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Cronaca

Palermo, le mani di Cosa Nostra sul gelato: coinvolti un imprenditore e un noto esponente mafioso

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Foto: Il Fatto Quotidiano

A Palermo continua a espandersi in maniera proficua la mafia imprenditoriale, dedita alla gestione di affari  in diversi settori , tra cui nel settore delle gelaterie e pasticcerie.

IL GELATO A MARCHIO COSA NOSTRA

Secondo le indagini  della Procura di Palermo la mafia ha esercitato il controllo commerciale su Brioscià, una famosa catena di gelaterie del capoluogo siciliano.

Da queste indagini è emerso che, dietro la gestione del noto marchio ,c’era Michele Micalizzi, storico capo della famiglia mafiosa di Partanna Mondello.

La cooperazione gestionale del Boss Micalizzi è avvenuta insieme all’imprenditore Mario Mancuso, ossia il gestore del brand di gelaterie cittadino, pertanto ad agosto la Guardia di Finanza ha disposto l’arresto  per entrambi i soggetti, con le accuse di: concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata del metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta, e inoltre  la Procura ha sequestrato oltre 1,5 milioni di euro.

L’ACCORDO TRA MICALIZZI E MANCUSO

Sostanzialmente si era instaurato un solido legame tra il boss e l’imprenditore, nello specifico Micalizzi aveva piena libertà di controllare l’attività commerciale, con un ruolo primario sia per quanto riguarda l’assunzione del personale che per quanto riguarda le strategie aziendali, in cambio a  Mancuso sarebbero stati garantiti dei cospicui  benefici economici , come  l’allargamento dell’area commerciale nel territorio, che gli avrebbe permesso di costituire nuove imprese, per far fronte al fallimento della società Magi SRL del 2021.

LA STORIA CRIMINALE DI MICALIZZI

Michele Micalizzi è il genero di Rosario Riccobono detto “Don Saro“, storico capomafia di Partanna Mondello , assassinato nel 1982 dai corleonesi di Totò Riina, durante la guerra di mafia.

Entrato a far parte della famiglia di Partanna Mondello, di cui ne divenne successivamente il capo, Micalizzi nel 1981, rischiò di essere ucciso da Totò Riina in  quanto suo nemico giurato .

Tra i  suoi numerosi reati commessi vi è quello di omicidio, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, in particolare Micalizzi fu indicato da diversi pentiti come organizzatore dell’attività di importazione di eroina dalla Thailandia.

IL RITORNO AL VERTICE

Tornato libero nel 2015, dopo 20 anni di carcere , Micalizzi si è ripreso la scena criminale, inserendosi nel mondo imprenditoriale. In una recente operazione, condotta dai carabinieri, è emerso che il noto boss imponeva il pizzo, oltre che i servizi di vigilanza e delle forniture di pesce ad alcuni importanti ristoranti di Mondello e Sferracavallo.

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Cronaca

“Mio figlio è stato ucciso dai bulli” le parole della madre di Leonardo dopo il suo suicidio

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Foto: Open

La piccola comunità di Montignano, in provincia di Ancona, è sconvolta da una tragedia che ha scosso i cuori di tutti: Leonardo Calcina, un ragazzo di appena 15 anni, si è tolto la vita, lasciando dietro di sé dolore e domande senza risposta.

La vicenda ha avuto inizio, quando una discussione tra Leonardo e suo padre, agente della polizia locale, si è conclusa tragicamente. Secondo quanto ricostruito, dopo la lite, il giovane è sceso a casa, ha aperto la cassaforte che custodiva l’arma d’ordinanza del padre, l’ha presa ed è scappato via.

La sua scomparsa a quel punto ha gettato la famiglia e l’intera comunità nello sconforto, innescando subito le ricerche.

Il corpo senza vita di Leonardo è stato ritrovato in un casale di campagna, non lontano da casa.
Un’immagine straziante che ha gettato i suoi cari in un abisso di disperazione.

Gli inquirenti hanno avviato immediatamente le indagini per chiarire le dinamiche e, soprattutto, i motivi dietro a questo gesto estremo.

Uno degli elementi chiave dell’indagine è lo smartphone di Leonardo, sequestrato insieme alla pistola del padre e alla Playstation del ragazzo. Si spera che proprio da quei dispositivi emergano risposte utili a comprendere meglio il contesto in cui si trovava il giovane e cosa possa averlo spinto a un atto così estremo.

A guidare le indagini su una pista precisa è stata la madre di Leonardo, che ha dichiarato: “Mio figlio è stato ucciso dai bulli”. Parole cariche di dolore, ma anche di accusa, che gettano una luce inquietante sulla possibilità che Leonardo fosse vittima di atti di bullismo. Le sue parole hanno spinto gli investigatori a esaminare con attenzione i rapporti che il ragazzo aveva con i coetanei e le eventuali pressioni psicologiche a cui potrebbe essere stato sottoposto.

Il bullismo, piaga sociale che affligge tanti giovani, potrebbe essere stato un fattore determinante, ma al momento l’inchiesta è ancora in corso.

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Cronaca

Liam Payne trovato morto a Buenos Aries

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Foto: Rolling Stones

Gli One Direction, la boy band di cui Payne è stato membro, hanno venduto milioni di dischi in tutto il mondo, diventando un fenomeno musicale internazionale. Nonostante la separazione del gruppo avvenuta nel 2016, Payne aveva proseguito la sua carriera da solista, raccogliendo un discreto successo con alcuni singoli di successo.

Eppure, questo mercoledì pomeriggio, Buenos Aires è stata scossa da una notizia che ha lasciato attoniti milioni di fan in tutto il mondo: Liam Payne, è stato trovato morto nella capitale argentina in circostanze ancora poco chiare.

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Nación, la polizia della stazione 14B di Buenos Aires ha ricevuto una richiesta d’intervento nel pomeriggio, in seguito a una segnalazione relativa a un uomo in stato di alterazione. La persona in questione, identificata successivamente come Liam Payne, sembrava essere sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti.

Leggi anche: Puff Daddy: Justin Bieber è una vittima o un carnefice?

Quando gli agenti sono giunti sul posto, hanno trovato il corpo di Payne riverso nel cortile interno di un hotel, privo di vita. Nonostante i tentativi di rianimazione, per il cantante non c’è stato nulla da fare. La polizia argentina ha immediatamente avviato le indagini per chiarire le cause del decesso, cercando di capire se siano coinvolte altre persone e se vi siano stati episodi di violenza prima del tragico evento.

Le autorità, per il momento, non hanno rilasciato ulteriori dettagli, ma i primi elementi fanno ipotizzare che l’abuso di sostanze possa essere stato un fattore determinante per un eventule suicidio.

Il corpo di Payne è stato trasferito all’istituto di medicina legale per un’autopsia, che dovrebbe fornire risposte più precise sulle cause della morte.

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Attualità

Puff Daddy: Justin Bieber è una vittima o un carnefice? -Video

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Attualmente, Hollywood e gli Stati Uniti sono sotto l’occhio di un ciclone mediatico.

Il caso P Diddy sta diventando sempre più intricato e spaventoso considerando tutti i vip coinvolti nei lussuosi “White Parties” organizzati tra le mure della villa del produttore discografico.

Puff Daddy, all’anagrafe Sean Combs,  al momento è accusato di traffico di esseri umani, associazioni a delinquere e violenza sessuale anche su minori.

LE DENUNCE

Numerose sono le testimonianze riguardo ad abusi e ricatti avvenuti durante queste feste sfarzose e, di conseguenza, tantissimi sono i soggetti coinvolti tra cui Jennifer Lopez, Beyoncé, Jay-Z, Usher, Ashton Kutcher, Meek Mill, Ally Carter, Will Smith, Leonardo DiCaprio, le Kardashian, Naomi Campbell.

Ovviamente, oltre a carnefici vi sono delle vittime e oltre 120 persone si sono fatte avanti denunciando i vari soprusi subiti spesso sotto effetto di droghe. A tal proposito, le bottiglie di olio per bambini sequestrate dalle forze dell’ordine potrebbero, in realtà,  contenere una droga liquida simile all’ecstasy, conosciuta anche come droga dello stupro. Stando alle ultime notizie, tra le vittime ci sarebbe anche un bambino di 9 anni, abusato in seguito ad un’audizione nei Bad Boy Records Studio, ovvero la casa discografica fondata da P Diddy.

Leggi anche: Hollywood sta tremando: Puff Daddy nel mirino

L’attore Ashton Kutcher in passato, in merito ai “White Parties” ha dichiarato di sapere “molte cose che non può raccontare”. Mentre, a peggiorare la posizione del produttore discografico vi è l’ex compagna Kim Porter. Quest’ultima ha pubblicato un libro (Kim’s Lost words), all’interno del quale raccontava di vari abusi subiti durante la loro relazione. Tuttavia, il testo è stato ritirato dal mercato su invito della famiglia di Puff Daddy. Nel 2018 la donna è deceduta.

JUSTIN BIEBER È UNA VITTIMA O UN CARNEFICE?

Sarà per l’enorme seguito e affetto ricevuto durante gli anni, ma la “vittima” che ha fatto più rumore è stata Justin Bieber. Il cantante canadese è diventato famoso all’età di quindici anni, preso sotto l’ala P Diddy sin dagli albori della sua carriera.

L’artista era ancora un giovane adolescente quando ha iniziato a frequentare le feste di Combs e in rete circolano dei video che ritraggono Justin in uno stato confusionale e, durante un’intervista nella quale gli chiedevano cosa facesse un quindicenne ad un genere di feste così esclusive e ambigue Puff Daddy rispose per lui “Non posso rivelarlo, ma tutto ciò che un adolescente sogna”.

Probabilmente all’inizio il giovane artista era abbagliato dallo sfarzo, dal potere e dalla fama, ma con il passare del tempo forse quello stile di vita ha incominciato a stargli stretto.

Non c’è dato ancora sapere quanto effettivamente sia stato vittima o carnefice, tuttavia è un dato di fatto, in base alle recenti rivelazioni, che un quindicenne non dovesse partecipare a questo genere di feste, soprattutto essendo a conoscenza, ad oggi,  di ciò che accadeva e dei ricatti che subiva gran parte delle gente che frequentava questi party. In un certo senso, si potrebbe anche dire che tutti potrebbero essere dei potenziali carnefici e delle potenziali vittime.

LA CANZONE YUMMY YUMMY

I fan stanno cercando di ricostruire la carriera dell’artista canadese e, sembrerebbe, che nella canzone “Yummy Yummy ci siano  riferimenti nascosti in merito ai “White Parties”. Il titolo del brano letteralmente significa “delizioso” e, secondo alcuni, nasconderebbe un gioco di parole; infatti, il ritornello sembrerebbe dire “You got that young me. Young me, young me, young me…” ossia “Mi hai preso giovane”, facendo riferimento all’ascesa, in età molto giovanile, del cantante vissuta con P Diddy.

Nel videoclip in questione, sono presenti numerosi riferimenti all’infanzia, come l’uso di colori vivaci, i partecipanti al banchetto e il cibo caricaturale. Inoltre, i personaggi nel video sembrano far parte di un‘élite. L’abbigliamento e il look di Justin Bieber assumono significati simbolici: la felpa rosa pastello potrebbe rappresentare l’innocenza e la giovinezza, attribuendo al cantante un aspetto tenero. In merito ai capelli rosa, vi è una teoria nota come “pink hair theory”, secondo cui gli artisti che tingono i capelli di questo colore hanno vissuto esperienze traumatiche o abusi.

Nella parte iniziale del videoclip, Justin Bieber  è all’interno di un lussuoso ristorante, partecipando a una cena con individui più grandi ed eccentrici. La scena si trasforma successivamente in una festa, evocando fortemente i “White Parties”associati a P Diddy. Secondo alcune dichiarazioni, questi eventi cominciavano con cene formali per poi sfociare nei cosiddetti “freaks off”, durante i quali venivano comportamenti scandalosi e l’utilizzo di droghe; aspetti per cui Puff Daddy è stato coinvolto in accuse.

Nel video, la trasformazione da banchetto a festa è accompagnata dalla deformazione del volto di Justin Bieber, probabilmente simboleggiante la distorsione della realtà dovuta all‘abuso di sostanze. Inoltre, sullo sfondo appare un misterioso individuo vestito di bianco con occhiali che sembra osservare e manipolare gli avvenimenti della serata: molte interpretazioni suggeriscono che questa figura richiami alla mente lo stesso P Diddy.

Nella scena finale del videoclip, c’è un piatto sporco e vuoto con residui d cibo, sopra il quale compare l’immagine di Justin ancora bambino con la scritta “yummy”. Questo dettaglio potrebbe simboleggiare che l’industria musicale e le persone potenti di hollywood che hanno contribuito alla fama dell’artista abbiano consumato e divorato la sua infanzia.

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