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Calcio

Claudio Ranieri torna alla Roma. Esperienza e romanità per ripartire

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Foto: Google Rimagiallorossa.it

Claudio Ranieri torna a sedere sulla panchina giallorossa dopo cinque anni. Dopo aver annunciato il ritiro nella passata stagione, il tecnico romano ha deciso di tornare sulla panchina della sua squadra del cuore dopo le esperienze del 2009 e del 2019.

La stagione della Roma fin qui è stata a dir poco disastrosa. La scelta scellerata della società ha escluso dal progetto tecnico il proprio condottiero. L’addio di Daniele De Rossi ha scosso l’ambiente giallorosso che ha cominciato a manifestare, partita dopo partita, il proprio dissenso verso una società che sta agendo in maniera poco lucida. Nonostante l’arrivo di Juric sulla panchina della Roma, condito dalle prime due vittorie contro Udinese e Venezia, i giallorossi non hanno mai rialzato la testa, finendo in un limbo di confusione generale che ha portato sconfitte pesanti, come il 5-1 contro la Fiorentina e la sconfitta contro l’Elfsborg in Europa League. Dopo il pesante k.o all’Olimpico contro il Bologna, la dirigenza ha deciso di esonerare Ivan Juric.

Nei giorni scorsi, i social media di ogni appassionato di calcio sono stati invasi dalle notizie della possibilità di un ritorno sulla panchina giallorossa da parte di Ranieri, suscitando un enorme sentimento malinconico di ogni tifoso, romanista o non romanista che sia. Dopo una trattativa durata complessivamente poco, (ciò reso possibile grazie all’immediata disponibilità dimostrata dal tecnico di Rione San Saba), il nuovo tecnico giallorosso è volato personalmente a Londra per chiudere la trattativa con Dan Friedkin. Per l’allenatore romano -e fortemente romanista- arriva probabilmente la sfida più dura della propria carriera, risollevare la squadra per cui ha giocato e sempre tifato da una situazione davvero complicata. Nonostante l’ex allenatore del Leicester abbia annunciato il “ritiro” dopo la parentesi biennale con il Cagliari conclusa conclusa con la promozione in A e la successiva salvezza, Ranieri è pronto a tornare per la terza volta sulla panchina della Roma, dopo le esperienze concluse positivamente nelle stagioni 2009/10, 2010/11 e dal Marzo 2019 fino a fine stagione.

“Certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi e poi tornano”

Mai frase fu più azzeccata, e cantata da Venditti, pioniere del cantautorato romano e romanista DOC, condisce quei versi di quella parvenza di romanticismo necessario per una piazza passionale come quella di Roma. Il compito di Ranieri sarà quello di risollevare il morale di squadra e tifosi, rannicchiati nella bassa classifica a quota 13 punti. Con due settimane di sosta, il nuovo tecnico giallorosso ha tutto il tempo per prendere in mano le redini di un gruppo che ha mostrato poca affinità e molta confusione dentro e fuori dal campo. Quella presa da Ranieri è sicuramente una scelta forte, figlia di una oggettiva confusione generale dell’ambiente giallorosso, ma questa scelta di cuore certifica il suo amore verso i colori giallorossi, a conferma di un mix di valori pressoché unici in un calcio sempre meno passionale, dove il soldo vale più di qualsiasi sentimento. Roma adesso ha di nuovo un romano in panchina, e adesso la svolta più che una speranza, diventa una vera e propria imposizione.

Classe 2004. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/presentatore sportivo e grande appassionato di calcio.

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Tanta sofferenza nel finale, ma basta la rete di Tonali per i quarti di Nations League

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Allo stadio Re Baldovino di Bruxelles gli Azzurri vincono di misura grazie alla rete di Sandro Tonali e si qualificano ai quarti di finale di Nations League.

Basta un punto per raggiungere i quarti di Nations League, perciò in prima battuta la manovra dell’Italia non è scellerata, ma lucida e precisa. Il blocco basso del Belgio permette ai tre centrali azzurri, più Rovella (convocato al posto dell’infortunato Ricci, undicesimo esordiente della gestione Spalletti), di costruire da destra verso sinistra, sfruttando l’ampiezza data da Cambiaso e Dimarco. Le scelte di Spalletti ormai sono consolidate: 3-5-1-1 pieno di rotazioni e inserimenti, con Barella che torna in campo dopo l’assenza delle ultime gare per infortunio, e si schiera dietro Retegui e cerca di legare il gioco nella parte destra del campo. Agli Azzurri bastano dieci minuti per arginare il muro belga: Di Lorenzo scarica su Barella e si getta nello spazio, il filtrante del centrocampista nerazzurro non viene controllato da Debast, allora il capitano del Napoli ha tutto il tempo per servire in mezzo l’inserimento di Tonali, al primo centro con la maglia azzurra. Un’ulteriore iniezione di fiducia che scioglie, ancor di più, la nazionale di Spalletti. Le uscite dal basso sono codificate e ben eseguite e il Belgio non riesce a seguire i movimenti di tutta la linea azzurra. Il predominio dell’Italia si evince nella zona centrale del campo, dove la continua rotazione di Tonali, Frattesi e Barella non lascia punti di riferimento al Belgio. In mediana Buongiorno supporta Rovella, marcato a uomo da Lukaku, e la posizione del difensore del Napoli lascia sempre spazio al centrocampista della Lazio, in superiorità numerica.

Il primo segnale di reazione del Belgio arriva nel secondo tempo, con una conclusione dalla distanza di Debast, risposta in tuffo di Donnarumma (70ª presenza in azzurro, 23° per presenze all-time, raggiunto un monumento come Sandro Mazzola). La conclusione del difensore belga sottolinea il momento favorevole della nazionale di Tedesco, con l’Italia che si rintana nella propria difesa e prova a ripartire. In contropiede l’Italia sfiora il raddoppio, con un filtrante di Frattesi che manda Retegui in porta, la conclusione del bomber dell’Atalanta viene miracolosamente sporcata da Casteels in calcio d’angolo. Rispetto al primo tempo, la ripresa è molto più frizzante, con occasioni da entrambe le parti. Al 57′ Trossard calcia al volo da fuori area, destro forte e preciso chiuso da Donnarumma in corner. Il capitano azzurro non si fa sorprendere nemmeno all’ora di gioco, quando Openda calcia in diagonale, dopo un fraseggio errato di Frattesi. Le prime mosse della gara sono di Spalletti, con Kean e Udogie al posto di Retegui e Dimarco.  Al 77′ Lukaku spaventa la difesa azzurra, con un cross di Debast sul secondo palo verso Big-Rom, bravo a girare sul secondo palo, ma sfortunato, con la palla che termina fuori di pochissimo. Cinque minuti dopo il Belgio va vicino nuovamente al pareggio, con un cross di Trossard, spizzato da Faes sul palo. L’ultimo scorcio di gara è un assedio dei Diavoli Rossi, completamente sbilanciati in avanti alla ricerca del pari, l’Italia si limita a gestire il pallone lontano dalla porta di Donnarumma e dopo tre lunghi -e sofferti- minuti di recupero, si concretizza definitivamente la qualificazione della nazionale azzurra ai quarti di finale di Nations League.

Un’altra grande prestazione degli Azzurri, una vittoria sofferta ma meritata. La strada è quella giusta, con una rinascita che sta avvenendo gradualmente con coraggio, mentalità e idee. Domenica a San Siro l’ultimo atto dei gironi di Nations League contro la Francia, che non va oltre lo 0-0 in casa contro Israele. Basterà un punto agli Azzurri per blindare il primato nel girone, in attesa dei quarti di finale di marzo.

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Il Super Commento della 12ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della dodicesima giornata di Serie A.

Genoa – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)

A un passo dal colpaccio, il Como viene raggiunto dal gol nel recupero di Vogliacco. La gara del Ferraris inaugura la 12ª giornata, anticipata a giovedì sera a causa del Rally della Lanterna. Tante le assenze da una parte e dall’altra, con Fabregas che sostituisce gli infortunati Perrone e Sergi Roberto con Engelhardt e Da Cunha. Fabregas impiega il francese in mezzo al campo per non concedere punti di riferimento alla mediana del Grifone. Thorsby agisce alle spalle di Pinamonti e Ekhator, e tra le linee comincia a emergere Nico Paz. In avvio il Genoa prova a spingere sull’acceleratore, con il Como che si compatta a ridosso dell’area di rigore e prova a risalire il campo giocando sulla profondità, data dai movimenti di Cutrone. I lariani cominciano ad affacciarsi dalle parti di Leali con Nico Paz, al quarto d’ora lo spagnolo calcia forte sul primo palo, e l’estremo difensore italiano deve calare la prima grande parata della serata. Il Como rimane in pressione alta, e passa in vantaggio un minuto più tardi: Pinamonti prova a guidare la ripartenza genoana, ma viene ingabbiato da tre giocatori del Como e perde palla, la sfera arriva a Fadera al vertice dell’area, l’esterno serve Nico Paz in area e lì serve tutta la classe dello spagnolo, bravo ad attirare la marcatura di Frendrup e appoggiare al limite per Da Cunha, il francese prende la mira e porta in vantaggio il Como. La rete del centrocampista certifica il predominio della squadra di Fabregas, sempre equilibrata e compatta dietro la linea del pallone. Il raddoppio sistematico di Strefezza su Martin oscura la fascia sinistra del Genoa, e porta i padroni di casa a sviluppare sulla destra, dove però Sabelli è bloccato da Fadera e Nico Paz. L’esterno angolano sfiora il raddoppio in contropiede ma Leali respinge. Il Genoa approfitta di un momento di squilibrio del Como e in tre passaggi manda Ekhator (18 anni) a tu per tu con Reina (42 anni), l’estremo difensore spagnolo fa valere tutta la sua esperienza e intercetta il pallonetto del giovane attaccante italiano. Nel secondo tempo Gilardino cambia modulo, inserisce Miretti per Martin e passa a una difesa a quattro. Il Como riparte con gli stessi undici e l’inerzia della gara è decisamente a favore del lariani. Il Genoa concede spazi tra le linee e Nico Paz e Cutrone attaccano sistematicamente la profondità. Al 70’ l’attaccante italiano trova il 2-0, con un diagonale sul secondo palo, ma la rete viene annullata per fuorigioco dal VAR. Nel finale il Como spreca un paio di occasioni con Cutrone e Strefezza, e il Genoa attacca a testa bassa, sospinta dall’orgoglio e dal tifo incessante di Marassi. L’ingresso di Balotelli fomenta il Ferraris, ma non cambia il canovaccio tattico della partita. Nel recupero il Genoa riacciuffa il pareggio, corner di Miretti sul primo palo, il Como difende a zona e orienta le marcature verso il vertice dell’area, Pinamonti spizza la sfera che arriva al centro dell’area piccola, Nico Paz si perde Vogliaccoche arriva a concludere con il destro.
Pareggio dai due volti, da una parte il cuore genoano, dall’altra il rammarico e la delusione lariana. Il Como gioca un’ottima gara, con tante occasioni e una discreta compattezza tra i reparti. Nonostante le assenze, Fabregas era riuscito a imbrigliare per bene il Genoa, ma nel finale i lariani peccano di attenzione e malizia, e la rete di Vogliacco certifica la fragilità difensiva del Como (almeno un gol subito in ogni gara). Il Genoa si aggrappa all’orgoglio e al cuore di uno dei ragazzi di Genova, pareggio che permette alla squadra di Gilardino di rimanere attaccata al Como, entrambe a 10 punti.

Lecce – Empoli ( A cura Tommaso Patti)

Termina in parità la sfida tra Lecce e Empoli, i salentini salgono a quota nove punti, rimanendo però  impigliato nella zona bassa della classifica. Per gli azzurri invece, arriva un punto importante se messo in relazione con i rischi e i pericoli presi negli ultimi minuti di gioco. Al Via del Mare l’avvio di partita è molto tranquillo, con molto equilibrio ma con pochissime conclusioni nello specchio della porta nella prima mezz’ora. Dopo una trentina di minuti senza particolari acuti offensivi, la gara si sblocca al 33′ con Pietro Pellegri: l’attaccante azzurro viene servito da Cacace dopo un personale coast to coast e, dopo essere stato servito del terzino australiano, l’ex centravanti di Genoa e Torino piazza il pallone all’angolino, trovando il suo secondo gol consecutivo dopo la rete decisiva nel successo contro il Como della scorsa giornata. La reazione dei padroni di casa arriva a ridosso del duplice fischio, quando dopo un calcio di punizione battuto da Oudin (schierato a sorpresa da Gotti alle spalle di Krstovic), Gaspar arriva più in alto di tutti ma angola troppo il pallone di testa, sprecando l’opportunità di pareggiare una gara che fin li, rispecchia esattamente il momento complicato dei giallorossi. Nella ripresa l’Empoli va vicino al raddoppio con Cacace che, con un diagonale mancino, colpisce il palo, confermando però l’ottima intuizione di D’Aversa di schierarlo titolare al posto di Pezzella. Dopo aver provato continuamente di pareggiare la gara, il Lecce riesce a mettere tutto in parità al 77′ con Santiago Pierotti, l’attaccante argentino (subentrato dopo l’infortunio di Banda al 20‘), segna il suo primo gol in Serie A grazie ad un suo recupero a metà campo ma soprattutto grazie all’assist di Gallo, che propizia il colpo di testa del numero cinquanta giallorosso. I padroni di casa, carichi mentalmente dal gol del pareggio, si proiettano nell’area di rigore avversaria sfiorando il gol del 2-1 con Krstovic che, di testa, colpisce nuovamente la traversa. Nei cinque minuti finali, entrambe le squadre provano ad affondare il colpo senza però riuscirci.

Venezia – Parma (A cura di Simone Scafidi)

Il Parma vince al Penzo e ritrova i tre punti dopo quasi tre mesi, condannando il Veneziaall’ultimo posto in classifica. A passare in vantaggio sono però i lagunari, che partono subito con la marcia ingranata e al 4’ trovano il gol dell’1-0 con Nicolussi Caviglia, che stoppa il cross di Oristanio e calcia al volo, insaccando la sfera alle spalle di Suzuki e trovando il secondo gol nelle ultime tre partite. La squadra di Pecchia non tarda a rispondere e al 16’, sugli sviluppi di un corner, Valeri raccoglie un passaggio di Man al limite dell’area e calcia verso la porta, trovando una bellissima traiettoria che mette Stankovic fuori dai giochi e pareggia la partita. Dopo il gol, il Parma prende sempre più campo rinchiudendo il Venezianella sua area, e dieci minuti dopo il gol del pareggio Benedyczak sfiora il vantaggio con un destro dal limite dell’area. Al 68’, dopo diverse azioni pericolose, i padroni di casa provano a concretizzare il vantaggio con i tiri di Oristanio e Busio ribattuti dal muro emiliano. Proprio da quest’ultima azione nasce un rapidissimo contropiede guidato da Sohm, che in profondità trova Man, che calcia in porta e impegna Stankovic, la cui respinta viene raccolta da Bonny, che ribadisce in porta e torna al gol dopo quattro partite. Il Venezia prova timidamente a reagire a 5’ dalla fine con Pohjanpalo che colpisce di testa su un corner, trovando però le mani sicure di Suzuki. Il Parma torna dunque alla vittoria, e lo fa con una partita iniziata male, che è stato capace di recuperare e successivamente vincere, difendendo con cognizione di causa e con solidità. Il Venezia continua il suo pessimo periodo di forma, con una prestazione di poco carattere, in una partita in cui non si è quasi mai reso pericoloso, lasciando inoltre troppi spazi all’attacco dei ducali, che ne approfittano e trovano due gol perfettamente evitabili.

Cagliari – Milan (A cura di Marco Rizzuto)

Gara folle quella dell’Unipol Domus tra Cagliari e Milan. Rimonte e contro rimonte per uno dei match più spettacolari di questo campionato. Dalla doppietta di Leao ai due gol di Zappa, passando per l’esordio di Camarda e i gol di Abraham e Zortea.

Juventus – Torino (A cura di Dennis Rusignuolo)

La Juventus si aggiudica il Derby della Mole. Allo Stadium i bianconeri dominano contro il Torino e si portano a ridosso della vetta con i gol di Weah nel primo tempo, e Yildiz nel secondo.

Atalanta – Udinese (A cura di Marco Rizzuto)

L’Atalanta ribalta l’udinese e manda un segnale ai piani alti, la rete di Pasalic e l’autogol di Tourè, permettono alla Dea di guardare alla vetta.Dieci minuti di fuoco al Gewiss, entrambe le squadre si alternano nel creare occasioni pericolose. Ma la prima palla gol spetta all’Udinese. Lovric viene mandato a tu per tu con Carnesecchi che risponde prima sulla conclusione dello sloveno, e poi in tuffo negando il gol a Davis. Continuano le occasioni di una partita pazza e impronosticabile, l’Atalanta sigla il gol del vantaggio con il solito Retegui, rete che viene annullata però per il tocco in posizione irregolare di Lookman. L’Udinese risponde subito dopo, dimostrando la grande grinta impressa da Runjaic ai suoi. Payero si inserisce alle spalle di Kossounou e dal vertice dell’area scheggia la traversa. Il pressing molto alto messo in campo dai friulani rende veramente difficile la costruzione ai padroni di casa. Al 25′ Gasperini è costretto ad effettuare il primo cambio della partita, Djimsiti rimane dolorante dopo un contrasto di gioco con Thauvin, e viene sostituito da Ederson. Poco dopo l’Udinese trova la rete del vantaggio con Davis ma anche in questo frangente viene annullata per l’intervento falloso dell’inglese ai danni di De Roon. Nel finale i bianconeri riescono a sbloccarla, stavolta in modo regolare, Thauvin guida il contropiede bianconero e allarga nella zona di Kamara che da lontanissimo prende la mira e calcia un bolide che si insacca in rete, inutile il tentativo in tuffo di Carnesecchi. L’Udinese nonostante il vantaggio non si chiude in difesa e cerca sempre di partire in contropiede alla ricerca del raddoppio. La Dea pareggia dopo dieci minuti dalla ripresa. Ripartenza fulminea di Bellanova (entrato a secondo tempo per l’infortunato Zappacosta) che serve un cioccolatino per Pasalic che non sbaglia il rigore in movimento. L’Atalanta ribalta tutto in quattro minuti grazie ad un autogol sfortunato di Tourè, che in scivolata devia in porta il traversone basso di Bellanova. Incubo ad occhi aperti per Runjaic che si riflette anche sui suoi giocatori, l’aggressività vista nel primo tempo è andata sciamando pian piano, lasciando alla Dea molta più libertà in costruzione. Col passare dei minuti, i nerazzurri mirano ad addormentare la partita, abbassando drasticamente i ritmi visti nella prima frazione. Nei minuti conclusivi si ferma anche Zaniolo. Il numero dieci si accascia per un guaio muscolare e viene sostituito da Cuadrado, match sfortunatissimo per l’Atalantasul piano fisico. Il match si chiude con la vittoria in rimonta dei bergamaschi, sesto centro consecutivo che permette alla Dea di godersi il big match di San Siro. L’Udinese crolla ancora, sebbene un primo tempo giocato a grandi livelli, nel secondo sono bastati cinque minuti per mandare tutto in fumo. La squadra di Runjaic rimane inchiodata a 16 punti, da ormai tre giornate.

Fiorentina – Verona (A cura di Tommaso Patti)

Nel segno di Kean, la Fiorentina cala il tris e supera il Verona. Al Franchi, la viola parte fortissimo, portandosi subito in vantaggio al quarto minuto con Kean, servito dopo una cavalcata da parte di Beltran. La reazione degli ospiti non tarda ad arrivare, all’ottavo minuto Lazovic immette un cross teso, sventato da De Gea prima del tap-in di Tengstedt. L’occasione precedentemente sbagliata dal centravanti danese è solo un assaggio di quello che accade dieci minuti più avanti quando, dopo aver portato palla, Saut Serdar calcia trovando un grandissimo gol che vale il pareggio. Dal gol dell’1-1 i ritmi si abbassano, le azioni diminuiscono fino al 59′, quando sul corner battuto da Adli, Kean anticipa tutti all’interno dell’area piccola, realizzando il gol del nuovo vantaggio per la viola. Ferita dal gol subito, la squadra di Zanetti accusa il colpo senza riuscire a reagire, rischiando di subire la terza rete sul lancio di Comuzzo per Beltran che, dopo un controllo di petto, impegna Montipò. Il colpo del K.O. la Fiorentina lo affonda al minuto ottantatré, quando dopo il recupero palla di Kouame in una zona insidiosa del campo, l’attaccante viola si immola verso la porta salta anche l’estremo portiere gialloblù e serve a centro area Kean, che da pochi passi firma la sua prima tripletta in carriera e chiude la partita grazie alla sua ottava rete in Serie A.

Roma – Bologna (A cura di Marco Rizzuto)

Non basta la doppietta di  El Shaarawy ai giallorossi, il tridente OrsoliniCastroKarlssonstende una Roma ferita e spettacolare. L’avvio all’Olimpico è molto lento, poche occasioni e tanti duelli in mezzo al campo. Al 20′ Orsolini con una super giocata lascia sul posto Angelino e scappa verso la porta, l’esterno, con un tiro-cross calcia largo e in allungo Ndoye, tenta di insaccare in spaccata ma mancando il contatto col pallone sbatte contro il palo rimanendo a terra dolorante. Italiano così è costretto ad effettuare il primo cambio forzato della gara, inserendo Karlsson con Ndoye che esce in barella. Pochi minuti dopo, il Bolognapassa avanti, Castro insacca da pochi metri dopo la deviazione di Celik sul il corner tagliente di Orsolini. I giallorossi tentano una reazione, e alla mezz’ora, Konè dalla fascia sinistra  arriva sul fondo e mette un pallone pericoloso in mezzo per Soulé che calcia di prima, spaccando la traversa. Il primo tempo termina senza troppe emozioni, con le squadre che tornano negli spogliatoi sotto la pioggia di fischi incessanti dei tifosi giallorossi. Ripresa che segue lo stesso copione, si assiste ad una partita da un’intensità molto bassa. Per dare una scossa, Juric richiama in panchina Soulé ed inserisce Shomurodov. Poco dopo l’ora di gioco la Roma riesce a pareggiare con El Shaarawy, l’esterno giallorosso riesce a spedire in rete con un colpo di testa su assist di Mancini. Questo gol suona la carica alla Roma, ma proprio nel momento migliore dei giallorossi, il Bologna torna in vantaggio dopo solamente tre minuti. Orsolini servito con un lancio millimetrico da Castro rientra sul sinistro e calcia, il pallone sbatte su Mancini e finisce in rete beffando Svilar. Al 77′ il Bologna cala il tris con Karlsson, il numero dieci viene servito con un filtrante alto da Miranda e davanti Svilar non sbaglia, facendo calare le tenebre nuovamente sull’Olimpico. A dieci dalla fine Juric è costretto a sostituire Koné per un problema fisico, mettendo al suo posto Paredes. Nel minuto successivo la Roma torna in partita infiammando il finale, sempre con El Shaarawy, che insacca da dentro l’area su assist di Shomurodov. Gli animi di scaldano ed il finale diventa frizzante. Sul finale Dallinga si divora il gol del poker, chiudendo troppo il destro e mandando la sfera sul fondo da pochi metri. Il match termina con la terza vittoria consecutiva del Bologna sulla Roma, vittoria che permette ai ragazzi di Italiano di eguagliare il Milan a diciotto punti. Condannata la Roma, altra sconfitta per 2-3 che inchioda i giallorossi a 13 punti. Con l’esonero di Juric, il ritorno dalla pausa nazionali sarà una grande incognita.

Monza – Lazio (A cura di Tommaso Patti)

Vittoria di misura per la Lazio di Baroni, a Monza la decide una grandissima rete di Zaccagniche spedisce i biancocelesti a 25 punti. Le due squadre approcciano la gara con due stati d’animo diversi: gli ospiti vengono da un momento decisamente positivo condito dal primo posto in Europa League e un avvio di campionato sorprendente, il Monza invece, è reduce da un periodo buio, con solo un punto nelle ultime tre gare di Serie A. L’inizio di gara all’U-Power Stadium è equilibrato, con occasioni da entrambe le parti, portate avanti da Maldini, Dia e Nuno Tavares, quest’ultimo protagonista di un cross deviato che stava per ingannare Turati. Nei minuti successivi la gara si sblocca dal punto di vista degli interventi irregolari: in due occasioni vengono assegnati altrettanti cartellini gialli per il Monza a causa dei falli di Pedro Pereira e Carboni su Nuno Tavares e Pedro. Al 32′ la Lazio prova a concretizzare, andando vicino al gol del vantaggio con Zaccagni, il capitano bianco celeste calcia a giro colpendo il palo a portiere battuto dopo esser stato servito nuovamente da un incontenibile Nuno Tavares. Dopo aver spedito alto il pallone sulla ribattuta del palo preso da Zaccagni, qualche minuto dopo Pedro si rende protagonista di un recupero palla fondamentale a metà campo ai danni di Daniel Maldini, l’azione prosegue con il possesso palla di Mattéo Guendouzi che serve Zaccagni nella stessa posizione dell’azione precedente, anche questa volta il numero dieci laziale si sposta  il pallone sul piede forte e calcia a giro sul secondo palo, segnando la sua quarta rete in campionato. L’unico acuto del primo tempo brianzolo al gol subito arriva al tramonto dell prima frazione: sul cross di Pedro Pereira, Djuric colpisce di testa e, nel tentativo di respinta sbagliato da parte di Marusic, Dany Mota approfitta della situazione provando a pareggiare la gara con un rovesciata. che termina alta. Nella ripresa parte meglio la squadra ospite, che rischia di raddoppiare con il tiro da fuori da parte di Rovella, in risposta arriva un ottimo intervento da parte di Turati. La gara subisce un altro abbassamento dei ritmi, fino al 70′, quando con due occasioni in meno di due minuti, il Monza va vicina al gol del pareggio con il colpo ti testa di Izzo prima, e poi con la conclusione alta da buona posizione di Maldini. A pochi minuti dal termine, Baroni schiera Castellanos, l’attaccante argentino riesce a sollevare il baricentro della Lazio sfiorando più volte la sua sesta marcatura in campionato.

Inter – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)

A San Siro termina in parità la sfida tra Inter e Napoli. La gara viene sbloccata dal gol di McTominay, mentre il gol del pareggio arriva dal bellissimo destro di Çalhanoğlu, protagonista di un penalty sbagliato nella seconda frazioni.

LA TOP 11 DELLA 12ª GIORNATA

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Il primo errore dal dischetto di Calha sancisce il pareggio. Lo scontro scudetto termina 1-1

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Lo scontro tra le ultime due dominatrici della Serie A. L’ultimo atto della 12ª giornata si conclude con un pari tra Inter e Napoli. Il match tra le due squadre in vetta alla classifica non vede alcun vincitore, con le reti di McTominay e Calhanoglu che sanciscono un pareggio che rende ancora più spettacolare questo avvio di campionato. Con sei squadre racchiuse in due punti, il rientro dalla sosta promette spettacolo.

L’importanza della partita, con la vetta che reclama un padrone, si fa sentire fin dai primi minuti. L’Inter tenta il fraseggio dal basso, con il Napoli compatto dietro la linea del pallone. Inzaghi tenta di scardinare il blocco partenopeo portando a ridosso degli attaccanti i due braccetti, Pavard da una parte e Bastoni dall’altra, e la risposta di Conte è affidata alla velocità e alla lucidità delle ripartenze, guidate dai movimenti di Lukaku e Kvaratskhelia. Il primo squillo della gara è un inserimento dalle retrovie di Pavard, stoppato a pochi metri dalla porta dalla scivolata di Buongiorno. Le uniche occasioni dei nerazzurri arrivano dalla distanza, come quella che al 20′ porta al tiro Barella, palla fuori di poco. Nel miglior momento dei nerazzurri il Napoli trova il vantaggio: corner di Kvaratskhelia sul primo palo, sporcatura di Rrahmani e zampata vincente di Scott Mctominay, al secondo centro in campionato. La scelta del Napoli è conservativa, in gestione del risultato. L’Inter alza il baricentro e sfiora il pareggio con una conclusione di Acerbi, attento Meret sul primo palo. Prima dell’intervallo i nerazzurri rimettono in equilibrio la gara: Bastoni apparecchia per Calhanoglu che ha tutto il tempo per controllare e sparare un destro che si insacca all’incrocio dei pali.

Al rientro dagli spogliatoi il canovaccio tattico è simile al primo tempo, con l’Inter in possesso del pallone (più del 60% del possesso palla per la squadra di Inzaghi nella prima frazione) e il Napoli pronto a ripartire. Cinque minuti e Dimarco spaventa Meret con un mancino forte e preciso, che sfiora il palo e termina fuori di pochissimo. L’uscita dei partenopei è molto farraginosa, Lukaku è ingabbiato dalla marcatura di Acerbi e Conte cerca di ridare smalto al possesso e alla gestione in mezzo al campo. All’ora di gioco torna in campo Lobotka, al rientro dopo tre partite saltate per un infortunio muscolare, al posto di Gilmour. I maggiori pericoli per la difesa del Napoli arrivano sempre da sinistra, al 67′ Dimarco si coordina e incrocia il mancino, sicuro Meret in tuffo. Pochi minuti dopo l’episodio che riaccende la gara: Dumfries si avventa su un pallone vagante in area, viene agganciato da Anguissa e va giù. Il direttore di gara assegna il calcio di rigore ma dal dischetto Calhanoglu angola troppo il destro e colpisce il palo, primo errore in Serie A per il centrocampista turco. Nell’ultimo quarto di gara Conte rileva Lukaku, sommerso dai fischi assordanti di San Siro, con Simeone. Nel finale il ritmo si abbassa, le due squadre non ne hanno più e le sostituzioni dei due allenatori vanno a lenire quelli che sono gli schemi e gli equilibri della gara. L’ultima emozione della partita è una conclusione di Simeone che termina alta di poco, l’argentino anticipa De Vrij ma non riesce a inquadrare lo specchio della porta.

Nessun vincitore in questo scontro al vertice. La squadra di Conte mantiene il primo posto a quota 26 punti, seguita dall’Inter. Il pareggio tra le due squadre mette la parola ‘fine’ alla 12ª giornata e a questa prima fase di campionato. L’ultima sosta nazionali dell’anno arriva in un momento in cui molte squadre stanno macinando punti su punti. In soli due punti sono racchiuse ben sei squadre e al rientro dalla sosta, dove l’Italia di Spalletti cercherà di blindare il primo posto contro la Francia, si attende una fuga delle squadre che sognano o ambiscono alla conquista dello scudetto.

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