Cronaca
Scontri a Bologna: corteo antifascista contro la polizia
A Bologna, la Scalinata del Pincio è stata teatro di violenti scontri tra manifestanti antifascisti e polizia in tenuta antisommossa.
Dopo essere arrivati rapidamente in via Indipendenza, il gruppo si è diretto verso il parco della Montagnola, dove ci sono stati contatti con le forze dell’ordine che hanno portato al lancio di fumogeni e petardi. Alcuni manifestanti hanno riportato ferite lievi, compreso uno con un vistoso taglio sulla fronte.
Il questore Antonio Sbordone ha confermato che “tre agenti sono rimasti feriti” durante gli scontri. “A loro va la mia vicinanza e l’augurio di una veloce guarigione”, ha aggiunto, ringraziando le forze di polizia per “professionalità ed equilibrio”.
Dopo l’intervento della polizia, la situazione è tornata relativamente calma. I collettivi antifascisti hanno poi lasciato la Montagnola dirigendosi verso piazza VIII agosto nel mezzo dei cittadini che facevano shopping nel mercato della Piazzola. Uno degli organizzatori del corteo ha dichiarato: “Non era possibile concedere piazza XX Settembre a CasaPound e ai fascisti… A Bologna non si passa”. Un altro manifestante ha ribadito: “I fascisti non li vogliamo in una città rossa come Bologna!”.
“A Bologna ancora una volta le forze di polizia, schierate a difesa della sicurezza pubblica e della libertà di manifestare, sono state oggetto di vergognose aggressioni e violenze da parte di gruppi di facinorosi. A loro va la mia più convinta solidarietà e la profonda riconoscenza per l’equilibrio ancora una volta dimostrato e le difficoltà sempre maggiori con cui sono costrette a confrontarsi con manifestanti e agitatori di varia estrazione. Confido che tutte le forze politiche e sociali del paese, senza tentennamenti o speciosi distinguo, sappiano prendere le distanze da comportamenti pericolosi e inaccettabili in democrazia “. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Cronaca
Sicilia, il deputato FDI Auteri minaccia il collega La Vardera: “Ti piglio e ti butto di sotto”
Il deputato regionale Ismaele La Vardera ha subito delle minacce da un collega, si tratta di Carlo Auteri, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo dei Normanni.
Questo attacco personale a La Vardera era scaturito in conseguenza ad una denuncia , fatta dall’ex giornalista delle “Iene”, in cui è coinvolto Auteri.
IL FATTO
Tutto è iniziato quando La Vardera ha esposto, nel parlamento siciliano, il caso dello stanziamento dei fondi da parte della Regione Sicilia all’associazione culturale Progetto Teatrando, la cui sede si trova a Sortino, in provincia di Siracusa.
Da ciò è emerso che, la sede dell’associazione è reperibile nell’abitazione della madre del deputato.
Nello specifico i fondi stanziati ammontano a 100 mila euro, somma che è stata devoluta all’associazione appartenente ad Auteri, con lo scopo di organizzare attività culturali al Teatro Musco di Catania.
Dunque è proprio grazie al deputato La Vardera se è uscita fuori questa vicenda, relativa alla donazione di contributi pubblici nel mondo dello spettacolo.
LE MINACCE DI AUTERI
In seguito alla denuncia Auteri si scaglia contro La Vardera proferendogli delle minacce: “Se tu a me mi fai girare la m*****a, io ti piglio e ti butto di sotto. Non ti permettere di dire ai colleghi ‘ha dato soldi alla madre’ perché io ti affogo là dentro, tu a me non mi conosci. Vedi che io sono fuori di testa… vedi che io non sono come gli altri, tutti, savoir faire, la politica”.
Alcuni pezzi della discussione sono stati registrati e trasmessi nella trasmissione di La7 “Piazza Pulita”.
GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI
Il giorno dopo la diffusione degli audio, Auteri in un post pubblicato su facebook, ha rivolto le scuse a La Vardera, sebbene abbia respinto le accuse: “Mi scuso per i toni utilizzati , che non mi appartengono con il collega La Vardera”. Il deputato meloniano ha poi giustificato le sue azioni, aggiungendo che è stato “oggetto di una sorta di persecuzione nelle ultime settimane”
Secondo quanto riportato da numerosi quotidiani Auteri si è auto-sospeso dal gruppo regionale di Fratelli D’Italia, tuttavia non ha esternato l’intenzione di dimettersi dal Parlamento regionale, pertanto continua ad esercitare la carica di deputato, essendo per il momento appartenente al Gruppo Misto, proprio quello di cui fa anche parte Ismaele La Vardera.
Cronaca
Tragedia a Napoli, Arcangelo Correra morto per via di un “gioco”: si costituisce il cugino
Ieri, 9 novembre, Napoli è colpita da una nuova tragedia. Arcangelo Correra, un ragazzo di 18 anni, è morto dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile nella zona turistica dei Tribunali. Le indagini confermano che si tratta di un “gioco finito male”: il giovane con il cugino e un amico, stavano maneggiando una pistola quando è partito il colpo fatale.
Il cugino della vittima, Renato Cafaia, di 19 anni, è stato fermato per porto d’arma illegale e ricettazione ed è indagato per omicidio colposo. È lui ad avere l’arma al momento dell’incidente e ha raccontato tutto alle forze dell’ordine.
Purtroppo, Correra è solo l’ultimo adolescente ucciso a Napoli in poche settimane; era anche parente del 17enne Luigi Caiafa, ucciso dalla polizia nel 2020 durante una rapina. Dopo la tragedia, oltre 100 agenti delle forze dell’ordine sono intervenuti nella zona effettuando numerose perquisizioni e sequestrando tre pistole Beretta con munizioni varie insieme a sostanze stupefacenti.
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La situazione ha riaperto il dibattito sulla sicurezza in città. In mattinata si è tenuta un’assemblea pubblica anti violenza dove il sindaco Gaetano Manfredi ha fatto mea culpa: “Ciò che viene messo in campo dalle istituzioni in chiave di controllo della violenza non è mai sufficiente… se questi problemi ci sono ancora significa che il lavoro che noi stiamo facendo non è ancora sufficiente“. Manfredi ha aggiunto che servirebbe più ‘controllo sul territorio e “attività di sostegno forte” nei luoghi dove crescono i giovani influenzati dai modelli criminali.
Cronaca
Addiopizzo Catania: il caso dei bonifici ricevuti da uomini mafiosi
È accaduto qualcosa di contraddittorio, se non ridicolo all’associazione Addiopizzo di Catania, che ormai da anni, insieme ai commercianti liberi, combatte le azioni estorsive.
LA DONAZIONE DEI “BENEFATTORI”
L’associazione antiracket etnea ha, di recente, ricevuto una donazione da parte di esponenti mafiosi.
Più precisamente, nei conti correnti di tale associazione, sono stati recapitati 3500 euro, in conseguenza a questa azione gli attivisti hanno suscitato un sospetto.
Già perché in questa vicenda ci si pone un banale interrogativo: come mai un associazione che contrasta l’estorsione riceve donazioni da parte di soggetti che la estorsione la praticano per mestiere?
La risposta la si trova dentro la scellerata riforma della giustizia approvata dall’ex guardasigilli Marta Cartabia, durante la precedente legislatura (Governo Draghi).
COSA PREVEDE LA RIFORMA?
Nella riforma è previsto l’ottenimento di uno sconto di pena, per i soggetti mafiosi che effettuano delle donazioni ad associazioni come Addiopizzo, che peraltro ha espresso un giudizio critico verso questa riforma giudiziaria.
In particolare, il presidente etneo Giuseppe Russo, ha preso posizione su questo episodio ritenendo questa legge una “giustizia da supermercato, dove qualcuno si può comprare uno sconto di pena facendo una donazione”.
LA PROPOSTA DI LEGGE
Alcuni anni fa, Addiopizzo ha raccolto 8 mila firme, per presentare alla Camera e al Senato, una proposta di legge sulla certezza della pena, affinché venisse chiesta l’estromissione dello sconto di pena a tutti quei soggetti che si sono macchiati di reati di stampo mafioso.
Tuttavia la proposta non ha avuto alcun riscontro, venendo di fatto trascurata.
LA DESTINAZIONE DEL BONIFICO
Dei 3500 euro ricevuti, l’associazione non ne farà un uso personale, ma verranno comunque utilizzati per realizzare progetti a sostegno della collettività.
Dunque non andranno restituiti al mittente, anche perché come spiega Giuseppe Russo “non cambierebbe nulla dal punto di vista giuridico, quelle persone potrebbero ugualmente accedere agli sconti”.
Infine, Russo ha dichiarato di aver scritto un comunicato, per fare chiarezza su questa vicenda, invitando questi soggetti a “non mandare più soldi“.
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