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Calcio

Il Supercommento della 10ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della decima giornata di Serie A.

Cagliari-Bologna (A cura di Simone Scafidi) 

All’Unipol Domus un Bologna riposato a causa del rinvio del match contro il Milan, batte un Cagliari stanco e privo di idee, che non riesce a reagire ai colpi degli emiliani. Squadra di casa che si mostra subito propositiva con Zortea che tenta la conclusione al volo, chiusa in calcio d’angolo. Per i primi quindici minuti le squadre si studiano, con nessuna delle due che sembra voler affondare il colpo, se non con qualche blando tentativo di Marin per il Cagliari e di Miranda per il Bologna. Al 16’ arriva la prima vera occasione per gli ospiti con Orsolini, che si ritrova a tu per tu con Scuffet e non riesce ad insaccare il gol del vantaggio, grazie alla risposta del portiere rossoblù. Dopo trentacinque minuti di monotonia assoluta, il Bologna passa in vantaggio proprio con Orsolini, che sull’assist di Ndoye scarica sul destro e calcia in porta battendo Scuffet. Non tarda ad arrivare la risposta del Cagliari, con Piccoli che protegge il pallone spalle alla porta e riesce a girarsi calciando, obbligando Skorupski a impegnarsi per respingere il tiro. Ad inizio secondo tempo un brillante Ndoye prova a raddoppiare, con una discesa al centro del campo che termina con un tiro salvato da Scuffet. Al 51’ arriva il raddoppio degli emiliani con un prodigioso gol di Odgaard, che arriva dalle retrovie sul passaggio di Lucumí e calcia da fuori area, sorprendendo l’estremo difensore rossoblu. Al centro del gioco di Italiano c’è Ndoye, fondamentale per il doppio vantaggio dei suoi. Tutti i palloni passano sotto il controllo dello svizzero, metronomo della costruzione del Bologna, che detta i ritmi alla perfezione rendendosi talvolta anche pericoloso. Il secondo tempo scorre senza altre particolari occasioni e va a porre il sigillo ad una partita non spettacolare, che la squadra di Italiano è riuscita a vincere sfruttando al meglio le poche occasioni avute. Seconda vittoria stagionale per gli emiliani, che provano a rilanciarsi in classifica. La squadra di Nicola invece incassa la seconda sconfitta consecutiva, confermando una situazione di forma tutt’altro che eccellente.

Lecce-Hellas Verona

Il lungo digiuno del Lecce finisce qui. La squadra di Luca Gotti batte il Verona e ritrova la vittoria che mancava addirittura dal 31 agosto. Dopo una fase di studio le squadre cominciano a spingere sull’acceleratore. In particolare, è il Lecce a sfiorare due volte la rete del vantaggio. Al 15’ la squadra di Gotti è molto sfortunata: punizione di Rafia per Gaspar che di testa manda la palla sul palo. Cinque minuti dopo gol annullato ai salentini a Dorgu per una spinta su Tchatchoua. Il Lecce spinge, soprattutto sulla destra, a Dorgu viene annullata un’altra rete per fuorigioco, mentre il Verona invece punta di più sul possesso palla e di pungere in contropiede: l’Hellas produce qualche calcio d’angolo, ma Falcone non viene mai impegnato. Al 40’ i gialloblù restano in dieci per l’espulsione di Tchatchoua che stende Dorgu lanciato a rete. Il secondo tempo condanna il Verona a una continua barricata, causata dall’inferiorità numerica, e il Lecce approfitta del buco lasciato libero da Tchatchoua per piazzare il guizzo vincente: cross dalla destra di Banda verso il secondo palo, dove arriva l’inserimento di Dorgu che in tuffo piazza il pallone verso il palo opposto, dove Perilli (preferito a Montipò) non può arrivare. Il Verona prova a reagire affidandosi alle conclusioni da fuori area di Suslov. Zanetti prova a restituire velocità e fisicità all’attacco, con la staffetta Tengstedt-Mosquera, ma il blocco basso dei salentini non corre alcun rischio. Gaspar nel gioco aereo è dominante, mentre Gallo e Baschirotto riescono anche a spingersi in avanti per eludere la pressione del Verona. A dieci dal termine gli scaligeri rimangono in nove uomini, a causa dell’espulsione di Belayahne per doppia ammonizione. Il Lecce non soffre gli attacchi e sfiora il raddoppio in contropiede, con Perilli che salva in uscita su Rebic. Torna a sorridere, e a segnare, la squadra di Gotti. Il pesante k.o con la Fiorentina sembra ormai alle spalle, e le due gare contro Napoli e Verona dimostrano la compattezza del gruppo squadra. Continua a essere un rebus il poco apporto offensivo degli attaccanti, con i salentini che in dieci giornate hanno realizzato appena quattro gol, tra cui due di Dorgu. Il talento danese continua a brillare in fase offensiva e adesso comincia ad attirare gli occhi delle big. Prosegue il momento nero del Verona, troppo fragile e disunito in difesa. Zanetti è chiamato a ricompattare la difesa per riaccendere una squadra che sembra aver perso l’equilibrio e la brillantezza vista nelle prime giornate.

Milan-Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Non si ferma più il Napoli, che espugna San Siro e vola in vetta alla classifica. I partenopei piazzano un gol per tempo e stendono il Milan. Terzo successo consecutivo per la squadra di Antonio Conte, sempre più in solitaria al comando della classifica.

Empoli-Inter (A cura di Marco Rizzuto)

Con tre reti nella ripresa, l’Inter s’impone al Castellani grazie alla doppietta di Frattesi e il sigillo del capitano Martinez. L’avvio frizzante regala occasioni da entrambi i fronti. Al 6’ Bastoni perde un pallone sanguinoso nella propria metà campo, Anjorin in verticale serve Solbakken che si fa ipnotizzare da Sommer. Poco dopo replica l’Inter su calcio di punizione, Vasquez copie un miracolo per sventare sopra la traversa il cross di Dimarco diventato un tiro dalla deviazione di Ismajli. L’Inter prosegue l’avanzata offensiva e per un momento passa in vantaggio grazie alla progressione di Darmian, annullata poi per il controllo irregolare avvenuto con la mano. Alla mezz’ora, il direttore di gara, dopo una review al VAR, espelle Goglichizde per un intervento scomposto e imprudente su Thuram. L’episodio indirizza il match a favore dell’Inter che trasforma il secondo tempo in un monologo. Nella ripresa i nerazzurri chiudono la pratica con la prima doppietta in Serie A di Frattesi: al 49’ con la sponda di Darmian e la conclusione con il mancino che, complice una deviazione, trova l’incrocio dei pali; al 67’ col piazzato sul secondo palo dopo la sponda intelligente di Lautaro Martinez. A dieci dalla fine l’errore in impostazione di Vasquez costa la terza rete del match. Barella ruba palla e serve Lautaro che in diagonale mette in ghiaccio la partita. Vittoria importante dell’Inter che risponde al Napoli mantenendo le distanze. I toscani si arrendono non riuscendo a tenere il passo dei ragazzi di Inzaghi, scendendo al dodicesimo posto. In vista del big match della prossima settimana contro il Napoli, l’Inter prova a tenere stabilmente il passo.

Venezia-Udinese (A cura di Marco Rizzuto) 

Al termine di una partita spettacolare, il Venezia si impone per 3-2 tornando alla vittoria e negando ai bianconeri la gioia del podio. Al Penzo l’Udinese vola subito in vantaggio con il contropiede guidato da Iker Bravo e finalizzato dal piattone di Lovric che buca Stankovic e apre le danze. Poco dopo il gioiellino ex Leverkusen trova la rete dello 0-2 calciando forte dal limite dell’area. La gara appare in netto controllo degli ospiti che controllano il gioco dominando il Venezia. La prima e unica sbavatura del primo tempo permette ai padroni di casa di accorciare le distanze. Pohjanpalo, lanciato a rete, viene steso da Giannetti che costa il giallo e il penalty, trasformato dal finlandese al 40’. La ripresa mostra un piglio decisamente diverso dei lagunari, l’ingresso in campo di Oristanio ha portato più qualità ed imprevedibilità negli ultimi metri. L’ex Cagliari, infatti, viene steso al limite dell’area da Toure, intervento che costa il rosso diretto, svoltando inevitabilmente in negativo la gara per i friulani. Dal limite dell’area Nicolussi Caviglia disegna una traiettoria imparabile per Okoye. Il match cambia vertiginosamente, il Venezia tiene in assedio l’area di rigore bianconera e a cinque minuti dalla fine, il muro di mano fatto da Kabasele sulla conclusione di Duncan costa il secondo rigore a favore dei lagunari. Anche questa volta Pohjanpalo non sbaglia e porta in vantaggio il Venezia. Una rimonta pazza che permette ai padroni di casa di trovare la vittoria che mancava da più di un mese, allontanandosi dall’ultimo posto della classifica. Sconfitta amara per l’Udinese che fino ad ora aveva perso solamente con Roma, Milan e Inter.

Juventus-Parma 

L’avvio allo Stadium è sorprendentemente dominato dal Parma, subito nel vivo del gioco e con un baricentro molto alto. L’intraprendenza e la forza delle idee dei ducali presentano il conto al quarto minuto, quando la punizione di Bernabé trova la sponda di Balogh e il colpo di testa, in anticipo su Gatti, di Delprato. Il Parma non smette di attaccare e inizialmente sembra mettere alle corde la squadra di Thiago Motta, che soffre terribilmente le combinazioni tra Bonny e Man, con Hainaut che segue sempre l’azione e spesso arriva dentro l’area a spaventare lo Stadium. I bianconeri hanno l’occasione per pareggiare, con un pallone lasciato nei pressi dell’area piccola da Suzuki, dopo il colpo di testa di Thuram, ma Vlahovic da ottima posizione calcia clamorosamente alto. La pulizia e la brillantezza del Parma mettono in mostra tutte le difficoltà della Juve nel riuscire ad avere equilibrio della fase di pressing e nella conseguente fase di attacco. A rimettere in equilibrio la gara i bianconeri si affidano alla connection americana, con il cross di Weah per lo stacco perentorio a centro area di McKennie. L’entusiasmo bianconero viene smorzato subito dalla qualità della trequarti ducale, perché al 40′ Mihaila e Man mandano in tilt Danilo e McKennie, con Man che anticipa anche l’uscita di Di Gregorio e ha la lucidità e l’intelligenza di servire il rimorchio di Sohm, abile nel calciare forte sul primo palo e riportare avanti il Parma. Nella ripresa Pecchia inserisce Hernani al posto di Keita, arretrando Sohm, e su quello spazio agisce Thuram. Al 50 il francese si libera in mezzo ai due centrocampisti, serve Conceicao che replica l’assist visto nel derby d’Italia, con lo stesso movimento di Weah bravissimo nell’anticipare Delprato e pareggiare la gara. La qualità della Juventus comincia a venire fuori grazie alla posizione di Locatelli, più mobile in mezzo al campo e libero di impostare l’azione, e Conceicao, una continua spina nel fianco della difesa ducale. All’ora di gioco Thiago Motta decide di inserire Yildiz, MVP del derby con l’Inter, e Savona, con l’intento di mantenere stabile l’offensiva bianconera. Dopo la risposta di Pecchia, con Charpentier e Almqvist che rialzano il baricentro ducale, ritorna in campo Koopmeiners con il compito di aumentare la qualità e l’incisività tra le linee. Nel finale le due squadre sono completamente spezzate in due, con ribaltamenti di fronte continui. L’occasionissima in questo frangente è del Parma, con Charpentier che sbatte su Di Gregorio, provvidenziale in uscita. L’ultimo squillo è un salvataggio di Delprato su Yildiz, con il turco che approfitta di un errore in uscita di Suzuki e calcia a botta sicura, trovando l’opposizione miracolosa del capitano ducale. Un pareggio spettacolare, un match ricco di colpi di scena e capovolgimenti. I bianconeri frenano ancora e adesso si allontanano dalla vetta, al termine di una settimana che ha ridimensionato la corsa inarrestabile della squadra di Thiago Motta. Altra grande prestazione della squadra di Pecchia, che però continua a palesare cali di tensione durante la partita. L’eccelsa qualità della trequarti ducale ha messo in seria difficoltà la difesa bianconera, che adesso comincia a sentire l’assenza pesante di Bremer -decimo gol subito da quando il brasiliano si è infortunato.

Atalanta-Monza (A cura di Simone Scafidi) 

A Bergamo un Atalanta brutta da vedere e praticamente inesistente nel primo tempo batte il Monza per 2-0. La prima metà di gara risulta priva di qualsiasi tipo di emozione, illuminata solamente da una conclusione di Bianco al 42′ respinta da Carnesecchi e dal gol annullato a Vignato per un fallo in attacco di D’Ambrosio. Nel secondo tempo la squadra di Gasperini si sveglia, e con una grande velocità sugli esterni e l’efficace gioco su Samardzic (entrato al 45′) in mezzo al campo, riesce a ipotecare il risultato. Al 70′ é proprio il centrocampista serbo a sbloccare la partita, con un’ottima gestione palla all’interno dell’area che si conclude con il sinistro a giro a battere Turati. Due minuti più tardi Cuadrado prova a chiudere il discorso, ma il suo tiro viene chiuso in calcio d’angolo dal grande recupero di Kyriakopoulos. All’88‘ l’Atalanta mette in ghiaccio la partita grazie ad un eurogol di Zappacosta, che calcia a giro da fuori area sul secondo palo battendo Turati e mettendo definitivamente k.o. il Monza. La squadra di Gasperini dà continuità al suo straordinario periodo di forma, grazie ad una prestazione leggermente sottotono dovuta probabilmente alla stanchezza delle tante partite. La profondità della rosa bergamasca ha permesso a Gasperini di cambiare il piano gara e con questo Samardzic in continua crescita, l’Atalanta è chiamata ad alzare ulteriormente il livello, a cominciare dal big match di domenica contro il Napoli capolista. I brianzoli invece continuano ad occupare le zone basse della classifica, rimanendo a pari punti con il Venezia terzultimo.

Genoa-Fiorentina 

La Fiorentina adesso non si vuole fermare più. I Viola espugnano Marassi e calano la quarta vittoria consecutiva. Un Genoa martoriato dagli infortuni, in attesa dell’esordio di Mario Balotelli, prova a sfruttare l’orgoglio e la spinta incessante del Ferraris. La Fiorentina prova ad aggrapparsi alle incursioni laterali di Sottil da una parte, e Dodò dall’altra, ma la mancanza di Kean (non convocato per un problema fisico) non permette alla squadra di Palladino di avere un riferimento in avanti capace di tenere il pallone con qualità. Il Genoa gioca prevalentemente sulla fascia sinistra, dove Martin è particolarmente ispirato e galoppa lungo tutta la fascia, ma al momento della rifinitura si evincono i limiti che stanno sopraggiungendo all’interno della squadra di Gila. L’idea del Grifone è sviluppare a sinistra per concludere a destra, ma Sabelli è spesso impegnato in un duello rusticano con Sottil, e non riesce a creare la superiorità numerica in area, dove la Fiorentina gioca uomo su uomo. Le uniche occasioni, da una parte e dall’altra, arrivano con conclusioni da fuori area, ma entrambi i portieri rispondono presente. Nella fase centrale del secondo tempo il Genoa è più pericoloso, con Ekhator e Pinamonti che svariano sul fronte offensivo e mandando in tilt la difesa viola. Nel miglior momento dei rossoblù, Palladino decide di inserire Adli per aggiungere qualità in mezzo al campo. La scelta paga subito perché la Fiorentina trova verticalità e attacca meglio l’area. Al 72′ un fraseggio rapido sulla destra porta al cross Beltran, l’inserimento di Gosens crea scompiglio tra i difensori genoani e sul pallone vagante è proprio il tedesco a trovare il guizzo vincente, con un tiro di collo esterno che non lascia scampo a Leali. Gilardino si sbilancia completamente, cercando di risollevare l’animo della squadra, e nel finale la Fiorentina si barrica nella propria metà campo. Marassi è gelato dal gol del tedesco, ma si riaccende subito con l’occasione di Pinamonti, che impegna De Gea al super intervento in tuffo. Nel finale il Genoa si riversa tutto in avanti e sfiora il pareggio con il colpo di testa in avvitamento di Vasquez, parata incredibile di De Gea, che riesce a deviare in angolo con un balzo felino. Quarta vittoria consecutiva in campionato, la sesta considerando la Conference, quarto posto con sorpasso alla Juventus. La Fiorentina adesso ha trovato definitivamente la quadra. Palladino è riuscito a ricompattare il gruppo dopo un avvio complicato e adesso i Viola hanno tutte le carte per disputare un campionato da assoluti protagonisti. Prosegue la crisi del Genoa, inguaiato dalle vittorie di Venezia e Lecce. I tanti infortuni stanno martoriando la rosa di Gilardino, che adesso deve cominciare a conquistare punti per uscire dalla zona calda della classifica. E intanto Super Mario comincia a scaldare i motori..

Roma-Torino 

Prova a uscire dalla crisi la Roma. All’Olimpico basta il golazo di Dybala per risollevare la testa. L’atmosfera tra squadra e tifosi rimane molto tesa e nervosa, dopo una settimana molto complicata caratterizzata dal pesante 5-1 di Firenze. L’assenza dell’ultimo minuto di Dovbyk (assente per febbre) costringe Juric a ricorrere ai ripari con l’avanzamento di Dybala centravanti, e Pisilli e Baldanzi alle sue spalle. Vanoli risponde con il tandem Sanabria-Adams e rinuncia a Vlasic e schiera Gineitis in mezzo al campo. Il ritmo è molto basso, le due squadre palesano i limiti emotivi, più che tecnici, del momento e in avvio non arrivano occasioni. A rompere la monotonia ci pensa la Joya, leader tecnico dell’attacco giallorosso. Al 19′ Linetty sbaglia il retropassaggio, Dybala ne approfitta e dopo aver saltato Milinkovic calcia subito verso la porta, dove Masina in scivolata non riesce a evitare il vantaggio giallorosso. La goffa deviazione del centrale marocchino condiziona la sua partita, che da quel momento inizia a essere piena di errori e sbavature. I giallorossi provano ad approfittare del momento favorevole e prendono d’assalto la fascia destra, con l’inserimento dalle retrovie di Mancini che porta la difesa del Toro a perdere dei riferimenti per chiudere l’avanzata del capitano giallorosso (Pellegrini parte dalla panchina per una botta al piede subita in allenamento), e lasciare spazio a Dybala, libero di impostare l’azione offensiva. Il Torino cresce nella fase finale del primo tempo, con Maripan che in mischia impegna Svilar di testa, e con Vojvoda che spaventa la difesa giallorossa con un tiro cross che sibila con il palo. Nel secondo tempo Vanoli prova a riaccendere la miccia con l’ingresso di Njie, match winner contro il Como, e l’attaccante classe 2005 si costruisce da solo l’occasione per il pareggio, con un tiro a giro potente e preciso dove Svilar deve respingere in tuffo. Pisilli sfiora il 2-0 con un destro a giro, ma colpisce il palo, azione vanificata dal fuorigioco iniziale di Angelino. Nel finale il Toro prova a sorprendere la difesa giallorossa con il fraseggio nello stretto, ma il muro eretto da Mancini e compagni non concede spazi. Una risposta non del tutto convincente, ma necessaria, per la Roma. La squadra di Juric accorcia in classifica e arriva a un punto dai granata. Quarta sconfitta nelle ultime cinque per la squadra di Vanoli, che adesso comincia a sentire l’assenza di Duvan Zapata. L’infortunio del colombiano ha tolto al Toro quei gol e quelle giocate codificate che avevano permesso a Vanoli di mettere in difficoltà squadre come Milan e Atalanta, ma adesso l’attacco comincia ad avere le polveri bagnate. Anche la difesa continua a scricchiolare e il centrocampo pecca di qualità e dinamismo.

Como-Lazio 

La Lazio non si ferma più. Vittoria larghissima e convincente anche a Como. Moduli speculari (4–2-3-1) per entrambe le squadre, ma atteggiamento in campo molto diverso. Quello della Lazio è più aggressivo, i padroni di casa sono guardinghi. Pesa, ovviamente, anche la differente caratura tecnica, ma l’impressione è che la Lazio voglia fare la partita, mentre il Como preferisca attendere per sfruttare gli spazi che la formazione ospite potrebbe lasciare. Dopo una fase di studio che dura una ventina di minuti la Lazio accelera e nel giro di tre minuti piazza un uno-due micidiale. Apre le marcature al 28’ Castellanos (che aveva già impegnato Audero in precedenza) su calcio di rigore concesso per fallo di mano di Dossena su colpo di testa dello stesso Castellanos (Pairetto non lo vede, ma interviene il Var). Tre minuti più tardi raddoppia Pedro che capitalizza al meglio l’assist del solito Tavares, all’ottava assistenza in otto gare. Il Como prova a reagire ma la difesa biancoceleste non soffre. Nella ripresa ci pensa Mazzitelli a riaccendere la speranza in casa Como, con in rovesciata che beffa Provedel sul secondo palo. Pochi minuti dopo i lariani rimangono in dieci uomini, a causa della doppia ammonizione di Braunoder (colpevole dell’errore fatale nella sconfitta di Torino) che conclude la sua settimana da incubo. Pochi minuti dopo però la gara di riequilibra, perché Tavares commette fallo su Strefezza e viene espulso, anche lui per doppia ammonizione. Le squadre si allungano e la partita entra in una fase in cui può succedere di tutto. Ad approfittare della situazione è la Lazio, che torna al gol sugli sviluppi di un angolo (che nasce dopo un grande intervento di Audero su una punizione di Castellanos). Dalla bandierina calcia Pedro, Dia allunga la traiettoria e sul secondo palo Patric la mette dentro di testa. Il Como prova a riorganizzarsi mentre la Lazio sembra avere le idee ben chiare, nonostante l’espulsione di Tavares. Il Como sfiora il gol del 2-3 con Cerri, errore da matita rossa per l’attaccante lariano, servito da un gladiatorio Cutrone. I biancocelesti nel finale diventano padroni del campo, grazie alle correzioni di Baroni, e arrotondano ulteriormente il punteggio: Castellanos segna ancora, su assist di petto di Dia, e a rendere il punteggio pesantissimo per il Como provvedono due nuovi entrati, con Tchaouna che piazza il colpo del 5-1 con assist di Lazzari. Prosegue spedita la corsa della squadra di Baroni. Per i biancocelesti è la settima vittoria nelle ultime otto partite giocate tra coppa e campionato. Tre punti che valgono il terzo posto in classifica in coabitazione con Atalanta e Fiorentina. Brutta battuta d’arresto invece per il Como. Dopo tante belle prestazioni (con risultati alterni) stavolta i lariani giocano e perdono male. Il compito di Fabregas e dei suoi uomini è quello di fare in modo che si tratti solo di un episodio.

 LA TOP11 DELLA 10ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

 

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

La Lazio lo fa ancora, Napoli beffato in casa e Atalanta capolista

La Lazio batte il Napoli e vola al quinto posto in classifica, la cronaca della partita

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72 ore dopo la sfida in Coppa Italia, Napoli e Lazio tornano ad affrontarsi, stavolta al Diego Armando Maradona, nella sfida valida per la 15ª giornata di Serie A. Un match che, in chiave Scudetto, può veramente essere decisivo per entrambe le squadre.

Diversamente dalla sfida del 5 dicembre, stavolta è il Napoli a partire forte, con McTominay che dopo pochi minuti costringe subito Provedel ad un intervento non semplice. Con venti titolari su ventidue diversi dallo scorso match, il ritmo della partita è molto equilibrato, con la Lazio che prova a farsi vedere e il Napoli che risponde, sotto una pioggia battente che rende il terreno e il pallone molto difficili da gestire. Al 20’ è la Lazio ad andare vicina al vantaggio, con una serpentina di Isaksen che si conclude con il tiro dal limite dell’area e la grande risposta di Meret che sventa il pericolo. La gestione del centrocampo spetta alla squadra di casa, che “ingabbia” la Lazio e chiude tutti gli spazi. I biancocelesti soffrono questa pressione e si trovano sempre costretti a difendere palla in zone potenzialmente pericolose, rischiando anche qualcosa. Al 32’, dopo l’ennesima azione molto elaborata del Napoli, Anguissa arriva alla conclusione, che viene agilmente bloccata da Provedel. Allo scadere della prima frazione di gioco, su una punizione dai trenta metri, Kvara va vicino ad un gol clamoroso, sfiorando l’incrocio dei pali e ponendo di fatto il sigillo al primo tempo.

La seconda frazione di gioco si apre con il botto: in seguito alla costruzione biancoceleste, Dele-Bashiru riesce ad arrivare alla conclusione, con un tiro che spacca la traversa ma non riesce a entrare in porta. Il secondo tempo prosegue in maniera equilibrata e abbastanza monotona fino al 70’, quando su un calcio d’angolo battuto da Kvara, Anguissa incorna il pallone che sbatte sul palo e si spegne sul fondo. Pochi secondi più tardi, sempre Kvara dà il via ad una ripartenza pericolosa, scaricando la palla su McTominay che imbuca per Lukaku, con un pallone però troppo lungo che finisce tra le braccia di Provedel. Inaspettatamente, e dopo gran parte della partita passata a soffrire, la Lazio passa in vantaggio al 78’. Il neo entrato Noslin, reduce da una tripletta proprio contro il Napoli in Coppa Italia, serve con un lancio precisissimo Isaksen, che rientra sul sinistro, salta Olivera, e grazie ad una leggera deviazione proprio del terzino uruguaiano insacca la sfera alle spalle di Meret. Senza altre particolari occasioni e sotto una pioggia incessante, va a chiudersi un secondo tempo illuminato solo dal lampo di Isaksen, che per il resto è risultato abbastanza monotono e serrato, con le due squadre in costante fase di stallo, probabilmente affaticate proprio dalle condizioni meteo avverse.

Continua il grande periodo della Lazio di Baroni, che batte il Napoli per la seconda volta in tre giorni e porta a casa la terza vittoria consecutiva al Maradona, che si traduce in un quinto posto a meno tre punti dal primo, adesso occupato dall’Atalanta. Dal canto suo, il Napoli compie un ottimo primo tempo, a cui si oppone una seconda metà di gara incolore, che ha visto la squadra di Conte subire in maniera passiva e non arrivare quasi mai nella zona di Provedel, spettatore non pagante del match.

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Lookman piega il Milan. L’Atalanta vince ancora e si porta momentaneamente al primo posto

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L’Atalanta batte anche il Milan sotto il segno di  De Ketelaere e Lookman, ottenendo la nona vittoria di fila e portandosi al primo posto in classifica, aspettando la sfida tra Napoli e Lazio di domenica.

Al Gewiss Stadium la partita parte a mille, con un’atmosfera unica e degna dello storico momento che sta vivendo l’Atalanta. Nei primi due minuti, entrambe le squadre mettono in atto l’immediata voglia di andare in vantaggio, con il Milan che va vicino al gol  con il tiro a incrociare di Pulisic, e con l’Atalanta, che sfiora il possibile 1-0 con il tiro dell’ex atalantico Pašalić. Nei minuti successivi i ritmi non si abbassano e, i rossoneri, prendono campo mettendo paura ai padroni di casa, principalmente nell’occasione della verticalizzazione di Gabbia per Morata, che trova la rete dopo soli sette minuti, gol però annullato immediatamente dal direttore di gara per un fuorigioco dello spagnolo nel tentativo di raggirare Hien. Al 12′, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da De Roon, l’Atalanta sblocca ufficialmente la gara grazie al colpo di testa di De Ketelaere, l’attaccante belga sale in cielo e impatta perfettamente il pallone, spedendo la sfera alle spalle di Maignan, impotente sul gol dell’ex centravanti rossonero. La squadra di Fonseca non si abbatte, si rimbocca le maniche e trova la parità sotto il segno dei due uomini messi più in discussione: Theo Hernandez e Rafael Leão. Quest’ultimi attaccano sull’out di sinistra, con il portoghese che serve a centro area il pallone per il tap-in di Morata, che trova la terza rete in questo campionato. Dal gol del pareggio rossonero, l’Atalanta si impone, giocando meglio degli ospiti, sfiorando la rete del vantaggio per la seconda volta con Bellanova e Pašalić ma, entrambi i tiri dei nerazzurri, vengono neutralizzati da Maignan. Ad una manciata di secondi dalla fine del primo tempo, l’Atalanta dopo aver abbassato i ritmi, sale nuovamente in cattedra con Lookman, l’attaccante nigeriano salta Emerson Royal e dal limite dell’area calcia verso la porta, angolando troppo il pallone.

Nella ripresa, l’Atalanta tiene in mano il pallino del gioco, dimostrandosi superiore in alcune occasioni sia dal punto di vista tattico, sia dal punto di vista dei singoli. L’occasioni sciupata da Bellanova e il drastico calo dei ritmi costringono il Milan a  mettere mano alla panchina, per cercare una vittoria importante che riscatterebbe la stagione dei rossoneri, dando coraggio e continuità ai risultati ottenuti nelle ultime gare. A pochi minuti dalla fine e a pochi minuti dalla sostituzione per Zaniolo, nuovamente sugli sviluppi di un calcio piazzato, l’Atalanta si riporta in vantaggio con Ademola Lookman, l’eroe della finale di Dublino riesce a colpire di testa dopo il corner di Samardžić e la spizzata sul primo palo di Kolasinac. Nei cinque minuti di recupero concessi da La Penna, il Milan tenta disperatamente il pareggio, concedendo troppo spazio agli avversari che rischiano addirittura di siglare la terza rete con la cavalcata del neo entrato Retegui.
Con questo successo, l’Atalanta scavalca il Napoli e si porta momentaneamente al comando del campionato, per il Milan arriva una sconfitta pesante dopo un ottimo periodo di forma.
Nell’anticipo delle 18:30, l’Inter domina e batte 3-1 il Parma. La gara viene sbloccata da una super giocata di Dimarco dopo parecchi tentativi offensivi dei nerazzurri. A firmare la seconda e la terza rete del match ci pensano Barella e Thuram mentre, sul finale di gara, l’autogol dell’ex Darmian accorcia le distanze di una partita già chiusa.

 

 

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Calcio

Il Supercommento della 14ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quattordicesima giornata di Serie A.

Cagliari-Verona (A cura di Marco Rizzuto)

Tra le mura dell’Unipol Domus la decide Piccoli, il Cagliari vince lo scontro salvezza e torna a vincere dopo sei giornate. Dopo soli cinque minuti i padroni di casa  sfiorano il vantaggio con Mina, ma il colombiano manca la porta per centimetri. L’atmosfera è molto calda ed entrambe le formazioni lottano su ogni pallone. La prima frazione segue un copione di dominio rossoblù in cui i padroni di casa gestiscono il possesso mentre il Verona si chiude in difesa tentando il colpo in contropiede. Sul finale Lazovic si divora il gol del vantaggio a porta vuota, impedendo agli scaligeri di chiudere avanti il primo tempo. Alla ripresa il gioco segue gli stessi ritmi e Nicola tenta di indirizzare la partita con l’ingresso in campo di Felici e Viola, con quest’ultimo col compito di favorire il gioco palla a terra. Ad un quarto d’ora dalla fine, i sardi trovano il gol partita al termine di una splendida manovra condotta da Makoumbou che serve un cioccolatino per Felici, bravo ad innescare Piccoli, che con freddezza buca Montipo’. Dopo il gol subito, il Verona accenna una reazione senza però impensierire troppo la difesa rossoblu’. Nelle battute finali il Cagliari sfiora il raddoppio con Obert, ma nel primo tentativo è bravo Montipò ad opporsi, e nel secondo il difensore colpisce il legno. La vittoria dei ragazzi di Nicola permette al Cagliari di lanciarsi in alto, staccando la zona rossa della classifica.

Como-Monza

Il primo derby in Serie A tra Como e Monza termina in pareggio. Nel gioco delle coppie attuato da Nesta e il suo Monza, Fabregas lascia libero di svariare Nico Paz, cosi da creare l’effetto domino che libera i tre tenori dell’attacco lariano. Il primo squillo è un destro a giro di Fadera, palla fuori di poco alla sinistra di Turati. L’intento dei padroni di casa è quello di appesantire una zona del campo, per poi andare a concludere dall’altro sfruttando i movimenti continui di Cutrone e Strefezza, abili nel non dare punti di riferimento alla difesa del Monza, la cui manovra in avvio si affida esclusivamente al giro palla dei tre centrali. L’ideale non proprio estetista di Nesta trova riscontri con il passare dei minuti, con i brianzoli che giocano molto in verticale e tentano di ribaltare il fronte in pochi passaggi. Alla mezz’ora il primo squillo degli ospiti, con un corner battuto corto verso Bianco, il cui cross a giro trova Caldirola libero sul secondo palo, colpo di testa forte ma non preciso e Reina intercetta. Da corner a corner, perché su palla inattiva il Como sblocca il derby: al 36′ un rimpallo, dopo un tiro a botta sicura di Goldaniga, indirizza la palla verso Engelhardt, abile nel colpire verso il palo opposto e portare in vantaggio la squadra di Fabregas. Nel secondo tempo Nesta rinuncia a Dany Mota per Maldini, chiaro segnale di un bisogno di un maggiore fraseggio nello stretto, piuttosto che una ricerca spasmodica della profondità. In avvio il Como appare più distratto, frutto di un baricentro più alto del Monza. Su uno sviluppo di palla inattiva, il VAR ravvisa un tocco di braccio di Nico Paz, sul colpo di testa di Pablo Marì, e l’arbitro assegna il calcio di rigore. Dagli undici metri il destro di Caprari spiazza Reina e rimette in equilibrio il derby. Nella fase centrale del secondo tempo il Como cerca di sfruttare gli errori in fase di costruzione del Monza, ma la squadra di Nesta, galvanizzata dal pareggio e dagli impulsi del tecnico, gioca sul velluto. La girandola di cambi spariglia le carte in tavola, con Fabregas che aggiunge centimetri all’attacco con Belotti, mentre Nesta rinforza la fascia destra con Birindelli. Nell’ultimo scorcio di gara le due squadre si allungano, si gioca colpo su colpo. A due giri d’orologio dal termine il Monza ha la palla per il vantaggio, ma Djuric in scivolata colpisce il palo esterno, su invito di tacco di Maldini. C’è tempo anche per l’ultimo brivido da parte del Como, con Belotti che sale in cielo e sfiora l’incrocio di testa su cross di Verdi. Un derby avvincente e spettacolare che però non vede alcun vincitore. Pareggio che non soddisfa nessuno, vista la situazione in classifica, con il Como che rimane sopra ai brianzoli ma di un solo punto.

Milan-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Nell’anticipo pomeridiano del sabato, Il Milan cala il tris e batte l’Empoli a San Siro, tornando a vincere in Serie A dopo quasi un mese. Dopo poco meno di un quarto d’ora la squadra di Fonseca comincia a farsi vedere nella zona di Vasquez con un tiro a incrociare di Morata che finisce di poco a lato. Cinque minuti più tardi, l’attaccante spagnolo segna il gol dell’1-0 calciando al volo su una ribattuta di Ismajli e torna al gol nel massimo campionato dopo più di due mesi. Pochi istanti dopo Theo Hernandez, approfittando della distrazione dell’estremo difensore azzurro, cerca una clamorosa conclusione quasi da centrocampo, che però termina sul fondo. L’Empoli è totalmente in confusione e a causa di un errore difensivo di Viti, che perde palla sotto la pressione di Pulisic, rischia di perdere il 2-0, scampato solo grazie all’errore dell’esterno rossonero. Sul finire del primo tempo cala la nebbia su San Siro, e sul cross di Emerson Royal, Reijnders trova la girata vincente e sigla il raddoppio, confermando un momento di forma a dir poco straordinario. Il gioco molto rapido sugli esterni della squadra di Fonseca sembra essere un ottimo antidoto per la muraglia dell’Empoli, che fino a questa partita aveva subito solo 11 gol. La squadra di D’Aversa prova a reagire e al 53’ Maleh spacca la traversa, graziando il Milan. A venti minuti dalla fine, sempre Reijnders pone il sigilli al match, raccogliendo la palla scaricatagli da Fofana e insaccando il pallone del 3-0 dopo una grandissima galoppata al centro del campo. A cinque minuti dalla fine, il neo entrato Camarda prova a cercare un clamoroso primo gol in Serie A, con una rovesciata che si spegne nettamente sul fondo. Può tornare quindi a sorridere il Milan, che guadagna tre punti contro un avversario tutt’altro che semplice, che però è stato autore di una prestazione non all’altezza

Bologna-Venezia (A cura di Tommaso Patti)

Il Bologna reagisce alla sconfitta europea contro il Monaco, battendo 3-0 il Venezia. Il primo acuto della gara arriva sulla conclusione di Ndoye che taglia tutta l’area di rigore ma senza trovare nessuna deviazione vincente in porta. Al Dall’Ara i padroni di casa la sbloccano sugli sviluppi di un calcio di rigore, procurato da Ndoye per l’eccessiva trattenuta di Haps nel tentativo di fermare la manovra offensiva rossoblu. Dal dischetto si presenta lo stesso Ndoye che spiazza Stankovic e porta il Bologna in vantaggio al ventunesimo minuto. I lagunari provano a rimettere la sfida in parità pochi minuti più avanti, quando Oristanio, dopo una percussione offensiva sulla fascia destra, scarica e serve Nicolussi Caviglia che però spreca l’occasione calciando alto. Nella ripresa il Venezia si spegne, cedendo campo agli avversari che sprecano clamorosamente l’opportunità di raddoppiare sul tiro di Karlsson che termina addosso a Stankovic. Il raddoppio dei felsinei arriva nuovamente dagli undici metri: sul tiro di Odgaard ribattuto dal portiere del Venezia, si carambolano sul pallone Dallinga e Idzes, quest’ultimo nel tentativo di spazzare il pallone colpisce in pieno l’avversario. Dopo una revisione al VAR da parte del direttore di gara, viene concesso il secondo rigore per il Bologna, dal dischetto si presenta Orsolini che, anche in questo caso, spiazza Stankovic e firma il raddoppio. Prima del triplice fischio, c’è tempo anche per la prima doppietta in maglia Bologna per Dan Ndoye che, attacca il primo palo, e anticipando tutti spedisce in porta il pallone servito da Orsolini. Dopo la pesante sconfitta interna in Champions League, e dopo aver perso per 3-0 l’ultima gara di Serie A contro la Lazio, torna a vincere il Bologna grazie ai suoi esterni. Per il Venezia arriva la decima sconfitta stagionale, la quarta di fila.

Udinese-Genoa (A cura di Simone Scafidi)

Il nuovo Genoa di Vieira espugna il Bluenergy Stadium e stacca di ben tre punti la zona retrocessione, rimanendo imbattuto nelle ultime quattro gare di Serie A. Non passano nemmeno due minuti e la partita imbocca una particolare direzione. Per una ingenuità di Isaak Touré, che perde palla al limite della sua area di rigore e stende Zanoli, i friulani rimangono in dieci uomini e sono costretti ad una partita di grande sacrificio. Sulla punizione, Pinamonti calcia direttamente in porta, obbligando Okoye a compiere un grande intervento. Al 12’ minuto arriva il vantaggio rossoblu, grazie alla zampata di Pinamonti che raccoglie il tiro sporco di Badelj e insacca la sfera alle spalle di Okoye. Altra ingenuità dell’Udinese, che per costruire dal basso si espone troppo: Ehizibue, con un retropassaggio troppo debole e impreciso, manda involontariamente in porta Thorsby che salta Okoye ma si vede negare la gioia del gol dal salvataggio provvidenziale di Giannetti, praticamente sulla linea. Con i tiri di Zemura e Thauvin, l’Udinese prova timidamente a reagire, trovando però sempre le mani sicure di Leali. Al 66’ arriva il raddoppio del Genoa, grazie all’ennesima, poderosa discesa di Zanoli sull’out di destra. L’ex Napoli avanza fino in fondo e mette il pallone in mezzo, trovando la deviazione di Giannetti (fino a questo momento migliore in campo nei suoi) che inganna Okoye e stende definitivamente i friulani. Con il vantaggio numerico per praticamente tutta la partita, la squadra di Vieira guadagna tre punti fondamentali. Dall’altra parte, ha poco da rimproverarsi la squadra di Runjaic, che sin dal primo minuto è stata succube del gioco genoano.

Parma-Lazio (A cura di Simone Scafidi)

Il Parma dà spettacolo in casa e batte una Lazio al suo massimo splendore per 3-1, con una prestazione da grande squadra che fa ben sperare i tifosi ducali. A partire forte però è la Lazio, che festeggia già al secondo minuto, grazie ad un gol favoloso di Rovella dai trenta metri, annullato però dopo un check al VAR, proprio a causa di un fallo del numero sei biancoceleste, che ha fermato in maniera irregolare Haj Mohammed. La squadra di Baroni fa i conti con i propri errori, e al 5’ Man recupera palla nell’area di rigore di Provedel e spiazza il portiere italiano, portando avanti il Parma. A quattro minuti dalla fine della prima metà di gara, Valeri compie un salvataggio miracoloso sulla linea, respingendo la conclusione di Isaksen. Dopo un rigore cancellato alla Lazio, si va a riposo sull’1-0. Il secondo tempo si apre con la Lazio che arremba, e su calcio d’angolo Suzuki si mette in mostra con un grande intervento sul colpo di testa di Romagnoli. In pochi secondi, giusto il tempo di superare la metà campo, la Lazio perde nuovamente un pallone in costruzione e ne approfitto Charpentier che serve Haj Mohamed, la cui conclusione di prima, da fuori area, si insacca all’incrocio dei pali portando così il Parma sul 2-0. A dieci minuti dalla fine la prima distrazione della difesa emiliana costa il 2-1 della Lazio, siglato da Castellanos che in agguato raggiunge il pallone e lo insacca in porta. Al 91’ la Lazio è tutta in avanti per cercare il gol del pareggio, e Charpentier e Delprato danno vita al contropiede del definitivo 3-1, siglato dal giocatore italiano, che a tu per tu con Provedel è lucido e non sbaglia. Tre punti fondamentali per il Parma, che arrivano contro una Lazio distratta e superficiale.

Torino-Napoli (A cura di Tommaso Patti)

Continua l’ottimo momento del Napoli, l’1-0 di Scott McTominay decide la gara dell’Olimpico grande Torino. La sfida tra l’allievo Vanoli, e il maestro Conte, vede come da pronostico favoriti i partenopei, ampiamente superiori sulla carta e favoriti dall’ottimo periodo di forma che incide molto sul piano psicologico della gara. Il Torino si affaccia subito dalle parti di Meret dopo appena quattro minuti, quando sul di cross di Gineitis, Che Adams impatta di testa il pallone spedendolo lontano dalla porta. Il Napoli, dopo un momento di stallo della gara, prova ad ingranare ed ingannare Milinkovic Savic con un colpo di tacco di Lukaku, avvenuto dopo un cross Kvaratskhelia. Sul tiro del belga, nel successivo colpo di Kvaratskhelia e in tante altre occasioni della gara, l’istinto e la reattività del portiere serbo è rilevante sul risultato, che si sblocca però definitivamente 31′ con McTominay, il centrocampista scozzese calcia potente sul primo palo beffando Milinkovic Savic, tutto ciò grazie alla super giocata di Kvaratskhelia, che supera un paio di giocatori in uno spazio ristretto, propiziando il terzo gol dell’ex Manchester United. La risposta granata arriva dal punto di vista del gioco, pecca invece dal punto di vista della conclusione con degli errori fatali, come quello di Coco che, al 37′,  spreca clamorosamente scivolando prima di entrare a contatto con la sfera. Nella ripresa la squadra di Conte prova a chiudere la gara, affidandosi ai cross degli esterni e alle incursioni dei terzini, in questo caso Oliveira, che si posiziona in tempo in area di rigore e di testa prova a raddoppiare la gara, sbattendo però nuovamente contro un miracolo di Milinkovic Savic. Con un attacco che non reagisce e con una difesa non riesce a respingere gli attacchi azzurri, l’unica ancora di salvezza dei padroni di casa è il loro estremo difensore, protagonista di altri interventi provvidenziali sul finale di partita. Prima del triplice fischio, il Napoli riesce a raddoppiare con David Neres, rete annullata immediatamente per il fuorigioco dell’esterno brasiliano. Seppur meritando di più, il Napoli esce dall’Olimpico con tre punti pesantissimi, il Torino invece, continua a non trovare la vittoria, che adesso manca da cinque partite.

Fiorentina-Inter

La gara è stata sospesa in seguito al malore accorso ad Edoardo Bove nel corso del primo tempo. Dopo il grande spavento iniziale, le condizioni del centrocampista italiano sembrano in miglioramento, seguiranno ulteriori aggiornamenti nei prossimi giorni. La partita è stata sospesa dall’arbitro Doveri e rinviata a data da destinarsi.

Lecce-Juventus

L’orgoglio salentino ferma la Juventus nel recupero. Le prime iniziative sono di marca bianconera, con il Lecce inizialmente distratto e slegato tra i reparti. Così come a Birmingham l’intento della banda di Thiago Motta è quello di colpire dalla parte di Conceicao, subito in ritmo e cercato spesso dai compagni. Il Lecce compatta il lato sinistro del campo e allora Locatelli indirizza il possesso dall’altra parte, è su questo aspetto che i bianconeri collezionano la prima grande palla gol della gara: Yildiz viene trovato sulla sinistra, sguscia via a Guilbert e serve in mezzo Thuram, che clamorosamente colpisce il palo. Intorno al decimo la squadra di Giampaolo comincia a uscire dai blocchi con coraggio, ma l’audacia dei salentini aumenta i rischi e la Juve prova ad approfittarne in contropiede, come l’occasione del quarto d’ora di Conceicao, rapido e sgusciante tra le linee, la cui conclusione scheggia in pieno il palo, secondo legno in pochi minuti per la squadra di Thiago Motta. Al 24‘ Conceicao costringe Falcone al grande intervento, e sulla ribattuta Weah trova il vantaggio, vanificato per la posizione di off-side di Locatelli, ritenuto attivo, nel corso dell’azione. Verso la fine della prima frazione la gara si equilibra, con il Lecce che riesce a trovare le misure all’intraprendenza bianconera. Al rientro dagli spogliatoi i salentini giocano con maggior coraggio, con un baricentro molto più alto e con una maggiore energia. Le occasioni del secondo tempo sono tutte di marca giallorossa, con Krstovic e Tete Morente che mandano in tilt la difesa bianconera e sporcano i guanti a Perin, sempre attento e sicuro tra i pali. Thiago Motta mette mano alla panchina e cambia la spina dorsale della sua squadra: fuori Thuram e Gatti e dentro Fagioli e Rouhi. I cambi restituiscono alla Juve maggior qualità nel palleggio e un baricentro più alto. Al 68′ Cambiaso rompe l’equilibrio della gara, il tuttocampista bianconero -sarebbe riduttivo definirlo terzino- dialoga con Koopmeiners e calcia forte verso la porta, la palla cambia traiettoria a causa della deviazione di Gaspar e manda fuori tempo Falcone. Giampaolo prova a cavalcare l’onda di Venezia, aggiungendo la grinta e l’energia di Rebic all’attacco salentino, oltre all’ingresso di Oudin e Pierotti, un chiaro segnale di assedio verso la squadra bianconera. La risposta della Juve arriva dalla Next Gen, con l’esordio in prima squadra di Pugno, attaccante classe 2006. Con tutto il Lecce sbilanciato e propositivo in avanti, la Juve alza la barricata attorno a Perin, che garantisce solidità e sostegno con le sue uscite, in un finale che pende tutto dalla parte dei padroni di casa. Nel primo minuto di recupero Krstovic calcia forte verso la porta e Locatelli si immola con il petto, sul cross successivo Rebic indirizza all’incrocio dei pali ma Perin è monumentale in tuffo, azione vanificata da un fuorigioco iniziale. Il pareggio è rimandato di qualche secondo perché in ripartenza Krstovic trova il filtrante in mezzo dove Rebic insacca alle spalle di Perin. Un pareggio di cuore, di sofferenza ma anche di coraggio e audacia. Il percorso di Giampaolo comincia su queste solide basi. Dopo la vittoria di Venezia, il Lecce ferma anche la Juventus e conquista il quarto punto in due partite. Salentini che salgono al sedicesimo posto a quota 13 punti. Continua la crisi di vittorie della Juventus, che aveva assaporato la vittoria ma ha dovuto fare i conti con il coraggio e l’audacia del Lecce. La vetta si allontana sempre di più, ma la sensazione che in questo frammento di campionato la squadra di Thiago Motta non possa fare più di così. Occhi puntati sul ritorno degli infortunati, che hanno il compito di riaccendere la miccia di un attacco che continua ad avere le polveri bagnate.

Roma-Atalanta (A cura di Marco Rizzuto)

De Roon apre i giochi e Zaniolo li chiude, l’Atalanta s’impone a Roma e prosegue la rincorsa al Napoli. Nonostante un buon avvio in cui i giallorossi sfiorano il vantaggio in due frangenti con Paredes e Kone, calciando diverse volte dalla distanza, la Dea riesce a far muro contenendo le iniziative dei padroni di casa, galvanizzati dalla prima di Ranieri all’Olimpico. Pian piano l’Atalanta viene fuori e inizia spaventare la retroguardia capitolina che risponde a tono, blindando la porta nei primi quarantacinque minuti. Il primo tempo non regala grandissime emozioni per via delle due ottime difese intraviste, Lookman per un momento aveva regalato la gioia del vantaggio ai tifosi, gioia cancellata dal direttore di gara che ha annullato il gol per la posizione irregolare del nigeriano. La ripresa segue lo stesso copione d’inizio gara, con la Roma che parte forte e spreca tanto. Dybala con uno scavetto elude l’intera difesa bergamasca e pesca Dovbyk che a tu per tu con Carnesecchi manca il pallone al momento della conclusione vanificando tutto. In dieci minuti Gasperini stravolge l’attacco, inserendo prima Cuadrado e Samardzic e in un secondo momento Brescianini e Zaniolo. Da questo momento la Dea cambia volto e dopo cinque minuti trova la rete che indirizza il match al loro favore. L’azione prolungata dei nerazzurri che cercava il bandolo della matassa per sciogliere il nodo difensivo della Roma trova fortuna nella conclusione dal limite dell’area di De Roon, il pallone sbatte su Celik e finisce in rete beffando Svilar tuffatosi dal lato opposto. I giallorossi reagiscono e per un soffio non pareggiano con Mancini. Servito in area dal bel cross di Saelemaekers, il difensore ex atalantino colpisce male il pallone calciando alle stelle. La fortuna, molto lontana da Roma in questo momento, costringe Ranieri ad un doppio cambio forzato per i problemi fisici di Hummels e Cristante. Con la stanchezza di fine gara ed un gol da recuperare, la Roma tenta il tutto per tutto ma è costretta ad arrendersi ad un minuto dal novantesimo, in cui proprio l’ex di giornata Zaniolo firma la rete che chiude i giochi e consegna i tre punti ai bergamaschi. Il calcio d’angolo battuto sul primo palo a rientrare di Cuadrado trova la deviazione vincente dell’ex Roma che, non si lascia intimidire dai costanti fischi ricevuti e da il via ad un’esultanza ‘leggermente’ provocatoria che infiamma l’intero stadio. Questa vittoria in esterna lancia la Dea all’inseguimento del Napoli, primo in classifica a più uno. Ancora notte fonda per la Roma, quarta sconfitta di fila in campionato, seconda per Ranieri che non ha ancora trovato il gol in Serie A. Questo altro insuccesso condanna oi giallorossi al quindicesimo posto e ora spetta al nuovo tecnico trovare la quadra per invertire la rotta.

LA TOP11 DELLA 14ª GIORNATA:

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