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Calcio

Il Supercommento dell’8ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, dell’ottava giornata di Serie A.

Como-Parma

L’apertura dell’ottava giornata regala subito spettacolo e giocate di pregevole fattura. Sotto gli occhi di star del cinema, come Andrew Garfield e Hugh Grant, e star del c.d.a (Raphael Varane ha deciso di ritirarsi per entrare a far parte della dirigenza lariana), Como e Parma approcciano la gara con grande voglia ed energia, alla ricerca di spazi dove punire e stappare la gara. Come da copione, la manovra offensiva del Como passa sempre dai piedi di Nico Paz, che al 2′ apparecchia per Strefezza, impreciso con il destro da dentro l’area. Il manovra del Parma non perde smalto e l’uscita codificata verso Bonny permette ai ducali di sfruttare le fasce, occupate da Cancellieri e Almqvist (Mihaila e Man inizialmente in panchina). Al 20′ il Parma trova il vantaggio in contropiede, con Almqvist che guida la ripartenza ducale e allarga verso Hernani, abile nel trovare al centro dell’area il taglio di Bonny, il francese anticipa Dossena e sorprende l’uscita di Audero con un colpo di tacco sublime, altra splendida giocata in questo avvio di campionato per il francese. La reazione del Como non tarda ad arrivare, con Cutrone che svetta in area su un cross alto di Alberto Moreno, attento Suzuki con i pugni. Il Parma flirta con il vantaggio con una punizione di Bernabè che beffa Audero, ma sbatte sulla traversa. Un minuto più tardi il Como pareggia, con Fadera che trova l’inserimento di Nico Paz, abile nell’incrociare e pareggiare i conti, primo centro in campionato per il talento argentino. Nel secondo tempo il ritmo è più basso, la paura e l’equilibrio prevalgono nella prima fase e le due difese si compattano con il passare dei minuti. Pecchia prova a rialzare la testa e inserisce Mihaila e Man, e i due neo-entrati confezionano l’occasione più nitida del secondo tempo, con Man che appoggia per la conclusione radente e potente di Mihaila, palla che sbatte sul palo. L’esterno romeno è il pericolo principale per la difesa lariana grazie alla sua abilità nel tiro da fuori, come la punizione insidiosa calciata al 76′ con la sfera che termina di poco a lato. Gli ultimi due squilli sono di Charpentier e Mazzitelli ma entrambe le conclusioni non creano problemi ai rispettivi portieri. Un pareggio che consolida l’ottimo avvio di campionato delle due squadre, sempre in crescendo nelle ultime apparizioni. Continuano a brillare le stelle Bonny, Nico Paz e Bernabè, giocatori di tutt’altro livello e in costante rampa di lancio.

Genoa-Bologna

Un Genoa sornione rimonta il Bologna e riacciuffa una gara complicatissima. A Marassi le due squadre, per motivazioni piuttosto diverse, apportano tante modifiche alle formazioni. Italiano rinuncia a Fabbian dal 1′ e sostituisce l’infortunato Ndoye con l’esordiente Dominguez. In difesa l’unica conferma è Beukema, mentre il quartetto si ridisegna completamente con Posch, Casale e Miranda. Gilardino è costretto a fare di necessità virtù, a causa della lunga lista di infortunati, compattando la linea mediana, in costante aiuto al blocco difensivo e alza Thorsby in zona offensiva, per dare una mano nella gestione del possesso e del gioco aereo a Pinamonti. Il Bologna prova subito ad alzare i giri del motore sviluppando il gioco sulla destra, dove Orsolini fin dalle prime battute sembra in giornata. Il primo squillo arriva proprio dai suoi piedi, con un mancino a giro che costringe Leali all’intervento in tuffo. L’estremo difensore italiano, schierato al posto dell’infortunato Gollini, alza la saracinesca e interviene prima sulla conclsuione da fuori area di Moro, e poi sul tiro ravvicinato di Orsolini. Al 36‘ il Bologna trova il vantaggio con Orsolini, la cui conclusione a giro trova la sporcatura di Vasquez che mette fuori giri Leali. Nel secondo tempo, al cospetto di un Genoa incapace di alzare il baricentro, il Bologna trova subito il raddoppio. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Leali smanaccia e libera l’area, il pallone arriva al limite dove Odgaard controlla e spara un missile a fil di palo, firmando il doppio vantaggio che sembra mettere il lucchetto al match. Sembra. Il Genoa abbassa la testa e comincia a spingersi in avanti per inerzia, cercando un episodio per riequilibrare la gara. Al 72‘ Martin imbuca per Pinamonti che non riesce a controllare il pallone, Casale pasticcia nel controllo e regala palla al neo-entrato Ekhator che appoggia a Pinamonti e dal limite l’attaccante italiano batte Ravaglia. In quel momento il Bologna stacca completamente la spina, in costante difficoltà e in confusione dopo i cambi di Italiano, che getta nella mischia Dallinga, Fabbian e Karlsson. Alla fine la squadra di Gilardino trova il pareggio, con una punizione di Martin che pesca in area la testa di Pinamonti, dimenticato da Casale in marcatura, per un pareggio che fa esplodere il pubblico del Ferraris. Nel finale il Bologna non ha le forze, e la lucidità, per riportarsi avanti e il Genoa non ha occasioni. Un pari che conferma le difficoltà di gestione del Bologna, ancora una volta poco lucida nel corso della partita. Buone risposte dagli esterni in vista della gara di Champions contro l’Aston Villa. Il Genoa continua a faticare terribilmente, con i continui infortuni che incombono sulla squadra di Gilardino, ma il sussulto d’orgoglio del Grifone ha permesso ai rossoblù di riacciuffare una gara che sembrava senza storia fino all’ora di gioco.

Milan-Udinese (A cura di Simone Scafidi)

Sotto le luci di San Siro, e con l’aiuto del VAR, un Milan in dieci uomini supera l’Udinese e torna alla vittoria in Serie A dopo quasi un mese. La squadra di Fonseca parte subito forte, e al 12’ minuto trova il gol del vantaggio con Chukwueze che calcia forte, a giro, sul secondo palo e concretizza la grande azione costruita da un ispirato Okafor e dal solito -brillante- Pulisic. Come d’abitudine il Milan, subito dopo il gol, va fortissimo e cinque minuti più tardi sfiora il raddoppio con un colpo di testa di Morata, bloccato da Okoye. Al 29’ arriva il momento “sliding doors” del match, grazie ad un ottimo lancio in profondità di Bijol, che mette Lovric a tu per tu con Maignan. Lo sloveno viene fermato fallosamente da Reijnders che viene espulso per DOGSO (chiara occasione da gol). Sulla punizione Zemura sfiora il gol del pareggio, spedendo la sfera di poco a lato della porta di Maignan. Al 44’ i friulani trovano il pareggio con Ehizibue, ma il gol viene annullato per la posizione di fuorigioco dell’esterno olandese sul cross di Zarraga. Il secondo tempo comincia e prosegue con ritmi molto bassi fino al 74’, momento in cui il Milan per la prima volta, dopo l’espulsione di Reijnders, si fa vedere dalle parti di Okoye: Chukwueze mette un traversone sul secondo palo, che trova la sponda di Abraham per Pulisic, il quale si gira e trova l’ottima risposta di Okoye, successivamente graziato da un clamoroso errore dell’ex Roma, che sbaglia un gol praticamente a porta vuota e si fa anche male alla spalla, dovendo così abbandonare il terreno di gioco. Il match prosegue senza particolari occasioni fino a due minuti dalla fine, quando, in seguito ad un cross dalla fascia sinistra di Kamara, una mischia in area si conclude con il colpo di testa di Kabasele che beffa Maignan. I festeggiamenti dell’Udinese vengono smorzati dal VAR, perché il gol viene annullato per una posizione quasi impercettibile di fuorigioco di Ekkelenkamp. Tre punti che spediscono i rossoneri al quarto posto, a discapito proprio dei friulani. Un Milan altalenante che riesce a vincere una partita che sembrava non avere storia. Dall’altra parte, l’Udinese dovrà continuare a lavorare, soprattutto sul reparto offensivo, che nella sfida di San Siro, in superiorità numerica per più di 60 minuti, poteva e doveva produrre molto di più.

Juventus-Lazio

Dopo due mesi la Juventus torna a vincere in casa. Allo Stadium la squadra di Thiago Motta vince di misura grazie all’autogol di Mario Gila.

Empoli-Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Un Napoli tenace espugna la “fortezza Castellani” e consolida la vetta. La prima metà del primo tempo è sotto il totale controllo della squadra di D’Aversa, che arriva molte volte nell’area del Napoli grazie al suo rapido gioco sulle fasce, con Pezzella e Gyasi in costante proiezione offensiva, e le conclusioni di Esposito che impensieriscono Caprile più di una volta. Al 26’ i partenopei hanno una grandissima occasione con Buongiorno, il cui colpo di testa viene salvato praticamente sulla linea dalla difesa toscana, a seguito di un calcio d’angolo battuto da Politano. La squadra di Conte appare molto confusa, con quest’ultimo altamente insoddisfatto della prestazione dei suoi, che in mezzo al campo hanno grandissime difficoltà a costruire la manovra, grazie ad un Empoli con un baricentro molto alto, capace di chiudere in maniera ottimale le linee di passaggio, bloccando così la costruzione azzurra. All’ultimo atto del primo tempo i toscani hanno l’occasione per passare in vantaggio: al 44′ Fazzini, grazie a un controllo orientato al volo, salta Buongiorno e Caprile ma non riesce a ribattere in porta. Il secondo tempo si apre con la palla stabilmente nei piedi dei giocatori del Napoli, che in fase di costruzione portano in avanti Di Lorenzo e Spinazzola, i quali bloccano gli esterni dell’Empoli. Per la squadra di D’Aversa diventa un problema l’uscita in pressione su Politano e Kvaratskhelia e di conseguenza ripartire anche in contropiede, situazione in cui l’Empoli si è reso più pericoloso nel corso del primo tempo. Al 60’ escono Lukaku e Spinazzola per Simeone e Olivera. L’attaccante argentino si rende subito pericoloso con una conclusione ribattuta dalla difesa dell’Empoli, Politano raccoglie il pallone e subisce fallo da Anjorin, guadagnando un calcio di rigore dopo un check del VAR. Sul dischetto si presenta Kvaratskhelia che spiazza Vasquez (al primo gol subito in casa) e realizza il gol dell’1-0. Al 67’ il Napoli sfiora il raddoppio con MctTominay, che conclude verso la porta avversaria sfiorando l’incrocio dei pali. Dopo il gol il ritmo del match rimane molto basso, l’Empoli prova ad affondare il colpo, con scarsi risultati, e il Napoli prova definitivamente a chiuderla con Neres che salta diversi avversari ma che non riesce a ribadire in rete. Il Napoli mantiene saldo il primo posto in classifica, con una vittoria figlia di una partita complicata, contro un Empoli solido e determinato che dopo il gol non trova però la forza di reagire. La crescita dei partenopei si comincia a intravedere a vista d’occhio, e la gestione del gruppo sembra la chiave di Conte in queste gare. La scelta di cambiare uomini e sistemi di gioco a partita in corso, come contro il Como, ha permesso al Napoli di trovare quelle soluzioni che servivano a svoltare la partita. Conte può quindi godersi un’altra settimana in vetta, guardando tutti dall’alto.

Lecce-Fiorentina

Si è sbloccata definitivamente la Fiorentina di Palladino. Al Via del Mare i toscani debordano e vincono 6-0. La scelta di Palladino, dopo la gara thriller contro il Milan, ricade sulla continuità. La conferma del blocco che ha battuto i rossoneri comincia a dare i suoi frutti in ogni reparto. La scelta del Lecce ricade sulla costruzione affidata ai due centrali, poco inclini al gioco palla a terra, e il pressing viola indirizza il possesso verso la squadra di Palladino. Dopo dieci minuti la gara perde uno dei protagonisti principali, dato che Gudmundsson è costretto a uscire per un problema muscolare, sostituito da Beltran. Al 20′ ha inizio il primo tempo da assoluto protagonista di Cataldi: Kean lotta con i difensori salentini sulla fascia e il fraseggio veloce tra Gosens e Bove porta alla conclusione dal limite il centrocampista ex-Lazio, abile nel bucare Falcone sul primo palo. Da quel momento inizia l’assolo dei viola. La grinta e tenacia di Beltran portano all’errore Oudin, con Cataldi che cerca subito Kean in area, Falcone smanaccia ma non può nulla sulla ribattuta di Colpani, che chiude il mancino e trova il primo sigillo in maglia viola. Al 40′ la gara del Lecce si mette ulteriormente in salita, perché Gallo stende Dodò al limite dell’area e viene espulso per chiara occasione da gol. Sugli sviluppi del calcio di punizione Cataldi disegna un arcobaleno che supera la barriera e batte Falcone. Nel secondo tempo Gotti prova a riequilibrare la squadra, con alcuni cambi che fungono da filtro in mezzo al campo, ma la squadra di Palladino è un rullo compressore, e cala il poker al 55′ con Colpani che prima sbatte su Falcone, poi in seconda battuta calcia al volo e spedisce il pallone all’incrocio dei pali. La girandola di cambi della Fiorentina non abbassa il ritmo dei toscani, e all’ora di gioco trova anche il quinto gol, con Beltran che deposita in rete, da pochi passi, un cross basso di Kouame. Il Lecce prova ad alzare il baricentro per trovare un gol della bandiera, ma la Fiorentina riesce sbarrare la strada. Al 71′ arriva anche il sesto gol, conParisi che slalomeggia tra i centrali del Lecce e calcia verso la porta, trovando la deviazione decisiva di Ramadani. Prestazione incredibile della squadra di Palladino, che adesso sembra aver trovato la quadra e sopratutto i gol. Tante risposte dal reparto centrale, anche se ancora la stabilità e l’equilibrio della mediana viola sono da consolidare. Grandi segnali da Colpani, autore di una doppietta e di una gara da Flaco. Da valutare i problemi fisici di Kean (uscito all’intervallo) e Gudmundsson, in vista degli impegni di Conference e del prossimo impegno, al Franchi contro la Roma.

Venezia-Atalanta

Continua la scalata dell’Atalanta verso i piani alti. Al Penzo la squadra di Gasperini si affida alla continuità dell’ultima gara, nonostante i tanti problemi fisici che stanno martoriando il reparto difensivo degli orobici. Pronti, via e i bergamaschi vanno subito in vantaggio, grazie al cinquantesimo gol in Serie A di Mario Pasalic, che diventa il miglior marcatore croato della storia della Serie A. Il Venezia appare frastornato dal colpo subito, e continua a subire le continue progressioni di Lookman Retegui e De Ketelaere. Pochi minuti dopo serve un grande intervento dell’esordiente Stankovic, esordio in Serie A per l’ex Sampdoria, per evitare il raddoppio di De Ketelaere. Il Venezia si affaccia per la prima volta dalle parti di Carnesecchi al 20′, quando Zampano ruba palla a Lookman e calcia sul secondo palo, grande intervento in tuffo dell’estremo difensore italiano. Cinque minuti dopo Lookman calcia forte da fuori area ma la sua conclusione non scende abbastanza e sbatte sulla traversa. Al 40′ la Dea sfiora il raddoppio in campo aperto, con il lancio di De Roon che pesca lo scatto in profondità di Retegui, il cui tiro a incrociare sibila con il palo lontano e termina fuori. La rete del bomber italo-argentino è rimandata al secondo tempo, e dopo nemmeno un minuto Retegui ruba palla a Candela e fredda Joronen con un pallonetto di assoluta qualità e bellezza, realizzando l’ottavo centro in altrettante gare in campionato. Il Venezia non riesce a reagire e i tanti cambi rallentano il ritmo e spezzettano il gioco. Tra le fila bergamasche prova ad accendere nuovamente la miccia Samardzic, che si invola verso la porta e calcia forte sul primo palo, è necessario un grande intervento di Stankovic a negare il tris all’Atalanta. Un’altra vittoria importante per la squadra di Gasperini, che comincia ad acquisire sempre più fiducia e condizione. I tanti infortuni continuano a martoriare la difesa, ma le risposte del reparto offensivo adesso diventano importanti e la Dea comincia a risalire la classifica, mentre in Champions arriva il match contro il Celtic, Gasperini si gode i gol di uno scatenato Retegui e le giocate di Lookman e CDK. Rimane in fondo alla classifica il Venezia di Eusebio Di Francesco, chiamato a risollevare la gondola per evitare ulteriori difficoltà nel corso del campionato.

Cagliari-Torino (A cura di Simone Scafidi)

All’Unipol Domus, Cagliari e Torino si divertono e fanno divertire, dando vita ad un pirotecnico 3-2, tra rimonte e contro-rimonte. Match che appare sin da subito in grande equilibrio, con le due squadre che giocano sostanzialmente a specchio: a Che Adams e Sanabria, le due punte di Vanoli, si oppone dalla parte opposta Piccoli, boa attorno alla quale gira l’attacco cagliaritano, completato da Luvumbo e Viola. La manovra offensiva della squadra di Vanoli coinvolge ogni singolo elemento della formazione, in avanti spicca particolarmente il grande aiuto fornito da Walukiewicz e Masina, che si spingono ben oltre la linea di centrocampo, arrivando quasi al limite dell’area di rigore avversaria. Dopo due pericolosi tentativi di Piccoli e Zappa, al 38′ il Cagliari trova il gol del vantaggio: in seguito ad un dubbio fallo compiuto da Saul Coco (che probabilmente il fallo l’aveva subito), Viola segna su punizione, grazie soprattutto ad uno schema preparato alla perfezione con Luvumbo e Mina, i quali aprono la barriera e fanno passare il tiro del capitano rossoblù. Un minuto più tardi il Torino pareggia i conti, grazie all’incornata in solitaria di Sanabria su un cross di Lazaro direttamente da calcio d’angolo, immancabile la dedica all’infortunato Zapata. Il secondo tempo riprende con gli stessi, altissimi, ritmi con cui si era concluso il primo. Al 55’ il Toro va in vantaggio con Linetty che, dopo una grandissima incursione a centrocampo, calcia da fuori area battendo Scuffet. Un quarto d’ora più tardi il Torino sfiora il terzo gol, con una conclusione di Saul Coco da trenta metri che impensierisce Scuffet, obbligato a spedire la sfera in calcio d’angolo. Pochi istanti dopo, in seguito ad un calcio d’angolo guadagnato dal neo entrato Lapadula, Palomino colpisce di testa e pareggia i conti, portando il Cagliari sul 2-2. Al 78’ arriva la rimonta della squadra di Nicola, con un instancabile Piccoli che riceve palla in area di rigore, si defila e tenta un cross rasoterra, trovando però la sfortunata deviazione di Saul Coco che insacca il pallone alle spalle di Milinkovic-Savic. Dopo il gol del vantaggio il Cagliari serra i ranghi e lascia pochissimo spazio alla costruzione granata, riuscendo anche a trovare diverse e pericolose ripartenze. Nel recupero i granata attuano un vero e proprio assedio, guadagnando diversi calci d’angolo e riempiendo l’area con quasi tutti gli elementi della propria rosa. Al 91’ Scuffet salva il Cagliari sul colpo di testa di Adams, compiendo un salvataggio tutt’altro che semplice e assicurando tre punti fondamentali alla sua squadra, che conquista la prima vittoria in casa in campionato. Vittoria alla “Ranieri” per Nicola. Nel giorno del compleanno dell’ex tecnico rossoblù, i sardi confezionano una prestazione caratterizzata da coraggio e determinazione. Il Cagliari vince e convince, soprattutto perché questa prestazione arriva contro un Torino che non si dimostra un avversario facile e che ha già saputo stupire nel corso del campionato. Adesso Nicola dovrà saper tenere alto il ritmo e il morale. Piccolo passo indietro per la squadra di Vanoli, che adesso è chiamato a ricompattare la squadra e tornare a conquistare punti, dopo un filotto di quattro sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia.

Roma-Inter (A cura di Tommaso Patti)

Nel secondo match di cartello dell’ottava giornata un’Inter corsara ottiene i tre punti grazie al sigillo del capitano Lautaro Martinez.

Hellas Verona-Monza

In avvio il Monza approccia con coraggio e ritmo la gara. Così come nel match contro il Napoli, la squadra di Nesta riesce a eludere il pressing della difesa a tre grazie alla velocità e alla fluidità del possesso brianzolo. Il Monza trova il vantaggio al nono minuto, con Caprari che sfreccia sulla fascia sinistra e crossa verso il secondo palo, dove Dany Mota si coordina alla perfezione e spedisce la sfera sul secondo palo, dove Montipò non può arrivare, prima rete dei brianzoli nel primo quarto di gara. Il Verona appare in confusione e fisicamente giù di giri. Il centrocampo roccioso e dinamico non riesce a imporsi grazie al lavoro lucido e intelligente di Pessina, spina nel fianco delle due mezzali scaligere. La squadra di Zanetti comincia a trovare soluzioni nello scambio tra Tengstedt e Mosquera, ma le combinazioni tra i due attaccanti sono spesso lontane dalla porta, e la difesa del Monza non corre particolari rischi. Nel secondo tempo il Verona continua a palesare enormi difficoltà nella zona centrale del campo, dove Belhayane e Duda sono in inferiorità numerica contro i centrocampisti brianzoli, aiutati dalle continue corse di sacrificio di Dany Mota. Con un baricentro molto basso, comincia a diventare fondamentale Milan Djuric, pivot dell’attacco del Monza e prima soluzione per le uscite della squadra di Nesta. Nella fase centrale della ripresa il Verona sfiora più volte il pareggio, ma in ogni conclusione degli uomini di Zanetti ci sono le mani sicure di Turati, autore di diverse parate salva-risultato. Al 74′ il Monza raddoppia: rinvio di Turati verso Djuric, che a memoria spizza alle spalle della difesa, dove arriva l’inserimento di Dany Mota che fredda Montipò e cala la doppietta. Quattro minuti dopo la squadra di Nesta cala il tris: altro rinvio di Turati e altra incornata di Djuric, sul pallone arriva in anticipo Faraoni, che si fa soffiare palla da Bianco, appena entrato, che in scivolata supera in uscita Montipò. Vittoria di carattere per il Monza, la prima in campionato, che sancisce la momentanea uscita dalla zona retrocessione. Con i tre punti la squadra di Nesta sale a quota 7 punti e stacca di un punto il Lecce terzultimo. Continua il periodo no del Verona, ancora una volta in difficoltà nella fase difensiva e poco produttiva nella trequarti offensiva, dove stanno mancando le giocate di Lazovic e Suslov.

LA TOP11 DELL’8ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Aspirante giornalista sportivo e grande appassionato di calcio.

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Calcio

Stiamo sottovalutando Mateo Retegui?

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Quale può essere un metro di giudizio per giudicare un centravanti?

Potremo affidarci al passato, dove il valore di un attaccante veniva giudicato in base al numero di gol o trofei. La scuola dei pivot, centravanti fisicamente dominanti e con un fiuto del gol innato, come Bobo Vieri, Ruud Van Nisterlrooy, Drogba e tanti altri. Si potrebbe sfruttare il flusso di dati e statistiche che girano oggi, con tutti i riferimenti a xG, tocchi in area, precisione, percentuali, distanze ecc. Ma per classificare un buon attaccante o un grande centravanti basta guardare i numeri e l’apporto qualitativo, e quantitativo, che portano alla loro squadra.

Come e dove classificare Mateo Retegui?

L’attaccante italo-argentino è stato al centro dell’attenzione negli ultimi due anni, dal momento in cui l’allora commissario tecnico Roberto Mancini decise di convocarlo in nazionale. Ai tempi, sconosciuto a molti, Retegui si presentò con un gol all’Inghilterra nel match di Napoli. Nella città emblema del connubio Italia-Argentina, Retegui riceve l’assist di Pellegrini e incrocia sul secondo palo, dimostrando fin da subito quel killer instict che Mancini aveva tanto decantato al momento della convocazione. In estate l’arrivo al Genoa, la giusta piazza dove assaporare la romanzesca atmosfera del calcio in Italia, in una delle città calcisticamente più romantiche e culturalmente passionali di tutto il panorama calcistico italiano. La prima stagione del Chapita si conclude con buoni numeri, nonostante una serie di problemi fisici che hanno condizionato la continuità nel corso del campionato. Dopo un europeo giocato da gregario alle spalle di Scamacca, in seguito all’infortunio al ginocchio dello stesso Scamacca, l’Atalanta decide di investire su Retegui. All’ottava gara le reti del Chapita sono otto, dieci sommando le due partite di Nations League contro Belgio e Israele. Per parlare della crescita di Mateo Retegui prenderemo in analisi alcune delle sue ultime reti, con alcuni riferimenti a figure illustri del passato.

Prendiamo in esempio alcuni gol, e a giocate, di Retegui nelle ultime gare.

Il primo riguarda il colpo di testa. Per quanto riguarda il posizionamento, Retegui trova sempre lo spazio dove ricevere e colpire il pallone, ma ciò che balza all’occhio è la sua lettura preventiva della traiettoria del pallone. Il gol di testa contro il Torino (2ª giornata) è un mix tra prorompenza fisica e intelligenza calcistica, dato che lui impatta la palla praticamente da fermo ma nonostante tutto si posiziona bene e riesce a imprimere tanta forza e precisione. Un’altra rete di notevole importanza e qualità è quella realizzata contro la Fiorentina, dove Retegui occupa la parte centrale, e sfrutta la marcatura leggera dei due centrali viola per seguire attivamente il cross di Lookman e girare di testa.

Foto: Lega Serie A

Il secondo riguarda l’attacco alla porta avversaria. Prendendo in esempio due reti molto simili per concetto e risultato, si nota la sua capacità di leggere il gioco anche quando il gioco non viene finalizzato da lui. Prima di arrivare alla pausa Retegui segna tre gol contro il Genoa (la dura legge dell’ex, elevata alla massima potenza), il secondo centro di giornata va analizzato nella costruzione dell’azione: Retegui si stacca dall’area di rigore ed esce a legare il gioco, riceve palla e serve nello spazio centrale Ederson, rimanendo stabilmente sulla parte sinistra del campo. Il brasiliano arriva al limite e calcia, e Retegui continua la corsa verso la porta, approfitta di una respinta corta di Gollini e in tap-in segna con il mancino.

L’altra rete la segna in nazionale, nel match contro il Belgio. Dopo aver lavorato al contropiede che porta al vantaggio gli azzurri dopo meno di sessanta secondi, la gara di Retegui è prettamente di sacrificio, con Spalletti che gli affida il compito di proteggere palla e guidare in prima base le ripartenze del roster di esterni e centrocampisti. Un ruolo alla Benzema, per intenderci. Al 23′ riceve palla da Tonali, a cinquanta metri dalla porta, porta con sé Theate e di conseguenza guida il movimento convergente della difesa belga, che è costretta a ripiegare verso il centro del campo. Retegui appoggia per Dimarco che lancia di prima intenzione dall’altra parte e Cambiaso arriva al limite dell’area e calcia. Così come contro il Genoa rimane stabile sulla parte sinistra del campo, e dopo la respinta corta di Casteels si avventa sul pallone e realizza il 2-0, al primo tiro in porta della sua gara (sarà l’unico della sua partita, terminata con la sostituzione al 79′). 

Una fiducia e una positività che rievocano nelle menti e negli occhi dei più nostalgici i gol, contro Eire e Argentina, di Totò Schillaci a Italia 90′. Ma tutti i gol, lo stile di gioco e le movenze dentro l’area portano a due nomi: Bobo Vieri e Martin Palermo. Il primo non ha bisogno di alcuna presentazione, probabilmente uno dei migliori bomber della storia del calcio italiano e non solo. Un mastino capace di convertire in rete qualsiasi pallone transiti nei pressi dell’area di rigore. Il secondo, El optimista del gol (definito così da Carlos Bianchi), è semplicemente uno dei più grandi giocatori della storia del Sudamerica. Poco importa se l’argentino porta il cognome del capoluogo che ha consegnato a Retegui la nazionalità italiana (i nonni erano originari di Canicattì, in provincia di Agrigento), e l’italiano condivide con lui la parentesi all’Atalanta. Retegui sta scalando sempre di più le gerarchie, e a suon di gol si sta confermando come uno dei migliori attaccanti d’Europa. Sarà all’altezza dei grandi bomber di tutta Europa?

Ai posteri, e al prato verde, l’ardua sentenza…

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Calcio

Lautaro segna ancora. L’Inter vince di misura all’Olimpico

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Nel secondo match di cartello dell’ottava giornata un’Inter corsara ottiene i tre punti grazie al sigillo del capitano Lautaro Martinez. Due infortuni nel primo tempo per Inzaghi, con Calhanoglu e Acerbi che sono in dubbio per l’attesissimo derby d’Italia della prossima giornata. Nel secondo tempo la firma di Lautaro per tre punti che significano secondo posto, a -2 dal Napoli capolista.

La gara dei padroni è sin da subito voltata a difendersi dalle avance nerazzurre, soprattutto nelle combinazioni che vedono protagonista Barella, al rientro da un infortunio che lo ha tenuto ai margini per un mese. La prima occasione della gara è a tinte nerazzurre, lo scambio tra Mkhitaryan e Lautaro innesca la potente conclusione di Thuram ma, il tiro del centravanti francese viene messo in corner da Svilar. Al decimo minuto, Calhanoglu è costretto ad alzare bandiera bianca, a causa di un problema fisico, rilevato da Frattesi, con l’arretramento in mediana di Barella. Al 13′ Lautaro, ancora una volta in posizione arretrata rispetto a Thuram, appoggia per Mikitharyan che calcia al volo e colpisce in pieno la traversa, mettendo paura alla retroguardia giallorossa. Nei minuti successivi, Inzaghi è costretto a sostituire anche Acerbi causa infortunio e, nell’azione successiva al cambio, Thuram viene ingabbiato al limite dell’area di rigore da Ndicka e Cristante, intervento giudicato regolare da Massa.

Dopo i primi minuti della ripresa, dove l’Inter è apparsa lenta, stanca e poco ispirata, i nerazzurri passano in vantaggio grazie ad una ripartenza portata avanti da Frattesi, il centrocampista ex Sassuolo scippa palla a Zalewski dopo un calcio d’angolo e, nei pressi dell’area di rigore avversaria, scarica sul dischetto del rigore e innesca la conclusione vincente di Lautaro, al terzo gol in campionato.Galvanizzata dal gol del vantaggio, l’Inter gioca e inventa grazie alla particolare posizione di Thuram in mezzo al campo, andando vicino al portare i nerazzurri sul 2-0 dopo un’azione cominciata fuori area e terminata con un tocco sotto ai danni di Svilar, decisivo il salvataggio di Celik sul possibile tap-in di Dimarco. Passano i minuti e la squadra di Juric continua a non rendersi pericolosa, al contrario l’Inter, sfiora più volte il gol del raddoppio con Thuram prima e Dumfries poi. Dall’occasione dell’esterno olandese, la Roma chiude l’Inter nella propria area, alla ricerca del gol del pareggio ma,

Con questa vittoria, l’Inter supera la Juventus in vista dell’attesissima sfida di domenica prossima, dove i bianconeri sfideranno i nerazzurri a San Siro. La Roma torna a perdere in casa dopo la sconfitta della seconda giornata contro l’Empoli, piazzandosi momentaneamente al decimo posto, in attesa dell’ultimo match di questa ottava giornata, il posticipo di domani sera tra Hellas Verona e Monza.

 

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Allo Stadium decide l’autogol di Gila. La Juventus vince e si prende la vetta

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Dopo due mesi la Juventus torna a vincere in casa. Allo Stadium la squadra di Thiago Motta vince di misura grazie all’autogol di Mario Gila. Bianconeri in vetta alla classifica, in attesa del Napoli.

Tante defezioni da una parte, la conferma del blocco degli ultimi match dall’altra. Tra incognite e certezze la gara dell’Allianz Stadium comincia con un sostanziale equilibrio tra le due squadre, con la Juve che cerca di smistare rapidamente il pallone per mandare a vuoto il pressing della Lazio, sempre molto preciso e audace. L’unico squillo del primo quarto di gara arriva dai piedi di Kephren Thuram, abile nel rompere la linea e scappare sul fondo a Marusic, provvidenziale Gila nel chiudere in corner, con l’ausilio del palo. Il giro palla ipnotico della Juventus trova i primi spazi grazie al movimento in avanti di uno dei difensori, e da una giocata simile nasce l’episodio che stravolge la monotonia del primo tempo. Kalulu serve in verticale Locatelli e si getta nello spazio lasciato dal movimento largo di Vlahovic, il pallone arriva proprio in quella zona grazie al passaggio di prima del centravanti serbo e il difensore bianconero, lanciato in porta, viene steso al limite dell’area da Romagnoli. Il direttore di gara inizialmente non assegna alcun fallo, ma dopo un on-field review assegna il calcio di punizione al limite ed espelle Romagnoli. Baroni è costretto a mettere mano alla panchina per riequilibrare la squadra e alla mezz’ora Patric rileva Dia per rimettere in sesto la difesa dopo l’espulsione del centrale italiano. Da quel momento la Juve alza il baricentro, piantando stabilmente le tende nella metà-campo biancoceleste. L’occasione più nitida è propiziata da una finta di corpo sublime di Cambiaso ai danni di Nuno Tavares, il cross del giocatore bianconero (prima gara con la fascia da capitano al braccio) trova al centro dell’area Gatti che non riesce a centrare lo specchio della porta.

Nel secondo tempo la gara continua a non offrire particolari guizzi, con la Lazio compatta e rannicchiata nel 4-4-1 disegnato da Baroni, mentre la Juve fatica a trovare soluzioni nella trequarti. Prova a scuotere la squadra Thiago Motta, con i due innesti di Weah e Fagioli per Savona e Locatelli, entrambi ammoniti. Al 56‘ Thuram calcia da fuori area, con la conclusione che viene sporcata dal busto, e braccio, di Gila e favorisce la ribattuta di Vlahovic, che colpisce in pieno la traversa. Due giri d’orologio dopo Weah disegna un cross sul secondo palo dove Douglas Luiz non riesce a centrare lo specchio da ottima posizione. L’ingresso di Weah cambia i connotati dell’attacco bianconero, grazie alla velocità e ai movimenti sguazzanti dell’esterno statunitense. La risposta di Baroni arriva con tre cambi tutt’altro che speculativi, perché il tecncico della Lazio richiama in panchina Zaccagni, Guendouzi e Isaksen, sostituiti da Pedro, Vecino e Castrovilli. Nell’ultimo quarto di gara la Juve torna ad attaccare continuamente l’area avversaria, con tutta la Lazio rannicchiata a ridosso dell’area di rigore. La gara si sblocca all’84′ quando Vlahovic esce a legare il gioco e allarga verso Cabal, il cui cross viene deviato da Gila e si insacca alle spalle di Provedel. Nel finale la Lazio prova a gettarsi in avanti per riacciuffare la gara, ma la difesa bianconera, sugli scudi, non perde lucidità e riesce a respingere ogni tentativo della squadra di Baroni.

Servivano tante risposte dopo le due gare thriller prima della sosta, e nonostante le tante assenze la Juventus trova tre punti che danno seguito al grande avvio della squadra di Thiago Motta. Nonostante i pochi gol realizzati, i bianconeri riescono a far saltare il banco grazie all’autogol di Gila. Altro clean sheet per la porta juventina (la sesta in sette partite) e adesso si attendono i risultati del Napoli (in vetta a quota 16 punti, impegnata domani alle 12.30 contro l’Empoli) e Inter (prossimo avversario della Juventus, impegnata nel big match dell’Olimpico contro la Roma). La Lazio rimane nei piani alti della classifica, a quota 13 punti, ma la sconfitta dell’Allianz apre un dibattito sulla tenuta della difesa biancoceleste, che ancora non è riuscita a tenere la porta chiusa nelle prime sette gare di Serie A.

Negli altri match di apertura della settimana giornata due pareggi e una vittoria. A Marassi il Bologna trova il doppio vantaggio grazie ai gol di Orsolini e Odgaard, ma nel finale il Genoa trova il pareggio grazie a un doppio sussulto d’orgoglio di Andrea Pinamonti. Al Sinigaglia il Parma va in vantaggio con il golazo di tacco di Bonny, ma il Como reagisce prima dell’intervallo e trova il pareggio con il primo gol in Serie A di Nico Paz. Nel match delle 18.00 il Milan soffre ma batte contro l’Udinese grazie al primo gol in campionato di Chukwueze. Decisivo il VAR nel match di San Siro, prima nell’espulsione di Reijnders e poi in due occasioni con due reti annullate ai friulani: al 45′ annullato il pareggio per fuorigioco di Ehizibue, al 95′ invece fuorigioco di Ekkelenkamp che propizia il gol di Kabasele.

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