e con l’aiuto del VAR, un Milan in dieci uomini supera l’Udinese e torna alla vittoria in Serie A dopo quasi un mese. La squadra di Fonseca parte subito forte, e al 12’ minuto trova il gol del vantaggio con Chukwueze che calcia forte, a giro, sul secondo palo e concretizza la grande azione costruita da un ispirato Okafor e dal solito -brillante- Pulisic. Come d’abitudine il Milan, subito dopo il gol, va fortissimo e cinque minuti più tardi sfiora il raddoppio con un colpo di testa di Morata, bloccato da Okoye. Al 29’ arriva il momento “sliding doors” del match, grazie ad un ottimo lancio in profondità di Bijol, che mette Lovric a tu per tu con Maignan. Lo sloveno viene fermato fallosamente da Reijnders che viene espulso per DOGSO (chiara occasione da gol). Sulla punizione Zemura sfiora il gol del pareggio, spedendo la sfera di poco a lato della porta di Maignan. Al 44’ i friulani trovano il pareggio con Ehizibue, ma il gol viene annullato per la posizione di fuorigioco dell’esterno olandese sul cross di Zarraga. Il secondo tempo comincia e prosegue con ritmi molto bassi fino al 74’, momento in cui il Milan per la prima volta, dopo l’espulsione di Reijnders, si fa vedere dalle parti di Okoye: Chukwueze mette un traversone sul secondo palo, che trova la sponda di Abraham per Pulisic, il quale si gira e trova l’ottima risposta di Okoye, successivamente graziato da un clamoroso errore dell’ex Roma, che sbaglia un gol praticamente a porta vuota e si fa anche male alla spalla, dovendo così abbandonare il terreno di gioco. Il match prosegue senza particolari occasioni fino a due minuti dalla fine, quando, in seguito ad un cross dalla fascia sinistra di Kamara, una mischia in area si conclude con il colpo di testa di Kabasele che beffa Maignan. I festeggiamenti dell’Udinese vengono smorzati dal VAR, perché il gol viene annullato per una posizione quasi impercettibile di fuorigioco di Ekkelenkamp. Tre punti che spediscono i rossoneri al quarto posto, a discapito proprio dei friulani. Un Milan altalenante che riesce a vincere una partita che sembrava non avere storia. Dall’altra parte, l’Udinese dovrà continuare a lavorare, soprattutto sul reparto offensivo, che nella sfida di San Siro, in superiorità numerica per più di 60 minuti, poteva e doveva produrre molto di più.
Juventus-Lazio
Dopo due mesi la Juventus torna a vincere in casa. Allo Stadium la squadra di Thiago Motta vince di misura grazie all’autogol di Mario Gila.
Empoli-Napoli (A cura di Simone Scafidi)
Un Napoli tenace espugna la “fortezza Castellani” e consolida la vetta. La prima metà del primo tempo è sotto il totale controllo della squadra di D’Aversa, che arriva molte volte nell’area del Napoli grazie al suo rapido gioco sulle fasce, con Pezzella e Gyasi in costante proiezione offensiva, e le conclusioni di Esposito che impensieriscono Caprile più di una volta. Al 26’ i partenopei hanno una grandissima occasione con Buongiorno, il cui colpo di testa viene salvato praticamente sulla linea dalla difesa toscana, a seguito di un calcio d’angolo battuto da Politano. La squadra di Conte appare molto confusa, con quest’ultimo altamente insoddisfatto della prestazione dei suoi, che in mezzo al campo hanno grandissime difficoltà a costruire la manovra, grazie ad un Empoli con un baricentro molto alto, capace di chiudere in maniera ottimale le linee di passaggio, bloccando così la costruzione azzurra. All’ultimo atto del primo tempo i toscani hanno l’occasione per passare in vantaggio: al 44′ Fazzini, grazie a un controllo orientato al volo, salta Buongiorno e Caprile ma non riesce a ribattere in porta. Il secondo tempo si apre con la palla stabilmente nei piedi dei giocatori del Napoli, che in fase di costruzione portano in avanti Di Lorenzo e Spinazzola, i quali bloccano gli esterni dell’Empoli. Per la squadra di D’Aversa diventa un problema l’uscita in pressione su Politano e Kvaratskhelia e di conseguenza ripartire anche in contropiede, situazione in cui l’Empoli si è reso più pericoloso nel corso del primo tempo. Al 60’ escono Lukaku e Spinazzola per Simeone e Olivera. L’attaccante argentino si rende subito pericoloso con una conclusione ribattuta dalla difesa dell’Empoli, Politano raccoglie il pallone e subisce fallo da Anjorin, guadagnando un calcio di rigore dopo un check del VAR. Sul dischetto si presenta Kvaratskhelia che spiazza Vasquez (al primo gol subito in casa) e realizza il gol dell’1-0. Al 67’ il Napoli sfiora il raddoppio con MctTominay, che conclude verso la porta avversaria sfiorando l’incrocio dei pali. Dopo il gol il ritmo del match rimane molto basso, l’Empoli prova ad affondare il colpo, con scarsi risultati, e il Napoli prova definitivamente a chiuderla con Neres che salta diversi avversari ma che non riesce a ribadire in rete. Il Napoli mantiene saldo il primo posto in classifica, con una vittoria figlia di una partita complicata, contro un Empoli solido e determinato che dopo il gol non trova però la forza di reagire. La crescita dei partenopei si comincia a intravedere a vista d’occhio, e la gestione del gruppo sembra la chiave di Conte in queste gare. La scelta di cambiare uomini e sistemi di gioco a partita in corso, come contro il Como, ha permesso al Napoli di trovare quelle soluzioni che servivano a svoltare la partita. Conte può quindi godersi un’altra settimana in vetta, guardando tutti dall’alto.
Lecce-Fiorentina
Si è sbloccata definitivamente la Fiorentina di Palladino. Al Via del Mare i toscani debordano e vincono 6-0. La scelta di Palladino, dopo la gara thriller contro il Milan, ricade sulla continuità. La conferma del blocco che ha battuto i rossoneri comincia a dare i suoi frutti in ogni reparto. La scelta del Lecce ricade sulla costruzione affidata ai due centrali, poco inclini al gioco palla a terra, e il pressing viola indirizza il possesso verso la squadra di Palladino. Dopo dieci minuti la gara perde uno dei protagonisti principali, dato che Gudmundsson è costretto a uscire per un problema muscolare, sostituito da Beltran. Al 20′ ha inizio il primo tempo da assoluto protagonista di Cataldi: Kean lotta con i difensori salentini sulla fascia e il fraseggio veloce tra Gosens e Bove porta alla conclusione dal limite il centrocampista ex-Lazio, abile nel bucare Falcone sul primo palo. Da quel momento inizia l’assolo dei viola. La grinta e tenacia di Beltran portano all’errore Oudin, con Cataldi che cerca subito Kean in area, Falcone smanaccia ma non può nulla sulla ribattuta di Colpani, che chiude il mancino e trova il primo sigillo in maglia viola. Al 40′ la gara del Lecce si mette ulteriormente in salita, perché Gallo stende Dodò al limite dell’area e viene espulso per chiara occasione da gol. Sugli sviluppi del calcio di punizione Cataldi disegna un arcobaleno che supera la barriera e batte Falcone. Nel secondo tempo Gotti prova a riequilibrare la squadra, con alcuni cambi che fungono da filtro in mezzo al campo, ma la squadra di Palladino è un rullo compressore, e cala il poker al 55′ con Colpani che prima sbatte su Falcone, poi in seconda battuta calcia al volo e spedisce il pallone all’incrocio dei pali. La girandola di cambi della Fiorentina non abbassa il ritmo dei toscani, e all’ora di gioco trova anche il quinto gol, con Beltran che deposita in rete, da pochi passi, un cross basso di Kouame. Il Lecce prova ad alzare il baricentro per trovare un gol della bandiera, ma la Fiorentina riesce sbarrare la strada. Al 71′ arriva anche il sesto gol, conParisi che slalomeggia tra i centrali del Lecce e calcia verso la porta, trovando la deviazione decisiva di Ramadani. Prestazione incredibile della squadra di Palladino, che adesso sembra aver trovato la quadra e sopratutto i gol. Tante risposte dal reparto centrale, anche se ancora la stabilità e l’equilibrio della mediana viola sono da consolidare. Grandi segnali da Colpani, autore di una doppietta e di una gara da Flaco. Da valutare i problemi fisici di Kean (uscito all’intervallo) e Gudmundsson, in vista degli impegni di Conference e del prossimo impegno, al Franchi contro la Roma.
Venezia-Atalanta
Continua la scalata dell’Atalanta verso i piani alti. Al Penzo la squadra di Gasperini si affida alla continuità dell’ultima gara, nonostante i tanti problemi fisici che stanno martoriando il reparto difensivo degli orobici. Pronti, via e i bergamaschi vanno subito in vantaggio, grazie al cinquantesimo gol in Serie A di Mario Pasalic, che diventa il miglior marcatore croato della storia della Serie A. Il Venezia appare frastornato dal colpo subito, e continua a subire le continue progressioni di Lookman Retegui e De Ketelaere. Pochi minuti dopo serve un grande intervento dell’esordiente Stankovic, esordio in Serie A per l’ex Sampdoria, per evitare il raddoppio di De Ketelaere. Il Venezia si affaccia per la prima volta dalle parti di Carnesecchi al 20′, quando Zampano ruba palla a Lookman e calcia sul secondo palo, grande intervento in tuffo dell’estremo difensore italiano. Cinque minuti dopo Lookman calcia forte da fuori area ma la sua conclusione non scende abbastanza e sbatte sulla traversa. Al 40′ la Dea sfiora il raddoppio in campo aperto, con il lancio di De Roon che pesca lo scatto in profondità di Retegui, il cui tiro a incrociare sibila con il palo lontano e termina fuori. La rete del bomber italo-argentino è rimandata al secondo tempo, e dopo nemmeno un minuto Retegui ruba palla a Candela e fredda Joronen con un pallonetto di assoluta qualità e bellezza, realizzando l’ottavo centro in altrettante gare in campionato. Il Venezia non riesce a reagire e i tanti cambi rallentano il ritmo e spezzettano il gioco. Tra le fila bergamasche prova ad accendere nuovamente la miccia Samardzic, che si invola verso la porta e calcia forte sul primo palo, è necessario un grande intervento di Stankovic a negare il tris all’Atalanta. Un’altra vittoria importante per la squadra di Gasperini, che comincia ad acquisire sempre più fiducia e condizione. I tanti infortuni continuano a martoriare la difesa, ma le risposte del reparto offensivo adesso diventano importanti e la Dea comincia a risalire la classifica, mentre in Champions arriva il match contro il Celtic, Gasperini si gode i gol di uno scatenato Retegui e le giocate di Lookman e CDK. Rimane in fondo alla classifica il Venezia di Eusebio Di Francesco, chiamato a risollevare la gondola per evitare ulteriori difficoltà nel corso del campionato.
Cagliari-Torino (A cura di Simone Scafidi)
All’Unipol Domus, Cagliari e Torino si divertono e fanno divertire, dando vita ad un pirotecnico 3-2, tra rimonte e contro-rimonte. Match che appare sin da subito in grande equilibrio, con le due squadre che giocano sostanzialmente a specchio: a Che Adams e Sanabria, le due punte di Vanoli, si oppone dalla parte opposta Piccoli, boa attorno alla quale gira l’attacco cagliaritano, completato da Luvumbo e Viola. La manovra offensiva della squadra di Vanoli coinvolge ogni singolo elemento della formazione, in avanti spicca particolarmente il grande aiuto fornito da Walukiewicz e Masina, che si spingono ben oltre la linea di centrocampo, arrivando quasi al limite dell’area di rigore avversaria. Dopo due pericolosi tentativi di Piccoli e Zappa, al 38′ il Cagliari trova il gol del vantaggio: in seguito ad un dubbio fallo compiuto da Saul Coco (che probabilmente il fallo l’aveva subito), Viola segna su punizione, grazie soprattutto ad uno schema preparato alla perfezione con Luvumbo e Mina, i quali aprono la barriera e fanno passare il tiro del capitano rossoblù. Un minuto più tardi il Torino pareggia i conti, grazie all’incornata in solitaria di Sanabria su un cross di Lazaro direttamente da calcio d’angolo, immancabile la dedica all’infortunato Zapata. Il secondo tempo riprende con gli stessi, altissimi, ritmi con cui si era concluso il primo. Al 55’ il Toro va in vantaggio con Linetty che, dopo una grandissima incursione a centrocampo, calcia da fuori area battendo Scuffet. Un quarto d’ora più tardi il Torino sfiora il terzo gol, con una conclusione di Saul Coco da trenta metri che impensierisce Scuffet, obbligato a spedire la sfera in calcio d’angolo. Pochi istanti dopo, in seguito ad un calcio d’angolo guadagnato dal neo entrato Lapadula, Palomino colpisce di testa e pareggia i conti, portando il Cagliari sul 2-2. Al 78’ arriva la rimonta della squadra di Nicola, con un instancabile Piccoli che riceve palla in area di rigore, si defila e tenta un cross rasoterra, trovando però la sfortunata deviazione di Saul Coco che insacca il pallone alle spalle di Milinkovic-Savic. Dopo il gol del vantaggio il Cagliari serra i ranghi e lascia pochissimo spazio alla costruzione granata, riuscendo anche a trovare diverse e pericolose ripartenze. Nel recupero i granata attuano un vero e proprio assedio, guadagnando diversi calci d’angolo e riempiendo l’area con quasi tutti gli elementi della propria rosa. Al 91’ Scuffet salva il Cagliari sul colpo di testa di Adams, compiendo un salvataggio tutt’altro che semplice e assicurando tre punti fondamentali alla sua squadra, che conquista la prima vittoria in casa in campionato. Vittoria alla “Ranieri” per Nicola. Nel giorno del compleanno dell’ex tecnico rossoblù, i sardi confezionano una prestazione caratterizzata da coraggio e determinazione. Il Cagliari vince e convince, soprattutto perché questa prestazione arriva contro un Torino che non si dimostra un avversario facile e che ha già saputo stupire nel corso del campionato. Adesso Nicola dovrà saper tenere alto il ritmo e il morale. Piccolo passo indietro per la squadra di Vanoli, che adesso è chiamato a ricompattare la squadra e tornare a conquistare punti, dopo un filotto di quattro sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia.
Roma-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Nel secondo match di cartello dell’ottava giornata un’Inter corsara ottiene i tre punti grazie al sigillo del capitano Lautaro Martinez.
Hellas Verona-Monza
In avvio il Monza approccia con coraggio e ritmo la gara. Così come nel match contro il Napoli, la squadra di Nesta riesce a eludere il pressing della difesa a tre grazie alla velocità e alla fluidità del possesso brianzolo. Il Monza trova il vantaggio al nono minuto, con Caprari che sfreccia sulla fascia sinistra e crossa verso il secondo palo, dove Dany Mota si coordina alla perfezione e spedisce la sfera sul secondo palo, dove Montipò non può arrivare, prima rete dei brianzoli nel primo quarto di gara. Il Verona appare in confusione e fisicamente giù di giri. Il centrocampo roccioso e dinamico non riesce a imporsi grazie al lavoro lucido e intelligente di Pessina, spina nel fianco delle due mezzali scaligere. La squadra di Zanetti comincia a trovare soluzioni nello scambio tra Tengstedt e Mosquera, ma le combinazioni tra i due attaccanti sono spesso lontane dalla porta, e la difesa del Monza non corre particolari rischi. Nel secondo tempo il Verona continua a palesare enormi difficoltà nella zona centrale del campo, dove Belhayane e Duda sono in inferiorità numerica contro i centrocampisti brianzoli, aiutati dalle continue corse di sacrificio di Dany Mota. Con un baricentro molto basso, comincia a diventare fondamentale Milan Djuric, pivot dell’attacco del Monza e prima soluzione per le uscite della squadra di Nesta. Nella fase centrale della ripresa il Verona sfiora più volte il pareggio, ma in ogni conclusione degli uomini di Zanetti ci sono le mani sicure di Turati, autore di diverse parate salva-risultato. Al 74′ il Monza raddoppia: rinvio di Turati verso Djuric, che a memoria spizza alle spalle della difesa, dove arriva l’inserimento di Dany Mota che fredda Montipò e cala la doppietta. Quattro minuti dopo la squadra di Nesta cala il tris: altro rinvio di Turati e altra incornata di Djuric, sul pallone arriva in anticipo Faraoni, che si fa soffiare palla da Bianco, appena entrato, che in scivolata supera in uscita Montipò. Vittoria di carattere per il Monza, la prima in campionato, che sancisce la momentanea uscita dalla zona retrocessione. Con i tre punti la squadra di Nesta sale a quota 7 punti e stacca di un punto il Lecce terzultimo. Continua il periodo no del Verona, ancora una volta in difficoltà nella fase difensiva e poco produttiva nella trequarti offensiva, dove stanno mancando le giocate di Lazovic e Suslov.
LA TOP11 DELL’8ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di ritorno: cade anche la Lazio, Fiorentina in semifinale

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di ritorno che hanno chiuso questa fase delle competizioni. La serata dà spettacolo con partite veramente senza senso, come solo l’Europa sa regalare. Abbandona il sogno europeo anche la Lazio, mentre la Fiorentina ottiene la semifinale per il terzo anno consecutivo.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
L’Italia per il Bodo non è mai stata un territorio fortunato, zero vittorie in tutte le gare giocate sul suolo del tricolore e, soprattutto, mai una semifinale europea raggiunta. Prima della partita contro la Lazio all’Olimpico, tutti questi dati erano ancora concreti, ma con il match di ritorno, tutto è cambiato. La squadra di Baroni entra in campo con grinta e determinazione, minacciando la difesa norvegese con diverse occasioni pericolose, che passano dai piedi dell’asset iper-offensivo dei biancocelesti. AL 20′ la partita si sblocca con il gol del Taty Castellanos, che di tacco beffa Haikin ed accende l’Olimpico, speranzoso di un’attesa rimonta. Nel settore destro del campo, Isaksen sfugge ad ogni tipo di marcatura e risulta incontenibile e fonte principale delle più pericolose azioni della Lazio. Ci prova Castellanos, ci provano anche Lazzari e Zaccagni sbattendo sulla traversa, ma il pallone sembra non voler entrare, nella disperazione generale dell’organico biancoceleste. Nel secondo tempo, però, il Bodo smette di soffrire ed esce la testa dalla tana, impegnando Mandas in un paio di interventi decisivi, ed oltre ciò la poca freddezza del Taty rischia di costare caro alla Lazio, che riesce clamorosamente (e fortunatamente) a pareggiarla allo scadere, con Noslin che raggiunge un pallone vagante vicino alla linea di fondo e lo insacca alle spalle di Haikin, trascinando il match ai tempi supplementari. L’extra-time arride, almeno inizialmente, alla squadra di Baroni, che al 100′ trova addirittura il gol del vantaggio con Dia, che stacca di testa all’interno dell’area di rigore e sblocca, momentaneamente, il passaggio del turno. L’animo dei norvegesi non si affievolisce e nel secondo tempo supplementare la squadra di Knutsen reagisce trovando il gol del pareggio con Helmersen, che beffa un Mandas non perfetto per poi essere espulso al 120′. La lotteria dei rigori è un vero e proprio dramma psicologico per la Lazio: dagli undici metri sia Tchaouna, che Noslin, che Castellanos sbagliano, consegnando la qualificazione al Bodo, che raggiunge la prima semifinale europea nella storia del calcio norvegese. Con l’eliminazione della squadra di Baroni, l’Italia dà di diritto l’addio anche al quinto posto in Champions, oltre che all’ultima speranza di vincere l’Europa League.

foto: X ItalianFootballTV
Le altre sfide
Oltre la caduta della squadra di Baroni, l’Europa League, come ormai di consueto, è riuscita a portare in scena dei match veramente assurdi, destinati ad entrare negli annali di questa competizione. Primo su tutti non si piò non citare il match tra Manchester United ed Olympique Lyone: i tempo regolamentari si concludono con due gol per parte (4-4), dimostrando lo stesso equilibrio presente anche nella gara di andata, ma nei supplementari la partita assume un tono degno dei migliori film thriller. I francesi, rimasti in dieci per il doppio giallo a Tolisso, riescono a trovare due gol nel giro di cinque minuti grazie alle reti di Cherki e Lacazette, mettendo apparentemente il lucchetto alla partita; Old Trafford, il teatro dei sogni, sembra però non pensarla così e nel giro di sette minuti lo United, con i gol di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire ribalta le sorti della partita, strappando così il pass per la semifinale. In Spagna, l’Athletic Bilbao ritrova sè stesso ed ipoteca la qualificazione contro i Glasgow Rangers, con i gol Oihan Sancet e Nico Williams, missione che non gli era riuscita sette giorni fa in Scozia. A chiudere il quadro delle semifinali c’è il Tottenham, che, in Germania, vince di misura con il rigore di Solanke e supera l’Eintracht Francoforte. L’1 maggio, in occasione delle semifinali, gli Spurs affronteranno la sorpresa Bodo/Glimt, menter l’Athletic affronterà, in casa, uno United fomentato da una delle rimonte più belle di quest’anno.

foto: X Tottenham
Il protagonista
Una partita folle, 114′ minuti in ombra e 7 per ribaltare le sorti di una qualificazione che sembrava ormai clamorosamente sfumata: il Manchester United, grazie ai lampi di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire riesce ad uscire dall’inferno per tentare l’assalto finale e decisivo alla vittoria europea, che darebbe quantomeno una nota di merito alla peggiore stagione dei Red Devils in tempi recenti. Certo, non si può, giocando in casa, farsi sottomettere pesantemente da una squadra in dieci uomini, ma la squadra di Amorim trova il coraggio per rialzare la testa e, sotto gli occhi di un Old Trafford deluso, dare vita ad un finale di partita che può far ben sperare i supporters della squadra, in vista della semifinale contro l’Athletic Bilbao

foto: X Manchester United
La conferma
Non può che essere la conferma di queste semifinali Nico Williams. All’andata, nello 0-0 contro dei Rangers in dieci per ottanta minuti, non era riuscito ad incidere, ma quando vede San Mamés gli si illuminano gli occhi e comincia a disegnare calcio. Ancora un gol, ancora decisivo. Che possa essere il suo turno di vincere coppa ed MVP?

foto: X Athletic
La delusione
Segna il gol che riaccende le speranze biancocelesti, ma poi poco e nulla. Il Taty Castellanos si ritrova sui piedi il rigore decisivo che avrebbe mandato la lotteria ad oltranza, ma lo sbaglia clamorosamente. Sembra cattivo ed anche sbagliato dirlo, ma l’eliminazione della Lazio passa anche (e soprattutto) dai piedi del suo maggior trascinatore, beffato dalla pressione del momento.

foto: X Gournach
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Dopo il filo da torcere dato alla Fiorentina durante la gara d’andata, lo Celje arriva a Firenze come una squadra quantomeno rivalutata, da cui la squadra di Palladino si sarebbe dovuta guardare attentamente per evitare indesiderati imprevisti. La Viola parte con più sicurezza degli sloveni, con Kean e Fagioli che svariano in mezzo al campo ed alzano il baricentro, mettendo in diffcoltà gli sloveni. A centro area, su situazione di corner, Ranieri impegna Ricardo Silva, quando manca un quarto d’ora al termine della prima frazione. Cinque minuti più tardi il gol del vantaggio arriva e porta la firma del migliore in campo, Rolando Mandragora, che raccoglie l’imbucata di Pongracic e con il piede debole insacca la sfera alle spalle dell’estermo difensore avversario, impotente sulla traiettoria a incrociare del centrocampista italiano. Nel secondo tempo sono invece gli sloveni a scendere in campo con maggiore garra e riescono a trovare il gol del pareggio prima con Matko e, appena due minuti dopo, quello del vantaggio con Nemanic, che svetta di testa e incorna il cross di Seslar, portando il risultato totale sul 3-3. Un minuto dopo il gol degli sloveni la Fiorentina reagisce prontamente, e ancora grazie ad un precisissimo lancio di Mandragora che trova Kean, ritrova il vantaggio con il gol dell’attaccante italiano, che piazza il pallone sul secondo palo e archivia definitivamente la qualificazione. Da qui in poi la Fiorentina si sveglia definitivamente e riesce a difendere il vantaggio, sfiorando addirittura il gol del 3-2 con Ranieri che insacca la sfera ma che si vede annullata la gioia del gol per posizione di offside, così come Kean a due minuti dalla fine. Dopo sei minuti di recupero il triplice fischio sancisce la terza semifinale consecutiva della Fiorentina, che andrà a giocarsi l’accesso alla finale con il Real Betis, sperando che questo sia, finalmente, l’anno in cui alzare la Coppa.

foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Vediamo adesso chi accompagnerà, in semifinale, la Fiorentina, per chiudere il quadro europeo di questa settimana e vedere le ultime tre squadre rimaste in corsa per un trofeo internazionale. A Londra il Chelsea appare molto opaco e destabilizzato dall’ottima prestazione del Legia Varsavia, che dà non poco filo da torcere ai Blues, sconfitti per 2-1 ma favoriti dal punteggio dell’andata, che li vede passare il turno con il totale di 4-2. Passa con realtiva serenità anche il Real Betis, che in Polonia non va oltre l’1-1 con lo Jagiellonia ma che si fa forte del 2-0 dell’andata e riesce a buttare fuori la sorpresa di questa competizione. Ultima, ma non per importanza, la partita forse più interesssante di questi quarti di ritorno di Conference League, che vede il Djurgarden, partito con il risultato a sfavore di 1-0, battere in trasferta il Rapid Vienna ai supplementari e strappare un definitivo pass per le semifinali, candidandosi seriamente al ruolo di nuova sorpresa di quest’anno. Alle semifinali, previste per l’1 maggio, il Djurgarden affronterà il Chelsea, cercando di sfruttare l’ambiente casalingo per mettere in difficoltà la favorita della competizione, mentre la Fiorentina volerà in Spagna per un’ardua sfida con il Betis, squadra molto in forma che sembra non volersi fermare

foto: X Chelsea
Il protagonista
Si può, da sfavoriti, dominare il Rapid Vienna in trasferta ed eliminarlo passando il turno? Il Djurgarden ci è riuscito, con una prestazione che quasi nessuno, alla vigilia del match, si sarebbe aspettato. D’altronde, avevano perso la gara d’andata, e ribaltare una gara di ritorno, soprattutto fuori casa e da sfavoriti, non è mai semplice. La squadra di Honkavaara però riesce nell’impresa, con il Rapid Vienna che cade sotto i colpi di Danielsson e Kosugi nei tempi regolamentari, per poi subire il colpo di grazia con la doppietta di Gulliksen nei supplementari.

foto: X Djurgarden
La conferma
Rolando Mandragora si prende la Fiorentina. Il suo gol e il suo assist ipotecano la qualificazione in semifinale e costringono un coraggioso Celje ad un’amara eliminazione. Il numero otto viola ormai a centrocampo ha trovato la sua casa da cui sforna sempre più prelibatezze che addolciscono pomeriggi e serate di tifosi e compagni. Il suo estro e la sua interpretazione del gioco di Palladino potrebbero rivelarsi la chiave di volta per raggiungere la terza finale consecutiva, ma prima bisogna superare uno scoglio non da poco: il Betis.

foto: X ACF Fiorentina
La delusione
Una faccia della medaglia, quella del Djurgarden, brilla di luce propria e luccica splendidamente così che si possa vedere da lunga distanza, mentre l’altra, quella del Rapid Vienna, adesso è totalmente rovinata ed inizia a sgretolarsi. Gli austriaci arrivavano al match di giovedì con l’unico compito di difendere il risultato, e non solo non ci sono riusciti, ma hanno concesso troppo spazio agli avversari arrivando a subire addirittura quattro gol senza neanche provare a ribaltare il proprio destino.

foto: X Rapid Vienna
Calcio
Champions League, quarti di ritorno: Match folle al Villa Park, l’Arsenal elimina il Real

Fuochi d’artificio nelle quattro gare che chiudono i quarti di finale. Si è completato e inquadrato il tabellone delle semifinali, e adesso la strada per Monaco comincia a essere sempre più breve. Sono rimaste soltanto in quattro, e alcune favorite hanno abbandonato il treno per la Baviera. Show must go on…
L’italiana
L’Inter a San Siro non va oltre il pari contro i bavaresi, ma è un pareggio bellissimo perché il risultato dell’andata qualifica i nerazzurri alla seconda semifinale di Champions in tre anni. Serviva replicare l’impresa di Monaco per superare l’ostacolo Bayern e la squadra di Inzaghi riesce a indirizzare la qualificazione nei primi minuti della ripresa. Dopo una settimana dal successo dei nerazzurri all’Allianz Arena, il copione a San Siro sembra non essere cambiato particolarmente: Inter in vigile controllo della gara e Bayern alla ricerca di qualche spazio per colpire. Le offensive dei bavaresi sono più istintive che logiche, e in molte occasioni lo zampino principale è quello di Olise, leader tecnico in assenza di Musiala (la cui assenza è stata a tutti gli effetti un fattore). Nonostante le frizzanti giocate del talento francese, la difesa dell’Inter trova sempre il guizzo giusto per chiudere lo specchio (da guardare e riguardare il salvataggio di Bastoni, proprio su Olise, al minuto 12). Nella gestione del risultato sono stati fondamentali i ripiegamenti difensivi di Lautaro e Thuram. La manovra dei nerazzurri viene spesso finalizzata da questi due meravigliosi attaccanti, ma è nel lavoro sporco che i due riescono a tirare fuori il meglio di sé, efficaci nel ricacciare all’indietro la difesa bavarese oppure mandarla fuori giri con i loro soliti movimenti. Alla ripresa del gioco la partita regala il suo apice di spettacolo nei primi quindici minuti: Harry Kane si defila sulla destra, non permette l’intervento difensivo a Dimarco e riesce a fulminarlo con un destro chirurgico sul palo opposto. L’inglese torna subito a referto dopo l’occasione clamorosa sprecata nel match d’andata. Per la prima volta in più di centocinquanta minuti di partita, tra andata e ritorno, l’Inter comincia a temere le offensive dei bavaresi, vicini al raddoppio con Thomas Muller. San Siro però riesce a riaccendersi quando nel buio spunta subito la luce del faro Martinez, l’argentino converte in rete una palla rimasta vagante dopo un corner e riporta tutto alla normalità. Tre minuti più tardi Pavard decide di inaugurare al meglio il suo score con la maglia dell’Inter, ma in quei tre minuti l’Inter attacca la porta del Bayern in maniera spaventosamente feroce. Prima Thuram, poi Darmian e infine la zuccata di Pavard, e qualificazione in ghiaccio. Con il pass della semifinale in bella vista, e con un calendario ai limiti dell’incredibile, la gestione dei nerazzurri è compassata e leggera. I bavaresi, feriti nell’orgoglio dai quattro schiaffi subiti nei due match, cercano di rientrare in partita alla loro maniera, con la solita pressione asfissiante e l’attacco sempre più costante della porta di Sommer. Dier riesce a pareggiare il risultato della partita con una rete che è un facsimile di quella realizzata da Muller in Baviera una settimana fa: corner sul secondo palo e spizzata vincente. Nel finale Kompany inserisce tutto ciò che ha in panchina, il Bayern sfiora due volte la rete ma dopo sei -lunghissimi- minuti di recupero il triplice fischio di Vincic regala ai nerazzurri il pass per la semifinale. Adesso per l’Inter arriva il Barcellona, come nel 2010 in occasione del Triplete.
Le altre sfide
Si preannunciavano grandi match anche al ritorno, nonostante alcuni match sembravano ben indirizzati, a cominciare dal Barcellona. La squadra di Flick si era sbarazzata del Dortmund con un netto 4-0 casalingo, ma al Signal Iduna Park i gialloneri intimoriscono -e non poco- i blaugrana. Per guidare una rimonta che sembrava impossibile, il Borussia Dortmund si affida al suo rapace d’area, e Guirassy si fa trovare ovviamente pronto. L’attaccante guineano realizza una tripletta storica che accende il muro giallo, ma l’entusiasmo viene stroncato dall’autogol di Bensebaini. Nel finale il Var annulla il 4-1 a Svensson e in quel fuorigioco si chiude il sogno del Borussia Dortmund. Prima sconfitta nel 2025 per il Barcellona, ma è alquanto dolce perché i blaugrana tornano in semifinale dopo ben sei anni.
Nell’altro match del martedì l’Aston Villa saluta la competizione dopo una partita incredibile contro il Paris Saint Germain. Dopo il 3-1 dei parigini in Francia, al Villa Park la partita sembra indirizzata già dall’inizio. A implementare questa visione ci pensano i difensori dell’Aston Villa, che con l’aiuto di Martinez regalano il vantaggio ad Hakimi. La squadra di Luis Enrique cerca di chiudere subito il discorso qualificazione, e trova il raddoppio con l’altro terzino: Nuno Mendes riceve in area da Dembelè, apre il piatto e al 26′ sembra chiudere il discorso. Sembra, perché i Villains trovano il gol cinque minuti dopo, grazie a un tiro di Tielemans deviato in porta da Pacho. Soffia un vento nuovo a Birmingham, e la squadra di Emery sembra averlo capito in fretta, perché dal gol del centrocampista belga comincia un’altra partita: nel secondo tempo McGinn estrae una gemma dal suo sinistro, spedisce la palla all’incrocio e pareggia la partita. Mancano due gol per pareggiare il totale, e a mezz’ora dal termine sembra sempre più difficile. Dopo tre minuti dal gol dello scozzese, da un corner Konsa arriva al tiro e fa 3-2. Villa Park esplode, l’Aston Villa si riversa in avanti e cerca in tutti i modi la rete del 4-2 (che garantirebbe i supplementari) ma Donnarumma blinda lo specchio e i parigini conquistano la semifinale.
Mercoledì tutti gli occhi sono puntati sul Bernabeù, dove il Real Madrid cerca l’ennesima rimonta clamorosa della sua storia. L’Arsenal non sembra dello stesso avviso, e ha subito l’occasione per chiudere il discorso. Calcio di rigore per i Gunners al decimo minuto, Saka cerca il cucchiaio centrale e Courtois lo intercetta con le gambe. Il Real cerca in tutti i modi di segnare un gol che sblocchi la gara e rilanci il discorso qualificazione. Il VAR toglie un rigore ai Blancos dopo una review di oltre tre minuti, e all’intervallo si va sullo 0-0. Nella ripresa la squadra di Arteta trova il gol con Saka, Vinicius risponde dopo meno di un minuto, ma il Real non riesce a sfondare per tutto il secondo tempo, e nei minuti di recupero Gabriel Martinelli realizza la rete del definitivo 1-2 (1-5 nel complesso). Real Madrid eliminato e Gunners in finale dopo 16 anni.
Il protagonista
Tre gol al Barcellona potrà raccontarli ai nipoti: Serhou Guirassy si è portato a casa il pallone della partita nella vittoria platonica del suo Borussia Dortmund contro i blaugrana per 3-1. Le tre reti hanno permesso inoltre al franco-guineano di issarsi da solo in vetta alla classifica dei marcatori di Champions con 13 centri. Dopo Lewandowski e Haaland, il Borussia ha trovato una nuova gemma da esportare nell’elite del calcio europeo? Difficile dirlo, anche perché il polacco e il norvegese erano giovani talenti quando sono transitati in giallonero, mentre Guirassy ha 29 anni. Rimane comunque un’annata storica per l’attaccante del Dortmund.
Menzione doverosa per Gigio Donnarumma. Nonostante i quattro gol subiti nelle due sfide, le parate del portiere azzurro sono state decisive per la qualificazione dei parigini. Una serie di interventi ai limiti dell’incredibile, che si aggiungono alla prestazione monumentale di Anfield. C’è tanto Donnarumma in questo cammino del Paris Saint Germain.

Foto: X BVB
La conferma
“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”
Seconda semifinale in tre anni per l’Inter di Simone Inzaghi. Il successo contro il Bayern è l’ennesima conferma di quanto la gestione Inzaghi abbia dato all’Inter una dimensione sempre più europea. Nel bene o nel male l’Inter fa sempre la sua partita: concentrata, equilibrata e sempre intensa e precisa nelle transizioni. Se poi al roster aggiungi calcianti come Calhanoglu e Dimarco, da cui nascono i due corner vincenti, allora questa squadra diventa temibile sotto ogni punto di vista. Certe notti raccontate da Ligabue regalano momenti che forse non torneranno più, conditi da una nostalgia inconfondibile. Certe notti raccontate dall’Inter di Inzaghi sembrano invece tornare a ripetizione, perché adesso l’Inter è decisamente sveglia, e mette paura a tutte le big europee.
La sorpresa
Molti, io per primo, nutrivano dubbi sulla tenuta mentale dell’Arsenal nel catino rovente del Bernabeu: invece i Gunners hanno giocato da grandissima squadra, al cospetto di un Real Madrid decisamente non brillante sul piano fisico, imponendo a tratti il gioco e dimostrando di non soffrire mai, se non in qualche raro minuto, la pressione dei Blancos. L’Arsenal esce rinvigorito dal doppio scontro con quella che doveva essere la favorita numero uno e si presenta dunque in semifinale di Champions dove mancava dal 2008, e adesso contro il PSG la sfida è più aperta che mai!

Foto: X Champions League
La delusione
Il Real Madrid pareva lanciato dopo aver estromesso l’Atletico Madrid negli ottavi, invece si è totalmente impantanato di fronte alla freschezza dell’Arsenal. Dopo lo 0-3 dell’Emirates, la squadra di Carlo Ancelotti ha perso con merito anche al ritorno, trafitta dalle reti di Saka e Martinelli in pieno recupero. Il tecnico italiano è probabilmente giunto alla fine del suo secondo straordinario ciclo madridista, che gli ha fruttato altre due Champions League in aggiunta a quella conquistata nel 2014. Vinicius pare il parente povero di quello devastante ammirato sino alla scorsa stagione in maglia Real, Bellingham sembra in costante involuzione, la difesa concede sempre troppo… Anche se in assoluto il problema principale rimane la mancanza di un regista che dia ordine alla manovra.
Calcio
L’Inter difende l’impresa di Monaco e vola in semifinale. 2-2 col Bayern, San Siro in festa

L’Inter pareggia a San Siro contro il Bayern Monaco e conquista la semifinale di Champions League. Dopo l’impresa di Monaco di Baviera, la squadra di Inzaghi rimonta in pochi minuti il vantaggio iniziale di Kane e soffre nel finale dopo il pari di Dier, ma riesce a conquistare la semifinale dove affronterà il Barcellona.
Per la serata più importante della stagione, nonostante un Carlos Augusto in formato stellare, Inzaghi sceglie Dimarco nella fascia sinistra. Il brasiliano era stato uno dei migliori in campo all’Allianz Arena, ma la presenza dell’esterno italiano è fondamentale per gli sviluppi laterali dell’Inter, e nonostante gli acciacchi fisici dell’ultimo periodo trova posto nell’esterno. In difesa confermato il blocco dell’andata, così come è confermatissimo il tandem offensivo Lautaro-Thuram. Nei bavaresi Kompany conferma 10/11 dell’andata. L’unica sostituzione è quella di Thomas Muller, schierato dal 1′ al posto di Guerreiro. Recuperati solo per la panchina Coman e Pavlovic.
Come previsto anche dal risultato dell’andata, il Bayern approccia la gara in maniera molto aggressiva. Il pressing feroce uno dei pilastri principali dell’idea tattica di Kompany, ma già dalle prime battute l’Inter trova buone trame di gioco per eludere la linea alta dei tedeschi. Subito molto attiva la catena di destra dei bavaresi, Olise trova sempre lo spazio per cercare gli attaccanti. Fotocopia della gara d’andata: Thuram e Lautaro in mezzo al campo fanno ciò che vogliono. I difensori del Bayern sono perennemente in ritardo sui due attaccanti nerazzurri, e tutte le occasioni della squadra di Inzaghi cominciano sempre da una loro giocata. Al 9′ Dimarco riceve da Thuram e incrocia forte, blocca Urbig con sicurezza. La retroguardia dell’Inter concede qualcosa tra le linee, ma arrivati dentro l’area i difensori nerazzurri sono bravissimi nel sbarrare la strada. Al 12′ Bastoni chiude miracolosamente su Olise, il francese era pronto per calciare a botta sicura ma la scivolata del difensore italiano mantiene in equilibrio il risultato. Con il vantaggio da gestire, il copione della gara è ben definito: bavaresi in gestione del pallone nella metà campo nerazzurra, mentre l’Inter chiude bene le linee di passaggio e attende il guizzo per ripartire. Prezioso il lavoro di Lautaro e Thuram in questo fondamentale, in particolare la fisicità del francese è efficace per alzare il baricentro e conquistare falli utilissimi. Appena prima della mezz’ora, è l’Inter ad avere la più grande palla gol. Arriva su punizione dalla sinistra di Dimarco: Acerbi prolunga, Thuram non ci arriva per un soffio. Cinque minuti più tardi Calhanoglu sfiora l’eurogol con una conclusione a giro dai 25 metri, la palla non gira abbastanza e sfiora l’incrocio dei pali, con Urbig praticamente immobile. La gara cambia, e l’Inter ne riprende almeno in parte il possesso, ma i bavaresi ci sono: Sané arriva al tiro in porta, Sommer respinge in corner. In riaggressione i difensori bavaresi sono molto irruenti e imprecisi, e ancor prima dell’intervallo entrambi i centrali (Kim e Dier) vengono ammoniti per due brutti falli su Thuram. Nel finale di frazione, il Bayern torna in possesso di partita e pallone: l’Inter non esce più dalla metà campo, ma riesce a reggere. 0-0 a fine primo tempo.
Confermati gli stessi undici da entrambe le squadre al rientro dagli spogliatoi. Il muro nerazzurro necessita di un altro tempo di resistenza estrema, ma alla ripresa del gioco l’Inter cerca di controllare più stabilmente il possesso. Inzaghi spinge per un controllo più ragionato del pallone, alla ricerca di un gol che metta in ulteriore discesa la qualificazione. Al 50′ Urbig si oppone con un gran riflesso a uno dei soliti corner pungenti di Dimarco. Un minuto più tardi su San Siro si abbatte l’uragano: Goretzka si avventa su un pallone sputato fuori dalla difesa nerazzurra, il tedesco appoggia per Kane che temporeggia e incrocia al momento giusto, la palla passa in mezzo alle gambe di Dimarco e Sommer non può nemmeno azzardare l’intervento. Proteste dei nerazzurri per una sbracciata di Goretzka su Mikitharyan, ma per Vincic è tutto regolare. L’inerzia della gara sembra ribaltata, nonostante i soliti sviluppi dell’Inter, ma il Bayern rischia subito di raddoppiare con una conclusione a giro di Muller, destro troppo forte e poco preciso, con palla che termina in Curva Nord. Nel momento del bisogno, l’Inter trova il pareggio con il guizzo del capitano: calcio d’angolo di Dimarco al 58‘, la palla rimane nei pressi dell’area piccola e Lautaro Martinez rimette subito in parità la gara. Boato a San Siro per il pareggio dell’Inter, che sembra subito rientrata in partita in maniera feroce. La spinta del pubblico regala subito una grande occasione a Darmian, isolato dal fraseggio rapido della trequarti nerazzurra, la conclusione dell’esterno viene deviata in angolo da Dier, provvidenziale in scivolata. Il calcio d’angolo di Calhanoglu è sempre forte e teso, Pavard viene lasciato completamente da solo da Kim e di testa buca Urbig. Uno-due micidiale dell’Inter, San Siro è in delirio e la qualificazione sembra sempre più concreta. Kompany prova a scuotere i suoi con i cambi: fuori Sané e Kim, dentro Gnabry e Guerreiro. Inzaghi risponde con la staffetta, già prevista, tra Dimarco e Carlos Augusto. Il brasiliano è subito decisivo perché al 75′ devia con i tacchetti una conclusione a botta sicura di Olise. Sul corner il Bayern prova a regalarsi un finale diverso. La rete è pressoché identica al pareggio di Muller dell’andata, palla sul secondo palo e la sponda di Dier termina direttamente in porta. Con la gara in parità (l’Inter mantiene un gol di vantaggio), la pressione del Bayern torna ad alzare i giri del motore, mentre l’Inter cerca di non perdere il filo. Kompany inserisce Pavlovic e Coman, mentre Inzaghi sceglie Frattesi e Bisseck. Nel recupero il Bayern attacca a testa bassa e cerca di riacciuffare il pareggio in qualsiasi modo. L’Inter non esce più e nella parata di Sommer su Muller al minuto 95 vede concretizzarsi il sogno della semifinale.
Questa Inter continua a sognare sempre più in grande. Considerando le due partite la qualificazione è il risultato più giusto per una squadra che non vuole smettere di alzare l’asticella. Nonostante la sofferenza nel recupero, la squadra di Inzaghi è riuscita a mettere costantemente in difficoltà un Bayern Monaco che ha pagato terribilmente le tante assenze. Ancora decisivo Lautaro Martinez, all’ottavo gol in 11 gare di Champions. Fari puntati verso la semifinale, dove adesso per i nerazzurri arriva l’avversario più temibile: il Barcellona di Hansi Flick. I blaugrana si sono dimostrati micidiali in avanti, ma hanno mostrato più di qualche limite in difesa, così come ha fatto il Bayern nelle due sfide. I favori del pronostico pendono verso Barcellona, ma questa Inter ormai non è più una semplice outsider. Termina qui l’avventura del Bayern Monaco, che adesso ha l’obbligo di blindare il primo posto in Bundesliga per rendere meno amara questa prima stagione di Vincent Kompany sulla panchina bavarese.
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