Calcio
Il Supercommento della 10ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della decima giornata di Serie A.
Cagliari-Bologna (A cura di Simone Scafidi)
All’Unipol Domus un Bologna riposato a causa del rinvio del match contro il Milan, batte un Cagliari stanco e privo di idee, che non riesce a reagire ai colpi degli emiliani. Squadra di casa che si mostra subito propositiva con Zortea che tenta la conclusione al volo, chiusa in calcio d’angolo. Per i primi quindici minuti le squadre si studiano, con nessuna delle due che sembra voler affondare il colpo, se non con qualche blando tentativo di Marin per il Cagliari e di Miranda per il Bologna. Al 16’ arriva la prima vera occasione per gli ospiti con Orsolini, che si ritrova a tu per tu con Scuffet e non riesce ad insaccare il gol del vantaggio, grazie alla risposta del portiere rossoblù. Dopo trentacinque minuti di monotonia assoluta, il Bologna passa in vantaggio proprio con Orsolini, che sull’assist di Ndoye scarica sul destro e calcia in porta battendo Scuffet. Non tarda ad arrivare la risposta del Cagliari, con Piccoli che protegge il pallone spalle alla porta e riesce a girarsi calciando, obbligando Skorupski a impegnarsi per respingere il tiro. Ad inizio secondo tempo un brillante Ndoye prova a raddoppiare, con una discesa al centro del campo che termina con un tiro salvato da Scuffet. Al 51’ arriva il raddoppio degli emiliani con un prodigioso gol di Odgaard, che arriva dalle retrovie sul passaggio di Lucumí e calcia da fuori area, sorprendendo l’estremo difensore rossoblu. Al centro del gioco di Italiano c’è Ndoye, fondamentale per il doppio vantaggio dei suoi. Tutti i palloni passano sotto il controllo dello svizzero, metronomo della costruzione del Bologna, che detta i ritmi alla perfezione rendendosi talvolta anche pericoloso. Il secondo tempo scorre senza altre particolari occasioni e va a porre il sigillo ad una partita non spettacolare, che la squadra di Italiano è riuscita a vincere sfruttando al meglio le poche occasioni avute. Seconda vittoria stagionale per gli emiliani, che provano a rilanciarsi in classifica. La squadra di Nicola invece incassa la seconda sconfitta consecutiva, confermando una situazione di forma tutt’altro che eccellente.
Lecce-Hellas Verona
Il lungo digiuno del Lecce finisce qui. La squadra di Luca Gotti batte il Verona e ritrova la vittoria che mancava addirittura dal 31 agosto. Dopo una fase di studio le squadre cominciano a spingere sull’acceleratore. In particolare, è il Lecce a sfiorare due volte la rete del vantaggio. Al 15’ la squadra di Gotti è molto sfortunata: punizione di Rafia per Gaspar che di testa manda la palla sul palo. Cinque minuti dopo gol annullato ai salentini a Dorgu per una spinta su Tchatchoua. Il Lecce spinge, soprattutto sulla destra, a Dorgu viene annullata un’altra rete per fuorigioco, mentre il Verona invece punta di più sul possesso palla e di pungere in contropiede: l’Hellas produce qualche calcio d’angolo, ma Falcone non viene mai impegnato. Al 40’ i gialloblù restano in dieci per l’espulsione di Tchatchoua che stende Dorgu lanciato a rete. Il secondo tempo condanna il Verona a una continua barricata, causata dall’inferiorità numerica, e il Lecce approfitta del buco lasciato libero da Tchatchoua per piazzare il guizzo vincente: cross dalla destra di Banda verso il secondo palo, dove arriva l’inserimento di Dorgu che in tuffo piazza il pallone verso il palo opposto, dove Perilli (preferito a Montipò) non può arrivare. Il Verona prova a reagire affidandosi alle conclusioni da fuori area di Suslov. Zanetti prova a restituire velocità e fisicità all’attacco, con la staffetta Tengstedt-Mosquera, ma il blocco basso dei salentini non corre alcun rischio. Gaspar nel gioco aereo è dominante, mentre Gallo e Baschirotto riescono anche a spingersi in avanti per eludere la pressione del Verona. A dieci dal termine gli scaligeri rimangono in nove uomini, a causa dell’espulsione di Belayahne per doppia ammonizione. Il Lecce non soffre gli attacchi e sfiora il raddoppio in contropiede, con Perilli che salva in uscita su Rebic. Torna a sorridere, e a segnare, la squadra di Gotti. Il pesante k.o con la Fiorentina sembra ormai alle spalle, e le due gare contro Napoli e Verona dimostrano la compattezza del gruppo squadra. Continua a essere un rebus il poco apporto offensivo degli attaccanti, con i salentini che in dieci giornate hanno realizzato appena quattro gol, tra cui due di Dorgu. Il talento danese continua a brillare in fase offensiva e adesso comincia ad attirare gli occhi delle big. Prosegue il momento nero del Verona, troppo fragile e disunito in difesa. Zanetti è chiamato a ricompattare la difesa per riaccendere una squadra che sembra aver perso l’equilibrio e la brillantezza vista nelle prime giornate.
Milan-Napoli (A cura di Simone Scafidi)
Non si ferma più il Napoli, che espugna San Siro e vola in vetta alla classifica. I partenopei piazzano un gol per tempo e stendono il Milan. Terzo successo consecutivo per la squadra di Antonio Conte, sempre più in solitaria al comando della classifica.
Empoli-Inter (A cura di Marco Rizzuto)
Con tre reti nella ripresa, l’Inter s’impone al Castellani grazie alla doppietta di Frattesi e il sigillo del capitano Martinez. L’avvio frizzante regala occasioni da entrambi i fronti. Al 6’ Bastoni perde un pallone sanguinoso nella propria metà campo, Anjorin in verticale serve Solbakken che si fa ipnotizzare da Sommer. Poco dopo replica l’Inter su calcio di punizione, Vasquez copie un miracolo per sventare sopra la traversa il cross di Dimarco diventato un tiro dalla deviazione di Ismajli. L’Inter prosegue l’avanzata offensiva e per un momento passa in vantaggio grazie alla progressione di Darmian, annullata poi per il controllo irregolare avvenuto con la mano. Alla mezz’ora, il direttore di gara, dopo una review al VAR, espelle Goglichizde per un intervento scomposto e imprudente su Thuram. L’episodio indirizza il match a favore dell’Inter che trasforma il secondo tempo in un monologo. Nella ripresa i nerazzurri chiudono la pratica con la prima doppietta in Serie A di Frattesi: al 49’ con la sponda di Darmian e la conclusione con il mancino che, complice una deviazione, trova l’incrocio dei pali; al 67’ col piazzato sul secondo palo dopo la sponda intelligente di Lautaro Martinez. A dieci dalla fine l’errore in impostazione di Vasquez costa la terza rete del match. Barella ruba palla e serve Lautaro che in diagonale mette in ghiaccio la partita. Vittoria importante dell’Inter che risponde al Napoli mantenendo le distanze. I toscani si arrendono non riuscendo a tenere il passo dei ragazzi di Inzaghi, scendendo al dodicesimo posto. In vista del big match della prossima settimana contro il Napoli, l’Inter prova a tenere stabilmente il passo.
Venezia-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
Al termine di una partita spettacolare, il Venezia si impone per 3-2 tornando alla vittoria e negando ai bianconeri la gioia del podio. Al Penzo l’Udinese vola subito in vantaggio con il contropiede guidato da Iker Bravo e finalizzato dal piattone di Lovric che buca Stankovic e apre le danze. Poco dopo il gioiellino ex Leverkusen trova la rete dello 0-2 calciando forte dal limite dell’area. La gara appare in netto controllo degli ospiti che controllano il gioco dominando il Venezia. La prima e unica sbavatura del primo tempo permette ai padroni di casa di accorciare le distanze. Pohjanpalo, lanciato a rete, viene steso da Giannetti che costa il giallo e il penalty, trasformato dal finlandese al 40’. La ripresa mostra un piglio decisamente diverso dei lagunari, l’ingresso in campo di Oristanio ha portato più qualità ed imprevedibilità negli ultimi metri. L’ex Cagliari, infatti, viene steso al limite dell’area da Toure, intervento che costa il rosso diretto, svoltando inevitabilmente in negativo la gara per i friulani. Dal limite dell’area Nicolussi Caviglia disegna una traiettoria imparabile per Okoye. Il match cambia vertiginosamente, il Venezia tiene in assedio l’area di rigore bianconera e a cinque minuti dalla fine, il muro di mano fatto da Kabasele sulla conclusione di Duncan costa il secondo rigore a favore dei lagunari. Anche questa volta Pohjanpalo non sbaglia e porta in vantaggio il Venezia. Una rimonta pazza che permette ai padroni di casa di trovare la vittoria che mancava da più di un mese, allontanandosi dall’ultimo posto della classifica. Sconfitta amara per l’Udinese che fino ad ora aveva perso solamente con Roma, Milan e Inter.
Juventus-Parma
L’avvio allo Stadium è sorprendentemente dominato dal Parma, subito nel vivo del gioco e con un baricentro molto alto. L’intraprendenza e la forza delle idee dei ducali presentano il conto al quarto minuto, quando la punizione di Bernabé trova la sponda di Balogh e il colpo di testa, in anticipo su Gatti, di Delprato. Il Parma non smette di attaccare e inizialmente sembra mettere alle corde la squadra di Thiago Motta, che soffre terribilmente le combinazioni tra Bonny e Man, con Hainaut che segue sempre l’azione e spesso arriva dentro l’area a spaventare lo Stadium. I bianconeri hanno l’occasione per pareggiare, con un pallone lasciato nei pressi dell’area piccola da Suzuki, dopo il colpo di testa di Thuram, ma Vlahovic da ottima posizione calcia clamorosamente alto. La pulizia e la brillantezza del Parma mettono in mostra tutte le difficoltà della Juve nel riuscire ad avere equilibrio della fase di pressing e nella conseguente fase di attacco. A rimettere in equilibrio la gara i bianconeri si affidano alla connection americana, con il cross di Weah per lo stacco perentorio a centro area di McKennie. L’entusiasmo bianconero viene smorzato subito dalla qualità della trequarti ducale, perché al 40′ Mihaila e Man mandano in tilt Danilo e McKennie, con Man che anticipa anche l’uscita di Di Gregorio e ha la lucidità e l’intelligenza di servire il rimorchio di Sohm, abile nel calciare forte sul primo palo e riportare avanti il Parma. Nella ripresa Pecchia inserisce Hernani al posto di Keita, arretrando Sohm, e su quello spazio agisce Thuram. Al 50‘ il francese si libera in mezzo ai due centrocampisti, serve Conceicao che replica l’assist visto nel derby d’Italia, con lo stesso movimento di Weah bravissimo nell’anticipare Delprato e pareggiare la gara. La qualità della Juventus comincia a venire fuori grazie alla posizione di Locatelli, più mobile in mezzo al campo e libero di impostare l’azione, e Conceicao, una continua spina nel fianco della difesa ducale. All’ora di gioco Thiago Motta decide di inserire Yildiz, MVP del derby con l’Inter, e Savona, con l’intento di mantenere stabile l’offensiva bianconera. Dopo la risposta di Pecchia, con Charpentier e Almqvist che rialzano il baricentro ducale, ritorna in campo Koopmeiners con il compito di aumentare la qualità e l’incisività tra le linee. Nel finale le due squadre sono completamente spezzate in due, con ribaltamenti di fronte continui. L’occasionissima in questo frangente è del Parma, con Charpentier che sbatte su Di Gregorio, provvidenziale in uscita. L’ultimo squillo è un salvataggio di Delprato su Yildiz, con il turco che approfitta di un errore in uscita di Suzuki e calcia a botta sicura, trovando l’opposizione miracolosa del capitano ducale. Un pareggio spettacolare, un match ricco di colpi di scena e capovolgimenti. I bianconeri frenano ancora e adesso si allontanano dalla vetta, al termine di una settimana che ha ridimensionato la corsa inarrestabile della squadra di Thiago Motta. Altra grande prestazione della squadra di Pecchia, che però continua a palesare cali di tensione durante la partita. L’eccelsa qualità della trequarti ducale ha messo in seria difficoltà la difesa bianconera, che adesso comincia a sentire l’assenza pesante di Bremer -decimo gol subito da quando il brasiliano si è infortunato.
Atalanta-Monza (A cura di Simone Scafidi)
A Bergamo un Atalanta brutta da vedere e praticamente inesistente nel primo tempo batte il Monza per 2-0. La prima metà di gara risulta priva di qualsiasi tipo di emozione, illuminata solamente da una conclusione di Bianco al 42′ respinta da Carnesecchi e dal gol annullato a Vignato per un fallo in attacco di D’Ambrosio. Nel secondo tempo la squadra di Gasperini si sveglia, e con una grande velocità sugli esterni e l’efficace gioco su Samardzic (entrato al 45′) in mezzo al campo, riesce a ipotecare il risultato. Al 70′ é proprio il centrocampista serbo a sbloccare la partita, con un’ottima gestione palla all’interno dell’area che si conclude con il sinistro a giro a battere Turati. Due minuti più tardi Cuadrado prova a chiudere il discorso, ma il suo tiro viene chiuso in calcio d’angolo dal grande recupero di Kyriakopoulos. All’88‘ l’Atalanta mette in ghiaccio la partita grazie ad un eurogol di Zappacosta, che calcia a giro da fuori area sul secondo palo battendo Turati e mettendo definitivamente k.o. il Monza. La squadra di Gasperini dà continuità al suo straordinario periodo di forma, grazie ad una prestazione leggermente sottotono dovuta probabilmente alla stanchezza delle tante partite. La profondità della rosa bergamasca ha permesso a Gasperini di cambiare il piano gara e con questo Samardzic in continua crescita, l’Atalanta è chiamata ad alzare ulteriormente il livello, a cominciare dal big match di domenica contro il Napoli capolista. I brianzoli invece continuano ad occupare le zone basse della classifica, rimanendo a pari punti con il Venezia terzultimo.
Genoa-Fiorentina
La Fiorentina adesso non si vuole fermare più. I Viola espugnano Marassi e calano la quarta vittoria consecutiva. Un Genoa martoriato dagli infortuni, in attesa dell’esordio di Mario Balotelli, prova a sfruttare l’orgoglio e la spinta incessante del Ferraris. La Fiorentina prova ad aggrapparsi alle incursioni laterali di Sottil da una parte, e Dodò dall’altra, ma la mancanza di Kean (non convocato per un problema fisico) non permette alla squadra di Palladino di avere un riferimento in avanti capace di tenere il pallone con qualità. Il Genoa gioca prevalentemente sulla fascia sinistra, dove Martin è particolarmente ispirato e galoppa lungo tutta la fascia, ma al momento della rifinitura si evincono i limiti che stanno sopraggiungendo all’interno della squadra di Gila. L’idea del Grifone è sviluppare a sinistra per concludere a destra, ma Sabelli è spesso impegnato in un duello rusticano con Sottil, e non riesce a creare la superiorità numerica in area, dove la Fiorentina gioca uomo su uomo. Le uniche occasioni, da una parte e dall’altra, arrivano con conclusioni da fuori area, ma entrambi i portieri rispondono presente. Nella fase centrale del secondo tempo il Genoa è più pericoloso, con Ekhator e Pinamonti che svariano sul fronte offensivo e mandando in tilt la difesa viola. Nel miglior momento dei rossoblù, Palladino decide di inserire Adli per aggiungere qualità in mezzo al campo. La scelta paga subito perché la Fiorentina trova verticalità e attacca meglio l’area. Al 72′ un fraseggio rapido sulla destra porta al cross Beltran, l’inserimento di Gosens crea scompiglio tra i difensori genoani e sul pallone vagante è proprio il tedesco a trovare il guizzo vincente, con un tiro di collo esterno che non lascia scampo a Leali. Gilardino si sbilancia completamente, cercando di risollevare l’animo della squadra, e nel finale la Fiorentina si barrica nella propria metà campo. Marassi è gelato dal gol del tedesco, ma si riaccende subito con l’occasione di Pinamonti, che impegna De Gea al super intervento in tuffo. Nel finale il Genoa si riversa tutto in avanti e sfiora il pareggio con il colpo di testa in avvitamento di Vasquez, parata incredibile di De Gea, che riesce a deviare in angolo con un balzo felino. Quarta vittoria consecutiva in campionato, la sesta considerando la Conference, quarto posto con sorpasso alla Juventus. La Fiorentina adesso ha trovato definitivamente la quadra. Palladino è riuscito a ricompattare il gruppo dopo un avvio complicato e adesso i Viola hanno tutte le carte per disputare un campionato da assoluti protagonisti. Prosegue la crisi del Genoa, inguaiato dalle vittorie di Venezia e Lecce. I tanti infortuni stanno martoriando la rosa di Gilardino, che adesso deve cominciare a conquistare punti per uscire dalla zona calda della classifica. E intanto Super Mario comincia a scaldare i motori..
Roma-Torino
Prova a uscire dalla crisi la Roma. All’Olimpico basta il golazo di Dybala per risollevare la testa. L’atmosfera tra squadra e tifosi rimane molto tesa e nervosa, dopo una settimana molto complicata caratterizzata dal pesante 5-1 di Firenze. L’assenza dell’ultimo minuto di Dovbyk (assente per febbre) costringe Juric a ricorrere ai ripari con l’avanzamento di Dybala centravanti, e Pisilli e Baldanzi alle sue spalle. Vanoli risponde con il tandem Sanabria-Adams e rinuncia a Vlasic e schiera Gineitis in mezzo al campo. Il ritmo è molto basso, le due squadre palesano i limiti emotivi, più che tecnici, del momento e in avvio non arrivano occasioni. A rompere la monotonia ci pensa la Joya, leader tecnico dell’attacco giallorosso. Al 19′ Linetty sbaglia il retropassaggio, Dybala ne approfitta e dopo aver saltato Milinkovic calcia subito verso la porta, dove Masina in scivolata non riesce a evitare il vantaggio giallorosso. La goffa deviazione del centrale marocchino condiziona la sua partita, che da quel momento inizia a essere piena di errori e sbavature. I giallorossi provano ad approfittare del momento favorevole e prendono d’assalto la fascia destra, con l’inserimento dalle retrovie di Mancini che porta la difesa del Toro a perdere dei riferimenti per chiudere l’avanzata del capitano giallorosso (Pellegrini parte dalla panchina per una botta al piede subita in allenamento), e lasciare spazio a Dybala, libero di impostare l’azione offensiva. Il Torino cresce nella fase finale del primo tempo, con Maripan che in mischia impegna Svilar di testa, e con Vojvoda che spaventa la difesa giallorossa con un tiro cross che sibila con il palo. Nel secondo tempo Vanoli prova a riaccendere la miccia con l’ingresso di Njie, match winner contro il Como, e l’attaccante classe 2005 si costruisce da solo l’occasione per il pareggio, con un tiro a giro potente e preciso dove Svilar deve respingere in tuffo. Pisilli sfiora il 2-0 con un destro a giro, ma colpisce il palo, azione vanificata dal fuorigioco iniziale di Angelino. Nel finale il Toro prova a sorprendere la difesa giallorossa con il fraseggio nello stretto, ma il muro eretto da Mancini e compagni non concede spazi. Una risposta non del tutto convincente, ma necessaria, per la Roma. La squadra di Juric accorcia in classifica e arriva a un punto dai granata. Quarta sconfitta nelle ultime cinque per la squadra di Vanoli, che adesso comincia a sentire l’assenza di Duvan Zapata. L’infortunio del colombiano ha tolto al Toro quei gol e quelle giocate codificate che avevano permesso a Vanoli di mettere in difficoltà squadre come Milan e Atalanta, ma adesso l’attacco comincia ad avere le polveri bagnate. Anche la difesa continua a scricchiolare e il centrocampo pecca di qualità e dinamismo.
Como-Lazio
La Lazio non si ferma più. Vittoria larghissima e convincente anche a Como. Moduli speculari (4–2-3-1) per entrambe le squadre, ma atteggiamento in campo molto diverso. Quello della Lazio è più aggressivo, i padroni di casa sono guardinghi. Pesa, ovviamente, anche la differente caratura tecnica, ma l’impressione è che la Lazio voglia fare la partita, mentre il Como preferisca attendere per sfruttare gli spazi che la formazione ospite potrebbe lasciare. Dopo una fase di studio che dura una ventina di minuti la Lazio accelera e nel giro di tre minuti piazza un uno-due micidiale. Apre le marcature al 28’ Castellanos (che aveva già impegnato Audero in precedenza) su calcio di rigore concesso per fallo di mano di Dossena su colpo di testa dello stesso Castellanos (Pairetto non lo vede, ma interviene il Var). Tre minuti più tardi raddoppia Pedro che capitalizza al meglio l’assist del solito Tavares, all’ottava assistenza in otto gare. Il Como prova a reagire ma la difesa biancoceleste non soffre. Nella ripresa ci pensa Mazzitelli a riaccendere la speranza in casa Como, con in rovesciata che beffa Provedel sul secondo palo. Pochi minuti dopo i lariani rimangono in dieci uomini, a causa della doppia ammonizione di Braunoder (colpevole dell’errore fatale nella sconfitta di Torino) che conclude la sua settimana da incubo. Pochi minuti dopo però la gara di riequilibra, perché Tavares commette fallo su Strefezza e viene espulso, anche lui per doppia ammonizione. Le squadre si allungano e la partita entra in una fase in cui può succedere di tutto. Ad approfittare della situazione è la Lazio, che torna al gol sugli sviluppi di un angolo (che nasce dopo un grande intervento di Audero su una punizione di Castellanos). Dalla bandierina calcia Pedro, Dia allunga la traiettoria e sul secondo palo Patric la mette dentro di testa. Il Como prova a riorganizzarsi mentre la Lazio sembra avere le idee ben chiare, nonostante l’espulsione di Tavares. Il Como sfiora il gol del 2-3 con Cerri, errore da matita rossa per l’attaccante lariano, servito da un gladiatorio Cutrone. I biancocelesti nel finale diventano padroni del campo, grazie alle correzioni di Baroni, e arrotondano ulteriormente il punteggio: Castellanos segna ancora, su assist di petto di Dia, e a rendere il punteggio pesantissimo per il Como provvedono due nuovi entrati, con Tchaouna che piazza il colpo del 5-1 con assist di Lazzari. Prosegue spedita la corsa della squadra di Baroni. Per i biancocelesti è la settima vittoria nelle ultime otto partite giocate tra coppa e campionato. Tre punti che valgono il terzo posto in classifica in coabitazione con Atalanta e Fiorentina. Brutta battuta d’arresto invece per il Como. Dopo tante belle prestazioni (con risultati alterni) stavolta i lariani giocano e perdono male. Il compito di Fabregas e dei suoi uomini è quello di fare in modo che si tratti solo di un episodio.
LA TOP11 DELLA 10ª GIORNATA:
Calcio
Il Super Commento della 17ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della diciassettesima giornata di Serie A.
Hellas Verona – Milan (A cura di Marco Rizzuto)
In quest’anticipo del venerdì, un Milan sottotono espugna il Bentegodi conquistando la vittoria grazie a Reijnders, uomo in più sul carro di Fonseca. L’avvio vede il Verona chiudersi nella propria metà campo, blindando la porta dai primi tentativi non esaltanti dei rossoneri. Al 23′ Chukwueze tenta la conclusione da fuori, ma Montipò risponde presente bloccando in tuffo. Lo stesso Chukwueze, pochi minuti più tardi, con un brutto retropassaggio regala a Suslov l’opportunità scappare verso la porta avversaria, lo slovacco prova col mancino, ma anche qui, è l’estremo difensore a vincere il duello. Alla mezz’ora, Fonseca è costretto a sostituire l’infortunato Leao, che chiede il cambio per una noia muscolare, al suo posto, Theo Hernandez. A cinque minuti dall’intervallo, Terraciano ex di giornata, conclude dal limite verso la porta ma Montipò intuisce ed alza il pallone sopra la traversa. Il primo tempo non entusiasmante regala poche emozioni, una partita molto tattica che lascia ben poco allo spettacolo. Alla ripresa Zanetti inserisce Daniliuc e Livramento, cambiando volto all’undici iniziale. Nessun cambio per i rossoneri. Al 56′ il Milan trova il gol che indirizza la gara, l’uomo in più di questo avvio di campionato rossonero Tijani Reijnders insacca dal limite dell’area dopo essere stato servito dall’imbucata illuminante di Fofana, un filtrante verticale perfetto che buca centrocampo e difesa, trovando l’inserimento del numero quattordici, che disegna una traiettoria imprendibile per Montipò. Il Verona accenna una reazione col solito Suslov, che servito a centro area, tenta di piazzarla sul primo palo, ma Maignan attento blinda la porta. Quasi al tramonto del match, i rossoneri sfiorano il raddoppio con Jimenez, lo spagnolo in corsa salta Daniliuc e conclude col mancino dal limite, trovando l’ottima risposta di Montipò. I padroni di casa non riescono a rendersi pericolosi a causa delle ripartenze troppo lente per eludere la difesa milanista, così il triplice fischio del direttore di gara sorride ai rossoneri, che tornano alla vittoria inguaiando il Verona.
Torino – Bologna ( A cura di Dennis Rusignuolo)
Italiano non si ferma più. Un Bologna sempre più slanciato batte il Torino a domicilio e sogna l’Europa.
In avvio il Toro pressa alto, il Bologna cerca di manovrare e al sesto minuto arriva vicino al vantaggio: Piccinini non si accorge di un tocco, lieve, di Sosa su Holm, il VAR chiama e l’arbitro assegna il rigore che il totem Milinkovic-Savic para a Santiago Castro, respingendo poi la moscia ribattuta di Pobega, uno degli ex di turno. Nonostante il penalty fallito dall’argentino, il Bologna è padrone del campo, con Dominguez che si conferma una spina nel fianco per le fasce granata, che provano a rispondere alla mezz’ora: cross di Pedersen verso Borna Sosa che di controbalzo non riesce a inquadrare lo specchio della porta. Il Torino ha un’altra occasione importante con Karamoh, nata da un recupero alto di Maripan, lanciato a rete e chiuso sul più bello dal recupero lucido e intelligente di Beukema. Nel secondo tempo Italiano inserisce Fabbian per aumentare il peso del centrocampo, sempre più coinvolto nello scontro con Linetty e Ricci. In una fase di gara piena di scontri fisici e duelli in mezzo al campo, comincia a emergere con prepotenza Pobega, che spaventa l’Olimpico Grande Torino con un missile improvviso dai trenta metri sulla traversa, il pallone sbatte sul legno e sibila intorno alla linea di porta, ma l’orologio dell’arbitro non suona. Italiano inserisce Dallinga al posto di Castro, e l’olandese si attiva subito: al 72’ il Bologna sviluppa nella trequarti con Odgaard che allarga verso Miranda, il cross dello spagnolo è basso e radente verso l’area, Dallinga si inserisce alle spalle di Masina e trova la prima rete in Serie A. Il Toro è frastornato dal vantaggio rossoblù, e pochi minuti dopo subisce anche il raddoppio, con Pobega che converte in rete una palla vagante dentro l’area di rigore. Dopo un check del VAR, durato più di due minuti, sulla posizione di Dallinga, l’arbitro assegna la rete e chiude virtualmente il match. Un successo che conferma il periodo super della squadra di Italiano. Il tecnico sembra avere in mano il gruppo, e le sue rotazioni cominciano ad avere conferme. In mezzo al campo Pobega, con tutti i suoi pregi e difetti, si sta dimostrando il compagno perfetto al fianco di Freuler, mentre nella trequarti Dominguez e Odgaard stanno trovando sempre più confidenza con Castro. Continua la crisi del Torino di Vanoli. Le vicende extra-campo, con i tifosi in rotta con il presidente Cairo, sembrano coinvolgere una squadra che senza Zapata si è sciolta gara dopo gara, con il reparto offensivo che mostra una squadra con la coperta corta, e con poche soluzioni. Il Bologna adesso sogna l’Europa, e scavalca il Milan a quota 28 punti, il Torino scala al dodicesimo posto a quota 19 punti.
Genoa – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Soffre nella ripresa, ma il vantaggio del primo tempo permette al Napoli di rimanere in scia dell’Atalanta.
La prima occasione del Napoli, anzi le prime occasioni, arrivano dopo cinque minuti con Lukaku che prima di testa da due passi colpisce la traversa e poi gira a lato da dentro l’area piccola un altro cross di Politano dalla destra. La risposta del Genoa arriva al decimo con Zanoli che crossa sul secondo palo per Vitinha che però si allunga troppo il pallone facendosi chiudere dalla difesa partenopea. Troppo grande il divario fra le due squadre e al minuto 15 il Napoli passa: discesa sulla destra di McTominay, che trova il varco per Neres, cross del brasiliano a centro area dove Anguissa in elevazione sovrasta Frendrup e segna il suo terzo gol in campionato, il secondo consecutivo dopo il sigillo di Udine. La pressione del Napoli è feroce e al 22’ è un altro colpo di testa, questa volta del centrale Rrahmani su cross di Lobotka, a battere Leali con una traiettoria lenta e beffarda. Il Genoa prova a rispondere prima con Pinamonti su punizione e poi con Badelj dal limite, ma le loro conclusioni non inquadrano lo specchio della porta di Meret. Nella ripresa il Genoa cambia volto, e il Napoli comincia a soffrire. Rispetto alla prima frazione, il Grifone è più spavaldo, organizzato, e dopo meno di due minuti Pinamonti impegna Meret. L’estremo difensore azzurro deve arrendersi alla rete del centravanti italiano al 51’, sesto centro in Serie A per Pinamonti, la cui conclusione viene deviata da Olivera e mette fuori gioco Meret. E’ il miglior momento per la squadra di casa, il Napoli reagisce a fatica, si abbassa, perde imprevedibilità, il pressing alto del Grifone dà effetto. Bani stoppa Politano al momento di entrare in area, e qui la squadra di Conte diventa troppo frenetica. Il Napoli prova a riorganizzarsi, ma al minuto 70 il Genoa va vicino al pari con il colpo di testa di Badelj, decisivo l’intervento prodigioso di Meret. Nel finale Vieira prova la carta Balotelli, e Super Mario sfiora subito il gol correggendo con il ginocchio un tiro di Ekuban, Meret respinge in tuffo. L’ultima scossa del match è un tiro di Ekuban su cui Meret, ancora una volta, fa la voce grossa. Un successo sporco e pesante per la banda di Conte, che esce da Marassi con tre punti ma con tanti spunti su cui lavorare, perché nel secondo tempo i partenopei hanno sofferto in lungo e in largo l’orgoglio e il coraggio del Genoa. Tanti rimpianti per i rossoblù, ancora alla ricerca del primo successo casalingo del campionato. La squadra di Vieira rimane imbrigliata nel treno del quindicesimo posto (al momento il Genoa è 13°).
Lecce – Lazio (A cura di Dennis Rusignuolo)
La Lazio rialza la testa al Via Del Mare contro un Lecce coraggiosissimo. In avvio sono i padroni di casa a tenere più palla, con la Lazio che però fin dai primi minuti si rende pericolosa in contropiede: al 6′ è Lazzari, dal limite, a mettere in difficoltà Falcone. Il Lecce risponde con Tete Morente che, con una conclusione al volo, impegna Provedel. I biancocelesti sfruttano gli spazi che il Lecce concede e al 25′ sfiorano il vantaggio con Isaksen che, di testa, si fa respingere la conclusione da Coulibaly con Falcone a terra. Pochi minuti dopo è ancora il danese a sfiorare il vantaggio: lanciato da Castellanos, Isaksen mette in seria difficoltà il portiere avversario. Il Lecce spinge e guadagna una serie di calci d’angolo, ma non riesce a creare occasioni nitide. Dall’altra parte è Castellanos a impegnare ancora Falcone: l’argentino, spalle alla porta, si alza il pallone e calcia al volo da fuori, trovando però pronto il portiere leccese. Il primo tempo si chiude con l’episodio che indirizza la partita: Rovella recupera palla al limite e imbuca per Castellanos che calcia con forza, Falcone para, il Taty ci riprova e Guilbert respinge di pugno sulla linea di porta. Per l’arbitro Manganiello non ci sono dubbi: calcio di rigore e cartellino rosso per il francese. Dal dischetto Castellanos spiazza Falcone e porta in vantaggio la Lazio. Nel secondo tempo l’intento degli uomini di Baroni è quello di chiudere la gara, ma il Lecce non si fa intimorire, gioca con coraggio e spregiudicatezza nonostante l’inferiorità numerica. Al 50’ Tete Morente fredda Provedel con un destro potente e preciso dal limite dell’area. Lo spagnolo sembra rigenerato dalla cura Giampaolo, così come il centrocampo comincia a farsi valere anche al cospetto dei migliori. La Lazio comincia a perdere lucidità e la ricerca di profondità passa dai lanci verso Zaccagni per scavalcare la difesa salentina, che non soffre il gioco aereo e chiude bene. Nel finale Baroni pesca il jolly, inserendo Marusic. Il montenegrino all’87’ si trova un pallone tra i piedi dentro l’area, calcia forte e batte Falcone sul palo opposto. Il Lecce attacca a testa bassa, si rigetta in avanti e all’ultima palla disponibile spaventa la retroguardia biancoceleste, con Kaba che colpisce in pieno la traversa su invito di Rebic. Riesce a risollevarsi la Lazio, dopo il pesantissimo k.o contro l’Inter. Il ritorno dal 1’ di Castellanos e Dia ha rimesso in equilibrio l’ecosistema offensivo dei biancocelesti, mentre dall’altra parte il Lecce continua a crescere e migliorare. Nonostante la sconfitta, la squadra di Giampaolo è stata sempre in partita, anche nel corso del secondo tempo in inferiorità numerica. Le scelte del tecnico di Bellinzona si cominciano a vedere, con Berisha che comincia a prendere sempre più leadership in mezzo al campo, mentre in avanti tutti i fari sono puntati su Tete Morente, al secondo centro consecutivo. Tre scontri diretti attendono i salentini, che adesso sembrano spensierati e sempre più organizzati.
Roma – Parma (A cura di Tommaso Patti)
Nella giornata che anticipa le feste natalizie, la Roma fa cinquina e conquista i tre punti contro il Parma. La Roma riesce subito a rendersi pericolosa nei primi nei minuti, andando vicina al vantaggio con il tiro di Dovbyk, terminato di poco fuori, successivamente con Dybala, che scambiando con l’ucraino viene fermato in modo falloso da Balogh all’interno dell’area di rigore. Dal dischetto si presenta la Joya che, spiazza Suzuki, e porta in vantaggio i giallorossi con un gol che mancava da quasi due mesi. L’ottimo inizio dei padroni di casa fa vivere i minuti successivi con ulteriore pressione e palleggio nella metà campo avversaria e, al 12′, la Roma trova il raddoppio firmato dalla conclusione al volo di Saelemaekers, che viene pescato con un lancio che taglia tutta l’area di rigore da Angelino. La risposta degli emiliani non tarda ad arrivare, tra il 18′ e il 30′, Hernani e Sohm sfiorano la rete del 2-1, occasioni che mantengono vivo il Parma, con ancora due terzi di gara da giocare. Prima dell’intervallo però, la Roma sfiora la terza rete con Stephan El Shaarawy: il faraone riceve il filtrante da Paredes ma calcia di punta addosso a Suzuki, sprecando l’opportunità di chiudere la gara prima dell’intervallo. L’azione che porta la Roma sul 3-0 arriva su un tiro di Saelemaekers deviato dalla schiena di Dovbyk, il primo ad arrivare sul pallone è Dybala che da due passi appoggia il pallone in rete, siglando la sua prima doppietta in stagione. Nonostante i tre gol di svantaggio, il Parma fa di tutto per non uscire definitivamente dalla partita, tentando di riaprire la gara con il tiro di Camara terminato sulla traversa dopo un azione solitaria. Sul contatto tra Mihăilă e Saelemaekers, la Roma conquista il secondo penalty di giornata, dal dischetto si presenta Paredes che, anche in questo caso, spiazza Suzuki e firma la quarta rete per i giallorossi. Il rigore lasciato a Paredes, amplifica la definizione di leader per Dybala che, oltre ad aver segnato una doppietta, fornisce l’assist a Dovbyk per il definitivo 5-0, chiudendo la partita e regalando una vittoria importantissima per il morale e per ricominciare a competere anche in campionato. Cade nuovamente il Parma di Pecchia, che non vince ormai dal match casalingo contro la Lazio, si rialza invece la Roma dopo la brutta sconfitta in casa del Como, portandosi al decimo posto in classifica.
Venezia – Cagliari (A cura di Simone Scafidi)
Al Penzo il Venezia torna a vincere dopo quasi due mesi e abbandona l’ulti a posizione, battendo un Cagliari sempre più in difficoltà. Niente da segnalare fino al trentesimo minuti, quando su un cross abbastanza insidioso di Augello, spizzato dal colpo di testa di Mina, Stankovic compie un autentico miracolo, proteggendo la porta con un’insolita parata di testa. Per ringraziarlo, un arrembante Oristanio, giocatore dalle qualità fantastiche che finora si è messo in mostra, apparecchia un assist al bacio per Zampano, che deve solo appoggiare in porta siglando così il gol dell’1-0. Il Cagliari non riesce a reagire, con il Venezia che sembra accontentarsi, e il primo tempo, così come l’inizio del secondo, vedono una continua fase di stallo, interrotta al 65’ dal colpo di testa di Gaetano, che termina alto. Due minuti più tardi arriva il raddoppio dei lagunari, con un’azione veramente particolare di Sverko, che in maniera molto goffa sbaraglia tutta la difesa rossoblú, tutt’altro che brillante, e riesce battere Sherri, chiudendo di fatto la partita. La reazione del Cagliari, seppur timida, arriva dopo appena dieci minuti: dopo una bella azione il sulla fascia sinistra, Augello pennella un cross perfetto per Pavoletti, che accorcia le distanze. Nonostante lo sforzo dell’attaccante italiano e l’assedio nel finale fermato solamente da una presta azione semplicemente stellare di Stankovic, il Cagliari non riesce a rimontare ed esce sconfitto da uno scontro fondamentale in ottica salvezza, che potrebbe già iniziare a delineare dei tratti fondamentali di questo campionato.
Atalanta – Empoli (A cura di Tommaso Patti)
Soffre ma vince nuovamente l’Atalanta, arriva la seconda sconfitta di fila per l’Empoli di D’Aversa. Al Gewiss Stadium, parte meglio l’Empoli, portandosi -a sorpresa- in vantaggio: dagli sviluppi di una rimessa laterale, Henderson viene servito e, dopo aver portato palla verso la linea di fondo, serve a centro area Colombo, che firma la rete del vantaggio per i toscani dopo appena dodici minuti. Colpita dal gol subito, la Dea si affaccia ininterrottamente nella trequarti avversria, sfiorando il gol del pareggio con colpo di testa di Kolasinac, neutralizzato da un intervento strepitoso di Vasquez. Successivamente al miracolo del portiere colombiano, l’Atalanta trova il pareggio con De Ketelaere, l’attaccante belga è rapido nell’intervento di testa e raccoglie alla perfezione il cross di Zappacosta. Su un’altra punizione battuta da De Ketelaere, Berat Djimsiti stacca più in alto di tutti e colpisce il palo, infiammando sempre più il tifo del Gewiss. Nel giorno in cui è stato premiato davanti la sua gente come “Pallone d’Oro africano”, Ademola Lookman segna il gol del 2-1, l’attaccante nigeriano riceve la sponda da parte di Zaniolo e, in uno spazio ristretto, riesce a controllare e calciare in porta, segnando la sua nona rete stagionale. Nella ripresa, l’Empoli si riaffaccia in area avversaria e conquista un calcio di rigore sull’intervento falloso di Djimsiti ai danni di Grassi. Dal dischetto si presenta Esposito che, spiazza Carnesecchi con un tiro forte e centrale, e rimette il risultato in parità. A decidere la gara ci pensa nuovamente De Ketelaere, a quattro minuti dalla fine il belga punta Cacace, fa un movimento andando sul secondo palo e poi calcia a sorpresa forte sul primo, beffando Vasquez e tutta la difesa avversaria con un gol che riporta la Dea al comando in classifica. Per la gente di Bergamo arriva il regalo perfetto per le feste. “Natale da Capolista” non è il titolo di un cinepanettone, ma una solida realtà creata e portata avanti dalla squadra di Gasperini.
Monza – Juventus (A cura di Marco Rizzuto)
Una Juventus stravolta dagli infortuni e ridisegnata a dovere da Thiago Motta torna alla vittoria in campionato dopo 43 giorni. L’U-Power Stadium fa da cornice ad un avvio scoppiettante, in cui gli errori nei disimpegni non perfetti di Pablo Marì al 2′ e di Nico Gonzalez poco dopo, rischiano di indirizzare il match sin dai primi minuti. Ad un minuto dal primo quarto d’ora la Juventus trova la rete del vantaggio da calcio d’angolo, Koopmeiners disegna una traiettoria insidiosa nell’area piccola, in cui sbuca McKennie che al volo insacca da pochi passi. La reazione dei padroni di casa non tarda ad arrivare: al 22′ Carboni, defilato sulla sinistra scodella il pallone a centro area nella zona di Birindelli, lasciato completamente solo da Kalulu. L’esterno destro di mancino al volo buca Di Gregorio, rimasto immobile sulla conclusione. La Juve torna avanti al 39′ con Nico Gonzalez: il traversone sul secondo palo di Savona trova Mckennie che ripropone la palla in mezzo, Birindelli prova ad allontanare ma fallisce, ed il pallone spiove all’interno dell’area piccola, zona attaccata da Locatelli e Nico Gonzalez, il primo controlla la sfera mentre l’argentino anticipa tutti ristabilendo il vantaggio. I brianzoli cercano di controbattere immediatamente, con le conclusioni in successione di Caprari e Dany Mota, ma entrambi vengono fermati da Koopmeiners, che si invola due volte facendo da muro e salvando il risultato. Il primo tempo si chiude con l’amaro in bocca per i padroni di casa a causa del mancato pareggio a pochi minuti dal duplice fischio. L’undici iniziale di Motta che vede McKennie adattato come terzino, Koopmeiners al fianco di Locatelli nella mediana e Nico Gonzalez al centro della trequarti, ha reso dal punto di vista realizzativo, tuttavia, ci sono evidenti i momenti di affanno, soprattutto nella gestione del pallone mentre si è in vantaggio. Alla ripresa l’allenatore bianconero sostituisce l’olandese per un problema fisico inserendo al suo posto Thuram. Al 47′ Yildiz servito dentro l’area conclude da posizione defilata, trovando l’ottima risposta di Turati che alza sopra la traversa. La ripresa fa da scenario ad un martellamento biancorosso alla ricerca del pareggio, in cui la Juventus prova a chiudere la partita in contropiede. Al 73′ l’ottimo dai e vai tra Mota e Ciurria favorisce l’inserimento del secondo, che al tiro manca la porta da posizione decentrata. La Juventus torna a farsi pericolosa in zona gol col cross tagliente di Conceicao che favorisce il colpo di testa di Yildiz dal lato opposto, ma il turco deve arrendersi nuovamente a Turati, che in tuffo sventa il pericolo. Negli ultimi minuti il Monza prova ad assediare l’area di rigore avversaria, senza però trafiggere il muro bianconero, che tiene botta e trova la vittoria dopo quattro pareggi consecutivi. Nonostante i tentativi visti nel secondo tempo, i brianzoli cadono per la terza volta di fila, rimanendo sul fondo della classifica.
Fiorentina – Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
Al Franchi la gara inizia col botto, al 4′ Sottil scappa via sulla corsia sinistra e viene falciato dall’intervento in ritardo di Kristensen in area di rigore, l’arbitro inizialmente lascia giocare ma dopo un attenta revisione al VAR concede il penalty a favore dei viola. Dal dischetto Kean calcia forte centralmente siglando il suo decimo centro stagionale. La gara prosegue senza particolari emozioni e a dieci minuti dall’intervallo, Sava perde un pallone sanguinoso in uscita, regalando a Kean l’occasione per raddoppiare, l’ex Juve perde l’attimo al momento del tiro venendo fermato dalla chiusura in extremis di Karlstrom che tiene in vita la squadra di Runjaic. In zona offensiva l’Udinese si dimostra troppo sterile, non impensierendo praticamente mai la porta di De Gea. Alla ripresa Runjaic manda in campo Abankwa per Touré e la squadra di Udine scende in campo con un altro volto. Allo scoccare del 49′ la Fiorentina concede il pareggio agli ospiti con l’errore da matita rossa di Ranieri: il difensore regala il pallone ad Ekkelenkamp che a sua volta serve Lucca a centro area, il numero diciassette trafigge De Gea calciando di prima. In meno di un minuto dal gol, Lucca ci riprova in rovesciata, ma manca l’appuntamento con la doppietta colpendo il legno. Adesso ci crede la squadra di Runjaic, che pressa alto e comanda il pallino del gioco. Il momento positivo dei bianconeri si concretizza con la rete di Thauvin che, completa la rimonta e manda in k.o. tecnico la Fiorentina. Il francese si accentra dalla destra, con una finta manda fuori giri Gosens, e dal limite calcia a giro bucando De Gea sul secondo palo. Sono bastati cinque minuti all’Udinese per ribaltare la partita, sintomo del grande spirito di Runjaic. I tentativi dei viola non mancano in questo secondo tempo: al 68′ la conclusione dal limite di Kean non trova lo specchio della porta per centimetri, poi ancora l’ex Juve è sfortunatissimo non arrivando sul pallone a porta spalancata dopo un altro errore in uscita di Sava (non la sua miglior prestazione oggi). I bianconeri strappano i tre punti al Franchi sfruttando gli errori di una Fiorentina molto imprecisa in difesa. I friulani proseguono a passo spedito al nono posto a quota 23 punti, mentre i viola scendono alla quinta posizione con la Lazio quarta che li stacca di tre.
Inter – Como (A cura di Simone Scafidi)
L’Inter batte anche il Como, autore di un’ottima prestazione e si mantiene a tre punti dal primo posto. Il primo tempo risulta privo di occasioni lampanti, con l’Inter che riesce comunque a gestire il gioco, sfiorando il vantaggio con Mkhytarian al 12’ e con Dumfries venti minuti dopo. A tre minuti dal termine del primo tempo, Carlos Augusto serve Dimarco, che da dentro l’area calcia in porta, sporcando per la prima volta i guantoni di Reina. Dopo un primo tempo fatto di indecisioni, la squadra di Inzaghi scende in campo nel secondo con una testa totalmente diversa, e dopo appena due minuti, sull’angolo battuto da Calhanoglu, in area svetta Carlos Augusto, che sigla il gol dell’1-0. Dopo poco meno di un quarto d’ora, il Como reagisce sull’out di destra, con il cross di Belotti che viene salvato praticamente sulla linea sempre da Carlos Augusto, man of the match. Da calcio d’angolo continua a provarci il Como, con la conclusione di Nico Paz respinta da Sommer, che scampa il pericolo. Al 67’ il Como perde palla in uscita, con Dimarco che calcia colpendo in maniera abbastanza rocambolesca Lautaro Martinez, la cui deviazione risulta decisiva con il pallone che finisce in porta, con posizione però irregolare dell’attaccante argentino. A recupero inoltrato l’Inter chiude definitivamente i giochi, con l’immancabile gol di Marcus Thuram, che salta Barba e insacca il gol del 2-0. Dopo questa vittoria, Inzaghi potrà passare un Natale molto sereno, in vista dei prossimi impegni e soprattutto dell’anno nuovo, che dovrà sancire diverse verità.
LA TOP 11 DELLA 17ª GIORNATA
Attualità
L’Argentina Campione del Mondo 2022: il sogno di Messi si avvera sotto il cielo di Doha
Doha, 18 dicembre 2022. La notte che ogni argentino aspettava è finalmente arrivata. In uno degli scenari più emozionanti che la storia del calcio ricordi, l’Argentina ha conquistato il suo terzo titolo mondiale, 36 anni dopo l’impresa portata avanti da Diego Maradona al mondiale in Messico. Questa volta il protagonista è stato Lionel Messi, il genio di Rosario, l’uomo che ha trasceso lo sport per diventare una leggenda vivente. Ma il cammino verso la gloria non è stato facile, e ogni passo del viaggio in Qatar ha aggiunto sfumature di dramma, speranza e storia.
L’inizio burrascoso: la caduta contro l’Arabia Saudita
L’Argentina ha aperto il suo Mondiale con una sconfitta shock per 1-2 contro l’Arabia Saudita. Sembrava l’inizio di un incubo, ma forse è stato proprio quel tonfo a svegliare i giocatori di Lionel Scaloni. “Ogni storia d’amore ha un momento di crisi”, e questa squadra aveva appena trovato la sua. Messi, nonostante la sconfitta, aveva già mostrato la propria leadership dentro al campo, segnando su rigore, e fuori dal campo, richiamando all’unità un gruppo che non poteva permettersi di arrendersi, soprattutto per una nazionale come l’Argentina, che veniva dalla vittoria in Coppa America.
L’immediata rinascita: le vittorie contro Messico e Polonia
La seconda partita contro il Messico è stata un test di nervi e determinazione. Fino al 64’, il punteggio era bloccato sullo 0-0 e il peso del fallimento sembrava insopportabile ma soprattutto imminente. Come nei migliori film, nel momento di difficoltà, Messi si è caricato addosso la sua squadra, ha raccolto un pallone da fuori area, ha fissato il portiere e ha scaricato un sinistro letale. Quel gol, è stato come un faro nella notte, il segnale concreto che l’Argentina era ancora viva. La vittoria per 2-0 è stata completata da un altro gol, questa volta del giovane Enzo Fernández, il simbolo di una nuova generazione che si ispira al loro capitano. Con la Polonia, un altro 2-0 ha assicurato il passaggio agli ottavi. Nella sfida contro i polacchi, l’ultima del girone, la Pulce ha sbagliato un rigore, ma la squadra non ha mai vacillato, infatti nonostante l’errore, l’Albiceleste ha dimostrato che le difficolta si superano rimanendo sempre uniti, simbolo chiaro e chiave di una squadra che non era solo tale, ma un gruppo unito dalla missione di riportare la propria nazionale sul tetto del mondo.
Ottavi e quarti: ‘la Garra’ contro Australia e Olanda
Nella sfida vinta per 2-1 contro l’Australia, Messi ha segnato uno dei gol più belli del torneo, un’azione che ha mostrato ancora una volta la sua classe senza tempo. Non un semplice gol, ma la sua prima rete in una fase a eliminazione diretta di un Mondiale, inserendo un altro tassello per completare il mosaico della sua leggendaria carriera, tutto ciò alla presenza numero 1000 in carriera. La vittoria per 2-1 è stata sofferta, ma meritata. Il quarto di finale contro l’Olanda è stato un’epopea. L’Argentina sembrava in controllo, con Messi nuovamente protagonista di un assist clamoroso per Molina, ed un gol dagli undici metri. Ma gli olandesi, con due gol nei minuti finali, riescono clamorosamente a pareggiare e a portare la sfida ai rigori in una gara caratterizzata da molteplici battaglie fisiche e psicologiche. Anche nell’ultimo atto della gara, Messi si dimostra glaciale dal dischetto, segnando il primo penalty. Si aggiunge alla lista degli eroi della sfida anche il portiere Emiliano Martínez che, parando due rigori a Van Dijk e a Weghorst, consente alla propria nazionale di avanzare nella fase successiva.
La semifinale: una danza contro la Croazia
La semifinale contro la Croazia, è stata la performance più convincente dell’Argentina fino a lì. Anche in questa sfida, la squadra di Scaloni ha incantato il mondo con una grandissima prestazione. L’ennesimo rigore trasformato da Messi e il super gol di Julian Alvarez, proiettano l’Albiceleste verso la finale di Doha. “È come se il tempo si fermasse quando gioca Messi”, ha detto un commentatore durante la telecronaca di Argentina – Croazia, e quella frase non potrebbe essere più vera. Il 3-0 finale è stato la consacrazione di una squadra inarrestabile che, grazie a quel trionfo, si sarebbe ritrovata in finale di una Coppa del Mondo ad otto anni dalla disfatta contro la Germania.
La finale: il trionfo che rimarrà eterno
Il 18 dicembre, l’Argentina ha affrontato la Francia in una finale che sembrava uscita da un romanzo epico. Messi ha aperto le marcature su rigore, poi Ángel Di María ha raddoppiato con una rete avvenuta dopo un’azione da sogno. Ma quando tutto sembrava deciso, Kylian Mbappé, con una doppietta in due minuti, ha riportato la Francia a credere nella vittoria, portando la sfida sul 2-2. L’Argentina però, non si è mai arresa, infatti nel primo tempo supplementare, segna la rete del 3-2, nuovamente Leo Messi. Ma quando tutto sembrava nuovamente finito, la stessa stella che fece innamorare tutti la sera di qualche anno fa all’Etihad, mette a segno la sua terza rete per la Francia, un gol che lo manda nell’Olimpo della storia del calcio, come giocatore primatista (a pari merito con Geoff Hurst) ad aver segnato una tripletta in una finale della Coppa del Mondo, candidandosi come degno successore dell’era caratterizzata dal binomio Ronaldo-Messi. Anche in questa circostanza, i rigori sono stati l’ultimo atto, e lì, l’Argentina non ha sbagliato niente. Con un’altra prestazione da urlo del “Dibu” Martinez (con 2 rigori parati su 4), e grazie al penalty decisivo segnato da Gonzalo Montiel, l’Argentina si laurea Campione del Mondo per la terza volta.
Il riscatto argentino: il mondo si tinge di Albiceleste
Dal rigore decisivo di Montiel, giocatori, staff, tifosi argentini e tutti gli appassionati di calcio, sono scoppiati in un pianto di gioia che descrive il percorso, la fatica e la forza di una nazione che non viveva un momento così importante dal punto di vista sportivo da più di 36 anni. Quando Lionel Messi ha sollevato la Coppa del Mondo, il cerchio si è chiuso: non era solo il trionfo di un calciatore, ma di un simbolo, di un uomo che ha portato il peso di un’intera nazione sulle spalle per quasi vent’anni. “È il regalo più bello che Dio potesse farmi”, ha aggiunto il pluri-campione argentino al termine della gara. Dopo le finali perse contro la Germania e il Cile, e i continui paragoni con Diego Armando Maradona, Lionel Messi è riuscito a dimostrare ancora una volta che le difficoltà fanno imparare a crescere, e che tutto si può avverare grazie ai sacrifici e alla perseveranza, dimostrando a tutto il mondo che non è solo il più grande della sua generazione, ma è semplicemente eterno. Dall’altra parte del mondo, milioni di persone hanno festeggiato nelle strade di Buenos Aires e in tutto il paese, trasformando l’Argentina in un mare di bandiere celesti e bianche. Ad ampliare positivamente le mille emozioni degli argentini, sicuramente va sottolineato il trionfo finale insieme al ricordo di Maradona, scomparso un anno prima, lasciando un vuoto enorme nei cuori degli argentini per essere stato il giocatore più figurativo dal punto di vista sportivo-spirituale, divenendo nel corso del tempo una “divinità” per gli argentini, che adesso hanno trovato in Leo Messi la figura del “profeta” di Maradona. La vittoria non è stata solo un trionfo calcistico, ma un momento di riscatto e felicità collettiva per un’intera nazione, la nazione che ha sfornato il più grande genio del calcio. Da quell’importantissimo giorno sono passati due anni, ma l‘Argentina ha continuato a competere battendosi in ogni partita da Campione del Mondo, dimostrando la propria egemonia anche nell’ultima Copa America, vinta dagli uomini di Scaloni contro la Colombia, culminato con un altro successo, probabilmente l’ultimo grande torneo per Leo Messi con la propria Nazionale.
“Muchachos
Ahora nos volvimos a ilusionar Quiero ganar la tercera Quiero ser campeón mundial”Calcio
Il Supercommento della 16ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sedicesima giornata di Serie A.
Empoli-Torino (A cura di Marco Rizzuto)
La perla di Adams permette al Toro di vincere di misura al Castellani. Dopo un avvio giocato a rilento, l’Empoli trova la rete del vantaggio ma solo momentaneamente. Ismajli spinge in porta un pallone vagante sui risvolti del corner calciato da Cacace, ma l’arbitro ferma tutto per l’intervento irregolare di Maleh ai danni di Milinkovic-Savic. Alla mezz’ora il Toro crea la prima vera palla gol della sua partita, il traversone di Borna Sosa trova lo stacco perfetto di Ricci, sventato dall’intervento di Vazquez. Quest’occasione funge da iniezione di fiducia per la squadra di Vanoli, che sfiora nuovamente il vantaggio, stavolta con Sanabria, che impatta di testa da ottima posizione sul cross di Pedersen, ma ancora una volta, Vazquez nega il gol agli ospiti, dimostrandosi uno dei portieri più in forma di questo campionato. La prima frazione termina con l’amaro in bocca per i granata, a causa delle due chiare occasioni non concretizzate. Alla ripresa Vanoli cambia Gineitis per Vlasic, ridisegnando l’assetto offensivo. Dopo dieci minuti di questo secondo tempo è l’Empoli che divora la rete del possibile vantaggio. Esposito con un cross basso tenta di servire Gyasi, che lascia la sfera sul posto disturbato dalla marcatura di Coco, in corsa, Cacace arriva sul pallone e calcia a botta sicura da posizione ravvicinata mancando clamorosamente lo specchio della porta. Superata l’ora di gioco, Vanoli cambia i due attaccanti Sanabria e Karamoh per Njie e Adams. Al 70’ è proprio l’ex Southampton a sbloccare la partita con un gol surreale. L’inglese servito nel cerchio di centrocampo da Vlasic, vede Vazquez fuori dai pali e lascia partire un tiro imprendibile che si insacca in fondo alla rete. Nei minuti successivi, l’Empoli prova a rialzare la testa cercando di pareggiare senza però impensierire la difesa granata, che si chiude bene blindando il risultato. A Vanoli è bastato l’eurogol di Adams per portare a casa i tre punti. Vittoria fondamentale che rialza il morale dei granata, e che aggancia l’Empoli decimo, a quota 19 punti. Successo che mancava addirittura dalla nona giornata di campionato, nella vittoria interna contro il Como.
Cagliari-Atalanta
Le mani di Carnesecchi e la rete di Zaniolo eseguono la decima sinfonia del Gasp. All’Unipol Domus l’Atalanta vince di misura contro un grande Cagliari e si porta in solitaria al comando della classifica. Gasperini cambia alcuni interpreti dopo la partita contro il Real Madrid, con Retegui e Brescianini al posto di Lookman e De Roon, e nelle prime fasi di gioco il Cagliari sembra approfittare di questo squilibrio tra i reparti per provare a pungere. Il gioco della squadra di Nicola si sviluppa spesso nella fascia destra, dove Zappa e Zortea si dividono lo spazio con i loro movimenti, ma è nel gioco in verticale che il Cagliari comincia a trovare soluzioni: l’attacco della profondità di Piccoli crea scompiglio nella difesa orobica, con Kossounou e Kolasinac che al 20′ sbarrano la strada sul più bello al centravanti italiano, lanciato a rete da un filtrante di Luvumbo. Il fraseggio dell’Atalanta è lento e farraginoso, con Retegui ingabbiato da Mina e Luperto e Brescianini spesso fuori contesto. Il numero 44 prova ad accendersi partendo da sinistra, e tra le linee calcia in diagonale sul secondo palo, palla fuori di poco. Verso l’intervallo comincia lo show targato Marco Carnesecchi: al 39′ il Cagliari batte una rimessa vicino alla bandierina, con una spizzata di Makoumbou che indirizza la palla verso il centro, Piccoli anticipa Kolasinac e calcia di sinistro, con la palla che prende una traiettoria strana al momento del rimbalzo sul terreno, Carnesecchi è provvidenziale a respingere in tuffo, poi è bravo a rispondere in uscita -ancora su Piccoli- ed è mostruoso nella parata che sfodera sulla conclusione a porta scoperta di Zortea. Il duello tra il centravanti e l’estremo difensore italiano viene vinto nuovamente da Carnesecchi pochi minuti dopo, quando Piccoli calcia in tuffo per anticipare il movimento del portiere nerazzurro, ancora una volta lucido e reattivo nel chiudere la porta ai rossoblù. Nel secondo tempo Gasperini cambia subito volto alla sua Dea, tirando fuori Retegui e Brescianini, impalpabili nella prima frazione, per Lookman e De Roon. A giovare della sostituzione è Pasalic, che comincia ad attaccare l’area con i suoi inserimenti e impensierisce Sherri al 50′ quando per poco non trova il jolly con il mancino. Il Cagliari prova a salire di giri dopo un primo tempo dispendioso, ma l’Atalanta comincia a prendere sempre più campo, e allora Gasp pesca il jolly Zaniolo. Il numero 10 subentra a Pasalic, insieme a Samardzic che rileva De Ketelaere, e dopo meno di cinque minuti sono proprio loro a confezionare il vantaggio: cross di Samardzic su cui nessuno interviene, palla che arriva sull’esterno dove Bellanova pesca il taglio centrale di Zaniolo, bravo ad anticipare il movimento di Sherri sul primo palo. Al 40’ Mina di testa costringe Carnesecchi a un altro intervento non semplice. Nicola chiude la partita con tre centravanti: Piccoli, Pavoletti e anche Mina. Ma non cambia più nulla nonostante l’assedio finale dei sardi e un ulteriore miracolo di Carnesecchi su Pavoletti. Una vittoria sporca e ostica, per un’Atalanta che di fermarsi non ne vuole sapere. La squadra di Gasperini centra il decimo successo consecutivo in campionato e adesso guarda tutti dall’alto. La scelta di rinunciare al centravanti nelle ultime gare sta mettendo in mostra le qualità dei jolly come Zaniolo e Samardzic, fondamentali dalla panchina nelle ultime apparizioni. Gasp sembra aver trovato la quadra anche con le scelte dalla panchina, e con una profondità -e incisività- della panchina tale da poter mettere paura a qualsiasi squadra. Prestazione coraggiosa e audace del Cagliari, con Nicola che è riuscito a mettere in difficoltà una squadra che fino a cinque giorni prima dominava i campioni d’Europa del Real Madrid. Tante le occasioni per i sardi, con Piccoli che ha sfiorato più volte la sesta rete in campionato, ma quest’anno a Bergamo si sta affermando Marco Carnesecchi, ormai perno fisso della difesa di Gasperini.
Udinese-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)
Il Napoli in rimonta ribalta l’Udinese nel secondo tempo. Le reti di Lukaku, Anguissa e l’autorete di Giannetti blindano il secondo posto in classifica. Il match del Bluenergy Stadium mostra sin da subito un incontro a viso aperto. La velocità e la tecnica di Neres fanno da allarme alla difesa bianconera, che raddoppia dall’inizio la marcatura sul brasiliano, cercando di limitare le situazioni di uno contro uno. Dopo dieci minuti giocati a buoni ritmi, la prima palla gol è a favore dei partenopei. Di Lorenzo ributta palla in mezzo e proprio Neres, da posizione ravvicinata non trova un impatto felice col pallone, che termina sul fondo. L’Udinese però, non tarda a graffiare in contropiede, e dopo un minuto, il traversone insidioso di Thauvin trova l’inserimento di Ekkelenkamp, che arriva alla conclusione, ma svirgola. Nei minuti successivi entrambe le squadre cercano la via del gol con i loro giocatori più pericolosi: l’Udinese con le giocate di Thauvin, vero punto di forza dell’attacco bianconero, immarcabile dalla difesa azzurra, a cui non lascia punti di riferimento. Al 13’ il francese strappa un pallone pericolosissimo a Buongiorno, ma al momento del tiro calcia fuori; il Napoli con la rapidità dei guizzi di Neres, che si dimostra l’uomo più pericoloso per la retroguardia di Runjaic. Il brasiliano al 19’ lascia sul posto kristensen e calcia in diagonale, col pallone che esce di poco. Al 22′ l’Udinese ottiene un penalty a causa della deviazione col braccio largo di Lobotka sulla conclusione di Zemura. Dal dischetto Thauvin si fa ipnotizzare da Meret che respinge, ma il capitano bianconero raccoglie la sfera e la spedisce in rete, tornando al gol dopo più di tre mesi. Il gol dei bianconeri mette in salita la partita per la squadra di Conte, che nonostante un dominio del possesso palla (70%) si ritrova sotto nel punteggio. Alla mezz’ora Lovric è costretto ad abbandonare il campo per un fastidio muscolare, Runjaic inserisce Atta al suo posto. Nella seconda metà del primo tempo il Napoli sfiora il pareggio con la conclusione di Zambo Anguissa, ma Sava risponde prontamente negando il gol al camerunense. La prima frazione termina a favore dei bianconeri, col Napoli costretto ad inseguire. La ripresa vede gli ospiti scendere in campo con un piglio diverso, la probabile strigliata di Conte negli spogliatoi ha reso gli ospiti molto più fluidi nel gioco, rendendo più funzionale il possesso, abbastanza sterile nel primo tempo. Dopo cinque minuti esatti il Napoli trova la rete del pari grazie alla verticalizzazione di McTominay, perfetta per l’inserimento tra le linee di Lukaku, che dopo aver vinto il duello fisico con Bijol, entra in area battendo Sava. La trama di questo secondo tempo cambia vertiginosamente. I partenopei in pressione risultano molto più efficaci e l’Udinese fa fatica a ripartire in contropiede. Il gol ha sicuramente revitalizzato il morale degli ospiti che adesso sembrano in controllo della gara. Al 76’ arriva il ribaltone azzurro. Neres defilato dalla sinistra, dribbla quattro giocatori avversari ed una volta in area conclude verso la porta, il pallone deviato dalla difesa viene raccolto una seconda volta dal brasiliano che conclude colpendo Giannetti che causa l’autorete. Il vantaggio partenopeo ‘uccide’ moralmente i padroni di casa che, lasciano troppi spazi nelle zoni centrali del campo, che diventano praterie per le mezz’ali azzurre. A nove dalla fine il Napoli chiude i giochi. Lobotka cerca in verticale Simeone che riesce a servire alla perfezione l’inserimento di Zambo Anguissa che, percorre tutta la metà campo avversaria e batte Sava in uno contro uno. La gara termina con la vittoria meritata dei partenopei, che proseguono all’inseguimento dell’Atalanta in prima posizione. All’Udinese non basta il tap-in vincente di Thauvin e si arrende agli azzurri. Bianconeri che rimangono alla nona posizione, con Empoli e Torino distanziate da un punto.
Juventus-Venezia
Ad un passo dalla prima sconfitta in campionato, la Juventus riacciuffa il Venezia grazie al calcio di rigore realizzato da Vlahovic. Un coraggioso Venezia rischia il colpaccio allo Stadium, ma vede sfumare i sogni di gloria dal penalty del serbo.
Lecce-Monza (A cura di Simone Scafidi)
Dopo più di un mese e mezzo il Lecce torna a vincere al Via del Mare, e lo fa con una prestazione di carattere che consente di sconfiggere il Monza, che sprofonda sempre di più in classifica. A sbloccare il match è, dopo appena tre minuti, la prima gioia italiana di Tete Morente, che raccoglie un visionario lancio di Berisha e batte Turati, gettando immediatamente nello sconforto la squadra di Nesta. Al 12’ si accende Dorgu, che elude mezza difesa brianzola e con una serpentina riesce a penetrarla, venendo però abbattuto e guadagnandosi così un calcio di rigore. Alla sassata di Krstovic dal dischetto risponde un eccezionale Turati, che nega la gioia all’attaccante montenegrino e tiene a galla i suoi. Appena cinque minuti dopo Krstovic ha un’altra occasione, ma ancora a tu per tu con Turati spara il pallone alto sopra la traversa. Sugli sviluppi dell’azione successiva, Maldini si getta sul cross forte e teso di Birindelli, con il pallone che termina sul fondo. A nove minuti dalla fine del primo tempo succede qualcosa di incredibile: su un pallone totalmente innocuo, Dorgu prova ad appoggiare di testa verso Falcone, senza vedere che il suo portiere però è uscito proprio per raccogliere la sfera, che finisce per insaccarsi in porta regalando così al Monza il gol dell’1-1. A scacciare i fantasmi ci pensa finalmente Krstovic, che a pochi secondi dal termine del primo tempo colpisce di controbalzo il pallone fornitogli da Pierotti e riesce finalmente a battere Turati, siglando il gol vittoria. Dopo un primo tempo divertente e ricco di emozioni, il secondo non si dimostra altrettanto, e prosegue su ritmi blandi e abbastanza noiosi, concludendosi con il definitivo 2-1 per il Lecce.
Bologna-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Il Bologna vince nuovamente, portandosi a meno tre lunghezze da una Juve e con una gara in più da giocare. Crolla Fiorentina dopo otto vittorie di fila Su una sponda di Kean e su un lancio di prima al volo, la Fiorentina si immola verso la porta con Gudmundsson che a sua volta supera con un tocco sotto Skorupski per poi essere atterrato dentro l’area dal portiere rossoblu. Nonostante le proteste dei viola, l’arbitro non concede il penalty, alimentando negativamente la tensione tra gli uomini di Palladino (assente in panchina per un lutto in famiglia). Sul finale del primo tempo, la Viola sciupa un’altra occasione per portarsi in vantaggio infatti, dopo un’ottima azione portata avanti da Gudmundsson, Cataldi calcia alto dopo essersi trovato a tu per tu contro Skorupski. Prima del duplice fischio però, si divora la rete del vantaggio anche Kean, quest’ultimo non ribadisce in rete il corner battuto da Adli, calciando di testa addosso a Skorupski. Dopo pochissimi istanti dal calcio d’inizio della ripresa, il Bologna si affaccia nell’aria di rigore avversaria con Castro che, dopo essere stato servito da Ferguson con una spizzata di testa, calcia in porta ma prende il palo, mandando però un segnale positivo ai suoi compagni e a tutto lo stadio. Successivamente allerrore di Castro, il Bologna cresce rendendosi pericoloso nei successivi minuti con due tiri di Pogeba e Odgaard, entrambi neutralizzati da De Gea. Al 59’ la gara si sblocca con Odgaard, il trequartista felsineo viene servito da Freuler e, dopo aver bruciato nel tempo Dodò, insacca alle spalle di De Gea la rete del vantaggio. Tre minuti più tardi, la squadra di italiano si divora un’altra enorme canche, stavolta con l’errore di Holm che calcia alto dopo l’ottimo pallone servito da Castro, scatenando lincredulita nei volti dei giocatori. Con questa sconfitta, la squadra di Palladino si allontana di poco dal treno delle prime della classe, mentre il Bologna sogna di ripetere l’ottimo risultato conquistato la scorsa stagione. Italiano trionfa sul suo passato e adesso la Juventus dista solo tre punti, con una gara da recuperare contro il Milan.
Parma-Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)
L’Hellas Verona prova ad uscire la testa dall’oblio e lo fa con una convincente vittoria in casa del Parma, battuto per 3-2. Gli Scaligeri non perdono tempo, e su situazione di calcio d’angolo, al quarto minuto, Coppola sigla il gol dell’1-0, con un’incornata perentoria e decisa che batte Suzuki. Qualche istante più tardi arriva la reazione del Parma, che dopo un’azione molto confusa porta al tiro Dennis Man, la cui conclusione viene bloccata da Montipò. Al 19’, sempre da calcio d’angolo, stavolta è il Parma a colpire: in seguito al tiro di Bonny respinto dall’estremo difensore del Verona, si fa trovare pronto Sohm, che ribadisce in porta e pareggia i conti. Al 57’, dopo un’azione da manuale, torna avanti il Verona, con lo scambio tra Harroui e Sarr che termina con la conclusione e con la rete dell’attaccante svedese,che porta nuovamente in vantaggio i suoi. Al 70’ prova nuovamente a reagire il Parma, e ci prova ancora con Man, la cui conclusione, dopo lo scambio con Bonny, si spegne di poco a lato della porta di Montipò. A quindici minuti dal termine il Verona chiude i conti, dopo la solita poderosa discesa di Tchachoua, Livramento calcia in porta trovando però la respinta di Suzuki, che viene raccolta e ribadita in porta da Mosquera, autore del gol del 3-1. A un minuto dalla fine, come un fulmine a ciel sereno, ancora Simon Sohm, fulcro di questo Parma, segna il gol della speranza, che dà un po’ di morale alla sua squadra, costretta comunque ad arrendersi alla sconfitta. Torna quindi a vincere il Verona, che deve essere bravo a ripartire da qui, per riscattare un campionato, finora, pessimo.
Como-Roma (A cura di Tommaso Patti)
Un como coraggioso conquista tre punti contro una Roma che continua a faticare nel trovare continuità di risultati. Nonostante gli iniziali diversi obbiettivi, Roma e Como sono ancora in balia di un periodo negativo, condividendo una situazione simile in classifica. Al sinigaglia parte meglio la Roma, che sfiora il vantaggio su un’aziona iniziata da un calcio d’angolo: sul traversone di Dybala, Reina esce e allontana il pericolo, successivamente la sfera viene colta da Saelemaekers che si coordina ma non trova la porta per pochi centimetri. Anche il Como prova a rendersi pericoloso, infatti al 19’, gli uomini di Fabregas colpiscono la traversa su un calcio di punizione battuto da Nico Paz. Anche nella ripresa, il Como prova a non chiudersi, provando a impensierire Svilar. Al 57’ Strefezza batte rapidamente un corner, da lì una serie di respinte, offrono una grande opportunità di tiro per Fadera che, anche in questa occasione, si trova di fronte un ottimo intervento di Svilar. il portiere serbo si rende protagonista anche sul tiro da fuori di Goldaniga. Successivamente al tiro da fuori di Nico Paz, si sveglia anche la Roma: dopo un’azione orchestrata da Pellegrini e angelino, l’esterno ex Lipsia serve un pallone per dybala, che da buona posizione spreca e calcia a lato. In una gara condizionata da tanti errori, la prima grande palla gol della ripresa da parte del Como si trasforma in gol. l’azione che porta al vantaggio dei comaschi nasce da una sventagliata in avanti di Nico Paz per Cutrone, su questo l’ultimo la marcatura stretta di Pisilli non è efficace, infatti l’ex promessa del Milan riesce a girarsi e a servire un cross a centro area per Gabrielloni, che infila il pallone in rete al 92’, trovando la prima rete in serie A, creando un’emozione unica per se stesso e per tutti i tifosi del Como, che lo hanno visto segnare in tutti i campionati dalla serie D, fino alla serie A. Nei minuti finali, come da copione, la Roma prova il tutto per tutto, rivoltandosi completamente nell’area di rigore avversaria. Nel disperato tentativo di pareggio, la Roma si sbilancia e concede una ripartenza ai padroni di casa, portava avanti da Gabrielloni che, dopo una lunga cavalcata palla al piede, serve Nico Paz che colpisce indisturbato firmando la rete del definitivo 2-0. Con il successo sulla squadra di Ranieri, il Como si allontana dalla zona retrocessione, portandosi a meno un punto dalla Roma, che continua a presentare enormi problemi di continuità.
Milan-Genoa
Una serata di festa viene rovinata da uno scialbo 0-0 contro un buon Genoa, il Milan adesso è in crisi. A San Siro la parata di stelle e leggende rossonere sembrava poter dare quella scintilla ad una squadra che più che mai vive di fiammate. Fin dai primi minuti il copione della gara è chiaro: il Genoa consegna il possesso al Milan e si compatta e organizza per ripartire. A parte una conclusione da centrocampo di Frendrup la squadra di Vieira non si vede dalle parti di Maignan. Sponda rossonera invece prova ad emergere la gioventù, con Liberali (2007) e Jimenez (2005) che cercano di caricarsi sulle spalle l’entusiasmo di San Siro. Se da una parte il giovane terzino spagnolo sembra molto pimpante e acceso, dall’altra il trequartista italiano fatica a trovare la posizione, complice un po’ di visibile -e comprensibile- emozione. Le uniche occasioni del Diavolo nel primo tempo arrivano in situazioni di ripartenza, con il Genoa poco equilibrato e scomposto in difesa. Al nono minuto Reijnders rompe la prima linea di pressione e serve Abraham, l’attaccante inglese serve Emerson Royal che calcia di corsa e trova la risposta di Leali. Per arginare il folto centrocampo del Genoa il Milan si appoggia alle sgasate di Reijnders, l’unico che sembra poter costruire qualcosa dalla trequarti in su. Al 22′ il centrocampista olandese calcia forte su una punizione battuta corta da Chukwueze, ma la palla sfiora la traversa. Nel secondo tempo Fonseca non rinuncia a Liberali ma ad Abraham, e inserisce Morata per cambiare volto all’attacco rossonero. Sessanta secondi e Leali è costretto a sfoderare il primo – e unico- grande intervento della sua gara, con Emerson Royal che spizza di testa un cross di Chukwueze e costringe l’estremo difensore italiano a un gran riflesso in tuffo. In quel momento il Milan si eclissa, il Genoa non si scompone e non rischia praticamente nulla e la squadra di Fonseca non riesce a sfondare. Al posto di Liberali, il tecnico portoghese sceglie Camarda, giocando con il doppio centravanti. L’ingresso del giovanissimo attaccante smuove qualcosa, con San Siro che alza i decibel per dare un impulso alla squadra, che arriva soltanto nell’ultima fase di gara. Entrambe le occasioni hanno un denominatore comune: una bella palla di Reijnders per Morata. Nella prima occasione lo spagnolo salta Badelj e cerca l’incrocio dei pali con il mancino, palla alta di poco. Nella seconda diapositiva Morata arriva a pochi passi da Leali e spacca la traversa, conclusione scellerata e poco lucida del centravanti rossonero, perché Leali era già a terra e la porta era praticamente spalancata. Tra i fischi di San Siro la gara si conclude a reti bianche, e la contestazione del pubblico certifica una crisi per il Milan. La squadra di Fonseca adesso si allontana vistosamente dalla vetta, distante 14 punti, ma ciò che preoccupa è la distanza di undici punti dai cugini nerazzurri. La ricerca di un’identità e di coraggio da parte di Fonseca continua a scuotere l’ambiente squadra, che però adesso deve ritrovare quelli che sono i propri leader e i propri principi. Altro risultato positivo per il Genoa di Vieira, il quarto consecutivo dall’arrivo del tecnico francese. Genoa che adesso rimane fuori dalla zona retrocessione, distante due punti, ma continua a mostrarsi equilibrata e compatta.
Lazio-Inter (A cura di Marco Rizzuto)
L’Inter espugna l’Olimpico con un 6-0 tennistico in casa di una delle squadre più in forma del campionato. Contro il suo passato, Inzaghi esce dalla capitale con tre punti e una prova di forza assoluta dell’Inter, che adesso ha l’occasione di riacciuffare la vetta.
LA TOP11 DELLA 16ª GIORNATA:
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