Calcio
A Spasso per l’Europa: Il punto sulla Liga Portugal, Ligue 1 e Super Lig

Inizia dalle antiche terre ricche di storia e cultura del Portogallo il nostro viaggio attraverso il calcio, passando poi dalla romantica ed elegante Francia ed infine, alla stravagante ed unica Turchia. Un’avventura calcistica che analizza squadre e classifiche, offrendo approfondimenti che mostrano come la cultura di ogni paese permea e si riflette sul campo. Allacciate le cinture e buon viaggio, a spasso per l’Europa!
Navigando tra le Stelle Lusitane: uno sguardo alla Liga Portugal
Partiamo dalla nazione più antica d’Europa, terra che ha dato il via all’epoca delle grandi scoperte e conquiste. Non possiamo che iniziare da Lisbona, sponda Sporting.
I “Leoes” dominano in solitaria al primo posto in classifica a punteggio pieno. Dopo undici giornate, la macchina perfetta creata da Ruben Amorim ha comandato in lungo e in largo, senza mostrare punti deboli, anzi, spaventando le contendenti al titolo e mandando un messaggio chiaro: riconfermarsi i campioni in carica. I numeri parlano chiaro, 39 gol fatti (33 all’interno dell’area di rigore) e 5 subiti. La spietata fase offensiva dello Sporting trasforma l’area avversaria in una zona infestata da squali, come quelli dell’Oceanàrio, ed a farla da padrone, Victor Gyokeres, autore di una stagione straordinaria. Il gigante svedese è arrivato a 16 reti e 1 assist in undici match disputati, con lui in campo la sconfitta non è un’opzione. Ma il futuro dei campioni in carica è tutto da decidere, al termine della pausa nazionali l’allenatore Ruben Amorim saluterà Lisbona, approdando al Manchester United, lasciando un eredità pesantissima a Joao Pereira, da portare avanti.
Proseguiamo il nostro viaggio passando da Oporto, la città dei ponti, che percorrendoli ci portano al secondo posto della classifica. I Dragones, nonostante l’inizio di stagione travagliato per via dell’addio di Sergio Coinceao sostituito dal suo vice Vitor Bruno, sono l’unica squadra in grado di rivaleggiare con le avversarie della capitale, trovandosi proprio tra le due in classifica. L’ottimo rendimento di Galeno e del giovane Samu Omorodion stanno trascinando i biancoblu, ma adesso servirà sfruttare i passi falsi dello Sporting se si vorrà provare il sorpasso per la corsa al titolo.
Concludiamo il nostro itinerario portoghese tornando alla capitale, stavolta, sponda Benfica. L’inizio di stagione a rilento ha portato all’esonero prematuro di Schmidt. Con l’arrivo in panchina di Bruno Lage la musica cambia vertiginosamente, sei vittorie su sei, tra cui l’ultima gara vinta per 4-1 con il Porto, che ha accorciato le distanze con i piani alti della classifica, rianimando lo spirito degli Encarnados. La mano del tecnico ha rivitalizzato soprattutto la fase realizzativa, rendendo Aktürkoğlu il nemico numero uno delle difese avversarie (5 gol e 3 assist in 6 partite col nuovo tecnico). Anche Di Maria ha ritrovato una nuova linfa con l’arrivo di Bruno Lage. Con 3 reti e 2 assist in 6 partite, l’ala argentina ha dimostrato di poter fare ancora la differenza, culminando con una doppietta nel derby O’Classico, dimostrandosi un giocatore eterno.
Le Rêve de la Ligue 1: Un Viaggio attraverso il Calcio Francese
Arriviamo quindi alla seconda tappa del nostro viaggio, la Francia. La terra del romanticismo, della moda e dell’amore, anche qui la capitale è la prima della classe.
Il Psg di Luis Enrique domina incontrastato la classifica con nove vittorie e due pareggi, staccando le altre concorrenti di sei punti. Nonostante la perdita di un giocatore come Kylian Mbappe, colui che sta colmando il suo vuoto era già all’interno della rosa la scorsa stagione. Bradley Barcola si sta consacrando come la futura stella del club, realizzando 10 gol e 2 assist in 11 partite. Sono numeri da capogiro per un’ala sinistra, ma la sua duttilità gli permette di essere pericolo da ogni zona dell’attacco. Per rimediare all’infortunio di Gonzalo Ramos (frattura della caviglia), il tecnico ha prontamente ridisegnato la formazione, utilizzando Asensio come falso nueve. Lo spagnolo si è fatto trovare pronto ed ha risposto positivamente alla fiducia del mister, siglando 2 reti e fornendo 4 assist nonostante l’adattamento nella zona centrale dell’attacco. Sotto l’ala di Luis Enrique, Asensio potrebbe tornare a far parlare di sé ma la concorrenza di Ramos (fresco di rientro) potrebbe accendere la concorrenza per il posto lì davanti.
Dopo un giro nella capitale, una visita alla Tour Eiffel ed al Parc des Princes, usciamo dal territorio francese per un attimo per atterrare al principato di Monaco. Les Rouges et Blanc si accodano alla seconda posizione della Ligue 1 con la migliore difesa del campionato. La fase realizzativa invece, non ha un giocatore di riferimento: Ben Seghir è il miglior marcatore con 4 reti, segue Balogun con 3, poi Camara, Kehrer e Zakaria con 2. La squadra del principato allenata da Adolf Hutter ha uno stile diverso dalla prima della classe, stile che però da i suoi frutti.
Il giro prosegue attraccando al primo storico porto francese, siamo a Marseille. Les Phoceens seguono a ruota prendendosi momentaneamente la medaglia di bronzo. Qui la musica è ben diversa da Monaco, il Marsiglia di De Zerbi segna tanto (24 gol, secondi solo al Psg). Un grande merito del mister ex Brighton è la rinascita di Mason Greenwood, che è tornato a brillare dopo una buia parentesi extra campo, 8 gol e 1 assist per lui in 11 partite. Sebbene il calcio “De Zerbiano” è famoso per regalare spettacolo in zona offensiva, in difesa concede tanto, non a caso sono ben 15 le reti subite. Tuttavia per un calcio spumeggiante e votato all’attacco, subire un gol di troppo è un rischio “calcolato” e De Zerbi ne è consapevole.
In uno dei più storici quartieri rinascimentali, incastonata fra le Alpi ed il Massiccio Centrale Francese, concludiamo il nostro giro a Lione, dove il clima è tutt’altro che tranquillo. Sebbene i Les Gones si trovino al quinto posto in classifica a soli cinque punti dal secondo, il vero pericolo viene da un grosso fattore extra-campo. Il fondo Texor, proprietario del club, ha ammesso un debito in bilancio di circa 500 milioni di euro. Il club dunque si è dovuto presentare di fronte al DCNG che, non contento delle dichiarazioni ha emesso una sentenza tostissima. Il Lione dovrà risanare il passivo in bilancio per evitare la retrocessione in Ligue 2. Questa soluzione estrema ma necessaria non piacerà sicuramente ai tifosi che, molto probabilmente, vedranno andar via parte dei giocatori di livello maggiore del club. Tra i tanti spicca il nome di Lacazette, il giovane georgiano che si è messo in mostra all’europeo Mikautazde, Veretout (ex Fiorentina e Roma) ecc. Una situazione veramente complessa che vede uno dei club più antichi del calcio francese in ginocchio.
Futbol ve Kültür: Alla scoperta della Super Lig
L’ultima nazione che esploreremo calcisticamente sarà la Turchia. Un campionato non considerato abbastanza, ma che invece nasconde una passione fuori dal comune e che riflette sugli spalti tutta la stravaganza e il caos dei mercati di Istanbul, incendiando così derby storici considerati sacri, quanto le antiche rovine di Efeso. Se pensiamo alla Super Lig, ci vengono in mente le tre sovrane: Galatasaray, Fenerbahçe e Besiktas. Tutte loro hanno sede ad Istanbul, e questo rende magica l’atmosfera che si respira nella capitale. Ma oltre a questi colossi, Istanbul fa da casa ad altre cinque squadre che mitigano nel massimo campionato turco. Pertanto con 20 squadre partecipanti al torneo, quasi la metà risiedono nella capitale, generando quasi ogni turno di campionato uno o più derby di Istanbul.
Partiamo anche questa volta dalla prima della classe, il Galatasaray. La squadra di Okan Buruk sta proseguendo in solitaria a quota 31 punti staccando di cinque la seconda. La straordinaria completezza e pericolosità del reparto offensivo composto da Osimhen, Mertens, Batshuayi e Icardi hanno annichilito tutte le difese affrontate fino ad ora, aggiudicandosi momentaneamente il miglior attacco. Tuttavia, la rottura del legamento crociato dell’argentino potrebbe far rimpiangere al capocannoniere della scorsa stagione questo avvio molto prolifico (4 gol e 1 assist in 7 partite). Sicuramente però l’attacco resta in buone mani, anzi piedi. Il Galatasaray però è completo in ogni reparto, e questo lo rende un avversario ostico anche in Europa. A centrocampo Gabriel Sala è dominante (2 gol e 5 assist), ed insieme ad un tuttocampista come Torreira (anche lui a quota 4 assist) formano una coppia che controlla il gioco, dettando i ritmi durante le partite. In undici gare il Galatasaray ha già vinto sia contro il Fenerbahce, che con il Besiktas, dimostrandosi la favorita al titolo di campione.
La seconda momentanea classificata è il Fenerbahçe di Mourinho che, nonostante le numerose dichiarazioni scottanti dello Special One, insegue il Galatasaray sperando nel sorpasso. I Sarı Kanaryalar (“canarini gialli”), vantano momentaneamente la miglior difesa del campionato, e in una competizione in cui si segna molto questo dato potrebbe fare la differenza a lungo andare. Nel reparto offensivo Edin Dzeko è colui che segna maggiormente, arrivato a quota 7 gol è il secondo miglior marcatore del campionato nonostante l’alternanza con El-Nesyri. Gli intoccabili di Mourinho sono invece, Saint-Maximin e Tadic, insieme hanno portato 9 reti e 5 assist. Discorso inverso per Kostic. L’ex Juve non è riuscito ancora ad incidere nel campionato turco, la presenza del francese ex Newcastle gli ha limitato parecchio il minutaggio fin’ora, concedendogli solamente 3 presenze tra i titolari (in due occasioni è stato usato come terzino sinistro). Dopo undici giornate il Fenerbahce sembra l’unica vera avversaria che potrà reggere il duello con il Galatasaray.
Chiudiamo il viaggio della capitale turca con il Besiktas, che tra le tre è quella più indietro in classifica. Le kara kartallar (“aquile nere”) si trovano alla quinta posizione a quota 21 punti. Davanti a loro ci sono Samsunspor ed Eyupspor, squadre di livello nettamente inferiore considerando il blasone del club, e la presenza in squadra del momentaneo capocannoniere del campionato. Ciro Immobile è primo a 8 reti, ma alle spalle del bomber ex Lazio si segna poco, e questa, è la grande differenza che salta all’occhio confrontando il Besiktas con le squadre dei piani alti. Seppur la presenza di un giocatore tecnicamente eccelso come Rafa Silva, il portoghese non ha ancora riuscito a fornire un assist ai suoi compagni, nonostante abbia il minutaggio più elevato dell’intera rosa (961 minuti). La sconfitta recente in casa contro il Kasimpasa ed i numerosi punti lasciati per strada, rischiano di congedare la corsa al titolo solamente agli altri due colossi della capitale.
Termina qui l’ultimo viaggio a spasso per l’Europa. In questo giro abbiamo esplorato quei campionati che all’apparenza possono sembrare inferiori, ma che nascondono tanta cultura e passione, che rendono magico questo sport.
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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